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Autore: MaDeSt    04/01/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Qui di seguito posterò un brevissimo spin-off scritto per me dalla bravissima Sky, ho trovato che fosse scritto così bene da adattarsi perfettamente come fosse un "behind the scenes", una scena che io non ho scritto ma che effettivamente nella storia potrebbe succedere. Niente, ci azzecca a tal punto che ho deciso di renderla in qualche modo parte della storia :)
Quello qui di seguito non è stato scritto appositamente per questo capitolo, l'ho ricevuto prima di pubblicarlo, perciò Sky non poteva sapere quanto bene si sarebbe adattato. Abbiamo concordato che la magia effettivamente ESISTE! Ricevere questo spin-off e leggerlo per conto mio è stato veramente emozionante, a dir poco meraviglioso.
Meglio non dilungarmi troppo ora, complimenti vivissimi ancora, non era facile e tu Sky sei riuscita più che egregiamente!
Buona lettura!

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A SMALL GREEN LIGHT

Non c’era stato proprio nulla di strano nei suoi comportamenti.
Il fatto che non avesse aperto la propria mente al drago era perfettamente normale, così come normale era che non volesse parlare con lui.
Del resto, era stata tutta colpa di Smeryld.
Gli altri non capivano, ma in effetti che cosa ne potevano sapere. Lui non aveva neanche provato a spiegare loro com’era andata davvero, per cui era normale che non capissero, e che lo accusassero di essersi comportato in modo sbagliato.
Avanzò nelle strade di Hayra’llen, completamente indifferente alle luci e ai profumi della splendida città elfica.
Aveva fatto rallentare il cavallo a un passo sostenuto, e l’animale si muoveva tranquillo, per nulla infastidito dalla presenza dei grandi felini che peraltro non lo degnavano di uno sguardo; l’andatura lieve consentiva al ragazzo di restare immerso nei propri pensieri, ignorando il mondo circostante.
Era colpa di Smeryld, si ripeté.
Era colpa di Smeryld, se era successo quello che era successo con Jorel.
Era stato il drago ad attaccarlo, quando lui gli aveva detto di non farlo.
Era stato il drago a ridurlo in fin di vita. Ed era stato per via del drago se Jorel gli aveva messo le mani alla gola.
Era stata solo colpa sua.
Senza rendersene conto, Cedric aveva stretto la presa sulle briglie con forza sufficiente da farsi sbiancare le nocche.
La giacca che aveva indosso gli copriva la pelle anche dei polsi, e il colletto alzato lo nascondeva quasi fino al mento, ma lui sapeva che, sotto il tessuto, qualche segno doveva essere ancora visibile. Se Layla aveva ricevuto una collanina come ricordo della sua famiglia, a Cedric restava lo spettro del dolore delle percosse.
Il cavallo scartò di lato e lui sobbalzò, riportato bruscamente alla realtà, come ricordando improvvisamente che in effetti lui era uscito per mettersi sulle tracce del piccolo drago.
Ma la sera stava scendendo, e non aveva idea di dove andare a cercare Smeryld. Suppose di dovergli aprire la sua mente, magari anche perché gli risultasse più facile trovarlo.
Sei un egoista, non hai fatto altro che pensare a te stesso per tutto questo tempo!”
Il ricordo della parole di Susan gli strappò una smorfia.
Si strofinò il dorso di una mano sulle labbra, trattenendo un verso di frustrazione.
Non ti importa nulla di cosa prova Smeryld.”
Non era vero.
Non era vero che non gliene importava, ma era colpa di Smeryld se...
Ricordò il momento in cui evocare la magia l’aveva quasi ucciso, durante il suo disperato tentativo di salvare Jorel.
Ricordò di come il fabbro si era alzato, la sua salute sorprendentemente ripristinata, e gli aveva detto chiaramente di voler mettere fine alla sua vita.
Con le sue stesse mani. Cosa che aveva provato a fare, e che avrebbe fatto se Emily non si fosse intromessa.
Quando mai ho promesso a Laurel che mi sarei preso cura di te!” Aveva gridato Jorel, sovrastandolo con la sua mole e tagliandogli il respiro dai polmoni. “Non hai fatto altro che portarmi guai da quando sei stato concepito, e mi hai portato via la donna che amavo.”
Si ritrovò a dover premere contro la bocca il palmo della mano che aveva alzato, trattenendo un singhiozzo.
Le nocche dell’altra erano di nuovo sbiancate sulla briglia e i lati degli occhi gli pungevano, ma Cedric sbatté le palpebre più volte e regolarizzò il respiro.
No, si disse. Non avrebbe pianto.
Non avrebbe pianto per se stesso, e non avrebbe pianto per Jorel.
Si guardò attorno a labbra strette, nelle piccole luci colorate che ornavano gli edifici elfici, ormai più rade poiché le abitazioni stavano diminuendo.
Scosse la testa a denti stretti.
Non era colpa di Smeryld.
Non lo era mai stata, e lui lo sapeva.
L’unica colpa che aveva Smeryld era quella di essere un piccolo drago, e l’unica colpa che aveva lui era quella di essergli legato.
Mike e Susan avevano ragione.
Doveva trovare il suo drago e dirgli che gli dispiaceva, sperando che la piccola creatura avrebbe capito. Sperando che non l’avrebbe odiato per come Cedric si era comportato.
Riportò il cavallo al galoppo e uscì completamente dalle strade principali, chiamando il draghetto a gran voce e ripetendosi che avrebbe sistemato le cose, per come poteva.
Che ci avrebbe provato, almeno. Sperando che per una volta avrebbe fatto la cosa giusta. 

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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

NEGLECT

Cedric trovò Smeryld solo quando decise di tornare al loro albero e guardare se fosse nella casa sopra la loro. Entrò correndo e senza bussare, e finalmente lo vide: era affacciato a uno degli ampi balconi e guardava in basso con le ali spalancate per metà; se non avesse avuto le ali, pensò Cedric, sarebbe stato come guardare qualcuno sul punto di volersi uccidere saltando nel vuoto. Poi si rese conto che il draghetto non sapeva ancora volare, o non del tutto, ed ebbe paura.
Decise quindi di essere cauto, si avvicinò silenzioso ben sapendo che il draghetto era cosciente della sua presenza. Non sapeva come porgergli le sue scuse, Smeryld era come una persona, anzi era molto più complesso di un essere umano e se ancora non lo dimostrava era solo per via della giovanissima età.
Quando lo ritenne troppo vicino, Smeryld agitò con forza la coda e lo colpì volontariamente sopra al ginocchio, senza nemmeno guardarlo. Il drago in altezza superava di una spanna le sue ginocchia, ma il colpo che gli diede fu tanto forte da farlo cadere e ferirlo con le dure scaglie. Il ragazzo lo guardò sorpreso, ma non si alterò e si rialzò con una smorfia, rispettò la sua volontà e non si avvicinò oltre, rimanendo tuttavia ancora in silenzio.
Smeryld riportò la coda arrotolata attorno alle zampe e inarcò il collo esprimendo chiaramente sdegno. Fu lui il primo a parlare, non curandosi del tacito accordo che fino allora gli aveva impedito di entrare nella sua mente.
Sei venuto a cercarmi solo perché ti servo. Loro ti stanno umiliando perché grazie al legame che li unisce ai miei fratelli riescono, mentre tu fallisci.
«Non sono qui per questo.»
Lo sei, invece. E se sei convinto di non esserlo sbagli ribatté, continuando a guardare la Foresta dall’alto.
«È vero, ho sbagliato. E non sarei qui se finalmente non l’avessi capito. Ho sbagliato ad averti trattato a quel modo. Ti chiedo scusa Smeryld, e vorrei poterti spiegare perché ho reagito così...»
Già lo so, lo interruppe la tua vita sarebbe finita.
«O così pensavo. Ti prometto che farò del mio meglio per mettere da parte quello che ho ingiustamente provato per te. Ho solo avuto paura.»
Tu vuoi solo la mia magia ringhiò ostinato.
«Non me ne importa nulla della tua magia!» disse spazientito «Puoi pure non aiutarmi, non mi interessa. Non sono qui per implorarti di aiutarmi con quelle maledette lezioni. Sono qui solo per chiederti di perdonarmi per ciò che ho fatto, perché non ho fatto altro che pensare a me stesso senza curarmi di cosa provassi tu.» scelse di usare le stesse parole di Susan perché era certo che non sarebbe riuscito a trovarne di proprie o di migliori «Sai che sono qui senza secondi fini, lo puoi sentire.»
Smeryld lo guardò con la coda dell’occhio solo per qualche secondo, dopodiché tornò a guardare dritto davanti a sé e ribatté: Lo so, non ragioni come al solito.
Quelle parole lo lasciarono interdetto: «Cosa? Che intendi dire?»
Non lo so. Ma so di avere ragione disse, e dopo questo rimasero in silenzio a lungo, tanto che il sole cominciò a calare colorando la Foresta dei toni caldi del tramonto.
«Che ne dici di parlarne seduti sul letto, o sull’erba?» gli disse Cedric infine; la vista del draghetto così vicino a un precipizio lo metteva a disagio. Smeryld si era chiuso in un ostinato silenzio, quindi riprese: «Vuoi farmela pagare? Vuoi che provi quello che hai provato tu facendomi scontrare con un muro? Lo capirò se mi dirai di aver bisogno di tempo, io ho fatto lo stesso.»
Non ho bisogno di tempo.
«Allora cosa c’è, vuoi chiudere tutto e per sempre? Perché non te ne sei già andato, dunque?» ancora il drago non gli rispose, quindi sospirò e tentò con un’altra domanda: «Cos’hai intenzione di fare?»
Smeryld piegò il collo per guardare in basso e gli rispose in un sussurro: Volevo renderti orgoglioso di me.
«Per quale motivo?»
Così forse saresti tornato da me.
«Non ce n’è alcun bisogno Smeryld, sono qui.»
Lui scosse la testa e tornò a guardare in alto, stese la coda e spalancò le ali per poi richiuderle subito e lasciarle infine di nuovo aperte per metà: Non ha più importanza ormai. Ho perso molte lezioni.
«Molte? Al massimo due, non credo abbiano ancora volato o lo sapremmo.»
Io volerò comunque.
«Certo che volerai, sei nato per farlo. Tra qualche giorno forse Huran ve lo permetterà...»
Io lo farò senza Huran lo interruppe.
«Sarebbe meglio di no.»
Si volse a guardarlo e ringhiò furioso: Perché no? Io faccio quello che mi pare!
«Potresti non essere pronto... Non farlo. Non ora.» lo supplicò.
Non credi in me? domandò incredulo e offeso, e di nuovo aprì le ali in tutta la loro strabiliante lunghezza.
Cedric dovette ammettere a se stesso di essere sorpreso, non si era nemmeno accorto di quanto il draghetto fosse cresciuto nelle ultime settimane e gli dispiacque.
Si ricordò di dovergli una risposta: «Certo che credo in te, solo che... Per favore aspetta che Huran ti dia la certezza di essere pronto.»
Non lo saprò finché non proverò davvero guardò di nuovo in basso e assunse una delle posizioni che Huran gli aveva mostrato per prendere il volo in caso si trovassero, come in quell’occasione, sull’orlo di un precipizio.
«Smeryld...»
Non distrarmi con la tua paura. Io non ho paura disse con ferocia, poi con un acuto ruggito si spinse fuori con le zampe posteriori tanto forte da rigare il legno con gli artigli, le zampe anteriori ripiegate vicino al petto e i muscoli di collo e coda in tensione.
Cedric corse fino al parapetto sapendo bene che non sarebbe mai stato abbastanza veloce da poterlo fermare, quindi lo guardò lanciarsi in picchiata con le ali richiuse sui fianchi per poi spalancarle con forza e sbatterle, prendendo quota e allontanandosi rapidamente. Non vacillò nemmeno una volta, volava così veloce da dover virare spesso per non schiantarsi sugli alberi, salì più in alto per non rischiare di passare troppo vicino a case e ponti e sparì alla vista del ragazzo, ma ancora erano legati.
Perché non me ne sono andato, hai chiesto? virò per riavvicinarsi alla casa e si fece vedere, poi scomparve di nuovo Perché non potevo volare. Ora invece posso, guardami! di nuovo comparve, ruggì e frenò per andare più lento, in modo da non scomparire più e rimanere a volteggiare davanti al loro albero.
Quindi ora te ne andrai? gli domandò Cedric cercando di mantenere la voce della sua mente inespressiva.
Gli rispose un silenzio raggelante, sebbene fosse certo che Smeryld ancora fosse in contatto con lui. Infine il draghetto si allontanò sparendo nella fitta nebbia verso nord, lasciando che il loro legame li abbandonasse gradualmente con l’aumentare della distanza.
Cedric rise amaramente rimanendo fermo a fissare la nebbia che nascondeva i tronchi più lontani e dopo diverso tempo lasciò la casa dei draghi zoppicando, sicuro che presto la totale mancanza della sua presenza l’avrebbe fatto cadere in una depressione ancora più acuta dell’ordinario.
E tutto perché sei stato uno stupido egoista, te lo meriti si disse con rabbia.
Forse, si disse per cercare almeno un lato positivo in quella faccenda, la dipartita di Smeryld avrebbe impedito alla magia di fargli del male a sua insaputa, e quindi il suo viaggio poteva chiudersi lì. Ma poi pensò subito che non aveva alcuna intenzione di tornare a Darvil, eppure non sapeva nemmeno dove poter andare a vivere... forse la sua unica possibilità era cercare fortuna nella città natale di sua madre, la capitale, dove anche gli altri sarebbero dovuti andare comunque, a studiare.
Scosse appena le spalle, se davvero le cose fossero andate così tanto valeva accompagnare i più giovani in un viaggio così lungo e in un posto così pericoloso, anche se a lui fosse stato precluso l’accesso a quella scuola di magia per mancanza... di magia.
Decise infine che gli conveniva distrarsi in qualche modo, per essere il meno triste possibile, e che quindi avrebbe preparato la cena agli altri, in modo che potessero subito rilassarsi dopo la stancante giornata; lui non se la sentiva di mangiare per il momento, non con quella nausea e la paura di rigettare tutto poco tempo dopo.

Zaffir non vedeva l’ora che Huran passasse alle vere e proprie lezioni sul volo, era stufo della teoria, voleva fare pratica. Rubia era del parere esattamente opposto per via delle ali non ancora grandi abbastanza. Ne discussero animatamente con tanto di ringhi minacciosi sulla strada del ritorno mentre Sulphane e Umbreon giocavano a rincorrersi, ma lei aveva zampe più lunghe e artigli più corti, che la impacciavano meno a terra.
Mike intanto rifletteva su che giorno potesse essere, sicuro che si trovassero ormai nel mese del Corvo. Mentre metteva piede in casa stava dicendo: «Chissà se farò in tempo a festeggiare qui il mio compleanno.»
«Quando sarebbe?» gli chiese Layla.
«Il trenta. Dannazione!» esclamò distogliendo rapidamente lo sguardo dagli occhi verdazzurri di lei «Mi piacerebbe davvero!»
Si stupirono di trovare sia la tavola che la cena già pronte, seppero quindi che Cedric era a casa e lo trovarono seduto sul suo letto a guardare fuori dalla finestra.
«Farti sentire in colpa è servito, eh?» gli disse Layla scontrosa.
Lui si limitò a scuotere le spalle e Susan la rimproverò con una spinta, poi si rivolse all’amico: «Smeryld l’hai trovato?»
«Lui? Oh, no, dev’essere a fare un giro.» rispose Cedric tenendosi sul vago e fingendo indifferenza.
Layla girò gli occhi e lasciò la stanza sussurrando: «Non è servito a un bel niente!» riferendosi alla sua domanda di poco prima.
«Hai già cenato?» gli chiese Andrew.
«Sì, fate pure senza di me.» mentì sperando di levarseli presto di torno, voleva stare in solitudine.
«D’accordo! Grazie per la cena!» disse Jennifer scappando via affamata.
«Non c’è di ché.» ribatté il ragazzo in un sussurro che solo Susan sentì, perché era l’unica rimasta in stanza.
«È tutto a posto Ced?» gli chiese senza riuscire a mascherare la preoccupazione.
Gli parve strano sentirsi chiamare a quel modo da qualcuno che non fosse Lily, ma non perse tempo e le rispose: «Sì. Vai a mangiare.»
«Volevo scusarmi per questa mattina, ho solo perso le staffe perché mi spiace per Smeryld...»
«Non preoccuparti, avevate ragione e l’ho capito. Ora vai e lasciami solo.» disse, né scontroso, né freddo, né arrabbiato, sempre inespressivo.
La ragazzina annuì sconsolata e decise di assecondarlo senza dire una parola di più, quindi si unì agli altri per cenare, e dopo andò a dormire direttamente.

  
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