NOTA
DELL’AUTRICE:
Ringrazio molto coloro che hanno
recensito questo cap, vi rispondo velocemente:
Confusina_94:
Bella la tua one-shot, neanche a farlo apposta
il risveglio della tua Alice assomiglia a quello della mia…
baci endif
titty88:
tieniti forte, sono in arrivo delle novità
piacevoli …
anna cullen:
sai cara, a volte i sentimenti non sono così
chiari come si vorrebbe e capita che anche se non espresso direttamente
ed
esplicitamente la voglia di stare insieme sia più forte di
qualunque altra cosa
… credo che sia questo che succede ai nostri
eroi …
lory_lost_in_her_dreams:
grazie tesoro, apprezzo tanto la
tua assiduità nel leggermi e commentarmi. Baci endif
Ho
notato con un po’ di
dispiacere che i commenti sono diminuiti … Se comincio ad
essere un po’ noiosa,
fatemelo sapere, non sono solo i complimenti che mi
interessano…!
Vorrei
approfittare di
questo spazio per ringraziare Davide, che mi ha inviato una mail molto
carina. Non
sono riuscita a rispondergli perché pare che il suo
indirizzo non sia corretto.
Davide:
Ciao,
ti ringrazio
davvero tanto per i tuoi complimenti. In genere mi rivolgo sempre al
femminile
quando ringrazio attraverso le note autori, ma sono piacevolmente
colpita dal
fatto che sono riuscita a suscitare anche il tuo interesse. Non
è facile scrivere
dal punto di vista maschile, forse potresti darmi qualche dritta ...
Vado bene
con i pov maschili?
Non
ho mai scritto nulla, ma sono una
lettrice accanita. Trovo che i libri siano magici, un mondo parallelo
dove
perdersi all'infinito.
Ti
saluto e spero che continuerai a
seguire la mia ff.
Ciao
Maria
Luisa
CAP.
27
FESTEGGIAMENTI
BELLA
«Ehi
Bella!» sentivo la
voce scampanellante di Alice ma, tra tutte le toghe che mi si paravano
davanti,
non riuscii a localizzarla. Avevo perso di vista anche Edward, ed ero
in balia
di spintoni, abbracci, lacrime e congratulazioni, che piovevano da ogni
parte. Poi
vidi Mike farsi largo tra la folla per venire proprio verso di me.
Ci
mancava solo questo.
Cercai una rapida via di fuga.
Era
ormai a un passo
dal saltarmi letteralmente addosso, quando sentii una stretta
afferrarmi
dolcemente, ma con fermezza, il braccio. In un attimo mi ritrovai in un
angolo
della palestra, dove si era svolta la cerimonia di proclamazione, con
Alice che
mi abbracciava tutta trafelata.
«Uff,
che fatica
venirti a prendere, stando attenta a non rompere un braccio a qualcuno
mentre
chiedevo gentilmente permesso!» mi guardò con
sguardo eloquente. Poi si fece di
lato, e vidi Edward avvicinarsi a me lentamente, un sorriso caldo e
sensuale
sulle labbra.
Le
ginocchia presero a
tremarmi e, quando mi si avvicinò abbastanza da permettermi
di sentire il suo
respiro freddo sulla guancia, mi appoggiai al suo braccio per paura di
cadere.
Mi mise due dita sotto il mento e mi guardò negli occhi.
«Auguri, amore mio» mi
sussurrò un istante prima di abbassare il suo viso su di me
e sfiorare con le
sue labbra marmoree le mie, del tutto secche. Istintivamente allungai
le
braccia per cingergli il collo. Volevo assaporare la sua bocca: lo
sfiorarsi
delle nostre labbra non mi bastava… Con mia sorpresa non si
staccò, ma mi strinse
tra le braccia con maggior ardore. Le nostre bocche si dischiusero e
così sentii
chiaramente la sua lingua toccare la mia.
Credo
che ci mancasse
davvero poco prima di svenire, ma Alice prese a schiarirsi forte la
voce e a
dire: «Charlie, che piacere rivederti!» dando una
gomitata ad Edward. Lui si
staccò da me con una lentezza esasperante, poi mi
fissò negli occhi e mi
sussurrò all’orecchio: «Dopo avremo
tutto il tempo che vogliamo.» e scese con
le labbra a sfiorarmi delicatamente il collo, proprio sotto la
mascella.
Chiusi
gli occhi roteandoli
in alto, mentre ringraziavo il suo braccio che mi cingeva la vita,
sostenendomi.
Dopodiché sbattei le palpebre per focalizzare le persone
davanti a me e vidi
Charlie che parlava a un paio di metri di distanza con Alice.
Evidentemente, mio
padre non si era reso conto di nulla.
Più
tardi? Non è che in camera mia ci lasciamo mai andare in
maniera particolare …
Sentii
Edward
stringermi con una pressione più accentuata e mi parve di
udire un basso
ringhio provenire dal suo petto. Mi voltai a guardarlo, seguendo i suoi
occhi
neri e incupiti per arrivare a Mike Newton, il quale mi stava fissando
con aria
vogliosa. Chiaramente aveva osservato il nostro scambio di effusioni,
ma non si
era accorto che Edward gli avrebbe volentieri risparmiato altri sguardi
indiscreti indirizzati
a me. Magari
strappando i suoi occhi dalle cavità orbitali…
Ringraziai
mentalmente
Alice che veniva nella nostra direzione seguita da mio padre, il quale
mi abbracciò
con le lacrime agli occhi, senza riuscire a profferire alcun
complimento di
rito.
Lo
ricambiai teneramente,
incapace di parlare. In questo io e mio padre eravamo molto simili: i
convenevoli
ci confondevano e imbarazzavano, quindi ne facevamo volentieri a meno.
Si
schiarì la gola e fece dei complimenti gentili ad Edward.
Caro
papà, si sforzava
di essere cortese, anche se ben sapevo quanto gli era costato cercare
di non
interferire quando lui era riapparso nella mia vita. Nonostante fosse
evidente
che non poteva soffrirlo, si sforzava di trattenersi, vedendo quanto
era
importante per me. Edward, d’altro canto, non se la passava
meglio, potendogli leggere
nella mente chissà quali torture l’ispettore capo
gli avrebbe volentieri
riservato. Ma mai aveva tradito il più impercettibile
fastidio o ritrosia! Era
sempre di una gentilezza e cortesia senza paragoni.
Charlie
si schiarì un
po’ la gola, e disse: «Non state alzate fino a
tardi ragazze, e soprattutto,
non bevete alcolici, ok?» mi guardò in attesa di
una risposta, mentre lo
fissavo inebetita. Poi una spintarella da Alice mi fece assentire
vigorosamente
con il capo, benché non avessi la minima idea di
ciò che stava succedendo.
Guardai
di sottecchi
Edward, che aveva un’espressione beata sul volto.
Prima
di andarsene mio
padre gli lanciò uno sguardo e aggiunse: «Fate
attenzione voi a Goat Roks, è
periodo di orsi questo. Dillo a tuo padre, mi raccomando».
«Certo
capo Swan, la
ringrazio» rispose Edward, inclinando leggermente il capo,
con un sorriso che
prima di comparire sulle labbra aveva già raggiunto e fatto
sciogliere l’oro
dei suoi occhi.
Rimanemmo
così, soli,
in mezzo alla folla, con Alice che saltellava felice mentre mormorava
“Sono un
genio” ed io che la guardavo come fosse un’aliena.
«Dove
siamo attese
stasera, Alice? Non avrai mica organizzato una festa per il
diploma?» chiesi
con circospezione e terrore nella voce.
«Ufficialmente
i Cullen
vanno in campeggio per il fine settimana a festeggiare il diploma, ma
dato che
io sono ancora mooolto cagionevole di salute, a causa della rara
malattia che
mi ha colto questo inverno, non potrò andare. Quindi, tu mi
terrai compagnia
per tutto il week-end, per gentile concessione di Charlie.
Incominceremo da
stasera, in cui ci attende un fantastico pigiama party tra sole
donne!» parlò a
raffica senza fermarsi.
«E
ufficiosamente?»
chiesi, lanciando un’occhiata ad
un
Edward dagli occhi brillanti e luminosi.
«Ops,
devo scappare,
altrimenti andranno senza di me!» drizzò le
spalle, salì con grazia sulle punte
e mi scoccò un bacio in piena guancia. Mi strizzò
con fare complice l’occhio,
prima di sussurrarmi un “divertitevi” a fior di
labbra e sgattaiolare via come
un lampo verso Jasper, che l’aspettava poco lontano.
Mi
girai allora per
guardare Edward e ripetei con la speranza nella voce:
«Ufficiosamente?»
«Ufficiosamente
sarai
mia gradita ospite in casa Cullen, mentre tutti gli altri si
spingeranno in Canada
per la caccia grossa.» rispose lui, con voce bassa e roca.
EDWARD
Non
appena ebbi via
libera, la trascinai letteralmente sulla mia Volvo. Desideravo stare
solo con
lei in maniera spasmodica. Non sopportavo più tutta la gente
che ci circondava.
“Quando
era arrivata con suo padre in palestra, avevo immediatamente colto i
pensieri
di quei mocciosi che le sbavavano dietro.
Bella
era deliziosa.
Avanzava
con passo incerto, reggendo la sua toga su un braccio ed il cappello
del
diploma con l’altro. Mi avevano colpito innanzitutto i
capelli, raccolti
morbidamente sulla nuca, che le lasciavano il collo ben in vista.
Sentivo
l’odore della sua pelle da lontano. Ma quell’abito
completava il quadro
divinamente. Era di una particolare tonalità di blu che le
stava d’incanto.
Sembrava un angelo.
Le
spalline leggere le scendevano con grazia sugli omeri lasciando
scoperte
completamente le spalle e le clavicole. Un corpetto stretto le fasciava
il
bacino, sottolineando la linea dei suoi seni, e una nulovetta di
impalpabile
seta le scendeva sulle cosce senza raggiungere le ginocchia.
Non
ero riuscito ad avvicinarmi, in balia degli studentelli confusi ed
agitati, ma
avevo letto i pensieri di molti di loro… se non fosse stato
per Alice, quella
palestra sarebbe diventata un mattatoio. Mike Newton avrebbe aperto le
macabre
danze. Avevo scoperto i denti mentre il veleno mi gocciolava in bocca
immaginando
la sua testa tra le mie mani, con quei suoi occhietti viscidi e
disgustosi con
cui lanciava sguardi lascivi su Bella, farsi vitrei e immobili nel
fissare il
vuoto … Alice mi aveva strattonato con forza dicendomi di
piantarla. Avevo
cercato di darle ascolto, ma stare lontano da lei, seduto nel posto che
mi
avevano assegnato per la cerimonia, era stata una autentica tortura.
Fortuna
che era finita presto.”
Avviai
l’auto in pochi
secondi e, con ancora indosso le toghe, uscimmo dal parcheggio prima di
ogni
altra auto. Solo dopo aver imboccato la statale, rilassai un
po’ le mani sul
volante.
Finalmente
un po’ di
silenzio nella mia mente!
Misi
una mano sul dorso
di quella delicata di Bella, che teneva in grembo, e dissi
«Questo abito ti
dona davvero molto, sei incantevole.»
Arrossì
chinando gli
occhi in un gesto che mi fece fremere. Sempre ritrosa e timida,
incapace di
godere di un complimento sincero, non come tutte quelle donnette
volgari che si
svendevano anche per uno sguardo lussurioso, senza l’ombra
della minima
gentilezza.
Non
si tratta una donna
con così poco rispetto. Leggere i pensieri della maggior
parte dei miei “coetanei”
riguardo le ragazze, era una cosa che mi rivoltava lo stomaco. E se
quei
pensieri erano rivolti alla ragazza che sedeva al mio fianco, poi
…
Inspirai
profondamente,
cercando di calmarmi e beandomi al contempo del bruciore che il profumo
di
Bella mi provocava alla gola. Vidi che mi lanciava uno sguardo
interrogativo, così
le sorrisi di rimando. Eravamo insieme, soli per un intero fine
settimana… solo
questo contava. Il suo respiro accelerò e il cuore perse un
battito: anche lei
era emozionata come lo ero io.
Mi
portai il dorso
della sua mano alle labbra senza staccare gli occhi dai suoi e vi
deposi un
bacio lieve. «Signorina Swan, che ne pensa del suo
sequestro?» le chiesi con
voce seriosa, desiderando stemperare un po’
l’imbarazzo che avvertivo in lei.
Decise
di stare al
gioco e con sguardo malizioso mi rispose portandosi una mano al petto:
«Oh, la
prego signor sequestratore, non mi faccia del male. Ho un fidanzato
alquanto
protettivo, non credo che apprezzerebbe. Sa, è un
vampiro.» pronunciò le ultime
parole con voce bassa e cospiratrice.
Sorrisi
con garbo: «Ma
davvero! E mi dica, di grazia, non la spaventa mai rimanere sola con
lui?»
«Niente
affatto! E’ un
vampiro per bene, cosa crede? Lui non farebbe mai niente che possa
farmi del
male. Credo che sia innamorato di me …» la sua
voce era diventata un sussurro.
Strinsi con più forza la sua mano e aggiunsi:
«Su
questo puoi
scommetterci, mia cara» dissi a voce bassa, poi continuai, un
po’ incerto: « E
lei lo ricambia?»
Silenzio.
Mi voltai
verso di lei e il suo sguardo mi bloccò il respiro.
I
suoi occhi avevano
perso la nota giocosa che aveva fatto da sfondo al nostro scambio di
battute. Ora
erano profondi, più caldi e sensuali. La bocca mi si
asciugò completamente, e
così deglutii a vuoto. La sua voce uscì fuori
roca e flebile: «Non c’è niente
che desideri di più che appartenergli completamente, corpo
ed anima, per
l’eternità.»
Serrai
forte i denti e
strinsi il volante. Non so quale forza mi trattenne
dall’accostare l’auto sul
ciglio della strada per avventarmi su di lei e possederla, morderla,
farla mia,
così, in quel momento, sul sedile dell’auto.
Calmati
Edward, non è così che deve andare, non essere
impulsivo.
Cercai di ammansire la belva che si era risvegliata dentro di me. Quel
fine
settimana era un dono, un regalo che ci facevamo per recuperare un
po’ di
serenità e di felicità. Niente gesti estremi,
niente colpi di testa, niente
tragedie.
Spinsi
a fondo il piede
sull’acceleratore. Meglio arrivare presto a casa.
PS:
COME SEMPRE DESIDERO RINGRAZIARE LA MIA BETA RITA. CON MOLTA PAZIENZA E
PROFESSIONALITA’ STA REVISIONANDO QUESTI NUOVI CAPITOLI. BACI
M.LUISA