Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: AlexiaKH    07/01/2017    3 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 9: Decriptato
 
“Sono a casa.” Disse una voce, rompendo il silenzio che albergava la casa.
“Ben tornato Ken.” Rispose una donna, seduta in soggiorno a guardare delle fotografie. Notò subito che il ragazzo cercava con lo sguardo qualcuno, mentre varcava la soglia della stanza. “Tuo padre è partito l’altro giorno per recarsi al mausoleo.”
“E Yui?”
“Ha provato rimanere sveglia fin quando saresti tornato, ma è crollata.” Rispose trattenendo a stento una leggera risata, nel guardare l’espressione esasperata del ragazzo.
“Domani sarà dura svegliarla…” Commentò il ragazzo.
“Lo sai comè fatta, moriva troppo dalla voglia di sentire com’era fatta Konoha…” Rispose, ma s’interruppe quando il figlio adottivo si tolse il mantello, rivelando una tuta da combattimento danneggiata e dei violacei lividi. “Oh Kami! Ma che ti è successo?”
“Tranquilla Kin, sto bene. Non saranno questi graffi a uccidermi.”
“Ma non doveva essere solo una missione di scorta?” Disse la donna severa, avvicinandosi al figlio adottivo, per poi prendere subito degli unguenti e bende dal bagno. “Tra te e tuo padre non so chi mi faccia preoccupare di più; sei appena uscito dall’accademia, non dovresti fare certe missioni pericolose.”
“Siamo pur sempre ninja, non possiamo vivere per sempre in una campana di vetro.” Commentò freddamente, scatenando alla donna uno sguardo malinconico. Le porse il braccio, non appena lei si sedette al suo fianco, in modo che potesse essere curato curarlo.
“Ti prego Ken, non ricominciare.” Gli disse mentre gli spalmava la medicina. “E’ difficile anche per me accettare tutto questo e lo sai. Non abbiamo altra scelta per ora.”
“Non potete tenerla nascosta per sempre, ha bisogno di muoversi e di fare almeno qualche missione. La state soffocando!”
“Non possiamo rischiare che qualcuno di esterno la identifichi della nostra… della mia discendenza. L’adestramento che le stiamo dando io e tuo padre è più che sufficiente per tenerla allenata.” Rispose rassegnata. Era ben conscia del fatto che l’attuale situazione era tutt’altro che saggia, ma non avrebbe mai sopportato l’idea di mettere in pericolo sua figlia. Aveva già perso il padre di Yui, e non sarebbe sopravvissuta al dolore della perdita della sua bambina, un bersaglio molto più facile per chi era a caccia di abilità innate. Nasconderla dagli chi era fuori dal Villaggio le sembrava l’unica soluzione, voleva vedere sua figlia felice e spensierata e non spaventata con una taglia sulla sua testa, che la rendeva appetitosa per i mercenari.
“Tu e papà nemmeno vi rendete conto che la state soffocando.”
“Un giorno capirai, nessuno è invincibile in questo mondo.”
“Non credo, visto che non capisco come fate a essere sicuri che nessuno ci tradirà vendendo le informazioni su di voi.”
“Perché l’estinzione dei Kinzuku significherebbe la distruzione del Villaggio.”
Quella fu una delle ultime sere trascorse nella normalità: nei giorni a venire un ninja traditore del Villaggio della Foglia avrebbe dato la caccia a Kin, rubandole la sua abilità innata, uccidendo anche Yuichiro che aveva tentato di proteggerla. Ken quella notte portò la sorella minore in un luogo sicuro, ma quando tornò indietro non riuscii a fare nulla. Era stato messo a tappeto con una sola mossa del nemico e potè solo osservare impotente l’uccisione dei suoi genitori.
Dopo quel tragico evento suo zio, divenuto il nuovo capo villaggio, cambiò le leggi in una maniera più drastica: chiunque dovesse lasciare il Villaggio, anche solo temporaneamente, doveva essere sottoposto ad una tecnica di manipolazizoe della mente, ricordandondo Yui come membro della famiglia Sasayama, e solo al rietro la tecnica sarebbe stata sciolta e vennero, inoltre, aumentate in maniera rigorosa le procedure di sorveglianza ai confini. Ciò era per impedire una qualsiasi fuga d’informazioni su Yui da parte d’interni e da parte d’infiltrati. La morte di Kin causò una grave perdita dell’economia del Villaggio, e ora potevano ricadere solo sul giovane e grezzo potere della bambina. A parte ciò, venne adottata una politica meno segreta nei confronti degli altri paesi, per facilitare gli scambi commerciali e per eliminare futuri sospetti che potessero nascondere qualche altro segreto oltre a Kin.
Questi cambiamenti, però, non erano pabbastanza per Ken: doveva diventare molto più forte, se voleva proteggere la sorella, e far diventare forte lei. Non avrebbe mai seguito la decisione dei suoi genitori di impedirle di essere ninja, ma capii il loro desiderio tenerla lontana da ogni pericolo.
 
 



18 17 18 12 15 10 18 25 8 11 6 8 23 8 , 8 21 4 25 18 21 23 12 23 21 4 9 17 18 17.
4 21 14 6 4 11 6 18 21 18 15 15 12 4 21 12 25 21 8 22 12 23 , 12 21 8 23 18 6 21 8 6 12 4 25 18 21 23.
4 12 15 10 13 16 4 9 12 7 18 21 8 23 12 16 12 6 15 8 17 3 25.
4 21 5 16 10 22 10 16 18 6 8 8 23 17 8 12 17.
 
Una volta assicuratasi di essere completamente sola, Yui prese il rotolo e tirò un profondo respiro. Il cuore le batteva ad una velocità assurda, all’idea che forse avrebbe decriptato quei numeri. Non aveva mai pensato all’idea che Ken si sarebbe ricordato del suo codice, vista la velocità nella decriptazione. Aveva sempre pensato che fosse inefficace, eppure per tutto questo tempo era stata messa in difficoltà… suo fratello era di certo un genio della strategia, ma questo confermò solo la sua tesi.
Per prima cosa aveva trasformato ogni numero nella corrispondente lettera dell’alfabeto, dandole come risultato una serie di lettere che componevano una serie senza senso. Successivamente usò il codice di Cesare, spostando all’indietro di tre le lettere dell’alfabeto. Trasformò le D in A, le H in E, portandole via un sacco di tempo. Il risultato però non aveva trasformato quella serie di lettere in parole o in qualcosa di sensato, ma notò che alcune potevano avere un senso se invertite, notando NON, AV, E, LEN e LI. Quandò finì con l’ultima decripatazione, il suo sangue raggelò nel esserci riuscita e nel leggere il contenuto.
 
Non farti trovare, è te che vogliono.
Trova i cercoteri, ti servirà il loro chackra.
Va nel cimitero di famiglia.
Niente è come sembra.
 
Già lo sospettava, ma ora aveva la prova schiacciante: gli Tsukiyo erano venuti per lei, lo sterminio del Villaggio era stata solo una conseguenza piacevole per quei pazzi fatanici. Lo aveva capito nella trappola che le aveva fatto alla miniera, ma non voleva ammetterlo senza una prova schiacciante. Era dura accettare tutto ciò.
Come se non le bastasse, un terribile pensiero albergò nella sua mente: per scriverle quelle cose, Ken era sicuramente al corrente di tutto. Possibile che non avesse trovato alcun modo per poter evitare quella tragedia? Se lo sapeva perché non aveva dato l’allarme, permettendo a tutti di fuggire, invece di sacrificare sé stesso e il Villaggio per far fuggire solo lei? Non voleva nemmeno pensare alla probabilità che forse lui era in combutta con loro, che forse lui era il traditore.
Niente è come sembra. Era come se quelle parole le volessero dare conforto. Rilesse la frase e cercò di mantenere quella lucidità. Era come se Ken sapesse che lei avrebbe dubitato, scrivendole quella frase. Perfino da morto riusciva a lasciarla di stucco con la sua capacità di previsione e percezione. Non doveva andare a conclusioni affrettate, per quanto ci siano i dubbi, lei conosceva il fratello e non avrebbe mai fatto niente che andasse contro di lei e contro il Villaggio. Ci doveva essere qualcos’altro sotto, doveva essere per forza così.
Cercò di concentrarsi di nuovo sulle frasi decriptate: ciò che le chiedeva di fare era a dir poco impossibile. I cercoteri non erano creature facili da trovare, e nemmeno benevoli nel aiutare perfetti sconosciuti prestando gratuitamente il loro chackra. E poi per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Forse la risposta era nella tomba di famiglia, ma dubitava che si stesse riferendo a quella degli Sasayama, all’interno delle rovine del suo Villaggio. Forse si riferiva al tomba dei Kinzoku, opzione più probabile perché, situata nella capitale del Paese del Ferro, dove era nato il capostipite del clan.
Ovviamente avrebbe seguito le istruzioni del messaggio decriptato, ma era comunque turbata. Quella stessa sera, per pochi secondi, aveva accarezzato l’idea di potersi stabilire a Suna, una volta finito tutto, ma ora aveva il timore che un altro villaggio venisse distrutto, a causa della sua presenza, o che qualcun altro si sarebbe sacrificato per salvarla. Una volta le era bastato, e non avrebbe mai permesso che una simile tragedia sarebbe ripetuta. Doveva rassegnarsi all’idea di essere braccata fino alla fine dei suoi giorni, fine che toccò a tutti gli altri, sua madre compresa. Si sentii una stupida a renderesene pienamente conto solo in quel momento, quando quella era un’amara verità che l’aveva accompagnata per tutta una vita. Se solo se ne fosse resa conto prima, invece di pensare solamente a uscire dal Villaggio… Quella notte non prese sonno facilmente, tormentata dalla miriade di pensieri e dubbi che le occupavano la mente. Alla fine, decise di alzarsi, e fare un gesto liberatorio… o forse più una richiesta di aiuto.
L’indomani Shira venne di consuetudine a prelevarla, ma fu sorpreso di trovarla crollata ai piedi del divano, con in mano un rotolo che teneva stretto al petto. Era sul punto di svegliarla, quando uno dei fogli catturò la sua attenzione: su di esso vi erano un sacco di parole inerenti alla morte.
Anche se era il suo maestro, gli sembrò più appropriato e importante portare quel foglio a Gaara, visto che alla fine era lui responsabile su di lei. Il rosso, rinchiuso nel suo ufficio, lesse shoccato con l’amico il contenuto del foglio, essendo una sorta di diario/testamento:
 
Ormai è sicuro che io non abbia più il diritto di vivere, perché ovunque andrò loro mi daranno la caccia e uccideranno chi entreranno o è entrato in contatto con me… come del resto è già successo e non vedo motivi che la tragedia non si possa ripetere. Non voglio che altra gente muoia perché hanno condiviso con me lo stesso cielo, non voglio che altra gente muoia per avermi intravista o conosciuta.
Vendicherò il mio Villaggio e la mia famiglia, fosse l’ultima cosa che faccia… e se dovesse andare male, almeno porrei fine alla mia vita prima che loro mettano le mani su di me. Almeno mi rimarrebbe la scelta di continuare a vivere o di togliermi la vita. Qualunque sia il mio destino, qualunque sia l’esito della mia vendetta, la mia fine sarà una sola: la morte. Sia che venga uccisa o che mi uccida con le mie stesse mani. Oggi sono gli Tsukiyo, ma in futuro saranno altre persone… io sono l’ultima, e quindi ci sarà sempre qualcuno che mi darà la caccia. Spero che in una prossima vita sia più fortunata, ma in questa ho preso la mia decisione. E’ per il bene di tutti, sono già morte troppe persone a causa mia.
Che gli allenamenti siano di aiuto per il mio fine ultimo, che siano di aiuto fino al momento che si realizzerà il mio desiderio di morte.
 
“Deve esserle successo qualcosa…” Commentò Shira. Era rammaricato nel aver letto quei tristi pensieri, i pensieri di una ragazza che aveva perso definitivamente la voglia di vivere per davvero, focalizzandosi solo sulla vendetta.
“Hai detto che aveva in mano il rotolo, vero?” Chiese impassibile Gaara. “Deve essere riuscita a decriptarlo…” Suppose, ricordando il comportamento strano della sera precedente, dove probabilmente ad un certo punto si era ricordata qualcosa… e quel qualcosa è stata la chiave del codice.
“Non credo che sia nella tua etica lasciarla in quelle condizioni, aveva iniziato da poco ad aprirsi ed a migliorare…” Commentò ancora l’amico, lasciando il Kazekage pensieroso. Aveva davvero molto lavoro da fare, e inoltre c’era una questione urgente da occuparsi… Fece segno a Shira di attenderlo, per riflettere, ma dopo pochi secondi i pensieri vennero infranti dallo bussare della porta e dalla voce della sorella. Nel vederla al rosso venne un’idea, cosa che non sfuggì alla bionda.
“Scusa il disturbo Gaara, ma volevo sapere se andasse tutto bene.” Commentò la sorella. “Non dovresti passare la notte in ufficio, dovresti fare almeno una pausa…” Commentò, ignara del fatto che il fratello minore era uscito per un breve periodo nel tardo pomeriggio.
“Sto bene.” Rispose impassibile il rosso, notando un sorriso sollevato di Shira.
“Lo so, ma non ti fa bene lo stesso.” Rispose testarda.
“Comunque sei capitata nel momento migliore, stavo decidendo a chi affidare questa missione di rango S…” Rispose il rosso, cambiando argomento. Negli ultimi giorni si era occupato di leggere informazioni riguardati a un villaggio vicino alle Terre del Nord, dove gli abitanti chiedevano aiuto a causa di sparizioni di giovani donne. Le richieste erano iniziate da qualche settimana e gli episodi parevano isolati, visto il lungo lasso di tempo da una sparizione e un’altra. Ma il suo occhio attento era riuscito a notare che quelle sparizioni erano troppo anomale e non casuali.
Consegnò i documenti in suo possesso alla sorella, in modo che lei capisse. Non le ci volle molto e subito fece un espressione seria. “Vuoi che vada a investigare?” Chiese.
“Preferirei che non andassi da sola, ma ti lascio la libertà di scegliere i compagni di squadra.”
“Pensi che possano rapirmi? Ma per chi mi hai presa?” Rispose sentendosi leggermente offesa.
“No Temari, ma se tu partissi subito arriveresti nel periodo dove le percentuali di sparizione di un’altra donna saranno più alte. Quindi è meglio essere prudenti e preparasi ad una operazione di salvataggio.”
Udendo quelle ultime parole, la ragazza alzò gli occhi al cielo, accettando la missione. Prima di andarsene, però, fece promettere al fratello che doveva fare qualche pausa. Era conscia delle immense responsabilità di un Kage, ma da quando era arrivata quella ragazza del Villaggio degli artigiani, aveva cominciato a comportarsi in maniera strana e a passare parecchie ore in ufficio.
Gaara sapeva che quello che stava per fare rischiava di sfociare in una situazione che andava lontano dalla figura del Kazekage, ma ormai aveva deciso di indossare con lei la figura del maestro, perché era quello che aveva bisogno. Non aveva del lavoro in arretrato, fortunatamente, ma sapeva che non poteva perdere molto tempo e doveva rispettare i suoi doveri. Avrebbe fatto il possibile. Chiese a Shira di andarsene, che di Yui se ne sarebbe occupato lui. Il ragazzo non protestò, perché sapeva che sarebbe andata finire così: aveva sempre notato che l’amico teneva a quella ragazza, come era certo che era la persona più indicata a salvarla.
Non appena il rosso raggiunse l’alloggio di Yui, la trovò sveglia ma con uno sguardo spento. Le sembrò la stessa ragazza che aveva visto in ospedale, quando si era risvegliata. La ragazza nemmeno si sorprese nel vedere il Kazekage, avendo notato la mancanza del suo foglio che aveva scritto in preda ad un bisogno di sfogo la notte precedente.
“Yui…” Cominciò a dire il rosso, mostrandole il foglio. Non c’erano bisogno di altre parole, la ragazza aveva intuito ogni singolo pensiero del ragazzo. Voleva sapere il perché di quei pensieri suicidi.
“Mi rendo conto che con quelle parole non sto onorando la mia promessa…” Commentò la ragazza. “Non mi fraintenda, le sono veramente grata per le premure che ha nei miei confronti. Ma sta mettendo a rischio il suo Villaggio per una straniera.”
“Nell’istante che ti ho soccorso e ti abbiamo portata qui, sei diventata parte del Villaggio.” Rispose subito il rosso con convinzione. Era come se tutti i miglioramenti fossero andati in fumo in una sola sera. “E, in quanto tuo Kasekage e maestro, voglio aiutarti.”
“Se mi vuole veramente aiutare, una volta sterminati gli Tsukiyo, distrugga il mio corpo. Non voglio che ne rimangano tracce utili a qualche mercenario.” Rispose fredda, senza alcun tipo di emozione né dalla voce e né dal viso. Sembrava una bambola senza anima in grado di muoversi e pensare da sola.
“E’ nelle mie intenzioni giustiziare quel gruppo di nurkenin, ma non ho nessuna intenzione di lasciarti morire.” Rispose avvicinandosi alla ragazza. “Solo perché sei la sopravvissuta e l’ultima degli Artigiani, non sono motivazioni valide per rinunciare a vivere.”
“Ha letto la mia lettera: il mio timore, anzi la mia certezza, è che finchè esisterò ci sarà sempre qualcuno che vorrà le mie abilità!” Rispose, perfettamente conscia del fatto che il ragazzo non poteva cogliere il vero senso delle sue parole, ovvero che il suo timore era legato alla sua abilità innata e non a quella di artigiana. Si avvicinò a lui, mantenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi smeraldini. Non capiva e forse non avrebbe mai capito. Perché si disturbava così tanto per lei? Senza nemmeno rendersene conto, la sicurezza e la convinzione di prima cominciava a sgretolarsi. “… Che cosa vuole da me?” Chiese incosciamente, a bassa voce, senza rendersi conto di aver dato voce al suo pensiero.
Gaara osservò ancora una volta il suo viso, trovando negli angoli dei suoi occhi spenti tracce di paura e solitudine. Quella ragazza era troppo giovane per poter sopportare un peso simile, come lui era stato troppo giovane per sopportare la responsabilità di essere una forza portante, quindi la poteva capire. Ma lei stava ancora reagendo nella maniera peggiore.
Voleva salvarla, darle quella stessa possibilità che Naruto gli aveva dato, eppure sentiva che c’era qualcosa in più, un legame che anche Yui aveva percepito, altrimenti non si sarebbe comportata in quel modo. Per un momento quella situazione pareva simile a quella di Naruto che voleva salvare a tutti i costi Sasuke, aiuto che quest’ultimo non voleva ma, per qualche motivo, non riusciva a receidere il legame con il biondo. Che cosa avrebbe fatto Naruto al suo posto ora?
Istintivamente, e con sua enorme sorpresa, allungò la sua mano per appoggiarla sulla spalla della ragazza, sentendola tremare al suo contatto, ma incapace di scrollarsela di dosso. Yui guardò quella mano, che le stava trasmettendo calore e rassicurazione. Una parte di lei, che credeva di non avere più, le implorò di chiedere aiuto, mentre la sua ragione le imponeva il silenzio. “Se sta facendo tutto questo per scoprire…” Cominciò a dire titubante, insicura su quello che le stava succedendo e aggrappandosi all’unica spiegazione logica che le era venuto in mente. Ma si era interrotta nell’istnate che tornò a guardare il volto del ragazzo, capendo che non erano le sue intenzioni in quel momento.
Gaara si avvicinò ancora di più, appoggiando la sua fronte contro quella della ragazza, senza muovere la mano dalla spalla. Quei due gesti erano stati salvifici per lui: il primo era in memoria alla testata che Naruto gli diede durante l’invasione di Konoha agli esami chunin, mentre il secondo era un gesto di “ben tornato” quando venne resuscitato dalla vecchia Chiyo. Erano gli unici gesti che conosceva, e sperava che potessero trasmettere le stesse emozioni che aveva avventito allora: sicurezza, fine della solitudine, affetto, fiducia. Chiuse gli occhi, nel tentativo di concentrarsi di più su quello che voleva trasmettere, sorprendendosi nel sentire dalla sua nuca un odore ferrifero, ma non spiacevole. Yui rimase con gli occhi spalancati in quel secondo gesto, avvertendo in lei un calore ancora più forte, provocandole la pelle d’oca e una fitta al petto. Nemmeno quel momento si scansò, ma si limitò solo a chiudere gli occhi, lasciandosi per qualche secondo cullare da quel rassicurante calore. Le provocava nostalgia, nostalgia della sua famiglia, delle persone che amava, di una vita che non avrebbe mai riavuto più indietro.
Dopo pochi secondi, i due si staccarono, finendo per distogliere lo sgaurdo a cuasa di una sensazione di disagio. Entrambi erano a dir poco shoccati di quello che era successo: Gaara non si credeva capace di simili gesti, mentre Yui non credeva di essersi lasciata andare fino a quel punto. I due, per quanto si erano avvicinati, avevano sempre tenuto una certa distanza, ma quel momento aveva annullato anche quella. Entrambi avevano troppe domande, soprattutto rivolte a sé stessi, ma non avevano risposte. Era successo e basta.
Yui sospirò e, confusa più che mai, cercò di capire che cosa volesse veramente fare.  La sua decisione di morire, una volta compiuta la sua vendetta, sarebbe rimasta tale, ma come agire per rispettare le istruzioni della pergamena? “Ho decriptato la pergamena…” Disse alla fine, andando a prendere l’oggetto e porge glielo con dentro un foglio contenente la decriptazione. “Questo è quello che ho scoperto.” Sarebbe stato inutile nasconderglielo perché, per quanto fosse benevolo con lei, rimaneva pur sempre un Kage e come tale avrebbe agito, era già un miracolo che ancora non avesse deciso di sottoporla a un vero interrogatorio.
Gaara lesse in silenzio la decriptazione, rimanendo confuso. “Perché vogliono te?” Chiese per prima cosa, intuendo che c’era qualcosa di più della sua semplice abilità di artigiana.
“Dovrebbe già sapere che mio padre era sposato con Kin Kinzoku, l’ultima del clan che era in grado di controllare l’arte del metallo.”
“Pensi che ti stiano dando la caccia perché ti credono sua figlia legittima?” Cominciò a dire, ma non sicuro della sua deduzione, perché era molto più giustificabile che lei lo fosse veramente.
“Già, quando era in vita mi ha insegnato molte tecniche d’incisione e di forgiatura, oltre ad avere un talento naturale eccezionale, secondo i miei ex compaesanei…” Iniziò a spiegare, mentendo leggermente. “A quanto pare un talento simile era stato scambiato come abilità innata, se vogliamo inoltre considerare la politica di assoluta segretezza sugli abitanti di mio padre. Qualcuno avrà sicuramente pensato che fossi veramente sua figlia, e non quella adottiva, ma in ogni caso rimango l’ultima degli artigiani, e non è cosa da poco. L’ha visto anche lei, ho una conoscenza profonda delle armi, conoscendo tutti i punti di forza e quelli deboli; sono informazioni che chiunque pagarebbe ingenti somme, perché rappresentano un enorme vantaggio in uno scontro.” Concluse, ricordandosi attentamente ciò che lei e suo fratello avevano lasciato per iscritto. Se c’era una cosa che il loro padre aveva insegnato a loro, era quello di non lasciare niente di chiaro per iscritto, i loro segreti dovevano rimanere sepolte nelle loro menti. Fortunatamente questo insegnamento le era tornato utile. Doveva pur dare una valida motivazione per suggerire al Kazekage che era meglio che lei lasciasse il Villaggio.
Gaara riflettè su quelle parole. Aveva ragione: anche se lei non era una Kinzuku, rimaneva il fatto che era una fonte importaissima d’informazioni belliche, ricordandosi come aveva danneggiato il ventagli di Temari. Non era così tanto insensato il pensiero di togliersi la vita, portandosi quelle informazioni nella tomba, ma una parte di lui era sicuro che mancasse qualcosa, ma per il momento decise di adottare una linea di osservazione, per poter capire meglio.
“Per quanto riguarda i cercoteri, non è una cosa impossibile… ma non capisco il motivo…” Commentò.
“Vorrei saperlo anche io, ma forse la risposta è celata nella tomba di famiglia…” Rispose la ragazza. “E non credo che si riferisca alla tomba situata nei detriti del Villaggio, ma al mausoleo del Paese del Ferro.” Commentò, notando uno sguardo perplesso da parte del rosso. “Tutte le famiglie del mio villaggio discendono dalle famiglie nel Paese del Ferro, là sono presenti tutti i mausolei di tutti i capostipiti, compresi quelli delle nostre famiglie. A volte i capifamiglia o futuri erano soliti a fare visita in quei luoghi, come rispetto a chi aveva dato vita al loro liniaggio, quindi è molto più probabile che mio padre, o mio zio… o forse mio fratello avessero lasciato qualcosa lì.” Ricordava bene quelle assenze che suo padre faceva, portandosi a volte anche Ken, come ricordava bene la sua profonda invidia per il fatto che il padre non si portava dietro anche lei. Era un’altra mezza verità, perché il suo obbiettivo era la tomba dei Kinzoku e il mausoleo era solo una mera scusa, finchè poteva nascondere la sua vera natura. Inoltre non sarebbe stato sbagliato nemmeno visitare quel mausoleo, visto che per davvero Ken, dopo la morte dei loro genitori, faceva visita e forse aveva lasciato veramente indizi là.
“Seguimi.” Disse Gaara alla fine. “Fin quando non ti sarà assegnato un nuovo alloggio, dovrai rimanere nel mio campo visivo.” Yui se ne era resa conto, finendo per decidere di porre fine la sua vita una volta vendicatasi, e ora anche lui aveva finalemente capito la gravità della situazione: se Yui cadeva in mani sbagliate, poteva scatenarsi una tragedia, proprio come al Villaggio degli Artigiani. Lei non era più una semplice sopravvissuta, ma era la chiave di tutta quella situazione, e solo la sua protezione non era più sufficiente. Doveva richiedere un altro Summit, e confrontarsi con gli altri Kage.
 
“Che nervi! Perché tocca a me a prendere la prossima vittima sacrificale?” Imbracò ad alta voce Hidan. Non aveva nessuna voglia di catturare VIVO un sacrificio necessario per il rituale di gruppo, per di più si doveva limitare solamente a catturare la vittima designata senza fare altri spargimenti di sangue. Un po’ gli mancava pregare e amare Jashin in tutta libertà, come faceva in passato, ma doveva una profonda riconoscenza ai suoi confratelli che l’hanno salvato prima che Jashin decidesse di punirlo per non avergli più offerto sacrifici, vista la sua situazione d’impossibilità causata da quel moccioso della Foglia: Shikamaru Nara. Ancora gli prudevano le cicatrici nel pensare a quel moccioso. Lo avrebbe ucciso, nel peggiore dei modi, ma solo dopo aver sacrificato a Jashin tutte le persone care a quel ragazzo. Fremeva dalla voglia di farlo, e la prossima niente glielo avrebbe impedito, leccandosi le labbra di poter vedere l’espessione di disperazione su suo volto.
Sentii dietro di lui una risata femminile, che lo distrasse dai suoi macrabi pensieri. Si voltò e vide una sua consorella, Yume, avvolta dal suo soprabito, che però aveva lasciato evidente una scollatura di un seno molto generoso.
“Oh Hidan, suvvia: poteva capitarti di peggio...” Comiciò a dire avvicinandosi all’uomo in maniera sensuale. “Visto che ti accompagnerò, credo proprio che a questo giro ci sarà da divertirsi.” Aggiunse prendendo un lungo bocchino violaceo, fumando in faccia all’uomo. Una volte inalato il fumo, in Hidan scattò qualcosa, ma non si sorprese. Sapeva bene quali fossero le capacità della donna, e non gli dispiaceva. Yume era infatti uno dei motivi che permetteva a Hidan di sopportare Kitanai, una notte con lei era quasi appagante quanto un sacrificio in nome di Jashin.
“Allora ti devo dare proprio ragione.” Rispose prendendo per la vita la donna. “Però… che cosa ti ha spinto a questa inaspettata collaborazione?” Aggiunse spostando la mano dalla vita al fondoschiena.
“Ti ricordi quando me la spassavo a lasciare tracce sul nostro culto sulle vittime alle quali risucchiavo la loro anima?” L’uomo annuì. “Beh, in quel periodo ho scoperto molte cose…” Continuò per poi dare un appassionato e sensuale bacio. “Anche su quel ragazzo che tanto odi…” Ogni pausa che faceva era voluta, per spingere l’uomo ad una situazione erotica mista tra la curiosità e l’eccitazione. “E il Gran Maestro mi aveva dato ordine di poter creare una linea di spionaggio, in modo da poter capire dove il Kazekage avesse nascosto la ragazzina, dopo che Kitanai ne aveva perso le tracce. Purtroppo ora ho intrappolato nelle mie tecniche solo un pesce piccolo, che non sa nemmeno che quella Yui esiste, ma…” E in quel momento si interruppe ancora, lasciando uscire dalla sua bocca un leggero gemito. “… Ma sai bene che le mie informazioni sono tutt’altro che gratis… Il resto te lo devi guadagnare…”
“Sei la solita strega…” Commentò sospirando l’uomo giocando con il collo della donna, e togliendole in cappuccio che le celava il volto. “… ma so come accontentarti.”
“Ne ero certa…”









 

Angolo dell'autrice:


Buonsalve a tutte!
Sono contenta di non aver impiegato troppo tempo per questo capitolo, perchè avevo le idee chiare su quello che sarebbe successo. Inutile dire che la mia crisi era causata ancora una volta dalla psiche di Gaara, perchè prima o poi dovevo un minimo osare (altrimenti la trama perderebbe un po' il suo significato che vorrei dare). Spero però di non essere andata fuori personaggio, perchè non era mia intenzione, e di aver dato senso a quegli atteggiamenti che nell'opera originale dubito avrebbe fatto (visto che non ha mai avuto una controparte femminile). Diciamo che volevo evitare quello che era successo in nel film The Last, ovvero che mi hanno mandato a quel paese una buona parte dell'opera per far mettere insieme Naruto e Hinata. Per carità: a me piace quella coppia e ho sempre fatto il tifo per Hinata, però non ho proprio condiviso la scena che nel giro di qualche visione Naruto si innamori di punto in bianco di lei, quando nell'opera aveva sempre dichiarato di avere dei sentimenti per Sakura.
Ritornando al capitolo: per chi ha avuto un occhio più attento, il capitolo ha dei riferimenti. Due sono semplici, visto che sono stati anche direttamente spiegati, ma il terzo è nel Flashback. Nel film "La voltà del fuoco" vi è un ninja, non che antagonista, di nome Hiruko. Non mi perdo in molte chiacchere su chi sia, lascio a voi questa curiosità, ma dovete sapere che Hiruko era riuscito a sviluppare una tecnica in grado di "rubare" (fatemi passare questo termine non del tutto esatto) Le abilità innate di altri shinobi. Hiruko nel film, infatti, aveva usato l'arte del metallo, l'arte della velocità, della tempesta tempesta e dell'oscurità... dettaglio nel film che mi ispirò a voler scrivere di un ipotetico clan sull'arte del metallo, visto che lo consideravo un abilità interessante. E' nata anche così la storia, sviluppando quella ispirazione.
Detto questo, al prossimo capitolo e spero di non deludere le vostre aspettative.
Alexia.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: AlexiaKH