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Autore: elyxyz    28/05/2009    21 recensioni
Un’interpretazione alternativa al finale dell’episodio n°13, ‘Fuoco contro Acciaio’.
“Cos’è?! Oggi piovono cani e gatti?” ipotizzò, tra il polemico e il divertito. “E’ la Giornata del Randagio e nessuno me l’ha detto?!”
(Roy x Ed)
Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ {Collection of Starlight since 01.06.08}
Dopo quasi 5 mesi d’attesa, ecco postato il nuovo capitolo. Avviso comunque i lettori che i futuri aggiornamenti saranno più frequenti ma ancora irregolari.
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Rainmaker

Miei carissimi lettori,

se mi davate per persa, beh, vi siete illusi... ^__=

Mi scuso del ritardo e della lunga assenza. Come molti sanno, in questi mesi ho avuto tanti casini, e mi sono dedicata ad altro.

Oggi però è una ricorrenza particolare e – anche se ho fatto i salti mortali per scrivere il cap in tempo XD – non potevo mancare.
E’ con materno orgoglio che oggi festeggio con voi il SECONDO COMPLEANNO DI QUESTA FIC.

Leggendo le mie parole d’introduzione di un anno fa (cap 56 se mai vi interessasse) mi ritrovo a condividere gli stessi pensieri di allora. A ringraziare chi è rimasto fedele a questa fic, chi dall’inizio, chi più tardi; a salutare chi ha perso interesse.

A ringraziare per ogni commento ricevuto, per ogni consiglio ragionato, per ogni frase d’incoraggiamento.
Un anno dopo, e con un’assenza di quasi cinque mesi, mi ritrovo a dire che forse ai 100 capitoli ipotetici non approderò. Ma, se continuerete e commentare e a sostenermi, arriverò comunque alla fine della storia.
Io, da parte mia, cercherò di continuare a dare il massimo delle mie possibilità e proverò a venirvi incontro.
Vi voglio bene.

Ely

 

 

Il seguente scritto contiene lievi riferimenti yaoi.

Per ulteriori spiegazioni, vi rimando alla conclusione della fic, dopo la lettura.

 

 

Dedicato a chi ha recensito i precedenti capitoli della raccolta.

E a quanti commenteranno.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

 

The Rainmaker

 

by elyxyz

 

 

 

 

Mustang vergò l’ultimo documento della giornata; ci mise un po’ troppa energia, bucando il foglio, e lo fece apposta. Era la sua piccola, personale vendetta verso quelle scartoffie inutili.

Era un uomo d’azione, lui. Non uno scribacchino rachitico che doveva passare il tempo chino su una scrivania a firmare, a firmare, a firmare…

Il Colonnello riteneva quelle giornate infruttuose, oltre che noiose. Tempi morti, momenti d’impasse che si frapponevano fra il presente e il suo obiettivo: rendere Amestris migliore. E diventare Comandante Supremo, ovvio.

L’Eroe di Ishbar non rimpiangeva certo i tempi mostruosi della guerra, i cui incubi lo perseguitavano ancora; ma, al contrario, in questa sua personalissima opera di redenzione, voleva fare del bene, e più che poteva.

I rivoltosi che aveva sedato la settimana precedente, per esempio, avevano preso in ostaggio un piccolo villaggio di innocenti ed egli, con un piccolo manipolo di fidati commilitoni, era intervenuto. Quel gruppo di ribelli era una spina nel fianco dell’esercito da molto tempo, perciò era stata una bella soddisfazione poterli arrestare e assicurare alla giustizia. In questo, doveva ringraziare particolarmente il suo Fagiolino, che si era dimostrato valoroso quanto lui.

 

Il Tenente Hawkeye tossicchiò, riscuotendolo dai propri pensieri. “Ha finito, signore?”

 

“Sì, Riza, per oggi può bastare.” Le consegnò il plico che l’efficiente soldato ripose al proprio posto.

 

“Desidera che la riporti a casa?”

 

“Edward non è ancora tornato?”

 

“No, signore, era di ronda oggi pomeriggio.” Gli spiegò, puntuale.

 

E in quel preciso istante, come evocato, l’Alchimista d’Acciaio fece la sua comparsa.

“Roy, se non hai finito ti uccido, ho una fame da lupi!!” esordì, spalancando la porta dell’ufficio del suo uomo – e suo superiore – con la solita malagrazia.

 

Il Flame sbuffò, rassegnato. “Dannazione, Fullmental! Fingi di portarmi rispetto almeno in ufficio!

 

“E perché dovrei?” obiettò Ed, stravaccandosi sul divanetto libero “Non l’ho mai fatto neppure prima, figurarsi ora!”

 

“Vedi, Edward…” intervenne la donna, scongiurando le loro baruffe da cuccioli dispettosi “Esiste una gerarchia militare da rispettare, almeno dentro al Quartier Generale.” Gli spiegò, paziente, benché avesse ripetuto milioni di volte quel discorso.

 

“Altrimenti finirai sotto Corte Marziale, prima o poi!” lo ammonì Mustang, ironizzando semiserio.

 

“Quando verrai a farmi visita, mi porterai in prigione le arance con dentro la lima!” replicò a tono, facendogli l’occhiolino. “Ma adesso, seriamente, andiamo a mangiare o potrei trasmutare Buraha in una bistecca!”

 

Il cane, sentendosi chiamato, scodinzolò da sotto il tavolo, guaendo, e gli altri risero. “Credo non abbia recepito la minaccia…” puntualizzò Falman.

 

“Le suggerisco, signore, di trasmutare Breda, casomai! Di sicuro è più grasso, si sazierà meglio!” intervenne Havoc, mordicchiando l’inseparabile sigaretta.

 

“Jean, traditore!” inveì l’oggetto delle loro disquisizioni, brandendo in aria un panino imbottito come fosse una clava “Io sono robusto, non grasso!”

 

A quel punto, le battute si sprecarono. Poi il Tenente li rimise in riga, precisando che la corretta alimentazione di Hayate ne rendeva le carni saporite, ma lei avrebbe impedito la realizzazione di quelle disquisizioni teoriche. Minacciando Havoc e Breda per del lavoro incompleto, li zittì entrambi; successivamente salutò i due Alchimisti e Fury, che aveva finito il suo dovere per quel giorno, e si preparò anch’ella per tornare a casa propria.

 

Fuori dalla Caserma, Riza rinnovò gentilmente l’offerta di un passaggio, ma Roy declinò nuovamente, quindi si salutarono.

Mentre attraversavano una strada del centro rinomata per gli ottimi ristoranti, un piacevole odorino saliva da ogni dove, stuzzicando la loro acquolina.

“Che ne dici… ceniamo fuori? Offro io.” Propose  il Colonnello, di punto in bianco.

Edward s’illuminò all’istante. “Non vedo l’ora! Stavo meditando su quanto potessero essere dure le solette delle tue scarpe…

“Sembri un morto di fame!” lo schernì, compatendolo.

“Non lo sembro. Lo sono.” Sbuffò, pignolo. “Che male c’è? Ho scarpinato tutto il pomeriggio, ho lo stomaco che brontola e…

“Ok, ok. Ho capito! Entriamo qui. Ti va?”

“Ma non è un po’ troppo… troppo? Ti costerà un patrimonio!”

“Di che ti preoccupi? Ho detto che offrivo io, no?”

“Che spacconata!” lo rimproverò il giovane Elric. “Poi a fine mese i conti li faccio io, però!”

“Tirchio!”

“Si dice ‘previdente’”.

“Credevo fosse ‘taccagno’”.

“Beh, ti sbagliavi.”

“Quasi quasi è meglio se torniamo a casa e ci mangiamo i croccantini del gatto. Mh?” finse di meditare il Flame.

“Col cavolo!” s’infiammò il compagno. “Non ci si rimangia un’offerta!” e lo trascinò dentro il lussuoso ristorante. Mustang sorrise tra sé.

La cena si svolse piacevolmente, Edward divorò persino una doppia porzione di dolce e Roy si chiese – come spesso accadeva – dove mai potesse nascondere tutto quel cibo, piccolo com’era.


Dopo il caffè, il cameriere che li aveva serviti giunse infine col conto. Lo appoggiò sul tavolo, per poi svanire con discrezione.

Edo si lasciò sfuggire un fischio sorpreso, leggendo l’ammontare del prezzo, mentre Roy, con nonchalance, gli sottraeva il foglietto prima che tutti gli occupanti dei tavoli attorno a loro si girassero scandalizzati.

“Ammiro il tuo sangue freddo, Tesoro.” Sghignazzò Acciaio, vedendolo impallidire senza proferire parola assorbendo ‘il colpo’, e armeggiare poi con la tasca interna del cappotto. Quando Mustang impallidì ancor di più, capì che forse non sapeva recitare così bene come s’era immaginato.

Mame-chan…” bisbigliò.

Nh?”

“Credo di aver dimenticato il portafoglio in ufficio… oppure oggi, a pranzo, in mensa… o…

“Mi stai dicendo che hai perso il portafoglio?” Lo beffeggiò il biondo.

“Sì. Ma credo di sapere dov’è.”

“Di sicuro non qui.”

“No, non qui.” Ammise a malincuore. “Tu… hai dei soldi con te?”

Edward fece una faccia comicamente esasperata. “Chissà perché, ma qualcosa mi diceva che sarebbe finita così.” Lo stuzzicò, pagando al posto suo.

“Ti rifonderò di ogni cenz!” promise serio il militare, come se fosse stata una questione d’onore.

“Ma dai, scemotto!” lo prese in giro. “Mi comprerai un maglione per il mio compleanno, così saremo pari.”*

Roy sorrise, rammentando quella vecchia frase. “Questo mi fa ricordare un certo ammasso di ciccia pelosa senza cena…

“Sì, sarà di certo un po’ arrabbiato, ma ieri gli ho preso i croccantini che preferisce, ci faremo perdonare.” Gli fece l’occhiolino e si alzò da tavola. “Ora però andiamo. Sarebbe capacissimo di distruggerci casa per dispetto!

Usciti all’aria aperta, s’accorsero che il tempo s’era guastato. Minacciava di piovere a momenti, ma nessuno dei due aveva un ombrello.
Il Colonnello osservò malevolo le prime goccioline portate dal vento bagnare l’asfalto.
“Miseriaccia!, che…” si chinò incuriosito, raccogliendo una cosa da terra. “Botta di fortuna!” esclamò, mostrando al compagno una moneta d’oro. “Visto? Con questa, credo che ti rifonderò ampiamente la cena. Gongolò.

Non è fortuna, è una coincidenza.” Lo contraddisse Edo, con cipiglio scientifico. “Statisticamente, le probabilità…”

“Ti dico che è fortuna!” ripeté l’uomo, pignolo, mentre una nuova goccia gli cadeva sul naso.

“E questa? Come la chiami?” ironizzò Acciaio, meditando di trasmutare l’auto-mail in un ombrello.

“Oh, beh…” temporeggiò, “Direi che è…” si guardò intorno, in difficoltà. Poi sorrise, vittorioso: “Un DOPPIO colpo di fortuna!!

In quel momento Havoc arrivò con l’auto nera di servizio e accostò davanti al marciapiede su cui sostavano.

“Capiti proprio al momento giusto!” gli disse il Colonnello, aprendo la portiera per salire. “Sai quanto odio la pioggia!”

Jean fece uno scherzoso saluto militare attraverso lo specchietto retrovisore. “Ai suoi ordini!”

Mustang stette al gioco, di buonumore per aver scampato una lavata fuori programma. “Bravo soldato, così si fa!” lo lodò. “Mame-chan, dovresti imparare da lui.”

Edward sbuffò. “Ma vai al-”

Taisa?” s’intromise il Sottotenente, immettendosi nel traffico cittadino.

Nh?”

“Mi è concesso di parlare liberamente?”

“Dimmi.”

“Forse… invece che Flame Alchemist… dovevano chiamarla l’Alchimista della Pioggia!”

“Perché? Io odio la pioggia… è risaputo!”

“Perché, qui ad East, ha piovuto più da quando lei è stato trasferito da Central che negli ultimi cento anni!”

“E come fai a saperlo?” domandò, incuriosito.

“L’altro giorno, durante l’acquazzone, il Tenente ci ha ribadito questo suo odio, e ci siamo resi conto che il maltempo è iniziato da quando lei è qui!”

The Rainmaker... non ti sta mica male come soprannome.” Celiò Ed, “Forse sei davvero ‘L’uomo della pioggia’!” rise. “E’ risaputo che tutto l’Est ha un clima secco, magari si vedono nuvoloni carichi per giorni, ma poi se ne vanno col vento… e piove raramente.”

“Quindi era ora che arrivassi io, a portare un po’ di ristoro agli aridi campi.” Si ringalluzzì il Taisa, attribuendosi anche quell’inatteso merito. “Dovrebbero premiarmi per-”

“Ah, giusto!” lo interruppe Havoc, torcendo il collo nella loro direzione. “Ero venuto a portare delle notizie importanti!” sollevò in aria una busta color crema, con un intimorente timbro rosso. “Me ne stavo andando a casa, quand’è arrivata una comunicazione confidenziale, e ho pensato che fosse meglio non aspettare domattina.”

Roy afferrò la lettera. Sollevando un sopracciglio con cipiglio diffidente, strappò il sigillo di riservatezza. Lesse con attenzione il contenuto del messaggio.

“No, non è possibile!” esclamò, di colpo, guardando incredulo Edward al suo fianco.

 

“Brutte notizie?” domandò questi, preoccupato.

“Al contrario!” sorrise, porgendogliela. “Leggi, leggi!” esultò. “E’ la mia serata fortunata, che t’avevo detto?!

 

Elric scorse velocemente. “Notifica ufficiosa… Seguirà comunicazione ufficiale… Merito per le azioni compiute contro i rivoltosi… Sprezzo del pericolo… bla... bla… Promozione… Avanzato di grado… Recarsi in data sotto indicata… Corrente mese… A Central City per la procedura ufficiale e il riconoscimento.” Gli sorrise orgoglioso. “Sei diventato Generale di Brigata!”

 

“Già… così sembra.” Confermò, trattenendo a stento l’esaltazione.

 

“Congratulazioni!” si sporse d’istinto per un gesto d’affetto. “Stasera si festeggia!”

 

Havoc tossicchiò. “Ehm… ce n’è anche un’altra… per Edward, stavolta.”

 

“Che diavolo hai combinato?!

 

“E che ne so?!

 

“Ti sei dimenticato di avvisarmi di qualcosa?” insinuò Mustang, in tono militaresco.

 

Il biondo fece mente locale, poi negò. “Solo quella rissa al porto – ma non era tutta colpa mia! – e la piccola insubordinazione nella missione a Briggs, due mesi fa… ma il Generale Maggiore Armstrong non può aver fatto rapporto!

 

“Non ci resta che scoprirlo.”

 

Una seconda busta, stavolta di color carta da zucchero, comparve tra le mani dell’Alchimista d’Acciaio.

“Dal colore dell’involucro si può capire se sono comunicazioni belle o brutte?”

 

“Non ne ho mai vista una di quel colore.” Ammise il Colonnello. “Ma magari avevano finito quelle gialle nell’ufficio cancelleria…” tentò di sdrammatizzare.


Edo se la rigirò tra le mani, ansioso.
“Hai presente il discorso di prima in ufficio? Se mi mandano sotto Corte Marziale, adesso che sei Generale potrai intercedere per me. Scherzò, per alleggerire la tensione, rompendo il proprio sigillo di ceralacca rosso. Poi la passò al compagno. “Toh, a te l’onore.”

 

“Sicuro?” temporeggiò Roy.

 

“Certissimo.” Annuì, spostando la treccia con un gesto secco che nelle sue intenzioni doveva essere spavaldo. Ma non lo fu.

 

Il Flame dispiegò il documento, trattenendo il fiato. Possibile che la malasorte fosse in agguato?
“L’Alchimista d’Acciaio Maggiore Elric Edward è convocato presso l’Alto Consiglio Militare di Central City il giorno 28 C.M.”

 

“Merda…” biascicò Ed, coprendosi con una mano la faccia.

 

...dove, alla presenza del Capo di Stato il Comandante Supremo King Bradley e delle più Alte Cariche di Governo, verrà insignito del grado di Tenente Colonnello, per i servigi resi alla Nazione di Amestris e per i meriti ottenuti nella missione svoltasi…”

“…mi hanno promosso?” l’interrogò, incredulo.

“Sì, sembra che per stavolta non finirai in gattabuia…” lo prese in giro, dissolvendo la preoccupazione con un bacio veloce a fior di labbra.

 

Dopotutto, forse stasera mi porti davvero fortuna... rivaluterò l’idea di chiamarti Rainmaker!

 

 

Fine



Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Note varie: il titolo può avere diverse interpretazioni, ne riporterò alcune qui sotto. Da Wikipedia:
“Il termine rainmaker, letteralmente, si riferisce a chi "fa piovere", in vari modi; per esempio, attraverso una danza della pioggia.”

Ma Rainmaker ha anche altri significati:

“Con il termine inglese rainmaker (colui che produce la pioggia in italiano) ci si riferisce, nell'ambito del mondo finanziario, ad una persona che generalmente fa accadere le cose ed, in tale contesto, è utilizzato per indicare una persona di grande rispetto. Il termine viene spesso utilizzato in relazione ad operazioni finanziarie di fusione ed acquisizione).
Il termine è poi usato nel gergo finanziario dei banchieri d’affari per identificare un banker che, grazie alle proprie capacità di persuasione sulle società clienti, è in grado di far concludere grandi operazioni finanziarie.

Poi c’è un richiamo doveroso al grande film omonimo “The Rainmaker” di Francis Ford Coppola del 1997, che vi consiglio di vedere, se non l’avete mai fatto.
Questo film è tratto dal libro ‘L’uomo della pioggia’ di Grisham John.

Le canzoni anch’esse omonime si sprecano: ad esempio quella degli Iron Maiden che allego con traduzione in fondo, perché credo che in molti pezzi rispecchi il sogno di Roy, che vuol – come l’Uomo della Pioggia – realizzare i sogni con le proprie mani.

* “Mi comprerai un maglione per il mio compleanno, così saremo in pari.”
È un riferimento implicito al capitolo 11 dove Edward, per sdebitarsi, si offre di comprare al Taisa un maglione rovinato da Tora.

Un’ultima precisazione: Dalle informazioni date dalla sensei Arakawa, l’Est è un territorio arido e secco.
Nella mia fic, dall’episodio 13 dell’anime che dà il via alla storia sino ad oggi, Mustang non ha mai lasciato Est City se non per qualche breve periodo in missione. E’ di stanza stabile qui, con la sua truppa.
L’arco di tempo comprende ovviamente qualche anno, ed è per questo che i ragazzi hanno confrontato le statistiche delle precipitazioni in rapporto alla sua permanenza.

 

 

Precisazioni al capitolo precedente: c’è qualcosa da dire? Dai commenti mi sembra di no.

 

***

 

Un grazie di cuore alle 163 persone che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti; ai 115 utenti che hanno messo questa fic tra le loro preferenze e ai 7 tra le ‘seguite’. Ne sono onorata (_ _)
Ma mi aspetto che commentiate! ^____^

Ringrazio anche quanti hanno letto e commentato la mia ultima fic su Host Club:
Teacups Fair & Blackberry Pie [Childhood Memories]

Se non l’avete fatto, vi invito a leggerle e a darmi un parere!
(Tra l’altro, sta partecipando ad un contest a sondaggio pubblico, e spero sinceramente di vincere XD, se vi va… votatemi!)



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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 


Rainmaker

  
Iron Maiden

 

When I was wandering in the desert
And was searching for the truth
I heard a choir of angels calling out my name
I had the feeling that my life would never be the same again
I turned my face towards the barren sun
 
And I know of the pain that you feel the same as me
And I dream of the rain as it falls upon the leaves
And the cracks in our lives like the cracks upon the ground
They are sealed and are now washed away
 
[Chorus:]
You tell me we can start the rain
You tell me that we all can change
You tell me we can find something to wash the tears away
You tell me we can start the rain
You tell me that we all can change
You tell me we can find something to wash the tears.....
 
And I know of the pain that you feel the same as me
And I dream of the rain as it falls upon the leaves
And the cracks in the ground like the cracks are in our lives
They are sealed and now far away.
 

 

L’uomo Della Pioggia

 


(letteralmente il fautore o colui che fa la pioggia)

Quando stavo vagando nel deserto
E cercavo la verità
Ho sentito un coro di angeli che mi chiamava
Ho avuto la sensazione che la mia vita non sarebbe stata più la stessa
E mi sono voltato verso l’arido sole

E so che provi il mio stesso dolore
E sogno la pioggia che cade sulle foglie
E i nostri dolori sono gli stessi che provano tutte le altre persone
Prima li soffriamo e poi li superiamo

[Rit.:]
Mi dici che possiamo scaricare la pioggia
Mi dici che possiamo cambiare tutto
Mi dici che possiamo trovare qualcosa per asciugare le lacrime
Mi dici che possiamo scaricare la pioggia
Mi dici che possiamo cambiare tutto
Mi dici che possiamo trovare qualcosa per asciugare le lacrime

E so che provi il mio stesso dolore
E sogno la pioggia che cade sulle foglie
E i nostri dolori sono gli stessi che provano tutte le altre persone
Prima li soffriamo e poi li superiamo.

   
 
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