Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Dragonfly_95    14/01/2017    5 recensioni
Emma è rimasta sola, dopo una serata in discoteca: la sua amica Greta l'ha lasciata sola. Qualcosa di terribile sta per accadere quella notte, tra i vicoli di un quartiere buio e malfamato. Ma poi arriva Tom...e tutto cambia. Sembra un angelo venuto a salvarla...ma se invece non fosse così? Emma non puo' averne la certezza. Ma non puo' far altro che fidarsi di lui.
-Non aver paura, tesoro…andiamocene forza. Vieni qui.
Tom l’afferrò delicatamente per un braccio, l’attirò a sé e la fece appoggiare sulla sua spalla. Emma non era nemmeno in grado di camminare, né di reggersi in piedi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano passati cinque giorni dalla cena con Tom.

Cinque giorni.

E di lui, nessuna traccia. Né un messaggio, né una telefonata.
Niente.
Emma, inizialmente, avrebbe voluto scrivergli.
‘Magari è solo timido’ o ‘Forse si è perso il cellulare’ , si ripeteva.
Ma poi Greta era venuta a casa sua con Rachel e le aveva detto, seria:

-Non inventarti cazzate per giustificarlo, Emy. Non esiste. –

Aveva acceso il televisore e aveva fatto partire il DVD di ‘La verità è che non gli piaci abbastanza’, il film con Scarlett Johansson e Jennifer Aniston.

-L’ho noleggiato apposta per te, mia cara Emma!-

Il film aveva un bellissimo lieto fine. Ma Emma aveva perfettamente afferrato quello che Greta voleva farle capire.
Evidentemente, non gli piaceva abbastanza, ecco tutto. Non era stato abbastanza bene da volerla rivedere.
Che stupida era stata: aveva dato per scontato che anche Tom avesse passato una serata meravigliosa con lei.
Ma evidentemente non era stato così.

-Non tormentarti, Emy.  Tu non hai fatto nulla che non va…E’ lui, che non va.- le aveva detto Rachel, abbracciandola.

-Grazie ragazze- aveva risposto Emma, accennando un sorriso.
–E poi non è mica la fine del mondo! Certo, io sono stata da Dio l’altra sera…Ma Amen. Si vede che doveva andare così, no?-

-O forse baci terribilmente male! Vieni qui e fammi vedere se sei capace!- aveva scherzato Greta.

Poi si era messa a rincorrerla per tutto il salotto, sporgendo le labbra e cercando di baciarla, mentre Rachel aveva le lacrime agli occhi per le troppe risate.
Da quel pomeriggio, Emma si era sentita un pochino meglio.
Eppure, ogni tanto, non poteva fare a meno di pensare a Tom.
Le era rimasto dentro come un chiodo nel legno. Trafitta.
Una sera, presa dalla tristezza e da uno strano spirito di determinazione, afferrò il cellulare e aprì la chat di Whatsapp di Tom.
‘Ehy’ scrisse velocemente, ma poi lo cancellò subito prima di inviarlo.

L’ultimo accesso di Tom risaliva a qualche ora prima.

Emma si morse le labbra e spense il telefono: avrebbe voluto lanciarlo contro il muro e distruggerlo in mille pezzi.
Le era capitato spesso di controllare la sua chat nei giorni seguenti, anche solo per vedere il suo ultimo accesso.
A volte lo aveva trovato ‘online’, altre volte non era entrato per qualche ora.

Ma lui c’era, era dietro quel maledetto cellulare e non le scriveva.

Per quanto le facesse male, dovette ammetterlo a sè stessa: si era sbagliata su di lui. Non era il ragazzo dei suoi sogni.
Sapeva che lo avrebbe dimenticato, perché tra loro c’era stato solo un piccolo bacio.
Non avrebbe mai dimenticato la sua gentilezza e il suo coraggio di quella sera, vicino alla discoteca, questo era certo. Ma sarebbe riuscita a spegnere i suoi sentimenti per lui; le ci sarebbe voluto solo un po’ di tempo.
Tutto qui.
Quel giorno, Emma aveva il turno del pranzo alla caffetteria.
Il locale in cui lavorava si trovava  a pochi minuti da casa di Emma, su una strada quasi sempre affollata.
Era un bar piccolo e accogliente, non troppo nuovo. I pavimenti erano di linoleum bianco opaco e c’erano tantissime finestre.
Nina lo ripeteva sempre: -Qui dentro deve entrare sempre la luce, anche quando non c’è il sole!-.
Anni prima, Emma aveva portato vari curriculum in giro per bar, ristoranti e cinema e alla fine, dopo qualche settimana, era stata richiamata da Nina per lavorare nel suo locale come cameriera.
Si era subito trovata benissimo. La paga era buona e i turni erano flessibili.
E poi c’era Nina, la proprietaria, che era di una gentilezza disarmante e la trattava come se fosse sua figlia.
Non avrebbe cambiato lavoro per nulla al mondo, nemmeno se fosse stata costretta.
Era un mercoledì abbastanza caldo; quella mattina, Emma aveva deciso di legarsi i capelli in una treccia morbida che le ricadeva lungo la schiena. Poi aveva preso l’autobus ed era andata al lavoro.
Un sole tiepido illuminava le strade e i marciapiedi, e i passerotti cinguettavano timidamente dagli alberi dei parchi.
‘Se il tempo regge, quando torno a casa dal lavoro vado a fare una passeggiata in centro’ pensava Emma tra sé, mentre serviva due porzioni di patatine fritte fumanti ad un tavolo.
Il sole la metteva di buon umore.
Sentì il campanellino sopra la porta d’ingresso suonare: era il segnale dell’entrata di un nuovo cliente.
Emma era girata di spalle e stava consigliando il dolce a due ragazze.

-Abbiamo un semifreddo al pistacchio molto buono, oppure se preferite cheesecake alle fragole o il sorbetto.-

Nina le passò accanto.
-Bambolina, quando puoi, fai accomodare il ragazzo al tavolo due.- le sussurrò all’orecchio, facendole l’occhiolino,  ed Emma annuì sorridendo.

Si voltò per accogliere il nuovo cliente, ma il sorriso le si spense sulle labbra quando lo vide.

Thomas. Il suo Tom.

Dentro il bar in cui lavorava lei, in attesa di accomodarsi ad un tavolo per pranzare.
Naturalmente, la stava guardando fisso negli occhi.

I loro sguardi si incrociavano violentemente.

Lui non sorrideva, era senza un’espressione.

-Buongiorno, ti faccio accomodare a questo tavolo.- gli disse Emma, tentennando: non poteva permettersi di dirgli altro; infondo, era un cliente del locale e come tale lo avrebbe trattato.
Ma gli diede del ‘tu’: sarebbe stato troppo strano, altrimenti.
Lei gli fece strada e lui la seguì senza dire una parola.

Erano come due sconosciuti.

Nessuno avrebbe mai potuto sospettare che qualche sera prima erano usciti a cena insieme e si erano baciati in macchina.

Tom si sedette sul tavolino di legno che Emma gli aveva indicato, appoggiando sulla tovaglia a scacchi un pacchetto di sigarette e il cellulare.

Il cellulare.

Emma strinse le labbra in una smorfia.

-Ti portò il menù-

-Grazie- rispose lui neutro.

Ora non la guardava nemmeno più negli occhi. Sembrava attratto dalla luce della finestra.

‘E’ uno scherzo?...Vuole forse umiliarmi davanti a tutti?’ si chiese Emma, mentre afferrava rabbiosamente il menù di carta.

Tom scelse un hamburger con bacon e una lattina di Coca-Cola.
Emma non riusciva a sorridergli. Con gli altri clienti le veniva così naturale, ma non con lui.
Non era solo arrabbiata. Era furiosa.
Perché la stava trattando così?
Non gli aveva fatto nulla di male…
Poteva almeno degnarsi di riconoscerla, no?
E aveva una bella faccia tosta a presentarsi lì, nel bar dove Emma lavorava e lui lo sapeva benissimo (‘Gliel’ho detto l’altra sera, quando ancora pensavo che fosse un tipo a posto e non un’idiota.’).
Oltretutto, come se non bastasse, la stava trattando come se avesse una qualche malattia infettiva.

‘Forse soffre di perdite di memoria, oppure è bipolare.’ L’idea le era passata per la testa. ‘Oppure è semplicemente pazzo. Probabilmente.’

Quando Tom ebbe finito di mangiare, Emma andò al suo tavolo per proporre i dolci della casa.

-Abbiamo la cheesecake, il sorb…-

-No, non prendo dolci. Solo un caffè e il conto, grazie.-

Lei distese le labbra cercando di sorridere, ma le uscì solo una ghigno strano. Girò i tacchi senza dire nulla.

-Tutto ok, Emy? Sembri strana…- Le chiese  Angela, la barista del locale, con espressione preoccupata.

-Sì Angy, tutto bene. Sarà il caldo. Comunque mi faresti un caffè per il tavolo 2? Anche se ti viene troppo pressato, non importa. Glielo porto lo stesso.- ringhiò.

Angela spalancò gli occhi e balbettò qualcosa, ma Emma si era già allontanata per servire una coppia di ragazzi appena arrivata.
Emma portò il caffè al tavolo di Tom e un piattino con lo scontrino del conto.

-Ecco qui.-

-Grazie.-

Teneva gli occhi bassi. Non voleva incrociare il suo sguardo.
‘Ti prego dimmi che Tom ha un fratello gemello stronzo, ti prego.’ Pensava Emma.
Tom sorseggiò il suo caffè per qualche minuto, guardando un punto fisso davanti a lui. Poi si alzò dal tavolino senza dire una sola parola, lasciando le banconote sul tavolo ed uscendo dal locale senza nemmeno salutare.

Tin Tin Tin.

Il suono del campanellino sulla porta quando qualcuno usciva.

Emma era senza parole. Non sapeva che cosa pensare.
Che diavolo era appena successo?
Sembrava tutto così irreale.
Ma perché si era comportato così?
Emma cercò di non pensarci: doveva restare lucida almeno al lavoro.
Continuò a prendere ordinazioni ai tavoli e a portare vassoi di bibite, cercando di sorridere.
Ma con la coda dell’occhio, appena poteva, sbirciava fuori dal locale.
Tom era lì fuori, davanti alla porta d’ingresso, immobile.
Fumava una sigaretta nervosamente e teneva l’altra mano in tasca.

Stava aspettando qualcuno.

‘Sta aspettando che io finisca il turno?’.  A Emma venne spontaneo chiederselo.

‘Se davvero sta aspettando me, giuro che appena esco di qui lo prendo a calci.’ Si disse.

Ma sapeva già che non lo avrebbe mai fatto. Avrebbe voluto, perché se lo meritava, ma non ci sarebbe riuscita.
Il cuore le palpitava già più velocemente del solito: la sola idea che stesse davvero aspettando lei , le faceva sciogliere il sangue e sentiva le guance colorarsi di rosa.
‘Naturalmente dovrà darmi delle spiegazioni. E io non cederò alle sue scuse così facilmente, sia chiaro’. Ripeteva dentro di sé Emma, mentre portava una caraffa di Coca-Cola con limone.
Prese un vassoio pieno di bevande per servirle ad una tavolata di ragazzi e passò di fianco ad una delle gigantesche finestre della sala.

Sbirciò fuori.

Tom era ancora lì, con un’altra sigaretta in bocca.
Ad un tratto, vicino al marciapiede, si accostò una macchina nera, dalla quale scese una ragazza dai capelli biondo platino, vestita con un cortissimo tubino beige e tacchi. Indossava un paio di occhiali da sole enormi, che le coprivano mezza faccia.

Sì fiondò letteralmente su Tom, abbracciandolo con trasporto.

Emma rimase lì, impalata, a guardare la scena con il vassoio in mano.
Poi la ragazza afferrò il viso di Tom e lo baciò in bocca senza esitare.

Un bacio esagerato, quasi volgare.

Tom non si mosse di una virgola: non la allontanò, non abbassò il viso per evitare il contatto.

Ricambiò il bacio, facendo scendere le mani sui suoi fianchi e stringendola a sé.

Tom e la ragazza dalla testa color platino stavano limonando con passione, senza vergogna, in mezzo ad un marciapiede affollato, davanti al locale in cui Emma lavorava.

Il vassoio che Emma aveva retto fino a quel momento cadde a terra con uno scroscio e i vetri dei bicchieri rotti si sparpagliarono per il pavimento.
 





ANGOLO D'AUTORE.

Buonasera a tutti!
Boom. Colpo di scena eheh...Questo è sicuramente un capitolo di svolta, dove Emma si accorge finalmente che forse non è davvero tutto 'rose e fiori'. Spero vi piaccia e aspetto sempre i vostri pareri :)
A prestissimo,
Vi_Dragonfly
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Dragonfly_95