Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Machi16    15/01/2017    2 recensioni
Le tracce di quegli insulsi pensieri che i due si scambiavano attraverso gli occhi diventarono parole precise, esse delinearono il loro essere Holmes e Watson e allo stesso tempo Watson e Holmes.
Non era mai esistito l' uno senza l' altro perché in una maniera sconosciuta e misteriosa i due erano complementari, in una maniera altamente improbabile e lo si vedeva ogni qual volta i loro sentimenti avversi combaciavano e il loro risolvere misteri indicava un lento districarsi della loro anima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 

"Ho vissuto nell'oscurità per molto tempo e negli anni i miei occhi
si sono adattati al buio, che è l'unico mondo in cui riesco a vedere."


Sparpagliava pezzi di se al suolo cercando di ricomporli tra il fango e la nebbia, continuava a cercare quelle piccole briciole di un esistenza scomposta proprio come un mendicante cercherebbe di raccogliere le monetine cadute per sbaglio dalla tasca di qualche ricco imprenditore.

Quel maledetto fango, però, continuava a coprire tutto mischiandolo, avvolgendolo, ingurgitandolo nelle profondità di una terra nascosta proprio come il seme della sua memoria e di quei ricordi che suo malgrado era riuscito a dimenticare, perché?

Per tutta la sua vita si era allenato ad immagazzinare solo le informazioni realmente utili e ad eliminare quelle che definiva mediocri o non importanti allo sviluppo non solo della sua attività ma anche della sua esistenza, non sapeva nulla di letteratura, filosofia o astronomia, capiva e si interessava relativamente poco della politica ma compensava questi suoi voluti limiti con la chimica, l’ anatomia o la politica scandalistica. Era sempre filato tutto liscio seguendo questo basilare schema di sopravvivenza, almeno fino a quel preciso momento in cui sfidando se stesso aveva sfidato anche ognuna delle sue mancanze riportandole alla luce nella maniera più brutale possibile, eppure, alla brutalità ci era abituato, ne conosceva i segni che a tratti riportava anche sul suo corpo.

Il cielo era cupo proprio come la terra su cui era disteso Sherlock Holmes, uno dei più grandi detective Londinesi era sdraiato sul fango proprio come un maiale, inerme e a pancia in su per dichiarare una sconfitta che sapeva di muffa e marcio, nemmeno Moriarty era mai riuscito a ridurlo così. Il gioco con quel genio del crimine era stato divertente, una continua danza di menti brillanti che si incontrano e si scontrano fino all’ orlo della fine, la sua fine o forse no? Forse anche quell’ astuto criminale dai tratti semplici era semplicemente una marionetta in mano a qualcun altro, una mente così ampia tenuta sotto scacco da qualcuno che conosceva bene eppure non se ne ricordava.

Questa volta Sherlock era sicuro che nemmeno John lo avrebbe perdonato e, mentre la terra si impregnava ancora più insidiosamente su di lui, ricordò con un briciolo di tristezza il giorno in cui lo aveva condannato a ricadere nei suoi sbagli, nei suoi dolori e nel suo continuo e costante bisogno di adrenalina.

Può un soldato non essere più un soldato?

Ricordò in maniera assai buffa i suoi baffi e quanto quella peluria informe cresciuta virilmente sul suo viso lo facesse sembrare più vecchio e cupo allo stesso tempo quasi volesse nascondere volontariamente quel sorriso che a volte compariva in maniera assai flebile sul suo volto, quasi fosse un accenno di un qualcosa di molto potente all’ interno. Perché si, lui spesso sorrideva dentro ma teneva a portata di mano una specie di filtro per le sue emozioni che gli permetteva di mostrarle piano piano, in maniera timida poiché ne aveva paura allo stesso modo in cui Sherlock temeva che esse potessero distruggerlo.

Erano simili nella loro diversità e ora che quel dottore, soldato, amico, era l’ unico abitante della sua mente ne vedeva chiaramente i tratti più nascosti e disparati scavandogli dentro in un modo in cui non era mai stato capace prima, era strano, incredibilmente strano ma allo stesso tempo magicamente piacevole. Assomigliava molto ad un sussurro, un vento caldo che si faceva breccia con calma nelle stanze oramai distrutte della sua mente rendendolo inerme e allo stesso tempo forte.

Non sapeva però dargli un nome, tutto quel marasma di emozioni erano sempre state per lui un difetto chimico che si trova nella parte perdente del cervello e, in quel momento, era esattamente dove lui si trovava, una macchina però non può imparare nuovi comandi se prima non viene resettata. Fu così che un barlume si presentò nei suoi occhi ormai vuoti e lo costrinse ad alzarsi da quel terreno impervio, si tolse la sporcizia di dosso senza riuscirci veramente ma non gli importava d’ altro canto ora per un secondo si era sentito vivo come se tutto potesse essere possibile e i giochi fossero ancora aperti, lì a sua disposizione. Era talmente assorto nel suo entusiasmo che non vide nulla, non sentì il colpo sordo del collo di una pistola che lo colpì alla nuca, non vide il volto di colui che lo aggredì ma ne sentì  chiaramente la voce, era un timbro familiare e profondo proprio come il suo. Tutto accadde in un attimo, lo stesso attimo nel quale tutto era cominciato.

“Ti sono mancato fratellino?”

Sherlock Holmes cadde di lato come una bambola di pezza, i suoi occhi erano aperti ma riusciva a vedere solo a tratti i fasci d’ erba che lo contornavano facendogli da cuscino e più tentava di rimanere sveglio più la ferita alla testa prendeva a sanguinare copiosamente.

“Ti credevo più intelligente, sai?”

L’ aggressore con fare sicuro rimise la sua nove millimetri nella fondina di pelle nera che teneva accuratamente riposta sotto la giacca di cachemire grigia di prima qualità e conservata con cura quasi andasse sfoggiata nelle più grandi occasioni e , forse, quella era la più importante della sua vita da molto tempo, non si scompose nemmeno a trascinare il corpo del fratello giù per il vialetto fino alla sua macchina, si limitò a trascinarlo in maniera scomposta e a tratti crudele ridendo a crepa pelle dell’ ironia della situazione.

Era un piano che architettava da sempre in maniera assai precisa e meticolosa coltivandolo come il più proficuo dei pensieri e il solo scopo di una vita di solitudine e reclusione.

Ora i giochi si erano ironicamente ribaltati e l’ unico protagonista stava per diventare colui che era nato e cresciuto nell’ ombra oscura e tenebrosa di un destino scelto per lui. Era il frutto di ciò che gli avevano fatto o più probabilmente di ciò che si era fatto, ora non importava più perché mentre caricava il corpo inerme di suo fratello nella sua BMW nera riusciva a provare quel senso di appartenenza che per tutta la vita gli era stato negato, lo sentiva riempirgli i polmoni come se stesse respirando per la prima volta, come se si sentisse vivo e insensatamente felice di esserlo restando inerme alla luce del sole che d’ ora in poi non lo avrebbe più bruciato.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Machi16