Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Alexis Laufeyson    15/01/2017    3 recensioni
[Versione francese "Roméo et Juliette- Les enfants de Verone"]
Dicono che, se vai a Verona, c'è una zingarella che il futuro te lo legge nelle carte e che, se glielo chiedi con gentilezza, della Tragedia ti sa raccontare ogni dettaglio -perché lei se l'è vista scorrere sotto agli occhi, e con i Re del Mondo ci ha vissuto per davvero.
Se le dai una moneta, poi, può persino cantarti una canzone.
Tuttavia c'è qualcosa che non dice mai, perché le fa troppo male ricordare: non dice che la Bianca, in quell'anno del Signore 1303, s'era presa anche il suo, di amore, e che lei ora dorme sulle scalinate del Duomo perché vorrebbe ancora sentire il suo profumo.
Nessuno sa il suo nome, forse neanche ce l'ha, eppure lei Mercuzio Dalla Scala lo ha amato lo stesso e sa che, se chiude gli occhi, sulla labbra può sentire ancora il suo sapore.
__________
Tutti voi, chi più chi meno, sarete sempre comparse. Per i sentimenti degli altri non c'è mai spazio nelle grandi storie.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mercuzio Della Scala, Sorpresa
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La Forza
 
 
"Vous êtes à Vérone, on parle de Vérone
Ici le venin de la haine coule dans nos vies
Comme dans nos veines
Bien sûr nos jardins sont fleuris
Bien sûr nos femmes sont belles et puis
C'est comme un paradis sur terre
Mais nos âmes elles sont en enfer"
1

 
 
Nei tarocchi, la forza simboleggia la vittoria dell'intelletto sull'istinto bestiale o un successo dovuto all'astuzia, ma se esce rovesciata, presagisce fallimenti a causa dell'impulsività; probabilmente, se ogni singolo abitante di quella città ti avesse chiesto di leggergli le carte, la forza capovolta sarebbe stata come un dio sulle pietre di piazza Bra: onnisciente e onnipresente.
Ci avevi fantasticato spesso, ai tempi: era facile predire il futuro di un Montecchi o di un Capuleti, perché lo scontro era una costante nelle loro vite, e comunque ogni volta finiva col sangue che correva per le strade… d'altro canto, a Verona non c'era persona che non fosse schierata da una o dall'altra parte, e persino il più santo si era trovato con la mano al collo del nemico almeno una volta.
Mercuzio rideva di quell'idea; gliel'avevi confessata una delle tanti notti passate davanti al Duomo, in una primavera che mai avresti pensato sarebbe stata l'ultima, perché, suvvia, chi mai pensa alla morte quando tutto intorno la vita rinasce?
Eppure ti eri ritrovata in mezzo alla tragedia senza neanche rendertene conto, quella stessa tragedia che per tutti è stata 'di Romeo e Giulietta', ma che nessuno pensa mai di chiamare 'di Mercuzio' o 'di Paride' o 'di Tebaldo'… tutti voi, chi più chi meno, sarete sempre comparse.
Per i sentimenti degli altri non c'è mai spazio nelle grandi storie.
Quel giorno erano stati quegli altri ad iniziare la lite; li avevi visti dal tuo piccolo angolo di mondo, mentre giravi le carte di qualche amica e osservavi gli altri passeggiare vicino all'Arena: il rosso dei Capuleti era spuntato da dietro un vicolo come sangue, e subito s'erano tutti messi a ridere, ad alzare le gonne delle donne, a lanciare insulti contro la casata avversa e a punzecchiare gli uomini fino a che la tensione nell'aria era diventata come pane -la si poteva tagliare col coltello.
Sentivi la puzza di guai persino da lì, nascosta all'ombra del grande Anfiteatro, e quando avevi visto Mercuzio stiracchiare pigramente le gambe e poi balzare davanti Tebaldo, quell'olezzo dapprima fastidioso era diventato nauseante; non ci era voluto molto prima che la grande piazza si spartisse come le acque di Mar Rosso: donne e uomini assieme, tutti i giovani delle due casate che si guardavano in cagnesco, pronti allo scontro -tanto le vostre anime erano già all'Inferno, quindi a che pro rifiutare un po' di sano odio?
Ti eri affiancata a Mercuzio come fanno i gatti di strada, silenziosa, ed eri quasi ridicola paragonata a lui: potevi vedere le donne Capuleti ridacchiare al tuo indirizzo, puntare il dito, ma non erano state più così felici quando, attimi dopo, si erano ritrovate con i bei faccini tutti graffiati.
L'aria era satura di grida e di minacce e molti già si stringevano al petto le braccia rotte e le mani sanguinanti quando il principe era giunto a fermare quell'ennesima guerriglia e a minacciare tutti voi -tutti, sì, persino il suo stesso parente- di morte se aveste osato ancora disturbare la pace con le vostre contese.
Mercuzio aveva riso e aveva risposto al richiamo del principe con un'ironia tutta sua, eppure tu l'avevi vista, nei suoi occhi verdi, quella luce di prudenza e di tormento, la stessa luce che gli vedevi brillare ogni notte tra le ciglia.
E così ti eri accorta di amarlo tra i fumi dell'odio, ma ti eri accorta di amarlo tutto, perché quando un Capuleti qualunque si era avvicinato per affrontarlo, poco prima, avevi avuto paura di perderlo, e solo dopo ti eri resa conto di essergli stata accanto dall'inizio alla fine, di aver persino provato un senso di vittoria quando, mano alla bocca, ti aveva guardato e aveva riso durante quel rimprovero che, ad uno come lui, doveva apparire come estremamente divertente.
Forse è per questo che non gli dicesti mai cosa avevi visto nei tarocchi quella stessa sera, perché temevi che non avrebbe più sorriso, che, in qualche modo, avrebbe creduto alla triste combinazione della torre e della forza rovesciata… impossibile, sì, perché Mercuzio credeva a tutto, persino alle favole per bambini, ma alle carte non aveva mai dato peso. A lui piaceva rubartele e chiedere il riscatto di un bacio, gli piaceva sventolarle in aria e farsi rincorrere per la piazza, gli piaceva parlar d'amore e far sentire in colpa il povero Benvolio, ma delle carte no, non gli sarebbe mai importato troppo.
Sono solo tarocchi, dopotutto…

 



 
1"Siete a Verona, parliamo di Verona/ Qui il veleno dell'odio corre nelle nostre vite/Come nelle nostre vene/ Certamente i nostri giardini sono floridi/Certamente le nostre donne sono belle e in più/E' come un paradiso in terra/Ma le nostre anime sono all'Inferno."
 


 
*Angolo dell'Autrice*: Se siete arrivati fin qui significa che devo costruirvi una statua. E' la mia prima long ed è fatta senza pensarci quindi ave a coloro che sono riusciti a sopportarmi per due capitoli interi!
Con questo capitolo entriamo nell'opera vera e propria, che si apre proprio con "Verone" e che vede Mercuzio e Tebaldo balzare fuori dai rispettivi gruppi e prendersi letteralmente per la gola: da qui in poi la storia seguirà il corso dello spettacolo, in cui aggiungerò le riflessioni della protagonista, che in realtà è un mix delle varie ballerine con cui John entra in contatto (per questo non ha nome ma, se volete, per me lei è Mab).
Per chi avesse dei dubbi, il Mercuzio di John è bi(se non pan)sessuale -a differenza di quello di Luca che è palesemente gay- infatti lo si vede fare la corte a parecchie signore tante volte quante la fa a Tebaldo, e quando parla "casualmente" di andare a letto con uomini più vecchi sappiamo che non disdegna neanche la compagnia del proprio sesso… quindi sì, tecnicamente Mab potrebbe essere ricambiata ma chissà? ;)
Ci vediamo al prossimo capitolo, miei prodi, ma prima una domanda: Montecchi o Capuleti?
Un beso,
 
-Alexis
 

 
 
 
 
   
 
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