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Autore: RedFoxx    17/01/2017    4 recensioni
Il mondo di Naruto viene mescolato con elementi appartenenti a Blue exorcist, sullo sfondo di una moderna Tokyo. Naruto, mezzo demone e mezzo umano, dovrà prendere una decisione e Sasuke lo aiuterà. Forse.
Grazie a chiunque si fermerà a leggere questa ff, in caso contrario sciagura a voi! (cit.)
Pairing: NaruSasu.
RedFoxx
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Salve! Scusate il catasrofico ritardo, ma tra le feste e lo studio, non avevo mai tempo i scrivere. Comunque ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia. L'ho scritto in velocità, quindi perdonate eventuali errori. provvederò a correggerli. Buona lettura :)

RedFoxx




 

                 Sorprese







Passò un’altra settimana. Le lezioni si susseguirono tranquillamente, anche se si stavano facendo più toste. Più di una volta Naruto era stato rimproverato in aula per essere disattento o non saper le cose.

 

Una scena alquanto comica fu quando il biondo chiese a Sasuke di aiutarlo. Gli si presentò davanti, le mani tormentate dal nervoso. Era combattuto. Il suo orgoglio gli diceva di lasciar stare, di non chiedere aiuto. Dall’altro canto, doveva impegnarsi o non avrebbe mai raggiunto qualche risultato. Sasuke accettò e ogni sera dopo cena sparpagliavano libri e quaderni su un tavolo della mensa e si sedevano sulla stessa panca.

 

«Ahi!»

 

«Te la meriti dobe! Come fai a non capire?»

 

Naruto si massaggiò la testa dove aveva ricevuto il pugno.

 

Sasuke sospirò, armandosi di pazienza. Stava per rimproverarlo per la decima volta, quando vide lo sguardo avvilito dell’altro. Si vedeva che si impegnava.

 

«Scusa, a volte dimentico che comunque hai saltato un anno di scuola. Dai, riprova.»

 

Naruto annuì e si chinò nuovamente sul quaderno. La matematica non era il suo forte, ma per sua fortuna per essere esorcisti, non bisognava avere una laurea in tal materia.

 

Analizzò il biondo, ora di profilo. Aveva le sopracciglia corrucciate da quanto era concentrato, la lingua che spuntava da un angolo della bocca. Nel silenzio si sentivano solo i rintocchi dell’orologio sulla parete e la matita grattare sul foglio. Sasuke si avvicinò al biondo, per analizzare meglio ciò che stava scrivendo. Sentì più chiaramente il suo profumo. Sapeva da fresco, dovuto all’ammorbidente, misto a vaniglia. Vi era una nota strana che non riusciva mai a decifrare. Sembrava l’odore del fuoco. Non da fumo o che, proprio da fuoco, da calore. Era uno dei profumi più buoni che avesse mai sentito e lo attraeva in maniera incontrollata.

 

Dall’altra parte, Naruto sentì Sasuke avvicinarsi ancora di più e per un istante, la coda ebbe un guizzò.

 

Quando ebbe finito l’espressione matematica, guardò Sasuke con occhi imploranti.

 

Il moro finì di leggere l’ultimo passaggio e annuì col capo.

 

«Inaspettatamente è giusta. Forse sei meno dobe di quanto vuoi far credere.»

 

Naruto esausto, lasciò sbattere la testa sul foglio.

 

«Basta Sasuke. Continuiamo domani.»

 

L’esorcista controllò l’ora.

 

«Va bene. Devo abbandonarti nuovamente. Ho una riunione con gli altri insegnanti.»

 

Raccolsero le cose e tornarono nella loro stanza, appoggiandole sulla scrivania.

Sasuke si mise la giacca e una sciarpa.

 

«Se me ne vado un’ora, riesci a non combinare disastri?»

 

Memore di ciò che era successo, il biondo annuì con convinzione. Gli dovette giurare di non uscire per nessuna ragione al mondo, neanche se vedeva qualcuno morire davanti la porta del dormitorio.

 

«Parola di demone.»

 

Sasuke assottigliò gli occhi, non molto convinto.

 

«Eddaiiii Sas’ke. Vai.»

 

Prese a spingerlo verso la porta.

 

«Farò il bravo, prometto. Buona riunione.»

 

Naruto tornò nella loro stanza. Prese il portatile di Sasuke e lo accese, mettendo un po’ di musica.

 

«Che odio il silenzio...»

 

Prese il pigiama e si diresse alle docce. la musica che fuoriusciva dalla porta aperta lo faceva sentir meno solo. Nel bagno, appoggiò Brisingr ad una parete.

 

Cominciò a canticchiare, seguendo il brano, si lavò, si asciugò e si vestì. Si diresse ai lavandini per lavarsi i denti, quando si accorse che la musica non si sentiva più. Smise di spazzolare i denti, rimanendo nel più totale silenzio. Non sentendo nulla di fuori dall’ordinario, continuò. Sputò il dentifricio e si sciacquò la bocca.

 

Aveva una brutta sensazione, anche se non sapeva spiegarsela.

 

Si tolse la custodia dalla spalla e tirò fuori la katana. Lasciò cadere la stoffa a terra e spiano sguainò la lama. Le fiamme lo ricoprirono, illuminando debolmente il corridoio e le scale annesse. Si incamminò piano, circospetto, alla loro stanza. La katana alta davanti a sé, pronto a difendersi da eventuali nemici. Ora che era più vicino, sentiva dei rumori provenienti dalla camera. Prese coraggio e entrò urlando nella stanza, alzando Brisingr sopra la sua testa, pronto a colpire l’intruso con un fendente.

 

«MA SEI SCEMO?!»

 

L’urlo che riconobbe provenire da Sasuke riuscì a bloccargli l’attacco a mezz’aria. Aprì gli occhi, che aveva chiuso nella foga dell’attacco e vide l’esorcista che si riparava il viso con un braccio e con l’altro gli puntava una pistola.

 

Naruto abbassò Brisingr, senza però riporta subito ne fodero.

 

Sasuke invece non aveva ancora abbassato la sua, di arma.

 

«Scusa. Avevo sentito dei rumori e temevo fossero gli stessi dell’altra volta.»

 

Sasuke capì che alludeva ai fantasmi dei suoi genitori.

 

«Puoi abbassare quella pistola? Mi metti ansia.»

 

«Prima tu rinfodera la tua katana.»

 

Naruto lo guardò, piegando leggermente la testa di lato. Inconsciamente la mano strinse un po’ più forte l’elsa decorata. Un sorriso malizioso gli apparve in viso e con voce suadente gli disse

 

«Non ti fidi di me? Mi spareresti?»

 

Vide gli occhi di ossidiana farsi più sottili e ferrei.

 

«Se ce ne fosse bisogno, si. Come credo che tu, se dovessi difenderti, agiresti senza remore.»

 

Il biondo sospirò e ripose del fodero la spada, estinguendo le fiamme. Il moro abbassò la pistola e la mise sulla sua scrivania.

 

«Vado a recuperare la custodia.»

 

Attraversò il corridoio buio, raccolse la custodia di stoffa e vi ripose Brisingr. Tornò in camera e vide Sasuke seduto alla scrivania che sistemava delle carte. Notando l’orologio, vide che si era fatto alquanto tardi, così decise di coricarsi a letto. Sotto il piumone, si mise sul fianco sinistro per non avere la luce in faccia.

 

«Se ti dà fastidio, la spengo e vado in mensa.»

 

Naruto lo guardò da sopra la spalla , scuotendo leggermente la testa.

 

«No tranquillo. Fai pure.»

 

Si risistemò nel letto, cercando la posizione migliore per dormire. Rivolto verso il muro, vedeva luci e ombre che si proiettavano sullo stesso.

 

«Non andare a dormire troppo tardi.»

 

«Ti preoccupi per me?»

 

«Semplicemente non vorrei tu diventassi più scorbutico del solito, che poi devi sorbirti io, teme.»

 

Sasuke scoppiò a ridere. Le ciocche ribelle gli andarono davanti agli occhi e con una mano le tirò indietro.

 

«Ah ecco, mi sembrava. Dormi dobe.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto si trascinava verso il dormitorio. Ad appesantirlo, una borsa della spesa zeppa di cibarie. Aveva concordato con Sasuke che avrebbero fatto la pizza quella sera, quindi finite le lezione, decise di passare al supermarket. Sasuke si sarebbe trattenuto ancora un po’ in Accademia, ma l’avrebbe raggiunto presto. Arrivato davanti l’ingresso, posò l’asporta per terra e si mise a frugare nello zaino. Non trovando le chiavi ebbe un attimo di panico e si accucciò per terra. Appoggiato lo zaino, lo rovesciò come un calzino, facendo cadere sul selciato tutti i quaderni. Un tintinnio famigliare gli fece tirare un sospiro di sollievo. Sbuffando, rimise tutto dentro e aprì la porta.

 

Dopo essersi tolto la divisa in camera ed essersi messo una tuta per stare comodo, si diresse verso la cucina. Camminando, massaggiava delicatamente la coda indolenzita, soffermandosi sul ciuffo finale, districando i rari nodi che si formavano.

 

Accese tutte le luci della mensa, accese la radio e rovesciò la busta della spesa sul bancone della cucina. Cominciò a tagliuzzare la mozzarella, ondeggiando la coda a tempo di musica.

 

Sasuke lo trovò così, che tagliava e raggruppava i vari ingredienti ballando sul posto e canticchiano. Si sporse e gli rubò un pezzetto di würstel appena tagliato.

 

«Hei teme! È per la pizza! Se ne mangi ne metteremo meno sul tuo lato.»

 

Il moro alzò gli occhi al cielo e si arrotolò le maniche. Dopo essersi lavato, prese l’impasto per la pizza già fatto e lo stese sulla teglia.

 

Farcirono la pizza e come promesso, sul lato dell’esorcista vi erano meno würstel. Mentre Sasuke riordinava il piano, Naruto rimase incucciato davanti al forno, la coda che si muoveva agitata, impaziente di vedere la pizza cuocersi.

 

«Dobe non è che se la fissi, le metti fretta e si cuoce prima. Piuttosto, dammi una mano e prepara un tavolo.»

 

«Agli ordini mamma.»

 

Mentre gli passava di fianco, Sasuke gli mollò uno colpo sulla nuca, come vendetta per l’appellativo affibbiatogli. Naruto si massaggiò la parte lesa, borbottando parole incomprensibili.

 

La musica riempì la grande mensa, rendendo l’atmosfera rilassata. Avevano raggiunto un equilibrio tra loro, dovuto alla vicinanza quotidiana. Ognuno faceva qualcosa, dividendosi i lavori, come fossero una famiglia.

 

Quasi non sembrava che uno era un mezzo demone, figlio di Kurama e l’altro un esorcista, nonché professore, incaricato di sorvegliarlo.

 

Quando fu pronto, mangiarono e poi, come ogni sera, Sasuke lo aiutò nello studio.

 

«Dai Naruto, non c’è molto da capire. Queste cose dovresti saperle a memoria ormai.»

 

Il biondo gonfiò le guance e guardò il quaderno come se volesse incenerirlo. Con un gesto secco, fece un segno sulla pagina, cancellando tutto ciò che aveva scritto e sbatté la testa sul tavolo. Un gemito di rassegnazione giunse alle orecchie di Sasuke, che stava raggiungendo il limite della sua pazienza. Si tirò su le maniche con cattiveria e prese l’altro per i capelli. Gli alzò la testa e lo voltò verso di lui. I loro visi erano vicini, tanto che per poco i nasi non si toccavano.

 

«Se non la smetti e ti applichi come si deve, ti sparo un colpo in fronte.»

 

Il biondo sgranò gli occhi sconcertato e con le mani provò ad allentare la presa dell’altro.

 

«Ma sei scemo?!»

 

«No, tu sei scemo!» Gli mollò i capelli. «Come fai a non capire questa cosa semplicissima? Te l’ho spiegata una decina di volte. Sei proprio una capra.»

 

Naruto, che si stava massaggiando la cute, si infervorò e lo spinse. Sasuke per non cadere indietro, si aggrappò alla maglia del biondo. Ristabilito l’equilibrio, mollò la presa. Prese il quaderno e glielo sbatté sul tavolo, davanti al naso.

 

«Impara questo schema a memoria se proprio non riesci a capirlo. Lo ripeterai a pappagallo se i tuoi poveri neuroni non ce la fanno.»

 

Il biondo perse la pazienza, fissò il quaderno infondendovi tutta la frustrazione che provava e quello prese fuoco.

 

Entrambi sobbalzarono, non aspettandosi i fogli in fiamme. Naruto cominciò a urlare shockato «Il mio quaderno! Gli appunti!»

 

Sasuke ebbe la prontezza di prendere la bottiglia di acqua li vicino e spegnere le fiamme. L’accartocciò, ormai vuota, e la posò sul tavolo. Naruto guardava allibito le pagine bruciate e ora bagnate, dalle quali si leva un rivoletto di fumo.

 

Si alzò e andò a prendere scopa e paletta. L’esorcista era ancora seduto e lo guardava buttare le ceneri per terra e raccoglierle. Aveva usato di nuovo le fiamme senza estrarre Brisingr. Se si fosse allenato e concentrato, avrebbe potuto usarle senza la katana, richiamandole a comando. Se si fosse trovato disarmato o nelle condizione di non poter usare la spada, avrebbe potuto comunque combattere.

 

Si massaggiò le tempie e respirò a fondo.

 

«Lasciamo stare Naruto, andiamo a dormire che ormai è tardi.»

 

L’altro stava cercando di raggruppare ciò che restava del suo quaderno per la scopa e poi avvicinò la paletta.

 

«Vai, finisco qua e ti raggiungo.»

 

Sasuke si avviò in camera. Si lasciò cadere stancamente sulla sedia della sua scrivania e raccolse il materiale da mettere nello zaino per domani. L’occhio gli corse al calendario appeso alla parete tra i due tavoli. La data del giorno dopo era cerchiata e strani simboletti la adornavano. Attorno al 10 di Ottobre vi erano disegnati una torta di compleanno e un regalo. Sotto una piccola scritta: “Mio compleanno”. Il suo non poteva essere, essendo che era nato a Luglio, quindi doveva essere il compleanno di Naruto. Finì di preparare le cose per il giorno dopo e si mise a letto, dando le spalle alla stanza. Sentì Naruto entrare in stanza e coricarsi, senza dire nulla.

 

Il giorno dopo si svegliarono e come sempre si prepararono, dopo aver fatto colazione. Prima di mettere la camicia, a petto nudo, comincio ad avvolgersi la coda per nasconderla. Vide che Sasuke lo stava osservando e si interruppe, la punta della coda che ondeggiava, in attesa di una reazione dell’altro.

 

«Che c’è?»

 

«Ah non lo so, sei tu che mi fissavi.»

 

«Ah si. Niente.»

 

Il biondo corrucciò la fronte, non convinto della risposta, e finì di arrotolare la coda. Appiattì il ciuffo finale e si mise la camicia della divisa.

 

«Ti fa male?»

 

Alzò lo sguardo, continuando ad abbottonarsi, cercando di non sbagliare asole.

 

«Che cosa?»

 

Il moro era già pronto, lo zaino su una spalla. Gli indicò il busto.

 

«La coda. Deve essere scomodo tenerla così tutto il giorno.»

 

Naruto si mise la giacca della divisa e la chiuse.

 

«Un po’. Ma non possiamo incorrere nel rischio che qualcuno la veda no? Chiunque abbia ricevuto il mashou può vederla, quindi.»

 

Sasuke annuì col capo e si diresse verso l’uscita. Quando Naruto notò che l’altro non aveva preparato il bento per il pranzo, glielo fece notare. L’Uchiha gli rispose che non aveva avuto tempo di prepararli e gli disse di prendersi qualcosa alla mensa.

 

La mattinata si svolse noiosa. Durante l’ora di inglese venne ripreso perché distratto. Si era perso a guardare fuori dalla finestra, ripensando al suo povero quaderno. Avrebbe dovuto chiedere a qualche compagno di classe gli appunti. Quando suonò la campanella segnando la fine delle lezioni, vide Sasuke sull’uscio della porta che lo attendeva. Si mise in spalla lo zaino e la custodia e lo raggiunse.

 

«Che succede?»

 

«Niente, seguimi.»

 

Il biondo lo seguì nel bagno dei maschi e quando lo vide tirare fuori il mazzo di chiavi, vide che selezionò la stessa di quando erano andati a Tokyo.

 

«Dove andiamo?»

 

«A pranzo. Dai entra.»

 

Come l’altra volta, giunsero nel magazzino del negozio. Uscirono salutando Frank e si immsersero nel caos della città. L’esorcista faceva strada nella folla e il biondo lo seguiva a ruota.

 

«Come mai siamo a Tokyo? Che dobbiamo fare?»

 

Sasuke lo guardò da sopra la spalla, lanciandogli uno sguardo come se fosse scemo.

 

«Per mangiare no? Che altro? Dai muoviti.»

 

Tese la mano dietro e Naruto la prese. Si sentì strattonare e sgusciarono tra le persone. La presa di Sasuke era forte, per evitare che si separassero e si perdessero nella folla. Naruto riconobbe la via.

 

«Andiamo a mangiare ramen?» chiese speranzoso.

 

«Si dobe.»

 

Il biondo felicissimo, lo superò e cominciò a correre, trascinandoselo dietro. Arrivarono al chioschetto di Ichiraku e si sedettero. Ordinarono e quando arrivarono i piatti cominciarono a mangiare. Quando finirono, Naruto emise un sospiro di soddisfazione.

 

«Buonissimo, come sempre. Toglimi una curiosità teme.»

 

Sasuke era seduto alla sua destra. Aveva appoggiato il gomito destro sul bancone, sostenendosi la testa con la mano. Era girato verso il biondo.

 

«Dimmi.»

 

«Perchè siamo venuti qua? Avevi detto che non ti piaceva tanto il ramen.»

 

«Vero. Ma...»

 

Si abbassò e rovistando nello zaino, tirò fuori un pacchetto incartato.

 

«Oggi è il tuo compleanno, non il mio. Quindi era giusto che tu potessi mangiare il tuo piatto preferito.»

 

Gli porse il regalo e il biondo lo prese in mano. Era rimasto sconcertato. Era il suo compleanno e se l’era dimenticato.

 

«Il mio compleanno… è vero!»

 

In quel momento Ayame e il padre Teuchi posarono una piccola torta davanti al biondo e cominciarono a cantare tanti auguri.

 

Il biondo arrossi e sorrise imbarazzato, grattandosi la nuca come faceva sempre in quei momenti. Quando la canzone finì soffio sulle candeline. La torta venne tagliata e ne mangiarono tutti una fetta. A metà, tra un boccone e l’altro, si ricordò del regalo. Si diede una pacca sulla fronte e lo prese. Era sottile e largo. Si volò verso Sasuke, sospettoso, il quale fece un ceno di incoraggiamento a scartarlo.

 

La carta da regalo rivelò un quaderno, rosso. Naruto cercò di trattenere la delusione e lo guardò, in cerca di risposte.

 

«Un...quaderno?»

 

Sasuke gli puntò la forchettina da dolce addosso.

 

«Non un quaderno, è IL quaderno.»

 

Il biondo aggrottò le sopracciglia, non capendo.

 

«Resta comunque un quaderno.»

 

L’altro fece segno di no con la forchettina, rischiando di lanciare i residui di torta.

 

«Non è un comunque quaderno. L’ho reso ignifugo. Adesso potrai arrabbiarti quanto vuoi, non hai più scuse per non studiare.»

 

Naruto si rigirò il regalo tra le mano. Non era nulla di prezioso, ma era un regalo meraviglioso a modo suo.

 

Di slancio lo abbracciò e gli scoccò un bacio sulla guancia. Tornò a rigirarsi il quaderno tra le mani contento e lo mostrò ad Ayame spiegandole del piccolo incidente della sera prima.

 

Sasuke era rimasto di sasso, il braccio con la forchettina ancora sollevato. L’aveva abbracciato e gli aveva dato un bacio. Sulla guancia, ma sempre un bacio. Si toccò la pelle con l’altra mano. La sentì formicolare.

 

Rimasero lì ancora un po’, ma poi tornarono all’Accademia per le lezioni del corso per esorcisti.

 

Mentre percorrevano il corridoio in penombra per raggiungere la classe, Naruto non la smetteva di parlare. Ad un certo punto si fece serio e muto, all’improvviso.

 

Il cambiamento fu così radicale che Sasuke di fermò.

 

«Dobe che hai?»

 

Naruto aveva gli occhi fissi sul pacchetto che aveva in mano. Ayame aveva insistito che si portassero a casa la torta avanzata.

 

«é il primo compleanno che festeggio senza i miei genitori.»

 

Il moro si sentì a disagio, non sapendo cosa dire o fare. Fece un passo nella sua direzione, ma vide che Naruto stava sorridendo.

 

«Tutto okay?»

 

«Si si. Credo che i fantasmi dell’altra volta mi abbiano scombussolato per bene. Eh eh eh.»

 

Si grattò la nuca ridacchiando.

 

«Che dobe. Dai, dammi la torta e vai a lezione. Ci vediamo stasera.»

 

«Ok! Allora a dopo.»

 

 

 

 

La lezione di sacre scritture riuscì ad intaccare la sua felicità. Era troppo noiosa. Per quanto si impegnasse, non ce la faceva a seguire. L’ora dopo ebbero una sorpresa. Asuma entrò dicendo di avere una annuncio.

 

«Ormai dovreste avere un’idea dei meister che volete apprendere no? Da oggi, per alcune ore la settimana, vi eserciterete esclusivamente in quello.»

 

Un brusio di eccitazione si levò dai ragazzi.

 

«Buoni, buoni. Ora verranno degli insegnati, ognuno per una delle cinque categorie. Quando si annunceranno seguiteli, in base al meister che volete apprendere.»

 

I suoi compagni andarono via a gruppetti, seguendo i relativi insegnanti. Rimasero Neji e lui, seduti nell’aula vuota. Ad un certo punto entrò un uomo alto, vestito con la solito divisa da esorcisti. Da una spalla sbuccava l’elsa di quello che aveva tutta l’aria di essere uno spadone. Capelli neri spettinati, aveva il viso nascosto in parte da delle bende.

 

 

«Sono Zabuza Momochi, esorcista di livello superiore, 2° classe. Sarò il vostro istruttore per la categoria Knight.»

 

L’uomo fissò i due ragazzi, seduto agli antipodi della classe. Notò che il biondo aveva una custodia per katane sul banco.

 

«Siete solo in due. Molto bene. Seguitemi, ci sarà da divertirsi.»

 

I due si alzarono e lo seguirono nel dedalo di corridoi finché non giunsero in una zona mai attraversata prima. L’insegnate li guidava a passo sicuro. Da dietro, Naruto poté vedere bene che tipo di arma avesse l’esorcista. Aveva tutto l’aspetto di una mannaia, ma in formato gigante. Superava in lunghezza Brisingr, su questo ne era sicuro. L’elsa era lunga anch’essa, tratti neri si alternavano ad altri bianchi. Poteva essere impugnata a due mani in tutta comodità.

 

Ad un certo punto la voce dell’insegnate lo fece sobbalzare, immerso com’era nella sua analisi.

 

«Se ve lo state chiedendo, questa è la mia Mannaia Decapitatrice.»

 

Neji trattenne il fiato rumorosamente, spalancando gli occhi.

 

«Cos-! Questo vuol dire che tu sei...»

 

«Esatto. Il demone della nebbia, appartenente ai Sette Spadaccini della Nebbia.»

 

Gli occhi del castano brillarono e Naruto gli rivolse un’occhiata interrogativa, ma vedendo che Neji non lo calcolava di striscio, si ripromise di chiederlo a Sasuke quella sera.

 

Giunsero in una piccola palestra. Era divisa in due, da un lato libera, con delle panche ammassate lungo la parete. Nell’altra metà dei corridoi formati da grate, simili a gabbie. Sulla parete vi erano dei cerchi di metallo con dei fori. Per ogni cerchio vi era un sezione e le grate dividevano ogni corridoio.

 

«Quelli a cosa servono?»

Zabuza si voltò guardando a cosa si riferisse.

 

«Quelli? Servono per allenar velocità e precisione. Quel macchinario spara palline da tennis a random. Si può scegliere la velocità e la quantità di palline che può sparare. Ovviamente devi prenderle tutte.»

 

«Figoo! Possiamo provare?»

 

«No. Più avanti forse. Ora.»

 

si diresse verso una delle panche, prendendo una sacca. Vi estrasse due spade di legno.

 

«Prima di cominciare, voglio vedere cosa sapete fare.»

 

Ne lanciò una ad ognuno e la presero al volo. Naruto, per comodità, tolse la tracolla dalla spalla e appoggiò la spada sulla parete, non lontano da lui.

 

Si misero uno di fronte all’altro, le spade alte davanti a loro. Zabuza si sedette, incrociando le gambe.

 

«Cominciate.»






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Come capitolo non ha eventi entusiasmanti, ma posso assicuare che nel prossimo ci saranno dei risvolti interessanti!

Ricordatevi di recensire! Mi fa un immenso piacere leggere cosa ne pensate e se apprezzate. Il più delle volte è questo che fa venire voglia di continuare a scrivere. :)

  
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