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Autore: Blackpanter    29/05/2009    2 recensioni
Una Bella sola, che si strugge nelle paure del passato. Lei, sotto uno pseudonimo, è una scrittrice e una cantante di fama internazionale con moltissimi Fan. Il suo unico appiglio per rimanere a galla è Joshua, un ragazzo con cui ha un rapporto molto stretto.
Cosa succederà alla povera Bella quando cerca di dimenticare? Un ombra ritorna a farle visita, insieme a tutti i problemi che aveva cercato di lasciarsi alle spalle. Tutto troverà una soluzione il giorno del solstizio d'estate.
Prima storia che scrivo su Twilight, siate clementi ^-^ Spero possa piacervi.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno

Il volto dell’angoscia

Un ultimo punto e la storia finisce. Sospirai chiudendo gli occhi e cercando di non iniziare a singhiozzare. Tutte le storie hanno una fine, la mia ne ha semplicemente avuto uno doloroso come un ferro incandescente nel petto. Ma cosa potevo aspettarmi di più? Sapevo che sarebbe andata così, tenevo solo questo pensiero lontano dalla mia mente e lontano dal cuore.

Ma adesso che il mio cuore si è frantumato e ha smesso di battere, perché fa ancora così tanto male?

«Bella, ci sei?» una voce mi riportò alla realtà, quella che vivevo tutti i giorni, quella che avrei barattato volentieri con l’oblio più totale.

«Sono qui» un semplice sussurro, ma sapevo che lui avrebbe sentito. Infatti, da dietro la porta, fece capolino Joshua con un sorriso sulle labbra, ma non appena mi vide davanti al computer con un espressione sofferente si incupì e sospirò.

«A che punto sei?»

«Ho finito. È finito tutto» i singhiozzi che cercavo di trattenere fluirono fuori di me come un alluvione che spezza l’ultima diga che era rimasta. Quel semplice punto alla fine della storia aveva cancellato tutte le difese che ero riuscita ad alzare attorno a me.

«No, piccola, non piangere. In un modo o nell’altro si sistemerà tutto. Non abbatterti proprio ora dopo tutto il lavoro che hai fatto» mi supplicò Josh correndomi in contro e abbracciandomi forte. L’unico pezzo di me ancora intatto era questo. Il mio affetto per lui, la volontà di non lasciarlo solo.

Avevamo la nostra storia in comune. Era molto simile e a volte sospettavo troppo uguale. Ci facevamo forza a vicenda, cercavamo di superare tutto, o meglio, io cercavo perché lui ci era riuscito. Ero solo io che continuavo a rimuginare sul passato e farmi ferire da questo. Lui era andato avanti, cercando di dimenticare. Eravamo così simili, ma così diversi.

«Non si sistemerà nulla Josh! Lui ha creato in me un buco troppo grande perché possa guarire» singhiozzai aggrappandomi con disperazione alla sua maglia e poggiando il capo sul suo petto. Le sue braccia si strinsero sulla mia schiena e le sue mani facevano lenti movimenti circolari nel tentativo di calmarmi.

«Shh, piccola. Tutto quello che non uccide guarisce, lo sai. Per questa ferita ci vuole solo un po’ più di tempo»

«Lo so, lo so! Sono solo stanca di soffrire»

«Allora non farlo. Lasciati tutto alle spalle ora che anche il tuo libro è finito» mi disse con voce calma e pacata. Quelle parole mi entrarono nella mente e si insidiarono come un tarlo fastidioso.  La domanda non era se potevo lasciarmi tutto alle spalle, ma era se volevo farlo. L’avevo capito tempo fa, quando Josh mi aveva aperto gli occhi. Avevo usato la scusa dei libri, ma adesso che anche l’ultimo era finito non avevo più quell’appiglio. C’ero solo io e quello che volevo fare.

«Non so se voglio» dissi semplicemente e sentii Josh irrigidirsi nel mio abbraccio e non respirare nemmeno più. Sospirai e mi staccai dalla sua presa per guardarlo negli occhi, che erano come due fiamme d’orate.

«Josh, non voglio dimenticarlo. Non voglio che quei due anni spariscano. Vorrei solo non soffrire più» dissi semplicemente cercando di farmi capire come meglio potevo. Avevo sempre avuto problemi ad esprimere i miei sentimenti e a volte mi chiedevo se era per questo che lui mi aveva lasciata. Ma ogni volta cancellavo questa ipotesi. Lui era ancora più imbranato di me ogni tanto.

«Perché?» chiese solo il ragazzo che mi era davanti appena si fu ripreso.

«Perché è una parte di me e una parte di quello che mi ha reso quella che sono. I ricordi servono a qualcosa Josh, non sono solo cose che puoi ignorare»

«Ma se ti fanno solo soffrire a cosa servono?» chiese con disperazione, cercando di dare un senso alle mie parole. Per lui non ce lo avevano. Non era della mia idea, lo capivo solo dal suo sguardo.

«A ricordarti di non fare gli stessi errori» sospirai chiudendo gli occhi e appoggiandomi alla sedia con tutto il peso, lasciandomi andare. Era l’unico momento in cui, con un così piccolo gesto, riuscivo a lasciarmi andare, a non dover lottare contro tutto e tutti. Era una piccola soddisfazione che mi prendevo quando non riuscivo più a resistere. Stupido, vero?

«E quale sarebbe l’errore Bella? Cosa sai che non devi più fare?»

«Fidarmi a tal punto di qualcuno da lasciargli tutto il mio cuore» era vero. Era stato il mio più grande errore. Se non gli avessi dato tutta me stessa adesso non sarei ancora così profondamente tormentata da quei momenti. Riuscirei ad andare avanti senza compiangermi ogni giorno.

«Ma sei all’eccesso ora! Non ti fidi proprio più. Quand’è l’ultima volta che hai avuto una storia dopo di lui?» domandò marcando l’ultima parola. Ci pensai e ghignai all’idea.

«Molto tempo. Ma non ne sento la necessità, allora perché sforzarmi?»

«Perché l’amore è la cosa più bella che ci sia!»

«No, l’apatia lo è! Il non provare sentimenti è la cosa più bella!» urlai in preda al dolore. Ero stanca di provare qualsiasi sentimento. Stanca di soffrire per una vita per pochissimi attimi di felicità in cambio. Per ogni cosa bella ce ne erano venti di brutte e non era un prezzo equo da accettare.

«Ti sbagli Isabella. Stai sbagliando tutto» scosse il capo e se ne andò verso la sua camera sbattendo la porta dietro di lui.

Rimasi immobile, ferma e impassibile. Avevo già pianto troppo per un giorno, non volevo farlo ancora. Ero troppo stanca, non ce la facevo più.

Tutto per colpa sua! Tutta per colpa di quell’idiota che mi aveva sconvolto più volte la vita. Perché il mio mondo doveva girare attorno a lui? Perché non potevo essere io la padrona della mia esistenza? Una singola lacrima nera mi scivolò sulla guancia e subito la pulii. Non dovevo piangere, non più!

Salvai il file e lo inviai alla casa editrice con una semplice e-mail. Non avevo voglia di muovermi di casa e consegnare il libro era l’unica cosa che mi avrebbe fatto sentire meglio. Dovevo solo aspettare che gli arrivasse e mi sarei sentita quasi bene.

Dopo neppure un minuto suonò il telefono. Con passi veloci e sicuri arrivai fino in cucina e risposi.

«Bella? Sei stata bravissima! Lo manderemo domani in stampa! Non sai che gioia sarà per le fan sapere che tra una settimana al massimo uscirà il libro. Hai fatto felici moltissime persone!» trillò Georg il capo della casa letteraria che aveva pubblicato i miei primi due libri: Twilight e New Moon. Eclipse era l’ultimo e tutte le mie lettrici lo aspettavano. Non sarebbero però state soddisfatte dal finale, come non lo ero stata io quando lo avevo vissuto.

«Preparale allo shock, baby, perché ti chiederanno il risarcimento» ridacchiai e sentì dall’alto capo Georg deglutire rumorosamente.

«Perché stella? Cosa hai combinato?» cercava di tenere il tono tranquillo, ma sentivo l’agitazione che serpeggiava dentro di lui.

«Il finale è triste, babe. Non piacerà a molte» risposi sinceramente. Per quello stupido libro avevo già detto troppe bugie.

«Non potevi scriverne uno felice stella? In fondo sei tu l’autrice!» Ecco. Come volevasi dimostrare. Avevo detto che questa storia era inventata, per lo più, ma che lo spunto me l’aveva dato una mia conoscenza che aveva vissuto la storia in prima persona. Nessuno sapeva che quella ragazza ero io.

«Oh George. Non potevo. È questa la fine e posso garantirti che non piace nemmeno alla sottoscritta»

«Se non ti piace potevi cambiarlo!» insistette con forza. Non gliene importava niente della trama, voleva solo prendere soldi.

«Non potevo! Mettitelo in testa. Se non ti piace non pubblicarlo. Io non lo riscriverò e così non prenderai più un soldo!» ghignai malefica. Sapevo i punti deboli che aveva e non mi facevo scrupoli ad usarli.

«Va bene demonio!» sbuffò irritato e io scoppiai a ridere.

«Su su! Non sono un demonio, solo un demonietto» scherzai facendomi beffe di lui. Sentì un grugnito dall’altra parte del telefono e capii di aver fatto centro.

«Domani devi fare un intervista per lanciare il libro e tra una settimana devi andare ad autografarli» mi disse spiccio ancora arrabbiato per i miei continui scherzi.

«Signorsì capitano!»

«Non scherzare Bella!»

«Ricordati domani di non chiamarmi così! Sai che come scrittrice mi chiamo Alexis Bishop!» gli ricordai con fermezza. Non volevo che si sapesse il mio vero nome e quindi mi ero creata un altro nome da usare nel mondo reale. Era molto utile perché la mia casa era intestata a Isabella Swan e nessun fan riusciva così a trovarmi.

«Si che me lo ricordo, non preoccuparti!» borbottò arrabbiato. Una volta aveva quasi sbagliato a chiamarmi e da quel momento mi accanivo su di lui ricordandoglielo ogni volta. Lui si arrabbiava, perché diceva che lo trattavo come un bambino, ma preferivo un Georg arrabbiato che la mia identità svelata.

«Bene, era solo un ripasso. Adesso devo scappare. A che ora è l’intervista e dove?»

«Alle 10 sulla libreria a Park Avenue»

«Perfetto, allora a domani!» non gli diedi tempo di rispondere che riattaccai. Sentii una porta aprirsi e Josh uscì dalla sua camera con lo sguardo basso e strascicando i piedi. Faceva così quando si sentiva in colpa e voleva scusarsi. Ormai lo conoscevo troppo bene per non accorgermi di queste cose.

«Mi dispiace. Non dovevo attaccarti sapendo quanto ci stai male» mormorò a voce bassissima, ma sapeva che lo avrei sentito. Io e Josh eravamo come fratelli. Conoscevamo ogni più piccolo segreto l’uno dell’altra e riuscivamo a comprendere meglio l’alto di noi stessi. Era un po’ strana come relazione, era come una specie di simbiosi. Se ci allontanavamo troppo o se litigavamo in maniera così seria da non parlarci per giorni sentivamo il vuoto dentro di noi. Un vuoto così forte che ci sembrava di morire se non ci fossimo riavvicinati subito. Lui era l’unico di cui mi fidavo ciecamente, l’unico a cui avrei donato il mio cuore se non fosse stato così spezzato.

«Tranquillo Josh. Posso capirti benissimo» piccole parole, in apparenza, ma enormi per noi. Come se avessimo pensato la stessa cosa ci lanciammo, nel medesimo istante, in un abbraccio. Josh era più alto di me, così poggiò la sua guancia sulla mia testa.

«Scusami tesoro, veramente» il suo alito caldo mi solleticò dei ciuffi di capelli e rabbrividii appena.

«Tranquillo, tutto perdonato» e lo pensavo veramente. Mi sentivo bene stretta nel suo abbraccio. Era come la mia coperta di Linus, senza mi sentivo persa.

«Allora, pronta per la tua intervista? Devi essere in forze se non vuoi scoppiare a piangere davanti ai giornalisti» mi disse facendomi un buffetto sulla testa. Io ridacchiai e sfoderai un sorriso enorme, da orecchio a orecchio.

«Non lo farò mai! Ho una mia dignità da difendere» scherzai alzando il mento e gonfiando il petto. Josh cercò di rimanere impossibile, ma iniziò a mordicchiarsi il labbro cercando di non ridere. Ma quando mi misi sull’attenti lui non riuscì più a resistere e si piegò in due tenendosi la pancia da quanto stava ridendo.

«Sei troppo buffa» mormorò tra una risata e l’altra e io mi unii a lui. Così tutta la tensione che si era creata quella sera svanì, lasciando solo una dolce allegria che ci accompagnò fino all’ora di andare a dormire.

Sotto le coperte e al buio, però, tutte le tue paure tornano sempre a galla e un volto era il mio incubo peggiore, quello che non mi lasciava respirare e mi faceva dormire malissimo, quando l’angoscia che mi portavo dentro era troppo forte per combatterla. Il suo volto: il volto di Edward Cullen. 

Angolino Autrice:

Buon di a todos! ^-^ Sono qui con la mia prima storia su Twiligh quindi siate clementi please! 

Anche se non si capisce molto quello che succede vi chiedo di pazientare perché nel prossimo capitolo capirete perché la nostra Bellina soffre tanto per Eddy!
Inoltre cercherò di tenere un po' di mistero il più tempo possibile, quindi cercherò di essere più evasiva possibile dando nello stesso tempo piccoli indizi che vi facciano arrivare alla soluzione dell'inghippo... spero di fare un lavoro decente @-@

Penso non ci sia altro da dire se non buona lettura e pleeeeeeeeeeeeaseeeeeeeeeeee commentate! Le critiche e soprattutto i complimenti (xD) fanno molto bene per scrivere una buona storia!

Besos Blackpanter!

  
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