Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: crissya    20/01/2017    2 recensioni
Sherlock e John sono tornati a Baker Street, hanno rimesso ogni cosa al loro posto e solo la piccola Rosie fa da innovazione. Come continuerà la loro vita ora che tutto è finito? O forse è solo l'inizio...
Dal Capitolo 1
John lo sapeva. Sapeva che Sherlock sarebbe arrivato a quella domanda ancor prima che il problema potesse materializzarsi nella testa di John e lui lo sapeva benissimo.
"So cosa potreste diventare"
Le parole di Mary risuonarono nella sua mente scuotendolo come una doccia di acqua fredda, lei aveva dannatamente ragione, era diverso tempo che John rifletteva sulla condizione tra lui e Sherlock.
Dopo gli ultimi avvenimenti non poteva certo pensare al suo coinquilino come un semplice amico.
Il migliore amico. Sherlock era molto di più e in quelle stanze, in quel gioco contorto di Eurus, Sherlock gli aveva dimostrato di tenere a lui più di quanto pensasse. Sherlock non solo aveva sacrificato la sua vita innumerevoli volte per lui sottoponendosi a torture, colpi di pistola, incendi e affogamenti. Sherlock, per lui, era stato disposto persino a uccidere suo fratello, sangue del suo sangue. Perché Sherlock avrebbe sempre salvato John e John lo amava così tanto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 2: The Science of a Perfect Date















-Non ci posso credere.

 

-Io non credo al fatto che tu ancora ti sorprenda.

 

John era seduto sulla sua poltrona a fissare Sherlock del tutto incredulo mentre il detective osservava alcuni fascicoli scorrendo il dito diafano lungo le foto. Aveva appena alzato un sopracciglio nel vedere l'espressione di John sconcertata esattamente come quando gli aveva detto di non conoscere i meccanismi del sistema solare.

 

-Non posso credere che tu non abbia mai avuto un appuntamento.

 

Sherlock fece roteare gli occhi al cielo e lasciò cadere pesantemente i fascicoli sul tavolino guardando John dritto negli occhi per dedicargli la sua completa attenzione.

 

-Non ho mai avuto la necessità di spendere il mio tempo con un completo estraneo, parlare della sua vita privata come se per me non fosse difficile capire già tutto con un singolo sguardo e per di più occupare le mie ore in qualcosa di così idiota come mangiare.

 

-Ma...è questo che le coppie fanno. Voglio dire, in passato ti sei portato delle donne a letto per...

 

-Per un puro fine investigativo, John.

 

-Ma comunque devi aver chiesto loro di uscire. Non credo che tu le abbia semplicemente guardate con i tuoi occhi di ghiaccio e i tuoi zigomi taglienti, abbia ammiccato, fatto deduzioni qua e la e...

 

Sherlock guardó John con un sopracciglio alzato, un'espressione ovvia disegnata sul viso.

 

-Non posso crederci! Io ho dovuto uscire i migliori soldi per gli appuntamenti!

 

-Questo è perché sei pessimo con le donne, lasciatelo dire.

 

Sherlock si alzó andandosi a sedere alla scrivania per controllare alcune foto di un caso a cui stava lavorando, mentre John restò seduto sulla sua poltrona, una mano al mento e gli occhi persi nel nulla mentre rifletteva sul fatto che il coinquilino non avesse davvero mai avuto un appuntamento. Eppure nel corso della sua vita qualcuno, indistintamente da una donna o da un uomo, doveva pur avergli chiesto di uscire insieme almeno per una passeggiata. Chissà se Sherlock non avesse davvero liquidato il malcapitato con un disagiante sproloquio sull'inutilità delle camminate all'aria aperta.

Poi John pensó a Molly ed effettivamente si rese conto di quanto la poverina ci avesse provato con lui senza mai ricevere in cambio alcun segno di interesse.

Umiliante, davvero umiliante.

Però le cose erano diverse, dopo quel bacio la vita dei due uomini era cambiata, non radicalmente perché continuavano a destreggiarsi ormai nella loro vecchia routine, ma adesso avevano iniziato a scambiarsi qualche goffa e impacciata effusione.

Ogni tanto John passava accanto a Sherlock arruffandogli i capelli oppure si posizionava dietro di lui per osservare il caso a cui stava lavorando e lasciava scivolare un braccio attorno alle sue spalle.

Altre volte era Sherlock, in particolare di prima mattina, che si metteva a piedi nudi dietro John mentre preparava il caffè e gli dava un leggero bacio sulla nuca.

Questi piccoli gesti avevano scandito le loro vecchie abitudini rendendoli più simili ad una coppia ma nessuno aveva mai ufficializzato la cosa o quantomeno nessuno si era mai permesso di mostrarsi in pubblico. Anzi, spesso durante i casi, si ritraevano l'un l'altro quasi inconsciamente.

Forse era arrivato il momento di rendere tutto un po' più serio.

 

-Dovremmo uscire insieme.

 

Esordì John tutto un tratto mentre si era sollevato dalla poltrona con aria decisa.

 

-Ottima idea, prendo la giacca. Tu avvisa Greg che stiamo arrivando e digli di lasciare Anderson a casa.

 

-Cos...no! Io intendevo di uscire  per...non so, stare insieme.

 

-Ma...noi stiamo già insieme, proprio adesso.

 

Sherlock fissó John abbastanza interdetto, non capiva perché stesse manifestando tutta quella voglia di stare insieme quando erano in contatto praticamente ogni ora del giorno.

 

-Non stai capendo cosa voglio dire.

 

-Forse perché ti spieghi come un bambino, John.

 

-Sto cercando di dirti che magari potremmo uscire insieme e andare a mangiare qualcosa. Andare al cinema...

 

-Mi stai chiedendo un appuntamento?

 

-La fai sembrare tragica se lo dici così...

 

Sherlock notó come John stesse dondolandosi sui propri piedi, era inquieto e inoltre si umettava le labbra a intervalli regolari ed era un atteggiamento che faceva spesso quando era sotto pressione o in attesa di una risposta importante. Sherlock odiava gli appuntamenti per il semplice fatto che erano una inutile perdita di tempo ma dall'espressione di John, capì come lui ci tenesse particolarmente così Sherlock tornó a guardare il suo computer dopo essersi morso la lingua.

 

-Va bene.

 

A quella risposta, John sorrise felice e iniziò subito a pensare a tutti i dettagli per un appuntamento perfetto ripassando con la mente le sue uscite passate e quali elementi dovesse tenere in considerazione.

I fiori certamente erano esclusi, magari un presente di qualsiasi genere era da evitare dato che Sherlock non ne avrebbe capito il senso. Però avrebbe potuto optare per un bel ristorante vicino London Eye con vista sul Tamigi ma poi Sherlock avrebbe iniziato a lamentarsi della gente che frequentava quel posto ritenendola troppo "chic" per delle cose così futili come delle cene.

 

-Io sto uscendo. Lestrade mi sta aspettando sulla scena di un crimine. Ci vediamo stasera per...quella cosa.

 

E con questo Sherlock uscì lasciando solo John con la sua montagna di apprensioni riguardanti il loro primo appuntamento.

 

 

***

 

 

-Che ne pensi di questo?

 

John si provó un una camicia bianca a righe azzurre cercando di stirarsela addosso pressando le mani lungo il corpo, sul letto vi era Rosie che mordicchiava un giochino tra le bollicine di saliva e versetti insensati.

 

-No, vero?

 

John guardó la piccola che agitava il sognalino con forza come voler suggerire al padre di togliersi quella tovaglia che chiamava camicia e affrettarsi ad indossare qualcosa di meglio. John si allora provó un maglione arancione e dopo essersi guardato allo specchio, si giró verso sua figlia mettendosi le mani sui fianchi.

 

-Che ne pensi adesso? 

 

Ma Rosie questa volta lanciò via il sonaglio facendo un verso abbastanza deciso e inequivocabile.

John si sfiló il maglione lasciandolo cadere sulla pila di vestiti che aveva provato e che diventava sempre più alta e colorata, un mix di fantasie e tessuti che si ammucchiavano ai piedi del letto. Ogni indumento veniva scartato per diverse ragioni, troppo sgargiante, troppo serio, troppo stretto...

Si sedette sul letto accanto alla figlia scuotendo il capo, voleva essere bellissimo quella sera, non voleva avere il solito aspetto dimesso che aveva tutto il giorno. No. Quella sera voleva che Sherlock lo guardasse con occhi diversi notando l'attenzione che aveva messo nel curarsi solamente per lui.

John si passó le mani sul viso quando notó un maglione verde militare accanto a Rosie.

 

-Ecco!

 

Esclamó provandoselo.

 

-Rosie che te ne pare? Non trovi che papà stia benissimo con questo maglione?

 

La piccola per tutta risposta gli regaló un grande sorriso battendo le manine, John vide il suo riflesso nello specchio e sorrise anche lui deciso di aver fatto la scelta giusta. Non male. Non male, davvero.

 

 

***

 

 

Arrivata la sera, John sentì la porta di casa aprirsi e vide Sherlock rientrare, si era diretto verso la poltrona senza dire neanche una parola e aveva iniziato a massaggiare furiosamente sul suo telefono, John inghiottì a vuoto e scese le scale fermandosi davanti al moro.

 

-Pronto per andare?

 

-Andare dove?

 

-Al nostro appuntamento, Sherlock.

 

-Oh.

 

Sherlock si alzó e senza perdersi in inutili domande, afferrò nuovamente il suo cappotto.

 

-Non ti cambi?

 

-Dovrei?

 

-Beh..hai gli stessi vestiti di sta mattina.

 

-E allora?

 

-È un appuntamento, dovresti indossare qualcosa che ti valorizzi. Che mostri il meglio di te...

 

-Quindi stai dicendo che la mia camicia non mostra abbastanza l'incredibilità della mia mente e che, dunque, dovrei indossare qualcosa di diverso. Un cartellino con la scritta "Ho un Quoziente Intellettivo superiore" potrebbe essere meglio?

 

John roteó gli occhi in segno di esasperazione, davvero non capiva perché stesse provando a spiegare questo concetto proprio a Sherlock.

 

-Io non intendevo questo...

 

-E poi lo dici proprio tu che indossi quel maglione. Decisamente non è il tuo colore.

 

John chinó il capo mortificato, si morse le labbra e si strinse nelle spalle. Sherlock lo guardó e capì che forse aveva detto qualcosa di sbagliato.

 

-Ho detto qualcosa di male?

 

-Si. Cioè...no. No, è tutto apposto.

 

Ma Sherlock sapeva che qualcosa l'aveva sbagliata di certo quindi si concentró su di lui deducendone ogni particolare. Si era pettinato i capelli fissandoli con del gel, aveva messo la colonia e non lo faceva mai se non nelle occasioni speciali inoltre il collo era leggermente irritato segno che si era sfilato e infilato più maglioni in un breve lasso di tempo. A quel punto Sherlock capì che John aveva passato buona parte del pomeriggio a pensare e a scegliere qualcosa che potesse colpirlo, come se questo fosse importante, come se lui non fosse già abbastanza innamorato ma era chiaro come per John invece fosse fondamentale.

Così Sherlock non disse nulla, andó nella stanza del dottore e tornó poco dopo con un indumento tra le mani.

 

-Il mio vecchio maglione?

 

Domandó John quando Sherlock gli porse il suo solito maglione beige, era davvero vecchio e rovinato e non capiva perché il moro gli stesse proponendo proprio quello.

 

-Hai detto che bisogna mostrare il meglio di se e quando lo hai fatto la prima volta indossavi questo maglione.

 

Ci mise un po' per capire ma quando lo fece, John tiró le labbra in un sorriso carico di emozione. Quello era il maglione che aveva indossato la prima volta che si erano conosciuti ed era lo stesso che aveva messo quella sera durante la quale aveva abbandonato il suo bastone per correre dietro al detective per tutta Londra all'inseguimento di un taxi. 

E Sherlock se l'era ricordato.

John indossò velocemente il maglione e aprì la porta di casa. 

 

-Dopo di te.

 

 

***

 

 

-Non posso crederci che tu l'abbia fatto davvero!

 

Sherlock e John camminavano lungo la via principale di Abbery Road lasciandosi alle spalle il cinema nel quale erano entrati appena mezz'ora prima.

 

-Era un film stupido, John. Persino un bambino sarebbe arrivato alla conclusione del delitto. È chiaro come fosse stato  il cognato, non hai visto dove portava l'anello?! Aveva cambiato posizione dopo l'omicidio, mi pare abbastanza ovvio anche per delle piccole e normali menti.

 

-Ma non puoi svelare l'assassino a tutta la sala e solo dopo i primi venti minuti del film!

 

-Ma è una perdita di tempo! Chi vuole continuare a vedere un film del quale sai già chi è il colpevole?!

 

-Le persone che ancora non l'hanno capito!

 

-E perché stai incolpando me dell'ottusità altrui?

 

-Perché tu...ah lascia perdere.

 

John era esasperato, sapeva che continuare quella conversazione con Sherlock sarebbe stato come sbattere ripetitivamente la testa contro un grande muro di cemento così lo aveva trascinato fuori dalla sala salvandolo dalle proteste degli spettatori che si lamentavano per essere stati "gentilmente informati" del finale del film.

Sherlock camminava accanto a John cercando di capire dove avesse sbagliato questa volta ma John se ne assumeva la colpa, alla fine conosceva Sherlock e avrebbe dovuto immaginare che portarlo a vedere un film interamente basato su un omicidio, lo avrebbe indotto a capire, nonché a svelare, il finale a tutta la sala.

 

-Andiamo in un posto dove non potrai rovinare il film a nessuno.

 

-Tecnicamente il film lo hanno rovinato i registi rendendolo così stupido.

 

John sbuffó ancora e portó Sherlock in una via secondaria che conduceva ad un locale abbastanza famigliare situato all'angolo di North Gowen Street.

 

-Entra.

 

Disse John aprendogli la porta.

 

-Ma qui siamo da...

 

-Buonasera, Sherlock.

 

-Angelo...

 

John sorrise quando l'omaccione si avvicinó a loro due stringendo la spalla di Sherlock in un vigoroso abbraccio e fu quasi contento di notare l'espressione di mezzo stupore dipinta sul volto del detective.

 

-Venite, vi porto al vostro tavolo.

 

I due seguirono Angelo verso un tavolo angolare posto proprio di fronte una enorme vetrata, una tovaglia all'italiana quadrettata copriva il legno rovinato e un cestino di pane era stato posto al centro.

 

-Ecco a voi, esattamente come richiesto dal Dottor Watson.

 

I due si sedettero e Sherlock accarezzó per un attimo un punto indefinito del tavolo, sospiró leggermente ricordandosi di quella prima sera in cui andarono a mangiare assieme e si sedettero proprio lì dove erano adesso.

 

-E questa volta niente candele.

 

Disse Angelo tirando fuori il blocco delle ordinazioni.

 

-E invece no, questa volta voglio due candele su questo tavolo. È una serata speciale.

 

Il volto di Angelo parve illuminarsi e subito prese ad urlare verso la porta sul retro.

 

-Marie! Marie porta due candele al tavolo dodici! Non immaginerai mai chi si è fidanzato!

 

Una voce stridula con uno strano e strascicato accento italiano si levó dal retro cucina.

 

-Chi? Il figlio del tassista?

 

-No! Sherlock Holmes!

 

-Il detective?

 

-Si! Con il suo collega! Il Dottor Watson!

 

-Ma non stavano già insieme quei due?

 

John aprì la bocca per parlare ma la richiuse immediatamente, pensandoci non aveva molto senso.

Angelo disse loro che avrebbe portato un piatto speciale e sparì nella cucina lasciandoli soli.

 

-È strano.

 

-Cosa?

 

-Dopo sette anni trovarci qui. Tu ed io, in questo modo.

 

-Oh, e così il grande Sherlock Holmes sta facendo il sentimentale...

 

-Non sto facendo il sentimentale. È solo che la prima volta che ti portai qui mi chiedesti se fossi gay.

 

John arrossì improvvisamente.

 

-Tu avevi detto che le ragazze non erano esattamente il tuo campo! Cos'altro avrei dovuto pensare?

 

-Io pensai che tu ci stessi provando con me e in verità lo penso ancora.

 

John deglutì a vuoto guardando altrove.

 

-Ero solo curioso, ero venuto ad abitare con te e non sapevo nulla! Il minimo era chiederti qualche informazione.

 

-E dirti chi mi porto a letto avrebbe fatto la differenza se fossi stato invece un serial killer.

 

John si sentì un completo idiota, stava facendo la figura dello sciocco proprio stasera che, come lui stesso aveva detto, doveva dare il meglio di se.

 

-È tutto okay John. Quel giorno è stato l'inizio di tutto questo e ne abbiamo passate tante ma adesso siamo qui, cos'ha più importanza?

 

Sherlock prese la mano di John e se la portó alle labbra, quello era il primo gesto affettuoso che i due si scambiavano in un luogo pubblico. John sorrise e premette il naso contro la mano fredda di Sherlock quando Angelo arrivó con un piatto di spaghetti a sugo tra le mani.

 

-Ecco qui! La specialità della casa! Buon appetito!

 

John guardó il piatto e non potette fare a meno di ridere. 

 

-Mi domando chi sia Lily tra noi due...

 

-Come prego?

 

-Oh andiamo Sherlock, non dirmi che non lo sai!

 

-Sapere cosa? 

 

-Lilly e Vagabondo! I due mangiano un piatto di spaghetti e ad un certo punto prendono lo stesso spaghetto e finiscono col baciarsi.

 

-Come hanno fatto se usavano le forchette?

 

-Non le usavano...mangiavano con la bocca.

 

-E perché mai usavano la bocca?

 

-Perché erano dei cani...

 

-E perché dei cani mangiavano seduti ad un tavolo un piatto di spaghetti?

 

-Perché...oh per l'amor del cielo! Lascia perdere!

 

Sherlock non capì ma decise di seguire quel consiglio e iniziare a mangiare.

 

 

Durante la cena peró qualcosa inizió a prendere una piega diversa.

Degli uomini entrarono nel locale e si sedettero proprio accanto al loro tavolo iniziandoli ad osservare con fare insistente.

Più il tempo passava e più le occhiate degli uomini si facevano fisse e prolungate e John non potette fare a meno che richiamare l'attenzione del detective.

 

-Sherlock, quegli uomini ci stanno guardando...

 

-Ovviamente.

 

John sgranó gli occhi, Sherlock sapeva qualcosa che chiaramente a John sfuggiva.

 

-Tu come...

 

-Guarda fuori.

 

John si voltó e vide una grande limousine nera.

La rabbia gli salì sino al cervello, sbattete il tovagliolo sul tavolo e si alzó di scatto dirigendosi fuori, quello era il suo appuntamento e non avrebbe permesso a nessuno di rovinarlo.

 

-Mycroft! Esci da lì!

 

John bussò con forza al finestrino oscurato finché la lunga sagoma di Mycroft non sbucò fuori com un sorriso sornione.

 

-Dottor Watson.

 

-Dottor Watson un corno! Che ci fai qui?

 

-È suolo pubblico mi pare.

 

-Oh e quindi hai deciso di camminare tra noi comuni mortali proprio stasera e proprio nel posto in cui si trova tuo fratello.

 

Mycroft sorrise stringendo appena l'ombrello.

 

-Beh è la prima volta che il mio fratellino ha un appuntamento romantico ed io ero proprio curioso di vedere come se la cavasse. Sa, Sherlock non è avvezzo a queste cose. Non ha ancora rovinato nulla?

 

Sherlock per un nano secondo si sentì mortificato, effettivamente aveva rovinato l'uscita al cinema e non aveva compreso a fondo l'importante e romantico significato del far rotolare una polpetta col naso quindi a rigor di logica suo fratello aveva ragione e lui aveva effettivamente rovinato tutto.

 

-John, torniamo dentro.

 

Sherlock tiró il braccio di John ma il biondo non ne volle sapere, puntó un dito contro il petto di Mycroft iniziando ad urlare.

 

-Sherlock è solo stato se stesso per tutta la sera ed è stato meraviglioso proprio perché lui è esattamente così com'è. Quello che sta rovinando tutto sei tu!

 

Mycroft alzò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso ma John non se ne curó, prese Sherlock per il braccio e lo tiró via.

 

-Andiamo Sherlock, torniamocene a casa.

 

Disse e prese a camminare a passo deciso.

 

 

***

 

 

Per tutto il tragitto del ritorno, John rimase zitto. Aveva i pugni serrati e la mascella contratta, Sherlock avrebbe voluto dire qualcosa ma non voleva essere inappropriato così rimase zitto anche lui fin quando non salirono a casa.

John si sedette sulla sua poltrona odiandosi mentalmente per quella serata, forse aveva una maledizione con gli appuntamenti.

Quando uscì com Sarah, furono rapiti entrambi da pazzi circensi cinesi, quando uscì con Mary per la proposta, Sherlock tornó dal mondo dei morti.

Forse avrebbe dovuto arrendersi all'idea dell'appuntamento perfetto.

 

-Non è colpa tua.

 

Disse Sherlock d'un tratto posando la mano sulla spalla di John.

 

-Oh certo che lo è. Ti ho obbligato a fare una cosa che detesti solo perche...perché...non lo so nemmeno io.

 

Sherlock sorrise nel buio della stanza e si chinó davanti la poltrona ai piedi del biondo, gli prese il viso tra le mani e lo guardò dolcemente.

 

-In verità mi sono divertito. Certo non è stato bello come la coagulazione del sangue post mortem ma è stato bello lo stesso.

 

-Ho rovinato tutto, Sherlock. Dal maglione, al film e poi tuo fratello...

 

-Mio fratello è un coglione ma tutto il resto è stato perfetto e non perché rispecchiasse a pieno la classifica del perfetto appuntamento su internet...

 

-Aspetta...hai fatto delle ricerche?

 

-Ovviamente, dovevo prepararmi. Il punto è che è stato bello perché c'eri tu. Potevamo anche andare in uno scialbo ristorante vicino London Eye e mi sarebbe piaciuto lo stesso.

 

-L'idea originale era quella...

 

Sherlock sorrise ancora premendo la fronte contro quella di John.

 

-Il punto è che non hai bisogno di impressionarmi. Sono già...lo sai cosa.

 

-Dimmelo.

 

-Lo sai che provo qualcosa per te, non farmi essere smielenso.

 

John ricambiò il sorriso questa volta allacciando le mani sulla nuca del moro mentre chiudeva gli occhi beandosi del suo respiro sulla propria pelle.

 

-Lo sai come finiva la classifica dell'appuntamento perfetto?

 

-Come?

 

-Così...

 

Sherlock bació John pressando le labbra sulle sue lentamente, il biondo schiuse le proprie per accogliere la lingua di Sherlock nella bocca lasciandola esplorare il suo interno caldo.

Restarono a baciarsi per un tempo indecifrabile fin quando non furono obbligati a staccarsi per riprendere fiato. John sorrise teneramente e si lasciò stringere dalle braccia calde e rassicuranti di Sherlock mentre la notte calava su di loro concludendo quella giornata.

 

-John?

 

-Uhm?

 

-Ma alla fine i cani non dovrebbe star male con degli spaghetti?

 

-Fanculo, Sherlock.











Note: Ben ritrovati! Dunque, la vita procede a Baker Street e gli inconvenienti non vengono a mancare. Questa volta vediamo John e Sherlock imbarcarsi in un “Appuntamento Perfetto” che di tale ha ben poco ma noi sappiamo bene come la perfezione non abiti a Baker Street.
Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno recensito, vi prego continuatea farlo! Coloro che hanno messo la storia nelle preferite e i tantissimi che l'hanno letta!
A presto con un nuovo capitolo!

  
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