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Autore: MaDeSt    24/01/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

A NEW HOME

Si allontanarono controvoglia dai draghetti appena la nebbia si diradò in tarda mattinata, sentendosi stremati dal viaggio che avevano compiuto - dopotutto avevano viaggiato per una distanza che senza i draghi avrebbero impiegato settimane a percorrere. Non c’era ancora molta gente lungo la strada che portava all’unico cancello della città, che già si vedeva da quella distanza, ma decisero di non galoppare e andare invece a un passo forzato.
Solo quando giunsero vicini alle mura si resero conto di quanto Eunev dovesse essere grande; parevano alte un centinaio di piedi e la città era attorniata da un fossato in cui scorreva l’acqua del fiume Locat a ovest, l’unico ingresso guardava a est e dovettero fare il giro di parte delle mura per poterlo anche solo vedere. Non ci misero poco, e Andrew e Jennifer continuavano a volgere lo sguardo in alto, dove sopra le mura le guardie pattugliavano il perimetro circolare. C’era un largo ponte levatoio controllato da dieci guardie, e dietro c’era un enorme cancello in ferro, al momento alzato, dietro il quale a sua volta stava un portone di legno e ferro battuto, al momento aperto. Ma nessuno dei viandanti passava senza che le guardie avessero fatto domande e controllato ciò che portavano con loro, quindi la fila scorreva lenta.
Ai ragazzi cominciò a salire l’ansia più si avvicinavano alle guardie armate e protette da armatura, ma Cedric li rassicurò e disse loro di lasciar fare tutto a lui. Gli altri annuirono senza replicare, non avendo alcuna intenzione di avere a che fare con quei soldati, e vennero fermati da uno di loro. Cedric rispose a tutte le loro domande, gli fece vedere cosa trasportavano in ogni bisaccia e mostrò il proprio arco scaricato, poi gli fu indicato di indossare dei guanti e di fermarsi a un gabbiotto che non avevano notato, sovrastato dalla grandezza delle mura.
Passato il cancello Mike sospirò sollevato mentre si infilava il suo paio di guanti di lana bianca, ma prima che potessero entrare definitivamente in città dovettero dichiarare all’uomo seduto nel piccolo abitacolo chi fossero e da dove venissero, cosa fossero venuti a fare, gli chiese persino l’età, e annotava tutto su un foglio. Lo sentirono commentare quanto trovasse strano che dei ragazzini così giovani vagassero da soli, ma ad ogni modo sembrava non voler perdere tempo perché doveva fermare già troppe persone e in pochi minuti furono dentro. Gli venne indicata la direzione per le stalle, le locande, e infine la scuola di magia, che si trovava entro la seconda cinta di mura.
Eunev era molto diversa da Darvil: il fiume invece che attraversare la città scorreva poco lontano all’esterno delle mura; era divisa in tredici distretti, dodici dedicati ognuno a una Divinità e uno neutrale, che era l’ingresso e ospitava la via principale, più larga delle altre, sempre dritta che portava al cuore della capitale, le strade erano lastricate e ben tenute, o almeno quelle più frequentate; le case erano più grandi e costruite prevalentemente in pietra invece che legno, spesso intonacate del colore del distretto; era circondata da ben due cerchie di mura e l’intera area centrale era riservata al palazzo, anch’essa circondata da un muro circolare come se fosse la terza cinta.
Ogni distretto era caratterizzato dai colori della divinità a cui era dedicato, e persino gli edifici che vi si trovavano potevano variare. In senso orario partendo dall’ingresso erano così disposti: il distretto del Cervo Huunvod, caratterizzato dal colore verde scuro, offriva più di ogni altro la possibilità di acquistare cacciagione e armi da caccia; il distretto del Cavallo Vuulnas, caratterizzato dal colore marrone, era maggiormente dedicato ai campi e al raccolto, e dunque agli strumenti da lavoro, e in secondo luogo al bestiame, ai cavalli e ai cavalieri; il distretto della Ninfa Chada, caratterizzato dal colore rosa, ospitava i parchi più estesi e impressionanti, essendo lei la dea della Natura; il distretto del Pesce Anfimo, caratterizzato dal colore azzurro, era ovviamente dedicato al pescato e ai pescatori, era quello col maggior numero di pozzi e l’unico che avesse un ulteriore ingresso che conduceva al porto sul fiume; il distretto del Falco Jegra, caratterizzato dal colore giallo, era dedicato a ogni tipo di commercio ed era pertanto il meno abitato data la quantità incredibile e varia di negozi, ma era spesso il più affollato; il distretto del Drago Glayth, caratterizzato dal colore arancio, era dedicato a fabbri e negozi di ferramenta; il distretto della Dama Lya, caratterizzato dal colore viola, era dedicato alla cura degli anziani o delle partorienti, ma anche ai bambini orfani e alle persone rimaste per qualsivoglia ragione senza una casa; il distretto del Lord Voldar, caratterizzato dal colore rosso, era dedicato alla guerra e quindi dotato del maggior numero di strutture militari e prigioni, ma anche l’unico luogo in città dove le guardie potevano trovare sempre un posto libero dove passare la notte; il distretto del Corvo Despada, caratterizzato dal colore nero, era l’unico a ospitare i cimiteri, essendo lei la dea del tempo e della morte; il distretto della Magia Aendail, caratterizzato dal colore grigio, era quello dotato del maggior numero di musei, librerie e biblioteche, dedicato al sapere e alla conoscenza, e l’intero settore grigio della seconda cerchia di mura era occupato dalla scuola di magia; il distretto del Serpente Zeigah, caratterizzato dal colore verde chiaro, era il luogo dove i malati sicuramente avrebbero trovato una struttura a loro dedicata per curarsi, riposare, o persino morire in alcuni casi, era anche piuttosto facile trovare un negozio d’alchimia; infine il distretto del Lupo Maerah, caratterizzato dal colore blu, era quello maggiormente abitato perché incentrato sulla sacralità della famiglia e le case erano più piccole della media per risparmiare spazio, ma pur sempre immense per i canoni di Darvil.
Il fatto che ogni distretto avesse una specializzazione non precludeva la possibilità a differenti negozi di sorgere in diversi distretti; sarebbe stato meno facile trovare una bancarella di pesce nel distretto del Corvo, ma non impossibile. E le locande e le taverne, naturalmente, non guardavano il tipo di distretto: quelle c’erano in egual numero ovunque in città.
C’erano enormi case affiancate a case più piccole, talvolta accanto alle abitazioni vi era un pozzo da cui gli abitanti traevano l’acqua, questi erano collegati al fiume tramite la complessa rete di acquedotti sotterranei che attingeva acqua direttamente dal fiume a ovest. Le case erano sorprendentemente belle e con una varietà infinita di decorazioni che variavano da piccole colonne in pietra a delimitare l’ingresso, ad architravi in legno finemente decorati, o più semplicemente piccole statue raffiguranti strane creature infossate in nicchie o che sporgevano dagli alti balconi, per non parlare delle numerose piante e fiori colorati tenuti bene nei loro vasi, sui balconi o accanto alla porta d’ingresso.
«Che città... enorme?» sussurrò Susan sentendosi piccola e spaesata in mezzo a quelle gigantesche costruzioni; la strada principale nel distretto neutrale in cui attualmente si trovavano sembrava minuscola anche se potevano passarci tre carri affiancati e aveva come l’impressione che le case la opprimessero tanto erano grandi.
«Non potevi trovare un aggettivo che la descrivesse meglio.» commentò Mike adocchiando una piantina della città inchiodata vicino alle mura dell’ingresso.
«E non hai ancora visto niente.» ribatté Cedric «Mi sono ricordato il perché dei guanti, anche se da bambino non l’avevo mai compreso appieno.»
«Ovvero? Quale sarebbe?» lo incalzò Jennifer.
«Per sicurezza.»
Tutti gli rivolsero uno sguardo incredulo e Layla domandò: «E perché dei guanti dovrebbero aumentare la sicurezza?»
«Perché qui si studia magia. E pare che coi guanti non si possa usare. Ma forse lo sapremo meglio quando entreremo in quella scuola.» rispose lui.
«Cosa? Le strade hanno un nome?! È così grande questa città che serve dare un nome alle vie?» esclamò Susan avendo visto delle targhe di pietra inchiodate agli angoli delle case in prossimità di incroci «Questa è... è...»
Cedric annuì e disse: «Esattamente. Questa è Via Maestra. Banale, non trovi? È ovvio che è la via principale, non serviva chiamarla così. Ora non so bene cosa fare per prima cosa...» sussurrò Cedric dubbioso fermando il cavallo e di conseguenza tutto il gruppo.
«Potremmo cominciare a spostarci dalla via principale.» suggerì Andrew muovendosi in un vicolo a destra e trascinandovi Wind, gli altri lo seguirono.
«Depositiamo i cavalli.» disse Susan.
«No, devi ereditare la casa.» intervenne Jennifer «Prima di mettere via i cavalli, così potremo mettere dentro tutto quello che abbiamo senza portarcelo a mano. E poi penseremo ai cavalli.»
«Ma le stalle sono qui! Proprio dietro queste strade, dall’altra parte della via principale!» esclamò Susan alzando la voce per farsi sentire; c’era un gran numero di gente vociante, e lontano si sentivano le grida dei mercanti alle bancarelle o dei venditori ambulanti che cercavano di distribuire più copie possibile dei corrieri riportanti le notizie dell’ultimo periodo - che poteva variare da una settimana a due mesi in base al numero di notizie presenti.
«Quelle sono stalle dedicate ai clienti delle locande. I miei nonni ne possedevano una.» disse Cedric.
«Hai ereditato anche quella?»
«Non lo so! Non so cosa ci hanno lasciato.»
«Quindi non sai nemmeno se abbiamo una casa!» esclamò Andrew irritato.
«E dove sarebbe la casa?» domandò Layla con un sospiro.
Cedric indicò davanti a sé, la zona nord della città: «Nel distretto del Corvo. Da quella parte.»
«Sicuro?»
«Sono stato qui nove anni fa l’ultima volta, ma sono piuttosto sicuro, sì.»
«Allora andiamo a vederla!» disse Mike entusiasta.
«Non si può, o almeno... non c’è una legge scritta, ma non si dovrebbero portare i cavalli troppo dentro la città salvo per portarli alle stalle.»
«E allora depositiamo i cavalli! Quante storie! Una stalla qualsiasi andrà bene!» esclamò Jennifer, guardando poi una carrozza trainata da un cavallo immaginando che fungesse da mezzo di trasporto all’interno della città.
«Lo capisci o no che non ce lo possiamo permettere?» ribatté Cedric arrabbiato.
«Allora è questo il problema? Perché non l’hai detto subito?» fece Layla posandosi le mani sui fianchi.
«Credevo fosse ovvio!» esclamò spazientito, mentre il cocchiere del carro passato poco prima chiedeva alla gente di fare largo con voce sonante e schioccando una piccola frusta senza colpire nessuno.
«Per questo vuoi andare alla stalla dei tuoi nonni, perché è tua ora?» domandò Susan, più calma degli altri.
«Questa era l’idea. Ma non so dove andare per riscuotere l’eredità, capito? Lasciatemi pensare un attimo.»
«Un momento, tua madre è morta? Hanno lasciato le cose a lei o a te? O le hanno lasciate a lei e lei a te?» gli domandò Andrew, ma Cedric non rispose.
E Mike si affrettò a cambiare discorso: «D’accordo, ma spostiamoci ancora un po’... tutta questa gente mi mette a disagio.» gli altri a malapena sentirono le sue parole, ma quando si allontanò con Thunder lo seguirono, fino a sbucare in una via parallela a quella principale ma più stretta e meno affollata. Se non altro non vi passavano i carri.
«Tutta la città mette a disagio.» precisò Susan «Hai visto quanto sono grandi le case?!»
«E le strade!» aggiunse Andrew «Ci passano tre carri affiancati!»
«È così grande da aver bisogno di dare un nome alle strade!» continuò la ragazzina, commentando poi quanto le piaceva l’idea di tenere delle piccole piante sui balconi delle case.
Dopo alcuni minuti Cedric uscì dal suo stato di alienazione e smise di discorrere con se stesso, dicendo invece a loro: «Meglio andare a chiedere indicazioni alle guardie o leggere la mappa. Vi lascio Hurricane, aspettate qui. Qui! Non spostatevi.»
«Ci ritroverai?» domandò Susan preoccupata.
Il ragazzo lanciò una rapida occhiata alla targhetta e lesse il nome della via, poi scosse le spalle e disse, sicuro di sé: «Ma certo.» dopodiché corse via e sparì tra la folla.
Si stupirono di quanto la sua presenza gli mancasse in quella città, fin da subito. Almeno il suo atteggiamento sicuro di sé, di dove stessero andando e cosa stessero facendo, li aiutava a tranquillizzarsi nel mare di folla che li circondava. Senza lui si ritrovavano da soli, senza saper leggere, senza sapersi comportare in una città del genere, senza sapersi difendere. Ma, si dissero, in fondo avrebbero solo dovuto aspettarlo qualche minuto senza muoversi, non poteva accadere nulla nel frattempo.
Non parlarono nei primi minuti, troppo presi dall’ansia, ma quando cominciò a passare più tempo di quanto immaginavano ci sarebbe voluto cominciarono a chiedersi dove fosse finito, temendo persino che si fosse perso.
«Non ci siamo allontanati molto dall’ingresso, e sa leggere. Non si è perso!» esclamò Jennifer sperando davvero che fosse così.
«Ma non torna più!» esclamò Andrew «E se gli fosse successo qualcosa?»
Fece per muovere un passo, ma Layla gridò con fare estremamente autoritario: «No! Ci ha detto di non muoverci!» il ragazzino s’immobilizzò immediatamente e lei riprese più calma: «Ci troverà, non preoccuparti.»
«Ma è via da troppo!» protestò Susan.
«Forse ha bisogno di farsi spiegare bene la strada. Dobbiamo stare tranquilli.»
Alcune persone passavano accanto a loro senza guardarli, coperti da abiti stravaganti dagli accostamenti cromatici improbabili, con guanti e cappelli o mantelli decorati anche da piume. Altri invece soffermavano lo sguardo sui loro bei cavalli, oppure sussurravano tra loro senza fermarsi ma lanciandogli occhiate sospette, un gruppo di uomini di mezza età quando passarono fece dei commenti davvero poco graditi alle tre ragazze. Susan si strinse più vicina a Brezza impaurita, sperando che la stazza dell’animale li scoraggiasse ad avvicinarsi; si rese conto solo quando se ne furono ormai andati che la gente di Eunev era abituata più di lei alla presenza di un cavallo.
Cedric tornò poco dopo e Jennifer non riuscì a trattenersi dal rimproverarlo per il tempo che aveva impiegato, quale che fosse la ragione. Lui scelse di non ribattere e chiese invece scusa, sapendo che era solamente agitata dalla grande città, poi si riprese le redini di Hurricane e fece strada conducendoli di nuovo verso la via Maestra.
Attraversarono decine di vie più o meno affollate girando a vuoto prima che Cedric gli dicesse di aspettarlo insieme ai cavalli fuori da un grande edificio bianco incorniciato da un colonnato, questa volta li avvertì che avrebbe potuto impiegare diverso tempo. Dal momento che lì vicino c’erano delle guardie, Susan decise di lasciare i cavalli agli altri ed entrare con lui, per fuggire un po’ dal caos nelle strade e al vento gelido, e Andrew si aggregò.
Layla chiese a una guardia se fosse possibile legare i cavalli da qualche parte mentre aspettavano e le venne indicato un palo orizzontale che sembrava essere fatto apposta. Ringraziò con garbo, poi insieme a Mike e Jennifer legò gli animali. Si sedettero su un basso muretto poco lontano osservando gli abiti colorati e differenti dei passanti, che nemmeno gli rivolsero un’occhiata, pensando solo alla propria meta. Notarono che si trattava per la maggior parte di uomini, le donne raramente giravano se non accompagnate da uomini o altre donne. Questo fece sentire Mike a disagio, perché era l’unico accompagnatore di due ragazze, ed ebbe l’impressione che potesse essere pericoloso.
Non davanti alle guardie si disse poi lanciando occhiate preoccupate agli uomini in armatura che sostavano accanto all’ingresso del grande edificio in marmo e pietra dove Cedric era entrato insieme agli altri due.
Mentre Andrew e Susan perdevano il tempo guardandosi intorno seguendo Cedric passivamente, il ragazzo parlò con decine di persone, chiese informazioni e spesso gli veniva detto di chiedere a qualcun altro, quindi andava da quel qualcuno e ripeteva la domanda, ma talvolta veniva respinto e indirizzato da un’altra persona ancora.
Dopo un’infinità di tempo di vagabondaggio inutile, finalmente incontrò qualcuno in grado di aiutarlo, e lì toccò a lui rispondere a diverse domande su se stesso e sulla sua famiglia, soprattutto dei suoi nonni di cui però non sapeva molto. Gli toccò scrivere e firmare su una quantità incredibile di pergamene, e finalmente l’addetto gli consegnò altri documenti, che gli disse di portare al piano inferiore.
Cedric ringraziò educatamente, ma ormai era esasperato e i due al seguito cominciavano ad annoiarsi, lo seguirono giù per le scale e di nuovo in un’altra stanza, dove dovettero attendere il loro turno per alcuni minuti. Non lo seguirono fino al bancone, lo lasciarono parlare con l’addetto in pace, e passarono il tempo sostanzialmente a girarsi i pollici desiderando che tutto finisse presto.
Finalmente il ragazzo gli venne incontro con delle chiavi in mano e altri documenti, che si fermò a leggere senza parlare lì in piedi davanti a loro, facendogli perdere altro tempo. Andrew dovette scuoterlo per ottenere la sua attenzione e gli chiese di condurli fuori, ma l’altro si limitò a fargli segno di tacere e continuò a leggere. Quando ebbe finito, senza una parola Cedric uscì dalla stanza e i due ragazzini gli corsero dietro ansiosi di lasciare l’edificio.
«Finalmente!» esclamò Mike appena li vide uscire «Che avete combinato?»
«Per favore non ne parliamo.» rispose Cedric seccato, e Susan alle sue spalle girò gli occhi sospirando «Ci è voluto tanto perché non essendo adulto servivano i miei, ma... Ora pare sia tutto sistemato.»
«Abbiamo una casa?» domandò Jennifer speranzosa.
«Abbiamo una stalla?» chiese Andrew.
«Ma tu non eri lì?» rise Mike divertito.
«Mica ho ascoltato tutto quello che si dicevano! Non ci capivo niente...» si difese lui.
«Sì e sì, abbiamo entrambe.» rispose Cedric «Ora andiamo.»
«Magnifico!» esclamò Layla saltellando prima di slegare Nuvola «Ne è valsa la pena aspettare!»
«E abbiamo un sacco di altre cose che dovrei andare a recuperare da qualche altra parte, e parecchio oro anche.»
«Vuoi dire che tu hai quelle cose, non noi.» precisò Susan.
Il ragazzo scosse le spalle: «Potrebbero tornarci utili per il viaggio, e dato che sono mie posso decidere che siano a vostra disposizione.»
«Sarebbe un gesto molto gentile.» gli sorrise Jennifer.
Fecero l’eccezione di portarsi i cavalli fino davanti a casa solo perché avrebbero dovuto liberarli dei bagagli e delle selle. Cedric si fece guidare dai ricordi più che dai nomi delle vie, anche perché alla fine, una volta trovata la via che dal distretto neutrale portava a quello subito più a nord, del Lupo, non dovettero fare altro che seguirla. Giunsero davanti a un cancello ornato da stendardi blu, alcuni rappresentanti la dea Maerah - dall’aspetto fiero e protettivo vestita di un abito blu e affiancata da un lupo grigio - mentre altri presentavano la sagoma bianca di un lupo stagliato su uno sfondo blu notte. Quello era l’unico modo di passare da un distretto all’altro, ed era anch’esso controllato dalle guardie della città.
Una volta passati Cedric seguì la via principale, che dopo la metà cambiò nome in ‘via del Serpente’ perché conduceva a quel distretto, mentre gli altri si guardavano intorno notando il cambio di colori dominanti da bianco del precedente distretto al blu di quello attuale. Era un distretto parecchio affollato ma dall’atmosfera tranquilla e sicura, c’erano diversi bambini che giocavano nelle strade accompagnati dalle famiglie.
Poi passarono i cancelli che conducevano al distretto di Zeigah, il serpente protettore dei malati e degli infermi - rappresentato come un anziano glabro vestito di stracci e con un nodoso bastone dalla testa di serpente con una pietra verde tra le fauci spalancate. I colori dominanti passarono dal blu al verde pallido. Videro diverse persone anziane o malate aggirarsi per le vie, ma nessuno li avvicinò né li disturbò. Jennifer adocchiò un alchimista ma non riuscì a convincere il resto del gruppo a fare una sosta.
Successivamente passarono il cancello ornato da stendardi grigi raffiguranti Aendail, la donna che personificava la Magia, e i colori cambiarono di nuovo assumendo un tono più spento e monotono. Le case erano decorate in modo differente, spesso con richiami ai quattro elementi fondamentali ma non solo, anche altri elementi tra cui distinsero fulmini, cristalli o ghiaccio, oppure libri e pagine volanti facenti capolino dal legno.
Giunti quindi al cancello ornato da stendardi neri raffiguranti o un corvo bianco su sfondo nero o la dea della morte Despada - una donna pallida dagli occhi vitrei, capelli neri come la veste e le ali piumate, con una falce d’argento e blu cobalto in una mano e una clessidra nell’altra - di nuovo vennero controllati dalle guardie e di nuovo furono liberi di passare. Il colore dominante ora era il nero e le statue raffiguranti corvi o scheletri in ogni posizione si potevano vedere ovunque.
«Che distretto... macabro.» commentò Susan guardandosi intorno intimorita; quelle sculture non le piacevano, era come se tanti occhi malvagi la stessero fissando.
«È il distretto di Despada Susan, che ti aspettavi? Mazzi di fiori?» la schernì Andrew.
«Ci sono anche quelli, come omaggio ai morti probabilmente.» disse Layla indicando un vaso di primule bianche far capolino da un balcone.
Cedric li condusse in una zona molto tranquilla poco più a nord-est, non troppo lontana dalla via della Magia che conduceva dritta all’altro distretto, ma nemmeno così vicina da subire il costante via-vai di persone. Fare compere non sarebbe stato comodo, ma almeno c’era silenzio. Tagliarono attraverso un piccolo parco con al centro una bella fontana e le case divennero più caratteristiche e meno diverse le une dalle altre, come se quella zona fosse riservata a chi abitava Eunev da generazioni.
Infine si fermarono davanti a una casa che da fuori non dava l’aspetto di essere disabitata, salvo per le piante attorno non curate e le finestre bloccate da assi di legno, dalle pareti decorate con marmo nero. Se non altro non aveva decorazioni di scheletri agli angoli, ma solo corvi.
I ragazzi non vedevano l’ora di entrare, da fuori sembrava grande almeno come tutte quelle che avevano visto sulla via Maestra. Cedric al contrario si mostrò per la prima volta titubante; non metteva piede in quella casa da anni e soprattutto era il luogo dove sua madre era cresciuta, aveva l’impressione che tornarvi non gli avrebbe fatto bene.
Ma i ragazzini dietro di lui lo pregarono di aprire la porta e così fece. Lui e Layla furono gli unici a non precipitarsi all’interno, quindi mentre i più giovani esploravano la casa buia loro due si presero l’incarico di scaricare i cavalli.
Subito appena entrati in casa c’era il grande soggiorno, completo di scrivania, un divano, poltrone, camino e una piccola libreria ad angolo. Sul soggiorno si affacciavano tre porte: una era la porta dietro cui stava un piccolo sgabuzzino; l’altra portava al bagno principale completo di arredi a cui non erano abituati; l’ultima invece conduceva alla sala da pranzo, al centro c’era un grande tavolo in legno rettangolare attorno al quale stavano una decina di sedie, sul lato opposto c’era un altro uscio che conduceva alla grande cucina. In un angolo accanto al bagno c’era una botola che conduceva alla cantina, che si estendeva sotto l’intero piano, e vi si arrivava scendendo una ripida scalinata in legno. Al secondo piano stavano altre quattro camere: una stanza da letto in cui c’era un letto matrimoniale; un bagno un po’ più piccolo di quello al piano inferiore, ma ugualmente fornito di ogni cosa salvo la vasca e il camino; e due camere fornite di due letti separati ciascuna. Al centro di una delle due camere stava uno strano oggetto nero e lucido che pensarono fosse un alto tavolo dalla strana forma e a tre gambe, con una mensola più bassa sul lato dove stavano tre pedali e uno sgabello. Il terzo piano era molto più piccolo e se non stavano attenti rischiavano di picchiare la testa contro il tetto scosceso, c’erano solo una piccola biblioteca e una mansarda - che occupava i tre quarti del piano e doveva aver avuto la funzione di uno studio privato, perché era piena di piccoli oggetti dalla funzione a loro ignota posati su una scrivania o riposti nei cassetti, ma anche di numerosi oggetti da collezione posati sugli scaffali.
Finito il giro tornarono nel grande soggiorno.
«Che casa enorme!» esclamò Andrew.
«Già, avrei voluto vivere in una casa così per tutto questo tempo.» disse Mike un po’ amareggiato.
«Però va pulita, e non poco. Ti immagini pulire una casa del genere in tre che fatica?!» commentò Jennifer guardandosi intorno per quel poco che si vedeva nella penombra.
«Non ora, prima dobbiamo portare via i cavalli.» disse Cedric, e costrinse tutti a uscire senza aggiungere altro, richiuse la porta a chiave e prese il suo cavallo nero per le redini conducendoli di nuovo verso il distretto della Magia.


NOTE DELL'AUTRICE
Ecco qui una sintetica mappa di Eunev che indica la posizione dei distretti e i nomi delle vie principali che conducono da un distretto all'altro. Spero sia leggibile e chiara!
Grazie a chiunque sia giunto fino a questo punto della storia!

  
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