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Autore: benzodiazepunk    27/01/2017    1 recensioni
Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo.
Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo scontento della sua vita e plagiato da un padre autoritario.
Quando poi la forte stratificazione sociale, i pregiudizi e una guerra imminente si aggiungeranno ai loro problemi, il loro incontro migliorerà o meno le loro vite?
---Aggiornamento ogni mercoledì---
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QUESTA STORIA NON MI APPARTIENE MA E' STATA SCRITTA DA MCRmichi UTENTE DI WATTPAD DA CUI HO AVUTO IL CONSENSO DI PUBBLICARLA SU EFP. TUTTE LE IDEE APPARTENGONO A LEI.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO DODICESIMO
 
 

"Volevo solo ringraziarti" disse Frank guardandolo. Ma Gerard non sapeva cosa rispondergli, così continuò a guardare fuori dal finestrino e per un po' si sentì ancora addosso il suo sguardo, poi vide dal riflesso del vetro che anche Frank stava guardando la strada.

Quando il taxi si fermò, per un momento entrambi i ragazzi rimasero fermi e seduti, poi il tassista si girò e Gerard estrasse una banconota dalla tasca dei pantaloni porgendola all'uomo.

"Buona giornata Signor Way" lo salutò l'autista.

"Pronto?" Chiese Gerard guardando Frank, ancora seduto accanto a lui sul sedile posteriore della macchina.

"Per cosa?"

"Per correre" rispose Gerard.

"Correre?" Un'espressione 
interrogativa si dipinse sul volto di Frank.

"C'è una cosa che non ti ho detto, ma te la dirò quando saremo dentro. Forza, vieni. Via libera" disse Gerard guardandosi intorno nervosamente.

Frank scese dalla macchina con fare circospetto e Gerard gli fece cenno con la mano di seguirlo velocemente. 
Gerard si infilò nel garage da una porta laterale, lasciandola aperta affinché anche Frank potesse passare. Dopo pochi istanti il ragazzo entrò nel garage e Gerard notò subito l'espressione impressionata sul suo volto.

"Wow! Se questo è il tuo garage non oso immaginare come sia il tuo salotto" affermò Frank guardandosi intorno e Gerard si sentì orgoglioso, contento che Frank sembrasse colpito. Poi d'un tratto Mikey uscì da un corridoio che si apriva dietro il divano.

"Oh! Frank, questo è mio fratello Michael" lo presentò e Frank gli si avvicinò in modo deciso stringendogli la mano. Mikey sembrò apprezzare la decisione di Frank, e ricambiò la forte stretta.

"Mikey, per gli amici" disse quello sorridendo.

"D'accordo" cominciò Gerard cambiando argomento. "Qui c'è il divano come puoi vedere, con una piccola cucina. Niente di che, ci sono un frigo e un fornello. Poi dal corridoio c'è l'accesso a tre stanze: la prima sulla destra è la camera da letto, poi sulla sinistra c'è il bagno e infondo un piccolo ripostiglio. Spero che sia di tuo gradimento, insomma, non è niente di speciale" affermò Gerard imbarazzato.

"Questo garage è più grande di qualunque casa abbia mai avuto" rispose Frank con aria leggermente divertita.

"D'accordo, io torno in casa prima che qualcuno cominci a sospettare qualcosa" affermò Mikey uscendo dalla porta da dove erano appena entrati e lasciandoli soli.

"Allora, cosa volevi dirmi prima?" Chiese Frank.

Gerard non sapeva come affrontare l'argomento, aveva paura che Frank potesse offendersi o qualcosa del genere, ma doveva dirglielo.

"Vedi" cominciò sedendosi sul divano ma Frank rimase a guardarlo da in piedi, mentre teneva ancora in mano la sua sacca, così Gerard si rialzò nervosamente. "Mio padre non sa che tu sei qui. E nemmeno mia madre. Io e mio fratello abbiamo risistemato questo posto negli ultimi giorni, ma i nostri genitori non ne sanno niente. E nemmeno devono saperlo. Loro... bè più che altro mio padre in realtà, ti caccerebbero all'istante. Quindi tutto ciò che ti chiedo è di non fare troppo rumore e di non uscire se non vedi me o Mikey nei paraggi"

Terminato il discorso lanciò uno sguardo a Frank per cercare nei suoi occhi una qualche reazione, ma il ragazzo sembrava perfettamente a suo agio.

"Spero non sia un problema" Continuò Gerard dopo un attimo di silenzio.

"Problema? E perché dovrebbe essere un problema? Tanto un lavoro non ce l'ho quindi non so proprio dove potrei andare. Qui starò più che bene" affermò Frank sorridendo e buttando la sua sacca sul divano. Gerard si sentì un po' sollevato. Non voleva che si sentisse come chiuso in una prigione. Sapeva che non gli stava offrendo una grande soluzione, ma non voleva davvero che ritornasse a dormire su una panchina, almeno finché quella dannata ferita non fosse guarita una volta per tutte.

"D'accordo. D'accordo, allora io vado" disse Gerard dando un' ultima occhiata a Frank e uscendo dalla porta.

Ora veniva il difficile. Sarebbe già stato un problema spiegare a suo padre il motivo per cui aveva fatto tanti giorni di assenza al lavoro. Prima aveva perso un' intera giornata andando a zonzo per la città in cerca dell'ospedale in cui si trovava Frank, poi aveva perso altri due giorni per chiedere a tutti gli amici dottori che conosceva quale fosse la cura migliore sul mercato per le necrosi. Infine, aveva impiegato quattro giorni e numerose notti insieme a Mikey per rimediare qualche vecchio mobile e riuscire a ficcarlo dentro a quel garage praticamente abbandonato. L'idea di ospitare Frank per un po' di tempo era stata di Gerard, ma alla fine era stato Mikey a convincerlo a farlo. Per quanto Gerard fosse determinato infatti, continuava, nel suo profondo, a temere il padre.

"Hei Mikey" aveva cominciato Gerard il giorno in cui aveva scovato Frank. "Oggi sono riuscito a trovare quel ragazzo, Frank. Ho girato una cosa come dodici cliniche e ospedali, ma alla fine ce l'ho fatta. Il braccio è messo davvero male"

"Almeno l'hai trovato. Ora che pensi di fare?" Gli aveva chiesto il fratello.

"Bè cercherò una cura per lui, e poi non so... sai pensavo che potevamo ospitarlo da noi per un po'. Altrimenti quando sarà guarito tornerà su una panchina, e potrebbe avere una ricaduta"

"Certo hai ragione G. Come dicevo, glielo devi. Comunque hai qualche idea di dove nasconderlo? Perché sai che a papà non puoi di certo dirlo"

"Hai ragione, a questo non avevo pensato... già, forse non è una cosa fattibile in fondo... "

"Non vorrai mica dargliela vinta a papà! Che ne dici del garage? Non ci entra mai nessuno, ed è abbastanza grande da metterci dentro un reggimento"

"Ma Mikey! Non c'è niente là dentro, e poi credi che papà non se ne accorgerebbe?"

"Basterà stare attenti e spiegare a questo Frank la situazione. E per quanto riguarda i mobili, conosco un paio di persone che ci potrebbero aiutare" e così avevano trasportato una marea di roba durante le notti successive, cercando disperatamente di non farsi sentire dai genitori, e dopo molti sforzi erano riusciti nell'impresa.

Ma ora a Gerard si presentavano anche altri problemi. Evitare che a uno dei genitori venisse in mente di entrare in quel garage, cercare di non farsi notare quando avrebbe iniziato a sottrarre roba da mangiare per portarla a Frank e soprattutto, pregare che quel ragazzo non facesse rumori e non accendesse luci in orari improbabili. Comunque ora come ora non poteva farci molto, così si allontanò dal garage ed entrò in casa, dove trovò Mikey che come suo solito leggeva sulla poltrona.

"Ah eccoti qua!" Esclamò il fratello appena lo vide.

"Sembra un tipo sveglio questo Frank, vedrai che non ci saranno problemi" lo tranquillizzò, notando l'espressione un po' ansiosa di Gerard.

Quella sera Gerard riuscì a sottrarre un piatto di pasta e una bistecca senza che sua madre se ne accorgesse, poi uscì tranquillamente da casa ed entrò nel garage. Socchiuse appena la porta sussurrando un "è permesso?" per evitare figuracce come quella di quella stessa mattina, quando aveva aperto la porta della stanza di Frank e se lo era ritrovato davanti con solo un asciugamano intorno alla vita.

"Avanti, vieni" rispose Frank da dentro, e quando Gerard entrò vide che stava comodamente seduto sul divano, controllando il contenuto della sua sacca.

"Ti ho portato qualcosa da mangiare, non è molto ma te la dovresti cavare" disse appoggiando le due porzioni sul tavolo vicino alla cucina.

"Grazie, ma non trattarmi come se fossi un cucciolo da accudire. Non è proprio ciò di cui ho bisogno" rispose Frank un po' seccamente. A volte Gerard faceva davvero fatica a capire quel ragazzo. Rimase a fissarlo per qualche attimo, ma quello abbassò lo sguardo e continuò a rovistare nella sua sacca, così Gerard uscì senza dire altro.

Il giorno dopo dovette recarsi al lavoro, e suo padre, che a casa non parlava mai delle faccende di lavoro, si presentò nel suo ufficio in cerca di spiegazioni.

"Gerard, vuoi spiegarmi tutte queste assenze? C'è gente che inizia a farmi delle domande sul tuo conto" disse il signor Way spalancando sgraziatamente la porta del suo ufficio. Era da giorni che pensava a una scusa da poter dare al padre, ma non era arrivato a nessuna conclusione decente. Così si alzò dalla sedia e si mise a guardare fuori dalla vetrata con le mani in tasca, dando la schiena a suo padre.

"Sto aspettando" insistette l'uomo, ancora sulla porta.

"È una ragazza" disse senza guardare il padre. In quel mezzo minuto di silenzio aveva pensato che quella sarebbe stata l'unica scusa che suo padre avrebbe accettato. Lui adorava quando Gerard parlava di ragazze, cosa che accadeva assai di rado.

"Be, dove l'hai portata? Al mare? A pranzo?" Chiese il Signor Way.

"Tutte e due le cose. È una ragazza che pretende molto sai, non ho potuto dirle di no" Continuò a mentire Gerard.

"D'accordo, ma la prossima volta che programmi una giornata fuori per lo meno avvertimi" e con questo l'uomo si richiuse la porta alle spalle. Gerard era impressionato. Davvero bastava così poco per ingannare suo padre? Bastava parlare di ragazze che quello andava fuori di testa. Meglio così, pensò, per lo meno questa volta se l'era cavata.

Dopo quella domenica al campo da golf, i rapporti con i suoi colleghi erano notevolmente peggiorati. Mark e Stephen non lo invitavano più a mangiare fuori con loro, e l'unica persona con cui manteneva dei rapporti era Lizzy. Qualche volte pranzavano insieme e l'atmosfera era sempre molto tesa, Gerard si sentiva sempre in soggezione.

Più passava il tempo più odiava quel lavoro, più odiava quel dannato ambiente.

Una sera Gerard pensò di invitare Frank a prendere una birra al bar. Era da giorni che se ne stava chiuso in garage senza fare un rumore, e pensava davvero che avesse bisogno di prendere una boccata d'aria. Così, tornato a casa dal lavoro, aspettò il ritorno di suo padre.

"Papà, questa sera esco. Ci vediamo più tardi" lo informò.

"Con la tua nuova ragazza? D'accordo ma prendi le chiavi, noi non ti aspettiamo" e Gerard ne fu sollevato.

Afferrò le chiavi, si scambiò uno sguardo d'intesa con Mikey e uscì. Senza farsi vedere, fece il giro del garage e si mise a bussare dalla finestra della camera da letto: erano ancora tutti troppo vigili a quell'ora per entrare dalla porta davanti. Dopo pochi istanti Frank aprì la finestra.

"Che c'è?" Chiese il ragazzo.

"Che ne dici di una birra?" Chiese Gerard.

"Sì, certo. Faccio il giro ed esco"

"No no!" Quasi urlò Gerard, che all'espressione stupida di Frank si spiegò. "Esci dalla finestra se non ti spiace. Di là sono ancora tutti svegli".

Così Frank alzò le mani in segno di resa e cominciò a saltellare nel tentativo di scavalcare il davanzale senza fare troppa leva sul braccio ancora dolorante.

Gerard lo guardava.

"D'accordo, sono basso okay?" Affermò Frank sentendosi osservato.

A Gerard scappò una risatina, a cui Frank rispose con un' occhiataccia. Alla fine riuscì a scavalcare il davanzale, quindi saltò giù e si ripulì i vestiti impolverati.

"Vedo che i vestiti sono della tua misura, a quanto pare Mikey ha un buon occhio" affermò Gerard mentre Frank si toglieva un po' di intonaco dai pantaloni.

"Me li hai portati tu? Pensavo fosse stata l'infermiera" ribatté Frank togliendosi gli ultimi aloni bianchi dai pantaloni.

"Sì be, li ho dati io all'infermiera" rispose un po' in imbarazzo dando delle pacche sulla spalla destra di Frank per togliergli la polvere che lui non aveva notato.

"Allora grazie. Comunque si, sono della mia taglia" E detto questo i due ragazzi si avviarono verso il centro in cerca di un bar.

Quando furono in centro Frank si infilò in un bar senza preavviso e Gerard fu costretto a inseguirlo trotterellandogli dietro. Quando fu dentro Gerard raggiunse Frank che intanto aveva occupato un tavolo libero.

"Cosa prendi?" Chiese il più piccolo guardando l'elenco dei cocktail.

"Credo che andrò con un whiskey. Tu?"

"Comincio con una birra, poi si vedrà" rispose Frank alzando una mano per far segno alla cameriera di avvicinarsi.

La cameriera arrivò quasi subito, tirando fuori dalla tasca del grembiule un taccuino.

"Cosa vi porto ragazzi?" Chiese lei rivolgendo uno sguardo eloquente prima a Frank e poi a Gerard.

"Un whiskey doppio per me e una birra per lui" affermò Gerard indicando prima sé stesso e poi il compagno.

"D'accordo, arrivano subito" affermò la ragazza sorridendo.

Seguirono alcuni attimi di silenzio imbarazzante, poi Frank cominciò: "Allora, che problemi ha tuo padre con gli estranei?"

Gerard rimase un po' stupito dalla domanda forse un po' troppo personale.

"Mio padre ha molti problemi, cominciamo da questo presupposto" sospirò e Frank accennò una risata. "Ma i problemi più grandi ce li ha con quelli che... non considera... suoi pari" disse Gerard imbarazzato.

"Oh. Quindi immagino che ti caccerebbe di casa o qualcosa di simile se sapesse che nascondi un barbone ferito in garage" rispose Frank con un tono di acidità nella voce.

"Senti Frank, a me non interessa  quello che pensa mio padre okay? Se scopre quello che faccio, mi assumerò la responsabilità delle mie azioni" ribatté Gerard un po' indispettito dai cambiamenti di umore di Frank.

"Saresti pronto a essere cacciato di casa per me? Ma che carino" affermò Frank con sguardo divertito e malizioso allo stesso tempo.

Scherzava? Gerard non lo capiva. Un attimo prima sembrava arrabbiato e quasi offeso che suo padre odiasse i poveri, come se fosse colpa sua, e un attimo dopo lo prendeva in giro scherzosamente. Davvero a volte non riusciva a capire. Alzò gli occhi al cielo, ponendo fine a quell'argomento.

La cameriera arrivò pochi istanti dopo, portando su un vassoio i loro bicchieri. Chiacchierarono e scherzarono per almeno un' ora, il che fu fattibile anche grazie alle grandi quantità di alcool che stavano ingurgitando e alla fine erano ubriachi tutti e due.

"Hei hei, Gerard! Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?" Chiese Frank ridendo. "Io ero disperato di aver perso il lavoro, e tu eri dall'altra parte del bancone, così io mi sono avvicinato per scambiare due parole, ma tu non ne volevi sapere" Gerard annuì mentre buttava giù l'ultimo goccio della terza vodka liscia che ordinava.

"Già, poi tu mi hai messo il braccio intorno alle spalle, così" Continuò prendendo il braccio di Frank e appoggiandoselo sulla spalla.

"E poi non ricordo, come siamo passati alle mani?" chiese Frank. Aveva, come durante il loro primo incontro, quel sorriso ebete stampato in faccia.

Gerard lo fissava mentre cercava di ricordare, poi affermò "Per qualche motivo tu mi hai rovesciato il bicchiere sul vestito, allora io ti ho tirato un pugno, tu una ginocchiata, e alla fine io ti ho spaccato il mio bicchiere sul braccio" ed entrambi scoppiarono a ridere. Erano davvero ubriachi.

Alle undici e mezza, uscirono dal locale barcollando un po'.

"Sai Gerard" cominciò Frank appoggiandosi di tanto in tanto alla sua spalla per non cadere. "Non passavo una serata come questa da tempo" e Gerard, arrossendo leggermente, fece appena in tempo ad afferrarlo per il braccio e a tirarlo verso di sé con uno strattone per evitare che l'amico andasse a sbattere contro un lampione.

Riuscirono ad arrivare a casa Way per miracolo. Arrivati davanti al vialetto assunsero un atteggiamento più serio: dovevano entrare nel garage senza farsi sentire.

"Allora Frank! Dimmi che riuscirai a non ridere per dieci secondi, il tempo di arrivare alla porta" lo supplicò Gerard. Quello fece finta di chiudersi una cerniera alla bocca sforzandosi di non ridere, poi si afferrarono a vicenda per il braccio e camminarono per il prato il più silenziosamente possibile. Alla fine riuscirono ad entrare dalla porta senza fare rumori, Gerard si assicurò che Frank non sbattesse da nessuna parte e poi uscì dal garage.

Entrò in casa, salì le scale e arrivò nella sua stanza. Si svestì, rimanendo solo con i boxer, e si infilò a letto, stanco morto. Si addormentò quasi subito, contento della bella serata appena passata.

  
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