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Autore: Venus80    30/01/2017    1 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16: il Reame Boscoso
 
Evelyn si voltò a guardare il portone chiuso alle sue spalle e pensò, Adesso non si torna indietro! Cautamente riprese a seguire il gruppo che si inoltrò in un regno semisotterraneo attraversando una serie di ponti e scale sia in pietra sia in legno, ricavati dalle enormi radici degli alberi e dalla struttura rocciosa dell’antro, che collegavano i vari livelli del reame. Le ampie volte erano sorrette da una serie di colonne, con la forma simile a quella degli alberi, ed archi e la luce filtrava da alcune aperture nelle pareti dalle quali, in alcuni punti, scorrevano delle piccole cascate; invece, al di sotto dei vari ponti, fluiva un ruscello.
Arrivarono nella sala del trono dove ad attenderli vi era il re seduto sullo scranno situato in posizione rialzata; Evelyn osservò il trono e notò che si trattava in pratica di un albero incavato. Il re degli Elfi Silvani indossava una lunga tunica color argento e reggeva in mano uno scettro di quercia intagliato. Aveva i capelli lunghi e dello stesso colore di quelli di Legolas con il quale Evelyn notò una somiglianza; sul capo indossava una corona di bacche e foglie rosse.
Giunsero al cospetto del re che si degnò a mala pena di guardarli girando lievemente la testa verso di loro. “Bene! Chi si rivede?! Thorin!”, esclamò con impassibilità. E io che mi lamento dell’atteggiamento presuntuoso di Thorin! Il re degli Elfi Silvani non è da meno!, pensò Evelyn infastidita.
Poi l’elfo posò il suo sguardo su Thorin e lo fissò con severità quando, all’improvviso, ordinò alle sue guardie di portare i nani nelle celle, tranne il loro re. I nani cercarono di ribellarsi mentre Thorin guardò i suoi amici con apprensione. Adesso che faccio? Seguo gli altri o sto qui a vedere cosa vuole il re degli elfi da Thorin?, rifletté Evelyn osservando prima Thorin e poi il gruppo che si allontanava. Ci pensò un attimo e dopodiché dichiarò, Oh, sono troppo curiosa! Scoprirò dopo dove stanno portando gli altri!
Quatta quatta Evelyn si andò a posizionare ai piedi della scalinata che conduceva al trono, sul lato destro, vicino al muretto che delimitava l’area della sala. Il re si alzò e posò lo scettro; assunse una postura altezzosa incrociando le braccia dietro la schiena, scese le scale e avanzò con passo lento verso Thorin. Poi gli passò oltre guardandolo con la coda dell’occhio.
“Qualcuno immaginerebbe che una nobile impresa sia imminente. Un’impresa per riavere una terra natia”, esordì il re degli elfi mantenendo sempre un atteggiamento distaccato. “E annientare un drago”, terminò voltandosi verso Thorin. Il re dei nani rimase calmo e non manifestò alcuna emozione. “Personalmente, sospetto un motivo molto più prosaico…tentativo di furto!”, asserì il re degli elfi avanzando nuovamente verso Thorin. “O qualcosa di quel genere”, affermò poi fermandosi a lato del re dei nani e fissandolo. Ma è un vizio quello di dare del ladro a Thorin?!, pensò Evelyn sdegnata.
“Hai trovato una via per entrare?!”, continuò il re degli elfi facendo un passo davanti al nano e chinandosi per poterlo guardare dritto negli occhi. “Cerchi quello che farebbe convergere sopra di te il diritto di regnare. Il gioiello del re…l’Arkengemma!”, dichiarò portandosi in posizione eretta e indietreggiando, senza mai distogliere lo sguardo da Thorin, fino a giungere in prossimità delle scale. L’Arkengemma?! E cosa sarebbe?, pensò Evelyn incuriosita. Il nano, a quelle parole, abbasso gli occhi e assunse un’espressione malinconica. Poi alzò nuovamente lo sguardo verso il re degli elfi che proseguì abbozzando un sorriso beffardo, “E’ prezioso per te oltre ogni misura…lo capisco questo!”. L’espressione del re cambiò da derisoria a severa. “Ci sono gemme nella montagna che anche io desidero…gemme bianche di pura luce stellare”, affermò con tono quieto. Thorin guardò il re con perplessità. “Io ti offro il mio aiuto!”, asserì il re degli elfi chinando la testa. Dopo alzò gli occhi sul nano e attese una sua risposta. Il re dei nani abbozzò un sorriso e replicò pacatamente, “Ti ascolto!”. “Ti lascerò andare solamente se restituisci quello che è mio!”, dichiarò il re degli elfi con fermezza.
Thorin si voltò dando le spalle al re e fece qualche passo in avanti mentre esclamò, “Favore per favore!” “Hai la mia parola, da un re a un altro”, affermò il re degli elfi. Thorin si fermò e iniziò a parlare per rispondere alla proposta del re, “Io non mi fiderei che Thranduil…”. Poi continuò alzando il tono della voce, “…il grande re onori la sua parola dovesse la fine dei giorni incombere su di noi!”. Si voltò di scatto e indicando il re degli elfi sbottò, “Tu?!”. Il volto di Thranduil assunse un’aria sempre più rigorosa e irata. “Sei privo di ogni onore!”, gridò Thorin battendosi un pugno sul petto. “Ho visto come tratti i tuoi amici”, questionò il re dei nani avanzando verso il re degli elfi che lo guardò con sbigottimento. “Siamo venuti da te una volta affamati, senza dimora, a cercare il tuo aiuto, ma tu ci hai voltato le spalle. Tu, ti sei allontanato dalla sofferenza del mio popolo e dall’inferno che ci ha distrutti. Imrid amrad ursul!”, sbraitò Thorin. Evelyn non capì le ultime parole di Thorin pronunciate in Khuzdul, la lingua dei nani, ma intuì che Thranduil le comprese poiché nel sentirle fece uno scatto in avanti, si chinò verso Thorin e trovandosi faccia a faccia con lui, che aveva un’espressione impassibile, rispose con collera, “Tu non parlarmi del fuoco del drago! Conosco la sua rabbia e la sua rovina”. Una smorfia di dolore si disegno sul volto del re degli elfi e poco a poco sulla sua guancia sinistra comparve un’estesa e profonda cicatrice. Evelyn rimase stupita e asserì, Una cicatrice camuffata con l’ausilio della magia!
Intanto Thranduil, mentre mostrava la sua cicatrice, replicò con risolutezza, “Io ho affrontato i grandi serpenti del nord!”. Poi indietreggiò rapidamente facendo scomparire lo sfregio sul suo volto. Thorin non fu minimamente turbato da tutto ciò e fissò il re degli elfi con indifferenza. “Misi in guardia tuo nonno su ciò che la sua avidità avrebbe raccolto, ma lui non mi ascoltò”, affermò Thranduil con calma. Si voltò, salì le scale dirigendosi verso il trono e intanto sentenziò, “Tu sei proprio come lui!”. Dopodiché fece un cenno con la mano e due guardie presero Thorin per le braccia. “Resta qui se vuoi e marcisci!”, esclamò il re degli elfi. Mentre le guardie portavano via il re dei nani che si dimenava, il re degli elfi dichiarò, “Cento anni sono un mero battito di palpebre nella vita di un elfo. Io sono paziente, posso attendere!”

Evelyn, ancora attonita per ciò che era stato detto ed era accaduto, si affrettò a seguire le guardie e Thorin; percorsero nuovamente ponti e scalinate scendendo nei livelli inferiori della città. Arrivati nella zona delle prigioni, le guardie che scortavano Thorin si avvicinarono ad una cella e lo spinsero dentro con decisione, nonostante il tentativo di ribellione da parte del re dei nani. L’elfo addetto alla custodia delle chiavi delle prigioni chiuse la porta e dopodiché se ne andò insieme alle due guardie.
Balin, che si trovava in una cella poco più in là, si fece in avanti verso l’inferriata e domandò a Thorin con apprensione, “Ti ha offerto un accordo?”. Anche il re dei nani avanzò verso la grata e rispose, “Lo ha fatto!”. Fece una pausa e poi continuò dicendo con tono deciso e carico d’ira, “Gli ho detto che poteva andare ish kakhfê ai’d duř cnü…”. Un’espressione di rassegnazione e amarezza si disegnò sul volto di Balin mentre Thorin terminò la frase gridando, “…lui e tutta la sua stirpe!”.
Le parole del nano riecheggiarono tra le immense volte del Reame Boscoso coprendo lo scroscio della piccola cascata che scendeva giù dalla parete. Evelyn abbozzò un sorriso e pensò sarcasticamente, Non conosco il Khudzul, ma ho come l’impressione che non era un complimento ciò che ha appena detto Thorin! Nel frattempo, Balin replicò ironicamente, “Bene, allora è fatta!”. Poi sospirò e asserì mestamente, “Un accordo era la nostra sola speranza”. Si voltò e andò a sedersi mentre Thorin si avvicinò alla porta e guardando verso l’alto esclamò con sicurezza, “Non la nostra sola speranza!”.
Evelyn capì che il re dei nani si stava riferendo a lei e a Bilbo; la rallegrò constatare che Thorin riponeva un’enorme fiducia in lei e nel mezz’uomo. Già! Bilbo non saprei, ma io di sicuro sono la loro speranza per poter uscire da qui!, pensò pacatamente. Poi si guardò intorno e notò che nei pressi delle prigioni non c’era nessuna guardia a sorvegliare. Questi elfi sono proprio sicuri di sé se si fidano a lasciare incustoditi i prigionieri! Beh, peggio per loro!, esclamò beffardamente. Bene! Ora, aprire le celle non sarà un problema con la magia, però devo trovare un modo per farli uscire da questo posto!, rifletté. Cercò di ragionare per trovare una soluzione, Potrei farli uscire dall’ingresso principale, ma questo vorrebbe dire ritrovarci ancora in quella lugubre foresta col rischio di perderci di nuovo e farci ritrovare e catturare dagli elfi che sanno come muoversi in quel bosco! No, devo trovare un’altra uscita! Si mise a pensare e le venne in mente un’idea, Il fiume! Seguendo il suo corso dovremmo riuscire ad uscire dalla foresta senza problemi! Il suo entusiasmo, tuttavia, si affievolì quando considerò un particolare, Però devo comunque trovare un’altra uscita per poterlo raggiungere! Rifletté ancora un momento e capì come risolvere il problema, Il ruscello! Con molta probabilità condurrà al fiume!

Detto ciò, Evelyn si allontanò dalle prigioni dirigendosi verso la zona dove scorreva il rivolo e da lì iniziò a scendere nei livelli inferiori per raggiungerlo, ma dopo un po’ sentì le forze abbandonarla ed ebbe un’emorragia nasale. Avanzò appoggiandosi alla parete finché trovò un luogo appartato dove sistemarsi; si sedette a terra e rilasciò l’incantesimo di occultamento. Respirò lentamente per cercare di riprendersi e pensò, Ho sostenuto troppo a lungo l’incantesimo!
Intanto che si riposava e si ripuliva dal sangue colato, Evelyn all’improvviso sentì un rumore e si trovò di fronte Bilbo che esclamò, “Eve! Che fai?”. Evelyn sussultò pensando che si trattasse di qualche elfo silvano, ma quando realizzò che era lo hobbit fece un sospiro di sollievo. “Oh, Bilbo! Mi hai spaventata!”, dichiarò Evelyn ancora un po’ agitata. “Scusa! Non era mia intenzione!”, replicò lo hobbit costernato. “Comunque, cosa stai facendo?”, chiese nuovamente Bilbo incuriosito. Evelyn sospirò e rispose con calma, “Mi stavo riposando! Ho usato troppa magia”. “Di nuovo!?”, dichiarò lo hobbit con apprensione. Evelyn annuì abbozzando un sorriso. Poi, dopo un primo istante, Evelyn guardò Bilbo con aria inquisitoria e affermò, “Ma come hai fatto ad entrare senza farti vedere? Ero convinta che tu fossi ancora nella foresta!”. Lo hobbit fece un sorriso malandrino e asserì, “Sono piccolo e ho il passo leggero!”. Evelyn fissò Bilbo poco convinta della sua risposta e pensò, Non me la racconta giusta! Lo hobbit capì che Evelyn non era persuasa della sua spiegazione, perciò cercò di cambiare discorso, “Dobbiamo aiutare i ragazzi!”, esclamò con decisione. “Lo so! Stavo infatti cercando un modo per portarli fuori di qui e dalla foresta. Ho pensato che potremmo seguire il corso del fiume, solo che dobbiamo trovare un’uscita che conduca ad esso”, dichiarò Evelyn con tono quieto. “Nessun problema! L’ho trovata io!”, disse lo hobbit con fierezza. “Davvero?!”, chiese Evelyn meravigliata, ma anche contenta. “Sì, nelle cantine!”, replicò Bilbo. “Perfetto…sei stato bravissimo!”, si complimentò Evelyn. “E ho preso queste!”, affermò lo hobbit con tono fiero mostrando le chiavi delle celle. Evelyn lo guardò compiaciuta e affermò sorridendo, “Beh, avrei potuto usare la magia per aprire le porte, ma va benissimo così!”. “Allora andiamo!”, esclamò Bilbo con determinazione. Evelyn annuì e si alzò aiutata da lo hobbit.
“Vediamo se riusciamo ad arrivare alle prigioni senza usare l’incantesimo di occultamento. Se poi sarà proprio necessario lo userò!”, propose Evelyn. “Sì, è meglio se non usi altra magia, così potrai recuperare le tue energie!”, dichiarò Bilbo. I due si incamminarono silenziosamente scrutando attentamente intorno a loro e dietro ogni angolo sperando che non ci fosse qualche guardia. Ad un certo punto, notando l’assenza di elfi nel loro percorso, Evelyn e Bilbo si guardarono sconcertati e lo hobbit disse, “Strano che non ci sia nessuno”. “Già, molto strano! Possibile che gli elfi silvani si sentano così sicuri da non lasciare nessuno di guardia?!”, replicò Evelyn perplessa. Mentre continuavano ad avanzare sentirono provenire dai piani alti un vociferare continuo e il suono di una musica, allora intuirono cosa stava accadendo. “Stanno dando una festa!”, affermò Evelyn con convinzione. Bilbo ed Evelyn si guardarono soddisfatti e lo hobbit asserì compiaciuto, “Beh, meglio così! Se sono impegnati a festeggiare, non si accorgeranno di noi”.
Alla fine, Bilbo ed Evelyn giunsero in prossimità delle prigioni; intanto che procedevano, ad un tratto Evelyn si accorse della presenza dell’elfo femmina dai capelli rossi che si trovava davanti alla cella di Kili. Evelyn si fermò subito, bloccò lo hobbit facendolo indietreggiare e si nascosero dietro un angolo coperto dai gradini delle scale. Evelyn indicò a Bilbo l’elfo femmina e lo hobbit annuì in segno di comprensione. “Aspettiamo che se ne vada!”, bisbigliò Evelyn. “Va bene! Ma cosa sta facendo lì?”, asserì Bilbo dubbioso. “Non saprei!”, replicò Evelyn. Allora i due si misero a osservare la scena con cautela, facendo attenzione a non farsi scoprire, e notarono che Kili e l’elfo stavano chiacchierando. Non riuscirono a sentire cosa si stessero dicendo, ma Evelyn, ricordando ciò che era accaduto nella foresta tra il nano e l’elfo, intuì cosa stava avvenendo, “Non avrà mica intenzione di corteggiare il nemico?! Non mi sembra proprio la situazione adatta per un corteggiamento!”, mormorò sdegnata. Bilbo scosse il capo e guardò la scena rassegnato.
Ad un certo punto, il mezz’uomo si accorse che poco più in là, al livello superiore, c’era anche Legolas che stava osservando Kili e l’elfo. Toccò la spalla di Evelyn che diede la sua attenzione a lo hobbit il quale indicò verso il punto dove si trovava l’elfo biondo. “Ci mancava solo questa!”, si lamentò Evelyn a bassa voce. Bilbo le fece segno di fare silenzio e tutti e due non dissero più una parola.
Legolas se ne andò dopo qualche minuto, mentre per l’elfo dai capelli rossi lo hobbit ed Evelyn dovettero attendere un’ora. “Oh, finalmente!”, protestò Evelyn contrariata quando l’elfo si allontanò. Bilbo ed Evelyn fecero per incamminarsi verso le celle quando sentirono un rumore di passi e delle voci che si approssimavano sempre più; i due capirono che, chiunque fosse, stava andando nella loro direzione. Dopo un primo momento di panico, Evelyn afferrò lo hobbit per un braccio, lo avvicinò a sé e recitò la formula, “Phasmatos occulto!”. Non appena ebbe finito di recitare l’incantesimo, da dietro l’angolo comparvero due guardie; Bilbo ed Evelyn indietreggiarono verso il muro lasciando che le guardie passassero oltre. Ma non erano tutti a festeggiare?!, pensò Evelyn stizzita. I due attesero che le guardie si allontanassero e, dopodiché, si avviarono sempre protetti dall’incantesimo di occultamento.
Si avvicinarono pian piano alle prigioni e, quando giunsero a destinazione, Evelyn rilasciò l’incantesimo. All’improvviso sentirono Bofur dichiarare rassegnato, “Scommetto che il sole sta sorgendo. Deve essere quasi l’alba”. “Non raggiungeremo mai la montagna, non è vero?!”, replicò Ori sconfortato. Fili sospirò senza dire niente, ma sul suo volto si leggeva l’afflizione che provava.
A quel punto, Bilbo si affacciò alla porta della cella dove si trovava Thorin ed esclamò sorridente, “Non chiusi qui dentro di certo!”, e sollevò le chiavi delle celle mostrandole orgogliosamente. In seguito si fece avanti anche Evelyn. I nani quando li videro assunsero un’espressione sorpresa e corsero verso l’inferriata. “Bilbo! Evelyn!”, esclamò Balin urlando di gioia. Dopodiché tutti i nani si misero ad esultare. Lo hobbit si apprestò ad aprire la cella di Thorin, ma sentendo tutto quel fracasso intimò loro di fare silenzio, “Ssshhh! Ci sono guardie nelle vicinanze!”. Bilbo liberò il re dei nani che si precipitò da Evelyn e le afferrò le mani. “Eve! Stai bene?”, chiese Thorin preoccupato. “Certo! Te l’avevo detto che me la sarei cavata!”, rispose Evelyn sorridendo. Il nano non smetteva di fissare la ragazza ammaliato, perciò Evelyn lo riscosse dal suo stato sognante dichiarando con risolutezza, “Ma adesso non perdiamo tempo! Dobbiamo liberare gli altri!”.
Bilbo stava liberando Balin quando arrivò Evelyn a dare una mano ad aprire le celle utilizzando la magia. “Alohomora!”, recitò la formula magica ed aprì la cella di Dwalin, Ori e Dori mentre il mezz’uomo liberò tutti gli altri. Una volta liberati tutti, Bilbo fece strada e condusse il gruppo nei livelli inferiori del regno fino ad arrivare nella cantina. La compagnia camminò con passo felpato per non svegliare i due custodi che dormivano. Si fermarono un attimo per accertarsi che gli elfi non si fossero svegliati e poi Bilbo intimò facendo segno con la mano, “Da questa parte!”. I nani avanzarono mentre lo hobbit esclamò, “Venite!”. I nani si guardarono attorno e mormorarono tra di loro. All’improvviso Kili questionò, “Non ci credo! Siamo nelle cantine!”. Bofur si aggiunse alla protesta, “Dovevi portarci fuori, non ancora più all’interno!”. “So quello che faccio!”, rispose Bilbo con fermezza alzando lievemente il tono della voce. Allora Bofur replicò intimandogli il silenzio, “Sshh!”.
“Di qua, di qua!”, disse lo hobbit indicando la direzione. Ad un certo punto, Bilbo si fermò e fece passare avanti tutto il gruppo che si ritrovò in una stanza dove vi erano delle botti accatastate. Ad un tratto si sentirono delle voci provenire dai livelli superiori, allora Bilbo dichiarò con decisione, “Entrate tutti nei barili! Presto!”. Dwalin andò verso lo hobbit e sentenziò, “Sei impazzito! Ci troveranno”. “No, no, non è così! Te l’assicuro!”, asserì il mezz’uomo con sicurezza. Poi, rivolgendosi alla compagnia, affermò fervidamente, “Vi prego, vi prego! Dovete fidarvi di me!”.
I nani si guardarono tra di loro perplessi e si misero a bisbigliare per decidere cosa fare. Quindi Bilbo osservò con apprensione Thorin il quale rivolgendosi ai suoi compagni intimò, “Fate come dice!”. I nani obbedirono al loro re ed uno ad uno entrarono nei barili. Thorin ed Evelyn avanzarono per andare a prendere posto in una delle botti, quando lo hobbit disse, “Ah, Eve! Non ci sono barili per tutti, perciò dovrai dividerlo con qualcuno!”. Evelyn guardò Bilbo contrariata mentre lo hobbit la fissò con aria dispiaciuta. A quel punto, Thorin andò verso di lei e le tese la mano; Evelyn esitò un attimo, ma alla fine porse la sua mano al re dei nani che sorrise soddisfatto.
Mentre Thorin ed Evelyn si dirigevano verso l’ultimo barile della fila in basso tenendosi per mano, gli altri li guardarono con un’espressione al tempo stesso sorpresa e maliziosa; l’unico contrariato del gruppo era Fili che li fissò con rancore e amarezza. Evelyn si accorse che l’attenzione era su di lei e Thorin e tale situazione le fece provare una forte sensazione di imbarazzo. Arrivati in fondo alla fila, Thorin entrò nella botte per primo e poi Evelyn aiutata dal nano. Lo spazio nel barile era sufficiente per una persona, ma per due, comprese le armi della ragazza, si riduceva al minimo; questo costrinse Evelyn e Thorin a dover stare a stretto contatto, condizione che le fece crescere il senso di imbarazzo. Erano talmente vicini che Evelyn poté sentire il battito del cuore del nano mentre i loro sguardi persistevano l’uno nell’altro.
Quell’intenso momento fu interrotto da Bofur che domandò, “Adesso che facciamo?”. Tutti quanti misero la testa fuori dai barili e guardarono Bilbo che si trovava vicino ad una leva. “Trattenete il fiato!”, replicò lo hobbit. “Trattengo il fiato!”, esclamò Dwalin mentre Bofur chiese perplesso, “Che vuoi dire?”. Thorin ed Evelyn si guardarono dubbiosi. Nel frattempo, il mezz’uomo spostò la leva e l’asse sul quale si trovavano le botti si inclinò facendo rotolare i barili; a quel punto tutti quanti ritrassero la testa all’interno delle botti.
Evelyn cercò di tenersi per evitare di essere sballottata; fu aiutata da Thorin che le cinse la vita con una mano, mentre con l’altra si reggeva al bordo del barile, e l’avvicinò a sé tenendola stretta. Una ad una le botti rotolarono giù finendo nel fiume; nell’impatto Evelyn e Thorin furono travolti da un’ondata d’acqua. Evelyn ebbe un attimo di smarrimento mentre il re dei nani diede una spinta al barile per farlo raddrizzare e si aggrappò ad una roccia per evitare che la botte scorresse via trascinata dalla corrente e così fecero tutti gli altri. Evelyn si tolse l’eccesso d’acqua dagli occhi e quando riuscì a vedere meglio notò che Thorin la stava guardando preoccupato. “Va tutto bene?”, le domandò con apprensione. “Ehm…sì…sì…almeno credo!”, rispose Evelyn titubante. Poi guardò in alto e dichiarò stupefatta, “Così è questa l’altra uscita che ha trovato Bilbo?!”. Dopo osservò Thorin che le sorrise e lei ricambiò.
Ad un certo punto, riflettendo, Evelyn constatò che mancava proprio il loro salvatore. “Già! Ma Bilbo?”, asserì preoccupata. Allora guardarono tutti verso l’alto sperando che, da un momento all’altro, lo hobbit li raggiungesse. Ad un tratto videro l’asse inclinarsi di nuovo e il mezz’uomo scivolare giù; quando atterrò in acqua nuotò per raggiungere il gruppo e si aggrappò al barile di Nori. Furono tutti sollevati nel vederlo e Thorin si complimentò con lui con soddisfazione, “Complimenti Mastro Baggins!”. Bilbo fece un cenno con la mano per ringraziare, non riuscendo a dire una sola parola a causa dell’affanno, e dopodiché il re dei nani intimò, “Su, forza, andiamo!”.
Tutti quanti lasciarono la presa dalle rocce permettendo così ai barili di essere trascinati dalla corrente; guidava il gruppo il re dei nani che si mise a remare con le mani per aumentare la velocità. Nel frattempo, gli elfi si erano accorti della fuga dei nani e correvano da ogni parte per cercare di raggiungerli.
Finalmente si incominciò ad intravedere la luce, segno che stavano per uscire dalla grotta, ma come furono fuori videro che il fiume si gettava in una cascata. A quel punto Thorin gridò, “Tenetevi foooooorte!”. Evelyn si aggrappò ai fianchi del nano e si premette sulla sua schiena. Le botti precipitarono giù e nell’impatto vennero tutti nuovamente inondati d’acqua; il corso del fiume divenne più impetuoso e a causa di ciò i barili aumentarono la velocità e furono sballottati qua e là. Tutti quanti cercarono di mantenere in equilibrio le botti per evitare che si rovesciassero. Thorin appoggiò la sua mano su quella di Evelyn, che era ancora aggrappata al suo fianco, e le disse, “Tieniti forte!”. Evelyn rispose alla sua richiesta aumentando la presa.
Ad un tratto si udì il suono di un corno. Immediatamente si voltarono tutti in avanti ed Evelyn alzò la testa per poter vedere cosa stava accadendo; si iniziò a scorgere un bastione sotto il quale vi era un cancello a grate. Uno degli elfi di vedetta si avvicinò ad una leva la quale, tutti quanti intuirono, serviva per chiudere il cancello. “No!”, urlò Evelyn che senza perdere tempo recitò la formula, “Everte statim!”, e l’elfo fu scagliato via finendo nel fiume. Un altro elfo sul livello superiore della cinta reagì subito lanciandosi giù nel livello inferiore e abbassando senza indugiò la leva. Evelyn ripeté l’incantesimo facendo finire l’elfo nel fiume, ma inutilmente poiché era comunque riuscito nel suo intento e il cancello si chiuse prima che la compagnia riuscisse a superare le mura. “Nooo!”, urlò Thorin mentre il barile terminò la sua corsa contro l’inferriata che si stava abbassando bloccando il passaggio. Una ad una le botti arrivarono contro il bastione dove si ammassarono senza via di fuga.
All’improvviso uno degli elfi cadde nel fiume e si sentì un ringhio. Bofur esclamò con ansia, “Attenti! Ci sono gli orchi!”. Un’orda di orchi si avventò sugli elfi di guardia alla muraglia per poi indirizzare la loro attenzione sui nani. Un orco si lanciò su Nori cercando di ucciderlo, ma Bilbo lo trafisse con la sua spada; un altro orco tentò di avvicinarsi, tuttavia Dwalin gli diede una gomitata facendolo cadere in acqua. Evelyn diede una mano con l’incantesimo del dolore mettendo così fuori gioco alcuni orchi i quali non riuscirono più a combattere a causa del dolore lancinante che provavano. I nani presero alcune armi degli orchi che erano caduti in acqua e le usarono a turno per difendersi.
Ad un certo punto, Kili uscì dal barile e salì sul bastione; lottò con alcuni orchi avvicinandosi sempre più alla leva per aprire il cancello, ma quando stava per raggiungerla, fu trafitto alla gamba destra da una freccia. “Kili!”, urlò disperato Fili. Kili cercò di abbassare la leva, ma le sue forze vennero a mancare a causa del dolore e si accasciò al suolo; Thorin lo guardò con apprensione mormorando il suo nome. Anche Evelyn rivolse la sua attenzione con preoccupazione verso Kili e vide che un orco stava per avvicinarsi a lui; Evelyn fu in procinto di usare la magia per aiutarlo, quando l’orco fu trafitto da una freccia. Evelyn si voltò verso il punto dal quale era arrivata la freccia e avvistò l’elfo femmina dai capelli rossi che si mise a lottare contro gli orchi con grande destrezza; dopo un po’ arrivò in suo aiuto anche Legolas il quale combatté con la stessa abilità.
Intanto Kili si fece forza, si sollevò e afferrò la leva tirandola giù; il cancello si aprì permettendo così alla compagnia di poter proseguire la loro corsa sul fiume. Superato il bastione dovettero affrontare un’altra cascata dopo la quale il corso del fiume divenne ancora più impetuoso. Gli orchi inseguirono i nani correndo lungo la riva e scagliando in continuazione frecce che andarono a colpire le botti; invece i nani dovettero destreggiarsi contemporaneamente nell’evitare che i barili si rovesciassero e nel difendersi dall’attacco degli orchi.
Ad un tratto, un orco si stava lanciando su di loro, ma Thorin lo colpì con la spada; allora Evelyn, vista la situazione, utilizzò ancora l’incantesimo del dolore per dare una mano. Nello stesso tempo, alcuni elfi si erano dati all’inseguimento degli orchi contribuendo a metterli in difficoltà e a sconfiggerli.
I barili continuarono la loro corsa trascinati violentemente dalla forte corrente che non dava tregua. All’improvviso, un orco che si trovava sopra un tronco disposto da una riva ad un’altra stava per attaccare Balin, ma Thorin lanciò la spada infilzandolo al tronco e passandoci sotto ne prese la spada. La lanciò a Dwalin che a sua volta la passò a Nori ed infine a Fili il quale la utilizzò per colpire un orco sulla riva che cercava di avvicinarsi.
Ad un certo punto, i nani stavano per arrivare in prossimità di un altro tronco disposto da una sponda ad un’altra sopra il quale vi era un gruppo di orchi che li attendeva; in quel momento, Evelyn si concentrò facendo defluire la sua energia la quale andò a colpire il tronco mandandolo in frantumi così che gli orchi caddero in acqua. Poi da un albero si lanciò un altro orco che stava per finire su Bombur, allora Dwalin gli passò un’ascia con la quale il nano si difese. Nella colluttazione, però, il suo barile rimase impigliato nella lancia dell’orco che fece leva catapultandolo sulla terra ferma; la botte rotolò andando a colpire uno ad uno gli orchi come fossero birilli. Nell’urto il barile in parte si ruppe permettendo a Bombur di tirare fuori braccia e gambe; con le armi che era riuscito a recuperare durante la corsa combatté facendosi scudo con quello che restava della botte.
Dopodiché, il nano si liberò del barile semi distrutto e si lanciò dentro ad un barile vuoto, che avrebbe dovuto essere di Bilbo, e fu aiutato da Dwalin e Nori a raddrizzarsi. Nel frattempo, Legolas e l’elfo femmina raggiunsero i nani; Legolas dalla sponda saltò sopra le teste dei nani, che non gradirono l’azione dell’elfo, e cominciò a scagliare frecce contro gli orchi che dalla riva cercavano di avvicinarsi. Poi, sempre saltando sulle teste dei nani, ritornò sulla sponda dove continuò a battagliare contro gli orchi. D’improvviso, un orco arrivò alle sue spalle e stava per colpirlo, quando Thorin lanciò la spada uccidendo l’orco e salvando Legolas che, nella concitazione della lotta, non si accorse di niente.                      
Finalmente, gli orchi furono in gran parte sconfitti e i nani furono fuori dai confini del Reame Boscoso oltre i quali gli elfi non li inseguirono. Comunque, alcuni orchi sopravvissuti allo scontro continuarono a dare la caccia ai nani correndo lungo le rive dalle quali, ad ogni modo, non riuscirono a raggiungerli.
 
A poco a poco la corrente del fiume si calmò e finalmente il corso divenne più tranquillo. Considerato il calmarsi della situazione, Evelyn non ritenne più opportuno doversi tenere a Thorin, così allontanò le mani dal nano; il re dei nani, sentendo venire meno la sua presa, andò a cercare la mano della ragazza. Evelyn lo guardò stupita ritraendo la mano e domandò, “Che fai?”. “Dovresti continuare a reggerti, non si sa mai!”, replicò il re dei nani. “Non credo che ce ne sarà bisogno!”, rispose Evelyn con fermezza. Thorin si girò, la fissò perplesso e poi chiese, “Non sarai ancora arrabbiata?”. “Beh, dammi un motivo per cui non dovrei esserlo!”, asserì severamente Evelyn guardandolo dritto negli occhi. Thorin sospirò e dichiarò mestamente, “Senti, scusami! Non era mia intenzione mancarti di rispetto. Non mi permetterei mai”. Evelyn abbandonò la sua espressione severa e assunse un’aria più pacata. “Solo che…l’idea che tu possa…essere di un altro…mi fa uscire fuori di testa”, affermò titubante il re dei nani. Evelyn abbozzò un sorriso e andò a cercare la mano di Thorin intrecciandola con la sua, gesto che fece comparire sul volto del nano un sorriso soddisfatto.
I nani si rilassarono per un po’ cullati dal dondolio delle botti, ma senza comunque abbassare la guardia. “Niente dietro di noi?”, chiese Thorin. “Niente che io veda!”, rispose Balin. “Mi sa che abbiamo staccato gli orchi!”, affermò Bofur. “Non per molto. Abbiamo perso la corrente”, dichiarò il re dei nani. “E Bombur è mezzo affogato!”, esclamò con apprensione Dwalin. “Raggiungiamo la sponda!”, intimò il re dei nani.
Si diressero tutti quanti verso la riva remando con le mani a fatica poiché stremati dalla sfrenata corsa nelle botti e dalla battaglia; uno ad uno i nani uscirono dai barili, non senza difficoltà. Thorin aiutò Evelyn ad uscire dalla botte e poi venne fuori lui; Dwalin aiutò Ori mentre Dori e Bofur aiutarono Bombur.
Kili si accasciò al suolo con un’espressione di dolore sul volto mentre cercava di tamponare la ferita provocatagli dalla freccia che l’aveva colpito alla gamba. Bofur lo osservò con preoccupazione, ma quando Kili se ne rese conto assunse un’aria impassibile asserendo con risolutezza, “Sto bene! Non è niente!”.
“In piedi!”, ordinò Thorin. “Kili è ferito! Bisogna fasciargli la gamba”, replicò Fili con apprensione nei confronti del fratello. “Abbiamo un branco di orchi alle calcagna. Continuiamo a muoverci!”, affermò il re. “Verso dove?”, domandò Balin con affanno. “La montagna! Ci siamo quasi!”, rispose Bilbo con convinzione. “Un lago si trova tra noi e quella montagna. Non c’è modo di attraversarlo”, asserì Balin. “Ci gireremo intorno!”, propose lo hobbit. “Gli orchi ci piomberanno addosso sicuro come la luce del sole! Non abbiamo armi per difenderci”, precisò Dwalin. “Io ho ancora le mie armi e poi posso contare sulla mia magia!”, dichiarò con decisione Evelyn. Thorin avanzò verso di lei e le disse con fermezza, “Le tue armi non bastano e se usi troppa magia ti indebolirai”. Poi il re guardò Kili e intimò, “Fasciategli la gamba, presto! Avete due minuti”. Fili si preoccupò di fasciare la gamba di suo fratello mentre gli altri si concessero qualche minuto di riposo.
Ad un tratto, mentre erano tutti impegnati a riprendere fiato, una figura apparve alle loro spalle; si trattava di un uomo che stava mirando con arco e freccia ad Ori intento a togliere l’acqua dai suoi stivali. Dwalin si mise di mezzo con in mano un bastone che l’uomo infilzò con la freccia; allora Kili prese una pietra per lanciarla contro l’uomo che con agilità scoccò subito un’altra freccia facendo cadere il sasso dalle mani del nano.
L’uomo prese velocemente un’altra freccia e minacciò i nani, “Fatelo di nuovo e siete morti!”. Allora Evelyn senza indugio recitò la formula, “Vatos expelliamus!”, e l’arco e la freccia volarono via dalle mani dell’uomo che rimase attonito. Poi fu la volta di Evelyn prendere il suo arco e freccia e minacciare l’uomo. “E chi vorresti uccidere senza un’arma?!”, esclamò con fierezza. L’uomo la guardò sbalordito e alzò le mani in segno di resa. L’uomo aveva un aspetto abbastanza giovane, con lunghi capelli castani mossi, occhi azzurri e un abbigliamento dal quale si intuiva che non si trattava di una persona benestante.
“Va bene, ma adesso calmati!”, disse l’uomo con calma avanzando verso Evelyn. “Guai a te se ti avvicini!”, asserì Evelyn con cattiveria. A quel punto l’uomo si fermò assumendo un’espressione inquieta. “Ah ah…brava Evelyn!”, dichiarò esultante Bofur e tutti i nani la guardarono con soddisfazione.
Intanto che Evelyn teneva a bada l’uomo, Balin fece qualche passo avanti, guardò alle spalle dell’uomo e gli domandò incuriosito, “Ehm…scusami, ma...sei di Pontelagolungo, se non vado errato? Quella…quella tua chiatta…ehm…non sarebbe possibile noleggiarla, per caso?” L’uomo fissò Balin perplesso e poi guardò Evelyn che lo stava ancora minacciando, allora il nano le intimò, “Evelyn! Abbassa l’arma!”. Evelyn esitò, perciò Balin, vedendo la sua esitazione, aggiunse, “Per favore!”. A quel punto Evelyn guardò il nano con la coda dell’occhio e poi abbassò l’arma.
Evelyn continuò a fissare l’uomo con aria di sfida, mentre lui la guardava con curiosità. Dopo l’uomo si avvicinò ai barili, si mise a raccoglierli e intanto rispose, “Sì, sono di Pontelagolungo”. Lo osservarono tutti in attesa che finisse di rispondere alla domanda di Balin. Quando terminò di prendere tutte le botti, l’uomo le iniziò a caricare sulla sua chiatta e, nel frattempo, chiese rivolgendosi a Balin, “Cosa ti fa pensare che vi aiuterò?”. “Quegli stivali hanno visto giorni migliori, come quel cappotto. Ah…e sospetto che tu abbia delle bocche da sfamare! Eh?! Quanti bambini?”, rispose il nano cordialmente. “Un maschio e due femmine”, replicò l’uomo mentre seguitava a caricare i barili. “E tua moglie immagino che sia una bellezza?!”, affermò Balin utilizzando sempre un tono cortese. “Sì, lo era!”, disse mestamente l’uomo voltandosi verso il nano con un’espressione malinconica.
Il sorriso dal volto di Balin sparì lasciando il posto ad un’aria dispiaciuta. “Mi dispiace! Non intendevo…”, cercò di scusarsi il nano. “Ah, avanti! Basta! Bando alle ciance!”, questionò Dwalin interrompendo il tentativo diplomatico di Balin di convincere l’uomo ad aiutarli. Anche Thorin aveva un’aria alquanto seccata da tutto quel tergiversare. Ah, sicuramente così lo convinciamo!, pensò rassegnata Evelyn. L’uomo guardò Dwalin con perplessità e domandò, “Perché tanta fretta?”. “Perché ti interessa?”, replicò il nano infastidito dalla curiosità dell’uomo che esclamò, “Oh, vorrei sapere chi siete! E che cosa ci fate in queste terre?”, intanto che proseguì a caricare i barili sulla chiatta. “Siamo dei semplici mercanti delle Montagne Blu in viaggio per vedere i nostri parenti sui Colli Ferrosi”, dichiarò Balin pacatamente cercando di essere convincente. “Semplici mercanti! Tu dici?”, rispose l’uomo poco convinto. Lo sforzo del nano fu poi vanificato da Thorin che si intromise nel discorso dicendo con risolutezza, “Ci occorrono cibo, provviste, armi. Puoi aiutarci?”. Ecco! Così sicuramente ci crederà che siamo dei mercanti!, pensò Evelyn ironicamente.
L’uomo osservò i nani sospirando e poi guardò le botti. “So da dove sono arrivati questi barili”, affermò con calma. “Perciò?”, chiese Thorin con tono pacato. “Non so che affari avevate con gli elfi, ma non credo sia finita bene”, dichiarò l’uomo con tono sarcastico abbozzando un sorriso. Thorin, di tutta risposta, lo fissò con un’aria severa. “Si entra a Pontelagolungo solo col permesso del Governatore. Tutte le sue ricchezze vengono dagli scambi col Reame Boscoso. Ti metterebbe ai ferri prima di rischiare l’ira di re Thranduil”, spiegò l’uomo mentre raccolse la cima e la lanciò a Balin.
A quel punto Evelyn, vista la diffidenza dell’uomo, decise di intervenire utilizzando la magia e si affidò all’incantesimo del dolore. L’uomo si accasciò al suolo in preda a forti dolori, mentre Evelyn avanzò verso di lui e poi, girandogli intorno, asserì pacatamente, “Ora ditemi, cosa ci impedisce di uccidervi e prenderci la chiatta?”. “No…vi prego! Ho…ho dei…figli!”, rispose tentennante l’uomo affaticato dai dolori che attanagliavano il suo corpo, “E…e poi…una volta…arrivati a…Pontelagolungo…verreste…subito scoperti”. “Io sono una strega! Credi che non sia in grado di tenere a bada una massa di uomini privi di poteri magici?!”, dichiarò Evelyn con fierezza. Nel frattempo, i nani assistettero increduli alla scena.
L’uomo alzò lo sguardo verso Evelyn che lo fissava con austerità e replicò sempre titubante, “Va…va bene! Vi…vi aiuterò!”. Ottenuto ciò che voleva, Evelyn rilasciò l’incantesimo e protese la mano verso l’uomo per aiutarlo ad alzarsi. L’uomo la guardò sconcertato, ma poi accettò l’aiuto e quando fu in piedi questionò sbalordito, “Prima cercate di uccidermi e poi mi aiutate?!”. “Non era mia intenzione uccidervi…volevo solo convincervi ad aiutarci!”, asserì Evelyn abbozzando un sorriso compiaciuto. Ad un tratto, però, all’uomo colò del sangue dal naso e, resosene conto, osservò stupefatto Evelyn che aveva assunto un’espressione sbigottita. “Solo convincermi?!”, sentenziò l’uomo. “Forse ho esagerato un po’!”, affermò Evelyn con aria colpevole. L’uomo la guardò con un’espressione di rimprovero, ma la sua attenzione sulla ragazza fu distolta da Thorin che si stava avvicinando ai due.
Quando il nano fu di fianco ad Evelyn, esclamò con premura rivolgendosi all’uomo, “Non perdiamo altro tempo!”. L’uomo guardò sia Evelyn che Thorin e replicò, “Sì, però considerando il rischio che corro a farvi entrare di nascosto, ho diritto ad essere pagato il doppio”. Il nano lo fissò con disappunto, poi osservo i suoi compagni ed Evelyn che annuirono in segno di consenso. Thorin riportò la sua attenzione sull’uomo, sospirò e confermò, “Va bene!”.          
 
  
          
   
 
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