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Autore: Dreamcatcher96    30/01/2017    0 recensioni
Clexa AU
Clarke e Lexa hanno appena avuto il loro primo appuntamento, ma dopo sembra che Lexa sia sparita nel nulla.
Clarke sta aspettando notizie da Lexa, finché non riceve una telefonata inaspettata...
Prima Fanfiction che pubblico in assoluto, non ho pretese spero solo che possa piacere come a me è piaciuto scriverla.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ed ora eccomi qui. Sono proprio davanti alla porta che mi divide da te. Non so perché, ma sono letteralmente bloccata. Il solo pensiero di vederti in quel letto mi distrugge. Non so ancora quando ti risveglierai, ma spero presto. Ho bisogno dei tuoi occhi. Ho bisogno di te.
Finalmente mi decido ad entrare. Una lacrima mi bagna la guancia, seguita da molte altre. Sembri così fragile e debole in quel letto, ma la tua bellezza rimane sempre intatta.
Mi avvicino lentamente cercando di non disturbarti. So che probabilmente non mi sentiresti, nemmeno se facessi tanto rumore, ma la sola idea di darti fastidio ora mi fa essere cauta in tutto.
Ti osservo mentre dormi. In realtà ti osservo da sempre, penso tu già l’abbia notato questo, ma non mi hai mai detto nulla, forse per paura di imbarazzarmi troppo. Hai il labbro inferiore spaccato, quello che sembra essere un taglio sulla fronte, ora coperto da una garza e diversi graffi su tutto il viso.
Il tuo respiro regolare mi dà un senso di pace, finalmente direi. Mi accosto al letto, prendendo una sedia e sedendomi ormai senza forze. Avvicino una mano alla tua e la stringo leggermente. Solo ora noto che anche le tue mani portano i segni dell’incidente.
Non ho mai smesso di piangere da quando sono entrata. Ho questo senso di angoscia che mi attanaglia lo stomaco e credo se ne andrà solo quando tu ti sveglierai e mi dirai che va tutto bene. Se tu potessi vedermi ora mi sgrideresti per le mie lacrime. Hai sempre odiato vedere gli altri tristi o piangere e so per certo che con me saresti ancora più dura, solo perché sono io e non accetteresti le mie lacrime. In fondo chi vorrebbe vedere tristi le persone a cui vuole bene? Sono certa che mi diresti 'perché cavolo stai piangendo? Non vedi che ora sto bene?’ con il tuo solito tono scherzoso.
‘ Hey. Da quando le promesse non vanno mantenute?’ la mia voce trema un po’, ma contiene comunque quel pizzico di ironia necessaria. Un lieve sorriso compare sulle mie labbra, per sparire subito dopo quando ricordo la situazione che stiamo vivendo.
‘Credevo di averti persa stanotte. Quando Anya mi ha chiamata per dirmi dell’incidente ho pensato al peggio e mi dispiace. Mi dispiace di aver anche solo creduto che non avresti saputo affrontare tutto questo. Sei una persona così forte Lexa e a volte me ne dimentico, ma poi puntualmente me ne dai prova.’
A queste parole stringo maggiormente la tua mano, stando sempre attenta a non farti male.
‘Non è incredibile come cambino in fretta le cose? Un attimo prima sei felice mentre ripensi agli splenditi momenti condivisi con la persona che ami e l’attimo dopo sei seduta di fronte a quest’ultima pregando che si risvegli e che stia bene.’
Sento di nuovo le lacrime farsi largo nei miei occhi.
‘Ti prego Lexa torna da me. Io ho bisogno di te. Non puoi lasciarmi da sola.’
I miei singhiozzi riempiono il silenzio della stanza. Gli unici altri suoni sono quelli delle macchine che controllano i tuoi segni vitali.
Non puoi nemmeno immaginare che enorme sforzo io stia facendo per non mettermi ad urlare il mio dolore. L’unica cosa che mi rimane da fare è osservare i tratti del tuo volto e contemplarne l’incredibile bellezza. Non ho mai creduto al concetto di perfezione, lo credevo qualcosa di troppo grande, irraggiungibile ed effimero. Nulla nella mia esistenza è mai stato perfetto, seppur io abbia goduto di una vita soddisfacente. Genitori incredibilmente amorevoli, amici unici, esperienze incredibili, eppure niente di tutto ciò lo ritenevo perfetto.
Poi ho visto te e per la prima volta ho capito di cosa le persone parlassero. Tutto in te si poteva definire perfetto. Il tuo aspetto da togliere il fiato, la tua determinazione, la tua voglia di sapere e anche quelle tue piccole manie per le candele e i fiori. Potrei star qui ad elencare ad uno ad uno tutti i tuoi lati fantastici, ma non finirei più perché ogni volta che ci penso riesco a trovare svariati altri motivi per definirti tale
Il mio sguardo si posa sulle tue labbra, quelle tue incredibili labbra carnose e subito dopo immagini del nostro bacio di qualche ora fa mi tornano alla mente. Posso ancora sentire il tuo sapore sulle labbra e i brividi per tutto il corpo. La voglia di baciarti ora è irrefrenabile, tant’è che faccio l’unica cosa ovvia. Mi alzo dalla sedia e inizio ad abbassarmi verso di te così da poter catturare le tua labbra in un bacio.  Sono ad un soffio dalle tue labbra quando qualcuno bussa alla porta.
Mi volto di scatto, allontanandomi da te velocemente come a voler proteggere questo momento solo nostro. Vedo la testa di Anya che sbuca dalla porta, ma rimane ferma in attesa. Solo dopo un po’ parla.
‘Uhm scusa Clarke, posso?’ è titubante. Avrà capito di aver interrotto qualcosa.
Guardo l’orologio posto sopra l’entrata e mi accorgo di essere rimasta con te per più di mezz’ora. Cavolo come è passato in fretta il tempo, mi sembra di essere qui da soli cinque minuti. Con te però è sempre così. Un’ora passa come fossero pochi minuti e io non ne ho mai abbastanza.
Solo ora mi accorgo di non aver ancora risposto ad Anya, così le sorrido e le rivolgo un semplice ‘certo’ prima di darti un bacio sulla fronte e dirigermi verso l’uscita.
Rimanere seduta in questa sala d’aspetto è una vera tortura. Vorrei esserti accanto ora, ma capisco che anche Anya ha bisogno di stare con te e così mi rassegno a rimanere qui.
Ho lo sguardo fisso e sono persa nei miei pensieri tant’è che non mi accorgo della figura davanti a me. Un leggero colpo di tosse mi fa tornare alla realtà e noto che il medico che ci ha aiutate prima mi sta fissando.
‘Mi scusi, ha detto qualcosa?’
La sua risata mi fa capire che aveva già notato la mia assenza.
‘Non si preoccupi. Comunque le ho chiesto come sta la sua amica’
Sospiro, abbassando lo sguardo. Il suo tono speranzoso mi rende ancora più triste, poiché già so che dovrò illuderlo.
‘Sono appena uscita dalla sua stanza. Al momento non si è ancora risvegliata spe-‘
Non finisco la frase che il medico mi interrompe.
‘Cosa? Non si è ancora svegliata? Non è possibile?’ Mi chiede preoccupato quanto scioccato.
Un senso di ansia mi attanaglia lo stomaco alle sue parole. Non capisco tutta questa sua agitazione. Aveva detto che eri stabile. Come mai ora tutta questa preoccupazione?
‘C’è qualcosa che non va? La prego mi dica che sta succedendo.’
Sono ad un passo dall’avere un attacco di panico. Ho il respiro corto e la vista sta iniziando ad annebbiarsi. Poche altre volte mi era capitato di averne uno e le situazioni non erano mai state delle migliori. Probabilmente stavo per svenire perché sento due braccia afferrarmi al volo e tenermi stabile, prima di condurmi verso una sedia libera.
‘Signorina sta bene?’
Sento una voce chiamarmi, ma è troppo lontana per comprenderne le parole. Mi sembrano solo un eco distante, nelle mie orecchie solo il rumore del mio cuore che batte all’impazzata.
Credo di star tornando alla realtà perché questa volta le parole mi giungono forti e chiare.
‘Signorina, signorina mi sente?’
‘Io- io n-non, lei- lei dovrebbe star bene.’
Sto farfugliando parole incomprensibili anche a me, ma lo shock è troppo grande.
‘Si calmi signorina. Mi dispiace se l’ho allarmata, non era mia intenzione. È solo che è strano che non si sia ancora svegliata. A quest’ora l’anestesia dovrebbe essere finita, ma può darsi che l’effetto duri di più, quindi per ora non si preoccupi. Adesso faremo degli esami per accertarci che non sia nulla di che.’ Conclude lui con un sorriso sulle labbra.
Questo mi solleva un po’. Tutta l’ansia accumulata svanisce nel nulla come se questo momento non fosse mai avvenuto. Ora non mi resta che aspettare.
Il medico se n’è andato da qualche minuto quando Anya torna da me. Decido che è meglio non raccontarle nulla di quello che è appena successo, non mi sembra il caso di allarmarla senza motivo.
‘Vuoi andare da lei?’
‘Si, ora vado.’
Non ho nemmeno bisogno di pensarci. Sono già in piedi per venire da te quando Anya mi afferra per un braccio.
‘È tutto okay?’ mi chiede schietta.
Deve aver notato la mia faccia ancora sconvolta, ma rimango della mia idea di non farla preoccupare così le dico che sto bene. Non vedo l’ora di essere di nuovo con te. Seppur per poco questa distanza mi ha distrutta, so che non posso fare molto, ma anche solo essere al tuo fianco mi permette di essere tranquilla.
Il tempo con te passa ancora in un lampo e di nuovo Anya bussa alla porta per darmi il cambio. Non vorrei proprio lasciarti, soprattutto ora che la tua situazione è un’incognita, ma alla fine mi rassegno.
Per l’ennesima volta in questa infinita giornata mi ritrovo in questa sala d’attesa. Mi sento come intrappolata in un limbo, in cui il tempo si diverte a prendermi in giro.
In lontananza vedo ancora lui, il medico di prima, accompagnato da un altro dottore. Si stanno avvicinando a grandi falcate. Con uno scatto mi alzo dalla sedia e vado incontro loro.
‘Salve. Ci sono novità, dottore?’
‘Si, ho appena parlato con lui che è il medico della sua amica ed è della mia stessa idea, quindi abbiamo optato per sottoporre la signorina Woods a degli esami di accertamento, per escludere ogni rischio.’
‘Certamente. Vi ringrazio entrambi per tutto.’
‘Non si preoccupi. Siamo qui apposta.’ Mi risponde l’altro medico, il sig. Jones da quanto dice la sua targhetta.
Dopo un ultimo saluto si allontanano in direzione della tua porta. Vedo uscire Anya e dopo un po’ anche te.
‘Clarke ma che sta succedendo?’ mi chiede Anya.
Solo ora ricordo che lei non sa nulla di quello che ti sta succedendo. Mi do dell’idiota per averlo dimenticato.
‘Scusa Anya avrei dovuto dirtelo prima, ma non volevo allarmarti inutilmente. Parlando con il medico è uscito che è strano che non si sia ancora svegliata, ma secondo lui in alcuni casi può succedere. Ora le faranno delle analisi per escludere rischi.’ Dico tutto d’un fiato per paura che fraintenda la situazione.
‘Tranquilla Clarke. Capisco il tuo punto di vista. Ci sono rimasta un po’ male che tu me l’abbia nascosto, ma va tutto bene. Sai ho così paura per lei.’
E non è la sola. Anche io in fondo ho paura, anche se cerco di non mostrarlo.
Annuisco solo perché se dovessi parlare ora scoppierei a piangere di nuovo.
Fortunatamente Anya capisce il mio stato e mi stringe a se per un lungo abbraccio.
Alla fine quelle lacrime che cercavo di trattenere le ho versate tutte. Da quando ti hanno portato via sono caduta in uno stato di isolamento in cui sto ripensando a tutti i nostri momenti insieme. Ancora non mi capacito che tutto questo sia successo proprio a noi, nemmeno nei miei peggiori incubi ho mai immaginato questo.
Sembra passare un’eternità prima di vederti tornare nella tua camera. Sono in piedi in un secondo appena ti vedo voltare l’angolo accompagnata dagli infermieri. Niente è cambiato rispetto a prima. Mi avvicino al tuo letto e ti prendo la mano. Almeno per un secondo è come se sentissi un po’ di conforto da parte tua e allo stesso tempo io riuscissi ad infonderlo a te.
Sento Anya dietro di me mettermi una mano sulla spalla e quando mi volto vedo che fuori i medici ci aspettano per parlare.
‘Abbiamo fatto diversi esami per escludere qualsiasi cosa, ma per i risultati ci vorrà un po’. Appena sapremo qualcosa ve lo faremo sapere. Per ora non mi preoccuperei troppo.’
Nelle ore successive, in attesa dei risultati dei tuoi esami, io e Anya ci siamo alternate a starti vicino. Ormai non so più da quanto tempo sono qui in questo ospedale. Il tempo di un pasto veloce e sono subito tornata da te. L’idea di starti lontana non mi piaceva, ma anche vederti in quel letto immobile e indifesa mi fa lo stesso effetto.
Poco fa Anya mi ha raggiunta in camera. Mi sono accorta della sua presenza solo quando mi ha toccato una spalla.
‘Clarke ci sono i medici.’
Mi alzo e insieme raggiungiamo i dottori fuori dalla stanza.
‘Abbiamo i risultati. Dalla tac è emerso che il suo cervello non risponde adeguatamente agli stimoli ed è per questo che non si è ancora svegliata. Da quello che abbiamo potuto capire il suo cervello è ancora convinto di essere sotto anestesia e…’
Non so esattamente quando le mie ginocchia hanno iniziato a cedere e mi sono aggrappata ad Anya per sostenermi. Nonostante tutto voglio sapere di più.
‘Tutto bene Clarke?’
‘Si, si sto bene Anya. Ed ora? A cosa va incontro?’
‘Beh ora le possibilità sono tre. Nel migliore dei casi potrebbe svegliarsi e tutto andrebbe per il meglio. Nel peggiore potrebbe non svegliarsi e finire in coma perenne, ma questa la escluderei poiché c’è una remota possibilità che accada. Infi-‘
‘Co-cosa?’ dico scioccata da quello che ho appena sentito. Potresti non svegliarti più? No, no non voglio accettarlo e non lo farò. Tu tornerai da me. Ti sveglierai da un momento all’altro, mi guarderai con i tuoi meravigliosi occhi e mi dirai che va tutto bene.
‘Stia tranquilla, è davvero raro che questo avvenga. Piuttosto è più frequente che lei si svegli, ma riporti dei danni al cervello.’
‘Danni di che tipo?’ chiede titubante Anya. Non sono sicura di volerlo sapere.
‘Potrebbe verificarsi una perdita della memoria permanente o temporanea, non saprei dire con certezza quale delle due poiché ogni caso è a sé. Nel peggiore dei casi, se il danno è esteso, potrebbe riportare una paralisi totale o parziale. Mi dispiace.’  Ci dice per poi andarsene, lasciandoci sole ad elaborare quelle notizie.
Mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso. Mi sento impotente di fronte a questo destino incerto. Ti sveglierai? Oppure mi lascerai sola a raccogliere i pezzi del mio cuore?
Sono ancora immersa nei miei pensieri quando sento un rumore sordo alle mie spalle. Guardo Anya e anche lei è confusa quanto me. Vedo diversi medici correre nella nostra direzione portando con sé una macchina, un rianimatore sembrerebbe. Quando sono vicini a noi uno di loro mi urta nella corsa. Quasi perdo l’equilibrio, ma riesco a rimanere in piedi. Quando alzo lo sguardo vedo i medici entrare nella tua stanza. È un momento. Ora capisco che quella da rianimare sei tu. Mi si gela il sangue.
Anya mi afferra al volo prima che io posso correre verso la tua camera. Sto urlando e piangendo come una disperata. Vorrei correre da te, ma la troppa emozione mi sta bloccando in questo punto. Un instante dopo sono a terra in ginocchio con Anya che mi stringe forte a sé. So che se mi lasciasse andare ora crollerei.  
Sembrano minuti interminabili quelli che passano. Sono trascorsi pochi minuti o infinite ore? Questo non so dirlo per certo, so solo che quando i medici escono dalla tua stanza io sono ancora qui sul pavimento.
Mi divincolo dalla presa di Anya più veloce che posso e con passo incerto mi avvicino a loro. Sono ancora in lacrime, ma ho la forza di chiedere che cosa ti è successo.
‘Un infarto. L’abbiamo rianimata in tempo dopo che ha avuto un arresto cardiaco. Per ora sembrerebbe essere stabile.’ Mi informa uno di loro.
La disperazione di prima si trasforma in rabbia e senza motivo inizio a urlare loro contro.
‘Sembrerebbe essere stabile? Seriamente? Mi prende in giro? Anche prima mi avevano detto che era stabile e sarebbe andato tutto bene e guardi dove siamo ora. Pensa sia divertente illudere così le persone?’
Non so nemmeno io perché stia urlando loro queste cose, neanche le penso in fondo, ma ho bisogno di sfogare tutte le emozioni represse dell’ultimo giorno.
Abbiamo discusso a lungo io e il medico, finché Anya stremata non mi ha chiesto di lasciar perdere. Ho solo annuito. In fondo anche lei è distrutta quanto me. Ci hanno anche proibito di entrare nella tua camera ora che le tue condizioni sono peggiorate.
Siamo di nuovo in questa sala d’aspetto. Entrambe non abbiamo proferito parola. Non ho mai creduto che pregare in questi casi servisse a qualcosa, ma mi ritrovo comunque a farlo ora.
‘Uhm scusate, siete voi i familiari di Lexa?’
Sollevo lo sguardo che finora era puntato verso il pavimento a quelle parole. Di fronte mi ritrovo un giovane, credo sia un infermiere poiché indossa un camice diverso dai medici di prima.
Anya mi anticipa e conferma la sua domanda.
‘Volevo solo informarvi che abbiamo fatto degli accertamenti e le condizioni della paziente rientrano nella norma, quindi ora potete di nuovo farle visita.’ Ci dice lui.
Non credo alle sue parole. Finalmente posso di nuovo starti accanto e questa volta non ho intenzione di andarmene più da quella camera.
Entro lentamente nella tua stanza, attenta a non fare rumore. Tu sei lì, distesa sul quel letto e sembri serena. Un sorriso appare sulle mie labbra e subito un senso di tranquillità si impossessa di me.
Anya mi dà il cambio. Ho notato che questa volta mi ha lasciato a lungo con te e la ringrazio per questo. La dovrò ringraziare per tutto quello che ha fatto per me.
Decido di andare di sotto al bar per prendere un bel caffè caldo. Ne ho davvero bisogno in questo momento. Ho pensato di portarne uno anche ad Anya, in fondo farebbe bene anche a lei.
Sono a pochi passi dalla porta quando sento Anya parlare. Sembra nel mezzo di una conversazione con qualcuno poiché la sento ridere e dal tono sembra stia piangendo di gioia.
Decido di entrare, ma nel momento in cui apro la porta sento un’altra voce. Mi sembra la tua, ma non può essere. Sono rimasta al bar circa un quarto d’ora, com’è possibile che tu ti sia svegliata così in fretta.
Voglio togliermi ogni dubbio. In un secondo il caffè di Anya è per terra. Entrambe vi girate verso di me. Ho gli occhi spalancati e una mano a coprirmi la bocca. Sei sveglia e sembri star bene. Non so spiegare la felicità che provo ora. Nuove lacrime mi bagnano le guance, ma questa volta sono belle lacrime.
Mi avvicino in fretta al letto superando la macchia di caffè sul pavimento.
‘Hey’ ti dico guardandoti negli occhi.
Con la coda dell’occhio vedo Anya assumere un’espressione strana, ma non capisco cosa sia. In questo momento poco importa. La cosa fondamentale è averti qui, sveglia.   
Tu continui a guardami senza dire una parola.
‘Lexa sono io, Clarke’
Vedo il suo sguardo spaventato e confuso e non posso fare a meno di provare un senso di vuoto. Non capisco perché mi guardi così, con occhi quasi indifferenti e questo mi fa male. Nemmeno al nostro primo incontro mi hai guardata così. Continuo a fissarti negli occhi sperando di trovarci dentro un barlume di speranza, ma vengo subito trafitta dalle parole che pronunci subito dopo.
‘Io-io non so chi sei’
E il mio mondo cade a pezzi.


note dell'autrice

innanzitutto mi scuso per l'enorme ritardo, ma ho fatto davvero fatica a scrivere questo capitolo. Diverse volte ho cambiato idea su come doveva finire e ho optato per questa. Per la scelta del finale è stata mia complice kimsara96 che mi ha aiutata durante tutto il capitolo. Ebbene si siamo giunti alla fine di questa avventura. Spero che il capitolo piaccia come piace a me. Ci risentiamo per un'altra avventura.    
   
 
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