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Autore: MaDeSt    31/01/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

MATHAN

Facendo a ritroso la strada di poco prima attraversarono il distretto della Magia, del Serpente, del Lupo e quello neutrale - dovendo attraversare perpendicolarmente la via Maestra per poco rischiarono di perdersi di vista, tanto era affollata, e ricevettero diversi insulti e rimproveri per star disturbando il traffico - poi quello del Cervo, e finalmente giunsero in quello del Cavallo. Lì Cedric cercò di impegnarsi al massimo per far riaffiorare i ricordi, e alla fine arrivarono alle stalle che cercava.
Si fermò e aprì con decisione il portone d’ingresso annunciandosi con un: «Buongiorno.» ma all’apparenza non c’era nessuno «Non so da chi siano gestite ora, ma fate attenzione.» aggiunse quindi.
Entrarono guardandosi intorno con circospezione e gli altri cinque rimasero a bocca aperta nel vedere quanti cavalli potesse ospitare quella stalla; ce ne stavano almeno una cinquantina, ma molti recinti erano vuoti in attesa che qualcuno vi lasciasse i propri animali.
«C’è nessuno?» domandò Susan a voce alta, sperando che qualcuno prima o poi rispondesse e li accogliesse.
«Pare di no.» disse Mike sconfortato.
«Però i cavalli ci sono, aspettiamo un po’.» ribatté Jennifer fiduciosa.
Proprio allora comparve un uomo dalla corporatura robusta e i capelli neri tenuti tagliati sopra le spalle, gli occhi avevano una sfumatura a metà tra l’azzurro e il grigio.
Entrò dall’altro portone e li accolse gridando un: «Benvenuti!» incoraggiante, gli andò incontro a passo veloce presentandosi poi col nome di Mathan.
«In cosa posso esservi utile? Avete bisogno di selle o finimenti? O semplicemente lasciare qui i cavalli?» domandò quando gli fu vicino con voce vigorosa.
«Dovremmo lasciarli qui.» rispose subito Jennifer, lieta che il proprietario apparisse come una persona molto loquace e gentile.
«Per quanto?» domandò quindi facendogli cenno di seguirlo.
«Non lo sappiamo, siamo qui per studiare. È un problema?»
«No, non esattamente. Ho molti altri posti liberi.» si fermò e indicò sei cancelletti piuttosto vicini, tre da un lato della stalla e tre dall’altro «Questi sono liberi e al momento non li ha prenotai nessuno. Potrebbe darsi che qualcuno paghi per averli e potrei dover cambiare posto ai vostri animali, ma sotto la mia supervisione non verranno rubati.» con una chiave aprì i cancelli dei recinti.
Mentre i cinque ragazzini sistemavano i cavalli nei recinti e finalmente li liberavano delle redini e della sella, Cedric spiegò all’uomo di essere l’effettivo proprietario dell’edificio e gli mostrò i documenti in modo che non potesse negarlo, quindi gli chiese se fosse possibile non pagare perché - tecnicamente - non potevano permetterselo.
Mathan lo guardò storto e borbottò: «Il proprietario eh? E perché non è venuta direttamente tua madre?»
Con una stizzita scrollata di spalle il ragazzo ribatté freddo: «Non può.»
«In realtà io non ho bisogno del tuo permesso per stare qui e gestire gli affari, vedi... ne sono diventato proprietario nel momento in cui sei nato.»
Cedric non credette alle proprie orecchie: «Come prego? L’hanno lasciata a...»
«Ai tuoi genitori.» lo interruppe «Ma io sono tuo padre, lo sai?»
Mike poco dietro di lui sbiancò, pietrificato, gli altri stavano chiacchierando quindi non avevano sentito.
«A quanto pare no. Bene, ti spiego...» lo prese sottobraccio e lo condusse lontano dagli altri, ma il ragazzo si sottrasse quasi subito «Tua madre proprio non voleva accettarlo, eh? Te l’ha tenuto nascosto?»
«Chi sei?»
«Oh, uno dei tanti.» fece con una scrollata di spalle.
«Uno dei tanti?» ripeté lentamente con un sorriso scettico, cominciando a innervosirsi.
«Non so cosa pensi di lei, ma forse non è la persona che credi. Ti ricordi della vecchia Iven? So che Laurel ti ha portato da lei qualche anno fa.»
«Il nome non mi è nuovo.» ammise.
«Ah, la cara Iven, Laurel adorava tormentare quella donna coi suoi pianti.» sospirò Mathan guardando in alto.
Mike si riscosse e attirò l’attenzione degli altri: «Andiamocene.» sussurrò.
«Perché?» domandò Susan confusa guardandosi intorno «Cosa sta succedendo? Dov’è... Ced?» lo chiamò ad alta voce, ma Cedric non la guardò nemmeno e le fece solo segno di tacere.
«Perché... perché sì, voglio andarmene.» continuò l’altro.
«Ma almeno aspettiamo lui...» disse Layla.
Il ragazzino a malapena ebbe il coraggio di guardarla negli occhi, ma scosse la testa impaziente: «Sono sicuro che non stia per succedere nulla di buono. Cedric perde le staffe quando si parla di sua madre.»
«E sua madre cosa c’entra ora?» domandò Jennifer quasi interrompendolo «Stanno parlando di lei? Il tipo la conosce?»
«Così pare, forse è anche peggio. Andiamo.» insistette Mike, ma gli altri non ne volevano sapere e anzi rimasero in silenzio sperando di riuscire a cogliere parte della conversazione.
L’uomo stava dicendo: «Com’è che ti ha chiamato? Ced... Ced... Cedric, giusto? Ah, è venuta qui un paio di volte, ma non è mai passata a salutarmi. Ti ho visto, insieme a lei e a quell’uomo che ha deciso di sposare.»
«Probabilmente era un uomo migliore di te.» disse Cedric, senza tuttavia crederci realmente visto il rapporto che aveva con lui.
«Tu non mi conosci, non puoi sapere nulla. Le piaceva cambiare, che fosse perché non trovava un uomo che la trattasse come meritava, o solo per il gusto di farlo. Non che fosse una cattiva persona, anzi era la persona più gentile e premurosa che abbia mai conosciuto. Ma... beh...» fece una piccola pausa e guardò Cedric, che sembrava sul punto di ammazzare qualcuno, ridacchiò: «Stai attento a non farti male, rilassa quei muscoli!»
Per tutta risposta lui sfoderò un sorriso che non raggiunse gli occhi, ma lo ignorò e non disse nulla.
L’uomo sospirò e riprese: «Le piaceva cambiare, sì. E ogni volta che rimaneva delusa dal suo nuovo compagno lo lasciava, a volte pagandone le conseguenze, e puntualmente veniva a piangere prima da me, poi da Iven. Naturalmente non poteva parlarne a madre e padre senza ricoprirli di vergogna. È andata avanti così per anni.» s’interruppe per un attimo, non credeva di essere in grado di dirgli certe cose con una tale sfacciataggine «Forse dovreste tornare a casa, l’ora di pranzo è già passata.»
«Vai avanti.» lo interruppe freddamente, prima che gli altri potessero cogliere al volo l’occasione per andarsene.
«Non ti ha mai raccontato nulla? Sei grande ormai, potrebbe dirtelo! Quanti anni hai? Quattordici giusto? E non ti ha mai detto nulla... ah Laurel! Perché scappare da questo incubo per crescere un figlio in un luogo tranquillo, se poi alla fine avrebbe saputo? No, lei ha preferito tenerti all’oscuro. Quando tornerai a casa potrai chiederlo a lei!»
«Voglio che me lo dica tu. Sii più coraggioso di lei. Da uomo a uomo. Andiamo, sono cresciuto dall’ultima volta, sbaglio?» lo provocò con un sorriso di scherno.
L’altro non voleva realmente fargli una cattiva prima impressione, ma si disse che ormai aveva già parlato troppo; tanto valeva andare fino in fondo. Gli si avvicinò di qualche passo e Cedric non si mosse.
Poi come accettando una sfida Mathan riprese con voce grave: «Finché... un giorno non ho retto più. Non so che idea ti sia fatto di lei Cedric, e non vorrei distruggerti un modello, ma lei era... beh, come dire... una donna che si comporta così, questo vuole e questo merita.» concluse con una scrollata di spalle e un ghigno.
Voglio andarmene gemette Susan tra sé Io non me la sento di restare ad ascoltare, ho già sentito troppo!
Lo ripeté ad alta voce.
Ma nonostante le lamentele di Susan non si mossero; provavano anche loro un certo disgusto per quell’uomo e non volevano credere a ciò che stava dicendo sulla madre del loro compagno, ma avevano intenzione di rimanere perché avevano l’impressione che senza la loro presenza la situazione potesse degenerare.
«Vai avanti.» sussurrò Cedric con rabbia.
Sorrise piano: «Ah, quel giorno. Laurel non si era mai concessa a me, nonostante che lo volesse o no fossi la persona più importante che aveva. Poi ha conosciuto quel giovane che si trovava qui per affari e credeva di essersi innamorata... ma la verità era che aveva visto una possibilità per andarsene. Hanno cominciato a frequentarsi, e quando ho saputo che si sarebbe volentieri concessa a uno straniero solo per lasciare questa città... non ho retto più. Le ho detto ciò che provavo e mi sono visto rifiutare. Allora l’ho presa e...» in un certo senso non aveva il coraggio di dirglielo.
«Narcisista ed egocentrico. Vai avanti.» ripeté imperterrito.
«No. Non ce n’è bisogno.» disse Layla con decisione «Grazie per il tuo tempo e scusaci tanto, ma ora...»
«Chiudi quella bocca!» gridò Cedric guardandolo furioso «Non t’intromettere.»
«Non hai bisogno di farti del male! Sai già cos’è successo, andiamo via!» insistette angosciata.
Cedric scosse la testa e tornò a guardare l’uomo che dopo un po’ riprese a parlare lentamente, ma più deciso ad andare fino in fondo: «Ho fatto come avevano fatto tutti gli altri, le ho mostrato con la forza le conseguenze delle sue scelte. Non sono più riuscito a riavvicinarmi a lei, mi evitava come se avessi una malattia contagiosa.»
A quelle parole Cedric alzò un solo sopracciglio e l’uomo intese quella reazione come approvazione e stima per la donna, quindi incupì lo sguardo.
«Dopo alcuni mesi ha scoperto di... esserci rimasta. Le era sempre andata bene, invece con me le è andata male. Jorel, l’uomo che ti ha cresciuto, era da pochi giorni tornato qui, e quando lei ha scoperto di essere incinta ha colto l’occasione al volo... ed è riuscita a far sì che la portasse con sé. Il resto più o meno lo sai.»
Cedric annuì e inspirò profondamente cercando di contenersi per non saltargli addosso; ora almeno l’inizio di tutte le sue disgrazie aveva un nome. Mathan fece per prendergli le spalle proprio come un padre orgoglioso delle gesta del figlio, ma lui si allontanò non provando altro che rabbia e ribrezzo.
«Non mi toccare, lurido...»
«Calma! Calma con le parole.» lo interruppe con tono pacato, alzando le mani «Capisco che possa essere dura da mandare giù...»
«Tu menti.»
L’uomo sospirò: «Lo vedi? Non vuoi accettarlo! Ma non temere, imparerai. Dopotutto non posso essere peggiore di quell’uomo. Non dev’essere stato facile per lui crescere un figlio non suo... e non credo abbia dato del suo meglio per farlo. Sbaglio forse?»
«A che gioco stai giocando? Ti sembra divertente?» gridò Andrew irato «Lascialo in pace maledizione!»
Cedric invece stava ripensando a tutte le volte che Jorel gli aveva detto di non chiamarlo padre e lui aveva pensato che fosse solo molto arrabbiato, o che avesse perso il controllo come quando era ubriaco. Ma poi pensò a come lo picchiava, e il dubbio che quel tizio stesse dicendo il vero cominciò a farsi più presente, tanto da mettergli davvero paura. Da quando sua madre era morta Jorel non aveva passato un solo giorno senza averlo picchiato o alla meglio insultato, sminuito o umiliato. Non aveva mai fatto nulla per aiutarlo a uscire da quella brutta situazione e anzi aveva infierito sulla sua sanità mentale e cercato di ucciderlo diverse volte più o meno velatamente, preferibilmente lasciandolo chiuso in camera sua a sanguinare per giorni, aspettandosi poi che ripulisse tutto da sé. Forse, si disse infine, era ancora vivo solo perché gli serviva che qualcuno badasse a Lily mentre lui lavorava e Ilion aveva già i suoi affari a cui pensare.
In tutta risposta l’uomo guardò Andrew e rise, ma tornò a rivolgersi a Cedric: «Dov’è che è fuggita con Jorel? A Darvil, giusto? Era disperata quando ha scoperto di aspettare un figlio, è andata dove nessuno mai l’avrebbe cercata o aggredita.»
«Come diamine ti permetti di parlare di lei in questo modo?» esplose Susan sentendosi calda in viso; quell’uomo la disgustava e l’unica ragione che la spingeva a non prenderlo a schiaffi era la necessità di lasciargli i cavalli. Nemmeno la differenza di stazza avrebbe potuto fermarla in quel momento.
Mike le afferrò la mano per zittirla, lei lo guardò e lui sussurrò: «Sapeva di Darvil e Jorel, nessuno di noi li ha mai nominati prima. Non poteva saperlo se... se non stesse dicendo almeno in parte la verità.»
«Magari la conosceva soltanto!» disse Jennifer, a sua volta bisbigliando.
Mathan riprese a parlare a Cedric e si zittirono per ascoltare: «Cosa c’è ragazzo, sei sconvolto? Capisco... non ho fatto una buona prima impressione, eh?»
Cedric gli rivolse uno sguardo carico di odio, aveva tutti i muscoli in tensione ed era certo che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che avrebbe ceduto alla rabbia e gli fosse saltato addosso.
Ma l’uomo gli si avvicinò ancora di più fissandolo dritto negli occhi, ignorando completamente il suo stato d’animo precariamente controllato: «Non hai mai avuto una sola goccia del sangue di Darvil e, senza offesa, si vede lontano due miglia. Forse qualche anno fa sarebbe stato più facile nasconderlo, ma più cresci più ti vedo simile a me. Siamo identici.»
«Non ne sono certo lusingato.»
«No, lo capisco. Non è facile accettare simili tragedie, soprattutto dopo tanti anni... ma adesso sei qui, finalmente. Sei tornato da me nonostante quella donna abbia cercato di tenerti lontano...» fece per mettergli una mano sulla spalla, ma Cedric si decise a reagire; gli afferrò il braccio e lo costrinse dietro la sua schiena, facendogli male.
Lui urlò sorpreso: «Ma che diamine stai facendo?!» e gli altri fecero due passi indietro spaventati, i cavalli nei recinti nitrirono infastiditi.
«Taci, hai parlato abbastanza.» sibilò il ragazzo.
L’uomo cercò di liberarsi della sua presa, ma con le buone maniere non ci riuscì. Allora perse le staffe, col braccio libero lo colpì ripetutamente al fianco con forza. Gridò di nuovo quando Cedric gli sferrò un calcio dietro al ginocchio, caddero insieme e Mathan ne approfittò per prenderlo alla cintura e sbatterlo a terra. Si rialzarono entrambi alla svelta, ma il ragazzo fu veloce a sferrargli un pugno.
«Cedric!» esclamò Layla sconcertata «Va bene sfogarsi, ma non esagerare! Non sai nemmeno se dica la verità, forse la conosceva soltanto!» cercò di allontanarlo dall’uomo tirandolo per un braccio.
«A conti fatti, quest’uomo è stato la più grande disgrazia della mia vita!» ribatté Cedric guardando ora la ragazza e trattenendosi a stento dall’alzare la voce o a liberarsi della sua presa.
«Posso immaginarlo, ma cerca di...»
«La più grande disgrazia della tua vita?» la interruppe Mathan gridando, si era rialzato e si stava allontanando «Se quel giorno non avessi esercitato un mio diritto ora non saresti qui! Dovresti ringraziarmi!»
«Esercitato un diritto? È questo che credi di aver fatto? Non te ne frega nulla di aver ferito un altro essere umano abusandone?» sussurrò Cedric incredulo tornando a guardare lui, Layla non dovette più faticare a tenerlo fermo e guardò l’adulto a sua volta con una smorfia di disgusto.
Per tutta risposta l’uomo rise: «Ma ti senti come parli? Quella donna ti ha fatto il lavaggio del cervello? Non mi sembra ti sia fatto problemi a fare del male a me.»
Il ragazzo scosse la testa: «Oh, ma tu sei un verme, meriteresti di marcire in una cella.»
«Per non aver nemmeno commesso un reato? Davvero? E quella donna era una puttana che andava rimessa al suo posto, come la mettiamo?»
«Ma che parole sono! Come ti permetti?» esclamò Layla, ora anche lei furibonda; aveva conosciuto Laurel e mai avrebbe tollerato che una donna tanto dolce venisse definita a quel modo.
Mathan indicò la ragazza e continuò a rivolgersi a Cedric guardandolo con sguardo torvo: «Ecco, vedi? Esattamente come lei. Ti conviene metterla a posto prima che si senta troppo libera di mettere i piedi in testa a un uomo. Deve imparare che ogni azione ha una conseguenza.»
Layla lo stava guardando con sdegno e a bocca aperta, ma quando Mathan mosse alcuni passi verso lei impallidì e indietreggiò spaventata, temendo il peggio; Mike si frappose tra lei e lui trovando poco dopo l’appoggio di Jennifer, mentre Susan e Andrew indietreggiarono a loro volta; Cedric invece si mise sulla sua traiettoria minacciandolo di non avvicinarsi a loro, ma dal momento che non parve averlo ascoltato coprì rapidamente la distanza che lo separava dall’uomo e lo colpì di nuovo, questa volta dritto al naso.
Lui gridò terribilmente forte e si portò le mani al viso proprio mentre una giovane donna entrava nella stalla dall’altro portone chiamando il nome dell’uomo. Appena comprese cosa stava succedendo la ragazza si mise a urlare il nome di quello che i ragazzi di Darvil appresero essere suo padre.
Mathan indicò Cedric lasciando scoperto un lato del naso sanguinante ed esclamò: «Maledetto! Maledetto se continui così chiamo le guardie! Che tu lo voglia o no sei mio figlio e ora esigo che resti qui! Che venga ad abitare qui! Altro che tornare a Darvil... scommetto che Jorel non muoverà un dito per venire a riprenderti!»
«Puoi scordartelo schifoso bastardo!» gridò l’altro a sua volta, fece per saltargli addosso di nuovo ma Mike e Jennifer gli sbarrarono la strada e caddero entrambi nel tentativo di fermare la sua corsa.
«Calmati! Datti un contegno Cedric!» esclamò Mike cercando di tenerlo fermo con estrema fatica. Riuscirono a fermarlo a terra gravando col loro peso su entrambe le sue spalle e alla fine il più grande parve rassegnarsi con un sospiro.
L’uomo intanto si allontanò guardandolo circospetto, ansimava e tremava dalla rabbia: «Non chiamerò le guardie solo se resterai qui!» esclamò furibondo.
«Preferirei farmi arrestare.» ribatté Cedric, ancora costretto a guardare il soffitto della stalla dagli altri due.
«Come desideri!» si volse verso la figlia e con un brusco cenno le ordinò di uscire.
«No! No ti prego è solo un po’ sconvolto!» intervenne Susan avvicinandosi all’uomo sperando di farlo ragionare, e in quella la giovane donna si fermò per ascoltare «Ti prego passaci sopra e lascialo venire con noi, non possiamo andarcene senza di lui! È il più grande tra noi, è la nostra guida, il nostro punto di riferimento! Non puoi portarcelo via!»
«Smettila di frignare ragazzina!» disse Mathan con foga, ma poi scosse la testa e sospirò «Va bene, va bene. Ci passerò sopra... ma questo non vuol dire che ti permetterò di lasciare Eunev.» disse poi al ragazzo.
«Tu non hai alcun diritto di dirmi cosa fare.» ringhiò lui, finalmente libero di mettersi almeno seduto.
«Ce l’ho eccome! Se lo dicessimo alle guardie ti direbbero di abbassare la testa e fare quello che ti dico!» gridò fuori di sé dalla rabbia, poi si asciugò il sangue che colava dal naso.
«Ma non dirai nulla.» intervenne Mike «Senza Cedric non potremo lasciare Eunev per tornare a Darvil.»
«Se davvero tieni tanto al fatto che resti qui vai a parlarne direttamente con... Jorel.» disse Jennifer fermamente, tentennando solo sull’utilizzo di quel nome «Fino ad allora verrà con noi, altrimenti non riusciremmo ad affrontare il lungo viaggio di ritorno. Abbiamo bisogno di lui, è l’unico che se la sappia cavare ovunque si trovi.»
Quante belle parole commentò Cedric scettico.
I ragazzi rimasero spaesati sentendo la sua voce nelle proprie menti, e si domandarono come avesse fatto a mettersi in contatto con loro. Lo guardarono allibiti finché l’adulto parlò di nuovo.
«Lo farò, statene certi...»
Cedric si rialzò e disse cupamente: «Vai pure a dirlo a Jorel, sprecheresti solo tempo. Non avevo intenzione di tornare a vivere a Darvil.»
«Quindi rimarrai a Eunev!» esclamò l’uomo, come accogliendo una buona notizia.
«Forse, ancora non lo so. Ho una casa qui, non mi serve stare con te. E per allora sarò adulto comunque, non potresti dirmi cosa fare.»
«Per allora quando? Posso ordinarti di restare qui già oggi e mi aspetto che tu obbedisca.» ringhiò l’altro.
«Non puoi impedirmi di studiare, sono qui per questo.»
«Posso eccome!»
«No, non puoi.» disse freddamente, e si tolse il guanto alla mano sinistra puntandola aperta in direzione di Mathan, il quale capì rapidamente le sue intenzioni e indietreggiò di qualche passo, mentre sua figlia di nuovo tornò ad ansimare di paura. Gli altri ragazzi alle sue spalle ebbero un sussulto all’unisono.
«Quello che stai facendo è illegale!» balbettò l’uomo, per la prima volta con voce tremante, si scostò un ciuffo di capelli neri dal viso per tenere meglio d’occhio il ragazzo mentre dalla sua mano cominciava a diffondersi una luce verde che poi risaliva lungo il suo braccio come seguendo il disegno delle vene.
«Cedric...» lo ammonì Layla in un sussurro, tenendo lo sguardo fisso su Mathan.
«Non sto facendo niente.» disse lui con tono forzatamente calmo.
«Mi stai minacciando! Stai per usare la magia! Chiama le guardie!» ordinò di nuovo l’uomo a sua figlia.
Ma prima che lei potesse muovere un solo passo Cedric ribatté: «Se mi rimetto il guanto non puoi dimostrare che ti abbia effettivamente minacciato. E non potresti comunque provare di essere mio padre. Non ti credo io, vuoi che ti creda una giuria?»
«No, ma a questo crederanno!» esclamò l’uomo indicandosi il naso sanguinante.
E Cedric scosse le spalle: «Potresti aver avuto un incidente con un cavallo. Tu hai una sola testimone, io cinque, scommettiamo che loro mi coprirebbero?»
Mathan sghignazzò scettico e ammise: «Non sei poi così stupido, eh? Allora smettila con questa storia e fai come ti dico.»
«No. Ti lascerò tenere il posto, non preoccuparti, non potrei curarlo io comunque. Ma questo non significa che accetterò di doverti rivedere.»
L’uomo guardò con apprensione la mano del giovane che continuava a risplendere di una luce soffusa come un costante monito: «Giuro sulla mia testa che faccio chiamare le guardie se non ti dai una regolata!»
Si mette male... pensò Mike agitato, non sapendo cosa fare.
«Fallo.» lo sfidò Cedric con un sorriso.
Tutti lo guardarono increduli per qualche attimo, ma prima che Mathan potesse fare qualsiasi cosa, sua figlia - una giovane donna decisamente alta e dal fisico prestante, di qualche anno più grande - avanzò verso i ragazzi con aria intimidatoria. I più giovani indietreggiarono mentre Layla fece da scudo col proprio corpo, e Cedric ora guardò lei senza scomporsi.
«Obira torna qui!» ordinò l’uomo.
Ma la giovane scosse la testa facendo ondeggiare la chioma scura e ribatté: «Non è così stupido da usare la magia contro di me. E se lo è avrai qualcosa da raccontare alle guardie.» quando ebbe finito di parlare si trovava a un passo dalla mano aperta del ragazzo e lo guardava cupamente.
Cedric ridacchiò e pensò fosse meglio ritrarre la mano, quindi si rimise il guanto e commentò: «Beccato. Hai ragione.» e la luce verde pian piano svanì dietro la pelle nera.
«Allontanati da lui.» disse Mathan temendo che il ragazzo potesse saltarle addosso senza motivo; ora che non era più sotto minaccia ritrovò il coraggio di avvicinarsi.
Cedric colse il movimento con la coda dell’occhio e pensò rapidamente a un modo per uscire da quella situazione soltanto avvantaggiati: l’unica cosa che gli venne in mente fu alzare la mano come se fosse sul punto di picchiare la giovane donna.
Al suo scatto improvviso Obira reagì e gli tirò un possente destro dritto sulla tempia; lui, che non aveva alcuna intenzione di difendersi o reagire, accusò il colpo barcollando all’indietro e portandosi una mano alla testa.
«Cosa fai?» esclamò Susan con voce acuta in preda al terrore, i cavalli nei recinti si agitarono nuovamente.
La giovane donna si fece trasportare dalla rabbia continuando a inveire su Cedric con altri colpi, ai quali il ragazzo non reagì ancora, ignorando gli ammonimenti di suo padre e le grida dei più giovani che tuttavia non avevano il coraggio d’intervenire. Lo insultò anche, come insultò sua madre, ribadendo quanto fosse stato meschino a minacciare Mathan e a parlargli a quel modo; dopotutto era loro padre, e loro erano fratellastri entrambi tenuti a obbedirgli anche dopo essere diventati adulti.
Inavvertitamente fu proprio Mathan a fermare l’aggressione immobilizzando Obira, e quando lei protestò perché ancora non aveva finito l’uomo le ordinò di tacere.
Jennifer e Susan corsero subito da Cedric per assicurarsi che stesse bene, gli s’inginocchiarono accanto perché tremava ma si accorsero con grande sorpresa che stava ridendo silenziosamente.
E Mathan se ne accorse, quando lo guardò infastidito gli domandò aspramente: «Che hai da ridere, cretino?»
A quelle parole Cedric rise più forte e si rialzò un poco stordito, poi lo guardò cercando di darsi un contegno e disse con aria quasi innocente: «Lo sai benissimo.»
L’uomo ringhiò: lo sapeva eccome. Il fatto che sua figlia gli fosse saltata addosso ora gl’impediva di chiamare le guardie perché non avrebbe più avuto una difesa solida, tantomeno senza poter provare di essere stato minacciato con la magia. Lo guardò con crescente antipatia, capendo che Cedric aveva avuto tutto sotto controllo fin da subito, non aveva mai realmente voluto aggredire Obira ma aveva sperato in una reazione della giovane donna. Che era tempestivamente arrivata.
Strinse i pugni con forza e si volse dall’altra parte facendogli cenno di andarsene: «Sparite prima che cambi idea.»
Cedric si rivolse a Obira: «Tu fai quasi più pena di lui, difendi un essere che ti darebbe la colpa di qualsiasi cosa ti succeda perché sicuramente te lo saresti meritato. E allora sai che ti dico? Ti meriti un padre come lui. Ma io non voglio averci niente a che fare.»
«Vi ho detto di sparire!» gridò furioso «E tu signorina, torna in casa! Faremo i conti più tardi.»
Obira guardò Cedric con risentimento, al che lui le rispose con un sussurro gelido e un sorriso di scherno: «Buona fortuna. E grazie.»
Mathan non lo sentì e non lo vide perché ormai gli voltava le spalle, ma lei sì e pestò un piede per terra sapendo di non poter ribattere, poi se ne andò a passo svelto e pesante, i pugni chiusi.
Layla raccolse le pergamene da terra mentre Mike e Jennifer costrinsero Cedric a voltarsi e uscire dall’enorme portone da cui erano entrati spingendolo con forza, scuri in volto, ma nessuno disse nulla, né lo liberarono della loro presa finché la stalla non sparì dalla loro vista nascosta dalle alte case di pietra intonacate di marrone o decorate con travi di legno grezzo.
Allora Mike lo lasciò, imitato da Jennifer, e sbottò: «Ma ti sei bevuto il cervello? Che diamine pensavi? Chi ti credevi di essere?! È un miracolo che non ti abbia fatto arrestare! Che razza di figure ci fai fare!»
«Non sapevi nemmeno se stesse dicendo la verità!» esclamò Jennifer «E gli sei saltato addosso.»
«Ti sei cacciato in grossi guai! Quella tizia ti avrebbe ucciso se avesse potuto!» aggiunse Andrew.
Lui scosse le spalle: «È andato tutto secondo i miei piani.» disse, lasciandoli interdetti.
«Che... Che cosa?» esclamò Susan a bocca aperta «Ti sei fatto picchiare di proposito?»
«Esattamente. Così non avrebbe potuto chiamare le guardie.» e nel dire ciò fissò Mike con eloquenza, come rispondendo alle sue domande «Conoscete il gioco degli scacchi? Delle volte si devono sacrificare dei pezzi per vincere la partita.»
«Tu sei tutto scemo.» commentò Layla con le mani sui fianchi e un’aria severa.
«Ho dovuto trovare un modo per rimediare a un mio errore. Mi sono lasciato prendere dalle emozioni, non succederà più.» la rassicurò, ma era praticamente certo di averle appena mentito; non era qualcosa che poteva permettersi di promettere nelle sue condizioni.
«E l’ultima parte? Dimentichi di aver avuto un padre peggiore di lei, forse? Te lo sei meritato anche tu, dato che gli hai salvato la vita? O vale solo per lei quell’affermazione?» lo provocò gelida.
Cedric le rivolse un’occhiata truce rendendosi conto che in parte aveva ragione e le rispose altrettanto duramente: «Sì, vale anche per me. Dopotutto non ho mai chiesto aiuto a nessuno accettando quello che mi veniva dato, giusto? Non sono un ipocrita, mi faccio pena da solo.»
«Stai bene?» gli chiese Susan con voce flebile e preoccupata, decisa a cambiare argomento «Per un attimo ho davvero avuto paura... più di una volta.» si corresse poi.
«Sì, sto bene.» mentì lui, fisicamente non ne avrebbe risentito poi tanto nonostante Obira pesasse quasi due volte lui, ciò che lo preoccupava di più era naturalmente quello che aveva appena appreso su se stesso e su sua madre.
Gli fece cenno di seguirlo e senza dire altro li ricondusse a casa cercando di convincersi che quell’uomo si fosse preso gioco di lui e avesse inventato quella storia solo per tenersi i diritti e il possesso su quella stalla, ma questa volta aveva davvero paura di non essere in torto pensando al peggio.

  
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