Ecco la prima flashfic della raccolta.
Enjoy.^^
Autrice: Steste
Titolo: “Sfondami il Cuore”
Personaggio: Kakashi Hatake.
Genere: Introspettivo, Drammatico
Rating: Verde.
Avvertimenti: Flashfic.
Conteggio Parole: 499 parole
Solitude # 1
Sfondami il cuore.
Come lacrime dolci, versate da un dio misericordioso, opalescenti stille di pioggia gelida colano fitte dal cielo plumbeo, commosso da quella curva e silente presenza.
L’uomo, caparbio, malgrado le nubi gravide continuino a riversare acqua sulla terra, si ostina a rimanere in piedi, immobile; la pioggia penetra nella stoffa, inzuppandola, e dalla pelle filtra lentamente nelle ossa.
L’uomo è fermo, le sue vesti grondano e le sue strette spalle sono troppo magre per sorreggere il peso di un dolore troppo grasso, che, troppo spesso, rende invisibile agli altri: lo nasconde e lo sostiene con fierezza tra la folla, ma adesso non c’è nessuno in quella desolata radura in mezzo al bosco e così si lascia schiacciare, piegando la schiena, cedendo al suo spietato fardello.
Misere e stanche si incurvano le spalle e le ciocche dei capelli ribelli si appesantiscono ora sotto l’intensità della pioggia scrosciante, incollandosi all’ovale spigoloso del volto elegante e al collo scoperto.
Tra le rovine solitarie dell’immenso cordoglio c’è un uomo e c’è un nome inciso nel marmo dell’alta lapide dinnanzi a lui.
-Cosa devo fare?
Come in uno squallido teatro di periferia le maschere di cartapesta si sgretolano nell’ultimo atto della tragedia, così l’indice mesto si uncina sotto l’orlo della nera stoffa, tirandola oltre il naso, passando sulle labbra, inesorabilmente in basso.
Cade la maschera e con essa una lacrima, salata.
Sono salate le lacrime dell’uomo che ha reso Solitudine la sua concubina, condannando l’anima ad un dolore incommensurabile, del quale costantemente trabocca.
-Se tu fossi vivo, cosa mi diresti, Obito?
Non troverà risposta alla sua domanda.
Nessuna voce taglia il velo di silenzio, intessuto solo dal suono liquido della pioggia che viola la pace di quel luogo consacrato agli eroi caduti.
E le lacrime dolci diluiscono quelle salate dell’uomo che piange da solo, pudico dello sguardo altrui: solo nel temporale può versare quelle rare gocce di rammarico, può tenere la testa alta senza rendere noto il suo pianto.
L’indice tremulo ghermisce di nuovo il lembo della maschera nera, tirandola su a coprire il volto segnato, per renderlo di nuovo invisibile, una volta che avrà fatto ritorno al villaggio.
Si incammina incerto sulla molle fanghiglia in cui affonda i piedi, sporcandoseli, indistinguibile è adesso il sentiero che quella mattina lo aveva condotto lì.
A Kakashi tuttavia non importava: le sabbie mobili, per quel che lo riguardava, potevano anche inghiottirlo, facendolo sparire per sempre, ingoiandolo nella terra dove Obito riposava ormai da tempo immemore senza meritare quella fine; il vigliacco, dopotutto era stato lui, Kakashi.
Era lui la feccia.
L’uomo apre il libro lasciato a metà, l’inchiostro sbiadisce in tremule macchioline liquide e, nella nebbia asfissiante, dal braccialetto intorno al suo polso, fervido, penzola e rifulge il diamante.
[Ginger Black Solitude]
Nera solitudine di zenzero.
A Kakashi dona il diamante.
Il viso è invisibile.
Dietro la maschera si nasconde in mezzo alla folla.
Mastica zenzero.
Respinge la nausea.
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N/a: e così ho già postato la prima flashfic. In questo piccolo pezzo ho voluto fare una piccola introspezione sulla solitudine di questo personaggio che è anche uno dei miei preferiti del manga.
A volte penso che Kakashi sia un caso disperato, spaccato nell’anima tra il dolore della perdita dei suoi cari e la volontà di dimostrare un coraggio che proprio nelle situazioni in cui è più richiesto non riesce a cavar fuori.
Spero di essere riuscita nell’intento di analizzare il suo carattere, specie quando non è in mezzo agli altri, ma colto nell’intimità della preghiera davanti all’obelisco degli eroi caduti.
Leggete e commentate, mi raccomando: mi fa piacere :)))