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Autore: Alys93    09/02/2017    6 recensioni
Mentre mi esaurivo nel cercare un sequel per "Al di là del Pozzo" mi è sorta spontanea una domanda. Come sarà stata la vita di Masaru e Fumiyo, prima della nascita dell'esuberante Kaori e di tutte le avventure che sono seguite? Automaticamente, ho preso il portatile ed ho iniziato a scrivere e... beh, questo è risultato. Spero che possa piacervi e che questa FanFiction possa aiutarvi a conoscere meglio questi due personaggi che sono rimasti un po' in ombra nella precedente storia, attraverso la loro infanzia ed adolescenza.
P.S. Oltre i due protagonisti, compariranno altri personaggi a loro legati, che, in qualche caso, si re-incontrano anche in "Al di là del pozzo". Inoltre, una volta tanto, nelle mie storie, i personaggi parlano in prima persona. Spero che vi piacerà
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Salve a tutti! So di essere in un ritardo abnorme, ma gli esami mi hanno letteralmente dissanguato. In ogni caso, non intendo mollare questa storia né le altre, su questo potete essere sicuri. Mi spiace solo di farvi attendere tanto... e questa volta anche dopo un finale abbastanza teso. Ma bando alle ciance, così potete godervi questo nuovo capitolo e pregare per me affinché possa proporvene un altro prima dell'inizio dei nuovi corsi. Con la pazienza che avete ve lo meritate.
Chiedo però ancora un istante per ringraziare di cuore chi mi sta spronando, con la sua presenza e i suoi consigli, a continuare:
_Cramisi_, Arthas_95, LittleDreamer90, Aya Natsume e ultima, ma non per importanza, Vale33ntina. Siete sempre la mia forza. Spero che questa nuova avventura possa piacervi. Grazie ancora di cuore. 

Capitole 23: Passi a ritroso

Pov Masaru
Un sospiro che non nasconde la stanchezza mi risuona nella gola e stendo le braccia verso l'alto nel tentativo di sciogliere i muscoli.
È stata una giornata davvero sfiancante.
Mi sfugge una smorfia quando la spalla sinistra mi rifila una fitta e ripeto gli esercizi che mi sono stati consigliati per lenire il fastidio.
Quella dannata trave di calcestruzzo mi ha provocato più danni di quanto avessi potuto prevedere in un primo momento se, a distanza di anni, ancora sento come un dolore fantasma a movimenti troppo accentuati, ma è stata anche la nostra salvezza.
Se non fosse crollata, scavando un fosso nel terreno e fornendoci uno scudo dall'esplosione che ha sventrato il palazzo, io e Fumiyo non saremmo più qui.
Unici superstiti di una dozzina di persone che vi si trovavano all'interno, quando il classico terzo incomodo ha deciso di sbarazzarsi di due potenti rivali in un colpo solo.
Che fine indegna, per un ningen astuto e capace come Nagato. È l'unico per il quale mi rammarichi.
Io e Fumiyo dobbiamo ringraziare la sorte se ne siamo usciti vivi, seppur non illesi, ma almeno siamo ancora su questa terra.
Non posso dire lo stesso per Nagato e i suoi uomini. O per Laroe.
Neanche la sua natura demoniaca ha potuto nulla contro la forza dirompente dell'esplosione.
Di lui, come degli altri, non è rimasta che cenere.
Scuoto la testa, deciso a non indugiare oltre in quei ricordi e muovo le spalle per accertarmi che le vecchie ferite non mi diano più fastidio.
Secondo un medico da cui Fumiyo mi ha convinto a farmi visitare, le ossa della spalla sinistra erano ridotte in frantumi e che non avrei mai recuperato il totale uso del braccio.
Ovviamente, quel tipo non aveva messo in conto il mio sangue demoniaco; dopo qualche lunga e dolorosa settimana, ero di nuovo in forma.
Tuttavia, pur a distanza di anni, il dolore torna di tanto in tanto, seppur misero spettro di quello provato allora.
Come richiamato da quel pensiero, rievoco il momento in cui io e la mia sposa siamo riemersi, feriti e spaesati, dalle macerie dell'edificio.
A occhi estranei, saremmo potuti sembrare fantasmi, coperti com'eravamo di sangue e polvere.
Non riuscivamo a credere ai nostri occhi, né a comprendere cosa diavolo fosse successo.
La nostra unica certezza era di averla scampata per un soffio.
Seguendo l'istinto, ci eravamo rifugiati poco distanti, osservando un andirivieni sempre più intenso di umani con pompe dei vigili del fuoco e ambulanze, rivelatesi completamente inutili dato che lì dentro erano tutti morti.
Quella è stata la prima volta che ho capito appieno il significato di "bomba".
E quella che ha ucciso Nagato, Ueda e i loro tirapiedi era potente.
Al ricordo di quel mare di fiamme che ci ha sovrastati per interminabili istanti, non posso fare a meno di rabbrividire, ma il tocco gentile che mi sfiora la schiena mi riporta al presente e un sorriso m'incurva le labbra nell'incrociare lo sguardo di Fumiyo.
"Il sole sta tramontando, ormai. Non credi sia ora di venire dentro e mangiare qualcosa?" mi chiede, un sopracciglio inarcato in un'espressione benevola.
"Sì, direi che non possiamo fare altro per oggi" le concedo, seguendola nella piccola capanna che ci fa da casa da un anno a questa parte.
È dal giorno dell'esplosione, ormai più di trent'anni fa, che ci spostiamo da un angolo all'altro del Giappone, in cerca di tracce dei nostri compagni.
Le nozioni base che il professor Hatake e Nagato ci hanno fornito sono state preziose, ma abbiamo appreso molto altro nel corso degli anni e ormai muoverci tra gli umani è diventato facile.
Certo, non mancano le occasioni in cui qualche nuova invenzione ci coglie di sorpresa, ma abbiamo imparato a non sorprenderci più di tanto.
Quello che ancora mi terrorizza è guidare; proprio non capisco come si possa manovrare un mostro metallico come un'auto!
E dire che ne girano parecchie, negli ultimi tempi.
Scrollo il capo, rabbrividendo al ricordo del mio ultimo tentativo di mettermi al volante, e quasi finisco addosso a Fumiyo, che mi rivolge un sorriso mesto "Hai la testa altrove, tesoro. Attento, o sbatterai contro la porta".
Alzo gli occhi al cielo, ma mi abbasso appena in tempo per evitare lo stipite troppo basso.
Ancora non ho avuto modo di sistemarlo, ma non sono certo che convenga farlo.
Ormai sono più di due anni che setacciamo questa zona dell'isola di Hokkaido in lungo e in largo, ma senza risultato.
Non c'è nessuna traccia della tribù e questa è l'isola più settentrionale dell'intero Giappone.
Se non sono qui, non so davvero dove cercarli.
Una parte di me non vorrebbe arrendersi nonostante i fallimenti, ma questo continuo spostarsi ha messo a dura prova i miei nervi.
Sono decenni che continuiamo a vagabondare da una città all'altra, da un villaggio all'altro in cerca di un qualsiasi indizio, ma sembra che Izo e gli altri siano svaniti nel nulla.
Ormai sono sfiduciato ed è solo la presenza della mia compagna a permettermi di non cedere.
Lei e la promessa di Nazuna di farci tornare al nostro tempo.
Ma quando fiorirà il bocciolo di cui parlava la vecchia sacerdotessa? E come faremo a riconoscerlo?
Maledizione, più mi ci arrovello sopra e meno ci capisco!
Sono così distratto che non riesco a scansare in tempo l'angolo tra l'entrata e la cucina, picchiando la fronte contro il legno.
Fumiyo si volta al tonfo sordo della mia testa e sospira, prendendomi per mano "Basta così, Masaru. Fa' riposare il cervello e pensa a mangiare qualcosa. Sei esausto: poco ci manca che tu dorma in piedi".
"Continuo a chiedermi dove siano gli altri" ammetto sconfortato, gli occhi fissi sul cibo senza però vederlo davvero "Sono anni che li cerchiamo. Possibile che non abbiano lasciato neanche una traccia? Eppure ne incrociati di demoni!".
Con un sospiro, lei posa la sua ciotola e, dal modo in cui si morde il labbro inferiore, capisco che qualcosa bolle in pentola.
Inoltre, è tutto il giorno che è taciturna. "Cosa c'è, tesoro?" chiedo, prendendole una mano nella mia "Qualcosa sembra turbarti. Qualche idiota è venuto a infastidirti?".
Lei scuote la testa e una ciocca color mogano le scivola sulla guancia, accentuando l'aspetto da fanciulla che non ha mai perso… e che attira un po' troppi sguardi in questo piccolo villaggio dimenticato dai Kami.
Diamine, sembra che questa gente non veda una donna da secoli e più di una volta ho dovuto ricorrere alle maniere pesanti per far capire che mia moglie non si tocca.
Non che Fumiyo se ne sia stata con le mani in mano, anzi…
"No. Ho solo tirato una padella contro Kobo questa mattina, ma è finita lì" mormora, torturandosi un lembo del kimono con la mano libera.
"Allora perché sei così nervosa?" mormoro, appuntandomi mentalmente di spaccare la testa a quel verme che tenta d'intrufolarsi in casa quando non ci sono per mettere i suoi viscidi tentacoli addosso alla mia compagna.
"Mia nonna mi è apparsa di nuovo", bastano quelle parole a gelarmi e, istintivamente, mi sporgo verso di lei, le mani poggiate sul tavolo "Quando?".
"Ieri notte", il suo sguardo confuso mitiga l'irritazione per non aver saputo prima della visita di Nazuna e torno a sedermi.
"È stata ancora più contorta dell'ultima volta" spiega Fumiyo, rivelando il perché della propria titubanza a parlarmene "Mi ci è voluto un bel po' per capire cosa volesse dirmi".
Dopo un lungo silenzio, i suoi occhi verdi m'inchiodano sul posto "Parlava di ripercorrere la strada a ritroso. Masaru, credo voglia che torniamo dove tutto ha avuto inizio".
Perplesso, aggrotto la fronte "Ripercorrere la strada.. a ritroso? Intendi dire che dovremmo tornare da dove siamo sbucati fuori in quest'epoca?".
Gli occhi della mia sposa non lasciano i miei, mostrandomi tutta la sua inquietudine, ma anche una forte determinazione "Sì, credo proprio che dovremo tornare al pozzo mangia - ossa".
 
Pov Fumiyo
"Aahh! Demoni! I demoni sono tornati al nostro tempio!".
Incredulo quando me, Masaru fissa prima me, poi il ningen che ci punta contro alcuni fuda, ma scuoto la testa alla sua domanda silenziosa.
L'aspetto umano che usiamo per camuffarci è perfetto.
Nulla potrebbe far pensare ciò che siamo in realtà, eppure questo tipo ci guarda come se ci fossero spuntate tre teste.
"Dopo tutti questi anni, osate tornare al mio cospetto?" esclama, agitando i fuda a più non posso "Non mi avete divorato allora e volete farlo adesso?!".
"Temo che ci sia un errore, signore" inizio io, ma una voce maschile più giovane si fa largo tra gli strepiti del vecchio sacerdote "Padre.. Padre, ma che state combinando con quei talismani?".
"Sta' indietro, Dayu. Ora vedrai all'opera tuo padre e i suoi potenti amuleti!" esclama quello, ma il ningen più giovane gli strappa di mano i fuda con il sospiro tipico di chi assiste a scene simili da troppo tempo "Padre, vi prego. State spaventando queste povere persone".
Un'espressione esasperata gli incrina il volto "Quante volte vi dovrò ripetere che i demoni sono solo favole per bambini? Non esistono! Ma voi non fate che vederne in ogni dove…".
Poi si rivolge  a noi, inchinandosi con rispetto "Vi chiedo scusa per mio padre. Purtroppo ha una fissa per i demoni fin da ragazzino e.. non sempre riusciamo a contenerlo".
I suoi occhi castani sono pieni di amore filiale uniti a una buona dose di esasperazione e mi viene spontaneo ricambiare quel sorriso incerto.
È facile intuire i suoi pensieri: teme che prendiamo suo padre per un folle, ma se sapesse quanto invece sia vicino alla verità…
"Non importa, davvero. Ci dispiace solo averlo spaventato" mormoro conciliante, ma aggrotto la fronte nel vedere che Masaru continua a fissare il sacerdote come se lo avesse già visto.
Eppure a me non sembra per nulla familiare.
"Io sono Dayu Higurashi, benvenuti al nostro tempio" si presenta il giovane, distogliendoci dalle imprecazioni del padre "Ditemi, cosa vi spinge in quest'angolo quasi sconosciuto di Tokyo?".
Sono pronta rifilare una sonora gomitata a Masaru per farlo reagire e trovare in fretta una scusa decente, ma l'espressione speranzosa di Dayu mi coglie di sorpresa "Siete venuti forse per l'annuncio?".
Quelle parole sembrano riscuotere sia il mio sposo che il vecchio ningen, il quale sembra improvvisamente contagiato dall'entusiasmo del figlio e ci stringe le mani con calore "Ma certo, l'annuncio! Finalmente qualcuno che si fa avanti per il terreno.. questo è un dono dei Kami!".
Ma fino a un attimo fa non voleva provare a purificarci con dei fuda?
Questo qui deve aver picchiato la testa molte volte mormoro tra me.
"Sì, vorremmo qualche informazione in più. Purtroppo, chi di dovere non è stato molto esaustivo in questo", l'improvvisa affermazione di Masaru mi coglie di sorpresa e fatico a non lasciarla trapelare.
Siamo venuti qui senza un vero piano, decisi solo a controllare il pozzo e capire qualcosa in più sulle parole di mia nonna; non sappiamo nulla di questo annuncio.
Eppure lui si comporta come se fosse proprio questo il motivo della nostra visita.
Ha lo sguardo acceso e un sorriso gli aleggia sul viso senza spuntare davvero, come se avesse compreso qualcosa che a me ancora sfugge, fiutando una preda inaspettata.
"Sarò lieto di darvi tutte le informazioni che volete" gli occhi castani di Dayu sembrano quasi risplendere sotto la frangia corvina mentre ci fa segno di seguirlo lungo un sentiero di pietre candide che aggira la struttura in cui è nascosto il pozzo mangia - ossa.
Anche da qui, percepisco il potere latente di quel luogo e non riesco a trattenere un brivido.
Guardandomi attorno, mi rendo conto di essere vicina alla tomba di mia nonna…
Sembra passata un'eternità dall'ultima volta che sono stata qui e, più avanziamo lungo il lastricato punteggiato d'erba, più sono convinta che è qui che dovevamo tornare. L'elettricità che sento sottopelle si fa sempre più intensa.
Dietro il tempio, si apre una vasta radura, in parte invasa dal sottobosco della vicina foresta ed è ai suoi limiti che l'umano si ferma, indicandola con un largo gesto del braccio.
"È un po' incolto" ammette un po' in imbarazzo "Ma con un po' di pazienza e del sano olio di gomito avrebbe tutt'altro aspetto. Purtroppo, la manutenzione del tempio mi porta via molto tempo e non ho davvero modo di migliorare questa zona, né di ristrutturare la vecchia casa dietro quei cedri".
"Il tempio… la nostra casa" mormora suo padre, facendo quasi saltare di lato Masaru, al quale il vecchio si era silenziosamente accostato.
C'è un che di malinconico nella sua voce che mi spinge ad aguzzare le orecchie e qualcosa traspare dalla mia espressione, poiché Dayu sorride mesto.
"Come avrete visto, il tempio è molto antico e, dopo l'ultimo terremoto, ha urgente bisogno di riparazioni, ma non abbiamo fondi sufficienti. Per questo abbiamo messo in vendita il terreno limitrofo".
Un lieve afflusso di colore gli tinge le guance "Inoltre, mi sono sposato da poco e ora ho anche mia moglie di cui occuparmi. Per questo abbiamo messo l'annuncio".
Sono stordita dalle possibilità che quelle frasi ci aprono davanti, mentre Masaru annuisce come se fosse esattamente questo ciò che cerchiamo.
Sotto il mio sguardo basito, si fa largo nelle sterpaglie fino a raggiungere la costruzione che s'intravede appena dietro i maestosi cedri.
Dal modo in cui poggia le mani sui fianchi, capisco che sta ideando qualcosa e, di qualunque cosa si tratti, lo soddisfa non poco.
Non so cosa pensare del suo comportamento, né tantomeno come reagire, ma gli occhi di Dayu si posano su di me "Sarei davvero felice di cedere questo posto a un'altra giovane coppia. Non abbiamo molti vicini e un aiuto reciproco potrebbe sempre far comodo".
La sua voce si affievolisce imbarazzata nel continuare "Sempre che il posto vi piaccia abbastanza e… siate disposti a tollerare qualche mania di un sacerdote un po' in là con gli anni".
Lasciando il mio compagno intento a valutare tutti i pro e i contro della situazione, mi volto verso l'umano "Manie? Intende quella di vedere demoni a cui si riferiva prima?".
Non lo nego, questa situazione m'incuriosisce non poco e sapere con chi potremmo avere a che fare ci aiuterebbe molto.
"Beh.. sì" ammette infine lui, passandosi una mano tra i capelli scuri "Quando era un bambino, disse di aver visto due demoni sbucare dal pozzo mangia - ossa. E, dato che mio nonno gli riempiva già la testa di storie su youkai e spiriti, a lui è rimasta questo… chiodo fisso, ecco".
A quelle parole, mi ritrovo a sgranare gli occhi, che porto immediatamente sul vecchio sacerdote.
Possibile che sia lo stesso ragazzino che incrociammo decenni fa?
Una lieve smorfia minaccia di incrinarmi il volto nel ricordare quanto il tempo possa essere inclemente con i ningen.
Io ho secoli di vita alla spalle, ma sembro sempre una ragazza, invece nei decenni  trascorsi dal nostro arrivo qui quell'uomo è invecchiato e diventato padre.
Sembra passato così poco da quando i nostri sguardi s'incrociarono nel tempio del pozzo, e invece...
"Che storia insolita" mi costringo a dire, mettendo su una risatina "Ma finché non ci tirerà contro dei fuda, non credo che ci sarebbero problemi".
Il viso di Dayu s'illumina d'allegria "Non credo che arriverà a tanto, anche perché io e mia moglie facciamo il possibile per tenerlo a bada, ma.. in ogni caso, grazie".
Il suo sorriso si allarga speranzoso mentre s'inchina "Mi perdoni per la sfacciataggine, ma sarebbe davvero una fortuna per noi se decideste di acquistare il terreno e la casa. Ho avuto.. una bella sensazione non appena vi ho visti".
Per un attimo sembra esitare, quasi incerto della mia reazione alle sue parole "Ma forse sto correndo troppo. I lavori sono molti e voi non avete ancora valutato tutto. È che io.. mi fido molto del mio sesto senso e quando vi ho visti salire al tempio…".
Qualcosa mi dice che questo ningen ha qualcosa di particolare, forse non poteri spirituali, ma di certo è molto più sensibile di tanti della sua specie.
Il mio sorriso diventa indulgente. È strano dirlo, soprattutto da parte mia, che dai ningen ho avuto i colpi peggiori, ma lui mi sembra davvero una brava persona.
E se mia nonna vuole davvero che torniamo qui, dove tutto è iniziato… Non mi dispiacerebbe averlo come vicino.
Sinceramente, mi preoccupa più il padre; i suoi talismani potrebbero mettere a rischio la nostra copertura, ma decido che non è il momento di preoccuparsene.
Rivolgendo un cenno a Dayu, m'immergo nel mare formato dal sottobosco fino a raggiungere Masaru, che mi solleva tra le braccia affinché possa vedere anche io la casa semi nascosta dall'ombra dei cedri.
"Questo posticino ha proprio bisogno di una potatura" ridacchia ironico, dato che l'erba e le felci gli arrivano ai fianchi "Dev'essere molto tempo che non riescono a prendersene cura".
"Il tempio avrà almeno cento, centocinquant'anni" mormoro, voltandomi per osservare la struttura alle nostre spalle "Forse anche due secoli. Non mi stupisco che abbia bisogno di molte cure".
Un enorme albero, posto non molto lontano dalla struttura che nasconde il pozzo mangia - ossa, attira la mia attenzione e mi ritrovo a sgranare gli occhi. Io quella pianta la riconosco!
Percependo il mio rantolo sorpreso, Masaru cerca i miei occhi, ma mi limito a scuotere la testa. Non è il momento di dirgli quello che ho capito.
"Che cosa ne pensi? Dici che saremo abbastanza vicini al pozzo, come voleva tua nonna?" mi chiede lui, il viso pensieroso "A me sembra una coincidenza troppo favorevole per lasciarcela sfuggire".
Lentamente, un sorriso mi stira le labbra; mia nonna mi ha detto di tornare nel luogo dove tutto è iniziato e, ora che ho visto quel gigantesco albero, non posso che essere certa della scelta da prendere.
Saremo vicinissimi al pozzo, a lei.. e alla causa che ci ha portati così lontano dalla nostra tribù, secoli fa. Sbagliarsi è impossibile.
"Lo credo anch'io, sai?" affermo convinta "Ma immagino che serviranno molti lavori. Quella casa non ha un'aspetto molto solido".
Lo scintillio che sfavilla negli occhi scuri di Masaru mi strappa un brivido; ha un'espressione così determinata.. forse anche lui sente che la soluzione a tutto è quasi a portata di mano.
"Meglio così. La costruiremo esattamente come vogliamo noi" replica, tenendomi sospesa su quei flutti verdi agitati dal vento mentre ci avviciniamo alla struttura.
L'essere stati tanti anni a contatto con la gente più diversa ci ha aiutato a capire molto su diversi argomenti e Masaru ha dimostrato una certa passione per le costruzioni.
Tra noi, è sicuramente il migliore per capire cosa dovremo fare quando acquisteremo questa casa.
"Qualche trave va sostituita. Sento odore di marcio" commenta, sfruttando ogni senso per farsi un'idea della situazione "Ma la struttura esterna è ben fatta. Non sarà un'impresa troppo difficile".
A dire il vero, non so cosa pensare. Ovunque mi volti, vedo muri da riparare, finestre sporche e pezzi di legno rovinato pendere dai punti più disparati.
Alla fine, scrollo le spalle con un sospiro "Mi fido del tuo giudizio, amore. Io non ci capisco molto di queste cose, ma se tu pensi che sia fattibile…".
Per tutta risposta, le sue labbra si avventano sulle mie con un impeto che mi lascia senza fiato "Lo è, Fumiyo. Lo sento. È da qui che dobbiamo ripartire".
Un sorriso da piantagrane gli solleva gli angoli della bocca, causandomi un rapido aumento dl battito "Che ne dici di iniziare una nuova vita qui, in attesa di tornare alla nostra vera casa?".
Un improvviso refolo di vento scuote il mare d'erba fino ad avvolgerci e il lieve profumo di fiori che porta con sé mi porta a chiudere gli occhi come se volessi immergermi in esso.
So che è questo il segno che aspettavo e non esito un attimo di più ad incrociare lo sguardo di Masaru "Sì. È questo il posto che indicava mia nonna. È qui che dobbiamo attendere".
E qualcosa mi dice che non dovremo aspettare troppo.
La scintilla di speranza che aveva preso ad ardermi dentro dopo il primo incontro con mia nonna è ora diventata una fiammella intensa e calda.
Presto potremo tornare a casa, dai nostri amici. Me lo sento.
 
Dopo lunghi minuti, decidiamo di tornare indietro e non posso trattenere una leggera smorfia alla vista delle espressioni speranzose del vecchio sacerdote e di suo figlio, a cui si è affiancata una giovane donna dal sorriso affabile.
"Credo proprio che ci stiano aspettando" commento a mezza voce, strappando una risata profonda al mio sposo.
"Beh, immagino che la nostra risposta li farà molto felici" replica divertito, prima d'incrociare gli occhi di Dayu "Abbiamo dato un'occhiata in giro e, anche se servirà del lavoro, il posto ci piace. Credo che sia ora di trovare un accordo, se per voi va bene".
Se li avesse nominati sovrani, non avrebbe rendere quei ningen più felici.
Dayu e sua moglie si abbracciano, evidentemente al settimo cielo, mentre al loro fianco il vecchio sacerdote tira fuori da chissà dove due ventagli e improvvisa una sorta di danza, ringraziando a gran voce gli spiriti di averci mandato da loro.
Fatico non poco a trattenere la risata che mi preme contro la gola, ma quando incrocio lo sguardo perplesso di Masaru non posso trattenermi e sono costretta a soffocare il rumore poggiandomi una mano sulla bocca.
"Non sapete quanto la vostra decisione ci sollevi" esclama Dayu, facendosi incontro per stringerci la mano "Grazie, grazie davvero".
"Siete voi che ci date la possibilità di vivere in un posto simile" risponde il mio compagno, strizzandomi l'occhio di nascosto "Siamo noi a dovervi ringraziare".
Il volto del ningen sembra risplendere di gratitudine, come se gli avessimo tolto dalle spalle un grosso fardello, e ci presenta sua moglie Yumico.
È una bella ragazza dagli occhi buoni, talvolta nascosti da ciuffi castani sfuggiti al fermaglio; se avessi davvero l'età che dimostro, potremmo essere coetanee.
Qualcosa nel suo sguardo mi causa un moto di tenerezza e mi ritrovo a sorriderle, mentre c'invita in casa "Sapendo che c'erano visitatori, mi sono permessa di cucinare qualcosa anche per voi. Se lo desiderate, potrete parlare con mio marito e sua padre a tavola".
Uno sguardo a metà tra il dolce e il divertito le illumina il viso chiaro "Con del buon cibo, si pensa meglio no?".
Data l'ora e il fatto che la città è cambiata ulteriormente negli anni che siamo stati via, non esitiamo ad accettare, ma quasi mi viene un colpo davanti alla quantità di pietanze che riempiono il tavolo. Ma deve sfamare un esercito o cosa?!
Persino Masaru è un tantino sconvolto, e dire che lui ha un appetito degno di un lupo.
"Prego, prego. Accomodatevi!", ormai il vecchio ningen non fa che sorridere, al punto che temo gli venga una paresi facciale, e riempie dei bicchierini con quello riconosco essere sakè "Un brindisi!".
"Papà, vacci piano con il sakè. Sai che poi ti fa male allo stomaco" lo rimprovera bonariamente il figlio, mentre il cibo inizia a riempire le ciotole e chiacchiere superficiali ci permettono di conoscerci meglio, prima di passare ad argomenti più importanti.
Dopotutto, diventeremo vicini di casa e la cosa mi piace più di quanto mi sarei aspettata.
Questa famiglia mi dà una bella sensazione, come di calore…
D'accordo, forse il vecchio è un po' troppo fissato sui demoni e questo potrebbe causarci qualche problema, ma tutto sommato credo che staremo bene qui.
Mi ritrovo a discutere piacevolmente con Yumiko su erbe medicinali, che lei un po' conosce grazie alla madre, e della vita di coppia.
Ai loro occhi, io e Masaru siamo una coppia fresca di nozze e in un certo senso sento che continuiamo a esserlo, anche se sono passati secoli dal nostro matrimonio.
Per lei e Dayu invece è tutto ancora nuovo, ma si vede che sono molto innamorati e desiderosi di rendere speciali gli anni che trascorreranno insieme.
Mentre il mio compagno discute con gli altri uomini di cifre e lavori, mi ritrovo a pensare con una punta di nostalgia a Yokomizo.
Se ora possiamo fare questo passo tanto importante, è anche merito suo.
Nagato aveva sempre insistito per darci un compenso quando gli incarichi che ci affidava andavano a buon fine, ma all'inizio abbiamo faticato non poco a capire il valore del denaro.
Tuttavia, dopo l'esplosione eravamo tornati alla vecchia base per raccogliere tutto ciò che avevamo e per cancellare ogni traccia della nostra presenza.
Solo Nagato e pochissimi dei suoi sottoposti sapevano di noi e, per quanto sia un pensiero cinico, quell'esplosione che li aveva uccisi tutti si era rivelata una possibilità irripetibile per riappropriarci della nostra vita, per ricominciare e iniziare le nostre ricerche della tribù.
Maniaco del controllo e sospettoso com'era, quel ningen aveva rivelato solo ai suoi fidati della nostra collaborazione. Molti altri non sapevano neanche che esistevamo.
E il fatto che tutti coloro che ci conoscevano fossero morti in quella tremenda esplosione ci aveva fornito una via d'uscita inaspettata, ma non per questo meno preziosa.
Oltre a ciò che ci aveva fatto apprendere, grazie a lui avevamo accumulato anche un sostanzioso gruzzoletto che avevamo intaccato il meno possibile nel nostro lungo girovagare.
E quei soldi ora si stanno rivelando la chiave per restare nei pressi del pozzo mangia - ossa, in attesa del momento del ritorno.
Un ritorno che sembra ormai sempre più vicino.


Ed ecco fatto. Spero che un pochino il capitolo vi abbia fatto sorridere e che il finale non sia risultato forzato o altro. Ammetto che mi sono divertita ad immaginare il ritorno di Masaru e Fumiyo al tempio... con l'incontro con il vecchio nonno di Kagome (per ora ancora solo papà) Cosa accadrà ora è abbastanza facile da immaginare, ma.. penso che mi divertirò ancora un po' a tirare le fila di questa storia. ho ancora in mente qualcosa prima della parola Fine ^-^
Voglio ringraziarvi ancora una volta per la pazienza, l'affetto che mi dimostrate ogni volta nelle recensioni e un grazie anche a chi si limita a leggere queste piccole pazze avventure. Grazie di esserci. Spero di tornare molto presto con una nuova parte... e dedicarmi anche alle storie che sono ancora in attesa di essere continuate. Chissà, magari ci riuscirò, prima o poi XD 
Besos, vostra
Alys93 
   
 
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