«Alyssa! Ti prego! Principessa! Risvegliati!»
urlò diverse volte Alec alla ragazza, che reggeva tra le sue
braccia, ma lei non sembrò rinvenire.
L’adagiò dolcemente sul letto, poi si
avvicinò al tavolo e dal nulla fece apparire il guscio di
una noce di cocco, dentro alla quale mescolò diversi liquidi
come se fosse un cocktail. Tornò da lei con
l’intruglio, e provò a bagnarle le labbra con
esso. La ragazza non aveva nemmeno aperto gli occhi, che già
le lacrime ne sgorgavano fuori.
«Bevi questo, ti farà stare meglio.» le
disse l’elfo per rassicurarla, e quando lei riuscì
ad alzarsi leggermente, seguì il consiglio.
«Dimmi che anche adesso era solo un incubo, ti
prego.» disse soltanto lei, ma lui non riuscì a
fare altro che abbassare lo sguardo.
Alyssa iniziò a piangere senza più trattenersi,
singhiozzando come se il suo cuore le si stesse sbriciolando nel petto,
e Alec la strinse a sé, nascondendo il viso colmo di lacrime
tra i capelli della ragazza.
Alyssa non sapeva quanto tempo era passato quando riuscì a
respirare quasi normalmente. Le sembrava ormai di non avere
più lacrime, e di non avere nemmeno la forza per poter far
uscire un minimo lamento dalle sue labbra. Alec la teneva ancora
stretta, e lei non voleva mollare la presa, ma non riusciva
più a stare in quella posizione. Le faceva male tutto,
proprio tutto. E tuttavia, si rese conto che la posizione
c’entrava ben poco con il dolore. Allentò comunque
la stretta, e Alec capì, lasciandola andare. Lo
guardò, e vide che anche lui stava soffrendo. Entrambi erano
stati feriti, entrambi avevano il cuore a pezzi.
«Forse ce lo siamo meritato.» mormorò
lei.
«Non pensarlo nemmeno. Ciò che è
successo tra noi non era proprio reale. Ma loro…loro
l’hanno fatto davvero, e per di più davanti a noi,
senza alcun ritegno!» ribatté lui, ancora
disgustato da ciò che aveva visto.
«Dici che Katherine sa che siamo qui?» chiese la
ragazza, cercando di capire come fosse stato possibile.
«Non lo so, ma lui lo sapeva… E comunque non
m’interessa più. Per me Katherine è
morta.» rispose teso l’elfo, buttandosi a pancia in
su.
«Alec, sto cercando di capire cos’è
successo e perché…mi vuoi dare una mano o hai
solo intenzione di tenere il muso lungo?» gli
parlò sincera lei, sdraiandosi affianco a lui.
«Ti do una mano: non si sono mai dimenticati l’uno
dell’altra, tutto qui. Noi eravamo solo una distrazione, ed
ecco come vanno a finire le cose. Loro se la godono, e noi stiamo qui a
piangere.» disse lui, poi si voltò verso di lei.
Accigliò lo sguardo, e scuotendo la testa le disse:
«Anzi, sai che ti dico? Non verserò mai
più una sola lacrima per lei. Sono arrivato a
metà della mia vita, e non ho intenzione di sprecare altro
tempo. Se tutto questo sta succedendo adesso, un motivo ci
sarà.».
Poi le afferrò il viso, e la baciò
appassionatamente.
Lei all’inizio restò impietrita, poi le
bastò ripensare a ciò che era successo nel loft
quella notte per lasciarsi andare e ricambiare il bacio, mettendogli un
braccio attorno al collo. Continuarono a baciarsi rotolando sul letto,
finché lui si ritrovò seduto, con lei a
cavalcioni di sopra. Scostò le labbra dalle sue, scendendo a
baciarle il collo, e lei gemette sommessamente e affondò le
dita sulla schiena nuda dell’elfo, stringendolo a
sé. Man mano che l’elfo scendeva a baciarla sempre
più in giù, il body di petali si ritirava,
lasciando la pelle della ragazza scoperta. Si dedicò alle
sue rotondità, mentre lei gli carezzava i capelli corvini, e
poi la fece sdraiare, mentre andava sempre più
giù, fino a stuzzicare la parte più intima di
lei. Alyssa si contorceva gemendo sulle lenzuola di petali, che
stringeva tra le mani, e non riuscendo a trattenere la sua magia in
quel momento li fece moltiplicare tutt’attorno
finché il lenzuolo triplicò di volume.
«Alec…» gemette, richiamando
l’attenzione dell’elfo, che si staccò da
lei solo per togliersi i boxer, per poi adagiarsi di nuovo su di lei,
baciandole il collo. Lei gli prese il viso, facendogli spostare le
labbra sulle sue per baciarlo appassionatamente. Quando lei ebbe
bisogno di riprendere fiato si fermarono, aprirono gli occhi e si
guardarono intensamente.
«Sei la cosa più bella che mi sia capitata negli
ultimi tempi, Principessa. Non andartene mai via da me, te ne
prego.» le sussurrò Alec, e lei, dopo un lungo
momento d’incertezza, gli rispose dolcemente: «Non
lo farò, se anche tu me lo prometti».
Lui si limitò ad annuire, per poi baciarla ancora, e poi
affondò dentro di lei. Alyssa, presa dal piacere, gli morse
il labbro inferiore procurandogli un piccolo taglio,
assaporò qualche goccia di linfa che ne uscì, e
iniziò a gemere sempre più forte mentre gli
affondi si facevano sempre più profondi e ravvicinati.
Arrivarono al culmine insieme mentre sopra di loro, dal tetto,
spuntavano rami di ciliegio che fiorivano rigogliosi.
Alec si scostò affianco a lei,
l’abbracciò stringendola in modo da farla
appoggiare con un fianco sopra di lui, e la baciò dolcemente
carezzandole i capelli, mentre i petali li avvolgevano formando delle
nuove lenzuola. Continuarono a baciarsi e coccolarsi finché
la stanchezza ebbe il sopravvento, e si addormentarono stretti
l’una all’altro, i visi che si sfioravano, le mani
intrecciate l’uno all’altra.
«Ti ho detto che voglio restare qua, Damon.» disse
Katherine, rifiutando l’invito del vampiro a lasciare la sua
stanza, e implicitamente il loft, e chiuse la porta della stanza.
«Non m’importa quel che vuoi tu.» rispose
lui, alzando gli occhi al cielo.
«Non me ne andrò comunque senza prima aver dato
una ravvivata ai nostri vecchi ricordi.» gli disse ammiccante
la vampira, e in un attimo fu senza vestiti.
«Rivestiti, Katherine. Sei patetica.» la
insultò lui, ma lei per tutta risposta gli si
avvicinò a velocità vampiresca e gli
strappò i vestiti di dosso.
«Ricordati che ottengo sempre quel che voglio.» gli
sussurrò all’orecchio, leccandogli poi il collo.
Il vampiro la strinse forte per le spalle e la lanciò con
un’immensa forza contro il comò, rompendo esso e
tutti gli oggetti che vi erano sopra.
La vampira sembrò non essersi fatta un graffio, e ridendo in
modo sinistro si avvicinò ancora a lui.
«Non avrai mai la meglio su di me, ho ben 400 anni di
vantaggio, dovresti saperle ormai queste cose.» gli disse,
mentre lo raggiungeva, poi lo prese e lo spinse con forza contro la
tavarca del letto, facendogli rompere tutte le costole sul lato destro
del petto. Il vampiro restò senza fiato, immobile, per un
po’, poi fece per rialzarsi, e subito lei gli fu dietro. Gli
cinse il petto con le braccia, e gli baciò il collo.
«Ti sei dimenticato il detto “Fate
l’amore, non fate la guerra”?» gli
sussurrò all’orecchio, continuando poi a baciargli
il collo.
«Niente affatto.» disse lui, e si voltò
per trovarsi faccia a faccia. Avvicinò le labbra a quelle
della vampira, sfiorandole, poi le strinse le spalle, e la spinse con
la faccia contro il muro. La bloccò, e le morse brutalmente
il collo, ma lei non lo lasciò fare: si girò e lo
baciò.
Il vampiro si prese un po’ di tempo, ricambiando il bacio in
modo che lei credesse di aver vinto, poi si allontanò a
velocità vampiresca, prese un pezzo del comò che
si era rotto poco prima, e lo conficcò al centro del petto
della vampira, avendo cura di farlo andare fino in fondo, perforando
anche la parete. Lei rimase attaccata al muro come un foglietto fissato
con una puntina, e cercò invano di liberarsi dal paletto
improvvisato, mentre il vampiro iniziò a sentire delle voci
nel corridoio.
«Damon! Che succede?!» era Bonnie, probabilmente si
era svegliata dopo tutto quel fracasso.
Il vampiro si guardò attorno: il letto era mezzo distrutto,
del comò erano rimasti solo dei pezzi sparpagliati qua e
là, e i suoi vestiti erano tutti a terra. Cercò
nel mucchio un paio di pantaloni, li indossò, poi
gettò un lenzuolo sulle spalle della vampira per coprire le
sue nudità, e aprì la porta.
«Sai fare su due piedi un’incantesimo per
immobilizzare un vampiro o qualcosa del genere?» chiese
subito a Bonnie, facendole segno di entrare.
Quando la strega vide Katherine, fece subito cenno a Damon di uscire, e
iniziò a cantilenare l’incantesimo, uscendo anche
lei pian piano dalla stanza. Fece appena in tempo, perché la
vampira si era liberata spingendosi lontana dal muro, il paletto ancora
inchiodato ad esso, ed ora era sul ciglio della porta con i canini
sguainati.
«Abbaia quanto vuoi Katherine, non morderai nessuno fin
quando non lo vorrò io.» disse la strega
guardandola dritta negli occhi senza alcun timore, poi si
allontanò, mentre Damon salutava vittorioso la vampira
intrappolata nella stanza con un cenno della mano.
L’alba illuminava il viso di Alyssa, stretta tra le braccia
di Alec, mentre ancora dormiva. Lui la guardava sognante, ancora
incredulo per ciò che era successo la notte prima. Era
bastato un giorno, per cambiare così radicalmente la sua
vita, come se l’asse della sua esistenza si fosse spostato da
lui, a lei. Non aveva mai provato niente di simile nei secoli in cui
era vissuto finora, e non sapeva se esserne eccitato o terrorizzato.
«Katarina…» si lamentò Alyssa
nel sonno, e l’elfo la guardò preoccupato.
Probabilmente stava ricordando ciò che aveva visto dalla
finestra della stanza di Damon. L’accarezzò,
cercando di farle sentire che non era sola.
«No…non puoi…mi uccideranno!»
mormorò ancora la ragazza agitandosi, e l’elfo
aggrottò le sopracciglia. Non ebbe il tempo di capire cosa
intendesse, che lei si svegliò.
«Ancora incubi?» le chiese premuroso.
Lei gli rispose, un po’ agitata: «No, non lo so.
Cioè, non era un incubo, però è stato
strano. Ho sognato Katherine, ma io la chiamavo Katarina. Non eravamo
qui, né a Mystic Falls, né in Italia.
Però ci assomigliava un po’, all’Italia.
Ed eravamo vestite in modo strano…antico. Io avevo una
bambina in braccio, che lei voleva a tutti i costi. Continuava a
ripetere disperatamente “Ridammi mia figlia!”, ma
io per qualche motivo sapevo che non potevo dargliela. Sentivo che
qualcuno mi avrebbe uccisa se l’avessi fatto, e sembrava
già troppo rischioso anche solo fargliela vedere.»
e terminò infine con un dolce sorriso «Poi mi sono
svegliata…tra le braccia di un angelo.».
Lui la baciò dolcemente, poi le sussurrò:
«Posso vedere questo sogno?».
Lei annuì, e lui la baciò con più
trasporto, vedendo il sogno come se fosse stato il suo.
«Forse dovremmo parlarne con lei, o con Damon.»
azzardò lui, suscitando la reazione isterica della ragazza.
«Non esiste! Non voglio più vederlo! Non voglio
vedere nessuno dei due!» strillò lei, scuotendo la
testa, accucciandosi poi con essa nell’incavo tra viso e
petto dell’elfo.
«Vuoi stare per sempre quassù con me?»
le domandò con un sussurro lui, e lei gli si strinse ancor
di più.
«Sarebbe bellissimo, Principessa, ma lì fuori
c’è un mondo intero. Un mondo che dobbiamo
scoprire, affrontare, vivere. Non possiamo restare qui sigillati per
sempre. Ora più che mai, con tutto quello che sta
succedendo.» continuò lui, carezzandole i capelli
color cioccolato.
«Mi viene la nausea solo a pensarlo, figurati vederlo e
parlarci…» mormorò lei, e lui
l’appoggiò: «Lo so, anche io sto ancora
da schifo, e se penso a Katherine altro che nausea… Ma non
dobbiamo lasciarli vincere. Noi dobbiamo mostrarci forti. E insieme lo
siamo, no?».
Lei alzò il viso, finché i loro sguardi
s’incrociarono, gli fece un caldo sorriso e poi lo
baciò.
«Dopotutto vuoi mettere due vampiri contro un elfo e una
strega sirena? Abbiamo la vittoria assicurata!»
ironizzò lei, alzandosi dal letto, poi si bloccò:
«Uso i miei soliti vestiti, o ci pensi tu?».
L’elfo non se lo fece ripetere due volte: con un gesto della
mano fece avvolgere Alyssa da viticci, dai piedi fino alle spalle,
più fitti sul busto e sui piedi. Questi si trasformarono poi
fiorendo, dando forma ad un tutt’uno che avvolgeva il corpo
della ragazza in modo aderente, ad eccezion fatta dal ginocchio in
giù, dove i pantaloni svasavano. Petali violacei
l’avvolgevano da sotto al seno fino ai fianchi, per poi
schiarirsi andando in giù fino a diventare bianchi
all’orlo dei pantaloni, mentre sul seno c’erano
petali di glicine lilla, che diventavano anch’essi sempre
più chiari fino a diventare bianchi sulle spalline.
«Anche le scarpette oggi! Speriamo non siano come quelle di
Cenerentola…» scherzò lei, ammirando il
capolavoro creato dall’elfo.
«Non ho ancora finito…» disse sorridente
lui, poi dalle spalle dell’abito fece spuntare una distesa di
petali lilla traslucidi che formarono una lunga mantella. Con un altro
gesto della mano, i capelli della ragazza si raccolsero in parte,
tenuti da viticci e piccoli fiorellini dal bianco al viola.
«Adesso è perfetto!» esclamò
soddisfatto Alec, ammirandola da capo a piedi, mentre lei arrossiva.
«Tu come mai non ti vesti di petali?» gli chiese
curiosa, mentre provava a camminare le scarpe con il tacco che le aveva
creato l’elfo, tutte in legno, viticci e fiori.
«Di solito ci vestiamo così solo ad Avalon,
però tu sei la mia Principessa, e visto che non vuoi andare
in giro per la città oggi, posso approfittarne per viziarti
un po’.» le spiegò, mentre andava a
riprendere i vestiti del giorno prima, ma lei lo bloccò.
«Vestiti anche tu così, sei il mio Principe e oggi
non devi andare in giro per la città, no?» gli
disse con un ghigno soddisfatto, a cui lui non seppe resistere,
così si vestì anche lui di petali dal viola al
bianco, poi la baciò dolcemente.
«Ti rendi conto che io nemmeno ti avevo visto, che
già mi avevi procurato un fremito?!» gli disse
scherzando la ragazza, ancora le labbra che sfioravano le sue.
«Ti rendi conto che io nemmeno ti avevo conosciuta, che
già ero andato contro tutti per te?» le disse lui
più serio, con lo sguardo perso nei suoi occhi verdi,
«E lo rifarei altre mille volte».
Alec la baciò, appassionatamente stavolta, poi con
riluttanza allontanò le labbra dalle sue, e mantenendo
l’abbraccio in un attimo si ritrovò con lei nel
giardino al di sotto della casetta.
«Farò in modo che ci possano vedere e sentire, ma
non toccare, ok?» disse l’elfo alla ragazza, che
annuì, cercando di camuffare la tensione.
Si avvicinarono al bordo del canneto più vicino al loft, e
d’un tratto sparì per lasciare il posto ad una
recinzione bassa di rose, che avanzava insieme a loro verso il loft.
Quando arrivarono alla barriera che aveva creato Bonnie, le rose non
avanzarono più, e con esse anche i due.
Alec fece un cenno d’incoraggiamento ad Alyssa, e lei si
decise.
«Damon!» urlò, senza riuscire a
nascondere il timore e la rabbia che aveva dentro. Dopo pochi secondi
se lo ritrovò davanti, a qualche metro di distanza, e
istintivamente arretrò di un passo.
Lui l’ammirava estasiato, indugiando con lo sguardo su ogni
dettaglio.
«Sei meravigliosa, amore mio.» disse dolcemente il
vampiro senza staccarle gli occhi di dosso, poi si rivolse ironicamente
all’elfo: «Suppongo sia opera tua. Devo farti i
complimenti, almeno come stilista -per
donna-
ci sai fare!».
«Grazie.» disse lei abbassando lo sguardo, mentre
l’elfo si limitò a guardarlo storto.
«Puoi tornare a casa ora?» chiese il vampiro,
speranzoso.
«No, devo solo dirti una cosa…» rispose
imbarazzata la ragazza, facendo svanire il sorriso dal viso del
vampiro, e iniziò a raccontargli del sogno avuto poco prima.
«Hai fatto altri sogni strani stanotte?» chiese il
vampiro, e la ragazza non poté fare a meno di pensare al
sogno con lui, Elena, Katherine e Alec.
«Sì…sembravano stranamente reali, e in
un certo senso premonitori.» rispose amaramente la ragazza.
«Allora può essere che sia tutta colpa di
Katherine, e per tua fortuna non dovremo aspettare molto per sapere la
verità. Ma perché non torni a casa? Non puoi
ancora passare la barriera?» chiese impaziente il vampiro.
«Non lo so se posso passarla, ma non importa. Per ora non
voglio tornare.» disse soltanto lei, e vide lo sguardo di
Damon incupirsi.
Il vampiro poi guardò Alec con sguardo furioso, e gli chiese
digrignando i denti: «Cos’hai fatto?!».
«Io niente di male. Tu invece? Com’è
stata la tua nottata?» ribatté l’elfo,
con un pizzico di rabbia.
«Movimentata…» rispose il vampiro vago,
poi aprì la bocca per continuare a spiegare, ma non fece in
tempo a farne uscire un alito di fiato, che Alyssa lo
attaccò: «Non hai proprio ritegno! Mi fai schifo!
Ti credevo diverso, invece anche tu mi hai solo
illusa…».
«Alyssa! Ma che stai dicendo?» chiese confuso il
vampiro, che si sentiva crollare il mondo addosso.
«Ma sì, vantanti pure delle porcate che hai fatto
con Katherine stanotte! Tanto ho già il voltastomaco, non mi
cambia nulla!» urlò lei, con tutta la rabbia che
aveva in corpo.
«Tu che ne sai di Katherine?» rimase di sasso lui.
«Oh, pensavi di farla franca? Speravi che non mi accorgessi
di niente? E invece no! Vi ho visti! Eccome se vi ho visti!»
continuò ad urlare la ragazza, diventata ormai talmente
rossa che Alec, preoccupato, le cinse i fianchi in modo protettivo,
come per sorreggerla. Il gesto fece rabbrividire Damon, che li
guardò come se si fosse appena accorto di essere
intrappolato in un incubo.
«Ma di che diavolo stai parlando, Alyssa?»
continuò confuso il vampiro, peggiorando la situazione.
«Smettila di fare il finto tonto Damon! Vi ho visti, nudi,
mentre vi baciavate! Ora prova a dirmi “Ma no, amore, non
è quel che sembra” e vedrai come ti
riduco!» rispose la ragazza agitata più che mai,
tanto che intorno si era alzato un forte vento.
Alec la strinse da dietro e le sussurrò
all’orecchio di calmarsi, così dopo un
po’ il vento cessò.
«Forse è meglio se torniamo a casa, Principessa.
Non puoi agitarti così tanto, o scatenerai un
uragano.» le disse l’elfo. Lei annuì, ma
appena fece un passo, per poco non si ritrovò a terra.
L’elfo l’aveva afferrata appena in tempo, e ora era
inginocchiato accanto a lei, quasi sdraiata sull’erba. Damon
d’istinto si era spinto più possibile vicino a
loro, inginocchiandosi in mezzo alle rose, che con le loro spine
avevano procurato delle piccole ferite nella pelle del vampiro.
«Tranquilla, ci sono io qua.» le disse Alec,
carezzandole il viso, e la ragazza non riuscì più
a trattenere le lacrime.
«Portami a casa…non lo voglio
vedere…non lo voglio sentire… Voglio solo stare
con te.» disse la ragazza tra un singhiozzo e
l’altro, e l’elfo
l’accontentò, prendendola in braccio per portarla
via.
«Non può essere…non è
possibile… TI UCCIDERÒ
MALEDETTO ELFO!»
urlò il vampiro, che non riusciva a credere ai suoi occhi, e
si spingeva sempre più contro le rose senza alcun risultato.
«In un momento così avrei esultato fino a ieri,
sai? Invece sono distrutto come non mai e mi spiace solo che stiamo
soffrendo più di te. Ti meriti le pene
dell’inferno, vampiro. Tu, e quell’altra stronza,
dovreste marcirci in eterno.» sibilò rabbioso
l’elfo, prima di avviarsi verso la casetta.
Bonnie aveva assistito alla scena, e si stava già preparando
al peggio. Come aveva immaginato, Damon entrò in casa come
una furia, e puntò dritto alla sua camera, dov’era
intrappolata Katherine. Ma quando arrivò alla porta, non
riuscì a varcarne la soglia. La vampirà se ne
accorse, e ne approfittò tentando di uscire, pensando fosse
cambiato qualcosa nell’incantesimo che aveva fatto prima la
strega, ma non ci riuscì.
«Che diavolo…? BONNIE! COS’HAI
FATTO?!» urlò furioso il vampiro, mentre la strega
stava salendo le scale.
«Ho fatto in modo che tu non possa fare danni.»
rispose lei, entrando nella stanza di Stefan per sicurezza. Vedendo che
il vampiro era troppo furioso per poter ragionare lucidamente, gli
spiegò: «Ho visto quel che è successo
in giardino e sapevo che saresti andato dritto da lei, forse per
ucciderla con le tue mani, e non posso lasciartelo fare. Dobbiamo
scoprire la verità, e da morta sicuramente non ce la
potrà dire. E poi, sinceramente, credo che tu stia provando
emozioni troppo forti per poterti controllare e ragionare con
cognizione di causa. Ecco perché ho fatto un incantesimo di
sigillatura che ti terrà bloccato nell’open space.
Non puoi nemmeno lamentarti di avere poco spazio».
Il vampiro si mosse a velocità vampiresca, comparendo
davanti alla porta della camera di Stefan, ovviamente senza poterla
varcare.
«Ucciderò l’elfo bastardo, la vampira
stronza e infine te, strega traditrice. Vedrai. Prima o poi
uscirò di qui. E se prima di allora dovessi passare tu di
qua, inizierò con te, così poi potrò
far fuori Katherine, e all’elfo ci penserò con
calma, e mi gusterò la sua morte.»
sibilò furioso Damon alla strega.
«E questo è esattamente il motivo per cui ho fatto
tutto questo.» sbuffò lei, alzando gli occhi al
cielo.
«BONNIE?! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE È
SUCCESSO?!» urlò spazientito il vampiro,
appoggiandosi alla barriera invisibile tra lui e la strega come se la
volesse spingere via.
«Sì, Damon, me ne rendo conto, e forse sarebbe
meglio se tu ti calmassi, scoprissi se c’entra qualcosa
Katherine, e poi spiegassi tutto ad Alyssa, anziché
ringhiare come un cane rabbioso senza risolvere nulla. Che
dici?» rispose lei, cercando di farlo ragionare.
Per diversi minuti, in cui nessuno fiatò, Damon si
sfogò imprecando e lanciando contro ai muri
dell’open space qualche soprammobile. Ma alla fine si
calmò, e si sedette a terra appoggiando la schiena alla
cornice della porta della sua stanza.
«Katherine, vieni qua. È ora di fare un
po’ di chiacchiere.» disse poi, senza nemmeno
cercare di nascondere il suo tono triste.
La vampira si avvicinò, e di sedette dal lato opposto della
cornice della porta.
«Vuoi sapere del sogno di Alyssa?» chiese,
stranamente calma, e vedendo l’espressione sorpresa di Damon,
gli spiegò: «Ho sentito e visto tutto quello che
è successo là fuori. E sì, come dice
la streghetta, devi assolutamente chiarire con la tua ragazza, si sta
appiccicando un po’ troppo al mio Alec. Non sono gelosa, ma
mi piace avere l’esclusiva».
«Il tuo
Alec?» chiese sorpreso lui, e lei si limitò ad
annuire, poi continuò, senza però agitarsi:
«Se hai sentito tutto dovresti sapere che è colpa
tua e del voler rivivere i vecchi tempi se si è appiccicata
così a lui. Hai fatto tutto tu».
«Mi dai troppi meriti. E comunque non sapevo fossero qui,
sono arrivata dalla parte anteriore del giardino e non ho notato la
casetta fino a poco fa, quando sono scesi giù per parlare
con te. Ma anche se l’ho vista solo da lontano, non ho potuto
fare a meno di notare una certa somiglianza della tua ragazza, se
ancora lo sarà.» disse la vampira, e la sua strana
calma agitò leggermente il moro.
«Tu inizia a spiegarmi del sogno e della somiglianza della
mia ragazza, perché puoi starne certa che lo sarà
ancora.» disse secco, aspettandosi una battutina dalla
vampira, che invece lo spiazzò.
«Il sogno non è nient’altro che un
momento che io ho già vissuto cinquecento anni fa. E le
uniche altre persone in quel momento con me, erano la strega e mia
figlia.»
«E con questo cosa vorresti dire?»
«Damon, quello non era un sogno. Era un ricordo.»
«Com’è possibile?! Stai parlando di
cinquecento anni fa, Katherine…Alyssa ne ha
21…» disse il vampiro, incredulo alle parole
dell’altra.
«Ne sei sicuro?»
«Sì, l’ho già vista sedici
anni fa, e aveva cinque anni. Se la matematica non è
un’opinione…»
«Allora deve essere una strana doppelganger con la memoria
della sua copia defunta.» disse lei, dopo aver riflettuto un
po’.
«Di chi?»
«Di Aleekah, la strega che mi ha portato via mia figlia per
sempre. È una strega anche Alyssa come si dice in giro,
giusto?»
«Mezzosangue, ma sì, anche lei è una
strega. Perché? Che cosa ti frulla in quella testolina,
Katherine?»
«Dev’essere la sua reincarnazione, o
dev’essere rinata. Non c’è altra
spiegazione.»
«Non ci sto capendo nulla. Cosa c’entrano
reincarnazione e rinascita?»
«Lascia stare Damon. Dobbiamo parlare con lei. E per fare
questo, dovete fare pace, per cui c’è da darsi da
fare.»
«Non so se hai notato, ma non vuole parlare con me, non mi
ascolterà…»
«Ci penso io.» disse Bonnie, uscendo dalla stanza
di Stefan, e si avviò fuori dal loft.
Alec e Alyssa erano nel letto della casetta: lui la stava coccolando,
cercando di farla stare meglio dopo l’incontro con Damon.
«Alyssa!» si sentì urlare da fuori della
barriera di rose, e l’elfo guardò la ragazza.
«È Bonnie…» disse soltanto
lei.
«Alyssa! Ti prego, devo parlarti. È
importante!» si sentì ancora
dall’esterno.
«Vuoi che la faccia entrare?» chiese lui, e la
ragazza all’iniziò non rispose, poi
accennò un sì con il capo. L’elfo le
baciò dolcemente la fronte, e si alzò dal letto
per raggiungere la strega in giardino.
«Non sta ancora bene.» le disse l’elfo,
avvicinandosi alle rose.
«Ti prego, fammici parlare. Non potresti farmi
entrare?» chiese umilmente Bonnie.
«Come posso fidarmi di te? Come faccio a sapere che non ti ha
mandato Damon per farci qualcosa, per portarmela via, o
chissà che altro?» chiese lui di rimando, molto
scettico sulle buone intenzioni della strega.
«Sono un’amica di Alyssa, e credo proprio che abbia
bisogno di me. Non vi farò nulla, te lo giuro. Dobbiamo solo
parlare.» quasi lo implorò la strega.
Lui sporse le mani oltre le rose, e le fece segno di porgergli le sue,
poi la guidò attraverso la barriera, che si era dissolta per
farla passare.
«Grazie.» disse sinceramente la strega
all’elfo, che fece crescere una graziosa scala a chiocciola
di legno dalla porta della casetta fin giù nel giardino per
farla salire.
Quando la ragazza la vide, le sorrise debolmente, e la strega si
avvicinò per abbracciarla, sedendosi poi sul letto.
«Come ti senti?» chiese banalmente Bonnie, non
sapendo cos’altro dire.
«Letteralmente a pezzi. Se non fosse per Alec, non so come
sarei ridotta.» disse Alyssa, guardando dolcemente
l’elfo, che poi tornò a letto abbracciandola come
prima.
«A proposito…tu hai visto Damon e Katherine solo
in quell’attimo? O sei rimasta a guardare anche
dopo?» chiese la strega all’amica sperando di non
farla soffrire ancora.
«Mi è bastato vederli in quel modo, non avevo
alcuna voglia di vedere come andavano avanti.» rispose
disgustata la ragazza.
«Ma, vedi, il fatto è che non sono andati avanti.
E per davvero, ciò che hai visto non era esattamente come
sembrava.» le disse la strega.
«Sei venuta fin qui per difenderlo? È inutile,
Bonnie, non cambierò idea. Mi ha delusa, mi ha ferita, mi ha
distrutta in un solo istante. Se non ci fosse stato Alec a raccogliere
i cocci, io a quest’ora…» disse Alyssa,
senza riuscire a continuare.
«Non lo sto difendendo. Sto solo dicendo che io so come sono
andate le cose, e lui non ti ha tradita. Se non mi credi, lo posso far
venire in giardino, fuori dalle barriere, e potrai guardare tu stessa
dentro la sua mente e scoprire la verità. So che ne sei
capace.» le propose la strega, ma la ragazza scuoteva la
testa.
«Bonnie, niente potrà tornare come prima. Anche se
tu stessi dicendo la verità, io non riuscirò
più a fidarmi di lui se ci saranno ancora Katherine o Elena,
e poi…non credo che lui mi
rivorrà…c’è molto altro
ancora…» disse la ragazza, guardando Alec, che la
strinse ancor di più a sé.
«Altro cosa, Alyssa? Hai trovato un amico? Bene, non bastano
mai, vedrai che farà amicizia anche con Damon quando vi
chiarirete.» disse convinta Bonnie.
Alyssa stava ancora guardando Alec, che con lo sguardo le stava facendo
capire che non era obbligata a dire ciò che era successo tra
loro, ma lei annuì, e lo baciò.
Quando si staccarono, la ragazza si voltò verso
l’amica, che la stava guardando con gli occhi sgranati.
«Non so se Damon mi abbia tradita davvero, ma…io
l’ho fatto. L’ho tradito, Bonnie, se
così si può dire. Credevo fosse finita, lo
odiavo, e…» stava spiegando la ragazza, quando la
strega la interruppe incredula: «E per questo hai baciato il
primo che ti è capitato?».
«No, Bonnie, non è il primo che mi è
capitato, e non l’ho solo baciato…»
rispose candidamente la ragazza.
«Oh. Mio. Dio.» disse schockata la strega,
alzandosi dal letto d’istinto.
«Se questa è la tua reazione, immagina la
sua…» mormorò Alyssa, abbassando lo
sguardo.
«Prenderebbe a pugni ogni muro del loft fino a ridurlo a un
mucchio di macerie, poi vi ucciderebbe, probabilmente.» disse
senza pensarci Bonnie.
«Non credo che dovrebbe saperlo, se vuoi farci
pace.» disse Alec, sorprendendo le ragazze.
«Rivuoi Katherine?» gli chiese d’istinto
Alyssa, con un pizzico di gelosia.
«No, niente affatto. Te l’ho detto, per me
è morta, in qualsiasi modo siano andate le cose. Non
è venuta a cercarmi, dopo quello che è successo
con mio fratello, e la ritrovo qua, nuda, con un suo ex di cui non mi
aveva mai parlato. Nemmeno se mi implorasse in ginocchio tornerei con
lei. Ma tu…se come dice la tua amica le cose non sono andate
come pensiamo… Senti, lo so che lo ami, sono innamorato,
mica scemo…» disse lui, ma non potè
terminare il discorso che lei lo interruppe:
«Sei…innamorato? Di me?».
«E di chi altrimenti, Principessa? Te l’ho detto,
sei la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi
tempi. È vero, è iniziato tutto un po’
per gioco, un po’ per dispetto, devo ammetterlo, ma ora non
è niente di tutto ciò. E proprio per questo, io
ti lascio libera di seguire il tuo cuore. Non voglio che resti con me
solo per quello che è successo in questo poco tempo, anche
se è stato intenso e bellissimo.» si
dichiarò l’elfo, facendo venire gli occhi lucidi
ad Alyssa.
«Ehi! Sveglia! Vi conoscete da nemmeno 24 ore! Capisco che
siano state una lunga giornata e un’ancora più
lunga nottata, che meglio che non ci penso, ma non vi conoscete
nemmeno!» strillò Bonnie, sbigottita per
ciò che stava succedendo all’amica.
«Non è così Bonnie, e tu più
di tutti dovresti capirmi…» cercò di
spiegarle l’amica, «Vedi, ieri pomeriggio quando
siamo rimasti nel giardino da soli, ci siamo conosciuti molto meglio
che in tanto tempo passato insieme nella realtà, e anche
questa notte…».
«No, per favore, tralascia i dettagli della tua bellissima
nottata con lui perché proprio non voglio sapere niente! Ti
rendi conto di come starà Damon?!» la interruppe
la strega.
«Forse capirà come mi sono sentita io
stanotte.» disse secca la ragazza.
«Lo stava attaccando! Lo capisci?!»
cercò di farle capire la strega.
«Senza vestiti?! Da quando in qua?!»
urlò Alyssa, esasperata.
«Principessa, forse è meglio se almeno senti la
sua versione, e poi decidi se fidarti o no.» le consiglio
l’elfo, e la strinse un po’, cercando di calmarla.
«E va bene. Ma tu verrai con me?» si
rassegnò lei.
«Certo, se è quello che vuoi. Rimarrò
al tuo fianco, fintanto che lo vorrai.» le disse
l’elfo dolcemente, e Bonnie fece un sospiro di sollievo.
«Bene, vado a liberarlo allora. Ah, se vuoi un consiglio, non
dirgli niente di voi per ora.» disse la strega, avviandosi
poi per le scale.
«Liberarlo?!» mormorò Alyssa, guardando
accigliata Alec, che era confuso tanto quanto lei.
«Vuole sapere la tua versione dei fatti, e non le ho detto
niente del sogno, lo farai tu se ci riuscirai.» disse Bonnie
dalla cucina. Damon era di fronte a lei nell’open space,
oltre la porta, ancora bloccato.
«Perfetto. Fammi uscire.» disse il vampiro,
impaziente.
«Non così in fretta, e non così
facilmente. Devi giurarmi che non farai niente all’elfo, e
che ti limiterai a far entrare nella tua mente Alyssa. E poi, qualsiasi
cosa lei vorrà fare, tu la rispetterai e basta, anche se
fosse prenderti a pugni.» gli spiegò la strega.
«Perché dici così? Quando
vedrà cos’è successo tornerà
subito da me, è ovvio. C’è solo stato
un grosso fraintendimento.» disse confuso lui.
«Giura, Damon.» sentenziò la strega, e
lui si limitò a dire velocemente: «Ok, ok, lo
giuro».
Bonnie annullò l’incantesimo, e con Damon
uscì in giardino. Alec e Alyssa erano già
lì, ancora all’interno della loro barriera, e
quando il vampiro uscì da quella del loft i due si
guardarono cercando sostegno l’uno nell’altra.
«Sono qui, e sono pronto a farti vedere tutto quello che
è successo la scorsa notte. Non ho nulla da nascondere,
amore.» disse il vampiro ad Alyssa, e lei uscì
dalla barriera tenendo per mano l’elfo. Si
avvicinò al vampiro, e senza mollare la presa da Alec, con
l’altra mano prese quella di Damon. E in un attimo vide
tutto: l’incubo con Alec e Katherine, il suo ciondolo
grondante di sangue, e poi il risveglio accanto alla vampira, le sue
richieste, il rifiuto del moro, lei che si spogliava e che strappava di
dosso i vestiti anche a lui, e lui che per tutta risposta la lanciava
contro il comò, tutto il resto della lotta, di cui lei aveva
visto solo un piccolo stralcio, e l’aiuto di Bonnie, che
aveva salvato Damon rinchiudendo Katherine.
Alyssa mollò la presa da Damon di scatto, mentre il senso di
colpa cresceva sempre di più dentro di lei, soprattutto dopo
che si voltò verso Alec. Lui alzò le loro mani
intrecciate, e disse eloquentemente: «Ho visto tutto anche
io, e mi sento un verme. Scusami. Ho sbagliato a lasciarmi
andare».
«Non eri da solo.» disse soltanto la ragazza, che
non sapeva cosa fare.
«Ora puoi perdonarmi, vero? Hai visto che non ho fatto nulla
di male.» chiese dolcemente Damon ad Alyssa, ma lei
abbassò lo sguardo.
«Io non ho nulla da perdonarti. Ho pensato che mi avessi
tradita proprio davanti ai miei occhi, senza nemmeno pensare che avrei
potuto scoprirti, e ora viene fuori tutto questo. Ma Damon, io non
credo che vorrai avere più nulla a che fare con
me.» gli disse, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
«Alyssa, non farlo…» disse Bonnie,
guardando l’amica con lo sguardo implorante.
«Devo, Bonnie. Non riesco neanche a guardarlo in
faccia.» disse la ragazza, e la strega le
consigliò di mettersi almeno all’interno della
loro barriera, onde evitare altri guai. Lei fece come consigliatole
dall’amica, portando Alec con sé, mentre Damon li
guardava tutti smarrito.
«Non ce la faccio a dirglielo a voce…»
disse, rivolgendosi a Bonnie, e poi ad Alec:
«Perdonami».
I due all’inizio non capirono, poi lei mise le mani al di
fuori della barriera, e fece cenno a Damon di porgergli le sue. Alec,
per sicurezza, la strinse a sé da dietro, preoccupato della
reazione del vampiro.
Non appena le loro mani si toccarono, Damon vide tutto il dolore che
quel solo istante le aveva provocato, e ciò che poi ne era
seguito, senza entrare troppo nei dettagli. Quando la ragazza
finì di mostrargli ciò che aveva provato e
ciò che era successo, tolse le mani dalla presa e si
ritirò completamente all’interno della barriera,
dove Alec la tenne abbracciata in modo protettivo.
«Hai paura di me…» osservò il
vampiro, ancora scosso per ciò che aveva visto.
«Se mi volessi staccare il collo a morsi non ti potrei
biasimare.» mugugnò lei, con gli occhi lucidi.
«Prima di ucciderti mi piacerebbe sapere ciò che
è successo prima tra di voi, anche se “non
era proprio reale”,
e dell’incubo che hai avuto. Sono proprio curioso.»
disse il vampiro, freddo come non mai.
Alyssa guardò Alec, e stavolta fu lui a farsi avanti.
«Lei non può dirti cos’è
successo prima, l’ho soggiogata a mantenere il segreto. E
qualsiasi cosa fosse, lei non c’entra nulla.» gli
spiegò l’elfo, ma il vampiro non volle sentire
ragioni.
«Voglio vederlo, questo piccolo segreto. Ti è
chiaro?» sibilò deciso il vampiro, e
allungò le mani come aveva fatto prima con Alyssa.
Alec guardò la ragazza dispiaciuto, poi allungò
la mano facendola uscire dalla barriera, mostrando a Damon
ciò che era successo nella sua riproduzione di Avalon.
Quando terminò, il vampiro non mollò la presa, ma
anzi la strinse di più. Riuscì a tirare fuori
dalla barriera l’elfo, buttandolo a terra, e gli si
scagliò contro.