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Autore: Les_Dames_Blanches    16/02/2017    1 recensioni
Possono due anime restare unite e continuare a "sentirsi" anche se divise dalle inespugnabili barriere del tempo e dello spazio? Sì, se l'amore che le unisce è inestinguibile...
Due autrici, Monica 68 e Orny 81, rispettivamente voce di Jamie e Claire, proveranno a raccontarvi i loro pensieri negli anni successivi la loro tragica separazione, alla vigilia della battaglia di Culloden.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lallibroch, novembre 1746
Chissà cosa avresti fatto, Sassenach, se fossi stata qui con me…

Chissà quale sarebbe stata la tua reazione, di fronte alla paura inspiegabile che mi ha pervaso ieri pomeriggio.

Forse ne avresti riso, di quella tua risata bassa e sensuale che era solo mia, burlandoti lieve di me e dei miei timori, o forse mi avresti semplicemente stretto la testa al seno e le tue dita bianche mi avrebbero accarezzato lente i capelli mentre mi sussurravi che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che tutto sarebbe andato bene.

Non ho capito subito di cosa si trattava, sai?

Dapprima l’ho scambiato per un qualche oscuro pericolo che il mio istinto di soldato percepiva, acuito dall’impossibilità di vedere alcunché oltre il cortile, il cui confine svaniva nella nebbia spessa che ci avvolge da giorni.
La ferita alla gamba ancora mi impedisce di muovermi con la destrezza che vorrei e non ho potuto uscire a perlustrare i dintorni...allora, la frustrazione dell’impotenza a sommarsi a quella sensazione di ignoto che percepivo, ho mandato Fergus e Rabbie McNabb a controllare che tutto fosse a posto. 
Ma anche le loro rassicurazioni non sono servite a placarmi: un inspiegabile senso di pericolo ha continuato a pervadermi per ore, non riconducibile a nulla e a nessuno vicino a me ma presente e tangibile, innegabile.
Col scendere della notte poi, all’ansia, si è aggiunta la percezione di una sofferenza profonda, di un dolore incontenibile che percepivo ad ondate, sferzante come la marea che percuote gli scogli e sale, impietosa, fino a sommergerli completamente.
Non ho avuto pace, se non nell’ora più buia della notte quando un sonno breve ed agitato mi ha colto malamente ripiegato su una sedia davanti al camino, e mi ha portato il tuo profumo.
Ma non quello morbido e fragrante della tua pelle tra il lino delle lenzuola del nostro letto, no… quello intriso di polvere da sparo dei tuoi capelli umidi di fumo e foglie morte, sotto alle tende improvvisate negli accampamenti, durante il nostro ultimo tempo insieme, quando farti mia e dar forma al miracolo che porti in grembo mi era sembrato l’unico modo per sopravvivere davvero.
Mi sono risvegliato di soprassalto, il respiro affannoso per quella certezza sconvolgente: quella sofferenza giungeva da te, mo chridhe, tuoi erano il dolore, la paura, il cimento…e ho compreso, finalmente.

Ho raggiunto faticosamente una delle finestre e dopo averla spalancata sono rimasto fermo lì, la  fronte appoggiata  agli scuri ancora serrati, in attesa…

L’ho sentito appena dopo l’alba.

Lieve come una piuma, incorporeo ma reale, come il mio fiato che si cristallizzava nel gelo impietoso del mattino.
Ho sentito il suo respiro ed il suo pianto, aspro di risentimento per il tepore cui era appena stato sottratto ed ho percepito le tue lacrime gioiose mescolarsi alle mie, amare di una lontananza che non potrò mai colmare.

So che la nostra creatura ha visto la luce, Claire.

So che il sogno di te e di me, di ciò che siamo stati e di ciò che avremmo potuto essere, vive. E so che crescerà forte e al sicuro.

Ma quanto fa male, Claire, sapere che non vedrò mai il suo viso, che non potrò mai sentire il suo peso tra le mie braccia, né la sa voce chiamarmi padre...

Il desiderio di stringerti forte per poterti dire quanto ti ero grato per quel dono meraviglioso si è fatto lama di fuoco tra le viscere e ho dovuto fare uno sforzo per non urlare, disperato, al destino beffardo che ha avuto la meglio su di noi.

Le mie labbra si sono mosse da sole, per sussurrare una benedizione ma le mie lacrime non hanno cessato di scorrere, hanno continuato a scendere lungo le guance, silenziose e calde, mentre raggiungevo lo scrittoio e iniziavo a scriverti, il tuo viso, arrossato dal freddo di fronte a me, i riccioli scomposti imperlati di nebbia ed il cestino colmo di erbe ben saldo al tuo braccio...tanto bella da togliermi il fiato.

Sacrificherei l’anima mia immortale, mo ghràidh, per riavere indietro uno di quegli istanti insieme a te, prima che Culloden dividesse la felicità del prima dal vuoto del dopo.
Per rivivere uno solo, di quei momenti, uno…
Per stringere mio figlio, una volta soltanto…
   
 
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