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Autore: floricienta    19/02/2017    0 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 24 
UNA NUOVA VITA IN CIELO

 

Dicembre, anno 436 del XII periodo

Ari stava lavando il pavimento con lo scopettone e un secchio ricolmo d'acqua al suo fianco.
Era da quasi sette anni che viveva con Nael e, ormai, aveva capito di essersene perdutamente infatuato e molto più di questo.
Se fosse arrivato il giorno in cui non l'avrebbe più avuto al suo fianco, sarebbe morto di conseguenza e non avrebbe mai voluto sperimentare ancora quel dolore, quella sensazione di solitudine che conosceva bene.
Tutto era proceduto normalmente e la loro era una convivenza fantastica. Ari aveva imparato ad appoggiarsi all'altro e Nael lo sorreggeva ancor prima che fosse lui a gettarsi.
Avevano un equilibrio perfetto e perfetti erano loro due insieme.
Certo, Ari voleva di più e portare tutto a un livello superiore, ma non aveva mai neanche sperato di potersi legare in quel modo a qualcuno, quindi figurarsi ottenere qualcosa di maggiore. Aveva sempre pensato che non esistesse una persona capace di voler bene a se stesso e al suo carattere.

Invece l'ho trovato...

Immerse lo scopettone nel secchio.

Anzi, è lui che ha trovato me.

Sorrise a quel pensiero e, per un attimo, ebbe il batticuore.
Si mise a posto la molletta che teneva fermo il ciuffo dietro l'orecchio e, in quel momento, si sentì chiamare a squarciagola.
“Ari! Ari!”

Nael?

Si avviò alla porta e la spalancò, trovandosi davanti il ragazzo, che stava correndo velocemente verso di lui con una faccia non molto rassicurante.
“Che succede?”
“Sta arrivando la polizia e con un furgone enorme!” parlò quasi a fatica, cercando di riprendere fiato.
Non aveva mai visto l'altro così sconvolto e questo non fece altro che buttargli addosso un'ansia esagerata.

La polizia? Cosa vorrà mai da noi?

Vide arrivare il veicolo, che frenò ai limiti della staccionata, e si sentì prendere per la vita dall'altro, che chiuse immediatamente la porta.
“Che cosa succede, Nael?”
“Merda!”
“Nael?”
“Ari, stai tranquillo. Andrà tutto bene.” disse con foga, mentre spostava un mobile per metterlo davanti alla porta per non farli entrare.

Aveva sentito parlare in città di quello che stava succedendo, ma non aveva avuto il coraggio di discuterne con Ari.
Tutta l'umanità sarebbe stata costretta a ritirarsi sulle aeronavi a causa della divinità Tangaroa, che aveva deciso di punire l'essere umano e di inondare la Terra per non sapeva quale causa; quindi era stato indetto un mandato per recuperare tutti i cittadini e caricarli sulle navi del Cielo per continuare a vivere, mentre sarebbero continuati i sacrifici per la divinità.
Si era sentito in colpa, tuttavia non avrebbe mai distrutto quella vita che finalmente era diventata tranquilla, rischiando di non vedere più il sorriso di Ari; aveva sperato che non sarebbe successo per davvero e invece erano arrivati.

Ari si mise un pugno sopra al petto e rimase a bocca aperta.
“Aprite la porta!”
Sussultò, sentendo una voce burbera provenire da fuori.
“Ari, usciamo dal retro.”
Venne afferrato per il polso e subito si mise a correre, senza capire cosa stesse succedendo intorno a lui.
“Stanno cercando te?” quella frase gli uscì spontanea.
Aveva pensato che, essendo stato un ladro, non gli fosse mai passata, quindi, magari, era stato beccato in qualche furto o qualcosa del genere.
“Ho una reputazione così pessima ai tuoi occhi?” ironizzò con un sorriso e scosse il capo.
Ari quasi inciampò nel tenere il passo di Nael, ma non poteva fermarsi nel bel mezzo e rischiare di essere presi per chissà quale motivo, dato che l'altro non accennava a parlare nonostante sembrasse sapere qualcosa.
Uscirono dalla porta sul retro e si ritrovarono dietro la stalla.
Ari aveva paura, soprattutto quando sentì il rumore del vetro che andava in frantumi – probabilmente avevano rotto una finestra per entrare – e si voltò appena verso la sua fattoria, sperando di non vedere dietro di sé qualcuno che li inseguisse.
“Ari, tieni il passo.”
“S-Sì...” rispose non molto convinto e aumentò la velocità.
Passarono di fianco alla stalla e in quel momento si sentì afferrare alla vita e cacciò un urlo.
“Ari!” Natanael cercò di strattonarlo, ma la presa dell'uomo era di gran lunga maggiore della sua e gli sfuggì di mano.
Il biondo si dimenò, con le lacrime agli occhi, senza successo.
“Brutto figlio di puttana!” Nael si lanciò al suo salvataggio, tuttavia, gli arrivò un calcio sulla schiena che lo fece barcollare e rotolare a terra.
“Cosa credi di fare, eh?”
“Nael! Nael!”
“Stai zitto anche tu.” gli disse il poliziotto che lo stava tenendo fermo, dandogli uno scossone.
Ari cominciò a piangere, completamente succube da quello che stava succedendo e che ancora non aveva compreso e vide Nael venir preso di forza dall'altra guardia e portargli le braccia dietro la schiena.
La smorfia di dolore sul suo viso gli fece capire che non lo stava trattando con molta leggerezza.
“Andrà tutto bene, Ari. Non opporre resistenza o lascerai vincere questi fottuti cani del governo.” gli sorrise beffardo, ricevendo un colpo alle ginocchia che lo fece cadere.
Ari strabuzzò gli occhi.
“Non fategli del male!”
Nael venne rimesso in piedi tirato dai capelli e arrivò un terzo poliziotto che fece da scorta fino al furgone.
Ari aveva un brutto presentimento in fondo al suo cuore.
Si voltò verso la fattoria e non ebbe neanche il tempo di notare la porta scassata e la finestra in frantumi a qualche metro di distanza, che una mano possente gli girò il capo a forza. Emise un lamento e continuò a camminare.
Entrambi vennero trascinati verso il veicolo e, quando gli uomini aprirono le porte, poterono notare un'altra decina di persone sedute a capo basso al suo interno. Successivamente, vennero fatti salire con prepotenza.
Ari questa volta non ebbe nessun impedimento ad ammirare la propria casa per imprimerla nella mente come una fotografia.

Rivedrò mai la mia casa e i miei animali?

Sentì lo stomaco ritorcersi e gli venne la nausea al pensiero di abbandonare la sua cascina per chissà quale ragione. Avrebbe voluto continuare a vivere in pace, invece, qualcosa era arrivato a distruggere la sua tranquillità.

Ora che stava andando tutto così bene...

Osservò il bianco della staccionata, i campi che dovevano essere coltivati e sentì il gorgoglio del fiume a qualche metro di distanza.
Sospirò tra i singhiozzi e allungò una mano verso di essa senza neanche accorgersene. Quando ebbe il presentimento di averla raggiunta, un rumore sordo lo colse.
Poi solo il nero delle porte del furgone che si chiusero davanti a sé.




Ari stava piangendo da qualche minuto, seduto a terra e con la testa contro la spalla di Nael che lo stava accarezzando per dargli conforto.
“Dove stiamo andando?” disse tra i singhiozzi.
“Non lo so...”
Ari alzò appena lo sguardo per vedere le altre persone, che avevano l'aria di essere tutta gente di strada povera e malconcia e l'odore che si respirava lì dentro poté confermare quella teoria.
“Lasciamo la Terra, ragazzo.” fece uno di loro, un uomo con la barba folta e un berretto di lana a ricoprirgli i ricci neri.
“Che?” domandò Ari.
In quel momento sobbalzarono tutti, colti alla sprovvista da una buca presa in pieno dal furgone.
Ari si aggrappò a Natanael e lo sentì tremare contro il proprio corpo.
“Scusami, Ari.”
“Per cosa?”
“Dovevo dirtelo prima...”
Lo vide mordersi il labbro e scurirsi in volto. Poi gli venne spiegato quello che aveva scoperto in città e rimase a bocca aperta.
“Non volevo rattristarti...” Nael trovò una scusa prima che potesse ribattere in qualche modo.
Ari, tuttavia, aveva perso l'uso della parola.

Quindi non rivedrò mai più la mia fattoria, non vivrò più con Nael. Sarà tutto distrutto da Tangaroa e saremo costretti a vivere sulle aeronavi militari?

Ari aveva troppe domande che non avrebbero avuto risposta.
Pensò ancora che la sua vita fosse stata rovinata dai maghi, che fosse a causa loro se la divinità degli oceani avesse scagliato la sua ira contro l'umanità, anche se, probabilmente, non era quello il reale motivo. Sapere che, però, sarebbero stati loro a controllare gli umani nel Cielo, gli aveva fatto rizzare tutti i peli dalla paura e dall'angoscia.
Perché non poteva vivere una vita tranquilla?
Il rumore del motore del veicolo si era insinuato nelle sue orecchie e già sentiva lontano il vento che sbatteva contro la finestra di notte, l'acqua fresca del fiume che lo faceva stare bene quando si sentiva giù di morale, il calore della propria casa e tutti i ricordi collegati a essa.
Non avevano neanche avuto modo di prendere degli oggetti personali, erano semplicemente stati buttati su quel furgone.

Ho perso tutto quello che mi rimaneva dei miei genitori...

Le lacrime ripresero a scorrere sulle sue guance e arrivò presto la mano di Nael per asciugarle.
“Io sono ancora al tuo fianco.” provò a sorridergli, senza ottenere nessun risultato.
Ari incavò il capo tra le ginocchia e rimase fermo in quella posizione senza emettere suono, se non i lamenti del pianto.
A Nael si strinse il cuore a quella vista. Come aveva potuto nascondere qualcosa del genere proprio a lui? Si sentiva male per quello che aveva fatto, però, si sentiva ancora peggio nel vedere che l'avesse allontanato non appena aveva confessato.
“Sei arrabbiato con me?” chiese ancora.
Ari rimase in silenzio.
Non era arrabbiato con Nael, ma la sua testa stava vagando in ricordi del passato e nel futuro che aveva tanto immaginato e che non sarebbe mai arrivato.

Perché deve succedere tutto questo? Perché la vita continua a illudermi che possa ottenere qualcosa di positivo, quando, invece, non fa che sbattermi a terra in continuazione?

Passò qualche minuto prima che il biondo si riappoggiasse all'altro, che fece un sospiro di sollievo non appena accadde, e lo strinse forte così come era ormai solito fare ogni giorno.
“Non mi abbandonerai, vero?” sussurrò Ari.
“Certo che no. E se dovessero dividerci, lotterò con le unghie e con i denti per ritrovarti.” lo allontanò appena per potersi specchiare in quegli occhi cristallini che si erano arrossati. “Sempre.”
Quella frase confortò Ari.
Vedere Natanael così serio in quella circostanza, che lo incideva a fondo nell'anima con il suo sguardo e quella voce matura e incantevole, lo fece sentire meglio.
Gli cinse le braccia al collo e rimasero così per parecchio tempo.

Finché ci sarà Nael con me non avrò di che preoccuparmi, perché mi farà sempre rialzare anche nelle peggiori situazioni.




Era passata almeno un'ora prima che il furgone arrestasse la sua corsa.
Nael non aveva lasciato per neanche un secondo la mano di Ari, mentre con l'altro braccio lo stava traendo contro di sé.
Non sapeva che cosa si sarebbero dovuti aspettare in seguito, sicuramente nulla di positivo. Poteva solo sperare che non fosse così terribile come credeva.

Se solo mi dovessero portare via Ari, io... non rispondo di me.

Serrò la mascella e assottigliò gli occhi.
In quel momento furono colpiti dalla luce esterna, dato che era stata aperta la portiera.
“Forza, scendete in maniera ordinata ed eseguite gli ordini che vi verranno impartiti.”
Nael notò subito il bastone che tenevano in mano e non era affatto un bastone normale.

È impregnato di mana, è sicuramente così.

Infatti, nell'arma circolavano dei piccoli flussi colorati e luminosi e si ricordò una delle tante lezioni che aveva tenuto con Kaleo riguardo alla scienza divina.

Non sono solamente cani del governo, sono dei fetenti schiavi della magia.

Ormai era arrivato a disprezzare anche lui i maghi, da quando aveva saputo il perché Ari fosse rimasto solo; aveva sviluppato un odio sempre più crescente che si era affermato anche a causa dei sacrifici a cui avevano obbligato l'intera umanità all'infuori di loro stessi.
Per colpa di quello aveva dovuto ricacciare indietro i suoi sentimenti e soffrire interiormente perché non poteva offrire un futuro sicuro alla persona che amava.

Mi fanno vomitare.

“Cos'hai da guardare? Scendi.” ordinò la guardia e il ragazzo fece come gli era stato detto.
Saltò giù dal furgone, poi si voltò per prendere la mano di Ari e aiutarlo a scendere, ma il poliziotto gli diede una spinta per farlo avanzare.
Nael lo vide in preda di nuovo all'ansia e rimase tutto il tempo voltato verso di lui fino a quando non lo raggiunse.
“Stai bene, Ari?”
“Sì...” rispose poco convinto.
Natanael gli prese la mano e continuarono a camminare fino a quando non si presentò davanti a loro qualcosa che non avevano mai visto.
Un'enorme aeronave era situata all'interno di un immenso garage e c'erano file di persone in attesa di salirvi sopra.
Se fosse stato ancora un bambino, in quel momento, Nael sarebbe stato ben entusiasta di quella visione e avrebbe voluto correre al suo interno al più presto per governarla come un perfetto capitano, tuttavia, l'entusiasmo non si addiceva per niente a quella situazione ed era stato rimpiazzato da disgusto e rabbia.
Ari, invece, era pietrificato dalla paura. Per uno che aveva sempre vissuto isolato dal mondo, quello era qualcosa che andava ben oltre la sua conoscenza, e la folla di gente armata intorno a lui non aiutava. Se fosse stata una visita guidata, allora lo stupore avrebbe prevalso, purtroppo non era così.
“Adesso vi verranno prese le impronte digitali.” cominciò a sbraitare il poliziotto per farsi sentire da tutto il gruppo. “Poi verrete marchiati per il riconoscimento e salirete sulle aeronavi in ordine.”
Nessuno rispose al comando, chi spaventato, chi senza speranza e chi troppo orgoglioso per dare una soddisfazione a quelli che li avevano arrestati.
Un altro agente cominciò a prenderli uno a uno per smistarli nelle diverse corsie.
Nael si voltò immediatamente verso Ari per tranquillizzarlo, però, i suoi occhi non gli permisero di farlo, poiché colpiti dalla scia di terrore che vedeva riflessa in quelli azzurri.
“Tu vai di qua e tu in quella.”
Il poliziotto spinse Ari per la spalla, facendolo barcollare in avanti.
“No, aspetti..!” Nael provò a ribattere tenendo il contatto con le dita del biondo.
“Chi darà atto d'insubordinazione verrà punito immediatamente. Muovetevi.”
Natanael spalancò gli occhi e fu costretto a lasciare la mano di Ari, che aveva ripreso a piangere.
Gli mimò con le labbra di calmarsi e che sarebbe tornato subito da lui.

Non so se sia io quello più in ansia senza Ari al mio fianco o cosa...

Andò a mettersi in fila con i pugni serrati sui fianchi e cercò tra la massa di gente un ciuffo di capelli cenere, poiché troppo preoccupato per lui.




Alla fine era stato costretto a separarsi da Nael, ma la promessa che gli aveva fatto qualche minuto prima gli aveva fatto calare di un minimo l'ansia. Non che fosse tranquillo.
Era in fila, aspettando il suo turno con impazienza e non sapeva cosa fare.
Era come un cucciolo smarrito che non era neanche in grado di procurarsi da solo i beni primari per la sopravvivenza.

Nael... Nael...

Continuava a ripetere il nome dell'altro dentro di sé, mentre si torturava le mani.
Voltò il capo e cercò di ritrovarlo tra la folla, però c'erano troppe persone e non sapeva in quale coda fosse finito.
Poi, i suoi occhi si posarono su quelli eterocromi dell'altro.

Eccolo!

Nael si trovava due file più in là ed era appena più indietro rispetto a lui. Lo stava fissando con un sorriso in volto e, in quel momento, il biondo capì che non l'aveva mai perso di vista.

Grazie, Nael. Grazie di cuore.

“Il prossimo.”
Ari rimase fermo a guardare l'altro e tutto il resto sembrò essere sparito.

Finché lui è con me, niente può farmi paura.

“Il prossimo!”
Gli sorrise di rimando e si portò il ciuffo dietro le orecchie.
“Ehi, ragazzo. Ti vuoi dare una svegliata?”
Ari si riscosse dai suoi pensieri e vide davanti a sé un uomo piuttosto spazientito che lo afferrò deciso per il polso e gli immerse il pollice in una scatoletta piena di inchiostro nero poi poi premerlo su un foglio di carta.
“Nominativo.” fece l'uomo, privo di qualsiasi sentimento.




Nael si sentì scorrere il fuoco nelle vene a quella vista.

Non osate trattare male il mio Ari.

Non che fosse successo qualcosa di grave, ma gli dava fastidio anche il solo fatto che qualcun altro che non fosse lui gli avesse messo le mani addosso e in maniera poco gentile.
Strinse forte i pugni lungo il busto e fulminò con lo sguardo quell'uomo.
Successivamente vide Ari un po' spaesato dirigersi verso una zona dove i suoi occhi non potevano arrivare, perché coperta.

Maledizione!

Si portò una mano sulla bocca e sospirò pesantemente.
Non si sarebbe mai perdonato di perdere Ari e non doveva succedere per nulla al mondo.

Quanto ci vuole ancora?

Aveva fretta e non di salire sull'aeronave, ma di andare a cercare il ragazzo, che era sicuramente impaurito e confuso.
“Il prossimo.”
Fortunatamente era il suo turno.
Lasciò l'impronta e diede il suo nome, poi gli venne consegnato un foglietto con sopra un numero che doveva consegnare alla guardia dietro al telo.
Corse subito verso quella direzione, il suo corpo si muoveva da solo mentre la sua mente vagava finendo sempre su Ari. Doveva fare più alla svelta possibile.
Quando arrivò, consegnò il foglio all'uomo e questo gli fece togliere i vestiti della parte superiore del corpo.
Nael si svestì senza esitazioni, poi l'uomo posò un pennino appena dietro la sua spalla e gli incise dei numeri, gli stessi che erano scritti sulla carta. Dovette stringere i denti a causa del dolore, anche se non era così eccessivo come farsi un vero tatuaggio.

Che diavoleria è mai questa?

Non sapeva cosa stessero utilizzando per marchiarlo a quel modo, eppure non era qualcosa di normale.

Probabilmente è ancora magia.

Volle sputare, ma si trattenne.

Spero che non abbia fatto male anche ad Ari.

Quello era impossibile, quel ragazzo era estremamente sensibile per tutto e di certo gli aveva procurato dolore. Tuttavia, cacciò quel pensiero dalla propria testa e pregò che finisse in fretta per dedicarsi a quello che doveva.
“Puoi andare.”
Natanael si rivestì alla svelta e pensò bene di correre, ma venne prontamente fermato da un'ulteriore guardia.
“Dove credi di andare, eh?” lo strattonò per il polso. “Muoviti e sali sull'aeronave.”
Dovette trattenere anche il pugno che voleva dare a quell'uomo e si diede una rapida occhiata intorno, senza trovare l'oggetto dei suoi pensieri, prima di salire sulla nave.
L'interno era più triste di quanto si aspettasse.
Sembrava uno strumento monocorde, tutto grigio e piatto, pieno unicamente di ferro e acciaio.
D'altro canto, non si curò più di tanto della struttura, dato che non gli importava un bel niente in quel preciso istante.
Fu costretto a seguire l'ennesimo poliziotto, che condusse un piccolo gruppetto di persone ognuno nella propria cella, identificandola con il numero che avevano tatuato sul corpo.
Quella era ancora più squallida del resto del veicolo: una brandina, un piccolo armadio e uno specchio. Nessun altro mobilio come decoro e neanche una punta di colore.
Già sentiva la mancanza della camera di Ari e del suo letto così confortevole.

Dove sarà Ari?

Non poteva stare lì ancora a lungo, doveva subito scappare e andarlo a cercare. Poco importava se sarebbe finito subito nei guai.

Devo accertarmi che stia bene.

Però, la struttura era talmente enorme che non sapeva neanche da dove cominciare.
Fu in quel momento che sentì una voce rimbombare nella stanza e nel resto del corridoio. Alzò lo sguardo per notare quello che doveva fungere da megafono.

Tutti vengano scortati nella zona centrale del proprio piano.

Nael spalancò gli occhi.

Forse questa è la mia occasione!




Ari era in un angolo del parco che era stato ricreato nel bel mezzo dell'aeronave, solo e tremante.
Intorno a lui c'erano facce poco raccomandabili, ma, probabilmente, quello era dato dal fatto che non si fidasse di nessuno all'infuori di Nael e vedeva tutti gli altri come una minaccia da cui era meglio allontanarsi.

Dove sei, Nael?

Si schiacciò contro la parete, mentre la folla di gente aumentava a dismisura arrivando a gruppetti e creando un brusio sempre più forte che gli dava fastidio.
La spalla dove era stato marchiato gli bruciava appena e per un attimo aveva pensato che stessero trattando tutti come animali da macello. Quello non era un trattamento che si doveva aspettare un essere umano, neanche i carcerati venivano tatuati in quel modo.
Loro erano peggio che prigionieri, solo che ancora non lo sapevano.
Si sfregò il pugno sugli occhi per cacciare indietro le lacrime.

Sono rimasto solo, come faccio adesso?

Quello era il timore più grande, non riusciva a pensare ad altro che quello. Non aveva così tanta importanza il resto, perché era a conoscenza che non sarebbe resistito a lungo in solitudine.

Come sopravvivrò?

“Ari!”
Improvvisamente, una voce gli giunse alle orecchie ed era la più bella che avesse mai sentito.
“Ari! Ari!”
Si guardò intorno e subito i suoi occhi cristallini si posarono su quel viso così familiare da fargli svanire le preoccupazioni di colpo.
“Nael!”
Era la visione più bella che potesse mai avere e gli si riempì il cuore di gioia.
Corse verso di lui, dando qualche sgomitata per poter passare in mezzo a tutta la gente e, quando furono abbastanza vicini, gli si gettò tra le braccia scoppiando a piangere.
“Pensavo che non ti avrei più rivisto.”
Natanael lo zittì dolcemente, stringendolo forte a sé.
“Va tutto bene adesso. Siamo di nuovo insieme, tranquillo.”
“Ho avuto tanta paura.” continuò.
“Lo so.”
“Nael..!” singhiozzò nel suo collo, mentre l'altro premette una mano sulla sua testa per non lasciarlo andare.
“Te l'ho detto che ti avrei ritrovato sempre.”
Ari annuì con un mugolio.
Non aveva mai dubitato di lui, ma il suo carattere l'aveva spinto a vedere solamente la parte negativa della situazione. Ormai era caduto nella depressione e solamente adesso stava risalendo.
“Non piangere più.”
Nael si staccò appena e gli prese il mento tra il pollice e l'indice, lambendogli il labbro inferiore con il dito.
Il sorriso sul volto del maggiore era così radioso da fargli scomparire tutta la paura in un istante e da fargli dimenticare dove fossero.
Natanael si abbassò su di lui per dargli un bacio, ma la stessa voce di poco prima echeggiò nell'aeronave, e dovette interrompersi a qualche centimetro dalla sua bocca.

Benvenuti, Sacrifici.”

I due ragazzi si guardarono confusi.

D'ora in poi questa sarà la vostra nuova casa.” continuò la voce. “A ognuno è stata affidata una cella e negli armadi troverete il minimo indispensabile per cominciare la vostra nuova vita. Verrete selezionati per poter svolgere vari lavori e poter contribuire al mantenimento di un pacifico stile di vita, come se foste ancora sulla Terra. Questo sarà il programma delle vostre giornate a partire da oggi.

Quello continuò a parlare, spiegando come si sarebbero svolti i giorni a cominciare dalla sveglia mattutina, la colazione in mensa e l'appello al lavoro, fino al coprifuoco notturno.
Ari si strinse a Nael, che lo stava massaggiando sul braccio senza mai smettere.

A causa della divinità Tangaroa, inoltre, siamo stati costretti a rivedere i termini dei sacrifici. Questi si svolgeranno regolarmente una volta al mese e i candidati scelti verranno tutti dalla classe, propriamente definita, Sacrifici. Di questa fate parte voi.

Dopo quella frase, si alzò un brusio generale, che quasi rese difficile comprendere la voce che non aveva ancora finito di parlare. Uno sparo a salve da parte di una delle guardie ristabilì il silenzio.

Siate grati di poter offrire la vostra anima per salvare l'intero genere umano.”

Ad Ari tremavano le ginocchia.

Che cosa ha appena detto..?

Era incredulo, non poteva essere vero. Non lo accettava.

Siamo Sacrifici? Siamo le prossime vittime che verranno uccise, così come hanno ucciso i miei genitori...

Gli mancò il fiato e si aggrappò alla maglia di Nael con tutte le sue forze.
Sentiva anche la nausea e il giramento di testa, tanto che pensava sarebbe svenuto a breve.

Alla fine è questo che mi è stato concesso dalla vita.

“Ari, respira.” provò a tranquillizzarlo l'altro, benché anche la sua voce fosse scossa.

La morte. Solo la morte.

Se prima credeva di odiare i maghi, adesso era decisamente peggio.
Una paura enorme si era insinuata in lui.

Se io dovessi morire? O se Nael dovesse morire?

Lo guardò in viso con la bocca spalancata.
I suoi pensieri erano scollegati, un timore dietro l'altro accompagnava quel viaggio mentale e, a ognuno che si aggiungeva, le sue gambe cedevano sempre di più.

Perché? Perché deve succedere tutto questo? Che cosa abbiamo fatto di male per meritarcelo?

“Nael...”
“Andrà tutto bene.”
Quelle parole risuonarono così false in quella situazione, eppure non poté che avvinghiarsi a esse con tutta la speranza che gli rimaneva.
Così tutto ebbe inizio.
Così ebbe inizio la loro nuova vita.
Una nuova vita in Cielo.




NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo! Devo dire che è stato davvero difficile da scrivere, come potete notare ho evitato di raccontare la parte “politica” dietro all'organizzazione delle aeronavi, ma l'ho fatto di proposito. Prima di tutto perché Ari e Nael non sanno, così come non lo sa nessun altro dei Sacrifici, secondo perché sarebbe andato fuori dallo schema rispetto alla mia storia e noioso. Però, sappiamo tutti che in questo mondo si hanno tecnologie avanzate, il Mana, tutto è prodotto industrialmente grazie alla genetica (sempre sia lodata <3 ahah *animo da biologa*), quindi è molto meglio così.
Si evince che siamo arrivati alla fine del passato, quindi, da settimana prossima inizierà il terzo arco narrativo! Si torna al presente, ragazzi! Eh... già y.y bella o brutta notizia?
Ringrazio tutti quelli che mi seguono ancora, chi commenta e chi legge in silenzio.
Ci sentiamo settimana prossima con un nuovo capitolo e buona domenica a tutti!
Un bacio
Flor :3

  
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