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Autore: Yugi95    20/02/2017    2 recensioni
Immaginate di scoprire che la realtà, in cui avete da sempre vissuto e conosciuto, non sia altro che una parte di un qualche cosa di più grande. Immaginate di scoprire un nuovo mondo di cui ignoravate persino l'esistenza e che adesso è lì, dinanzi a voi, pronto a rivelare i propri segreti. La Dimensione Magica nasconde un terribile segreto, una storia così scellerata che si è addirittura voluta dimenticare. Per Bloom e le sue amiche sarà quasi impossibile risolvere il mistero. Nuovi e vecchi nemici, provenienti dalle tenebre più profonde dell'universo magico, sono pronti a colpire e, questa volta, non ne risentirà solo il corpo ma anche l'anima. Tuttavia una luce, fioca e debole, brilla nell'oscurità. La luce racchiude l'unica speranza di salvezza, ma, per poter ardere, ha bisogno di essere alimentata dai venti dell'amicizia, della fiducia e dell'amore. La battaglia finale è alle porte e l'esito dello scontro deciderà non solo le sorti di Magix ma di tutti i mondi conosciuti.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Winx
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Winx Club - Cassiopea's Chronicles'
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Capitolo XXVIII – Acheron
 
 
Lo stregone, non appena ebbe riacquistato il suo vero aspetto, si massaggiò, poiché indolenziti, i muscoli del collo e, allungandosi verso l’alto, si stiracchiò la schiena. Subito dopo Acheron aprì i suoi spaventosi occhi gialli e, con fare circospetto, si guardò intorno al fine di capire dove si trovasse. Le Winx, allo stesso tempo, indietreggiarono di alcuni passi e, senza distogliere mai lo sguardo dall’avversario, aspettarono con ansia una sua mossa. Quest’ultima non si fece attendere: lo stregone, infatti, non appena capì di essere imprigionato in una rete energetica, aprì i palmi delle proprie e mani e lanciò contro di essa una sfera di energia rossa. Tuttavia la gabbia non subì alcun danno e l’attacco fu rispedito al mittente, che lo evitò a fatica.
«È inutile Acheron! Non puoi spezzare il nostro incantesimo di contenimento» esordì, soddisfatta, Tecna, richiamando l’attenzione su di sé e sulle altre.
Poiché impegnato a capire cosa fosse successo e soprattutto in che modo fosse riuscito a liberarsi, soltanto allora Acheron si accorse di essere circondato dalle sei fate. Lo stregone, sebbene nell’immediato fu sorpreso di trovarsi nuovamente faccia a faccia con Bloom e le sue amiche, trasformò rapidamente il suo stupore in un’espressione di sfida e disprezzo. Le Winx, allo stesso modo, corrugarono la fronte e, concentrandosi il più che poterono, infusero maggiore energia alla gabbia. Acheron, accorgendosi di questo improvviso potenziamento, abbozzò un tetro sorriso sul suo volto, poi, rivolgendosi alla fata della tecnologia, disse:
«Devo proprio farvi paura».
«Non montarti troppo la testa! Semplicemente siamo delle ragazze molto prudenti» replicò Tecna, cercando di sminuire l’ego dell’avversario.
«Ho notato» sibilò, divertito, lo stregone, per poi aggiungere: «Siete così prudenti da affrontarmi in sei, non mi sembra molto corretto».
«Non credo tu sia nella posizione di poterci giudicare» intervenne Musa con tono acido.
Acheron, a quel punto, fece spallucce e, girando su sé stesso, scrutò con lo sguardo ogni singola avversaria. Tuttavia, non appena giunse ad Elizabeth e Roxy si fermò di colpo e, allargando le proprie braccia, scoppiò a ridere maniacalmente. Le due, non riuscendo a capire il motivo di tale atteggiamento, si apprestarono a chiederglielo, ma Bloom, fulminandole con lo sguardo, glielo impedì. La Principessa di Domino, infatti, temeva che le sue amiche, avendo poca esperienza nel campo del controllo magico, potessero distrarsi e compromettere la rete energetica. La rossa, però, una volta che ebbe tranquillizzato le due, si rivolse ad Acheron e, assottigliando lo sguardo, gli pose la stessa domanda, che avrebbero voluto fargli le altre:
«Cosa hai da ridere?! La tua non mi sembra una situazione molto divertente».
«Secondo me è per l’acconciatura di Roxy. Siamo onesti poteva essere migliore» cinguettò, all’improvviso, Stella, guadagnandosi un calcio nel sedere da parte della fata degli animali.
«Prendi ancora una volta in giro i miei capelli e io ti… ti…» starnazzò Roxy piena di collera, mentre con il proprio piede cercava di colpire le caviglie dell’amica.
«Ragazze smettetela!» tuonò Tecna con fare autoritario, poi rivolgendosi ad Acheron disse: «Allora?! Stiamo aspettando!».
Lo stregone, avendo capito che la conversazione sarebbe andata per le lunghe, si sedette per terra e, incrociando le braccia, esclamò con voce pacata:
«Le altre due sono in vacanza, per caso? Comunque rido perché mi sono appena reso conto di quanto l’essere umano sia impotente. Per quanto ciascuno di noi possa sforzarsi, impegnarsi e credere nelle proprie convinzioni… il risultato sarà sempre lo stesso: il destino non si batte. Forse se l’avessi capito secoli fa, non avrei commesso tutti quegli errori di cui oggi non vado particolarmente fiero.
Cosa posso farci? Ero giovane ed inesperto, non avevo ancora compreso alla perfezione le leggi che regolano il nostro universo… …non avevo… …non avevo ancora incontrato voi, Winx».
«Cosa c’entriamo noi?!» domandò, allarmata, la Principessa di Domino.
«È semplice voi siete la prova tangibile che passato e futuro sono indissolubilmente legati. Voi siete coloro che erano» rispose Acheron con fare mistificatorio.
Le Winx si guardarono tra loro perplesse e, non sapendo cosa replicare, si limitarono a rivolgere uno sguardo indagatorio al loro avversario. Questi, allora, con un sorrisetto beffardo stampato sul volto riprese ad osservare le ragazze, indugiando nuovamente sulla fata degli animali e soprattutto su quella degli elementi. Lo stregone, infatti, sembrava essere particolarmente attratto da Elizabeth e, nonostante cercasse di non darlo a vedere, la scrutò minuziosamente da capo a piedi. La ragazza, resasi conto ancora una volta di essere oggetto delle maniacali attenzioni dello stregone, ignorando il precedente avvertimento di Bloom, esclamò minacciosa:
«Se non la finisci di guardarmi con quest’atteggiamento da pesce lesso, giuro che ti do fuoco seduta stante».
«Elizabeth!» la riprese la Principessa di Domino.
«Devi mantenere il sangue freddo, altrimenti…» cercò di aggiungere Stella, ma la fredda voce di Acheron la interruppe:
«Le somigli in maniera impressionante. Lo stesso aspetto, lo stesso carattere impetuoso e… e lo stesso potere, tutto di te mi ricorda lei. Non so se essere più meravigliato o furioso. Dopotutto l’ho sempre odiata: fin dall’inizio mi ha messo i bastoni tra le ruote. Lei, prima degli altri, aveva capito quali fossero le mie reali intenzioni, lei… aveva capito chi fossi in realtà».
Le giovani fate, sebbene avessero tanto voluto capire a chi si stesse riferendo il loro avversario, mantennero la calma e, ignorando quelle parole, si concentrarono sul reale scopo della missione. Secondo i calcoli di Tecna, infatti, mancava appena mezz’ora allo scadere del tempo, che la Clessidra Frangiflusso aveva concesso loro. Di conseguenza, scambiandosi una rapida occhiata con la Custode della Fiamma del Drago, fece capire a quest’ultima che non c’era un attimo da perdere: dovevano chiedere ad Acheron il Medaglione. La rossa, allora, si schiarì la voce e, inspirando profondamente, si apprestò a parlare. Tuttavia in quello stesso istante un’altra voce, concitata e pervasa da un’incontrollabile rabbia, si levò dal gruppo. Era quella di Elizabeth, la quale, fortemente colpita dai vaneggiamenti dello stregone, non era riuscita a trattenersi dal chiedergli:
«A chi?! A chi ti stai riferendo?!».
«Adesso basta! Devi calmarti, altrimenti rischi di metterci in pericolo» la rimproverò Tecna con voce furiosa.
La fata degli elementi, però, non diede ascolto all’avvertimento dell’amica e, sporgendosi leggermente in avanti continuò ad inveire contro Acheron. Le altre Winx rimasero alquanto sorprese dallo strano comportamento di Elizabeth. Sebbene lo stregone avesse incuriosito anche loro con quel discorso, non riuscivano a comprendere da cosa fosse dettata tutta quell’ostinazione nello scoprire a chi si stesse riferendo il loro nemico. Stella, estremamente preoccupata per la sua migliore amica, spostava in continuazione il proprio sguardo da quest’ultima ad Acheron, chiedendosi cosa stesse accadendo. La Principessa di Solaria, come mai aveva fatto prima di allora, sforzò le proprie meningi alla ricerca di una possibile causa che giustificasse l’atteggiamento dell’amica. In fin dei conti soltanto pochi minuti prima lei, Bloom e la ragazza dai capelli castani stavano discutendo tranquillamente in merito al segreto di Brendon e niente poteva lasciar presagire un simile cambiamento. Di conseguenza Stella rimuginò più e più volte per diversi secondi finché, spalancando la propria bocca, non ebbe un’illuminazione. Elizabeth non era impazzita, non era vittima di una crisi isterica, causata dalla difficoltà e dalla pericolosità della missione. L’amica voleva soltanto sapere… voleva sapere la verità sul suo passato. La fata del Sole e della Luna, non appena si rese conto di ciò, si morse nervosamente le labbra, chiedendosi come avesse potuto dimenticare una cosa così importante. La sua compagna di stanza non aveva mai conosciuto i suoi genitori naturali, era stata abbandonata. Nonostante Elizabeth le avesse detto che non aveva più alcuna intenzione di cercarli, Stella in cuor suo sapeva bene che la ragazza, qualora avesse avuto un valido indizio o anche soltanto una misera ipotesi, sarebbe tornata immediatamente sui suoi passi. La Principessa di Solaria intuì che la fata degli elementi vedeva in Acheron una più che probabile soluzione al suo problema, per questo motivo si era tanto accanita. Tuttavia Stella, sebbene capisse la sofferenza di Elizabeth e il suo desiderio di avere risposte, era consapevole che quel suo comportamento avventato e sconsiderato avrebbe potuto mettere tutte loro in pericolo. Lo stregone costituiva una seria minaccia per il gruppo e anche il minimo errore o leggerezza sarebbero potuti essere fatali. La fata del Sole, allora, inspirò profondamente e, “caricando” tutte le proprie energie in un unico grido, si apprestò a richiamare l’attenzione di Elizabeth al fine di farla tacere. Tutto ciò, però, non fu necessario; pochi istanti dopo infatti fu lo stesso Acheron, stancatosi delle continue domande da parte della fata degli elementi e dei numerosi appelli alla calma delle altre Winx, ad ammutolirla con un semplice gesto della mano. Subito dopo l’uomo, ghignando perfidamente, disse:
«È inutile che continui a chiedermi queste cose fatina. La persona, alla quale mi sto riferendo, è scomparsa tanto tempo fa e con lei tutti gli altri. Ormai fanno parte del passato… un passato oscuro e lontano, che non potrà mai più tornare. Di conseguenza ritengo sia alquanto superfluo affrontare questo argomento. Ragion per cui… adesso chiedo io una cosa a voi: cosa volete da me? Perché siete tornate nel Legendarium e avete aperto lo Scrigno dell’Infinito liberandomi?».
A quel punto Elizabeth si costrinse a calmarsi e, indietreggiando di alcuni passi, si chiuse in un profondo silenzio, mentre i suoi occhi diventavano lucidi. Stella, poiché le stava accanto, le strinse forte la mano, facendole capire che lei era lì al suo fianco pronta a condividere il dolore che le attanagliava l’animo. Le restanti Winx, nonostante facessero di tutto per mantenersi fredde e distaccate, non riuscirono a trattenere un respiro di sollievo: Acheron al momento non sembrava avere intenzioni ostili. Le sei fate rimasero immobili e in silenzio per alcuni minuti ad aspettare che qualcuna di esse si decidesse a prendere la parola e chiedesse allo stregone del Medaglione. Tuttavia, poiché nessuna ebbe il coraggio di assumersi una tale responsabilità inclusa la Principessa di Domino, alla quale tremavano vistosamente le gambe, fu lo stesso Acheron con voce ostile e denigratoria ad incalzarle:
«Cosa state aspettando?! Non ditemi che avete paura di me».
 Tecna, allora, consapevole di non avere molto più tempo a disposizione, continuando a mantenere le mani delle compagne, si avvicinò alla rete energetica e, assumendo un atteggiamento di superiorità, esclamò:
«Hai ragione Acheron! Esiste un motivo ben preciso che ci ha indotto a liberarti. Vedi noi sappiamo che tu custodisci un oggetto molto antico… un oggetto che in teoria non dovrebbe appartenerti. Secoli fa con l’inganno riuscisti ad estorcerlo al suo legittimo proprietario. Te ne appropriasti in maniera indebita, non curandoti minimamente delle conseguenze. Bene, noi siamo qui per riprenderci questa reliquia. Di conseguenze hai due opzioni: o ci consegni l’oggetto senza opporre resistenza e noi ti richiudiamo nuovamente nello Scrigno; oppure ti rifiuti e ci affronti, noi ti sconfiggiamo, ci riprendiamo il “maltolto” e ti richiudiamo nello Scrigno. A te la scelta; sappi però che qualsiasi cosa tu decida di fare noi ce ne andremo dal Legendarium con l’oggetto… qualsiasi cosa tu decida di fare noi recupereremo il Medaglione appartenuto al Custode della Fiamma della Fenice».
Acheron, sebbene durante tutto quel discorso avesse continuato a mantenere un atteggiamento sprezzante, non riuscì a nascondere lo stupore non appena sentì quelle ultime parole. Bloom, allora, volendo approfittare della difficoltà dell’avversario, intervenne a sua volta nella discussione dicendo:
«Cosa hai deciso?! Vuoi darci il Medaglione o preferisci combattere?».
«Muoviti a rispondere, non abbiamo tutto il giorno» aggiunse Musa, assottigliando gli occhi.
Lo stregone, però, non sembrò lasciarsi intimorire dalle “frecciatine” delle ragazze e, allargando le proprie braccia, scoppiò nuovamente a ridere. La sua era però una risata forzata, quasi finta che sembrava nascondere una rabbia e un disprezzo senza precedenti. Le Winx, spaventate dall’atteggiamento del loro avversario, rinforzarono ulteriormente la gabbia di contenimento e in silenzio aspettarono che si calmasse. Acheron, però, non diede alcun segno di “cedimento” e, alzando gli occhi al cielo, continuò a ridere. Pian piano i suoi versi si trasformarono in vere e proprie urla, che sempre più acute iniziarono a levarsi verso il cielo verdognolo del Mondo del Legendarium. Roxy e Musa, spaventate dall’improvvisa follia dello stregone, erano in procinto di attaccarlo, ma un provvidenziale richiamo alla calma di Stella evitò alle due di commettere un’impudenza. La fredda voce dell’uomo permeò nell’ambiente circostante, amplificando la sua lugubre e spaventosa aura. Le Winx, sentendosi pericolosamente minacciate da quella situazione, sebbene fossero consapevoli dei rischi, decisero di affrontare direttamente lo stregone ponendo fine al suo delirio. Tuttavia, non appena le ragazze furono pronte a separarsi e ad attaccare, le grida cessarono. Acheron, allora, tornò a rivolgersi alle sei fate e, schiarendosi la voce, esclamò:
«Perdonate la mia reazione Winx, ma non mi sarei mai aspettato di sentire nuovamente quell’appellativo. “Custode della Fiamma della Fenice”, quanto tempo è passato, quante persone sono morte invano per annientarne la memoria. Dopotutto nessuno può “cancellare” in maniera definitiva il passato, neanche quando si dispone di uno dei due Poteri Ancestrali».
«Acheron i tuoi vaneggiamenti non c’interessano!» lo interruppe Musa con decisione.
«Il Medaglione, dov’è?!» aggiunse Stella.
«Non abbiate fretta» sibilò lo stregone, per poi aggiungere con voce melliflua: «Avete ragione! La reliquia è qui con me, ma prima di consegnarvela, voglio sapere una cosa».
«Sarebbe?!» replicò la fata della Fiamma del Drago.
«Chi vi ha raccontato del Medaglione?» chiese Acheron subdolamente, mentre i suoi sottili occhi gialli iniziavano a diventare incandescenti.
Le Winx, nonostante si aspettassero una richiesta del genere, non risposero nell’immediato. Le ragazze, infatti, si rivolsero prima delle rapidissime occhiate indagatorie, al fine di decidere se raccontare al nemico la verità o meno; poi, avendo capito che sarebbe stato inutile mentire su un argomento così delicato e controverso, si decisero a parlare. Di conseguenza Tecna, espirando profondamente, disse:
«Camille… è stata Camille».
«Immagino tu la conosca, dopotutto hai ingannato lei e suo fratello» intervenne Elizabeth con disprezzo.
A quell’affermazione Acheron sorrise in maniera beffarda e, facendo spallucce, replicò:
«Cosa posso farci: in fin dei conti sono un cattivo. Devo ammettere che prima mi sono sbagliato e anche di parecchio. Ero fermamente convito che tutta quella storia fosse definitivamente terminata così come i suoi protagonisti. Sarò sincero non pensavo che Camille fosse ancora viva… non dopo quello che è successo».
«Non dovresti sottovalutare la nostra amica e soprattutto…» cercò di replicare la fata degli elementi, ma fu interrotta dalla voce tremula di Roxy:
«Perché… cosa accadde?».
Le altre ragazze si volsero piene di collera verso la fata degli animali. Le Winx sapevano bene che quello non fosse il momento adatto per perdere tempo in discussioni inutili. D’altronde ai loro occhi Acheron sembrava fin troppo tranquillo: c’era il serio pericolo che stesse architettando qualche cosa. Lo stregone, però, non si scompose più di tanto, anzi sembrava essere contento che gli fosse stata posta quella domanda. Di conseguenza l’uomo, ghignando in modo malizioso, si rivolse alle Winx e disse:
«Dal momento che vi è stato detto del Medaglione del Custode della Fiamma della Fenice, suppongo che vi sia stata raccontata anche il resto della storia, o sbaglio?».
Le sei fate si limitarono ad annuire, senza mai distogliere lo sguardo dal nemico. Lo stregone, invece, avendo avuto la sua conferma, riprese a parlare:
«Sapete… e alquanto strano per me rinvangare il passato. Erano secoli che la mia mente non tornava a quei giorni…  non tornava a Cassiopea. Quanto era bella, la Dimensione Magica non è nulla in confronto ad essa. Cassiopea rappresentava la “culla della vita” dell’intero universo … il primordio di ogni cosa, di ogni magia. I segreti che celava agli occhi di coloro, che come me cercarono d’imbrigliare il potere dell’esistenza stessa, erano innumerevoli e estremamente affascinanti. Tuttavia quest’universo originario era costantemente minacciato. Cassiopea era in pericolo… un pericolo chiamato Ksendras. Il Signore dell’Oscurità nel corso dei millenni cercò in vano di assoggettare l’intero mondo magico al suo dominio. Schiere di fate, maghi e streghe si levarono a difesa di Cassiopea e guidati dai dai due Custodi, che incarnavano l’essenza del Drago e della Fenice, sacrificarono le loro vite per un bene superiore. Quando ero giovane, decisi di combattere al fianco di coloro che si erano impegnati a proteggere quel mondo che tanto amavo. Diedi tutto me stesso, tutte le mie energie… tutto il mio potere. Purtroppo ben presto mi resi conto che qualsiasi cosa si facesse, qualsiasi sacrificio venisse compiuto l’Oscurità non poteva essere sconfitta. Ksendras era un costituente fondamentale di Cassiopea… era una parte di quell’universo e come tale non esisteva modo per poterlo distruggere definitivamente. Di conseguenza, non appena fui consapevole di tutto ciò, iniziai a dubitare della missione e in seguito ad uno spiacevole avvenimento decisi di abbandonare i miei compagni».
«In pratica hai mollato!» lo interruppe, acida, Stella.
«Puoi ripetere?! Non ho capito bene» replicò lo stregone con tono minaccioso.
«Hai avuto paura e da buon codardo quale sei hai mollato tutto e tutti» intervenne Musa, cercando di fare la voce grossa.
A quel punto Acheron, sebbene avesse cercato di mantenere un certo distacco e un superiore disprezzo nei confronti delle giovani fate, esplose in un impeto di rabbia e ringhiando verso la fata della musica esclamò:
«Come osi?! Come osi darmi del codardo?! Tu, futile ragazzina non hai neanche la minima idea di cosa significhi affrontare quel genere di nemico… affrontare Ksendras. Fate e maghi più forti e abili di voi hanno perso la loro vita nel tentativo di contrastare il suo immenso potere. Il suo esercito era vastissimo e comprendeva ogni genere di creatura oscura: dai vampiri ai lupi mannari. Uomini, donne e perfino i bambini si lasciavano corrompere dal suo influsso malefico, andando ad ingrossare le sue schiere. Da un giorno all’altro padri e madri si ritrovavano a combattere con i loro stessi figli; i fratelli erano pronti a sacrificare le loro sorelle per Ksendras; le famiglie si sfasciavano e le più salde amicizie venivano meno. È vero, ho deciso di mollare… ma non l’ho fatto perché avevo paura. Mi ero stancato, non riuscivo più a sopportare le urla, il dolore e… e lo spargimento di sangue. Nell’ultimo periodo cercai di costringermi a non abbandonare, di continuare a combattere. Mi convinsi che in fondo non lo stavo facendo per me stesso, non lo stavo facendo per miei amici… non lo stavo facendo per Cassiopea. No, non più ormai. Io ero pronto a sacrificare la mia stessa vita soltanto per lei… per la mia amata Juliet. L’unica donna che avesse mai osato amarmi per ciò che sono. Dieci anni prima che Cassiopea fosse divisa, io e Juliet decidemmo di sposarci. Non ci importava di vivere in un mondo dominato dall’odio e dalle tenebre, ciò che contava per noi era l’affetto che provavamo l’uno nei confronti dell’altra».
A quel punto Acheron si interruppe e, sebbene quei suoi tremendi occhi gialli fossero imperscrutabili, le Winx non poterono fare a meno di notare un velo di tristezza sul suo volto. Le sei fate non si sarebbe mai immaginate che un essere privo di scrupoli e umanità come lui avrebbe mai potuto provare sentimenti quali l’affetto e l’amore. Di conseguenza le ragazze si scambiarono rapide occhiate perplesse finché Bloom, spinta da un’irrefrenabile curiosità, non balbettò con insicurezza:
«Poi… …cioè… …poi cos’è successo?».
«Sicura di volerlo sapere? Ciò che viene dopo non è piacevole» replicò, malizioso, Acheron.
«Perché non dovremmo?» gli chiese Tecna, abbozzando un sorrisetto di sfida.
«Esatto! Ormai conosciamo tutta la storia, anche i suoi lati oscuri» aggiunse Elizabeth.
«A questo punto siamo difficilmente impressionabili» concluse la Principessa di Solaria, facendogli la linguaccia.
«Oh… ma quello che sto per dirvi non deve spaventarvi» sibilò lo stregone, mentre tamburellava con le dita le proprie ginocchia.
«Ah no?! Strano le parole di prima sembravano suggerire tutt’altro» lo schernì Musa, cercando di nascondere l’ansia che provava in quel momento.
«Farfallina dovresti pensare prima di aprire la tua dolce boccuccia» esclamò l’uomo con fare minaccioso, per poi aggiungere: «Il mio racconto deve farvi riflettere».
«Riflettere?! E su cosa di grazia?» gracchiò Roxy.
«Sulle menzogne che vi sono state propinate» sentenziò Acheron con voce profonda.
Le Winx trasalirono e, non riuscendo a capire cosa spingesse l’uomo a dire quelle cose, iniziarono a discutere tra loro. Tecna, Stella e Elizabeth, infatti, temevano che i vaneggiamenti dello stregone fossero un astuto stratagemma volto a distrarle e a permettergli la fuga. Le altre, però, erano fin troppo sicure del piano escogitato dalla fata della tecnologia e, spinte da un’irrefrenabile curiosità, convinsero le amiche ad ascoltare il continuo della storia di Acheron. In particolare Bloom, la quale sentiva sulle proprie spalle il peso di quella missione così complicata e rischiosa, era decisa più che mai a scoprire tutta la verità sulla divisione di Cassiopea. In passato Arcadia già le aveva mentito e lei l’aveva scoperto nel modo peggiore possibile: attraverso i dolorosi ricordi di Camille. Di conseguenza la rossa non se la sentiva di ignorare il monito dello stregone, il quale, senza neanche essere a conoscenza di cosa lei e le sue amiche sapessero, era giunto a priori alla conclusione che tutte loro fossero state ingannate. Per questo motivo la Principessa di Domino fece segno alle altre di rimanere in silenzio e, rivolgendosi ad Acheron, disse:
«Cosa ti fa credere che ci siano state raccontate delle falsità?».
«È semplice: conosco fin troppo bene i miei vecchi alleati» replicò, compiaciuto, l’uomo.
«Quantifica questo “bene”!» gli ordinò Tecna, intromettendosi nella discussione.
«Ve l’ho detto: molto» sogghignò Acheron, al quale divertiva il vedere le sei fate pendere dalle sue labbra.
«Ci stai facendo perdere la pazienza» sbuffò la Principessa di Domino, assottigliando gli occhi.
«D’accordo… vi dirò tutto ciò che è stato omesso, tutto ciò che Arcadia ha preferito nascondervi» sibilò lo stregone.
«Come… …come… …come fai a sapere… … …a sapere che sia stata Arcadia» balbettò, incredula, la fata della tecnologia, le cui convinzioni in merito a quella faccenda erano appena venute meno.
Acheron si mise a ridere per alcuni secondi, poi incrociando le braccia esclamò:
«Pura e semplice logica, mia cara. Una materia che un abitante di Zenith come te dovrebbe conosce. Se siete venute a recuperare il Medaglione del Custode della Fiamma della Fenice, significa che avete l’impellente necessità di trovare l’attuale depositario di questo potere. Dopotutto la reliquia ha esclusivamente la capacità di rintracciare, ovunque si trovi, il suo legittimo proprietario: il Custode della Fenice. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: perché delle giovani e inesperte fate come voi sarebbero alla ricerca di un tale individuo? Alla ricerca di un potere che dovrebbe esulare non solo dalle loro conoscenze, ma da quelle di ogni singolo abitante della Dimensione Magica? Vedete Winx… io conosco la storia di Cassiopea, ricordo cosa fu deciso in seguito alla sua divisione. Tre delle quattro scintille della Fiamma della Fenice, l’unico lascito di quel potere ancestrale presente nel nostro universo… sono scomparse. Io lo so, l’ho percepito quando due anni fa, seppur per brevissimo tempo, riuscii a scappare dalla prigione del Legendarium. Voi sperate di trovare il Custode per fargli creare tre nuove scintille, al fine di prevenire la distruzione della Dimensione Magica e la liberazione di Ksendras. Tuttavia questa “caccia al tesoro” non può essere partita da voi; non eravate a conoscenza di questo segreto e, qualora non ve ne fosse stato il bisogno, avreste continuato a vivere nella più completa ignoranza. Qualcuno deve avervi spinto ad intraprendere questa avventura, qualcuno vi ha svelato la verità nascosta dietro l’origine della Dimensione Magica».
«Sarebbe potuto essere chiunque» lo interruppe Musa con tono acido.
«Musa ha ragione» intervenne, sicura, Roxy per poi aggiungere: «Non puoi aver semplicemente indovinato che sia stata Arcadia ad averci affidato questa missione».
«Ma io non ho “semplicemente indovinato”. Siete state voi a confermare le mie ipotesi» replicò Acheron pacatamente.
«Non provare a fare il furbo! Noi abbiamo parlato di Camille non della Fata Guardiana del Regno Dorato» lo ammonì Elizabeth con voce carica di rabbia.
«Esatto! Voi avete nominato Camille… una fata che si trova nell’altra metà di Cassiopea» disse, soddisfatto, l’uomo.
«Non capisco» mugugnò Bloom, mentre cercava di calmare le sue amiche.
Acheron scosse il capo e, mettendosi in ginocchio, riprese la propria spiegazione:
«Soltanto Arcadia e gli altri membri del Consiglio degli Anziani conosco il modo per passare tra i due universi. A nessuno, inoltre, è concesso di compiere un tale “viaggio”, le conseguenze per lei o lui sarebbero peggiori della morte stessa. Per questi motivi posso affermare con certezza che siano stati loro a chiedere il vostro aiuto, inviandovi nella dimensione della Fiamma della Fenice. Evidentemente speravano che voi trovaste l’attuale Custode senza l’uso del Medaglione: che sciocchi. Tuttavia non posso dargli torto: rivelarvi che fossi in possesso dell’oggetto li avrebbe esposti troppo».
«A cosa li avrebbe esposti?!» gli domandò, piena di curiosità, Tecna.
«Alla dura e triste verità: il loro atto di vile tradimento sarebbe stato scoperto» sibilò l’altro con fare ermetico.
«Ma di cosa diamine stai parlando?!» imprecò Bloom, alzando la voce.
«Se qualcuno ha tradito, quello sei tu» aggiunse Tecna con disprezzo.
«Temo di non capire» replicò, fintamente perplesso, lo stregone.
La Principessa di Domino, allora, stanca dei continui “giochetti” del suo avversario, inveì contro quest’ultimo:
«Acheron smettila di prenderci in giro. Arcadia e Camille ci hanno raccontato in che modo tu sia coinvolto in tutta questa faccenda. Sappiamo che fosti l’artefice dell’incantesimo che imprigionò Ksendras all’interno della Dimensione Omega. Ingannasti i Custodi assicurando loro che il tuo stratagemma avrebbe liberato per sempre Cassiopea dalla minaccia dell’Oscurità. Tuttavia i due, non appena eseguirono il tuo incantesimo, scatenarono la catastrofe che portò alla divisione dell’universo originario. Il tuo unico scopo era quello d’impossessarti del Medaglione, infatti, subito dopo averlo ottenuto, scappasti via senza lasciare traccia. Bramavi il potere di quell’oggetto perché eri consapevole che senza di esso non saresti mai riuscito a creare il tuo “mondo degli orrori”: il Legendarium. Sfruttando la magia del libro hai seminato il panico per la Dimensione Magica. Fortunatamente, però, a lungo andare non sei riuscito a controllare questo potere e ne sei diventato tu stesso vittima. È questa è stata la pena alla quale il destino ti ha condannato per i tuoi crimini».
Non appena Bloom ebbe terminato di parlare, un silenzio surreale calò su tutti loro. Le altre Winx, infatti, rimasero alquanto intimorite dall’atteggiamento della loro amica e, preferendo non aggiungere nulla alle sue dure parole, rimasero con le labbra serrate. Lo stesso Acheron non replicò alle ingiurie della rossa e, picchiettando nervosamente il braccio sinistro con le dita della mano destra, si limitò ad osservarla nel profondo degli occhi scrutandone i pensieri. Pochi minuti dopo, però, fu lui stesso a rompere quell’opprimente silenzio, infatti disse con fare stranamente divertito:
«Non avrei mai immaginato che foste tanto disinformate. Certo, non mi aspettavo che vi raccontassero tutta la verità, ma qui si esagera. Dunque, secondo Arcadia e Camille io avrei ingannato i Custodi consegnando un incantesimo “difettoso”, che avrebbe portato alla divisione di Cassiopea. Ne hanno avuta di fantasia! Tuttavia, sebbene possa capire il motivo che abbia spinto la Fata Guardiana del Regno Dorato a dirvi tutte queste menzogne, il sapere che l’abbia fatto anche la sorella del Custode mi lascia basito. Dopotutto lei più di tutti avrebbe dovuto battersi per avere giustizia. Evidentemente, dopo secoli di esilio, si sarà rassegnata all’impossibilità di cambiare le cose e…».
«Camille non si è rassegnata ad un bel niente!» lo interruppe, all’improvviso, Elizabeth, aggiungendo subito dopo con la voce carica d’odio e risentimento: «Lei non ci avrebbe mai mentito, non ci avrebbe mai dato delle informazioni false… sei tu quello che racconta menzogne!».
«Noto con piacere un grande affetto da parte tua» sibilò Acheron con malizia.
«Lei è tutto per me, è sempre stata al mio fianco. Non permetterò che tu ne infanga la reputazione!» replicò la ragazza a denti stretti.
«Elizabeth, adesso basta!» ringhiò la fata della tecnologia, temendo che le affermazioni dell’amica la esponessero troppo.
L’intervento, però, si rivelò del tutto inutile. Acheron, infatti, non appena la fata degli elementi ebbe finito di parlare, rise di gusto e, “stampandosi” un tetro sorriso sul volto, esclamò:
«Dunque, tu vieni dall’altra parte. Sei originaria della Dimensione della Fiamma della Fenice, non è vero? Caspita Winx siete proprio in un bel guaio. Arcadia non ne sarà affatto contenta quando lo verrà a sapere. Lei detesta coloro che attraversano la barriera che divide le due metà di Cassiopea».
«Stai pur certo che noi non le diremo nulla» cinguettò Stella, facendogli la linguaccia.
«Ne sono lieto. Dopotutto è così graziosa, la sua morte sarebbe un vero spreco» ghignò lo stregone, aggiungendo subito dopo: «Tornando a noi: volete che continui la mia storia o preferite rimanere ancorate ai vostri preconcetti?».
«E sia! Finisci pure il tuo insulso racconto, ma poi ci consegnerai il Medaglione senza opporre resistenza» mugugnò Bloom, parlando anche a nome delle altre.
Acheron, allora, si disegnò ironicamente sul petto una specie di croce e, riprendendo da dove si era precedentemente interrotto, riportò alle Winx la propria versione dei fatti:
«Come vi dicevo, dieci anni prima della divisione di Cassiopea io e Juliet eravamo in procinto di convolare a nozze. Purtroppo il matrimonio non è mai avvenuto. Il giorno stesso delle nozze, infatti, la mia amata fu attaccata da tre demoni di Ksendras. Quelle bestie la torturarono fino a farla morire, io non potei far niente per salvarla: non sapevo neanche fosse stata aggredita. Io… … …io ero lì, su Domino ad aspettarla… aspettavo la mia futura moglie che mi raggiungesse all’altare, cosa che non avvenne mai. Per ironia della sorte fu proprio Camille a comunicarmi la tragica notizia: lei e un’altra sua amica chiamata Euterpe si erano gentilmente offerte di accompagnarla sul pianeta, ma arrivarono troppo tardi. D’altronde Juliet non era una fata potente come loro: non ebbe alcuna possibilità. Ero distrutto, avevo perso l’unica persona nella mia vita così importante da essere pronto a sacrificare persino me stesso. Camille e gli altri cercarono di starmi vicino, di consolarmi… di alleviare le mie sofferenze. All’inizio ero felice di poter contare su di loro, ma ben presto mi resi conto che la loro amicizia non mi bastava più: avevo bisogno di altro. Dovevo scoprire come avessero fatto quegli esseri a scoprire dove si trovasse la mia amata Juliet. A quei tempi, infatti, chiunque combattesse contro il Signore dell’Oscurità preferiva mantenere segreta la propria vita privata e soltanto gli amici più stretti conoscevano determinati dettagli personali. Di conseguenza, ignorando gli accorati appelli del mio maestro, il Custode della Fiamma della Fenice, iniziai ad indagare al fine di scoprire chi fosse il reale responsabile della morte della mia adorata. Non ci misi molto tempo… ero abbastanza bravo a carpire informazioni dalla gente. Fu così che venni a sapere tutta la verità: a rivelare la posizione della nostra casa era stata… sua madre. È ironico non trovate?! La donna che le aveva donato la vita, gliel’ha strappata via. Aveva ceduto, l’Oscurità aveva contaminato il suo cuore e l’aveva spinta a tradire la sua stessa figlia. Mi supplicò di non farle del male, giurò più e più volte di essere pentita… non avrebbe mai voluto condannare Juliet a morte certa. Mi pregò di perdonarla come… …come… …come avevano fatto i miei amici. Il mio maestro, l’altra Custode, Camille e tutti gli altri sapevano… sapevano chi fossero i responsabili di quel crimine orrendo e non mi dissero nulla. Non l’ascoltai, il mio cuore era pervaso dall’odio e dal risentimento. Eliminai lei e il resto della sua sporca famiglia. Il mio “lavoro”, però, non era completo: dovevo occuparmi anche del resto… dei miei cari compagni. Ero furioso, in quel preciso momento desiderai la loro morte… la morte dell’umanità intera. Tuttavia, nonostante la mia mente e il mio animo fossero annebbiati dalla rabbia, in un brevissimo istante di lucidità mi resi conto di non avere alcuna speranza contro tutti loro: non ero abbastanza potente».
«Cosa facesti?!» lo interruppe, all’improvviso, Bloom con voce tremante.
«Sparii dalla circolazione: per dieci anni vagabondai senza meta per Cassiopea» replicò, asciutto, Acheron.
«Stavi progettando la tua vendetta, non è così?» gli chiese Tecna con fare sprezzante.
Lo stregone ridacchiò tra sé, poi, riprendendo la parola, esclamò pacatamente:
«Siete proprio delle sciocche ragazzine. Ancora mi chiedo come sia stato possibile che siate riuscite a raggiungere questi livelli di forza. Definire “vendetta” ciò che avevo escogitato nell’arco di tutto quel tempo è alquanto riduttivo. In quei dieci anni mi resi conto che il problema di Cassiopea, la reale minaccia agli equilibri del nostro universo non era rappresentata da Ksendras e dal suo esercito. No… eravamo noi, l’umanità era la sola responsabile del male, dell’odio e… e della morte. Erano gli esseri umani che si lasciavano corrompere dall’Oscurità, causando guerre, stragi, carestie e pestilenze. Noi non siamo fatti per vivere in questo universo, non ne siamo capaci. I nostri sentimenti, imperfezioni, desideri sono la prova che Cassiopea, la Dimensione Magica, la Dimensione della Fiamma della Fenice non potranno mai soddisfare appieno il nostro essere. *Questo mondo è pieno di cose che non vanno come noi vorremmo. Più a lungo vivi, più ti accorgi che la realtà è fatta solo da dolore, sofferenza e vuoto. Ascoltate, in questo mondo ovunque ci sia una luce c'è anche un'ombra. Finché il concetto di "vincente" esisterà ci sarà anche quello di "perdente". L'egoistico desiderio di mantenere la pace scatena le guerre. E nasce l'odio per proteggere l'amore*. Cassiopea, nonostante l’azione delle due entità creatrici, era e avrebbe continuato ad essere un dominio di Ksendras. Lui era l’unico e legittimo “abitante” di quell’universo: l’umanità e gli altri esseri viventi erano solo degli intrusi. Purtroppo i miei ex – alleati non riuscirono a comprendere questa fondamentale differenza, ostinandosi a combattere contro l’Oscurità e i suoi seguaci. Io, al contrario, pienamente consapevole che Cassiopea non sarebbe mai potuta essere la “nostra casa”, avevo speso tutte le mie conoscenze, le mie risorse e… il mio potere nella creazione di un luogo, che avrebbe permesso all’umanità di vivere in pace e armonia. Un nuovo mondo posto al di fuori del tempo e dello spazio, dove i concetti di sofferenza, malattia e morte non sarebbero mai esistiti… un mondo erroneamente chiamato dagli altri Legendarium».
«Aspetta un momento! Stai dicendo che avresti imprigionato il genere umano all’interno di quel libro?!» starnazzò la Principessa di Solaria in preda al panico.
«Esattamente!» sentenziò, lapidario, l’uomo.
«Ma… ...ma… …ma è una cosa assurda. Non potevi credere che avesse funzionato sul serio» disse Roxy.
Acheron, però, non sembrò badare più di tanto alle osservazioni delle due ragazze e, senza rispondergli nulla, continuò il proprio racconto:
«Il Legendarium avrebbe rappresentato la nostra “terra promessa”, un nuovo universo, completamente indipendente dal resto, all’interno del quale l’umanità avrebbe prosperato senza problemi. Tuttavia, benché avessi studiato in dettaglio ogni minimo particolare, il mio piano non poteva essere portato a termine. Il Legendarium mancava di un qualche cosa… un qualche cosa di fondamentale: la vita. Vedete, prima della nascita di Cassiopea il nulla regnava incontrastato, soltanto l’Oscurità era presente in quell’universo di desolazione. La vita, come noi oggi la conosciamo, venne in un secondo momento, grazie all’operato del Drago e della Fenice. Creazione e distruzione diedero il via a quel lento ma inesorabile processo che portò alla nascita di Cassiopea e di tutti gli esseri senzienti. Il libro delle leggende, al contrario, era privo di questa caratteristica e conseguentemente non avrebbe mai potuto continuare ad esistere in eterno. Per questo motivo, avendo saputo che i due Custodi avessero tentato inutilmente di imprigionare il loro nemico, ritornai dai miei compagni, assicurando loro di aver trovato il modo per liberare l’universo dalla minaccia di Ksendras. In realtà, come voi ben sapete, non esiste incantesimo, maledizione o oggetto magico che sia veramente in grado di sigillare il Signore dell’Oscurità. Tale impossibilità, però, non mi ostacolò: io non avevo la minima intenzione di liberare Cassiopea da Ksendras… il mio unico scopo era quello di ottenere il potere delle due entità. Tuttavia, sebbene alcuni membri del nostro gruppo avessero accolto la mia offerta d’aiuto, altri s’insospettirono e iniziarono a tenermi fastidiosamente d’occhio. Per di più il mio stesso maestro, consapevole quanto me che l’Oscurità non sarebbe mai potuta essere sigillata, si rifiutò di servirsi del mio incantesimo».
«Questo è impossibile! Arcadia e Camille ci hanno spiegato che furono i due Custodi ad imprigionare il Signore dell’Oscurità» lo interruppe, confusa, Bloom.
«È una bugia! Tutto ciò che vi hanno raccontato sono menzogne!» ringhiò Acheron, alzandosi di scatto da terra.
«Sei tu che ci stai propinando un mucchio di fesserie!» tuonò la fata della tecnologia, mentre riduceva le dimensioni della gabbia di contenimento.
Lo stregone, allora, si avvicinò minaccioso alla ragazza di Zenith e, allargando spaventosamente le braccia, disse:
«Il Custode della Fiamma della Fenice, sua sorella, Euterpe e quel buono a nulla di Agador avevano capito le mie vere intenzioni, non mi avrebbero mai permesso d’impossessarmi dei due poteri ancestrali. Ero in seria difficoltà, le loro riserve nei miei confronti avrebbero sicuramente compromesso tutto il mio progetto. Di conseguenza, facendo leva sulla sua più grande paura, strinsi un patto con la Custode della Fiamma del Drago: io le avrei fornito la soluzione al loro problema e lei, nonostante la sua controparte non fosse d’accordo, mi avrebbe garantito accesso alle due Fiamme. La regina di Domino e i suoi alleati tradirono i loro ideali, i loro più stretti amici… tradirono la causa di quella che era chiamata “La Compagnia della Luce”. Il Custode della Fiamma della Fenice non sigillò Ksendras insieme alla sua compagna, fummo io e quest’ultima a farlo. Il mio maestro fu letteralmente pugnalato alle spalle da quella che era più di un’amica… fu ingannato dall’amore della sua vita. Durante la battaglia decisiva, quella che decise il destino di Cassiopea, la Custode sottrasse il Medaglione e, insieme a parte del suo potere racchiuso all’interno delle Bacchette Mythix, me lo consegnò».
«Non… … …non è possibile, non può essere vero» biascicò Bloom con le lacrime agli occhi.
«Le Bacchette… le Bacchette Mythix non… … …non sono originarie del mondo del Legendarium?!» balbettò, incredula, Musa.
L’uomo le rivolse un lugubre sorriso, poi, sibilando con voce viscida, disse:
«Le Bacchette furono forgiate dalla prima Custode della Fiamma del Drago, in modo tale che racchiudessero parte del potere dell’entità. Certo non mi sarebbe dispiaciuto averle tutte, ma le sette che mi furono consegnate andarono più che bene. Fu grazie ad esse e al Medaglione che riuscii ad imbrigliare la “forza della vita” e a conferirla al Legendarium. Sfruttando il libro potei mettere in atto il mio progetto: donare all’umanità un nuovo luogo dove vivere. Purtroppo, cinque anni dopo la divisione di Cassiopea, alcuni vecchi amici decisero d’intromettersi nei miei piani. Avevano trovato dei nuovi alleati e un nuovo potere mai apparso prima di allora: il Sirenix. Combattei strenuamente contro di loro e, nonostante avessero subito numerose e pesanti perdite, alla fine riuscirono a sconfiggermi. Fui imprigionato nella mia stessa creazione e le Bacchette Mythix furono portate via. Per secoli ho atteso che qualcuno mi liberasse e, grazie a quella sprovveduta di Selina, due anni fa il mio desiderio divenne realtà. Realtà che, a causa vostra Winx, durò ben poco: non potevo prevedere che foste in possesso delle Bacchette e che, sebbene non sapeste sfruttarne appieno le capacità, poteste battermi. Adesso, però, tutto ciò non importa… adesso è tempo di riprendere quello che ho lasciato incompleto».
«È come penseresti di fare?! Sei nostro prigioniero, ricordi?» lo schernì Stella.
«In questo modo!» sentenziò, minaccioso, Acheron, mentre alzava con rapidità il braccio destro.
 
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Note dell’autore: Buonsalve a tutti!!! Innanzitutto perdonatemi per la mancata pubblicazione di lunedì scorso XS. Lo so che vi promisi di avvisarvi, qualora avessi deciso di fare una pausa. Il problema è che non sempre riesco a prevedere in quale settimana sarò stanco XD. Comunque non vi ho lasciati proprio a “bocca asciutta”, anzi spero che l’idea della raccolta di one-shot vi sia piaciuta :D. Detto questo, veniamo al capitolo di oggi. Allora il passaggio è incentrato esclusivamente su Acheron e sul suo passato. Tuttavia ho preferito non scendere troppo nei particolari, temendo che la narrazione ne risultasse appesantita. Di conseguenza tutto ciò che abbiamo appreso sullo stregone risulta essere direttamente collegato con la divisione di Cassiopea. Ciononostante la storia di Acheron non è certo finita qui, in futuro scopriremo maggiori dettagli sul suo passato ;D. Poiché ci troviamo dinanzi una sorta di lungo monologo dello stregone, non mi dilungherò sulla trama in sé XS, ma mi limiterò a porre l’accento su determinate cose. In primo luogo prestate molta attenzione alla parte iniziale del discorso tra Acheron e le Winx. Il rapporto tra passato e presente è fondamentale, forse è l’aspetto più importante e controverso dell’intera serie XD. Tenete inoltre a mente la sfuriata di Elizabeth nei confronti dell’avversario. La fata degli elementi, infatti, è stata abbandonata dai propri genitori quando era neonata e quindi il suo desiderio di scoprire la verità sul suo passato è sempre vivo in lei ;D. In questo capitolo iniziamo ad intaccare quest’ennesimo mistero e piano piano ci avvicineremo (attenzione super spoiler :D) all’identità del padre e della madre della ragazza. Ricordate il discorso sulle verità relative?! Beh… anche questa volta ci viene data una diversa versione dei fatti che riguardano la divisione di Cassiopea. Secondo Acheron, infatti, Ksendras sarebbe stato imprigionato dalla Custode della Fiamma del Drago e da lui stesso. Di conseguenza questo racconto è in contrasto con quello di Arcadia e Camille XS. Al fine di non creare troppa confusione, sarò sincero con voi: questa è la versione della storia che più si avvicina alla realtà… tuttavia non è ancora del tutto completa ;D. Acheron, inoltre, smentisce la “credenza” che fosse rimasto intrappolato nel Legendarium per sbaglio. Lo stregone, infatti, spiega alle Winx di essere stato imprigionato da alcuni dei suoi vecchi amici dotati del potere Sirenix (sappiate che questa trasformazione non è stata messa a caso… lo so, come vi confermerà MartiAntares, sono perfido). Infine vi chiedo di prestare la massima attenzione al ruolo delle Bacchette Mythix e in particolare sul loro numero XD. La frase delimitata dal simbolo * è una citazione di Madara Uchiha (personaggio di Naruto). Ho concluso… come sempre un ringraziamento ai recensori, ai lettori silenziosi e… e niente: arrivederci al prossimo capitolo :D :D :D.

Yugi95
   
 
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