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Autore: Evenstar75    20/02/2017    4 recensioni
Di recente, Demi Salvatore ha dovuto fare i conti con due verità sconvolgenti: non solo ha scoperto di essere la figlia segreta di Damon ed Elena ma, come se non bastasse, adesso sa anche di essere la ''Prescelta''.
Intenzionata a sfruttare i suoi poteri per dominare il mondo dei vivi e dei morti, una strega crudele di nome Sophie Deveraux le dà la caccia e vorrebbe costringere lei e Prince Mikaelson (il bellissimo ed inquietante figlio di Klaus) a spezzare la Maledizione della Clessidra.
Gli abitanti di Mystic Falls della vecchia e della nuova generazione, tuttavia, sembrano disposti a tutto pur di impedirglielo.
Accompagnata da Sheila Bennett e Mattie Lockwood, le eredi di Bonnie e di Caroline, ed innamorata di Nick Mikaelson, il figlio di Elijah che ha sacrificato se stesso per salvarla, Demi si ritroverà a combattere per difendere la propria vita e quella dei suoi cari, mettendo a repentaglio tutto quello in cui ha sempre creduto ed aprendo il suo cuore a moltissime nuove, oscure e stupefacenti esperienze.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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It’s the price of love
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Cap38, VOL. 1:

Will: Si dice che la Piuma Nera sia in grado di disintegrare
anche il sortilegio oscuro più potente,
assorbendo dentro di sé ogni singola traccia di tenebra.
Sheila: Perciò… volete sfruttarla per strappare
il veleno d’Ombra dall’anima di Nick?
Will: Se c’è una sola medicina al mondo che possa ancora salvarlo,
è contenuta in quella lama.
 
Prince: E’ proprio per il suo bene che verrai con me.
Demi: Dove?
Prince: A New Orleans.
 
Cap2, VOL. 2:
Prince: Tra qualche minuto arriveremo ad una stazione di servizio
al confine con la città verso cui siamo diretti.
Eviterai di combinare guai e farai tutto ciò che ti ordinerò di fare senza lagne, poi ripartiremo.
Demi: Farò la brava… se tu accetterai di parlarmi di Monique nel frattempo.
*incidente*
 
Ruby: Monique?! Cavolo, non posso credere
che dopo tutto questo tempo
lei sia ancora un argomento così tabù.
Prince: Lei è… Ruby, una mia vecchia… amica.
E ti ha portato l’Elixir, una pozione rarissima,
che renderà inoffensivo il tuo Stigma per un po’.
*Demi la beve, poi perde conoscenza*
 
Ruby: Stesso identico copione, proprio come ai vecchi tempi, eh, Prince?
Eccoti qua, a combattere contro il tuo destino dannato,
al fianco di una pulzella affascinante che finirà per friggerti il cervello.
Prince: Lei non ha niente in comune con Monique.
Niente di niente.
 
Flashback:
Prince: I tuoi Antenati sono morti, Monique,
ed una delle loro commissioni finirà per uccidere anche te.
Ho bisogno che tu viva.
Che tu sia insieme a me, quando sarà tutto finito.
*Prince e Monique si baciano ma poi lei lo lascia solo*
 
Sheila: ‘’Il sangue di vampiro è noto per le sue eccezionali qualità rigenerative.’’
Will: Non c’è cura che possa impedire alla sua anima di sgretolarsi,
niente a parte la spada di Luinil. Col sangue di vampiro
Nick sarebbe più in forze, ma… nulla di più.
Sheila: E’ il meglio che abbiamo da offrirgli.
Damon *al telefono*: D’accordo, sto arrivando.
E anch’io devo chiederti un favore.
 
Prince: Qual è il nome del tuo bel ragazzo vampiro, amico?
Aiden: Josh. Joshua Rosza.
Prince: Ho bisogno che il signor Rosza mi aiuti
ad intrufolarmi alla corte di Marcel Gerard.
 
Jackson: L’ultima volta che ti ho visto, dicevi di volerti prendere
una pausa da Marcel e dalle sue feste strampalate.
Prince: Sai che le streghe, a New Orleans,
non possono compiere incantesimi senza il consenso di Marcel.
E si dà il caso che io abbia bisogno dell’aiuto
della Reggente in persona per aprire il sepolcro di Luinil
e prendere la Piuma Nera.
 
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- Vieni pure da questa parte… umh, Demi? Posso chiamarti Demi?- mentre incoraggiava la Salvatore a seguirlo nella penombra, la voce gentile di Jackson risuonò lungo un infinito corridoio dall’aria trasandata. Procedendo rapidamente, i due si ritrovarono al cospetto di una rampa di scale a chiocciola, la stessa che collegava un’ala del Croissant al soprastante appartamento del suo proprietario.
- Certo.- annuì la ragazza, salendo i gradini e guardandosi intorno, curiosa. – Ti devo una colazione, amico. Ed anche un nascondiglio, a quanto pare.-
Jackson le sorrise e fece girare una chiave nella serratura della propria porta di casa, poi le fece cenno di precederlo: davanti agli occhi di Demi comparve un salottino sobrio e poco vissuto, arredato con divani imbottiti color ocra, una lampada dall’aria retrò sistemata alla destra di una poltroncina ed un tavolo impolverato.
Il monolocale era deserto e qualcosa disse a Demi che non c’era nessuna signorina Kenner a condividerne la spoglia comodità, né un fratello o un qualsiasi familiare del giovane. Ogni dettaglio trasudava una solitudine quasi eremitica, del tutto opposta al continuo, allegro brusio che infestava l’Autogril al piano di sotto:
- Figurati.- chiarì Jack, invitandola ad accomodarsi. - E’ meglio che aspettiate qui il ritorno di Aiden e Josh, senza attirare altri sguardi su di voi. Se l’obbiettivo era mantenere segreta la vostra presenza qui in città, forse Prince avrebbe dovuto evitare di mettere in mostra la sua onnipotenza nel bel mezzo del locale, in pieno giorno e con così tanti testimoni nei paraggi.-
- E’ Prince.- commentò Demi con un’alzatina di spalle. - Adora dare spettacolo.- d’un tratto, però, il sollievo che l’intervento del biondo le aveva donato durante lo scontro con Oliver le riaffiorò nella mente, ed il suo tono rassegnato si addolcì un po’:
- Perlomeno, stavolta, l’ha fatto per una buona causa.-
Guardandola tormentare nervosamente tra le dita un cuscino del sofà, Jackson le indirizzò uno strano sguardo:
- Per te.- spiegò, semplicemente. - Lui l’ha fatto per te.-
Mentre, dopo un secondo di esitazione, la ragazza riapriva la bocca per replicare, il soggetto della loro conversazione fece il proprio ingresso nella stanza, facendosi largo a grandi passi e con un ghigno trionfante stampato in faccia:
- Ecco fatto, brontoloni, ho sistemato il casino: ho persuaso tutti i clienti a dimenticare di averci visti, stamattina. TUTTI QUANTI. Ed in un colpo solo!- annunciò, dandosi tutte le arie che una simile impresa poteva ispirare. Demi spalancò la bocca, sinceramente colpita, poi rabbrividì involontariamente, riflettendo sul fatto che, se soltanto fosse stato usato nel momento sbagliato, quello stesso Potere spropositato avrebbe potuto consumarla fino alla morte, facendole fare la fine di un fiammifero bruciacchiato: - AH! Ad un certo punto ho pensato che avrei potuto anche fargli fare anche qualcosa di divertente, come ballare la conga o fare la ola al mio passaggio ma poi…-
-… ti sei ricordato che io campo grazie ai verdoni di quella gente ed hai cambiato idea?- lo anticipò Jackson, mostrandosi ammirato da tanta maturità.
- Nah.- gongolò Prince, strizzandogli maleficamente l’occhio. - Non proprio. Perché non vai a vedere?-
Impallidendo di botto, Jack borbottò qualcosa di simile ad un’imprecazione, poi si precipitò giù dalle scale, ansioso di ripristinare l’ordine nella propria attività; Demi ridacchiò piano, scuotendo appena la testa, ma finse subito di stare tossicchiando quando Prince si girò verso di lei, per non dargli soddisfazione:
- Avresti dovuto lasciare a lui il comando, sai, invece che a Mister Muscolo.- mormorò, cercando di darsi un contegno. Il principe la fissò con attenzione, senza fiatare. – Jackson è buono ed ha un ottimo rapporto con i Crescenti più deboli. In più, ti fidi talmente tanto di lui da lasciarci soli mentre sei impegnato con i tuoi giochetti di prestigio. La scelta mi sembra così ovvia che mi sorprende il fatto che non ti sia venuta in mente prima.-
- Certo che ci ho pensato, tesoro.- ribatté Prince, spolverandosi la maglia con fare altezzoso. – Sfortunatamente, nonostante la sua fedeltà ed il suo carattere lo rendano il candidato perfetto, Jack non ha le carte in regola per fare il sovrintendente. Renderlo il sostituto di Eve non è mai stata una reale possibilità.-
Demi non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio:
- Che cos’è che gli manca, scusa? E non dirmi il fisico da wrestler fallito.- fece, sarcastica.
- Non è un vero Licantropo.- chiarì il figlio di Klaus, asciutto, sprofondando nella poltrona lì accanto, acchiappando un libro fra quelli ammucchiati sul bracciolo ed incominciando a sfogliarlo pigramente, nel tentativo di chiudere quella conversazione. Demi, indispettita da quell’atteggiamento evasivo, cercò di pensare ad un modo per attirare nuovamente la sua attenzione ma, accorgendosi di essere a corto di idee, finì con il passare alle maniere forti: gli scaraventò un cuscino dritto in testa, arruffandogli la chioma dorata e scavandogli una minuscola ruga di fastidio al centro della fronte. Dopo averlo caricato a dovere, stava per mettere a segno il secondo colpo, quando Prince si decise finalmente a riaprire la bocca: - Il gene della Licantropia è normalmente recessivo. Perché possa renderti un Lupo a tutti gli effetti, c’è bisogno di attivarlo. Jackson non l’ha ancora fatto e non ne ha la minima intenzione, perciò è fuori da ogni candidatura.-
- Vuoi dire che lui si rifiuta di innescarlo pur sapendo di privare il branco dell’unica guida decente disponibile?- chiese Demi, piuttosto perplessa. - Accidenti. Cosa dovrebbe mai fare di tanto grave per riuscire a scatenare questo ‘’gene’’?-
Mentre mimava per aria le virgolette, Prince le rivolse un’occhiata imperscrutabile, obliqua, con le magnifiche iridi imbevute di un’anomala serietà:
- Non vuoi saperlo davvero, bellezza.- le assicurò. - Per una volta, sforzati di credermi sulla parola.-
La Salvatore si accigliò, con il cervello improvvisamente assalito da mille elucubrazioni contrastanti: che cosa poteva spingere il principe, di solito così diretto da risultare brutale, a parlarle con tutta quella misteriosa reticenza, o una persona altruista come Jackson a rinunciare alla scelta migliore per il suo stesso popolo?
Nonostante il desiderio di risposte le facesse ribollire il sangue, Demetra annuì e sollevò le mani in segno di resa, arrivando a sorprendere persino se stessa:
- D’accordo.- acconsentì, strappando al figlio di Klaus una smorfia esterrefatta. - No, faccio sul serio. Cercare di ficcare il naso in faccende che sarebbero dovute rimanere nell’ombra non ha fatto altro che portarmi guai, ultimamente, ed io sono stanca dei guai. E mi dispiace per prima. Sai, per Monique.- la mascella del ragazzo si contrasse all’istante, ma Demi non smise di guardarlo negli occhi. – Non avrei dovuto insistere così tanto per sapere di più su di lei, mentre eravamo in macchina. Ti ho fatto incazzare ed è stata colpa mia se hai perso il controllo. Avrei dovuto darci un taglio ed intuirlo subito.- stava parlando in fretta, per niente abituata a porgere delle scuse a qualcuno, men che mai a quello sbruffone di Prince Henrik Mikaelson, ma era sincera, e lui sentì qualcosa di pungente stringergli la gola con prepotenza:
- Intuire cosa?-
- Che deve averti spezzato il cuore.- mormorò Demi, con delicatezza. Non aveva nessuna prova del fatto che ciò che aveva appena detto fosse vero, a parte la somma delle proprie sensazioni: quell’inquietudine che aveva letto malcelata sul viso di Prince ogni volta che il nome della nipote di Sophie era stato pronunciato, la sua tendenza a dare di matto pur di evitare quel discorso, la corazza di superficialità che aveva indossato nel presentarle il suo rapporto con Ruby e quel ciondolo perennemente, gelosamente appeso al suo collo… solo adesso lo capiva.
‘’M’’ non stava per ‘’Mikaelson’’.
Quella ‘’M’’ era per Monique.
- Non so perché mi comporto così ogni volta che c’è in giro un mistero.- proseguì Demi, prendendo l’ostinato silenzio del giovane come una sofferta, involontaria conferma. - Forse è perché per tutta la vita ho avuto l’impressione che mi stessero nascondendo qualcosa. Non sopportavo l’ambiguità che circondava ogni frase ed ogni movimento dei miei genitori, così ho sviluppato una specie di curiosità morbosa, una brama di scoprire i segreti ai limiti dell’irritante. Se non ottengo le informazioni che voglio, divento pazza, dico e faccio cose stupide. Tenerti sotto torchio è stata una di queste.-
Prince tacque ancora per un istante, poi mise da parte il volume che aveva improvvisato come diversivo e si raddrizzò sulla poltrona, stiracchiandosi come un gatto ed osservandola concentrato:
- E’ buffo come tu fossi così impaziente di avere tutte le risposte fin da bambina. A volte, l’ignoranza è una tale fortuna!- meditabondo, prese a sfiorandosi la punta del naso con le dita giunte. - I tuoi ti hanno mentito, è vero, ma ti hanno anche fatta crescere come una ragazzina normale per sedici anni. Hai avuto l’affetto di una famiglia, la possibilità di creare amicizie, di giocare nel fango, di mangiare schifezze, di correre all’aria aperta, di credere che sarebbe andata avanti così per l’eternità. Io, invece, ho sempre saputo ciò che ero. Sophie me l’ha inciso addosso, così che non potessi mai dimenticarlo.-
Così dicendo, si scostò il colletto, allungando la stoffa fino all’altezza del petto, là dove era impresso lo stesso Marchio che la strega Deveraux aveva imposto anche su Demi, legandoli insieme e indissolubilmente alla Maledizione della Clessidra.
Con un sussulto, lei si sfiorò la pelle candida sotto l’orecchio, dove il suo Stigma, seppur temporaneamente sopito dall’Elixir, incombeva ancora; d’un tratto, ricordò la mattina in cui l’aveva sentito incidersi nella propria carne e riassaporò il terrore che aveva provato, il senso di smarrimento, la voglia di piangere e di scappare.
Quella volta, in classe, Nick l’aveva difesa dalle angherie di Rebekah e l’aveva portata in infermeria tra le sue braccia, posandole sulla bocca tremante un bacio carico di promesse. Mattie e Sheila si erano prese cura di lei per il resto della giornata e quest’ultima l’aveva persino accompagnata ad una festa, per far sì che si svagasse. Alla fine, quando le cose si erano fatte pericolose, Stefan ed Elena erano corsi a cercarla, folli d’apprensione, e Damon l’aveva avvolta nella propria giacca di pelle nera, per proteggerla dal freddo e farla sentire di nuovo a casa.
Lei aveva avuto tutto il supporto necessario per riuscire a svegliarsi il mattino dopo senza perdere il senno dalla paura.
Ma Prince?   
- Non è giusto che tu abbia dovuto affrontare tutto questo da solo.- bisbigliò tristemente, senza sapere cos’altro dire.
A quel punto, le labbra straordinariamente piene di Prince si distesero in un sorriso amaro, mentre lui punzecchiava col piede un lembo consunto del tappeto:
- Non lo ero.- sospirò, continuando a fissare il pavimento. - Perché avevo Monique.- era la prima volta che quel nome usciva per intero dalla sua bocca: aveva un suono dolce, caldo, intriso di malinconia, passato e rimpianti. Demi trattenne il respiro per non ostacolare il fluire spontaneo di quella confessione: - Quando l’ho incontrata per la prima volta, aveva la mia stessa età. Anche lei era prigioniera di sua zia e, come me, non aveva mai conosciuto suo padre. Sua madre era stata uccisa, lasciandola sola al mondo, con il fardello di un destino molto più grande di lei a gravarle sulle spalle. Eravamo uguali, bloccati nella stessa trappola, noi due. E lei... lei era l’unica.- con quella che parve una fatica estrema, Prince sollevò finalmente lo sguardo per inchiodare quello della Salvatore. - L’unica che potesse capire.-
- Lei ti è stata accanto.- azzardò Demi dopo una breve pausa, flebilmente, come spaventata dall’idea che, per ferirlo, sarebbe bastato anche un tono di voce un po’ più sostenuto. - E ti ha aiutato a scappare.-
Nonostante Prince fosse diverso da Nick come il mare in burrasca dal limpido cielo del mattino, il dolore che tutti e due i fratelli avevano avuto modo di sperimentare nel tempo li aveva resi molto più simili di quanto non fossero disposti ad ammettere: entrambi, sotto la scorza, erano incommensurabilmente fragili, e quella consapevolezza la colpì in pieno stomaco con la forza di un pugno:
- Tu l’amavi.- sussurrò improvvisamente, con un nodo in gola.
Di fronte a quella deduzione così istintiva, il principe rimase immobile a fissarla, gli occhi risplendenti come ghiaccio, senza annuire, senza negare.
- Nessuna sorpresa sul fatto che sia morta, eh?- borbottò poi tra sé, abbastanza forte perché anche lei potesse udirlo.
Ormai l’istinto di allungare una mano consolatrice per sfiorargli una spalla era quasi un impulso violento, ma Demi si morse deliberatamente il labbro inferiore per costringersi a non farlo.
Il terrore di venire respinta era più intenso di qualsiasi altro sentimento.
- Prince, io…-
- Sono riuscito a fuggire, è vero, ed ho avuto tutto il tempo necessario per organizzare la mia vendetta. Ma, così facendo, ho mandato Sophie su tutte le furie.- la interruppe lui, scattando in piedi e dandole le spalle mentre si allontanava; sporgendosi per sbirciare fuori da una finestra, sembrava quasi ricurvo sotto il peso di un enorme macigno: - La ragazza che volevo, mio fratello… erano le sole persone che mi impedissero di mollare. E per punire la mia disobbedienza, la strega maledetta ha fatto in modo che le perdessi entrambe nella stessa notte.-
- Perciò qualcosa di orribile è accaduto e ti senti in colpa per questo.- comprese Demetra, limitandosi ad osservargli la schiena per un lungo istante d’indecisione. Alla fine, si alzò pure lei e lo raggiunse vicino al davanzale. Mentre cercava di guardarlo in faccia, notò che i vetri colorati della finestra, trafitti dalla luce del giorno, tracciavano degli strani, danzanti disegni sui suoi bellissimi lineamenti. - Ma non hai nessuna voglia di ammetterlo ad alta voce. D’accordo, ricevuto. Lo faccio di continuo anch’io: soffro in silenzio, fingo che non me ne importi e poi combino qualche casino. Non c’è proprio nulla di strano in una cosa del genere.-
- Ma…?- sbuffò lui, sospettoso, invitandola con un gesto a continuare quello che pareva un discorso destinato ad avere una conclusione moralistica.
- Ma niente.- completò Demi, scrollando la lunga chioma corvina. - Te l’ho appena detto, ti capisco. Al tuo posto mi comporterei allo stesso modo, forse anche peggio, e non vorrei che nessuno fosse lì per giudicarmi. C’è soltanto una cosa che proprio non riesco a spiegarmi.- Prince si carezzò il mento, in attesa, e Demi ne approfittò per inscenare una smorfia perplessa: - Insomma, t’impegni anima e corpo per sembrare uno schifoso egoista e, voglio dire, per la maggior parte del tempo lo sei… eccome!-
- Che gentile.- si commosse lui, asciugandosi una lacrimuccia immaginaria.
- Eppure ti rifiuti di fare una cosa che potrebbe aiutare solo e soltanto te.- proseguì Demi, senza badare a quel commento. Davanti alla sua espressione interrogativa, lei incrociò le braccia: - Parlo di buttare fuori il rospo, di impedire ai tuoi demoni di controllarti, quando invece dovresti essere proprio tu a rimetterli al loro posto. Credo che dovresti farla finita una volta per tutte e sfogarti.-
- Con te?!-  Prince sembrava sul punto di scoppiarle a ridere in faccia.
- Con qualcuno che sappia come ci si sente. Che conosca il tuo stesso senso di impotenza, di solitudine, perdita e rabbia. Con qualcuno che abbia voglia di starti a sentire.- lo incalzò lei, facendo un passo in avanti con un lampo d’impazienza nelle iridi turchine. L’occhiata che il principe le assestò stavolta fu penetrante, quasi crudele: ogni briciola di ilarità in lui era stata sostituita da qualcosa di diverso, un misto tra stima, diffidenza ed irresistibile intesa. - Se servisse, sarei in grado di ascoltare il tuo racconto e di rimanere muta quanto una delle tele a cui ti piace tanto affidare i tuoi segreti. Puoi mettermi alla prova subito, se vuoi. Oppure puoi guardarmi negli occhi e mentire a te stesso sul fatto che non sia la cosa più giusta da fare.-
- Sono tentato.- confessò Prince, tra il serio e il faceto. – Hai sul serio gli occhi più belli che io abbia mai visto.-
- Grazie, Romeo.- ironizzò Demetra, sbattendo le lunghe ciglia da cerbiatta per un secondo, prima di tornare seria: - Allora?-
 
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Per temporeggiare, Prince si passò una mano distratta tra i riccioli dorati, inanellandosene una ciocca attorno all’indice e beandosi della sensazione che gli provocava il semplice fatto che la ragazza stesse pendendo dalle sue labbra.
- E’ davvero una lunga, luuunga storia.- la avvertì, come se non fosse ancora convinto.
- Tranquillo.- lo rassicurò Demi, prontamente. - Credo di poterla reggere.-
Il figlio di Klaus fissò per un attimo ancora il viso minuto e pallido di Demi, così delicato e innocente rispetto allo spirito indomabile che le bruciava dentro, poi avvertì un ghigno increspargli la bocca mentre, finalmente, realizzava:
- Ma certo.- soffiò, compiaciuto. - Certo che puoi.-
 
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***
 
- Andiamo, compare, puoi farcela… così, da bravo... basta solo un piccolo sorso…- seduta scomodamente sul letto di Nick e concentratissima mentre cercava di tenergli sollevata la testa per evitare che si strozzasse, Mattie avvicinò un calice alle labbra del figlio di Elijah: le aveva provate davvero tutte per convincerlo a bere di sua spontanea volontà, ma lui non aveva ripreso conoscenza se non per urlare tra i denti il proprio dolore, facendole venire voglia di fare lo stesso.
Dall’orlo del recipiente colarono alcune gocce di un liquido scuro e queste ultime andarono a posarsi, brillando come gemme, sulla bocca serrata di Nick, un attimo prima di rotolare giù dal suo mento. Mentre tracciavano su di esso il proprio percorso, bagnandolo di una scia scarlatta, ogni incertezza circa la loro natura scomparve: si trattava senza dubbio di sangue.
‘’Andiamo, Parrucchino.’’ si ritrovò a pensare Damon, disperatamente, sbirciando la scena dall’uscio dell’ampia camera e sistemandosi sul polso lo stesso bottone che, giusto qualche istante prima, aveva slacciato per poter lacerare più facilmente le proprie vene. ‘’Coraggio. Manda giù soltanto un pizzico del mio sangue ed io ti prometto che non mi farò mai più venire voglia di sputare nel tuo flacone di shampoo. Mai più.’’
- Oh, mio dio, guardate!- la voce di Sheila Bennett gli giunse lontana, eppure la ragazza si trovava proprio accanto a lui, a mordicchiarsi ansiosamente le unghie. Il sollievo in quel grido lo rincuorò e la vista di Nick che finalmente si decideva a deglutire fece il resto: - Ha bevuto! L’ha fatto sul serio… ne sono sicura!- esclamò la figlia di Bonnie, scuotendo Will per un braccio, incapace di contenere la contentezza.
Dal bordo del materasso, mentre Eve scodinzolava senza sosta, Mattie annuì, poi rivolse all’amica uno sguardo così emozionato e tremulo da ricordare la superficie marina sotto le prime luci dell’alba:
- Già! L’ha mandato giù come un cicchetto di liquore al cioccolato! E, tanto per mettere le cose in chiaro, facciamo finta che lo fosse davvero, okay?! Altrimenti, puah!, mi sa che rovinerò questo bel tappeto persiano!- seppur brontolante, il tono della biondina tradiva una nuova, speranzosa impazienza: - Ma adesso… oh, per la miseriaccia, e adesso che facciamo?!-

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- Adesso è l’ora di dare qualche spiegazione a Damon.- la scimmiottò il vampiro, imitando la voce femminile della Bennett, quasi per anticipare l’unica risposta che avrebbe tollerato udire in un momento simile. – Prima che Damon dia definitivamente di matto.- aggiunse, quasi confidenziale, posando una mano sulla spalla di Sheila per trascinarla in salotto con sé.
- Parli di te stesso in terza persona.- osservò la ragazza, pensierosa, dopo essersi congedata da Matt con un’occhiata eloquente ed averlo seguito fino ai divanetti, dove avrebbero potuto avere una conversazione a quattr’occhi. - Non è un po’ troppo persino per te?-
Damon indirizzò un ghigno pericoloso, vibrante di tensione inespressa:
- Sai cos’è davvero troppo?- sibilò, all’apparenza divertito ma ormai pronto all’esplosione. - Avere ancora nel cofano la bara di Rebekah Mikaelson e dover già pensare al funerale di suo nipote!-
- Nick non morirà.- ringhiò Sheila, rabbrividendo ed appollaiandosi su un bracciolo, sfinita. - Te l’ho già spiegato.-
- Ah già, che sbadato.- mentre fingeva di assestarsi da solo uno scappellotto, il sarcasmo del fratello di Stefan divenne ancora più velenoso. - Quasi dimenticavo: diventerà uno schiavo delle tenebre, al completo servizio del nemico. Senza anima. Senza controllo. Senza volontà. In effetti, hai ragione: sarà molto peggio che morto.-
 
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- Abbassa la voce.- lo supplicò Sheila, mentre William, con circospezione, quasi obbedendo ad una tacita richiesta della giovane, chiudeva delicatamente la porta che li separava dal resto della casa. Damon lo fulminò, chiedendosi chi diavolo fosse e secondo quale diritto si sentisse degno di assistere a quella discussione privata, poi posò nuovamente lo sguardo sulla Bennett. Quest’ultima, pallida e turbata come non l’aveva mai vista prima, si strinse lentamente nelle spalle, come se volesse proteggersi da una raffica di vento gelido: - Lo so, è terribile. Ed è normale essere sconvolti. Lo siamo tutti.-
Damon, punto sul vivo, fece per protestare, ma i muscoli delle sue gambe agirono prima di quelli della bocca e lui si ritrovò ad assestare un calcio ad un poggiapiedi, ribaltandolo con un gran fracasso:
- Dannazione!- sbottò, allontanando con uno scatto della testa una ciocca corvina che gli era piovuta sulla fronte. Gli sembrava che ogni cosa, intorno a lui, stesse vorticando troppo in fretta, mentre continuava a rivivere la scena dell’attacco nella propria testa: ad un certo punto, nel bosco, era stato colpito ed atterrato contro un albero, finendo alla totale mercé di un’Ombra assatanata. Si era sentito braccato, indifeso, ed aveva avvertito il tanfo della dannazione avvicinarsi, inesorabile, assieme ai passi della creatura. Poi una ragazza aveva strillato e, col cuore in gola, Damon aveva capito che Demi, la sciocca, istintiva, coraggiosa Demi, era andata incontro al mostro pur di cercare di evitargli il peggio.
Ma qualcuno era arrivato anche prima di lei, proteggendoli entrambi a costo della propria incolumità: Nick.
- Non l’ho visto succedere. Credevo che se la fosse cavata. Sembrava stare bene, una bella pettinatina e tutto sarebbe tornato normale…- continuava a farfugliare tra sé, furibondo, avvicinandosi quasi senza accorgersene alla postazione di Sheila, tanto che lei allungò una mano bronzea per sfiorarlo non appena ne ebbe la possibilità, facendolo sobbalzare:  
 
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- Voleva farlo credere a tutti. Non voleva che ce ne preoccupassimo. Per fortuna, Prince se n’è accorto in tempo e l’ha portato qui per tenerlo al sicuro.- la ragazza scrutò attentamente la figura di Damon: avvolto nel suo giubbotto di pelle come in una nera corazza, sembrava più magro, lacero, come se non si fosse ancora ripreso da ciò che il rapimento di Demetra gli aveva fatto passare il giorno prima. Aveva addosso un profumo di menta ed aghi di pino misto ad alcool ed i suoi occhi di cristallo erano inquieti, innaturalmente lucidi. Sembrava saturo, ubriaco di preoccupazioni eppure, anche con quell’aria devastata, rimaneva l’uomo più bello che lei avesse mai incontrato.
- Credi che funzionerà? Il mio sangue?- quando le rivolse quella domanda cruciale, Sheila dovette far appello a tutto il proprio autocontrollo per riordinare i propri pensieri:
- Purtroppo, non abbiamo dei casi precedenti a cui fare riferimento.- mormorò, sforzandosi di tenere bene a mente ciò che le aveva detto Will. Non voleva illudersi né prendere in giro chiunque altro: - Non possiamo esserne certi ma, visto che le proprietà curative dei vostri fluidi non hanno mai fallito prima d’ora, ci sono buone probabilità che rallentino perlomeno il contagio.-
- ‘’Buone probabilità’’.- bofonchiò Damon amaramente, continuando a percorrere l’intera sala con falcate nervose, ripetitive, tanto per tenersi in movimento. - Non è abbastanza! Quel tipo…- con un dito stizzoso, indicò solennemente la stanza di Nick. -… è il fidanzato di mia figlia.-
Sheila trattenne appena il respiro: aveva già saputo della verità che era brutalmente saltata fuori per colpa di Rebekah, ma sentirla venire fuori dalle labbra del vampiro fu comunque uno shock. Per tutta la vita, Stefan ed Elena le erano sembrati la coppia perfetta. L’armonia che si respirava nel Pensionato dei Salvatore era stata parte integrante della sua infanzia e molto spesso la Bennett si era ritrovata ad invidiare la propria migliore amica per questo, per aver avuto una famiglia tanto impeccabile ed un padre che le era stato accanto in ogni momento della crescita.
- Demi ne ha già passate troppe.- imprecò Damon, tormentato, protettivo, come se avesse intercettato le riflessioni della ragazza e ne avesse avvertito tutto il peso. - Sarà distrutta quando lo scoprirà.-
- Solo all’inizio.- assentì Sheila, guardandolo in faccia, ormai determinata a confessargli la verità. - Poi farà ciò che le riesce meglio: mettere il bene di chi ama prima del suo, lanciarsi nella mischia e sfidare l’impossibile pur di averla vinta.-
Con un piede ancora per aria, pronto a falciare l’ennesimo passo, il vampiro si immobilizzò, pietrificato:
- Che cosa stai dicendo?!- non era sicuro di aver pronunciato davvero quelle parole, dato che alle sue orecchie non era giunto alcun suono, ma forse il punto interrogativo comparso a caratteri cubitali nei suoi occhi sbarrati aveva lampeggiato abbastanza forte, perché la figlia di Bonnie rispose:
- Che Demi lo sa già. Che Prince l’ha avvisata nel cuore della notte.- la mascella di Damon s’irrigidì con uno spasmo micidiale e Sheila comprese che, se non gliel’avesse detto in quel momento, non ne avrebbe più avuto la forza: - E che se n’è andata. A New Orleans, insieme a lui. Per recuperare l’unico antidoto.-
 
***
 
- Quindi tutto ciò che volevi era trovare un antidoto per lo Stigma Diaboli, per poi scappare via… con Monique.- riassunse la Salvatore, misurando le parole per permettere anche a se stessa di accettarle: il racconto del giovane le aveva lasciato una sensazione scomoda nel petto, come se, dopo un lungo bagno, si fosse ritrovata ancora più sporca di prima.
E così… Prince aveva amato.
Aveva sognato un futuro diverso assieme a quella che per lui, prima di ogni altra cosa, era stata un’amica, un rifugio ed una confidente.
Quando le aveva parlato del giorno in cui l’aveva conosciuta, nel buio di una cella cenciosa, mentre le grida di Hayley ed Elijah gli rimbombavano ancora nella mente, Demetra aveva sentito il tono del ragazzo farsi più tenero; da quell’istante in poi, non le era sembrato così difficile immaginarsi due bambini orfani farsi da spalla a vicenda negli anni, diventando grandi a poco a poco e sopportando eventi terribili senza mai dividersi.
Prince e Monique si erano voluti bene in gran segreto, senza mai osare confessarselo, ogni giorno un po’ di più, fino a quando quell’affetto non era diventato qualcosa di diverso.
Qualcosa di impossibile da reprimere.
- Volevi che lei scegliesse te.- proseguì Demi, in un bisbiglio.
- Già.- facendo schioccare la lingua, Prince evitò il suo sguardo. Aveva le mani saldamente appoggiate al bordo del davanzale, come se avesse bisogno di un appoggio per continuare a mantenersi dritto sulla schiena. - Ma lei non sembrava volerlo altrettanto.-
- Non ne sarei così sicura.- commentò la ragazza d’impeto, aggrottando la fronte. Turbato, il principe si voltò, invitandola tacitamente a continuare: - Non si trattava solo di te. Quella poverina aveva delle grosse responsabilità, alcune delle quali erano scolpite nel suo DNA. Essere la Reggente era la sua eredità di famiglia e, se gli Antenati erano riusciti a renderla una marionetta, l’avevano fatto sfruttando la sua buona fede, la sua lealtà. Probabilmente si sarà sentita spezzata in due. Tu l’hai baciata ed il suo mondo è andato in frantumi… ha avuto paura.-
- Avrebbe potuto lasciarmi un biglietto.- obbiettò Prince, duramente.
Il ricordo dello sgomento che aveva provato svegliandosi e accorgendosi che Monique era sgattaiolata via, calpestando i suoi sentimenti, non aveva mai smesso di torturarlo.
- Le avresti risposto?- ribatté Demi, inarcando un sopracciglio.
I due si scrutarono sospettosi per un attimo interminabile, poi il figlio di Klaus sospirò:
- Mi aveva tradito.- la sua voce risuonò un po’ arrochita e, immaginando quale sofferenza ci fosse dietro quell’ammissione, Demi si convinse che dentro di lui c’erano delle ferite ancora nascoste, simili ad enormi barili di polvere da sparo, pronte a causare cataclismi al minimo accenno di instabilità. Il rifiuto, l’orgoglio, l’essersi messo troppo in gioco per chi non era stato in grado di ricambiarlo, lo avevano logorato fino a renderlo lo stesso principino irritabile, spocchioso, paranoico e crudele che lei aveva imparato a detestare, ma che, ad ogni parola, si dimostrava sempre più umano: - C’è una cosa che faccio, quando mi sento offeso: mi vendico. Perciò, dopo quella volta, non volli più saperne di Monique. Neanche quando lei cercò di riallacciare i contatti… le dissi che non volevo più vederla. Non volevo parlarle. Volevo soltanto che mi lasciasse in pace. Era finita.-
- E lei?- sussurrò la Salvatore, mestamente.
- Lei era come… impazzita.- il verde delle iridi di Prince era ormai così tetro da ricordare il muschio sulla corteccia di un albero sradicato. - Mi cercava, mi aspettava nei soliti posti e continuava a prepararmi l’Elixir, lasciandomelo nella cella dopo gli allenamenti. Ridussi in pezzi ogni singola boccetta, tranne quella che mi aveva dato prima di lasciarmi... quella no, la conservai, perché almeno mi avrebbe reso la cosa più rapida e indolore.-
- La cosa?- lo interruppe Demi, di colpo spaesata. -… Prince?-
Senza aggiungere altro, come pentendosi di aver detto troppo, lui si limitò ad ammutolire.
Passò un minuto di completo, impenetrabile ed assordante silenzio, poi un altro, e un altro ancora.
La ragazza, confusa, fece scivolare i propri occhi spalancati sulle labbra di Prince, cucite ermeticamente, e sul suo viso marmoreo così giovane ma già segnato dalla tragedia, fino a perdersi nuovamente nello smeraldo travagliato della sua anima.
Proprio lì, cogliendo il lampo funesto nelle sue pupille, trovò la verità, spaventosa come un precipizio e nera come l’oblio… come la morte.
- Oh mio dio.- ansimò. - Oh, dio. Tu volevi… volevi toglierti la vita?-
Il figlio di Klaus inspirò profondamente prima di ammetterlo:
- Sì.- quella conferma così asciutta venne fuori assieme ad un soffio liberatorio e lei l’accolse con un verso d’incredulità. Tuttavia, prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, lui scosse la testa: - Non capisci. Era l’unica via di scampo possibile, l’unica che riuscissi a vedere. Ero solo un bambino quando Sophie massacrò i miei genitori. Dopo essere stato catturato da lei e Shane, ero sopravvissuto solo grazie alla speranza che, un giorno, in qualche modo, avrei fatto giustizia. Avevo sopportato le torture della strega, gli insulti, le minacce, le botte, il sudore e gli orrori delle visioni perché credevo che, prima o poi, sarei riuscito a scappare e a fargliela pagare. Ma non potevo farcela senza un aiuto magico e questo significava che ero davvero finito: arrendermi era fuori discussione, ma ormai lo era anche fuggire. Senza Monique, non sarei mai riuscito a neutralizzare lo Stigma e, grazie al suo richiamo, Sophie mi avrebbe scovato ovunque. Mi avrebbe riportato in catene… e mi avrebbe punito. Se mi fossi tolto di mezzo, invece, avrei mandato in fumo i suoi piani ed aizzato Rebekah contro di lei.- Demi, ormai, sentiva le ciglia pizzicarle: - Era il massimo a cui potessi aspirare ed ero disposto ad accettarlo. Una sola cosa era certa: non avrei retto un giorno di più.-
- Ma qualcuno ti ha fermato in tempo.- s’intromise la ragazza, senza riuscire a nascondere il sollievo. Mentre ascoltava quelle parole, la luce di uno strano sorriso sfavillò sulla faccia di Prince: 
- Esatto. E si dà il caso che quel qualcuno fosse incazzato nero quanto bianca era la quercia del paletto che stavo per usare.-
 
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- Che diavolo credevi di fare?-
Il ceffone di Monique era arrivato così rapido, potente ed inaspettato che Prince era andato a sbattere contro il muro con un tonfo secco, lasciando cadere involontariamente l’oggetto di legno acuminato che reggeva tra le mani, senza riuscire a riacciuffarlo in tempo: quest’ultimo, rotolando pigramente di lato, aveva rivelato la propria fattura antica e preziosa, coperta di ghirigori lungo tutta l’impugnatura.  
Era un paletto.
Un paletto vecchio come il mondo.
E, per la precisione, era l’ultimo fatto di Quercia Bianca ancora in circolazione, lo stesso che Elijah aveva preso in custodia anni prima, per impedire che fosse usato per uccidere Klaus. Era rimasto nella sua casa fino a quando Sophie Deveraux non l’aveva saccheggiata, poi la megera l’aveva nascosto laggiù, nella cantina muffita di quel quartier generale, assieme ai suoi tesori più oscuri.
- RISPONDIMI.- incurante del suo valore inestimabile, Monique aveva spinto quel coso in un angolo con un calcio, poi era tornata addosso a Prince. Un rivolo di sangue era scivolato lungo il mento del ragazzo a causa della sberla, ma la ferita si era rimarginata in un baleno: - CHE COS’AVEVI INTENZIONE DI FARE CON QUELLO? EH?!-
- Bruciarlo. Appenderlo in camera come souvenir. Usarlo come stuzzicadenti.- aveva ghignato lui, per provocarla. - Non sono affari tuoi, tesoro. NON PIU’.-
Così dicendo, il figlio dell’ibrido l’aveva spinta via e, passandosi sdegnosamente la manica della camicia sulla bocca, per ripulirla, si era avviato a recuperare l’arma che avrebbe potuto porre fine alle sue sofferenze.
Prima che potesse raggiungerla, però, Monique era tornata ad affrontarlo:
- Prince...ti prego.- l’aveva supplicato, i riccioli bruni che le ondeggiavano sulle spalle come una pioggia fitta e disordinata. - Ti ho cercato per settimane. Non fai altro che evitarmi… non ce la faccio più. Per favore… parlami.-
- Vedi il problema, Monique?- aveva ribattuto lui, velenosamente, trattandola come se fosse tarda di comprendonio. - Io non voglio parlarti. Non voglio vedere la tua faccia. E di certo non voglio averti tra i piedi adesso. PERCIO’ SPARISCI. E riprenditi questo.- dalla tasca dei jeans aveva tirato fuori il ciondolo che lei gli aveva lasciato accanto prima di andarsene e, dopo averle preso bruscamente una mano, glielo aveva posato sul palmo. - Nel posto in cui sto per andare, non ne avrò bisogno.-
- Non ti lascerò fare sciocchezze.- aveva annunciato lei, senza smuoversi di un millimetro. - Risparmia il fiato, perché non me ne andrò.-
- Ah no? Peccato. Ero convinto che farlo fosse il tuo sport preferito.- aveva sbottato Prince, senza un briciolo di pietà. Era come se il darsi addosso, ormai, fosse l’unico modo rimasto a quei due per sentirsi ancora vicini. - Dopotutto scappi da ciò che provi, da quello che abbiamo vissuto, da chi sei veramente… scappi da tutto, dannazione, tranne che da tua zia. Tranne che con me!-
Si era odiato fin da subito per essersi lasciato sfuggire quelle frasi tanto piene di rancore: si era ripromesso di mantenersi freddo e distaccato, così da non peggiorare la situazione, ma, come ogni volta, davanti alla piccola Deveraux, ogni proposito d’indifferenza andava a farsi benedire.
- Quindi qualcosa non va secondo i piani e tu vieni quaggiù a cercare la soluzione?- gli aveva strillato contro Monique, accennando al paletto con le lacrime che le premevano agli angoli delle palpebre. - Chi è che il più CODARDO tra noi, eh, Prince?-
Uno spasmo aveva percorso le guance paonazze del giovane Mikaelson, poi lui aveva ripreso a camminare, cercando di scansarla per l’ennesima volta:
- Non starò a sentire i tuoi giochetti, chiaro? E’ troppo tardi. Niente di ciò che dirai potrà mai farmi cambiare idea, perché non avrai mai il coraggio di prendere in mano la situazione e di ammettere che…-
- IO TI AMO!-
 
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Quell’urlo disperato era rimasto sospeso per un istante, galleggiando su un’immobile patina di stupore, poi l’oro liquido delle iridi di Monique si era sciolto del tutto, colandole sulle guance in fitti rivoli luccicanti:
- E tu lo sai. Non ho mai smesso di pensare a ciò che mi hai detto, né al modo in cui mi hai accarezzata. Volevo che mi toccassi ancora. Volevo tornare indietro e dirti di sì. Me ne sono andata perché credevo fosse giusto rinunciare al mio egoismo per un bene superiore, ma non ho più respirato bene, senza di te... e non potrò farlo mai più se tu mi odi. Ti prego, non farmi questo. Non respingermi. So che sei la persona più orgogliosa del mondo, ma so anche che con me sei diverso. Siamo dalla stessa parte. Sei l’unica battaglia che ho sempre voluto combattere e adesso so il perché… io ti amo, Prince. Non ho fatto che amarti per tutti questi anni.-
Il principe l’aveva guardata ansante, arruffato, sbigottito e ancora furioso, forse anche più di prima, poi, senza rispettare alcuna logica, con un impeto irrefrenabile, quasi violento, era scattato in avanti, afferrandola e avvicinandola a sé, fino ad annullare ogni distanza ancora tra loro.
Con un gemito aveva assaggiato quelle parole ancora bollenti direttamente dalle labbra della ragazza e le aveva schiuso a forza la bocca con la propria, cercandola e abbandonandosi al suo calore. Le braccia esili di Monique lo avevano stretto, le sue dita sottili si erano intrecciate ai suoi capelli dorati, lisciandoli con dolcezza, e, sostituito dai loro sospiri spezzati, ogni loro dissapore era come evaporato.
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- Immagino che il resto della storia sia vietato ai minori.- ammiccò a quel punto Demetra, sentendo un lieve calore diffondersi attorno al collo.
- Ma tu guarda un po’ chi è riemerso da Frigid Falls.- rise prontamente Prince, scoccandole un’occhiatina lasciva. La Salvatore gli fece la linguaccia e il principe si esibì in un’alzatina di spalle: - Mi dispiace deluderla, signorina, ma si dà il caso che, a volte, il dovere venga prima del piacere. Io e Monique avevamo la fuga del secolo da organizzare e non potevamo permetterci distrazioni.- davanti all’espressione scettica della ragazza, lui le strizzò l’occhio maliziosamente.
- Quindi… lei ti giurò che avrebbe consultato i Libri Proibiti per riuscire a liberarti in modo definitivo?- lo incoraggiò Demi.
- Già. Nel frattempo, io avrei organizzato la parte tecnica dell’evasione: bagagli, automobile, armi. Si trattava dello stesso piano che, poi, sono stato costretto a realizzare da solo: mettersi sulle tracce della Profezia, ottenere grazie ad essa l’ubicazione della Piuma Nera e correre a distruggerla prima che potesse essere usata per il rito sacrificale. Prima di tutto, però, saremmo dovuti piombare nel cuore di New Orleans: Monique voleva ufficializzare la sua rinuncia al titolo di Reggente, impedendo che il posto vacante fosse occupato da una persona indegna, ed io dovevo incontrare di persona sia Marcel che il Clan dei Crescenti.-
- Volevi che ti appoggiassero nella guerra?- ipotizzò Demetra, con fiato sospeso.
- Sì.- confermò Prince. - Sapevo che Sophie avrebbe cercato di vendicarsi immediatamente per quello che avevamo intenzione di fare e sapevo che solo facendo valere i miei diritti di nascita nella città di Klaus avrei potuto garantire una protezione decente a mio fratello, schierando contro la strega anche l’intero branco ed ogni vampiro in circolazione, se fosse servito. Io e Monique avremmo portato Nicklaus con noi: lui sarebbe rimasto in salvo fino a missione compiuta, poi sarei tornato a riprenderlo.-
- Mi sembra geniale.- approvò Demi, emozionata. Avrebbe voluto avere Nick accanto a sé per fargli ascoltare con quanta astuzia suo fratello si fosse ingegnato per proteggerlo, per vedere la sorpresa e la gioia dipingersi sul suo viso, per sentire nascere dentro di lui la stessa speranza che lo aveva sempre animato nei momenti più tetri, dandogli la forza di non smettere mai di credere nella redenzione di Prince. In un mondo più giusto, il figlio di Elijah sarebbe stato il loro accompagnatore anche in quell’avventura e alla Salvatore sarebbe bastato guardarlo ogni tanto per sentirsi al sicuro; purtroppo, però, la realtà era molto più oscura e complicata di così e, probabilmente, lo era stata anche in passato:
- Qualcosa andò storto, non è vero?- mormorò la giovane, senza sentirsi pronta ad ottenere l’inevitabile risposta.
L’espressione di Prince s’indurì:
- Vedi, eravamo riusciti a farla franca sotto il naso di Sophie per anni ed anni. Dopo ogni allenamento, Monique veniva a trovarmi e mi somministrava un po’ di Elixir, in modo che i sintomi dello Stigma non fossero mai abbastanza potenti da sopraffarmi. Nel frattempo, mi insegnava a contrastare l’influsso del Marchio, riducendo quasi a zero quelli che sua zia chiamava ‘’progressi’’ e rallentando l’intero processo di controllo mentale che le ‘’SS’’ avevano in programma. Noi due, insieme, con il supporto dei suoi Antenati, ci eravamo frequentati e scambiati aiuto ed informazioni senza mai dare nell’occhio, e nessuno era mai stato capace di fare breccia nella nostra copertura. Ma stare lontani ci aveva indeboliti. Resi distratti, maldestri, avventati.- con un gesto d’involontaria fragilità, il biondo si strinse piano nelle spalle. - Per questo, quel giorno, accadde qualcosa che né io né lei avevamo previsto: qualcuno riuscì ad origliare la nostra conversazione.-
- SOPHIE?!- trasalì Demi, le guance sbiancate dal terrore.
- Quasi: il suo schiavetto, Shane, aveva cominciato a tenere d’occhio Monique dopo che lui e la strega avevano notato alcuni suoi comportamenti insoliti… aveva l’ordine di tallonarla, così ci sentì litigare. Ci trovò e rimase lì a guardare… mentre la baciavo.- il viso del principe era ormai inespressivo e grigiastro, come scolpito nell’argento, e tradiva un odio micidiale. - Per fortuna ascoltò soltanto una parte delle nostre intenzioni perché, ad un tratto, fummo interrotti da un rumore e lui fu costretto a dileguarsi per non essere beccato.-
- Chi altro c’era?- domandò la Salvatore, con un fil di voce.
- Qualcuno la cui presenza in quel tugurio era l’ultima cosa che mi augurassi.- mormorò Prince, una vena di rammarico nel tono glaciale. – Non era servito a nulla proibirgli di fare l’eroe, tenerlo lontano dalle mie pene e minacciarlo pesantemente per impedirgli di mettersi nei guai: Nicklaus aveva capito anche solo dal mio silenzio che avevo perso la speranza, che ero stanco di lottare, e mi aveva seguito. Credo che avesse in mente di salvarmi da me stesso e che sarebbe spuntato fuori per strapparmi il paletto dalle mani, giusto in tempo, se non fosse arrivata prima Monique. Infischiandosene delle regole che gli avevo imposto, si era infilato nella macchina di Rebekah a sua insaputa ed aveva raggiunto il Quartier generale insieme a lei, all’orario del mio rilascio, sgattaiolando via non appena possibile, per venire a cercarmi. Ai tempi, non era addestrato né conscio del reale pericolo, perciò fece un po’ di baccano nei paraggi; lo acciuffammo immediatamente e, a quel punto, non ci restava che renderlo partecipe.-
- E fu così che anche Nick incontrò Monique.- concluse Demetra, meditabonda. Il figlio di Elijah non le aveva mai parlato di quella fanciulla, né di ciò che la sua esistenza aveva significato per il fratellastro; il fatto, poi, che non avesse mai accennato al fatto che Prince aveva tentato di portarlo a New Orleans con sé, lasciandole sempre intendere che questi lo avesse abbandonato senza battere ciglio per inseguire la sua vendetta, era piuttosto strano, anche considerando il carattere introverso e riservato di Nick. Qualcosa, semplicemente, non tornava. - Cosa ne pensava di lei?-
- La trovava ‘’adorabile’’.- rispose Prince, imitando il tono educato del fratello minore in un modo che strappò un sorriso nostalgico a Demi. - Andarono subito abbastanza d’accordo… infatti non lo avrei mai creduto capace di compiere un gesto simile, neppure sotto tortura. Ma mi sbagliavo.-
Improvvisamente, quel timido sorriso si spense e la Salvatore ebbe un brivido inaspettato, frutto di un orrendo presagio:
- Ma di che stai parlando?- Prince inspirò a fondo ma, prima che potesse pronunciare una qualunque risposta, la porta dell’appartamento di Jackson si spalancò, strozzandogli in gola le parole.
- Sono arrivati i rinforzi.- tagliò corto a quel punto BabyKlaus, accennando ai due giovani materializzatisi sull’uscio: si trattava di Aiden e di un altro ragazzo bruno, alto e robusto, con ogni probabilità il fidanzato-vampiro del cameriere, Josh, ingaggiato perché li aiutasse a penetrare alla Reggia di Marcel senza suscitare eccessivo scalpore. - Il tempo delle storie è finito, principessa.-
Indispettita da quell’intrusione, la figlia di Elena fece per protestare, ardente di curiosità, ma le bastò incontrare lo sguardo determinato di Prince per mettere a tacere il suo morboso bisogno d’informazioni.
- Diciamo sospeso per cause di forza maggiore.- acconsentì lei in un sussurro, lanciandogli un’occhiata di avvertimento: non avrebbe permesso a nulla di distogliere la sua attenzione dalla missione, ma non avrebbe dimenticato le questioni lasciate irrisolte dal racconto di Prince, rimandandone semplicemente la risoluzione ad un momento più propizio. Davanti a quel progresso, il biondo la fissò fieramente e Demetra si sforzò di concentrarsi sui nuovi arrivati, nonostante le più oscure ipotesi sul passato di Nick continuassero a fioccarle nel cervello come batuffoli di neve in una bufera.
 
***
 
Un freddo pungente nelle vene, un torpore insopportabile e un dolore pulsante, prolungato dalle parti del petto: ecco tutto ciò che il figlio di Elijah era in grado di percepire dal profondo del suo stato catatonico.
Era tornato cosciente giusto in tempo per udire le voci concitate di Mattie, Damon e Sheila e per percepire il fiato caldo di Eve sul proprio collo, poi era stato nuovamente inghiottito dal buio. Durante il processo di metamorfosi, in alcuni momenti gli sembrava di essere stritolato da una pianta spinosa, in altri aveva come la sensazione di avere l’anima in ostaggio tra le sabbie mobili.
Per la maggior parte del tempo, comunque, galleggiava senza meta sulla cresta di un’onda torbida, sballottato qua e là da fitte lancinanti di sofferenza.
Ad un tratto, però, il sapore ferroso del sangue gli aveva invaso la bocca, scorrendogli in gola come un fiume bruciante di vitalità: non era stato sufficiente a strapparlo dall’incubo ma gli aveva donato una scarica di adrenalina non indifferente, ripristinandogli un battito cardiaco più regolare.
E così, nonostante lo sforzo, Nick era riuscito ad riaprire gli occhi.
 
- Dove sono finito?- la domanda affiorò spontanea alle labbra del ragazzo, ma venne fuori spezzata, graffiante, come trasmessa da una vecchia radio con problemi di ricezione. Quel luogo non assomigliava neanche lontanamente alla Capanna, a Mystic Falls o a qualsiasi altro posto che Nick avesse mai visto prima. Era una specie di landa solitaria, in cui i soli colori erano il grigio dei massi ed il marrone della nuda terra: niente vegetazione, solo un cielo plumbeo ed un vento turbinante che tagliava il volto con dita simili a rasoi.
Il più giovane dei Mikaelson si rese conto di essere sdraiato su un letto di pietrisco e si tirò su, spolverandosi diligentemente i vestiti.
Nei paraggi non c’era alcun movimento, nessuna traccia di creature viventi, e, nel muovere i primi passi, Nick si accorse di essere malfermo sulle gambe e con la vista offuscata, come reduce da una sbronza o da un trauma.
Il vento che lo schiaffeggiava violentemente era molto simile alle fitte che il suo corpo stava assaggiando nel mondo reale, tanto da ricordargli che quello in cui si stava muovendo a tentoni, per trovare un riparo, poteva essere un sogno, magari indotto dal veleno in circolo nel suo corpo.
Un’allucinazione, neanche troppo nitida, che lo aveva portato fin lì, chissà per quale motivo e per quanto tempo ancora.
- C’è nessuno?- stava per sentirsi un perfetto idiota per aver posto quella domanda nel bel mezzo del nulla, quando un fruscio impercettibile attirò la sua attenzione, costringendolo a notare un’insenatura sotto una roccia lì accanto; affrettandosi, per quanto possibile, nel tentativo di raggiungerla, scorse un’ombra scura rannicchiata in quell’incavo, ed aguzzò lo sguardo.
I contorni sfocati della figura nascosta laggiù si delinearono lentamente, fino a formare un corpo esile fermo in posizione fetale e addormentato. A giudicare dalla lunga veste candida che ne avvolgeva le forme appena accennate, si trattava di una ragazza e, nel fissarla, Nick ebbe un tuffo al cuore.
- Demi?- forse erano stati quei capelli neri così folti da coprirle il viso a trarlo in inganno, o semplicemente il desiderio irrazionale di rivedere la Salvatore mentre era al colmo della depressione; tuttavia, gli occhi che si spalancarono a quel richiamo, spuntando attraverso le ciocche, non erano affatto blu ma dorati, come foglie d’autunno, e circondati da lunghe ciglia strabuzzanti.
- Nick?!- la fanciulla lo afferrò prontamente per un gomito e lo trascinò al coperto con sé, cogliendolo di sorpresa. Confuso e diffidente, il nipote di Rebekah si tenne a debita distanza dalla fanciulla e cercò di capire come diavolo facesse a conoscere il suo nome. – Nick sei… sei davvero tu?- lo incalzò lei, con la bocca stupefatta che diventava sempre più triste con il passare dei secondi.
Era molto bella, pensò lui, quasi esotica, con la pelle ambrata e una piccola fessura tra gli incisivi che la rendeva intrigante nella sua imperfezione. A pensarci bene, gli sembrava di averla già vista da qualche parte… forse a casa di Prince, tra i ritratti migliori da lui dipinti ed appiccicati al muro come dei trofei.
- Sei cresciuto.- esalò lei dopo averlo osservato con attenzione, con una punta di amarezza nella voce.
Davanti a quelle parole inaspettate, quasi stordito, lui esitò.
Poi, d’un tratto, capì:
-… Monique.- sussurrò, con un groppo in gola.
Non era una domanda.
Nick non riusciva a crederci, eppure era certo di avere ragione: nelle ore precedenti, la transizione gli aveva restituito dei frammenti di memoria che, molto tempo prima e a sua insaputa, Prince aveva manomesso, e si dava il caso che, a riemergere in superficie, fosse stato proprio il ricordo di quella faccia. Nelle precedenti visioni, però, Monique gli era sempre apparsa pallida come gesso e con le dita inerti e macchiate di sangue; nel pensarci, lui si sentì soffocare.
- Sono morto anch’io? E questo è il mio inferno personale?-
- No alla prima, sì alla seconda.- rispose lei, senza troppe cerimonie. Era tosta, pensò Nick, accorgendosi della determinazione che trasudavano le sue occhiate, forte e dura come la primissima volta in cui l’aveva vista. Soltanto ora se lo rammentava: era rimasto nascosto ad osservare il litigio furibondo in corso tra lei e Prince dal magazzino delle cianfrusaglie di Sophie Deveraux, intimorito ed incerto sul da farsi.
Era arrivato fin lì in incognito, sicuro che il figlio di Klaus fosse deciso a compiere un gesto estremo, e l’aveva seguito, trovandolo poi stravolto ed in compagnia di quella perfetta sconosciuta.
Ad un certo punto, il biondo l’aveva attirata a sé ed i due si erano scambiati un lungo bacio rabbioso, tenero, colmo di rimprovero e di resa.
Quel ricordo, improvvisamente nitido, gli diede la nausea.
L’ho uccisa. Gli sembrava che il mondo intorno a lui si fosse ristretto fino a procurargli le vertigini. Un senso di colpa mai sperimentato gli trafisse il petto coi suoi artigli affilati. Era la ragazza di Prince… ed io l’ho uccisa.
- Questo è un luogo di tormento.- spiegò Monique, cercando di mostrarsi calma e precisa. - Le anime che finiscono quaggiù sono bloccate nella disperazione: è una specie di limbo, un universo parallelo in cui siamo costretti a vivere all’infinito le nostre peggiori paure o a scontare i nostri più gravi peccati. Se sei qui, vuol dire che il tuo spirito è in pericolo.- il suo sguardo si posò sullo squarcio nero e slabbrato che la proiezione di Nick esibiva sul collo. - Una famiglia intera è già passata da queste parti. Avevano tutti i capelli rossi, l’aria terrorizzata e quello stesso morso sulla pelle. Andavano e venivano, all’inizio, proprio come te, poi hanno completato la loro transizione. Da allora è iniziato il loro calvario.- Nick deglutì: si trattava della famiglia O’Neil, contaminata dal veleno di Shane per essere usata come un piccolo esercito contro la nuova generazione di piantagrane di Mystic Falls. – Poi ad un tratto, uno dopo l’altro… sono spariti.-
- Io e Prince li abbiamo liberati.- spiegò il giovane Mikaelson, le labbra secche come se non bevesse da secoli. Nella radura in cui lui era stato morso dall’Ombra di Adam O’Neil, infatti, era esplosa una battaglia a colpi di armi stregate e l’oscurità che aveva tenuto incatenate quelle povere anime al volere perverso di Sophie era stata dissolta con successo. – Sono in pace, adesso.-
- Prince.- bisbigliò Monique sommessamente, come in preghiera. Quel nome risuonò commosso, fiero e nostalgico sulla sua lingua. – Oh, starà riducendo il cosmo in mille pezzi per riportarti indietro.-
Con la testa bassa dalla desolazione, il figlio di Elijah si fissò a lungo le mani sottili e vuote, colmo di rimprovero:
- Non sono sicuro di meritarlo.- sospirò, ogni frase pesante come un macigno. – Non dopo ciò che gli ho fatto.- squadrò il volto di lei, così vitale, bloccato in un’eterna ed innaturale giovinezza, poi deglutì a fatica. - Gli ho portato via te.-
- Hai fatto ciò che dovevi, e l’hai pagato a caro prezzo.- obiettò lei, la voce intrisa di rispetto. Nick rimase a bocca aperta quando la nipote di Sophie gli sfiorò una spalla, come se volesse consolarlo o addossarsi un po’ del suo dolore. - Se fossi stata nelle condizioni di farlo, avrei implorato io stessa la morte.-
Il ragazzo inorridì all’istante, tanto che per poco non si ritrasse da quel contatto:
- Perché mai avresti dovuto fare una cosa simile?!- ansimò, trafelato.
Il lieve sorriso della fanciulla si fece quasi sardonico:
- Non ti sei chiesto perché io sia confinata quaggiù?- domandò. – Non sono stata morsa da nessuna creatura del Male, eppure sono incatenata in questo mondo senza speranza... per sempre. E’ per colpa del mio sacrificio, del nostro sacrificio… per Prince.-
- Quel… furfante mi ha cancellato la memoria.- chiarì Nick, indignato, cercando a fatica di moderare il proprio linguaggio e vergognandosi profondamente per l’espressione da pesce lesso che doveva aver assunto davanti a quelle rivelazioni. - Niente di ciò che dici mi risulta familiare, o quasi. Se solo potessi aiutarmi a capire… a ricordare…-
Monique annuì tra sé, poi sospirò:
- Avevamo deciso di fuggire, noi tre. Un giorno, pedinando Prince, sei arrivato nel covo di Sophie e ci hai trovati lì a complottare. Ti abbiamo svelato ciò che bolliva in pentola e tu ne sei stato subito entusiasta.- attese un cenno affermativo, poi continuò: - A quel punto, dovevo solo trovare il modo di liberare Prince dallo Stigma Diaboli, pur andando contro il volere dei miei Antenati. Erano stati loro a mandarmi da lui, perché alleviassi le sue pene e lo rendessi più resistente di fronte alle lusinghe di Sophie, ma mi avevano anche proibito di provare a salvarlo una volta per tutte; agognavano la sua gratitudine e speravano che lui, presto o tardi, in cambio di una cura definitiva, avrebbe mostrato nei loro riguardi un’assoluta e devota obbedienza. Solo se si fosse piegato al loro volere con un giuramento solenne gli avrebbero concesso la libertà. Come puoi capire, c’era ben poco di solidale nel loro intervento: alla fine, anche loro lo avrebbero usato come un’Arma, ritorcendola questa volta contro mia zia. Gli avevo obbedito ciecamente per tutta la vita, con la convinzione che fossero nel giusto, fino a quando lui non mi aveva aperto gli occhi: ai miei avi importava niente, soltanto di vendicarsi di Sophie la sovversiva, e, per riuscirci, non avrebbero esitato a ricorrere ai suoi stessi metodi di ricatto. Io, invece, mi ero innamorata di Prince. Lo amavo.- i loro sguardi s’incrociarono per un lungo istante di comprensione. – E nessuno mi avrebbe più impedito di tentare.-
- Perciò hai consultato i Grimori Proibiti.- mormorò Nick, a metà tra la rimembranza e la logica deduzione.
- Già. E, nel libro più antico e spaginato di tutti, fu straordinariamente facile trovare la soluzione: mi sarebbe bastato far bere a Prince una goccia del sangue di un suo parente umano il giorno prima di un plenilunio, pronunciare una formula magica ed attendere fino al giorno successivo, quando la luna sarebbe stata alta nel cielo. A quel punto avrei potuto chiamare a me il potere lunare e quello del sangue, i più potenti del mondo, ai quali Prince era legato per via della Profezia, ed avrei acquistato il potere di annullare il Marchio. Un attimo dopo, saremmo scappati a New Orleans ed io avrei ceduto la mia carica in Consiglio alla mia amica più fidata, Davina. Ci saremmo alleati con lei, poi avremmo trovato degli altri sostenitori. Recuperando la Piuma Nera e disintegrandola, avremmo indebolito Sophie e poi l’avremmo sconfitta.-
- Ma tua zia… lei ci ha scoperto.- senza fiato, il figlio di Elijah aggrottò le sopracciglia nello sforzo di trattenere le immagini scoordinate che si susseguivano nel suo cervello, stimolate dal racconto di Monique. - Lei sapeva.-
Una piccola ruga di assenso spuntò sulla fronte della giovane Deveraux:
- Sì. Shane ci aveva spiati ed era corso a spifferarle i nostri piani. Avrebbe potuto punirci tutti lì, seduta stante, ma a lei è sempre piaciuto giocare con la preda, prima di mangiarla. Così finse di non saperne nulla ed organizzò in segreto la sua vendetta. Prima che potessimo rendercene conto, eravamo finiti in trappola.-
 
- Ho spezzato il collo a mia zia, le ho inculcato il ricordo di una mia partenza strappalacrime e le ho rubato la macchina. Non riesco sul serio ad immaginare per quale delle tre cose sarà più incazzata quando si sveglierà.- aveva ridacchiato Prince sulle labbra di Monique, con le iridi smeraldine febbricitanti di eccitazione ed adrenalina.
- Con un po’ di fortuna, non dovrai scoprirlo mai.- aveva bisbigliato lei, catturandogli la bocca in un altro bacio appassionato.
Nick, sentendosi in imbarazzo, aveva fatto strisciare i piedi sul pavimento del magazzino che avevano scelto come ritrovo prima della fuga, poi, vedendo che i due non accennavano a staccarsi, aveva tossito.
- Sii paziente, Nicklaus.- aveva bofonchiato l’erede di Klaus, travisando il messaggio di quei versetti. - La luna non è ancora nella posizione.-
Il ragazzo dai capelli castani si era sentito così intenerito dall’aria trasognata del fratellastro, così diversa da quella scortese e altezzosa alla quale era abituato, da trattenere il commento polemico che gli sarebbe venuto spontaneo proferire in un’altra circostanza; Monique aveva sorriso e stava per dire qualcosa quando un suono inarticolato proveniente dal cortile li aveva fatti sobbalzare.
Un rantolo stridente, poi un altro.
Dei rumori di passi strascicati, ululati agghiaccianti nell’oscurità.
- Cosa sta succ…?- la mano della giovane Deveraux aveva tappato la bocca di Nick e lui ne aveva sentito chiaramente il tremore contro il mento.
Prince si era voltato di scatto per cercare la ragazza e lei, con le pupille enormi dal terrore, gli aveva restituito un’occhiata altrettanto carica di interrogativi e timori.
Servendosi di un dialogo muto che il figlio di Elijah non era in grado di decodificare, i due parvero scambiarsi precise disposizioni: il biondo imbracciò la spada di cristallo blu che era solito usare durante gli allenamenti di Sophie e che aveva rubato in precedenza, non visto, dalla sua guaina privata. La fanciulla, invece, aveva trascinato Nick dietro ad uno scaffale di cianfrusaglie, per proteggerlo.
- Ombre e Demoni.- aveva sillabato Monique dopo un attimo, mentre il suo ragazzo svaniva, inghiottito dalla notte. - Devono essere riusciti ad evadere dalle loro celle. Prince sa come cavarsela.- il suo tono rassicurante non era bastato e, notando l’allarme presente sui bei lineamenti di Nick, lei aveva frugato nella caotica collezione di Sophie, estraendo dal mucchio un piccolo bel pugnale aguzzo e consegnandoglielo, tanto per infondergli un po’ di sicurezza. - Tienitelo stretto e usalo, se devi. Ma non preoccuparti… tuo fratello sta solo cercando di guadagnare un po’ di tempo: quando il Marchio sarà scomparso, spariranno anche loro.-
Dalla finestra, Nick aveva visto che la luna continuava ad innalzarsi, inesorabile, ma lenta… lenta come non mai.
Monique gli aveva intimato di non disperare e aveva cominciato a sfogliare il Grimorio proibito che si era portata appresso, tenendosi pronta a pronunciare l’incantesimo finale contenuto tra le sue pagine.
Era agitata fino al limite dell’isteria, mentre continuava a ripetere:
- Era qui… sì, me lo ricordo con precisione, dev’essere… eccola, è proprio…-
- Questa.- una voce graffiante e sgradevole era piovuta sulle loro teste come una cascata di acqua gelida, divertita e sibilante; le lampade del magazzino avevano vibrato in simultanea, poi si erano spente di colpo.
Tutte… tranne una.
Sotto la luce gialla di quest’ultima, era apparsa una donna ossuta e crudele che, ghignando senza il minimo ritegno, aveva sventolato proprio sotto il loro naso un foglietto, gloriandosene come fosse l’assegno di un montepremi miliardario.
Era SOPHIE.
E li aveva trovati.
 
- La formula che avrebbe permesso a Prince di essere davvero libero si trovava su un’altra pergamena, ed era sempre stata nelle luride mani di mia zia.- con le guance ormai bianche come latte, Monique chinò il capo per nascondere gli occhi lucidi. – Grazie alla soffiata del suo galoppino, sapeva che l’avremmo cercata, quindi aveva manipolato il Grimorio per tempo. L’aveva strappata e nascosta in anticipo, architettando anche una contromossa per farci credere di averla in pugno.-
- Il rituale della luna e del sangue non era mai stato quello giusto.- gemette Nick, serrando i pugni. Si sentiva sudato e impaurito a causa della violenza di quel ricordo. – Era solo un modo per essere sicura che tutti e tre ci saremmo radunati nello stesso posto per ultimarlo e per far sì che tutto ciò accadesse intorno ad un preciso orario, scelto da lei. Si era presa gioco di noi ed era rimasta a guardare mentre ci scavavamo la tomba da soli, seguendo le sue direttive senza avere il minimo sospetto.-
- E non è tutto.- il ragazzo riuscì a malapena a chiedersi che cosa potesse esserci di peggio, quando lei riprese: - L’aver fatto bere il tuo sangue a Prince mentre recitavo la falsa litania che Sophie in persona ci aveva rifilato, era solo un altro dei suoi trucchi: il momento che stavamo aspettando come una liberazione sarebbe stato una disgrazia. A partire da allora, tuo fratello avrebbe avuto un irragionevole, spietato desiderio di ucciderti, e non si sarebbe dato pace fino a quando non fosse riuscito a squarciarti la gola. Tu eri un umano, un ragazzino privo di qualsiasi preparazione; lui era la macchina da guerra più potente che fosse mai stata inventata. Non avresti avuto scampo e Prince non se lo sarebbe mai perdonato.-
- No…- balbettò Nick, visibilmente provato. Non voleva stare a sentire il resto, non voleva sapere nulla di così orribile, ne aveva abbastanza di Sophie e delle sue tremende sevizie. Gli venne voglia di premersi i palmi sulle orecchie, come gli era capitato di fare da bambino, mentre i suoi genitori venivano massacrati. La sensazione che gli stava riaffiorando nella coscienza era la stessa che aveva provato restando nascosto per ore in quella botola. -… no, no…-
- Fu allora che lei mi propose uno scambio.- Monique lo strappò da quello stato di agonia, richiamando la sua attenzione. – Aveva in mano il vero incantesimo per scacciare lo Stigma e si dava il caso che quest’ultimo fosse così portentoso da poter annullare ogni genere di imposizione mentale presente in Prince: non avrebbe più sofferto per le visioni, né avrebbe voluto assassinare l’unica famiglia che gli restava. Avrebbe tagliato ogni legame psichico con la strega e lei non sarebbe più stata in grado di localizzarlo o di dargli la caccia. Dovevo solo accettare…. e lui sarebbe stato salvo.-
- Che cosa voleva?- Nick mosse la bocca ma non ne uscì che un rauco sussurro.
- Che riscattassi la sua anima… al prezzo della mia.- stancamente, Monique si massaggiò le tempie. - Quando era solo un’adolescente, Sophie si avvicinò all’Espressione. Si sentiva affascinata dall’occulto ed era convinta che la magia nera fosse molto più accattivante di quella Ancestrale, molto più formidabile e adatta alle sue capacità. Le pene per delle simili pratiche, considerate abominevoli dagli Antenati, erano l’esilio, la radiazione dal Quartiere Francese e la condanna dell’anima sovversiva ad un aldilà di sofferenze. Mia madre aveva tentato di ricondurla alle antiche tradizioni, arrivando persino a compiere dei sortilegi non autorizzati all’interno dei confini di New Orleans, ed aveva ottenuto in cambio nient’altro che la morte. Sophie in persona aveva contribuito a provocare la sua esecuzione, poi aveva reclamato i suoi diritti su di me, portandomi via dalla città. Nonostante ciò che mi aveva strappato, sperava che, un giorno, le avrei permesso di sfruttare il mio ruolo di Reggente per intralciare i nostri avi, scegliendo di stare dalla sua parte. Desiderava la stessa fedeltà anche da Prince, e nulla sapeva mandarla in bestia più dei nostri rifiuti. Stando così le cose, il fatto che io avessi osato agire alle sue spalle in modo così sfacciato non l’aveva semplicemente resa furiosa, aveva anche cancellato ogni illusione di una possibile alleanza tra noi: adesso sapeva che sarei stata perfettamente inutile ai suoi scopi, perciò mi voleva fuori dai piedi. E non senza riscuotere un ultimo vantaggio.-
 
- Soltanto la strega che ha impresso lo Stigma potrà infrangere il suo maleficio, nessun’altra.- aveva letto la Deveraux con malcelata soddisfazione, prima di lanciare in faccia alla nipote il foglio su cui era scritta l’unica vera speranza ancora possibile per Prince. - Le sole chiavi efficaci per l’annullamento permanente saranno la sua volontà o la sua morte, a meno che qualche altra fattucchiera non decida di sostituirla volontariamente…-
-... nel limbo.- aveva terminato la ragazza al suo posto, improvvisamente scandalizzata. Le sue iridi dorate si erano posate sulla formula che avrebbe reso possibile lo scambio e si erano fatte di colpo vitree ed assenti:
‘’Prendendo il posto dello spirito di Sophie nel penitenziario delle streghe francesi, mi farò carico del suo destino e sarò condannata per sempre alla sorte che sarebbe dovuta toccare a lei. Riscatterò la sua anima corrotta e la sottrarrò alla giusta punizione degli Antenati ma, per un attimo, sarò anche in grado di sostituirmi a lei. Letteralmente. A quel punto, spezzerò le catene di Prince e lo farò scappare via. Sopravvivrà a tutto questo ed avrà una seconda opportunità. Lui ce la farà.’’
- Scegli.- l’aveva incalzata Sophie, puntandole il dito contro. - Dissolvi ogni pretesa di controllo da parte dei tuoi stupidi Antenati sul mio futuro, o guarda il tuo grande amore fare a brandelli il suo fratellino, tradito dalla tua codardia. Di nuovo.-
 
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Nonostante le suppliche di Nick ed i suoi strattoni, di fronte a quelle parole Monique aveva sollevato il capo con fierezza, quasi con sfida.
 
- Accettasti.- ricordò il figlio di Elijah, oramai al culmine della commozione. - Pronunciasti l’incantesimo. Salvasti Prince, sacrificando te stessa. Ecco perché sei qui. Hai preso il posto di Sophie. Stai pagando per colpa sua!-
- Il dolore…- esalò Monique, asciugandosi le gote con rabbia. -… fu insopportabile. Avevo fatto una cosa estremamente innaturale e tutto, nel mio corpo e nella mia mente, si ribellò. Sophie sapeva che il mio fisico non avrebbe retto e non fece che ridere per tutto il tempo. Mi disse che mi avrebbe rinchiusa in una stanza come un animale da circo e che sarebbe passata a farmi visita ogni giorno mentre mi contorcevo, soltanto per godere della mia sofferenza. Quello strazio sarebbe durato fino al mio ultimo respiro e anche oltre, mentre lei avrebbe vinto e sarebbe rimasta impunita… persino nell’altro mondo.-
- Non c’era più modo di cambiare la tua decisione, solo di risparmiarti l’umiliazione. Fu per questo che ti colpii.- Nick ebbe un flash istantaneo: la sua mano era scattata in avanti, armata del pugnale che Monique stessa gli aveva consegnato, ed aveva ferito la ragazza tra le scapole con un unico affondo deciso. - Volevo che smettesse di farti del male. Non te lo meritavi. Speravo solo di darti… sollievo.-
 
La fanciulla, infatti, che si era dimenata in ginocchio fino ad un attimo prima, ululando dal dolore, aveva smesso di lamentarsi, afflosciandosi in avanti. Il sangue caldo aveva bagnato le dita convulse di Nick quando lui si era piegato su di lei, afferrandola delicatamente per attutirne la caduta.
Non avevano udito l’esplosione d’ira di Sophie: ogni cosa, attorno a loro, sembrava essere rimasta immobile, fluttuante, come sospesa nel vuoto di una palla di vetro.
- Troveremo il modo.- gli aveva soffiato il figlio di Elijah all’orecchio, sentendola sussultare nel proprio abbraccio. – Ti tireremo fuori da lì, te l’assicuro. Non verrai dimenticata. Resisti…- l’orrore gli aveva bloccato persino le lacrime e lei non aveva mai smesso di annaspare alla ricerca d’aria, fremendo ed inzuppandolo di scarlatto. - Ricordagli che li hai serviti… che li hai serviti bene, i tuoi Antenati ti proteggeranno… tu non sei come lei… nessuna magia potrà cambiarlo…-
- Prince…- la voce di Monique si era fatta rotta, urgente come quella di chi non ha più tempo. -… deve… continuare… deve… lui non è… solo…-
- No.- Nick l’aveva cinta quasi con violenza, sentendola farsi sempre più rigida e fredda. - Non lo sarà. Non permetterò che accada. Hai la mia parola.-
- Gr… azi… e…- Monique aveva serrato le palpebre, poi ogni tensione nei suoi muscoli si era sciolta e lei era spirata.
 
- Proprio in quel momento, Prince rientrò. Era sudato ed insanguinato ed aveva sentito le tue urla mentre combatteva contro i mostri. Sophie avrebbe voluto punirmi per averle tolto la soddisfazione di privarti della tua dignità, ma ben presto si accorse che le mie pupille stavano diventando verticali, terribili e contornate di giallo. La mia bocca era una maschera animalesca e le mie ossa si stavano allungando, sbriciolandomi dall’interno.- Nick ricordò con chiarezza il senso di perdizione e di agonia che aveva reso quella già alta nel cielo la prima delle sue tremende lune piene da Licantropo. – Pensò che fosse abbastanza, per mio fratello, almeno per il momento, e sparì, lasciandolo assistere allo spettacolo raccapricciante del tuo corpo senza vita e del mio, che presto non avrebbe avuto più niente di umano.-
 
 ‘’Che cos’hai fatto?! Che cos’hai fatto?! Che cosa le hai fatto, NICKLAUS?!’’
 
- Ti sistemò le mani giunte sul petto e si mise al collo il tuo ciondolo, poi si voltò verso di me. Mi afferrò la testa con entrambe le mani così in fretta che, per un momento, ebbi paura che volesse fracassarmi il cranio. Invece frugò nei miei pensieri, per capire…- Nick era senza fiato. -… e vide esattamente che cos’era successo. Le nostre menti erano fuse ed io avvertii il suo senso di responsabilità, il suo lutto, la sua devastazione. Non mi biasimava, né voleva che io colpevolizzassi me stesso, perciò mi rubò la memoria.- l’episodio atroce in cui il biondo gli aveva voltato le spalle, sbattendo dietro di sé la porta della casa di Rebekah e preferendo la vendetta al loro legame fraterno, altro non era che un ricordo fasullo, impiantato dal principe nel suo subconscio perché gli risultasse credibile. - Mentre ero in quello stato, non poteva portarmi con sé, perciò decise di ascoltarmi mentre gli rantolavo contro l’unica soluzione possibile: doveva lasciarmi lì.- Prince gli aveva artigliato le spalle in una morsa scomposta. - Non voleva farlo ma l’idea di gettare il tuo sacrificio gli sembrava un ulteriore delitto, ancora più imperdonabile: lo Stigma Diaboli era dissolto, lui doveva andare avanti. Nonostante tutto, Sophie mi aveva risparmiato. Rebekah, una volta sveglia, mi avrebbe protetto, incolpando le SS degli eventi e tenendomi maggiormente d’occhio. Nel frattempo, Prince avrebbe portato a termine il piano, convinto che, se avessi creduto nel suo abbandono, non avrei corso troppi pericoli nel tentativo di seguirlo.-
- Tu sei tutto ciò che lo tiene attaccato alla vita.- bisbigliò Monique, stringendogli la mano perché facesse attenzione. - Non capisci? Non puoi arrenderti al veleno. Riuscirà a curarti dal morso dell’Ombra, devi solo concedergli più tempo. Non lasciarlo anche tu. Me l’hai promesso… e adesso lo sai. Non puoi mollare!-
Nick avrebbe voluto dire qualcosa, ma i contorni della figura di lei stavano sbiadendo, come carta sottile sotto la pioggia battente. Il mondo parallelo ed i suoi dettagli furono avvolti da una densa foschia e presero a vorticare, fin quando il buio non prevalse del tutto. Il giovane Mikaelson si sentì cadere all’indietro e si ritrovò nuovamente sdraiato sulla schiena, stavolta su un letto rigonfio di cuscini.
Capì di essere tornato e, agitandosi sul posto, con gli occhi aperti e stravolti, squarciò con un grido la quiete ansiosa della Capanna.
 
***
 
Damon, sentendo il lamento di Nick risuonare in lontananza, strinse gli occhi fino a ridurli a due profondi graffi nel granito: si sentiva febbricitante, furioso e impotente. Demi era (di nuovo!) scappata sotto il suo naso, lanciandosi a capofitto in un’impresa spericolata, e lui non aveva saputo cogliere la gravità della situazione fino a quel preciso istante.
Quando ormai era troppo tardi.
- Tu l’hai lasciata andare.- il suo sguardo tradito si soffermò sulla figlia di Bonnie. - Sapevi perfettamente quali pericoli avrebbe corso dandosela a gambe col Klaus dei poveri… e l’hai lasciata comunque andare!-
- Sì.- ribatté Sheila con dignità, nonostante il cuore le facesse male. Era già successo che il vampiro le sbottasse contro, ma ogni volta era come se qualcosa dentro di lei si spezzasse. - Era la scelta migliore. E l’avresti fatta anche tu.-
- Io non l’avrei mai lasciata partire da sola.- ringhiò il maggiore dei Salvatore a denti stretti.
- C’è abbastanza Damon nei suoi geni per tenere a bada Prince per un po’.- replicò la giovane, lasciandolo di stucco. - E poi Demi sarà molto più efficace e rapida nella missione sapendo che tutti quelli che ama sono al sicuro. Nick è già stato ridotto in fin di vita, come credi che si sentirebbe se qualcun altro finisse nei guai per proteggerla?-
- Immagino che lo scopriremo molto presto.- sbottò Damon, afferrando la propria giacca di pelle e scaraventandosela sulle spalle mentre si allontanava. - Perché io vado a riprenderla.-
- Non posso lasciartelo fare.- lo stroncò Sheila, sbarrandogli la strada. Il vampiro fissò le sue pupille giganti e, per un momento, in esse rivide il riflesso di quelle di Bonnie; anche quella ragazzina era immensamente buona, combattiva e leale e, quando le mostrò le zanne in una smorfia minacciosa, per cercare di spaventarla, Damon dovette sforzarsi parecchio per ignorare il proprio senso di colpa:
- Non ti sto chiedendo il permesso, streghetta.- chiarì, cupo.
- Lo so.- mormorò piano la Bennett, senza spostarsi. - In effetti sono io che ti sto chiedendo di non costringermi a fermarti, Damon.-
- Sheila.- d’un tratto, William le sfiorò un braccio con urgenza, come se volesse dissuaderla dal proseguire con ulteriori provocazioni, e lei sobbalzò: aveva completamente dimenticato la sua presenza in quel soggiorno.
Quella carezza sul gomito pareva volerle comunicare un avvertimento, più o meno uguale a quello sussurratole dalla vocetta interiore: ‘’Lascia perdere. Non sei un’esperta di magia, non puoi combattere contro un vampiro centenario. E poi quello è il padre di Demi. Lui… lui ti piace.’’
Ma Sheila aveva già deciso: dalla sua, aveva anni ed anni di esperienza con la sola persona al mondo che fosse testarda quanto Damon, perciò sapeva esattamente come comportarsi durante un simile dibattito.
- Demi mi ha chiesto di fidarmi di lei ed io l’ho fatto. Sono la sua migliore amica. E non mi pento.- puntualizzò, sporgendo fieramente la mascella. - Preferisco metterti al tappeto con un incantesimo adesso perché, se partirai alla cieca verso New Orleans, so già che causerai alla sua spedizione molti più problemi di quanti non riuscirai a risolvere. Non è la tua battaglia: si tratta di Demi e di Prince, e questo è il loro destino. Stefan ed Elena hanno sempre provato ad evitare che si realizzasse e, alla fine, guarda che cos’è successo! Non puoi commettere il loro stesso errore. Io non te lo permetterò.-
Damon fece una smorfia ma non sottovalutò la portata di quelle affermazioni. Conosceva troppo bene la forza di carattere delle antenate di Sheila per illudersi che averci a che fare sarebbe stato facile:
- Che cosa ti aspetti che faccia, allora?- cinguettò, quasi allucinato. - Che prepari un tè coi pasticcini e che mi metta a fare balletti sconci qua e là mentre nell’aria risuona ‘’Enjoy the silence’’?-
- Certo che no. Hai già dato a Nick il tuo sangue, Demi te ne sarà grata.- mentre gli faceva presente quel particolare, Sheila cercò di non immaginarselo con la camicia sbottonata a danzare nel bel mezzo del Pensionato dei Salvatore con i Depeche Mode in sottofondo. Ma era praticamente impossibile non farlo e non arrossire come un peperone nel frattempo. - Ora ti devo un favore. Perciò facciamo qualcosa di utile, senza però interferire nel piano di salvataggio: andiamo a seppellire Rebekah.-
Come un randagio affamato che annusa una preda succulenta, Damon drizzò le orecchie:
- Sophie non sarà contenta di ciò che le avete fatto, visto e considerato che era una delle sue carte vincenti.- proseguì la Bennett, felice di avere finalmente conquistato tutta la sua attenzione. – Vorrà riaverla e scommetto che, una volta che l’avrà localizzata, manderà i suoi scagnozzi demoniaci a riprenderla. Se non spostiamo il suo corpo dal bagagliaio della tua macchina o non guidiamo a tutta birra lontano dalle Cascate, ci raggiungeranno qui. E allora sarà impossibile difendere la Capanna.-
Will emise un verso sospettoso, scrutandola attentamente:
- Che cos’è che ti sta frullando nella testa?- chiese, quasi in allarme.
- Voglio aprire il sepolcro di Klaus Mikaelson.- dichiarò Sheila, a bruciapelo. Dall’occhiata che Damon le rivolse, le parve che lui avesse già capito, e che stesse ghignando: - E voglio ficcarci dentro non solo Rebekah, ma anche tutte le Ombre ed i Demoni che riusciremo ad attirare lì. Così creeremo un diversivo e distrarremo la megera: invece di attirare i riflettori su Demi e Prince, li lasceremo passare inosservati mentre noi facciamo un po’ di pulizia. Non so voi, ma io non voglio che nessun altro venga morso da quei mostri. E’ il momento di rimediare.-
- ‘’Sei davvero la strega più brillante della tua età, Hermione.’’- citò il vampiro, a metà tra l’ammirazione e lo scherno.
Nonostante quel tono, Sheila capì di averlo convinto e si sentì bruciare dentro quando, con una smorfia strafottente, Damon si diresse verso l’uscio bofonchiando: - D’accordo. Porta con te il tuo bel librone stregonesco e, se proprio devi, anche il tuo amichetto con la bava alla bocca.-  

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Will si affrettò a darci un taglio con lo sguardo perso sulla migliore amica di Demi e lei fece appena in tempo ad intercettare uno dei sorrisi più spregevoli mai inscenati dal maggiore dei Salvatore.
- Guido io.- annunciò quest’ultimo, poi si sbatté risolutamente la porta alle spalle.
 







__________________
 
NOTE DELL’AUTRICE:
 
Salve a tutti, miei adorati lettori! <3
Spero che questo capitolone vi sia piaciuto! Si tratta della prima parte di un capitolo molto più ampio, ma assolutamente necessaria alla comprensione di numerosi punti chiave!
Cosa ne pensate dei Princetra? Vi sono piaciute le loro interazioni? Personalmente non vedo davvero l’ora di vederli all’opera nella reggia di Marcel e, non dimentichiamolo, alle prese con la Queen Katherine! Ci sarà da divertirsi! AHAH
E ancora, avete notato lo sviluppo del rapporto tra Damon e Sheila? Fatemi sapere se li avete apprezzati e, chissà, anche shippati (?) per qualche istante!
Se volete fare un favore a me e soprattutto alla storia, inseritela tra i preferiti o tra i seguiti, passate parola, recensite, commentate… insomma, tenetemi compagnia nel tempo (spero più breve, visto che ormai sono quasi pronta alla laurea, URRAAAA’) che impiegherò a scrivere la prossima avventura!
Spero di non avervi delusi e di avervi regalato qualche bella emozione!
Un bacio e a presto!
Evenstar75
 
  
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