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Autore: I will be your Harry Lou    23/02/2017    1 recensioni
Occhi violacei. Menti plasmate.
Ritoni al passato, decisioni per il futuro.
Non c'è niente di facile, ma la direzione da prendere, è estremamente semplice.
L'amore, può salvare tutto. L'odio, lo può distruggere.
Se si è uniti, se c'è un noi, c'è sempre un modo per superare gli ostacoli. Ma da soli, c'è solo oblio.
E' l'ultimo anno per il Branco di Scott McCall, o per i pochi che ne sono rimasti a farne parte, e nonostante là fuori ci siano pericoli molto più grandi, sanno che questo, sarà l'ultimo anno prima di doversi separare.
E' l'ultimo anno per il Branco di Scott MacCall, ma sarà davvero un anno come gli altri?
Scott non lo sa. Lydia e Stiles, nemmeno. Derek, ci è abituato. Malia, per niente.
C'è chi sarà sempre disposto a combattere per gli amici, c'è chi non potrà evitare di scappare.
Occhi violacei, menti plasmate.
Nuovi esseri, nuove avversità. Il pericolo c'è, ma ne varrà sempre la pena.
Ritorni dal passato per ricostruire il proprio futuro.
[Storia What If ambientata fine 4 serie, nuovi e vecchi personaggi, trama e coppie totalmente nuovi, insomma, se vi può interessare qualcosa di diverso, iniziate a leggere♥]
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Il branco, Nuovo personaggio, Scott McCall, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Look at me one moment (Don't kill me, please.)
In questo capitolo, vedrete fra non molto un nuovo personaggio e niente,
volevo farvi solo sapere che nella mia mente, questo personaggio è ispirato
a QUESTA attrice, poi ognuno libera di immaginarla come vuole,​Adieu ♥

 
Melissa McCall era infermiera da ormai molti anni, e tuttavia, in tutti questi anni, non era mai riuscita a farsi andare giù il turno da receptionist. Passava intere giornate ad osservare entrare feriti, persone in attesa di sapere i risultati di qualche esame, persone che venivano lì in attesa di scoprire di che gran male soffrivano, che poi, la maggior parte delle volte, si riducevano a semplici dolori di stomaco o di testa.
Le giornate alla reception erano monotone ed estremamente inutili, perché, più di un tot, non potevi aiutare. Ed essendo l’unica infermiera a conoscenza del soprannaturale sarebbe stato davvero comodo averla in sala operatoria per esaminare ferite che solo lei o il branco di suo figlio potevano riconoscere.
Tuttavia, quel giorno alle reception, si verificò una piccola novità, che distolse Melissa da tutta la sua monotonia.
Doveva fare un colloquio di lavoro per un posto da infermiera ad una donna appena arrivata in città.
Anastasia Jones.
A quanto le era stato riferito dai superiori, era più una formalità che un colloquio perché, date le precedenti referenze consegnate dalla donna, era già praticamente da ritenersi assunta.
 
Le era stato dato un modulo da compilare e con le domande da porre alla donna, e di lei le era semplicemente stato detto che era una giovane donna, 34 anni, proveniente dallo Yorkshire, nel Regno unito, dall’ospedale San Patrick e con ottime referenze da parte del titolare.
La donna si presentò puntale come un orologio alle undici del mattino, giusto l’ora in cui Melissa doveva andare in pausa facendosi sostituire da John.
Le due si presentarono ed entrarono in un ufficio per iniziare le formalità.
Melissa la osservò per un momento. Era proprio una bella donna. Dall’aspetto curato, giovanile e per niente goffa inappropriata, anzi, portava un atteggiamento elegante ma senza essere esagerato, sembrava in perfetta armonia e tranquillità e questo riusciva in qualche modo a far rilassare Melissa.
“Allora, Signorina…Jones?” Iniziò melissa cercando di leggere la piccola, anzi microscopica scritta con il cognome della donna.
“Signora, ma se non le sembro troppo sgarbata, potremmo tranquillamente darci del tu” Disse la donna, rivelando una voce armoniosa e dal tono calmo e pacato.
Melissa ricambiò il sorriso della donna.
“Oh ma si certo, non c’è nessun problema…In questo caso, puoi già chiamarmi Melissa” Rispose la mora, prendendo poi in mano il fascicolo.
“Allora… Anastasia, qui c’è scritto che vieni dallo Yorkshire… Quali erano le tue competenze all’ospedale in cui lavoravi prima?”
La donna accavallò le gambe. “Generalmente, mi occupavo un po’ di tutto. Ovviamente, tutto ciò che rientrasse nelle mie competenze. Reception, assistenza ai malati, in sala operatoria, infermiera addetta ai pazienti di ogni tipo, e specializzata in assistere pazienti con problemi mentali. In emergenza sono abilitata ad intubare, …”
La donna continuò elencando referenze che neanche Melissa aveva, nonostante facesse quel lavoro da un tempo incalcolabile.
A quel punto, fare le altre domande era veramente una formalità… Chi non avrebbe voluto avere un’infermiera come quella donna nel proprio ospedale?
“Beh, Anastasia, detto fra noi, hai veramente poche probabilità, se non nulle…” Melissa s’interruppe un attimo, osservando l’espressione confusa e dispiaciuta della donna davanti a lei.
“Se non nulle di non ottenere il tuo posto di lavoro” Concluse la donna sorridendo mentre guardava l’espressione della donna cambiare totalmente.
Quando Melissa finì le domande ed il rapporto sulla domanda, lo firmò, lo firmò la donna, e lo ripose dentro il cassetto del direttore.
La donna si alzò e andò verso Melissa che già si era alzata per tenderle la mano, pronta a pronunciare la solita e fatidica frase: È stato un vero piacere conoscerti, ma la neo-infermiera parlo per prima.
“Posso offrirti un caffè, Melissa?”
La donna restò un po’ spiazzata all’inizio, ma poi fu ben felice di accettare.
 
“Allora” Iniziò la mora “Come mai questo enorme cambio di città?”
Anastasia prese un sorso dal suo caffè, per poi rispondere alla domanda della sua nuova e prima conoscente. “Mio marito è stato trasferito in una nuova agenzia pubblicitaria, e potevamo scegliere fra il venire qui a Boston o andare a Sydney e.. beh, io e mia figlia abbiamo vinto su mio marito decidendo di trasferirci qui.” Disse la donna. “Poi mi è sempre piaciuta l’America e questa città… è molto particolare. Mi piace” Concluse fa sé, poi guardò l’ora.
“Ah, cavolo. Mi dispiace ma ti devo lasciare ora” Disse iniziando a frugare nella propria borsa. “Devo accompagnare mia figlia per iscriverla alla nuova scuola, è già iniziata da una settimana e se non mi sbrigo ad iscriverla va a finire che non riuscirò ad iscriverla in tempo per il suo ultimo anno.” Concluse finendo il suo caffè ed iniziando a cercare il portafoglio nella borsa.
“Lascia stare, pago i-“
“Non esiste, l’idea del caffè è stata mia. Se mi assumeranno avrai possibilità di rifarti” Disse la donna accompagnando la frase con una piccola risata. Melissa sorrise.
Stava per salutare la donna, ma le fece un’ultima domanda.
“In che scuola iscriverai tua figlia?”
 
“Beacon Hills High school” Disse, prima di salutare la donna ed uscire dal piccolo bar, per raggiungere la figlia ed il marito.
 
─────────────────────────────────────────☣─────────────────────────────────────────
 
Era stato Stiles a trovare una cavità coperta da un grande e pesante tronco di legno, proprio accanto al Nemeton.
Gli era tutto estremamente familiare. Sembrava quella cavità dove i loro genitori erano stati rinchiusi tempo addietro, ma non poteva essere. Quella cavita era stata distrutta.
Stiles entrò per primo. Lydia, per seconda. Tutti gli altri, non ci riuscirono.
“Frassino” constatò Scott.
“Qualcuno potrebbe aver riparato l’interno della cavità, per nascondercisi.”  Aveva detto Lydia, osservando la stanza. “Hayden, entra anche tu. Due occhi in più sono sempre meglio” Finì poi lasciando spazio alla ragazza per entrare.
La stanza sembrava essere in perfette condizioni, quasi tenuta come fosse uno studio. Tutto in ordine, con un tronco usato come una specie di scrivania. Lydia si avvicinò.
Al di sopra, c’erano un sacco di mappe di Beacon Hills, ognuna con un percorso diverso. Una in particolare, aveva un percorso ben segnato, che veniva bruscamente interrotto con una linea rossa al confine della città.
Un ringhio riportò Lydia al presente. Scott aveva appena urlato di uscire subito da lì dentro.
Lydia aspettò che Stiles ed Hayden uscissero, prese l’ultima mappa che aveva visto, la infilò in borsa, e uscì velocemente dalla cavatura sotterranea.
Quando uscì Notò subito che Scott e Liam erano alle prese con un essere che le ricordò assurdamente Jackson. Era quasi sicura fosse un Kanima.
I suoi sospetti e quelli di tutto il branco, furono confermati nel vedere Derek immobilizzato a terra.
“Che cos’è?” Chiese Hayden. Lydia la guardò, tenendola dietro di lei.
“Un Kanima.”
 
Lydia e Hayden avevano portato lontano Derek, cercando di farlo concentrare sulle sue parti del corpo, per facilitare la fine del veleno del Kanima.
“Coraggio, sei un lupo, dovresti già essere in piedi!”  Gli disse Hayden, premendo forte sulla sua gamba.
“Niente?” Derek la guardò, scuotendo la testa.
 
Dall’altra parte, Stiles era riuscito con l’aiuto di Liam a rimettere apposto il tronco, poi corse verso Scott, impedendogli di restare immobilizzato anche lui.
“Andate. VIA!” Ringhiò la creatura davanti a loro, e allora Scott si alzò.
“Chi sei?!”
Questo, si avvicinò piano piano a Scott, arrivando ad un palmo di mano dall’alfa.
“Andate via ora. Altrimenti vi ucciderò tutti.”
Scott ringhiò talmente forte, da attirare l’attenzione di tutto il resto del branco. Gli affondò gli artigli del corpo squamato, ma sembrò non toccarlo minimamente.
Questo tolse con uno scatto la mano di Scott, e gli affondò gli artigli nel polso.
Stringendo. Sempre di più. Sempre più forte. Fino a ridurre Scott in ginocchio dal dolore.
“Non. M’importa. Degli ordini.” Strinse ancora di più. “Se non ve ne andate Ora, IO VI UCCIDO TUTTI!” Con l’altro braccio, graffiò tutto l’addome di Scott, lasciandogli un segno ben visibile e lasciando cadere l’alfa per terra, urlando dal dolore.
Liam corse subito ad affiancare il suo Alfa, mentre Malia si gettò addosso alla creatura.
“MALIA, NO!” Urlò Lydia cercando di afferrarla, ma non riuscì.
In poco tempo, la ragazza venne scaraventata dalla parte opposta della foresta, ritrovandosi una ferita grave alla spalla.
Il Kanima, si stava dirigendo verso Liam.
Il ragazzo era pronto a fare la sua parte, ma qualcosa fermò il Kanima.
D’improvviso, iniziò a piovere. Forte. Talmente tanto forte, che non si riusciva a vedere nulla, se non una figura lontana.
La figura di una ragazza, che, puntando la mano contro il Kanima, Lo rinchiuse in una bolla d’acqua, togliendogli ogni goccia d’aria all’interno.
Il Kanima riuscì a liberarsi, dopo poco, ma solo perché la ragazza lasciò la presa. Questo, invece di attaccarla però, scappò terrorizzato.
Poco a poco, anche la pioggia finì, ed insieme a lei, sparì anche la ragazza misteriosa che aveva salvato loro la vita.
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La cosa più assurda, oltre al fatto che le ferite fatte alla creatura non erano servite a nulla, c’era anche il fatto che Scott e Malia non stavano guarendo.
Certo, dopo qualche ora erano riusciti a smaltire totalmente il veleno del Kanima, ma le ferite inflitte non accennavano a migliorare.
E come se non bastasse, non potevano neanche chiedere consiglio a Deaton, perché era sparito anche lui, lasciando come unico indizio, un bigliettino stropicciato con scritto Nemeton.
Stiles venne a medicare la ferita a Scott, pochi minuti dopo.
“Non guarisce, eh?”
No.” Si era limitato a rispondere Scott.
Entrambi avevano tremila domande in testa, ma nessuno dei due aveva voglia di farne neanche una. Entrambi sapevano che sarebbe stato fiato sprecato, dato che nessuno di loro aveva una risposta.
Il periodo tranquillo, Scott sapeva che non sarebbe durato molto, ma almeno sperava un po’ di più del previsto. Erano successe troppe cose dalle quale ancora dovevano riprendersi.
Alcune cose da cui, probabilmente, non si sarebbero mai ripresi.
 
Malia, d’altra parte, non era messa meglio di Scott.
Lydia cercava di medicargli la spalla ma questa ringhiava ogni volta che ci passava il disinfettante sopra.
“Perché?” Sbottò Malia, sbuffando ed incrociando le gambe.
“Non lo so ancora” Le disse la Banshee.
“Perché voleva ucciderci?” Ritentò la ragazza.
“Non so nemmeno questo”
“E.. perché diamine di motivo non stiamo guarendo dalle ferite di quell’affare?!” Domandò irritata, anche se conosceva già la risposta della rossa.
Malia, non lo so. E non ci arriverò prima se continui a farmi mille domande.”
La Coyote la guardò male, poi sbuffò. “E’ che non capisco cosa diamine intendeva con quella frase”
Lydia la guardò per un attimo, non capendo. “Quale?”
“Quella dove ha detto che non gli importava degli ordini, ma che ci avrebbe uccisi ugualmente”
Lydia alzò lo sguardo stupita, fissando la ragazza davanti a lei.
“Malia sei un genio” Disse prima di uscire dalla stanza, lasciando la ragazza confusa e sola.
 



Hello beautiful people ♥

Come promesso io la storia la continuo... MAA OVVIAMENTE.. se vi va di farvi sentire... Non mi dispice ^^''
​No okay, a parte gli scherzi, magari per voi scrivere una recensione è solamente tempo sprecato, ma vi posso assicurare che per noi (almeno, per me) non è importante, ma fondamentale sapere cosa ne pensano quelli che leggono la mia storia.
​Detto ciò non ve lo chiederò più, perché non mi piace sembrare Disperatah, nono. Quindii adieu, alla prossimaa ♥
​Ah no wait-
​Che ve ne pare di Anastasia? Qualcuno l'ha immaginata diversamente? E Kira? Avete idee?  EEEH. ora iniziano a modificarsi un pochetto le cose per tutti eheh
​Okay, ora me ne vado veramente.
​Adieu pt 2 ♥
  
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