Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: floricienta    26/02/2017    2 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 25
CENERE BRUCIATA


Ottobre, anno 439 del XII periodo

Ari si trovava disteso sul letto, nella stanza che gli era stata assegnata nell'aeronave del Consiglio Maggiore dei Maghi.
Il cuscino era madido di lacrime e queste ancora non avevano cessato di uscire dai suoi occhi, che non si potevano più definire azzurri ma rossi, così come il sangue che aveva ancora addosso alla tunica e che percepiva sulle mani, nonostante le avesse lavate più e più volte.
La testa gli scoppiava e la gola gli doleva così tanto che aveva perso la voce e uscivano solo rantoli rauchi; lo stomaco si stava contorcendo e avrebbe voluto vomitare tutte le interiora.

Nael... Nael...

Era tutto quello a cui era riuscito a pensare da un giorno a quella parte e nuovamente compariva nella sua mente senza abbandonarlo mai, assieme a quel senso di nausea e solitudine che lo stava devastando fin nel profondo.
Ormai, credeva di non avere più un'anima.
Fu scosso da un singulto e di nuovo vide quella scena nella sua testa, le immagini scorrevano una dietro l'altra senza poterle fermare e riviverle tramite il ricordo lo faceva stare sempre peggio e, da una parte, pensò di meritarsi tutto quel dolore.
Nael era stato sacrificato.

È morto... Non tornerà mai più da me.

Si racchiuse di più, portandosi le ginocchia verso il petto.
Quando aveva visto Nael non poteva crederci e ancora faticava ad accettarlo. Semplicemente non voleva crederci.

Non è vero! Non è così! Nael... Nael!

Sentì il suo corpo nudo trattenuto tra le proprie braccia.
I loro abbracci avevano sempre sortito un effetto particolare su entrambi, ma quella volta aveva avvertito chiaramente degli aghi pungerlo su ogni centimetro di pelle.
Avrebbe voluto continuare ad abbracciarlo a lungo per spingersi gli aghi fino alla carne e far fuoriuscire il sangue fino a quando sarebbe morto dissanguato, piuttosto che assistere alla morte della persona più importante della sua vita.

Questa vita non ha senso senza di te. La mia non ha alcun senso.

E quel sorriso si ripresentò davanti a lui.
Natanael aveva avuto la spavalderia di sorridere anche di fronte a quella situazione e tutto per non farlo preoccupare e instillargli del coraggio, e Ari si maledì per averlo costretto ad agire in quella maniera solo per lui.
Nael si era sempre occupato di lui e Ari non aveva saputo ricambiare allo stesso modo.

Non sono mai riuscito a badare a te, sei sempre stato tu e solo tu quello che doveva sorreggermi, mentre io ti avrei lasciato cadere a terra incapace di possedere una tale forza.

Provò a prendere un respiro profondo, ma fu scosso da un colpo di tosse e quasi perse il fiato.

Quanto posso essere inutile?

Era entrato nel panico come suo solito, non era riuscito neanche a trovare una soluzione per poterlo evitare.

Avrei potuto sabotare la cerimonia.

Eppure non ne aveva avuto il coraggio, convinto che, se ci avesse provato, avrebbero ucciso entrambi. La figura di suo padre che provava a difendere sua madre, circondata da un alone verde chiaro, gli si era presentata davanti agli occhi e sapeva come sarebbe andata a finire.

Sarebbe stato meglio morire insieme.

Si portò le mani agli occhi e premette forte contro di essi, facendosi del male da solo.

Invece ti ho ucciso io.

Non sapeva perché avesse indietreggiato e l'avesse lasciato andare.
Era avvenuto tutto troppo in fretta. Non avrebbe mai voluto abbandonarlo, non avrebbe voluto tornare nel cerchio, tuttavia aveva sentito nel tono di Nael una preghiera.
Gli aveva chiesto di non morire per lui, di continuare a vivere in qualche modo e che ci sarebbe sicuramente riuscito.
Ari era sicuro di quello che aveva sentito nel suo cuore e non poteva far finta di niente. Tutto di lui, però, non voleva ascoltarlo, restio da un mondo senza Nael, ma il suo corpo aveva cominciato ad agire da solo e aveva percepito il palmo diventare sempre più freddo man mano che si staccava dal volto di Natanael.
L'energie l'avevano abbandonato non appena le sue dita non avevano più potuto toccare la guancia dell'altro.
Era davvero sicuro che quella fosse la soluzione migliori per entrambi? Ad Ari era sembrato solamente morire dentro e il cuore si era fermato, ghiacciato da quella sensazione che si era espansa dalle dita fino al resto del corpo.
Aveva creduto che il mana dentro di sé si stesse congelando fino a bloccargli il sangue circolante nelle vene e che sarebbe caduto privo di sensi da un momento all'altro.
Invece aveva continuato a indietreggiare, si era rimesso il cappuccio e aveva ricominciato la cantilena.

Come ho potuto? Ti ho ucciso! Ti ho ucciso con le mie mani!

Gridò e solamente un verso roco uscì dalle sue labbra, mentre si voltava di scatto sul letto e scuoteva fortemente la testa che stava per esplodere.
Continuava a pensarlo.
Era anche a causa sua se il rito era continuato, se la lancia si era generata nelle mani del mago.

Dopo che hai confessato di amarmi io ti ho ucciso!

Quella era la cosa che gli faceva più male.
Si strinse la tunica all'altezza del cuore, sentendo il ruvido che aveva lasciato il sangue incrostato su di essa.

Sono stato il fautore della tua morte.

Non sarebbe mai scomparsa quell'immagine dalla sua testa, non sarebbe mai guarito il dolore nel suo spirito, non si sarebbe mai perdonato per quello che aveva compiuto.

Come posso affermare di amarti se sono il tuo assassino?

Tutto gli era piombato addosso solamente quando la cerimonia si era conclusa e il corpo di Nael si era accasciato a terra.
Strisciando verso di lui aveva sentito le ginocchia grattare contro il pavimento e si era ritrovato una piccola abrasione, non si era reso conto di quanto fossero stati pesanti quei metri che lo separavano dal cadavere del ragazzo. Quando era finalmente giunto su di lui, non aveva più resistito e si era lasciato andare più di quanto non l'avesse ancora fatto.

Perdonami, perdonami!

Provò a riprendere fiato, ma dovette mettersi seduto in preda a una crisi che assomigliava all'asma, invece era solamente il suo ossigeno che non era più presente al suo fianco.

Come puoi perdonarmi? Sono un vigliacco. Mi sono salvato, ma non ho salvato te.

Si ributtò sul cuscino e si raggomitolò, scoppiando in un ulteriore pianto.

Non sono in grado di salvare nessuno...

Sentì il corpo pesante dell'altro sul proprio, ormai privo di vita.

...non mi merito il tuo amore, io non posso essere amato da nessuno.

E adesso era convinto che sarebbe stato così per davvero.
La solitudine era di nuovo entrata a far parte della sua vita e non l'avrebbe mai più abbandonato. Era la sua unica amica e tale sarebbe rimasta.

Non mi merito altro che questo.

Non aveva più nulla a cui aggrapparsi.
Se prima aveva intrapreso una piccola battaglia per proteggere entrambi, adesso sapeva di aver già perso la guerra.

Non ho più il sole del tuo sorriso, il calore del tuo corpo, la freschezza della tua risata, l'ossigeno del tuo respiro e la luce dei tuoi occhi.

Aveva perso tutto ancor prima di iniziare.

Non ho più te.

Eppure tutto quello che aveva posseduto negli ultimi otto anni lo doveva a Nael.
Lo percepiva anche nelle più stupide cose: nei propri capelli che ormai portava a quel modo da quando era stato costretto a tagliarli, nei piercing che aveva alle orecchie, nelle frasi tipiche dell'altro che non abbandonavano la sua mente, nei gesti che era solito fare durante le loro giornate assieme.
Affondò la faccia nel cuscino, invocando il suo nome per l'ennesima volta.
“Nael...” allungò l'ultima sillaba colto da un lamento e strinse il cuscino tra le braccia.

Nael torna da me, ti prego.

Quello che era adesso lo doveva solo a lui.
L'aveva risollevato dalla tomba che si era auto-imposto, era stato raccolto da terra ed era stato plasmato per essere una persona nuova, una persona che poteva amare, una persona che doveva imparare ad affrontare la vita senza che la paura si impossessasse di lei.

Senza di te, invece, non tornerò altro che polvere e mi disperderò nel vento, finendo con l'essere dimenticato da questo mondo.

E Nael, che aveva sempre resistito e represso tutte le sue paure, non c'era più a causa sua.

Dovevo morire io al tuo posto.

Sentì la gola andare in fiamme ed ebbe un assoluto bisogno di bere, tuttavia, non accennò neanche ad alzarsi.

Nael, mi manchi... Nael...

Era disperato.
Si guardò le mani e le riscoprì macchiate anche se non era vero, eppure il sangue di Nael le stava ricoprendo e colava sul suo petto fino a creare un'enorme pozza.
La sua mente stava rivivendo quella scena del giorno precedente.





“Nael! Nael!” Ari stava urlando tenendo ancora stretto a sé Nael, ormai morto con le labbra livide e la testa che cadeva pesantemente all'indietro, incapace di sorreggerlo poiché aveva perso tutte le sue energie nell'istante stesso in cui l'aveva visto crollare sul pavimento.
Lo afferrò più saldamente e poggiò la testa al suo capo, continuando a piangere contro il suo orecchio mentre lo incollava di più a sé e il sangue ancora fuoriusciva copioso dalla ferita sul petto e aveva imbrattato entrambi i ragazzi.
Le lacrime sul volto di Ari continuavano a scivolare velocemente una dietro l'altra, gli mancava la salivazione e gli bruciava la gola da impazzire, ciononostante non avrebbe smesso tanto presto solamente per quello.
Non avvertiva più il calore di Nael, non era rimasto più niente di quello che aveva imparato ad amare, se non il cadavere pesante che quasi lo schiacciava con oppressione.
“Ti prego, Nael.” sussurrò premendo il naso sul suo lobo, emettendo un lamento di dolore.
Gli faceva male ogni singolo organo, non c'era più niente che funzionasse in lui o che seguisse i propri ordini.

Non è vero, non sei morto...

“Apri gli occhi!” gridò ancora.
Natanael però non lo fece.
Tutto era in silenzio, non percepiva neanche il suono del proprio pianto, come incastrato in un mondo al quale non apparteneva.

Sto vivendo un incubo, non può che essere così...

Ari prese a dondolare avanti e indietro, cullando Nael.

...altrimenti potrei perdermi nei tuoi occhi e in questo momento mi sorrideresti dicendomi che andrà tutto bene come al solito.

Credeva di essere diventato pazzo.
Strinse di più Nael e osservò il sangue riversarsi sulla manica larga, che aveva completamente cambiato colore.

Sei vivo, sei ancora vivo.

Ari portò una mano verso il cuore dell'altro, ma quello non era che una cavità aperta che aveva smesso di compiere la propria funzione.
Avvertì una sensazione viscida sul proprio palmo e il sangue si espanse tra le fessure delle dita fino a macchiarlo totalmente.
Una goccia cadde finendo sulla coscia di Nael e così una dopo l'altra.

Sei...vi...

Ari spalancò gli occhi, si portò la mano davanti alla faccia e rimase a fissarla per un tempo che parve interminabile.
Rimase inorridito: il liquido era di un colore acceso, quasi ancora pulsante. Poteva percepire distintamente la richiesta del suo flusso di voler essere pompato agli organi, invece cadeva devastato e insignificante verso l'inesorabile morte.
Ari urlò disperato.
Aveva per un attimo preso coscienza di quello che era davvero successo e il suo spirito stava precipitando verso l'oscurità degli Inferi, dove le divinità si prendevano beffa di lui punzecchiandolo con tutti i ricordi dolorosi che possedeva, lanciandogli addosso tutti i tormenti che l'avevano accompagnato durante i suoi vent'anni, ridendo come se fosse lo scherzo meglio riuscito come punizione per un essere umano.
Cominciò a tremare e quasi perse il senso della vista.
Si schiacciò la mano sul volto e la passò tra i capelli, sentendo il sangue inchiostrarli. La cenere stava bruciando di rosso intenso come se fosse stato appiccato un incendio sulla sabbia del fondale marino e questo divampava fino a far scomparire ogni singolo granello, diventando fuoco.
Rosso.
Vedeva solo rosso.
“Nael!” urlò ancora con quanto fiato aveva in gola, con una voce che non gli apparteneva.
Afferrò saldamente il viso dell'altro e lo girò verso il proprio, macchiandogli la pelle.
“Perché non apri gli occhi? Perché?”
Le parole seguenti furono incomprensibili, angosciate dal pianto e dalla tristezza che stava provando.
Aveva visto morire tutte le persone che gli erano più care al mondo e quello era un colpo letale per la sua povera anima, logorata e lacerata fino a essere ridotta a brandelli. Nessuno l'avrebbe mai più aggiustata, nessuno gli avrebbe fatto tornare il sorriso, nessuno l'avrebbe mai più reso felice.

Perché?

“Non mi abbandonare anche tu...”
Fece un lamento e prese a lasciargli dei baci sulle guance, accogliendo un sapore amaro sulle labbra e quasi stomachevole.
“Ti amo. Per favore... Ti amo...”
Continuò a sussurrare tra un bacio e l'altro.
Improvvisamente si sentì toccare sulla spalla e fu terrorizzato nel riprendere possesso dei suoi sensi.
I Maghi e le Curatrici stavano facendo un brusio di sottofondo, la luce soffusa della stanza procurava dolore alla testa e la mano calda su di sé contrastava il freddo che proveniva dal cadavere di Nael.
“Dobbiamo continuare con la cerimonia e purificare la stanza.”
Era la voce di Keyondre, sommessa e quasi angosciata.
“No...” riuscì a rispondere, scuotendo forte la testa.
“Dobbiamo offrire il corpo all'oceano.”

Offrire il corpo..? Intendi forse dire gettarlo nelle acque perché non potete tenere i morti sulle aeronavi.

“Non vi lascerò Nael!” mosse rapidamente il braccio per colpirlo, ma non ebbe neanche la forza per una semplice spinta.

È mio. È solo mio e non l'avrà nessun altro se non posso averlo io.

“Ari...” il mago del buio sospirò.
“No, no!”
Si lasciò scivolare al suolo, portandosi con sé il corpo di Nael e finendo con lo sdraiarsi sul pavimento ancora aggrappato al ragazzo.
Vide la tunica bianca di qualcuno che si stava avvicinando e alzò appena gli occhi per osservare chi fosse.

Non lascerò Nael per nessuna ragione al mondo.

Lo strinse di più.
“Ari...” era Inaya che si era accostata a lui, inginocchiandosi poi sul pavimento con gli occhi goccioloni. “Devi lasciarlo andare.”
Ari rispose solo scuotendo il capo e nascondendolo tra i capelli corvini di Nael.
“Non puoi rimanere così, non puoi tenerlo con te.” parlò schiettamente per quanto facesse male.
“Sì, invece.”
“Non fare il bambino.” Inaya tirò su con il naso, provando a comportarsi da dura. “Secondo te, Nael, sarebbe felice di saperti in questo stato?”
“Non parlare di lui come se lo conoscessi...”
Inaya sobbalzò appena e provò a convincerlo in un altro modo.
“Per favore, alzati e andiamocene da qui. Non puoi più fare niente per quello che è successo, questo non ti deve comunque abbattere, perché hai ancora una lunga vita davanti a te.”
“Non la voglio, non voglio niente senza Nael.”
Il ragazzo prese ad accarezzare con delicatezza il contorno del viso di Natanael.

Perché non ti svegli dal sonno e mi porti via da tutto questo?

“Padre?” Inaya guardò implorante Keyondre, tenendosi un pugno chiuso sul petto.
“Se lascerai quel ragazzo in questo stato, finirai solo con rendere vano il suo sacrificio.” disse l'uomo.
“Non è vero. Sono tutte menzogne, non fate altro che mentirmi per manipolarmi a vostro piacimento.” avvicinò di nuovo le labbra allo zigomo di Nael e rimase fermo in quella posizione.
“Non mi lasci altra scelta.” Keyondre usò un tono duro.
Afferrò il biondo e lo trascinò via a forza.
“No! No! Fermo! Lasciami!” Ari si dimenò, benché non avesse il vigore per farlo, infatti, fu facile allontanarlo dal cadavere. “Nael! Nael!”
Ari allungò le braccia verso di lui, ma ormai stava venendo trasportato a mo' di sacco verso l'uscita. Neanche i pugni che diede sulla schiena del mago del buio gli fecero mollare la presa.

Non lo vedrò mai più. Non lo vedrò mai più.

L'ansia crebbe in lui.
“Lasciatemi ancora con Nael! Vi supplico!” i rantoli che uscivano dalla sua gola erano quasi incomprensibili e le lacrime entravano in essa mischiandosi al sapore di sangue.
“Concludete pure.” ordinò Keyondre.

No! Ridatemi Nael!

“Nael!”
Le sue urla non si fermarono neanche dopo che furono usciti dalla stanza sotterranea, lasciando sgomenti tutti quelli a cui passavano vicini, e non si calmarono fino a quando non venne costretto a bere un infuso preparato dalla Somma Elin, che lo fece precipitare nel mondo dei sogni.





Si era svegliato il mattino seguente e la vaga consapevolezza che Nael non fosse più al suo fianco gli fece riprendere il pianto e le urla.
Sapeva che ormai il suo corpo era stato gettato nell'oceano che stavano sorvolando e che non c'era nient'altro che potesse fare.
Mai avrebbe potuto rivederlo, mai avrebbe potuto risentire la sua voce.
Non era che un ricordo che si sarebbe offuscato con il passare degli anni per quanto avesse lasciato un segno in lui. Sarebbe diventato un'ombra informe, della quale non si poteva distinguere il colore di quel verde acqua così stupendo e di quel nero oscuro che ti faceva perdere in un labirinto d'incanto. A mano a mano anche quel tono melodioso sarebbe diventato irriconoscibile e si sarebbe perso nel tempo della memoria.
Ari non voleva tutto quello.
Pregava ancora di svegliarsi e riscoprire che fosse tutto un incubo e di ritrovarlo vicino a lui che gli dava il bacio del buongiorno per poi sorridergli illuminando la stanza.
Invece non esisteva più.
Il sangue non se ne andava dalla sua vista.
Quelle mani nivee erano ancora sudicie per quanto le si lavasse.

Ari si diede una rapida occhiata e neanche aveva pensato che non si fosse cambiato d'abito. Indossava la tunica sporca del sangue di Nael, i suoi capelli erano ancora impiastricciati di quel liquido viscoso, ormai secco, la sua faccia era incrostata e l'odore non spariva dalle sue narici.
Stava male come non lo era mai stato prima d'ora.
Si portò le mani al collo e lo strinse, non respirava più e la gola gli bruciava.
Serviva acqua, ma non aveva intenzione di generarla attraverso il proprio mana e nemmeno si sarebbe alzato per bere dal lavandino in bagno. Preferì rimanere sul letto a soffrire sempre di più.
All'improvviso, qualcuno bussò alla porta e il ragazzo sussultò.
“Ari?”
Era la voce di Inaya.
“Non sei venuto neanche a cena e non mangi da due giorni...” il suo tono era preoccupato e a tratti malinconico. “Ho pensato che, però, avessi fame, quindi ti ho portato qualcosa da mettere sotto ai denti.”
Ari non rispose e la ragazza si avvilì, nonostante l'avesse già messo in conto.
“Perché non mi apri, così possiamo fare quattro chiacchiere insieme a questa zuppa fumante.”
Ancora nessuna risposta.
Inaya sospirò.
“Siamo tutti preoccupati per te, sai?”

Preoccupati per me? Nessuno si preoccupa per me, solo Nael.

Il biondo si rigirò nel letto e decise di mettersi sotto le coperte.
“Davvero.” provò ancora a convincerlo, ma era consapevole che non le avrebbe aperto la porta, almeno per quel giorno. “E vorrei che tu mangiassi.”

Non ne ho bisogno...

Si ritrovò a pensare.
Tutto aveva talmente perso senso che non sentiva neanche la necessità dei bisogni primari.
A ogni modo non avrebbe mangiato, poiché lo stomaco gli si era chiuso e stava cercando di risalire per vomitare tutto quello che conteneva.
“Va bene.” disse Inaya dopo parecchi minuti. “Non ti disturbo oltre.”
Ari si nascose completamente sotto le lenzuola ed erano così fredde che non trovava un modo per riscaldarsi.
“Nael non vorrebbe che tu fossi ridotto così.”
A sentir pronunciare quel nome, le orecchie di Ari si fecero subito attente.

Ti ho già detto di non parlare di lui come se lo conoscessi...

“Sono sicura che il suo desiderio non fosse quello di saperti triste, ma avrebbe voluto che tu andassi avanti con la tua vita.”

Non sai niente di lui, niente. Come non sai niente di noi, quindi stai zitta.

Era un pensiero orribile da rivolgere alla sua amica, tuttavia non poteva controllare quelle emozioni. Le frasi uscivano una dietro l'altra, velenose, comandate dal dolore che provava.
“Il legame che vi unisce non è spezzato solo perché lui non c'è più.”

Non parlare oltre! Basta!

Si premette le mani sulle orecchie, anche se non servì a niente perché la voce della ragazza continuò a colpirlo e a trafiggerlo incessantemente.
“Continuerà a essere dentro di te, lui continuerà a vivere in te.”

A cosa serve averlo solo nei miei ricordi? Se non posso averlo al mio fianco è tutto inutile.

“E continuerà ad amarti.”
Ari scoppiò a piangere di nuovo.
Doveva essere grato per quel discorso, invece non faceva che procurargli dolore.
Era una ferita ancora troppo aperta per poterla anche solo provare a curare, perché, se avesse compiuto un minimo gesto errato, sarebbe morto di conseguenza.
“La sua anima ti accompagnerà per sempre e vorrà sempre che tu sia felice.”

Non posso essere felice, non posso più.

“Ari...”

Voglio Nael.

Uscì fuori dalle coperte, calciandole via con forza, e rimase a pancia in su respirando con fatica.
“Nael aveva il sorriso sulle labbra per tutto il tempo perché sapeva che la persona che ama si sarebbe salvata a discapito di tutto...” Inaya picchiò appena il pugno sulla porta.

Come fai a dirlo? Smettila, smettila...

“E...”

Non ce la faccio più.

“...quando ho purificato il suo corpo ho scorto quel sorriso ancora presente sul suo volto.”
Ari spalancò gli occhi e gli mancò un battito.

Cosa..?

“Questo vorrà pur dire qualcosa, no?” fece una piccola risata poco convinta che si spense nel giro di pochi secondi.

Io...

Non sapeva cosa volesse sostenere, se fosse solo un modo per rassicurarlo o se fosse per davvero così. Se così lo era per davvero, allora significava che Nael aveva raggiunto una completezza tale nella sua vita, e che si sentiva talmente appagato, da non preoccuparsi neanche della propria morte.

Significa che a lui importava di più della mia di vita che della propria...

Si schiacciò la fronte con entrambe le mani e la sentì pulsare ferocemente.
Era stanco, troppo stanco per poter riflettere ancora a lungo su qualsiasi cosa.
“Spero di trovarti domani in mensa.” pronunciò ancora Inaya. “Buonanotte.”
Ari era stordito, confuso, addolorato e disperato.
Non aveva neanche la forza di alzarsi per cambiarsi quei vestiti sporchi.
Tutto quello che provò a fare fu solamente di tranquillizzarsi giusto un poco, per trovare sollievo almeno nel mondo dei sogni, dove sperò di incontrare Nael.





Devo tornare nel mio corpo.

Una massa oscura informe stava vagabondando nel fondale oceanico.
Era l'anima di Tinirau, finalmente di nuovo libera.

Devo resistere all'attrazione verso Tangaroa.

Dovette far ricorso a tutta la sua forza, ma ormai non era che un'anima stremata che non aveva potuto agire per ben ventuno anni.
Nuotò velocemente girando in lungo e in largo.
Oltrepassò città sprofondate e cercò di nutrirsi della malvagità che aleggiava sott'acqua, eppure c'era un'aura purificatrice che non gli permetteva di cibarsi a dovere.
Non poteva che essere il dominio che aveva esteso Tangaroa su tutto l'oceano da dopo la sua sconfitta.
Ora, però, non doveva più esistere quell'atmosfera.
Doveva tornare al proprio corpo, ridargli l'energia malvagia necessaria per compiere il suo destino e doveva farlo alla svelta, prima che venisse completamente distrutto dalla potenza del flusso benigno di Tangaroa.
L'anima della parte maligna di Tinirau finì con lo strisciare sulla sabbia.
Creò delle pinne per rimanere ancorato al fondale e non venir risucchiato via da quell'oppressione.
Tuttavia, era troppo debole per resistere a lungo.

Ho bisogno di un contenitore.

Si guardò intorno e notò di possedere un'ampia scelta.
La zona in cui si trovava adesso pullulava di cadaveri di esseri umani di qualsiasi età.

Un contenitore forte.

Si trascinò fino a quello che doveva essere appartenuto a un uomo sulla trentina. Quello non aveva più un braccio e aveva un enorme buco sul petto, nonostante ciò poteva essere ancora usufruibile una volta che lo spirito sarebbe entrato in esso.
Lo penetrò e lo accolse una sensazione strana, ben diversa da quella a cui era solito da ormai molto tempo e anche da quella che sentiva quando apparteneva a Tinirau.
Qualcosa non andava.
Qualcosa era sbagliato, non era il recipiente adatto alla sua missione.

Non resisterebbe che per qualche metro.

Provò a uscire fuori, ma non ebbe neanche il tempo che su tutto il corpo cominciarono a uscire delle bolle che si ingrossarono sempre di più.
Non poteva mantenere il controllo sul cadavere e questo prese a camminare sofferente per poi accasciarsi a terra, mentre le bolle non facevano che aumentare.
La pelle si staccò piano piano da tutto il corpo fino a scoprire i muscoli che, tra l'altro, presentavano delle cavità. Il resto era in putrefazione.
In alcuni punti erano ben visibili le ossa e queste iniziarono a marcire fino a sgretolarsi.
Non fu questione che di qualche secondo che l'intero organismo esplose di colpo, lasciando i suoi resti su tutto il fondale.
L'anima fu spazzata fuori e prese a roteare su se stessa, creando un vortice nero che andò a scemare con il passare dei minuti.

Ho bisogno di un contenitore! Non posso desistere!

S'infuriò con se stessa e, in quel momento, sentì qualcosa cadere a pochi metri da lei.
Era il corpo nudo di un ragazzo dai capelli neri che stava affondando sempre più, fino a posarsi con pesantezza sul fondale dell'oceano.
L'anima di Tinirau rise interiormente.

Trovato.

 



NOTE DELL'AUTRICE:
Ed eccoci di nuovo al presente!

Prima di tutto, devo dire che questo è il mio capitolo preferito. Sì, lo so, odiatemi, ma io adoro descrivere le parti descrittive e soprattutto quelle piene di dramma e sofferenza. Quindi, dato che questo è un capitolo puramente introspettivo e doloroso, non potevo non amarlo. Ho anche pianto durante la stesura quest'estate xD dettagli ahah...
Non ho molto da dire, beccatevi un Ari che soffre come non mai, che ha perso tutto e che si lascia crogiolare nella disperazione. Povera Inaya, aggiungerei ahah...
E Tinirau? Ma guardate un po' chi è stato liberato °^° (come se non si fosse già capito ahah ormai dovreste avere tutti i pezzi circa). Che accadrà adesso?
Fatemi sapere se avete pianto anche voi u.u
Spero vi sia piaciuto e il prossimo aggiornamento sarà SABATO 4 MARZO, perché alla domenica non ci sarò u.u Un enorme bacio a tutti!
Flor :3

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: floricienta