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Autore: Marge    27/02/2017    3 recensioni
Questa è una storia particolare, diversa dalle solite, un’idea che mi è venuta qualche anno fa ma solo ora ha trovato la via della luce.
L’umanità – o almeno quel che ne resta – vive in Navi organizzate in una grande Flotta spaziale. La Terra è perduta per sempre a seguito di una grande Catastrofe Naturale, e il Gran Consiglio controlla e coordina la vita delle persone, portandole alla ricerca di un nuovo pianeta dove vivere. Ma questo succede ormai da quattrocento anni, e Shui è depresso e triste di questa vita; Mahi invece sogna la terra e l’erba e il sole sulla pelle, con testarda speranza; oltre a loro una professoressa single quarantenne che forse ne sa un po’ di più degli altri, una quindicenne in piena crisi adolescenziale, navi spaziali, universo profondo, lotte di potere, e, ovviamente, i Domini. Ma che fine ha fatto l’Avatar? Come mai da secoli nessuno ne sente più parlare?
Una storia particolare per la quale serve un po’ di fiducia iniziale; non so dove arriverò, ma vi prometto un autentico stile Avatar; pubblicherò un capitolo a settimana e offro biscotti pieni d’amore a chi vorrà farmi avere il suo parere :)
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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LIBRO PRIMO: ACQUA



V
Allenamenti



In piedi uno accanto all’altra, i due effettuavano la serie di esercizi in maniera speculare. Mahi era perfino più armoniosa, più aggraziata e fluida, ma l’acqua nel secchio davanti a lei rimaneva immobile. Shui, invece, volteggiava in un tutt’uno con la sua, e sembrava veramente che il liquido riempisse gli spazi vuoti del suo corpo. E, cosa ancora più incredibile, la forma dell’acqua corrispondeva a quella disegnata sulla pergamena.
Rin spuntò l’ennesimo disegno e si alzò: “Ok, ora basta. Abbiamo delle risposte.”
Mahi smise a malincuore, delusa ancora una volta, quindi Rin decide di partire da lei. Si sedettero a terra, sul pavimento dello scantinato de Il sole nascente.
“Dunque” cominciò consultando i suoi appunti, “è evidente che l’arte marziale non è sufficiente. C’è qualcosa in lui” e indicò Shui, che non aveva smesso di giocare con la sua acqua facendola correre in un sottile serpentello tra le dita, “che in lei non c’è. Non è affatto questione di tecnica, questo te lo posso assicurare.”
“E allora cos’è?” mormorò Mahi, con la voce che vibrava di lacrime. Shui se ne accorse, le mise un braccio attorno alle spalle e le baciò una tempia. L’acqua rimase in una piccola sfera a roteare sopra la sua mano libera. “Questo ragazzo è incredibile” pensò Rin. Poi armeggiò col tablet fino a mostrare una vecchia cartina terrestre. Era disegnata a mano ed aveva l’aria molto antica.
“Abbiamo alcune prove, come questa mappa, che i quattro popoli terrestri vivessero originariamente in aree diverse del globo. Ed io sono fermamente convinta che ogni popolo si identificasse con un elemento o, per dirla alla luce di ciò che sa fare Shui… che ogni popolo dominasse un elemento diverso. Vedete che i continenti sono colorati in maniera diversa?”
“Non capisco.”
“Mahi.” alzò gli occhi per fissarla bene in faccia, affinché si convincesse, una volta per tutte, di non essere difettosa. “Tu non provieni dalla stessa tribù da cui provenivano gli antenati di Shui. Vedi? La tribù dell’acqua, quella azzurra, si era concentrata ai due poli del pianeta. Evidentemente, la tua famiglia faceva parte di questa qui centrale che è associata alla terra, o a quella del fuoco, o quella dell’aria. Non è la giusta tecnica, per te, non è il tuo elemento. Come non è il mio, del resto.”
“Quindi potrei semplicemente apprenderne un’altra?” La speranza si era riaccesa nei suo occhi. Shui le sorrideva, silenzioso come sempre.
“Però ho un’altra teoria. Se questi domini fossero stati così diffusi, avremmo delle tracce anche ad oggi. Possibile che in poche centinaia di anni tutta la popolazione terrestre si sia semplicemente scordata di cosa sia capace di fare?”
“Effettivamente” mormorò Shui, dubbioso. “Da quando ho scoperto di poter governare l’acqua, non passa giorno in cui io non lo faccia nella vita di tutti i giorni. È così comodo. Non vedo perché qualcuno dovrebbe rinunciarvi.”
“La mia teoria” continuò Rin, “è che non fosse qualcosa alla portata di tutti. Che vi fossero dei sacerdoti o dei maestri dedicati, che lo insegnassero a dei discepoli tramite queste pergamene, ma non che fosse una capacità di tutti.”
“Quindi potrei semplicemente non essere una degli eletti” brontolò Mahi, di nuovo a testa bassa.
“Ma non vale la pena scartare l’idea prima di aver provato, non credi?” aggiunse Rin con un sorriso.
Mahi, controvoglia, le sorrise di rimando. “Dovrò lasciare il Tai Chi e dedicarmi ad un’altra tecnica” concluse alzandosi in piedi. Camminò fino al ritratto della vecchia appeso in un angolo e si inchinò a mani giunte. “Mi spiace di non far parte della tua tribù, venerabile maestra” sussurrò. “Ma prometto che mi impegnerò a trovare la mia.”
Sembrò quasi che la vecchia nel dipinto sorridesse, scuotendo le treccine ai lati del viso e il ciondolo appeso al collo.
“E tu, come stai andando con il fuoco?” chiese Shui a Rin.
Fu il suo turno di sospirare. “Non molto bene. Ho l’impressione di riuscire a far aumentare la potenza della fiamma e di farla vibrare in maniera anomala, con i miei esercizi, ma non riesco a raggiungere neanche lontanamente le capacità che tu hai con l’acqua, né tantomeno a riprodurre le immagini della pergamena. A volte mi convinco che sia tutta una mia illusione.”
“Ti va di mostrarcelo?” chiese Mahi, in piedi alle sue spalle.
Rin rifletté ancora un momento: finora aveva sempre declinato in nome di una novella ansia da prestazione, che non provava da quando aveva vent’anni e doveva superare un esame particolarmente difficile all’università, ma forse era giunto il momento di condividere con quei due. Del resto, o accettavano di fidarsi l’una degli altri, ciecamente, o non avrebbero mai fatto i giusti progressi su quella strada.
Si alzò, si tolse la giacca dell’uniforme rimanendo in canottiera e saltellò sul posto per scaldarsi; allungò i muscoli poi si mise dritta, chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro.
Davanti a lei ardeva una candela. Mahi ne accendeva sempre una durante le loro riunioni, per metterla a suo agio. Fece la prima serie, a memoria, solo per sciogliersi, senza mettere particolare impegno. Poi ricominciò, a occhi chiusi. Lasciò fluire l’energia, sgomberò la mente, saltellò e si abbassò e mosse i pugni chiedendo al suo corpo di dare il massimo.
Quando si fermò, svuotò i polmoni e sorrise. Era bello, sì. Fuoco o non fuoco, lo Shaolin le faceva bene dentro.
“Rin…” la chiamò Mahi. Aveva la voce tremante.
“Cosa è successo?”
Le spiegarono, concitati, a cosa avevano assistito: la fiamma alzarsi fino al soffitto, dividersi in diverse braccia, seguirla nei movimenti. Non si era mai staccata dalla sua fonte, lo stoppino e la cera, né aveva assunto particolari forme, ma di sicuro non si era comportata come una candela normale. Erano eccitati e Rin si sentì contagiata.
“Il fuoco è il tuo elemento, non c’è dubbio!” concluse Shui. Sembrava sollevato soprattutto di non essere l’unico strano del gruppo.
“Potrei cominciare con lo Shaolin” propose Mahi. “Visto che devo impegnarmi con gli altri elementi, tanto vale iniziare con te, non credi?”
“Mi sembra un’idea ottima” concordò Rin.


***
Due paroline dall'autrice: un capitolo semplice che chiarisce alcuni elementi fondamentali. Presto arriverà un po' di azione e verranno introdotti nuovi personaggi (tra cui uno che adoro, vedrete!). Fatemi sapere cosa ne pensate fin qui! A presto e grazie per aver letto :)
  
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