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Autore: effie_    03/03/2017    2 recensioni
(Cap.13) Nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
(Cap.26) - Ce la caveremo, Potter?
- Certo che sì. Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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C’era davvero tanta gente, quel triste giorno di dicembre a casa dei Potter. Lily arrivò con Mary ed Emmeline dopo mezzogiorno, quando mancava ormai poco all’inizio della cerimonia e tutte e tre furono sorprese di trovare così tante persone e rischiarono quasi di perdersi, talmente era grande la casa di James. Per fortuna poi incontrarono Alice e Frank, i quali le guidarono in direzione di una grande scalinata, dove i due Potter, assieme a Sirius Black, si erano appoggiati per ricevere le condoglianze.
Lily si sollevò in punta di piedi per riuscire a vedere James. Sua madre si reggeva a lui tenendolo a braccetto e ogni tanto gli lanciava qualche occhiata triste, ma il figlio non sembrava accorgersene. Teneva gli occhi fissi in avanti, verso qualcosa di imprecisato, e sembrava che stesse combattendo contro sé stesso per non lasciare che le sue vere emozioni trapelassero dal suo contegno studiato. Diversamente dal solito, tutto in lui era spento. Il James Potter gioviale, quello che rideva sempre e si divertiva a fare scherzi a chiunque, era come scomparso. I suoi occhi nocciola vivaci sembravano coperti da un velo, persi in cose che soltanto lui poteva vedere, e persino i suoi capelli sparati in tutte le direzioni quel giorno apparivano flosci. Accanto a lui, con una mano sulla sua spalla, c’era l’onnipresente Black, e la sua presa salda pareva davvero l’unico contatto di James con la realtà circostante. Per il resto, era come se si trovasse in un sogno.
Dall’altra parte della stanza, Remus li individuò e fece loro cenno di aspettarlo. Lily smise di osservare James soltanto quando anche Lupin li raggiunse. Se fosse stato per lei, sarebbe corsa verso James, l’avrebbe portato via da tutta quella folla e l’avrebbe stretto fra le braccia, per sempre.
<< La coda è ancora lunga >> annunciò Remus, tetro << Ci vorrà un po’ prima di iniziare >>.
<< Come sta James? >> domandò Lily tutto d’un fiato, senza riuscire a trattenersi. Solo dopo qualche istante si accorse che si era persino dimenticata di respirare.
Lupin le lanciò uno sguardo triste << Con noi Malandrini parrebbe bene, ma non lo so, non mi convince…è spento, parla poco…non è più lui, insomma. La morte di suo padre deve averlo colpito tantissimo >>.
A quel punto, Alice, Frank, Remus, Mary ed Emmeline stabilirono di andare a prendere i posti, ma Lily trovò una scusa e riuscì a isolarsi. Avvicinarsi a James in quel momento sarebbe stato impossibile, era circondato da troppe persone che richiedevano la sua attenzione, e poi non voleva disturbarlo in un momento tanto privato. Fu allora che decise di fare un giro per la casa, in attesa che iniziasse la funzione.
La casa di James era semplicemente meravigliosa. Lily salì una rampa laterale di scale e raggiunse il piano superiore, ammirando stupefatta la bellissima collezione di dipinti che si trovava appesa alle pareti rosso fiamma. Inoltre, in ogni angolo si trovavano ammassati centinaia e centinaia di libri, alcuni dei quali di origini antichissime. La cultura in quella casa doveva essere di livello assai elevato.
All’improvviso, senza sapere bene come ci fosse finita, la fanciulla si ritrovò in un corridoio pieno zeppo di fotografie, come se fosse stato costruito apposta. Quasi tutte le foto riguardavano James, testimoniando ogni singolo avvenimento importante della sua esistenza. Si vedeva benissimo che era stato un bambino molto amato, e forse anche viziato. Lily si fermò di fronte alla prima fotografia, sorridendo alla vista di un neonato già pieno di capelli neri che gattonava di qua e di là in giro per la casa, stringendo fra le mani la bacchetta di uno dei genitori, poi passò alla seconda foto, dove un James di circa sei anni osservava con aria stupita un piccolo dente che gli era caduto in mano. La successiva la fece quasi morire dalle risate, poiché riguardava la prima volta di James su una scopa. Si vedeva chiaramente come avesse centrato in pieno il grasso gatto di casa e che l’incidente avesse provocato più danni alla povera bestiola che a lui, visto che il piccolo rideva in modo sguaiato.
Ad un tratto si fermò, osservando una fotografia leggermente più grande delle altre con aria incredula. Ritraeva un uomo alto, con occhiali rotondi sul naso, capelli castano ramato e occhi vivaci, con accanto un ragazzino magro dai capelli neri arruffati, con gli stessi identici occhiali e lo stesso sorriso caldo sul volto. Quello doveva essere Charlus Potter. La somiglianza fra lui e James era notevole, se non quasi inquietante. Sembravano quasi due fratelli con vent’anni di differenza.
Con un sospiro, Lily si avvicinò alla foto e sfiorò leggermente il sorriso di James con le dita. Era bellissimo anche da piccolo…
<< Tu sei Lily Evans, giusto? >> le domandò ad un tratto una voce dolce e straordinariamente melodiosa.
Lily si voltò di scatto, sussultando per la sorpresa. Appena dietro di lei c’era la stessa donna bellissima che aveva visto sul letto d’ospedale, la madre di James. Quel giorno indossava un pesante abito di velluto nero e sembrava aver ripreso un po’ di colore sul viso, sebbene avesse le guance scavate e gli occhi gonfi ancora tutti arrossati dal tanto piangere. Eppure appariva lo stesso come una donna terribilmente fiera, merito del sangue Black, e forse risiedeva proprio lì la causa della sua straordinaria bellezza.
<< Sì, sono io, signora >> ribatté educatamente << Mi dispiace, non volevo intrufolarmi dove non mi era permesso…>>.
<< Oh no, nessun disturbo >> replicò Dorea, aprendosi in un sorriso cordiale. Quella ragazza le piaceva già moltissimo << Sai, mio figlio mi parla spesso di te >>.
<< Davvero? >>.
<< Certamente >> Dorea osservò con aria triste la foto che Lily stava guardando fino a pochi istanti prima << La perdita di mio marito è stata un duro colpo per James. Erano tanto legati…per questo ho paura che ora faccia qualcosa di terribilmente stupido >>.
<< James è un ragazzo intelligente >> cercò di tranquillizzarla Lily, sebbene condividesse il suo stesso terrore che ora James andasse in cerca di Dolohov a reclamare vendetta << Signora Potter, io…non ho mai conosciuto suo marito, posso solo immaginare che uomo straordinario fosse. James mi ha parlato di lui come uno dei migliori Auror della storia. Per questo volevo farvi le mie più sincere condoglianze per la vostra perdita >>.
<< Grazie, Lily. Sono certa che a mio figlio farà piacere averti qui >> Dorea la studiò ancora per qualche istante, poi le porse un braccio con un sorriso << Vieni, mia cara. Stiamo per iniziare >>.
La cerimonia fu molto solenne. Lily arrivò appena in tempo e prese subito posto accanto a Mary ed Emmeline sulla fila di panche più in fondo, per non disturbare troppo la famiglia posizionata davanti. Lanciò un breve saluto a Marlene, seduta accanto ai genitori, poi decise di mantenere gli occhi fissi su James, in piedi a poca distanza dalla bara di suo padre, stretto fra sua madre e i suoi migliori amici. Continuò a guardarlo con ostinazione finché i loro occhi non si incrociarono; James era consumato dalle lacrime, ormai troppo esausto anche solo per piangere. Aveva un’espressione molto composta, ma tutta la sua infelicità traspariva chiaramente dalla sua postura molle e dalle spalle incurvate.
Quando fu il momento, riuscì a tenere un breve discorso che fece commuovere quasi tutti i presenti. Le sue parole erano vibranti di angoscia e dolore, tanto che persino Lily non riuscì a impedire che alcune lacrime le rigassero le guance.
<< Innanzitutto, voglio ringraziare tutti coloro che sono venuti per rendere omaggio a mio padre >> cominciò James, parlando chiaramente sebbene la voce gli tremasse un po’ << Sono certo che sarebbe stato molto felice di vedervi. Charlus era un uomo buono. Non era migliore degli altri, né il più brillante, né il più capace, ma era buono. Ha mostrato compassione quando un ragazzo >> e lanciò una breve occhiata a Sirius << è venuto a chiederci ospitalità. Ha mostrato generosità d’animo con tutti i nemici che avrebbero soltanto voluto porre fine alla sua vita. Non si è mai macchiato le mani di sangue, se non per una giusta causa. E infine ha mostrato coraggio anche durante gli ultimi istanti della sua vita. Se n’è andato lottando per proteggere la sua famiglia, la fine che, ne sono certo, desiderava per lui. La stessa fine che spero di fare anch’io, un giorno >>.
A quel punto ormai tutta la sala singhiozzava senza ritegno, ma James non aveva ancora finito di sorprenderli con la veemenza delle sue parole. Lì, in piedi, con una mano premuta sul cuore, sembrava un giovane angelo vendicatore.
<< Ogni passo che ho mosso fino ad ora è sempre stato supportato e incoraggiato da mio padre, che fosse giusto o meno. Sapevo di poter sempre contare su di lui. Mi sono sempre ispirato a lui come un modello di coraggio, onestà e giustizia. Ed è stato proprio per il suo essere giusto che…che è stato assassinato! Ucciso alle spalle da esseri senza scrupoli, dei viscidi codardi, che si nascondono dietro il nome di Voldemort per non rivelare le loro vere identità…>>.
A quel punto sua madre e Sirius cercarono di calmarlo, ma ormai James urlava con quanta forza aveva in corpo << Io li punirò! Punirò chi ha ucciso mio padre a tradimento, sebbene sappia che altri moriranno prima di riuscire a sconfiggere Voldemort. Ma giuro sulla mia stessa vita che mi impegnerò con tutte le mie forze per la sua caduta e, se morirò nel tentativo di provarci, sarò morto con onore, proprio come mio padre prima di me! >>.
Tutti i presenti erano semplicemente ammutoliti. Lily allungò il collo e si accorse che la maggior parte fissava James con espressione sbalordita, la bocca spalancata dallo stupore. Solo il professor Silente non sembrava minimamente scomposto da tutto quell’ardore, ma anzi guardava James con uno scintillio di ammirazione dietro gli occhiali a mezzaluna. In quanto a lei, il suo cuore era pieno di un insieme di sentimenti ed emozioni così violenti e sconosciuti a cui non riusciva a dare un nome. Di certo non si era mai sentita così orgogliosa di conoscere James Potter come in quel momento.
Dopo qualche istante, James parve calmarsi e la furia nei suoi occhi si placò. In men che non si dica, tornò ad assumere lo stesso atteggiamento spento che aveva mantenuto da quando aveva saputo della morte del padre.
<< Ringrazio ancora tutti voi per esservi riuniti qui. Prometto che farò del mio meglio per dimostrare di essere degno di mio padre e poter un giorno seguire le sue orme. Grazie, grazie ancora >>.
Dopo alcuni terribili attimi di silenzio, Silente si alzò in piedi e applaudì. Subito la professoressa McGranitt e Vitious lo imitarono e ben presto anche tutto il resto della sala battè le mani in onore del discorso di James. Fra gli applausi e gli ultimi ringraziamenti da parte di Dorea Potter, la cerimonia finì. La bara fu chiusa e il corpo di Charlus Potter fu trasportato di peso fino al cimitero di Godric’s Hollow, lo stesso dove i membri della famiglia Potter riposavano da generazioni.
<< Wow >> commentò Mary, quando la folla iniziò a dirigersi verso il salone, dove l’elfo domestico di casa aveva preparato un breve rinfresco << Toccante, direi. James è molto bravo con i discorsi >>.
Lily annuì distrattamente, non riuscendo a pronunciare una sola parola. Sapeva solo che voleva vedere James, e al più presto, anche. Ma con tutta quella confusione di parenti e conoscenti sarebbe stato impossibile; inoltre immaginava che avesse anche un po’ voglia di restare solo.
All’improvviso qualcuno la afferrò per un braccio. Distratta da quel contatto, Lily perse le amiche fra la folla, così si voltò e con sua grande sorpresa si trovò di fronte proprio James.
<< Vieni con me >> le disse, tirandola attraverso tutta una serie di persone che continuavano a fargli le condoglianze.
James fu educato e cortese con tutti, ma si vedeva che in realtà aveva solo una gran voglia di isolarsi da tutto quel baccano. La fece salire per alcune rampe di scale e poi la condusse di fronte ad una porta che era tempestata di scritte e stendardi di Grifondoro. Non appena la aprì, Lily comprese che quella era certamente la sua camera: dappertutto c’erano poster di campioni del Quidditch e foto dei Malandrini, senza contare che l’intera stanza era una vera esplosione di rosso e oro. Persino la trapunta era decorata con alcuni leoni ruggenti. Era chiaro che James Potter era molto fiero della sua Casa. Appoggiata in un angolo, accanto al letto, c’era persino la sua vecchia chitarra classica.
<< Non pensare che ti abbia portata qui con strane intenzioni >> cominciò James, chiudendo piano la porta << Ma era l’unico luogo dove porterti parlare in santa pace >>.
<< James…>>.
Prima che Lily potesse finire, lui aprì un cassetto ed estrasse rapido un pacchetto tutto argentato, con un vistoso fiocco blu in cima << Il tuo regalo di Natale. Tu…non mi hai dato modo di dartelo, a scuola >>.
La fanciulla ammutolì di stupore e, senza sapere bene che cosa dire, si avvicinò per prendere il pacchetto. James si buttò a peso morto sul letto e socchiuse gli occhi, ma li tenne aperti quanto bastava perché potesse guardarla nel mentre scartava il regalo. Con sua enorme sorpresa, Lily si ritrovò fra le mani un lussuoso cofanetto in velluto blu scuro e, quando lo aprì, vide che conteneva un meraviglioso braccialetto argentato. Come unico pendaglio c’era soltanto un piccolo cervo di cristallo.
Sollevò lo sguardo su di lui, senza fiato << Oh, è bellissimo…>>.
Di nuovo, James non le diede il tempo di parlare << Gettalo via, brucialo, fanne ciò che vuoi, a me non interessa. Mi scocciava continuare a tenerlo qui in camera >>.
Lily se lo strinse al petto, cercando di impedire che la voce le tremasse di fronte a tutta quella freddezza << No, credo che lo terrò >>.
<< Come vuoi >> James si alzò di scatto dal letto e si avvicinò alla finestra. Se non l’avesse guardata in viso, forse sarebbe riuscito a nasconderle il dolore che stava provando nell’essere tanto indifferente.
<< Ti ringrazio per essere venuta qui, oggi. So che hai conosciuto mia madre, mi ha detto che ti trova molto carina. Ti fa i migliori auguri per l’esame da Auror >>.
<< Ringraziala da parte mia >> mormorò flebile la ragazza. Se lui avesse continuato a trattarla in quel modo così gelido, si sarebbe messa ad urlare. Credeva di impazzire.
<< In quanto a me >> James si voltò a guardarla e nei suoi occhi non c’era vita, solo un arido campo deserto e pieno di ghiaccio << Ti prometto che da oggi in poi sparirò per sempre dalla tua vita. Sarà come se non mi avessi mai conosciuto >>.
Sconvolta e ferita da quel suo tono così tagliente, Lily si lasciò cadere sul suo letto, ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di sopraffarla da un momento all’altro. Era chiaro che James parlava così solamente perché era accecato dal dolore. Se fosse stato possibile, se li sarebbe presa volentieri lei i suoi mali, a costo di non vederlo più soffrire in quel modo. Lei era più forte di lui, poteva reggerli molto meglio. Se solo lui l’avesse lasciata spiegare…
<< James, io…>>.
In quel preciso istante qualcuno bussò alla porta, interrompendola.
Anche James non parve affatto contento di quella brusca interruzione, tuttavia si ricompose e disse << Avanti >>.
La testa di una ragazza bruna fece capolino nella stanza. Sulle prime Lily non riuscì a riconoscerla, visto che le lacrime le avevano ormai riempito gli occhi e le impedivano di vedere con chiarezza la sua identità. Ma, non appena udì la sua voce, la riconobbe subito.
<< James, tua madre ti sta cercando. Il Ministro della Magia se ne sta andando e vorrebbe salutarti >>.
Ma certo, Rose King. Da dove diavolo era spuntata fuori?
James lanciò un lungo sospiro << Grazie, Rose. Arrivo >>.
Si avvicinò al letto dove Lily giaceva seduta in preda ad una violenta tempesta emotiva che comprendeva soprattutto la gelosia e le sollevò il mento con una mano. Quando lo guardò in faccia, Lily quasi non lo riconobbe, talmente erano freddi i suoi occhi.
<< Ci vediamo a scuola, Evans. Sai come scendere >>.
E, prima che Lily potesse alzarsi in piedi, se n’era già andato con Rose King. Ancora sconvolta, si avvicinò piano alla balaustra delle scale e lo sentì dire << Oh, Rose, ti fermi a cena stasera, vero? Non so come avrei fatto senza di te in questi giorni…>>.
Non le servì sentire altro. Si cacciò nella borsa il braccialetto di James, poi attese che i due fossero scesi prima di fare una volata giù per le scale, salutare frettolosamente le amiche e tutti i restanti compagni e poi rimaterializzarsi esattamente nella sua stanza. Si gettò sul letto e pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento, mentre davanti a lei James Potter rideva spensierato appeso alla testata del suo letto.




Ritornare a Hogwarts fu un vero sollievo.
Lily aveva passato le restanti vacanze natalizie nella depressione più totale. Nulla di ciò che i genitori le avevano proposto – dalle gite in Scozia o al mare, un picnic, o persino andare a prendere Petunia dai Dursley – le aveva minimamente tirato un po’ su il morale. Aveva trascorso la maggior parte del tempo in camera, senza neanche più il problema dei compiti a distrarla, poiché li aveva già finiti tutti prima di Natale. Nessuno l’aveva mai vista in quello stato e lei stessa ne era preoccupata, perché davvero non aveva la minima idea di ciò che le stava succedendo. Di solito stare a casa durante le vacanze le piaceva, passava un po’ di tempo insieme alla sua famiglia e il giorno del ritorno a Hogwarts avvertiva sempre il magone al pensiero dell’immininente separazione.
Ma non quell’anno. Per un motivo che nemmeno lei riusciva a spiegarsi, era impaziente di tornare a scuola. Molto impaziente. E non era di certo per lo studio, anche se non l’avrebbe mai ammesso pienamente a sé stessa. Non a caso aveva passato troppo tempo sdraiata sul letto a fissare la fotografia di Potter che rideva. Doveva assolutamente rivederlo.
Durante le scorse vacanze natalizie le erano sempre arrivati inviti dai Malandrini per una rimpatriata di Grifondoro a Diagon Alley per il Capodanno, ma non aveva mai avvertito il bisogno di andarci. Quell’anno, in cui invece avrebbe partecipato volentieri, nulla. Nessuno di loro si era fatto sentire, men che meno James. Le amiche le avevano scritto ogni tanto, ma, ogni volta che Lily aveva chiesto notizie sui Potter, nessuna di loro aveva saputo darle una risposta precisa, nemmeno Alice, sebbene avesse vissuto a stretto contatto coi Paciock, intimi amici della signora Potter.
Tutto questo probabilmente perché James voleva evitarla a tutti i costi. La cosa non la sorprendeva, visto che era esattamente quello che lei gli aveva chiesto di fare, quindi, in teoria, stava solo obbedendo ad un suo desiderio, eppure non riusciva a esserne felice. Era consapevole che non poteva abbandonare James in un momento simile, non dopo la perdita di suo padre.
Durante tutto il viaggio sul treno si sentì terrorizzata all’idea di incontrare ancora i suoi occhi occhi spenti e terribilmente freddi, tanto che non ascoltò affatto gli ultimi resoconti di Alice su Voldemort. In quel momento la guerra magica non le interessava. Non appena raggiunsero il castello, Lily per poco non si catapultò giù dal treno, rischiando di travolgere anche una povera ragazzina del secondo anno, e corse a prendere una carrozza. Le amiche la guardarono con aria perplessa, ma la fanciulla non aveva tempo da perdere in spiegazioni.
Quando però mise piede in Sala Grande – decisa a non perlustare il salone alla ricerca disperata di James, ma incapace di trattenersi – Lily notò che soltanto Remus, Frank e Peter occupavano il loro consueto posto a metà del tavolo; né James né Sirius erano con loro. Remus le intercettò subito e fece loro posto sulla panca, abbracciando di slancio Mary. Fortunatamente nessuno si accorse dell’espressione pietrificata di Lily. La giovane Evans cercò di darsi un contegno; il suo istinto le urlava di chiedere immediatamente a Remus o Peter dove fosse James, ma sarebbe stato troppo sospetto. All’improvviso un’idea le balenò nella mente: forse James era stato trattenuto, forse era solo in ritardo!
Tentò senza successo di seguire la conversazione delle amiche con i Malandrini, nel mentre si raccontavano le reciproche vacanze, ma alla fine decise di restare in silenzio e attendere palpitante l’arrivo di Potter e Black. Addentò giusto un cosciotto di pollo per non restare a stomaco vuoto, ma per il resto mantenne gli occhi fissi sul portone d’ingresso. Sperava intensamente che lui l’avrebbe salutata calorosamente, come al solito, magari facendole una qualche battutina sarcastica delle sue. Insomma, sperava che fosse il James Potter di sempre e che i suoi sospetti fossero immotivati.
Ma l’ora di cena passò, e di James o Sirius nessuna traccia.
La sua ultima speranza poteva essere il fatto che i due avessero deciso di saltare la cena e fossero ad aspettarli in Sala Comune. Lily ascoltò dunque con aria distratta il discorso di Silente sulle nuove misure di sicurezza e avvertì a malapena la voce di Emmeline nel mentre le riferiva che aveva visto David Fawcett fare la corte a Victoria Summers di Tassorosso.
Non appena varcarono il buco del ritratto, Lily trattenne il respiro…ma James Potter non era neppure lì. Frustrata, la fanciulla si lasciò cadere su uno dei divanetti accanto al camino e finalmente si decise a seguire la conversazione fra gli amici. Non poteva più rimandare il momento di chiedere notizie su James; aveva sperato intensamente che qualcuno l’avrebbe fatto al posto suo, ma purtroppo pareva che nessuna delle amiche avesse colto il suo tormento interiore.
Alla fine, dopo aver educatamente ascoltato Peter che finiva di raccontare una stupida barzelletta sugli esquimesi e dopo le risate generali, Lily si arrotolò una ciocca di capelli attorno al dito e si rivolse ai due Malandrini con studiato disinteresse << E come mai Potter e Black non sono con voi? >>.
I volti di Remus e Peter si rattristarono all’istante e a Lily non sfuggì affatto quel brusco cambio di atteggiamento, ma decise di lasciar correre.
<< Silente ha concesso a James e Sirius altre due settimane di vacanza >> le rispose Remus, con la voce grave << Dorea non si è ancora ripresa del tutto e James voleva starle vicino il più possibile >>.
<< Capisco >> Lily spostò lo sguardo sul camino, cercando di nascondere quanto in realtà la cosa la interessasse << Ma stanno bene, vero? Intendo James e Sirius…>>.
<< Beh, ovviamente la notizia della morte di Charlus li ha colpiti parecchio, entrambi gli volevano molto bene. Ma James è quello che sta peggio. Alla fine, era suo padre…>>.
<< E non sai quando torneranno? Il giorno preciso? >>.
<< Mah, credo verso la fine di gennaio…ma perché ti interessa, Lily? >>.
La fanciulla arrossì e solo a quel punto si rese conto di aver esagerato << No, così, non c’è un motivo preciso…a proposito, avete sentito che forse la professoressa Gaiames se ne va? >>.
Fortunatamente gli amici iniziarono subito a discutere quel nuovo pettegolezzo sull’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, così Lily ebbe tutto il tempo per isolarsi e rimurginare su ciò che aveva scoperto da Remus. Le era scocciato terribilmente cambiare argomento, visto che, se fosse stato per lei, avrebbe volentieri passato tutta la serata ad estorcere informazioni su James, ma non poteva rischiare che gli amici capissero quanto le interessava.
Dunque Potter non sarebbe tornato prima della fine di gennaio. Evidentemente doveva stare ancora molto male, se anche Black aveva deciso di non tornare a scuola per restare in sua compagnia. Due settimane senza Potter. Se le avessero annunciato una cosa del genere soltanto un mese prima, non avrebbe esitato a mettersi a ballare dalla felicità; ora invece provava solo angoscia. Due settimane da vivere con il terrore di veder tornare un James totalmente diverso, senza più quella solita scintilla vitale negli occhi che tanto lo contraddistingueva. Ma, soprattutto, vivere con la consapevolezza di essere in buona parte la causa di quel suo cambiamento così repentino.
Con sua enorme sorpresa, due settimane a Hogwarts passarono più in fretta di quanto immaginasse. Il ritmo delle lezioni divenne così frenetico con l’avvicinarsi dei M.A.G.O. che le restavano ben pochi momenti per pensare a quanto mancasse al ritorno di James, visto che era quasi sempre occupata a studiare. Durante le ronde Remus le faceva compagnia, e passavano il tempo a discutere e spettegolare sui professori e sui litigi che lui a volte aveva con Mary. Ormai nemmeno le lezioni di Trasfigurazione erano più un problema, visto che Lily sapeva che il banco alle sue spalle sarebbe stato miracolosamente vuoto e nessun tocco di piuma avrebbe fatto breccia nella sua mente al posto delle parole della professoressa McGranitt.
Eppure non riusciva a levarsi dalla testa la sensazione che, se James non tornava a scuola, era anche per colpa sua.
Come se non bastasse, aveva preso ad odiare Rose King con tutte le sue forze. Di norma non si era mai interessata a lei, sapeva soltanto che era una Tassorosso e giocava nella squadra di Quidditch; forse al primo o al secondo anno si erano anche sedute insieme a qualche lezione e avevano studiato in biblioteca, ma per il resto la sua esistenza non le era mai importata granchè. Invece, da quando l’aveva vista a casa dei Potter, la sua presenza era diventata per lei un motivo di terribile fastidio. Effettivamente non si poteva negare che fosse una bellissima ragazza, di molto superiore a lei: pelle color caramello, morbidi capelli neri lunghi fino alla vita, occhi ipnotici da cerbiatta, fisico alto e slanciato, denti bianchissimi…sembrava l’incarnazione dell’ideale bellezza mediterranea. Era molto difficile esserle indifferenti.
Ogni volta che lei e Rose capitavano alla stessa lezione, Lily non mancava certo di fulminarla con lo sguardo e aveva iniziato a commentare qualunque cosa facesse con una certa dose di malignità. Le amiche non condividevano il suo stesso odio per la King e non capivano perché si accanisse così tanto su di lei, ma a Lily non importava. Era già tanto se non le scagliava una fattura Orcovolante ogni volta che la incrociava nei corridoi, lei e tutta la sua dannata perfezione.
Stava impazzendo, non lo si poteva negare.
Per fortuna non era la sola ad aver perso la testa in quel periodo. Anche Marlene si struggeva intensamente per il ritorno di Sirius, soprattutto da quando qualcosa nei suoi sentimenti verso di lui aveva cominciato a mutare.
La sera in cui aveva tirato un pugno a Rodolphus e poi aveva pianto sulla spalla di Black fin quasi a non avere più lacrime, qualcosa dentro di lei era inevitabilmente cambiato. Aveva lasciato che lui la accudisse e la consolasse, poi si era addormentata sulla sua spalla. Aveva cercato di ricordare quando fosse stata l’ultima volta che qualcuno si era preso cura di lei, ma non ci era riuscita. Fin da bambina aveva badato a sé stessa, dato che i genitori, sempre occupati al lavoro, non avevano mai avuto molto tempo per lei.
Invece, la sera della festa, si era confidata con Sirius più di quanto le fosse mai capitato con chiunque altro, persino con Lily. La loro amicizia era infinitamente preziosa e con lei si era mostrata vulnerabile, di tanto in tanto, ma aveva sempre mantenuto un certo autocontrollo. E Lily, un vero tesoro di ragazza, non l’aveva mai forzata a raccontarle i fantasmi del suo passato.
Ma poi era arrivato Sirius Black, che aveva sbriciolato i muri che si era costruita attorno per proteggersi e aveva aperto una crepa; una crepa che poi si era allargata fino a scoprire i suoi veri sentimenti. Da un lato era stata un’esperienza terrificante, confessare il suo più grande segreto ad un ragazzo praticamente sconosciuto, ma dall’altro era stato anche tremendamente liberatorio. Da troppo tempo si portava dentro un peso simile.
La mattina dopo la festa, mentre era in viaggio sul treno, Marlene si era spesso domandata perché Sirius volesse conoscerla a tutti i costi così nel profondo. D’altra parte non aveva nulla da guadagnarci e di certo non era un subdolo tentativo di portarla a letto e basta, visto che per quello bastava il loro patto. E, su questo Marlene ne era più che certa, Sirius Black non era alla ricerca di una storia seria. Non era proprio il tipo. Avevano stabilito insieme che sarebbe stata solo un’avventura, una situazione particolare da non ripetere, tuttavia quel pensiero ora le provocava un’ondata di tristezza. Era molto felice e soddisfatta di aver trascorso quel mese con lui, avevano riso e scherzato…e poi lui era terribilmente bravo a letto.
Durante le vacanze di Natale, dopo averlo visto così devastato dalla morte di Charlus Potter, Marlene aveva pensato spesso a lui e, per la prima volta in vita sua, aveva analizzato i suoi veri sentimenti, stupendosi di ciò che aveva scoperto. Non solo in compagnia di Sirius si sentiva al sicuro e protetta, ma provava anche qualcosa che somigliava pericolosamente…all’amore. In cuor suo sapeva che era sempre stato così, semplicemente non aveva mai voluto ammetterlo chiaramente a sé stessa, ma non appena era giunta a quella consapevolezza, aveva capito quanto fosse intenso e puro ciò che provava. Avrebbe voluto urlare al mondo con tutte le sue forze: amo Sirius Black!
Per questo non vedeva l’ora che lui tornasse a Hogwarts. Alla fine, era davvero così impossibile una loro relazione amorosa? Non era forse quello che avevano già, pur senza renderla ufficiale? Il pensiero le risultava talmente squisito che passava ore e ore a sognare ad occhi aperti. La sola idea di confessargli tutti i suoi sentimenti le metteva una paura terribile, ma doveva tentare. Per la prima volta nella sua vita, la felicità era davvero a portata di mano e non poteva certo lasciarsela scappare.
Eppure, un passo così grande andava pianificato nei minimi dettagli. Bisognava aspettare il momento opportuno e poi agire. Quando aveva visto Black in ospedale, aveva mantenuto la calma, non aveva perso la testa e si era comportata con lui come se niente fosse, attenta a non tradire ogni minima emozione. Ma, non appena lui fosse tornato, gli avrebbe confessato i suoi veri sentimenti. Per ora doveva aspettare.



Dopo due settimane, la notizia che James Potter e Sirius Black fossero ritornati a Hogwarts si sparse in un baleno. Sebbene i due avessero cercato di tenere la cosa il più segreta possibile, avvisando solo Remus e Peter, in qualche modo la faccenda era trapelata lo stesso, così come ormai tutti sapevano che Charlus Potter era stato assassinato dai Mangiamorte.
Eppure a James non importava nulla che la gente sparlasse di lui. Era stato a Diagon Alley un paio di volte per conto di sua madre e spesso aveva avvertito gli occhi di numerosi maghi su di sé; gli amici e colleghi di suo padre che aveva incontrato gli avevano stretto la mano, tuttavia il giovane aveva preferito lo stesso rimanere chiuso nel suo piccolo inferno privato.
Ora era ufficialmente diventato il capofamiglia. Certo, ad aiutarlo c’erano sua madre e il suo fratello adottivo, ma entrambi erano due Black. Era rimasto un solo Potter in circolazione. La cosa lo spaventava più di quanto volesse ammettere, ma, orgoglioso com’era, cercava di non darlo troppo a vedere e si rifugiava nel suo silenzio. Ormai era arrivato a escludere persino Sirius.
L’unica che in quel periodo riusciva a consolarlo era Rose King. La cosa di per sé non aveva senso, ma, lentamente, quella ragazza stava diventando indispensabile per lui come l’ossigeno. Rose era bella, simpatica e intelligente. Da quando aveva saputo della morte di suo padre, non c’era stato un giorno che non gli avesse scritto una lettera di conforto, tuttavia così piena di vita che era spesso riuscita a strappargli un sorriso. Come se non bastasse, gli aveva rimediato pure i biglietti per una partita dei Tornados per tirargli un po’ su il morale.
In quanto a Lily Evans…non riusciva neanche a pensare il suo nome senza provare un’atroce fitta allo stomaco. Quella ragazza l’aveva distrutto. Sirius aveva sempre avuto ragione, quando gli aveva dimostrato più e più volte che non erano fatti l’uno per l’altra, ma lui non aveva voluto dargli ascolto. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato stupido. Era corso dietro alla Evans per sei anni, sempre a sperare che un giorno anche lei potesse ricambiare i suoi sentimenti, ma ora era il momento di darci un taglio. Rose King sarebbe stata la ragazza giusta per lui, ne era certo.
L’occasione perfetta avvenne la stessa sera del suo arrivo a Hogwarts, subito dopo aver lasciato i bagagli nel dormitorio. Remus, Peter, Frank e tutto il resto della scuola dovevano essere ancora a cena, dunque James e Sirius si affrettarono a dirigersi verso la Sala Grande. Dovevano approfittare del fatto che nessuno sapesse ancora del loro ritorno, prima di essere subissati di domande.
Avevano appena intrapreso il corridoio che conduceva verso l’enorme mensa quando dalla parte opposta comparve Rose King, che in quel preciso istante stava mulinando i lunghi capelli neri da una parte all’altra. James si bloccò di colpo, trattenendo il respiro, e fermò anche l’avanzata dell’amico.
<< Che succede, Ram? >> domandò Sirius, scrutandolo con aria preoccupata. Erano giorni che James si comportava in modo insolito e temeva che stesse per combinarne un’altra delle sue.
<< Questa è la mia occasione. Non potevo chiedere di meglio >>.
<< A cosa ti riferisci? >>.
<< Guarda e impara >>.
Felpato lanciò una rapida occhiata ai suoi occhi e vide che erano illuminati da una luce pericolosa. Quello era di nuovo lo sguardo dei guai, come lo definiva Remus. E in quello stesso istante quegli occhi pericolosi erano puntati sulla figura sinuosa di Rose King. Sirius ci mise un attimo a fare due più due e fu sul punto di fermarlo, ma ad un tratto James scattò in avanti come una molla e andò incontro alla Tassorosso con un sorriso luminoso stampato sul volto.
<< Rose! >>.
<< James! >> gridò lei, e subito gli corse incontro, catapultandosi fra le sue braccia.
Gli arrivava a malapena alle spalle, tuttavia James se la strinse al petto con forza e aspirò il profumo dei suoi capelli. Era molto buono, anche se nulla a che vedere con quello delicato di Lily Evans…
<< Come stai? >> Rose si allontanò da lui per guardarlo in faccia, ma continuò a restargli abbracciata << Ero tanto in pena per te…>>.
<< Oh, mia cara Rose, non dovevi. La tua sola vicinanza mi fa già stare molto meglio >>.
La fanciulla abbassò gli occhi da cerbiatta, arrossendo << James…so che ci siamo avvicinati tanto nell’ultimo periodo e io volevo dirti che…>>.
James le posò un dito sulle labbra e la interruppe con un sorriso << Lo so. Anche io provo la stessa cosa >>.
<< Davvero? >>.
Come risposta, James le prese il volto fra le mani e di colpo posò le labbra sulle sue, con un’avidità che non era lontana dalla violenza. La povera Rose rimase sconvolta per qualche istante, ma poi mugulò di piacere e si strinse a lui, ricambiandolo passionalmente. Nel mentre la baciava, James si rese conto che ci stava mettendo quanta più rabbia possibile, la stessa rabbia che aveva scatenato in lui Lily Evans quando aveva detto di odiarlo, dopo averlo baciato solo la notte prima. Forse Rose si accorse della sua foga e cercò di allontanarlo, ma James non glielo permise e, con un sospiro selvaggio, riavvicinò la bocca alla sua, affondando le mani sui suoi fianchi. Rose allora strinse i suoi capelli fra le dita, tremando vistosamente per l’intensità delle sue emozioni.
Eppure, per quanto brava, Rose non era Lily.
Quando, alla fine, James si staccò da lei con un sospiro rassegnato, che tuttavia cercò di mascherare come un sussurro appassionato, la povera fanciulla era letteralmente senza fiato.
<< Wow >> boccheggiò << James, è stato…>>.
<< Straordinario, lo so. Ti va se domani ti accompagno a colazione? >>.
Prima che Rose, ancora sconvolta, potesse riuscire ad articolare una risposta, James le diede un altro bacio e le disse << Perfetto, allora a domani. Ora devo andare, sto morendo di fame >>.
Ancora più sbigottita, la Tassorosso rimase a fissarlo con la bocca spalancata e le guance ancora tutte arrossate nel mentre James tornava con aria trionfante verso Sirius, che lo stava aspettando con un sorriso sul volto.
<< Ben fatto, Ram >> applaudì Felpato << Molto diretto, conciso e passionale. Ma posso dirti che ti ho visto fare di meglio, sembrava che volessi divorarle la faccia…>>.
<< Ma smettila, Felpy >> ridacchiò James, evitando di scatto la mano dell’amico già pronta a scompigliargli i capelli.
<< Perché l’hai fatto? >>.
<< Come, non eri tu quello che diceva che Rose era la ragazza perfetta per me? >>.
<< Ma è proprio perché stai seguendo un mio consiglio che mi preoccupo. Ti sei già scordato Lily Evans? >>.
James riprese a camminare, mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé << Non era la ragazza giusta per me >>.
Sirius rimase in silenzio per qualche istante, limitandosi ad osservarlo. C’era qualcosa di strano nei suoi modi, come una sorta di irrigidimento, nel parlare di Lily. Un tempo, gli occhi gli si sarebbero accesi al solo sentirla nominare.
<< Sono felice che tu l’abbia capito, Ram >> mormorò cauto.
James sospirò ancora, in evidente disagio, poi si voltò verso di lui e cambiò subito argomento << E tu, Felpato? Quando metterai la testa a posto? >>.
Sirius strabuzzò gli occhi << Mai, ovviamente >>.
<< Andiamo, so che provi qualcosa per Marlene >>.
L’amico ridacchiò nervosamente << Non mi piace in quel senso >>.
<< Ti piace abbastanza da farci sesso >>.
<< Eddai, sai che quello non conta, è una cosa fisica >>.
<< D’accordo, ma non negare che sareste perfetti…>>.
<< Senti, Ram, io nutro molta ammirazione nei suoi confronti e anche amicizia, ma la cosa finisce lì. Non sono innamorato di lei, così come lei non lo è di me. Avevamo detto che la nostra relazione sarebbe finita entro Natale e così è stato. Ora sono libero di tornare a cacciare >>.
James fece spallucce << Se ne sei convinto, ti credo. Ora andiamo a cena, o non ci lasceranno più nulla >>.
Ridacchiando, i due si misero a correre verso la Sala Grande, senza accorgersi di una figura minuta con lunghi capelli neri rannicchiata nel corridoio affianco. Una figura che, per loro sfortuna, aveva sentito tutto.
   
 
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