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Autore: floricienta    04/03/2017    0 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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CAPITOLO 26
LA VOLONTÀ DI UN'ANIMA DI RAGGIUNGERE QUELLA PERSONA


Ottobre, anno 439 del XII periodo

Nael si svegliò lentamente, sbattendo gli occhi più volte.
Era sdraiato sul pavimento, girato su un fianco, e si trovava in una stanza che non aveva mai visto prima d'ora.
Roteò appena gli occhi per vedere una porta semi-aperta che conduceva a un bagno, poi poggiò i gomiti al suolo e si alzò leggermente per notare una scrivania con alcuni libri e un tavolo con due sedie nel centro della camera.

Dove sono?

L'ultima cosa che ricordava era di essere stato convocato nell'ufficio del Sommo Hamar, poi il vuoto.
Fissò lo sguardo sulle assi del pavimento, che erano metà in legno e metà in acciaio, totalmente diverse da quelle della cella in cui viveva da due anni, dove prevaleva solo il ferro e il grigio senza neanche una minima tonalità di colore, se non fosse stato per il mana che vagava per le pareti.
All'improvviso spalancò gli occhi e si mise seduto, osservando fuori dalla piccola finestrella di fianco alla scrivania.

Devo essere arrivato sull'aeronave del Consiglio Maggiore, dove si trova Ari.

L'immagine di una luce bianca, che uno dei maghi aveva definito portale, si mostrò nella sua mente.

Deve avermi scosso parecchio il viaggio, se non ricordo più niente.

Si tirò su in piedi senza troppa fatica.

E devono essere degli inetti, se mi hanno fatto atterrare in questo modo e mi hanno lasciato qui.

Schioccò la lingua.

Che pessima organizzazione.

Si grattò la testa, mettendosi a posto i capelli, e si sgranchì le gambe.

Adesso devo solo trovare Ari, quindi.

Quel pensiero gli fece venire un sorriso da orecchio a orecchio.

Alla fine ce l'ha fatta.

La figura del ragazzo gli comparve davanti agli occhi.

Non avevo alcun dubbio.

Non trattenne una lieve risata e pensò bene di uscire da quella stanza, ma, come si voltò, vide un letto sul quale vi era un ragazzo sdraiato sopra che sembrava dormire tranquillo.

Ari!

Di colpo, Nael si sentì euforico.

Allora non sono così inetti come pensavo, mi hanno condotto direttamente da lui.

Fece qualche passo per annullare la distanza tra loro e alzò una mano in cenno di saluto, anche se il ragazzo stava dormendo rivolto verso la parete.
“Ehi! Ari!”
Il biondo si rannicchiò e l'altro pensò di averlo svegliato.
Era così esaltato di rivederlo e di risentire quel corpo che gli si gettava addosso per abbracciarlo. Tuttavia, Ari non accennava a muoversi.
“Dai, sveglia! Non mi riconosci? Guarda che mi offendo!”
Nael allungò una mano verso di lui per scuoterlo, neanche si rese conto che non aveva fatto presa con il suo braccio. Ari si coprì, colpito da un brivido di freddo.
“Ari..?” la sua voce si fece preoccupata. “Perché non mi rispondi?”

Che gli è successo? Mi hanno portato qui perché sta male?

“Che cazzo ti hanno fatto? Dimmelo subito che vado ad ammazzarli di persona uno a uno.” era parecchio agitato, ma il non sentire una risposta da parte dell'altro lo stava facendo andare fuori di testa.
“Nael...”
Tirò un sospiro di sollievo, anche se avrebbe voluto una reazione un po' più felice dopo tutto quel tempo che non si erano visti.

Forse è davvero malato e sta delirando...

“...perché sei morto?”

Sì, sta decisamente delirando.

Ari scoppiò a piangere e si strinse di più a sé, portandosi la mano davanti agli occhi.
“Ari! Sono qui, guardami! Va tutto bene!”
Nael si lanciò su di lui, tentando di girarlo verso di sé.
In quel momento capì che qualcosa non andava: le sue dita non incontrarono il fianco di Ari, bensì solo il nulla. Era come se stesse toccando Ari, ma nello stesso tempo avesse perso l'uso del tatto.

Che cosa sta succedendo?

Si portò il palmo davanti al volto, osservandolo.
La prima cosa che gli venne in mente fu che fosse successo qualcosa durante il suo trasferimento sull'aeronave, tuttavia, quel semplice viaggio non poteva esser stato così devastante.
Andò nel panico.
Si mise le mani tra i capelli, però, quello che scoprì fu anche peggio.

Ho perso la percezione di tutto.

Nonostante si stesse toccando, non avvertiva la morbidezza dei suoi capelli, non distingueva se facesse caldo o freddo, i suoi pantaloni avevano perso la loro ruvidezza e, anche se si provò a dare un pizzicotto, non avvertì nulla.
Nulla di nulla.
Era come intrappolato in una bolla invisibile e tutto il suo corpo era ricoperto da una pellicola trasparente che impediva ogni forma di contatto.
Indietreggiò di qualche passo, fino a scontrare la sedia, eppure questa non si spostò e lui non percepì il colpo sulla schiena.
“Perché sei morto?” ripeté Ari e il moro alzò lo sguardo su di lui, rimanendo a bocca aperta.
Dei flash comparvero nella sua mente uno dopo l'altro.
La spugna che cadeva dalle sue mani.
La luce verde che si espandeva.
La rabbia, il dolore, la rassegnazione.
Il volto disperato di Ari di fronte al suo.

“Ti amo.”
“Ti amo, Ari.”


Il buio.
Nael crollò sulle ginocchia senza avvertire alcun male e nemmeno il tonfo della caduta.
“Cosa mi succede..?”
Successivamente provò un indicibile dolore alla testa e dovette tenersela tra le mani.
Tutte le immagini del sacrificio si palesarono e finalmente si ricordò di tutto quanto.
“Sono morto...” sussurrò prima di riprendere fiato.

Sono davvero morto... Ero l'agnello sacrificale...

Prese a piangere, le lacrime caddero da sole sul pavimento, senza che potesse tenerle a bada.
Osservò il proprio corpo, vedendo che indossava i suoi soliti vestiti con il gilet grigio scuro che tanto adorava.
“Allora... questo cos'è?” ansimò con fatica, piangendo senza emettere alcun suono.

Sono un fantasma? È la mia anima? Sono... Cosa sono?

Sentì un piccolo fruscio e alzò lo sguardo per vedere Ari mettersi seduto sul materasso.
Il cuore gli si fermò di colpo.

Questo significa che... Ari... Io... 

Scosse la testa più e più volte.

L'ho abbandonato. Dopo tutte le promesse che gli ho fatto.

Per quanto non fosse stata colpa sua, si sentiva uno schifo per quello che aveva fatto. Era morto lasciando Ari a se stesso, senza nessuno che potesse capirlo come faceva lui, senza nessuno che potesse convincerlo per qualsiasi cosa, senza nessuno che potesse farlo sorridere ancora.

Sono un mostro...

Si alzò di scatto e si avvicinò all'altro.
“Ari!” cominciò a urlare, gesticolando esageratamente. “Ascolta, sono qui! Sono qui vicino a te, va bene? Non me ne sono andato!”
Per quanto potesse gridare, Ari sembrava non sentirlo minimamente e la cosa lo fece andare in crisi e spaventare come non gli era mai successo.
Era troppo confuso.
Se il rito doveva distaccare l'anima dal corpo perché potesse giungere a Tangaroa, cosa ci faceva lui lì? Perché non si trovava al cospetto della divinità dell'oceano? I sacrifici servivano davvero a qualche scopo?
Erano tutte domande a cui non aveva tempo di rispondere, tutto quello che lo preoccupava in quell'istante era l'idea di non poter più essere al fianco di Ari.
Per la prima volta in quei pochi minuti si accorse di come quel volto fosse distrutto, divorato dal pianto e dalla depressione. Delle ciocche di capelli erano ancora rossicce, tendenti al marrone, per via del sangue che Ari non era riuscito a pulire completamente.
Nael si sentì devastato al petto, anche se non aveva più un cuore che batteva e se ne accertò portandosi la mano su di esso.
“Ari! Ti prego, ascoltami!”

Come faccio a farmi sentire?

Ari sospirò e si alzò in piedi per poi camminare verso il tavolo.
Un secondo dopo aveva attraversato il corpo di Nael senza alcun problema.
Il moro spalancò gli occhi. La sensazione che avvertì fu come quella di una piuma che si poggiava sulla mano prima di riprendere il suo viaggio trasportata dal vento.
Ari si voltò all'istante, come se avesse sentito qualcosa di strano, ma le sue iridi non si posavano mai in quelle di Nael, anzi, lo guardava attraverso come se non esistesse.
Natanael si girò.
“A-Ari...” disse tra le lacrime.
“Fa così freddo senza di te.” Ari si abbracciò da solo per scaldarsi le braccia. “O forse sto prendendo qualche malanno.” parlò malinconico, cacciando indietro il pianto.
“Ma quale malanno! Sono io, Ari! Ti prego, sentimi!” allungò una mano verso il suo viso e la fermò a pochi centimetri da esso. “Cosa posso fare?”
Ari si sedette sulla sedia e poggiò il capo sul tavolo, privo di qualsiasi energia.
Quante volte l'aveva visto comportarsi in quel modo? Quando era triste, era solito mettersi in quella posizione sul tavolo della cucina e lì rimaneva fino a quando non arrivava lui che lo faceva alzare a forza, coinvolgendolo in ogni tipo di diavolerie che aveva architettato per tirarlo su di morale.

Non voglio mai più vederti così.

Gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla schiena.

Non per causa mia.

Cercò di stringere la maglietta azzurra che teneva addosso, ma non ci riuscì.

Come posso sopportarlo?

“Come posso sopportare che sono io la causa del tuo dolore, eh?!” gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola, ancora senza nessun risultato.

Non posso...

Doveva far capire ad Ari che si trovava in quella stanza con lui.
Se toccare il ragazzo non funzionava, allora doveva provare con tutti gli oggetti di quella stanza fino a quando non sarebbe riuscito.
Uno sguardo risoluto si impossessò di lui e cacciò via le lacrime con la manica della maglietta.
“Ti farò vedere quanto posso essere chiassoso e lo sai bene anche tu.”
Nael strinse i pugni tanto da infilzarsi le unghie nel palmo, benché neanche se ne accorse a causa della perdita del senso del tatto. Camminò con passo svelto verso la scrivania e afferrò un libro, o meglio, quello era il suo intento.
La sua mano non riusciva a chiudersi su di esso, come se fosse protetto da una barriera che lo ostacolava.

Merda! Merda! Non ci riesco! Non riesco neanche con questo.

Diede un pugno alla scrivania, ma non emise nessun rumore.
Passò qualche minuto a provare con tutto quello che gli capitava davanti, eppure non era riuscito a muovere di mezzo centimetro nessun oggetto e neanche a procurare un lieve sibilo.
“Sono vergognoso.” parlò Ari e Nael si voltò subito verso di lui a bocca aperta, sentendo martellargli il petto.
Il biondo alzò il capo e premette i palmi sui suoi occhi.
“Non faccio che piangere dal sacrificio...”
Natanael gli si accostò e si abbassò sulle ginocchia per rimanere alla sua altezza.
“Non sono capace di fare altro. Sono un buono a nulla pauroso e dimenticato da tutti.”
“Cosa stai dicendo, Ari?” afferrò la sua sedia, di nuovo senza successo, e si sporse sul viso dell'altro. “Smettila con queste stronzate! Ho detto che ci sono io con te!”
“Non esiste più nessuno che mi voglia bene...”
“Non ti lascio! Sono sempre al tuo fianco!”
“Nael...” Ari tirò su con il naso, invocando per l'ennesima volta quel nome.
“Ti prego, renditene conto...” Nael poggiò la fronte sul suo braccio. “Perché io... Io...” le lacrime ripreso a solcare le sue guance e si infilarono nella sua bocca. Non avevano nessun sapore. “...come faccio senza di te?”

Sono io quello che non ha più nessuno, tu puoi ancora farti degli amici, puoi ancora vivere e diventare un mago e fare tutto quello che desideri...

“Ari, voglio tornare da te.”

...invece io posso solo rimanere in questa forma senza poterti toccare, senza poterti parlare.

“Ari... ascoltami...” pianse ancora.

Quanto può far male essere così vicini alla persona che si ama?

“Non mi ignorare...”
Nael si accasciò a terra, distrutto.






Era passata poco più di una settimana dalla cerimonia del sacrificio e Ari non era mai uscito dalla propria camera, né aveva mai fatto entrare qualcuno.
Inaya si era, però, ostinata a lasciargli un vassoio di fronte alla porta a ogni pasto, per fare in modo che anche lui mangiasse qualcosa. Per i primi tre giorni non aveva toccato cibo, vivendo solo di acqua bevuta dal lavandino in bagno; successivamente il suo corpo aveva cominciato a reclamare – soprattutto il suo stomaco che gli dava segnali ben distinti e forti alle orecchie – quindi si assicurava che Inaya fosse andata via prima di aprire la porta, prendere il vassoio e spiluccare giusto quanto bastava per non morire di fame.
Lasciava il vassoio di nuovo in corridoio e si barricava nella sua camera, buttandosi sul letto.
Aveva passato così tutta la settimana, parlando tra sé e sé, piangendo e disperandosi.
Non sapeva che l'anima di Nael fosse al suo fianco, non ne percepiva l'esistenza, ma questo lo stava osservando da qualche giorno.

Nael aveva deciso che non si sarebbe smosso da lì fino a quando non fosse stata rilevata la sua presenza. Si era sforzato talmente tanto nel provare a spostare oggetti e a parlare con Ari, eppure non accadeva mai niente.
Solo la sensazione di freddo che a volte lo colpiva, ma non andava mai oltre quello.
Vederlo perennemente in quello stato lo stava facendo diventare matto, non sopportava tutto quel dolore sul viso di Ari, non avrebbe mai voluto che tornasse quel ragazzino dodicenne che aveva paura per ogni piccolezza, quello che conosceva solo la sua stessa cascina.
Tuttavia, sembrava proprio essere tornato indietro nel tempo.
Avvertiva chiaramente quel senso di protezione che fuoriusciva dal suo corpo e avrebbe voluto abbracciare Ari per tutto il tempo.
Così faceva, o meglio, così era quello che il suo pensiero faceva.
La notte aveva provato a mettersi al suo fianco e a tenerlo stretto come era sempre stato abituato, ma l'altro non se ne accorgeva e quando compiva certi movimenti attraversava parte del suo corpo come se lui non si trovasse lì. Inoltre, la sua sola vicinanza procurava quel freddo che fece pensare ad Ari di essere influenzato.
Per quanto ci provasse, in ogni caso, Nael non faceva più parte del mondo dei vivi.

Ari stava accettando questa cosa, non che questo significasse che la tristezza stava diminuendo, ma aveva cominciato a capire che Nael non sarebbe più tornato.
Aveva consumato tutte le lacrime, uscivano soltanto per brevi momenti e i suoi occhi non si erano mai sgonfiati, così come la sua testa non aveva mai smesso di pulsare.
Stava troppo male.
Voleva solo Nael e nient'altro.

Lui non c'è più...

Se fosse stato lì, gli avrebbe detto di smetterla mentre lo abbracciava fortissimo e gli avrebbe poi fatto la linguaccia, uscendosene con una delle sue battute inopportune e per nulla divertenti.

...e io non faccio che riviverlo nella mia memoria.

Ari non era ancora arrivato al punto tale da sorridere perdendosi nei ricordi, erano troppo dolorosi in quel momento da potersi lasciar andare a un sorriso.
Dopotutto non aveva altri ricordi che non fossero lui e, per quanto fossero uno più bello dell'altro, gli facevano tamburellare il cuore in una maniera totalmente diversa, che non voleva provare.
Ari era appena uscito dal bagno, quando sentì bussare alla porta.
“Ari.” la voce squillante di Inaya gli raggiunse le orecchie. “Ti ho portato il pranzo. Oggi la mensa ha dato il meglio di sé, quindi ti consiglio di mangiare tutto quanto.” allungò la u di tutto in maniera esagerata.
Ari scosse la testa.
Era ben compiaciuto che qualcuno si preoccupasse per lui e si era reso conto che Inaya lo era per davvero, eppure non gli bastava. Non era affatto la persona che doveva portargli da mangiare e tirarlo su di morale.
Si sentì uno sciocco nel pensare in quel modo riguardo a quella che era diventata una sua grande amica, d'altronde non poteva cambiare quel suo atteggiamento.
Non era Nael.
Questo bastava e avanzava per comportarsi in quella maniera così egoista.
“Te lo lascio qua fuori.” disse ancora la ragazza. “Comunque mi dovrai pagare il servizio da cameriera prima o poi.” si mise a ridere di cuore e, anche se Ari avrebbe voluto ricambiare, non gli riuscì.
“A stasera.”
Ari si avvicinò alla serratura della porta e vi guardò attraverso per assicurarsi che non ci fosse nessuno al di fuori.
“Certo che sei impossibile.” Nael parlò con le braccia conserte, sebbene non potesse essere sentito.
Il biondo si scostò dalla porta e poggiò la schiena su di essa, socchiudendo gli occhi.
“Insomma, quella ragazza è tua amica, no?” continuò Natanael. “Ammetto che sono lievemente geloso nel sapere che ti sei davvero fatto un'amica e vorrei anche vederla in faccia per capire se dovrei preoccuparmi in maniera seria o...” scosse la testa pensando che non fosse quello il momento adatto per certi assilli e che ne avrebbe discusso con Ari più in là. “A ogni modo, sembra che lei ci tenga a te e alla tua salute.”
Ari si riabbassò sulla fenditura, tenendo un occhio chiuso per osservare meglio.
“E fa bene!” esclamò Nael. “Devi mangiare regolarmente e prenderti cura di te.”
Era incredibile come Nael avesse cambiato il suo atteggiamento in così pochi giorni. Era passato dall'essere depresso per aver abbandonato Ari, a voler essere il suo angelo custode che si allarmava in qualsiasi forma, cercando di comunicare con lui perché era sicuro che prima o poi l'avrebbe sentito e gli avrebbe dato retta.
“Inoltre, non l'hai neanche ringraziata. Neanche una volta! Pensavo di averti insegnato l'educazione in tutti questi anni e, invece, guardati.”
Nael sospirò esageratamente e si portò una mano sulla fronte, un po' sconsolato.
Si avvicinò al ragazzo e gli passò le dita tra i capelli. Quanto faceva male non poterlo più sentire.
“Ari... prova ad andare avanti, ti scongiuro. Lo so che è ancora presto, che ci vorrà sicuramente del tempo...” lo abbracciò da dietro, avvertendo l'altro rabbrividire sotto il suo tocco. “Ma se l'ho capito io che non è vero che sei solo e che qualcuno ti vuole bene, allora devi capirlo anche tu. Non rimanere ancorato al mio ricordo per sempre.”
Ari prese un piccolo sospiro e aprì finalmente la porta.
Si abbassò per raccogliere il vassoio e, in quel momento, vide una tunica bianco sporco, su cui vi era ricamato un ghirigoro nero, proprio davanti a lui.

Il Sommo Keyondre.

Scattò all'indietro per rientrare in camera e rinchiudersi dentro, ma l'altro fu più veloce e bloccò la porta prima che potesse sbarrarla.
“Vattene.” disse semplicemente Ari.
“Ti sembra questo il modo di parlare al tuo tutore?” rispose il mago del buio. “Lasciami entrare.”
“No.” spinse con tutta la forza che aveva per tenerlo fuori.
Ari era ostinato. Non voleva vedere nessuno e tantomeno la persona che l'aveva preso a forza e l'aveva allontanato da Nael.
“Ricordati che sei tu che te le cerchi.” affermò Keyondre e mosse appena la mano per generare una piccola onda d'urto che investì il ragazzo e lo fece cadere a terra. In questo modo poté entrare senza problemi.
Nael squadrò da capo a piedi quell'uomo e il suo volto oscuro non lo trovò affatto rassicurante.
Ari tenne il capo basso mentre si rialzava in piedi e se ne andava a sedersi sul letto; venne seguito dall'altro ragazzo, che poggiò la schiena alla parete tenendo le gambe allungate.
“Ari, dobbiamo parlare.”
“Non ho nulla da dire.”
“Capisco che tu stia male e che...”
“No che non lo capisci!” urlò Ari, con la voce appena appena rotta. “Nessuno può capire come mi sento, perché non mi lasciate in pace?”
“Ari...” Nael si sentì colpito al petto e strinse i pugni fino a farli diventare bianchi.
Keyondre sospirò, tuttavia non cedette a quel comportamento.
“Hai saltato già una settimana di lezione.”
Ari sobbalzò.
Aveva appena perso Nael e tutto quello che sembrava importante per il mago erano le lezioni per continuare il suo percorso di studi.

È così che capisce quello che provo?

“Non puoi continuare in questo modo, se vuoi diventare un mago eccellente.” continuò l'uomo.
In risposta scosse solo la testa.

Non voglio diventarlo...

“Non puoi neanche rimanere rinchiuso in questa stanza per sempre.” il tono di Keyondre era rigido e risoluto. “Questo non è un gioco, hai già rischiato di essere cacciato dall'aeronave.”
Non capiva perché il mago lo stesse trattando in una maniera così dura, non aveva più avuto quell'atteggiamento negli ultimi tempi e non sapeva se ora lo stesse avendo poiché non avesse idea di come consolarlo o perché gli avesse sempre mentito.

E io che gli ho anche confessato che assomigliava a un padre per me...

“Vattene.” ripeté Ari, atono.

...invece sono sempre stato sfruttato. Persino da lui.

“No che non me ne vado fino a quando non ti avrò convinto a uscire da qua.”
“Lasciami in pace.”
Nael osservò tutta la scena, maledicendo di non potersi mettere in mezzo per rassicurare Ari e cacciare a calci nel fondoschiena l'uomo.
“La vita continua, Ari. Per quanto sia difficile, al di fuori del tuo piccolo mondo che ti sei creato esiste un altro mondo enorme e molto più bello di quello che pensi e, adesso che sei un mago...”
“Non voglio!” urlò Ari, facendo sussultare l'altro.
“Che cosa?”
“Non voglio essere un mago.” continuò quasi con il fiatone.

Che senso ha oramai..?

“Ari, non dire sciocchezze.”
“Non ho mai voluto i poteri.” le sue mani cominciarono a tremare e dovette stringerle a pugno per tenerle sotto controllo. “Il Mana non mi appartiene e adesso che Nael è morto non ne ho più bisogno.”

Solo per lui ho affrontato tutto questo, ma adesso per chi sto combattendo? Non posso più salvare nessuno, quindi non ha senso diventare un mago. Posso tornare tra i Sacrifici e aspettare il giorno della mia morte.

“Che discorsi sono questi, eh?” Keyondre si mise le mani sui fianchi e si inclinò appena verso il ragazzo con tono di ammonimento.
“Ho accettato di trasferirmi su questa aeronave, di imparare le arti magiche sotto la tua guida e di diventare uno dei maghi addetti alla cerimonia solo perché così un giorno avrei raggiunto il prestigio di poter vivere tranquillo con Nael, facendo in modo che non fosse più un Sacrificio.” prese un piccolo sospiro mentre piccole lacrime avevano cominciato a cadere sui dorsi delle mani. “Invece lui è morto... quindi non serve più.”
Nael lo guardò sbalordito. Il pensiero che Ari avesse sopportato la loro divisione e la convivenza con i maghi, verso il quale provava odio e terrore, solo per lui, solo per proteggerlo per il loro futuro, lo fece riflettere.
Non era unicamente quel ragazzino che voleva tanto difendere, non era quel ragazzino che aveva bisogno di un rifugio, ormai aveva dentro di sé anche l'uomo che si prodigava per gli altri a discapito di se stesso.
Probabilmente l'aveva già capito prima, ma adesso ne aveva l'assoluta certezza e non poté che provare ancora più amore verso di lui e l'istinto di gettarsi addosso per abbracciarlo e ripetergli quanto lo amasse. Se solo l'avesse sentito.
“Se davvero credi questo...” disse Keyondre e Ari annuì.
Era la pura e semplice verità.

Perché dovrei diventare come quelli che hanno portato via i miei genitori e Nael?

“Toglietemi pure i poteri, mettetemi in esilio e tutto quello che volete.”
Keyondre rivide in quelle parole un ricordo lontano, del suo migliore amico d'infanzia. Era sicuro che una parte di Temaru vivesse in Ari e quella ne era la dimostrazione.
Sacrificare un dono di quel calibro per i propri ideali, anche se questo gesto avrebbe portato a una vita molto più difficile, era il modo in cui aveva vissuto il padre di quel ragazzo.
Ari continuò a lacrimare e tremare.
Il mago del buio fece per andarsene, tuttavia si bloccò poco prima di aprire la porta e si rivoltò verso il ragazzo.
“Il tuo nome da mago dovrebbe essere: Ari, Mago dell'Acqua, colui che è in grado solo di piangersi addosso.”
Ari non si smosse, quelle parole non l'avevano colpito in alcun modo. Nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea, nessuno l'avrebbe scosso talmente tanto da fargli riprendere gli studi da mago.

Voglio solo andarmene.







“Chi cazzo ti credi di essere per parlare in questo modo ad Ari, eh?” inveì Nael, incapace di restare in silenzio davanti a quel viso triste.
Si alzò di scatto e si mosse verso il mago puntandogli il dito contro.
“Se solo potessi prenderti a botte, lo farei immediatamente.”
L'uomo si guardò per un istante intorno a sé, poi fece ricadere lo sguardo su Ari.
“Non hai nulla da dire?”
Ari negò con il capo.
“Che sei uno stronzo, ecco cosa ti vorrebbe dire.” imprecò ancora.
Keyondre si portò una mano sulla fronte, poi abbandonò la stanza, sbattendo forte la porta.
Ari si lasciò scivolare completamente sul materasso, tra i singhiozzi.
“Bravo, vattene.” Nael incrociò le braccia e comparve un sorriso ironico sul suo viso. “Hai avvertito la paura.”
In quel momento venne riscosso dalla voce dell'altro.
“Ari, non piangere.” gli si avvicinò, allungò una mano verso la sua coscia e lo accarezzò delicatamente.
Anche il sorriso che fece aveva la stessa dolcezza.
Si sdraiò al suo fianco, portò la sua testa al petto e gli lisciò i capelli senza che se ne accorgesse minimamente.
“Hai fronteggiato una sfida del genere solo per me.” gli soffiò tra la capigliatura. “Solo per poter vivere con me.”
Fece una lieve risata e vide che il ragazzo si stava avvolgendo sotto le coperte; ne fu travolto anche lui.
“Nael...”

Quante volte hai invocato il mio nome in questi giorni? Davvero non fai che pensare a me?

Si rivide in lui durante il periodo della loro separazione.
Aveva passato giorni a pensare solo a quel ragazzo, a chiamare il suo nome, ad agognare di poterlo avere di nuovo al proprio fianco e, invece, non aveva ottenuto che oscurità e rabbia.
Adesso che poteva vederlo di nuovo, però, era peggio di prima.
Non aveva senso una vita – se la sua si potesse chiamare vita, dato che ormai non era che un'anima – dove non potesse essere riconosciuto dalla persona che più amava.
Sibilò affettuosamente per calmarlo, dato che stava ancora piangendo.
“Basta così, Ari.” gli parlò affabile per cullarlo. “Addormentati e incontrami nei sogni.”
Sperava che così fosse.

Se solo potessi entrare nella tua testa per rassicurarti e dirti che sono sempre con te e che non ti lascerò mai.

Un sentimento strano si fece strada in lui.
“Troverò il modo!” esclamò a un certo punto. “Mi impegnerò con tutto me stesso e sarò in grado di raggiungerti nei sogni, se non c'è altro modo.”
Ari sembrò calmarsi appena, forse entrato in uno stato di dormiveglia.
“Te lo prometto, Ari.”
Lo abbracciò più forte.

Te lo assicuro, ce la farò.

“Aspettami.”



NOTE DELL'AUTRICE:
 

Maccciao Nael =w= anzi, ciao spirito di Nael =w= mi sei mancato <3
Non ve l'aspettavate, eh? Qualcuno ha capito che diamine è successo? Fra poco capirete tutto, ve l'assicuro u.u attendete.
Non nascondo le lacrime anche nel pezzo dove si rende conto che è morto e parla con Ari disperato *ha la lacrima facile* dettagli ahah. Quindi adesso abbiamo un'anima Nael che è di nuovo al fianco di Ari e che è decisamente tornato il Nael di una volta, forse anche meglio di una volta. Insomma, guardatelo come fa la mammina e lo protegge da Keyondre, avrebbe voluto ucciderlo xD oh, e vorrebbe uccidere anche Inaya, la gelosia è parte di lui ahaha. Peccato che Ari non senta una mazza di quello che gli dice e non senta il suo tocco... quindi, che si fa adesso?
Lo scoprirete domenica prossima <3
Ringrazio tutti quelli che seguono ancora questa storia, lasciate un commento se vi è piaciuto e un bacio a tutti quanti!
Flor =w=

 

  
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