Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: _Destinyan_    06/03/2017    0 recensioni
Inghilterra, 1945.
Antonio ha vissuto tutta la sua vita in un orfanotrofio, vorrebbe che la gioia trovata lì non finisse mai. Sarà però costretto a dover affrontare la realtà una volta capito che cosa significa crescere, conoscere il mondo... e affrontare qualsiasi tipo di viaggio pur di rivedere Lovino.
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luglio, 1947
 
“Lovino, sto bene non preoccuparti, non c’è bisogno di piangere, pensa a Feliciano.” La mamma disse con respiro affannoso tenendo la mano stretta quella di Lovino.
Sentì il passi del papà entrare nella stanza. L’uomo si sedette sul letto e strinse le mani della moglie.
“Vai a giocare con tuo fratello nell’altra stanza.” Prese una pezza bagnata e la poggiò sulla fronte della donna spostandole i capelli dal volto. “Per favore Lovino, non serve che tu stia qui.”

 
“Cantiamo quella canzone che vi ho insegnato?” Il papà rise di gusto prendendo i due bambini in braccio.
La stanza era piena di persone che bevevano vino “Non posso crederci, costringi a cantare anche i tuoi figli?” Un vecchio signore disse prendendo un sorso del liquido rosso. Un coro iniziò a cantare.
“… È questo il fiore del partigiano, oh bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao. È questo il fiore del partigiano, morto per la libertà!” Iniziò a girare con i bambini in braccio, i quali ridevano di gusto.

 
“Lovino, non devi dirlo a nessuno.” La mamma gli strinse le mani. “Fallo per tuo padre.”
 
“Prediti cura di Feliciano.”
 
Lovino aprì gli occhi. All’età di 7 anni si stava ormai abituando a quei sogni. Diventavano sempre più vaghi, non ricordava bene i volti, ma riusciva a ricordare la pressione e le parole, e le melodie dell’Italia. Lui ricordava più di quanto non ricordasse Feliciano, il quale sembrava quasi essersi dimenticato anche della sua vita prima dell’orfanotrofio. Erano passati due anni da quando erano lì, il tempo sembrava essere andato così in fretta.  Antonio passò accanto al letto di Lovino “Sei sveglio, Lovi?”
Lui lo guardò qualche secondo, poi si alzò “Sì, sì.”
Il suo amico sorrise “Tutto bene? Qualche brutto sogno?”
Lovino era contento di vedere sempre Antonio così preoccupato per lui, però nascose il suo sorriso e continuò a parlare “C’eravamo solo noi che cantavamo e… le frasi di mia madre.”
“Capisco.” Antonio annuì e poi batté le mani “Ora forza, vestiamoci che dobbiamo scendere dalla signorina!” Si mise a ridere e corse verso Gilbert e Francis.
Lovino si voltò verso il letto accanto a lui e non vide Feliciano, spostò lo sguardò da un’altra parte e vide suo fratello insieme a Ludwig mentre si vestiva. Come al solito.
Si mise alla svelta la camicia bianca con i pantaloni marroni e le bretelle. Sospirò e andò verso il bagno.
La signorina al piano inferiore urlò ai bambini di scendere, e tutti seguirono il comando.

***

Antonio continuava a comportarsi in modo molto infantile, Lovino pensò a come sarebbe diventato quando avrebbe compiuto dieci anni. Forse sarebbe stato più simile a Arthur, mentre Feli lui sarebbe diventato come Antonio.
La signorina Bragiskaya uscì in giardino e annunciò a tutti una notizia. “Oggi andiamo in paese, devo comprare alcune cose, salite di sopra a prepararvi.”
Corsero tutti al piano superiore per pulirsi gli abiti e lavarsi mani e faccia. La signorina prendeva che fossero perfettamente puliti prima di uscire ed andare in paese. Lovino si mie un cappello marrone abbinato al pantalone, non voleva farlo notare, ma ci teneva parecchio ad abbinare i colori.
Si misero in fila dietro la signorina e, come al solito, Antonio si mise accanto a Lovino.
“Vorrei chiedere un gelato alla signorina.” Antonio disse sottovoce mentre sorrideva “Secondo te me lo prenderà?”
“Non credo, dovrebbe prenderlo a tutti.” Lovino disse in tono tranquilla e fermando Antonio prima di fare qualcosa di stupido.
“Che palle!” Esclamò “Volevo qualcosa di fresco!” E inarcò le sopracciglia.
Lovino si girò a guardarlo, non poteva sentire alle sue orecchie.“Che hai detto?”
L’altro lo guardò confuso “Che vorrei qualcosa di fresco.”
“No, stupido, quell’altra cosa!” Sbuffò lui “La signorina si arrabbierà molto se ti sentirà dire altre parole del genere.”
Antonio si mise a ridere “Me l’ha insegnato Gilbert, ha sentito dal signore difronte l’orfanotrofio. Ormai sono grande, posso dire queste cose!”
Lovino lo guardò a bocca aperta “Uhm…” arrossì e abbassò lo sguardo “Che altre parole conosci?” Antonio sentendo la domanda si mise a ridere di nuovo.
“Tantissime!” Disse a bassa voce, ma contento. “Più tardi te le insegnerò tutte.”
Lovino sorrise e mise le mani in tasca.

Si sentiva improvvisamente più grande.

***

Antonio aveva ancora gli occhi chiusi quando iniziò a sentire del trambusto e la voce di Francis.
“Non c’è nemmeno Gilbert!”
Fu l’unica frase che riuscì a capire per intero. Si alzò con calma e strizzò gli occhi più volte, si voltò verso la finestra e vide l’alba sorgere. Francis si voltò verso di lui.
“Antonio, il tuo letto è accanto al suo, non hai sentito nulla?” Chiese allarmato indicando il letto vuoto accanto ad Antonio. Il bambino guardò perplesso al suo fianco.
“Dov’è Gilbert?” e si volto verso gli altri. Francis si mise il palmo della mano sugli occhi.
Arthur intervenne “ È quello che stiamo cercando di capire!” e sbuffò. Antonio si alzò in piedi e notò che anche il letto di Ludwig era vuoto.
“Saranno scesi giù dalla signorina!” Disse tranquillo mentre si stiracchiava.
Arthur rispose ancora una volta “Perché avrebbero dovuto farlo?” Inarcò un sopracciglio. “Vado di sotto a parlare con la signorina Braginskaya.” Andò fuori dalla stanza e i bambini riuscirono a sentire le scale scricchiolare.
Si guardarono tutti perplessi per qualche secondo. “Credi sia successo qualcosa di grave?” Chiese Antonio a Francis.
“Non credo.” Lui incrociò le braccia “Lo spero.” E guardò verso la finestra.
“Pff, non essere così drammatico!” Antonio gli diede una pacca sulla spalla  e Francis rise.
Lo scricchiolio delle scale tornò a farsi sentire più veloce di prima. Arthur aprì la porta con calma e la richiuse dopo essere entrato.
“La signorina ha detto di scendere e parlare con lei.” Il bambino sembrò spaventato e strinse la mani in due pugni.
Feliciano intervenne “Ludwig e Gilbert?” Inarcò la testa e sbatté le palpebre velocemente.
“Sono di sotto.” Indicò verso la finestra e Feliciano si avviò per andare a controllare. Lovino lo seguì di corsa. Antonio e Francis si voltarono. La finestra era rimasta aperta dalla mattina prima, l’aria mattutina stava iniziando ad entrare nella stanza. Feliciano sporse la testa e aprì la bocca. Lovino si allarmò e lo allontanò “NO!” e tirò indietro il fratello “Non disturbarli, stupido fratello.”
Feliciano si voltò per guardare verso il volto innervosito di Lovino. “Non vedi che stanno piantando un fiore?” gli strinse la mano al gomito e lo portò lontano dalla finestra.
Antonio li separò “Lovi, non c’è bisogno di arrabbiarsi così tanto!” cercò di tranquillizzare l’amico, il quale arrossì e abbassò lo sguardo. Arthur si massaggiò gli occhi “Va bene, ora andiamo di sotto.”
Quando arrivarono di sotto la signorina era seduta al tavolo con la testa poggiata sulle braccia “Oh, santo cielo…” continuava a ripetere mentre singhiozzava. Era quella la sua normale reazione quando succedeva qualcosa di problematico.
Arthur parlò per primo facendo un passo avanti e mettendosi con la schiena dritta, impettito. “Cosa possiamo fare?”
“Oggi non si faranno lezioni, nemmeno per i più piccoli.” Rispose a fatica poi continuò a borbottare “Che disastro, che disastro.”
“Signorina, potrebbe dirci cosa sta succedendo?” Antonio domandò sottovoce, quasi spaventato.
La ragazza alzò la testa, guardò i bambini con gli occhi gonfi “Il padre di Gilbert e Ludwig… oh, che disastro…” si massaggiò gli occhi e tornò con la testa bassa “E mio padre…” sospirò mentre singhiozzava.
Antonio si sentì raggelare. Il padre di Gilbert e Ludwig? Lui non era di certo tornato… quindi…
“È MORTO?” Antonio urlò verso la signorina. Quando questa lo guardò lui si tappò la bocca, perché si accorse di aver alzato troppo la voce. Quando Katiusha annuì, Antonio scosse la testa e andò verso la porta. Francis lo prese per il braccio “Antonio, lascia stare.” Disse tirandolo indietro. “Non c’è nulla che possiamo fare.”
Arthur si intromise “Mh, per una volta devo dire che ha ragione Francis.” Incrociò le braccia e si morse un labbro “Lasciamoli da soli.”
“Ma…” Antonio strinse i pugni, avrebbe voluto ribattere, ma non avrebbe potuto dire nulla. Si sentì inutile in quel momento pensando ai suoi amici nel cortile.
Si rese conto che contro la morte non c’era nulla da fare.
Corse per le scale e andò in camera.
Antonio era steso sul pavimento a giocare con la sua macchinina rossa di legno per distrarsi. Non sapeva come descrivere il suo stato d’animo attuale, voleva andare con Gilbert e piangere, ma era anche molto arrabbiato. Non capiva con chi ce l’avesse così tanto, eppure non poteva fare a mano di sfogare tutto sulla sua bella macchinina. La lanciò da una parte all’altra della stanza, fino a quando non colpì delle scarpe nere. Antonio alzò lo sguardo per controllare chi fosse, e vide Lovino. Il bambino si abbassò e prese il giocattolo in mano.
“Sai, io me lo ricordo quando la mamma ha saputo che papà non c’era più.” Disse Lovino mentre si girava il piccolo oggetto rosso tra le mani. “Non parlava nemmeno con me e Feliciano.”
Antonio rimase a bocca aperta quando vide Lovino iniziare a piangere in piedi davanti a lui.
“Non puoi fare niente per il papà di Gilbert...” Disse mente singhiozzava e riprendeva fiato. Antonio si alzò il piedi e abbracciò Lovino.
“Stai cercando di dirmi che non dovrei arrabbiarmi, giusto?” Sospirò mentre sentiva le lacrime dell’italiano poggiarsi sul collo. “Io… non voglio vedere i miei amici stare male.” Antonio nascose la faccia nelle braccia di Lovino, e alla fine si trovarono entrambi a piangere. Quando Lovino iniziò a spingere con le mani il petto di Antonio, lui capì che doveva staccarsi. Il bambino si imbronciò e si asciugò le lacrime con le maniche della maglia.
“Come va con gli incubi?” Antonio chiese per cambiare argomento. “Ne hai fatti altri?” Cacciò un fazzoletto dalla tasca e si soffiò il naso.
“Ho sognato di nuovo la mamma.” rispose cercando di non far tremare la voce “Però io sto iniziando a dimenticare delle cose.”
“Ma con i sogni puoi ricordarle.” Antonio corse verso il suo baule accanto al letto. Cercò in mezzo a tutte quelle vecchie cose, fino a quando non trovò quello che voleva. “Un foglio e una matita.”
Lovino prese gli oggetti in mano “Vuoi che disegni?”
“Sì.” Sorrise “Così non potrai dimenticare com’è fatta la tua mamma. Sei bravissimo a disegnare!”
L’altro arrossì “N-non sono così bravo.” E abbassò lo sguardo.
“Resta qui a disegnare. Non mi piace restare da solo.” Antonio si abbassò e si sedette a terra. Lovino lo guardò per qualche secondo, si sdraiò a terra e iniziò a disegnare.
Arrossì e guardò verso il suo amico “Mi insegni qualche altra brutta parola?”
Antonio iniziò a ridere e annuì.
Rimasero insieme fino a quando dalla finestra non filtrò il colore del tramonto.
Sentirono il campanello suonare. Subito dopo il portone cigolò
“Deve essere Gilbert.” Antonio disse a voce alta guardando verso Lovino, che posò le matite e si alzò in piedi. “Andiamo di sotto.” Continuò il moro, voleva parlare con il suo amico per consolarlo. Quando aprirono la porta della camera incontrarono i due fratelli sulle scale, mentre salivano.
“Antonio!” Gilbert disse sorpreso e rimase immobile a fissare il suo amico con gli occhi gonfi e rossi. “Cosa sta-“ Venne interrotto dall’abbraccio di Antonio.
Lovino li raggirò e corse giù per le scale.
Quando Antonio finì di abbracciarlo guardò ancora una volta il suo amico, poi abbassò la testa e abbracciò anche Ludwig, nascosto dietro il fratello maggiore. Le scale iniziarono a far rumore perché Francis le stava salendo di corsa, mentre gli altri bambini rimasero sull’ultimo scalino a fissare in alto.
“Gil… Ludwig…” Francis disse a voce bassa. “Andiamo in camera!” spinse i due fratelli nella stanza e chiuse la porta dietro di sé lasciando Antonio fuori. Dopo qualche secondo la porta si aprì di colpo “E vieni anche tu!” Il biondo afferrò Antonio dal colletto e lo portò nella camera con loro.
I bambini si accomodarono sui letti di Gilbert e Antonio. Il primo a parlare fu Gilbert “Non credo che la signorina Braginskaya stia bene.” Fece lui “Anche se sono convinto che Arthur sappia meglio i dettagli.”
“Lascia stare quello!” Francis poggiò una mano sulla gamba dell’albino. “Parla di quello che vi è successo.”
“Francis, sappiamo quello che è successo, non c’è bisogno che lo dica.” Antonio aggiunse quando vide che gli occhi dei due fratelli stavano tornando lucidi.
“Antonio.” Francis disse tranquillo, senza neanche voltare la faccia verso di lui.
“Sì?”
“Stai zitto.”
Il bambino incrociò le braccia e scosse la testa. Gilbert tornò a parlare “No, è giusto che voi sappiate cosa è successo.” Prese un lungo respirò “Stamattina, appena è arrivata la posta, la signorina è venuta svegliarmi. E mi ha detto di scendere con lei perché doveva dirmi una cosa, ma non voleva che ci fosse anche Lud.”
“Io però ero già sveglio.” Ludwig interruppe il discorso “Ho sentito quando la signorina ti ha chiamato.”
Gilbert sorrise guardando suo fratello, il quale continuò a dondolare le gambe e a fissare in basso.
“Comunque… Quando sono andato fuori con lei mi ha dato la lettera.” Congiunse le mani e guardò Antonio fisso negli occhi “Allora sono tornato dentro e ho svegliato Ludwig, siamo scesi e… Abbiamo parlato.”
Francis diede una pacca sulla gamba di Gilbert “Che avete fatto in cortile?”
“Abbiamo piantato una pianta sulla foto.” Ludwig disse timidamente.
Antonio spalancò gli occhi “La foto?! Avete seppellito la foto?” Si alzò in piedi “Ma, ci tenevi così tanto, era una foto così bella del tuo papà!” Il bambino era incerto.
“Non importa. Nel baule ne ho una con la mamma e una con noi tre!” Avvicinò a sé Ludwig “Antonio, va bene così.” Si massaggiò gli occhi con una mano “Va bene così…” E iniziò a singhiozzare. Poco dopo si aggiunse anche il fratello minore. Francis si fiondò sui due per abbracciarli e Antonio fece lo stesso.
“Va bene così” Gilbert continuava ripetere.

***
Dicembre, 1947
 
L’orfanotrofio diventava sempre più freddo, i bambini non facevano altro che stare riuniti attorno al fuoco scoppiettante e si strofinavano le mani. Spesso anche la signorina si trovava costretta a passare ore intere accanto al camino assieme ai bambini.
L’anno sarebbe terminato tra due settimane, Antonio non poté fare a meno di pensare che fra qualche mese avrebbe compiuto undici anni, era grande ormai.
Stava aiutando la signorina ad apparecchiare quando lei fece uno strano discorso “Antonio, tesoro.”
Il bambino, sentitosi chiamare, corse dalla signorina la guarda quasi intimorita “Che succede?”
“Fra due mesi avrai 11 anni.” Disse lei abbassandosi per guardare il bambino negli occhi “Sei grande ormai.”
Antonio sorrise “Sì!”
Lei forzò un sorriso “Sarai costretto a restare qui per un bel po’ se diventi troppo grande.” Poggiò le mani sulle spalle del bambino “Non so se…”
“Ma io voglio rimanere qui!” Si raddrizzò con la schiena e urlò “Non voglio andare via!”
La signorina scosse la testa “Sei ancora troppo piccolo per capire.” Si alzò in piedi “Aiutami a portare le posate, forza.”
“Certo!” Aprì il cassetto con le posate e corse al tavolo.
Il discorso che gli fece la signorina gli rimase impresso per un paio di giorni, sapeva che lui era stato portato lì per trovare una famiglia, ma in caso non l’avesse trovata cosa sarebbe successo? Sarebbe rimasto per sempre nell’orfanotrofio?
Decise di parlarne con Lovino.
Andò a sedersi accanto a lui di fronte al camino, lo trovò a disegnare, allungò la testa per guardare il foglio e Lovino lo girò di scatto. “Che vuoi?!” Nascose il suo disegno contro il suo petto.
Antonio allungò la mano per prenderlo “Fammi vedere cosa disegni!” 
“No! Non puoi vederlo!” Lovino lo strinse ancora più forte e si arrabbiò.
“Va bene, scusa.” Si rassegnò e iniziò a parlare “Ti posso parlare di una cosa?”
“Tanto se dico di no lo farai lo stesso.” Alzò le spalle e le riabbassò.
“Se crescerò nell’orfanotrofio cosa succederà?” Antonio chiese.
Lovino inclinò la testa “Non lo so…” poi lo guardò confuso “Non vuoi essere adottato?”
Il bambino non sapeva bene come rispondere, l’idea gli faceva quasi paura quindi evitò la domanda e chiese un’altra cosa “E tu vuoi essere adottato?”
“No!” Rispose freddo “Ho Feliciano con me.”
“E Feliciano cosa vorrebbe invece?”
Lovino spalancò gli occhi “Lui… deve restare con me.” E abbassò la voce.
“Resteremo insieme nell’orfanotrofio noi due?” Antonio sorriso e Lovino girò la faccia.
“Se non ti adotteranno dovrai andare via.” E si strinse nelle spalle “Te ne andrai anche tu.”
Antonio cercò di tirare su di morale Lovino “Io non andrò via dall’orfanotrofio, non per adesso.”
“Gli altri andranno via prima o poi.” Rispose in modo secco.
Ad Antonio sembrò quasi che stesse cercando di fargli capire come stavano i fatti.
“Non se ne andranno via! Non adesso!” Affermò arrabbiato e spaventato.
Lovino lo guardò per un po’ “Va bene, come vuoi.” Posò il disegno sul pavimento, incrociò le braccia e corse via.
Antonio continuò a fissare il foglio, cercava di combattere il desiderio di girarlo per vedere il disegno dall’altro lato, ma alla fine vinse la curiosità. Quando lo girò esclamò un piccolo “Oh!” e sorrise.

Sul foglio c’erano due figure una con i capelli castano chiaro e gli occhi verdi-gialli, e l’altra con la carnagione più scura, i capelli ricci e scuri e gli occhi verde scuro. Antonio riconobbe lui e Lovino mentre giocavano nella camera: Antonio con la macchinina rossa e l’altro con un foglio e delle matite in mano.









-------Angolo dell'autrice-----

Salve a tutti! Chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola non mi regala nemmeno una piccola tregua. Pensate che sono appena tornata da una gita di più giorni e domani ho un compito in classe, perfetto direi <\3
Spero come al solito che il capitolo vi sia piaciuto!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: _Destinyan_