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Autore: benzodiazepunk    09/03/2017    1 recensioni
Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo.
Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo scontento della sua vita e plagiato da un padre autoritario.
Quando poi la forte stratificazione sociale, i pregiudizi e una guerra imminente si aggiungeranno ai loro problemi, il loro incontro migliorerà o meno le loro vite?
---Aggiornamento ogni mercoledì---
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QUESTA STORIA NON MI APPARTIENE MA E' STATA SCRITTA DA MCRmichi UTENTE DI WATTPAD DA CUI HO AVUTO IL CONSENSO DI PUBBLICARLA SU EFP. TUTTE LE IDEE APPARTENGONO A LEI.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO QUATTORDICESIMO
 
 

Delusione. Questa era l'unica cosa che Gerard riusciva a provare, oltre alla rabbia ovviamente. Non ci poteva davvero credere! Da una parte si sentiva come tradito da Frank, ma dall'altra pensava di essere stato un vero idiota a pensare che avrebbe potuto funzionare. Era pur sempre un ragazzo di strada! Che si aspettava? Era ovvio che alla prima occasione avrebbe cercato di approfittare della situazione. Ma no, Gerard non ci aveva pensato, aveva davvero creduto che suo padre si sbagliasse e che Frank fosse in fondo... un bravo ragazzo. Ma a quanto pare si era dannatamente sbagliato.

E ora se ne stava tornando a casa con Lizzy sotto braccio. Ma non era felice, non lo era affatto. Aveva qualcosa dentro che continuava a dimenarsi e che gli ricordava costantemente l'accaduto, impedendogli di pensare ad altro.

I suoi genitori erano rimasti sconvolti dal furto; non avevano mai subito rapine, quella era la prima volta. Oltretutto nessuno riusciva a capire come il ladro fosse riuscito a entrare in casa senza forzare la porta e senza rompere nessuna finestra. Gerard aveva cercato di rimanere il più lontano possibile da quella faccenda perché non era sicuro che sarebbe riuscito a non tradire il suo segreto. Mikey poi non sapeva ancora niente, perché da quando se ne era andato il pomeriggio in cui Frank aveva svaligiato la casa non era ancora tornato.

"Senti Lizzy, io devo andare a casa dai miei genitori, sai per la faccenda del furto sono tutti ancora molto..."

"Ma che hai in questo periodo Gerard?" Lo interruppe Lizzy. "Non fai che dare scuse per tornartene a casa! E quando ti si parla sei distratto, svogliato! Che ti prende?" Chiese la donna con tono piuttosto polemico. Evidentemente era stufa di star dietro a Gerard, che da parte sua non la degnava di uno sguardo nell'ultimo periodo. Aveva altro per la testa, e quella sera aveva accettato di accompagnarla fino a casa solo per distrarsi un po', ma era già da un po' che non pensava più a Lizzy.

Gerard la guardò in modo piatto e inespressivo. Lei si mise le mani sui fianchi, aspettandosi una spiegazione, ma visto che quella non arrivava riprese a camminare urlando dietro a Gerard: "Io non corro dietro a nessuno. Se avrai voglia di parlarmi, fatti vivo"

Gerard si girò e se ne andò verso casa come se non fosse successo niente, dopo qualche passo aveva già smesso di pensare a quella faccenda.

Quando arrivò a casa stava per affacciarsi alla finestra del garage per dare un' occhiata a Frank, ma poi si ricordò. Ridendo quasi di sé stesso, aprì la porta ed entrò. Salì le scale e si diresse velocemente nella sua camera, non aveva voglia di parlare con nessuno. Ma quando aprì la porta vide suo fratello disteso sul suo letto con le braccia incrociate dietro la testa. Era ancora in divisa militare, evidentemente era appena tornato e lo stava aspettando.

"Ciao Mikey. Già di ritorno?" Disse con voce annoiata buttando la sua valigetta sulla scrivania.

"Sono stato via due giorni. Ma probabilmente partirò di nuovo. Le cose in Europa si stanno mettendo male, e credo che ci invieranno là"

"Ma come? Non puoi andare! E noi che deridevamo papà quando ci diceva che saremmo entrati in guerra..." Gerard era scioccato dalla notizia, Mikey era pur sempre il suo fratellino.

"Hei hei, calma Gee, è il mio lavoro!"

Gerard fece una smorfia di disapprovazione.

"Comunque, parlando di cose serie. Papà e mamma mi hanno detto quello che è successo. È andata come credo?" Chiese mettendosi seduto.

Gerard sbuffò. "Sì. Sì certo. Ho sbagliato a fidarmi di lui. Alla fine si è rivelato essere solo un ladro traditore" affermò sedendosi accanto al fratello.

"Eddai Gee! Non essere così duro!"

"Duro?! Mikey! Lui ha aspettato che fossimo tutti fuori casa apposta per derubarci"

"Ma noi non possiamo neanche immaginare la sua situazione. Hei, hai mai passato una notte su una panchina? Una sola? No! No Gerard, non l'hai fatto. Cosa credi che abbia pensato? Sicuramente avrà avuto paura che tu lo cacciassi via prima o poi, e ha pensato a cosa sarebbe venuto dopo. Ha fatto quello che doveva, per sopravvivere. Almeno, è quello che ha pensato lui, ci posso scommettere" disse Mikey restando calmo, come sempre quando parlava.

"Ma io non lo avrei lasciato andar via senza soldi! Di certo lo avrei aiutato, chessò, a trovarsi un lavoro! Non lo avrei mica sbattuto in mezzo a una strada come prima!" Rispose Gerard un po' sulle difensive.

"Ma lui che ne sapeva? Gliel'hai forse detto? Durante la sua vita non avrà di certo mai ricevuto un favore gratuito. Nella sua condizione ha dovuto sempre lottare per arrivare alla fine della settimana senza morire di fame, cerca di capire le situazioni!  Non tutte le azioni sbagliate sono fatte con cattiveria" Mikey lo guardava intensamente, sforzandosi di far capire quel concetto al fratello.

"D'accordo Mikey, ma io sono stufo di rincorrere quel ragazzino. Non voglio andare a cercarlo di nuovo nel viale. Non lo voglio fare. E poi lui sembrava anche più arrabbiato di me"

"Perché, l'hai visto dopo che se ne è andato?" Chiese Mikey.

"Sì, stamattina, e anche poco fa, tornando a casa. Non ha nemmeno avuto la decenza di nascondersi"

"Quindi avete parlato?"

"Urlato credo sia la parola giusta... però sì, abbiamo parlato"

"Avete litigato, fantastico. E lo sai cosa farà lui adesso? "

"E come faccio a saperlo?" Rispose Gerard in modo acido.

"Si arruolerà nell'esercito, ci posso scommettere le palle" affermò Mikey in tono serio, alzandosi dal letto e facendo qualche passo nella stanza.

"Che faccia quello che vuole, non mi importa. E non dire che è colpa mia. Non farlo"

Mikey alzò le sopracciglia in segno di resa, ma quello che pensava era evidente.

"Le persone fanno le proprie scelte, Mikey. Chi sono io per impedirgli di arruolarsi? "

"Solo quello che l'ha spinto a farlo. Tu gli hai tolto ogni speranza. Prima non aveva nessuno al mondo, poi tu l'hai aiutato, lui ha fatto una stupidaggine e quindi tu lo hai abbandonato. Non è così che si fa con gli amici Gerard. Lui andrà a morire sai? Perché un ragazzino senza esperienza, senza addestramento come lui cosa pensi che faccia? L'esercito ha bisogno di uomini ora che gli Stati Uniti sono entrati in guerra, e sono pronti a prendere chiunque e a sbatterlo al fronte senza nemmeno avergli insegnato a tenere in mano un fucile. È questo che faranno" Mikey sembrava arrabbiato con Gerard, perché lui proprio non voleva capire la situazione.

"Ma come fai a essere sicuro che si voglia arruolare?" Chiese. Questa volta nel suo sguardo c'era un po' di paura. Aveva realizzato la situazione, e anche se continuava a pensare che Frank fosse uno stronzo, certo non voleva che andasse a morire perché lui gli aveva urlato in faccia tutte quelle cazzate.

"L'altro giorno, prima di andar via, gli ho portato il pranzo, lui mi ha chiesto del mio lavoro. Io gliene ho parlato bene, così lui ha cominciato a farmi delle domande abbastanza specifiche. Credo proprio che sia la sua intenzione" e detto questo Mikey uscì dalla stanza, lasciando Gerard a trarre le sue conclusioni.

A Gerard bastarono dieci secondi per capire che sarebbe andato a recuperarlo. Che cosa gli avrebbe detto per persuaderlo non lo sapeva, ma doveva tentare. Così scese nuovamente le scale e uscì di casa, senza rispondere al 'dove vai?' di sua madre. Percorse la strada di poco prima al contrario, guardando ogni panchina in cerca di quel volto casomai si fosse spostato.

Ma Frank non era lì. Non era nemmeno sulla 'sua panchina'. Quando Gerard realizzò che Mikey aveva ragione per poco non gli prese un colpo.

Un senso di panico lo pervase. Aveva sempre odiato la guerra, e così come non poteva sopportare l'idea che suo fratello partisse in missione non amava per niente neanche il fatto che Frank si fosse arruolato perché lui non gli aveva dato una seconda possibilità.

"Senta, sa dove è andato quel ragazzo che stava su quella panchina? " Chiese Gerard al barbone più anziano che alloggiava di fronte al posto di Frank.

"Chi? Quel ragazzo basso? Capelli corti e scuri?"

"Sì lui, proprio lui. Sa dov'è andato? "

"È sempre stato abbastanza scostante quel Frank. Non voleva mai parlare e quando gli facevi una domanda spesso neanche ti rispondeva" Continuò l'uomo, seguendo il filo dei suoi disordinati pensieri.

"Per favore! È urgente! Allora sa dov'è? " insistette Gerard.

"No, lui si è alzato e se ne è andato prendendo tutta la sua roba. Non dava l'impressione di voler tornare comunque..."

"Già.. grazie" e Gerard lasciò nelle mani del barbone una mancia piuttosto generosa.

Visto che non era lì il primo luogo in cui andare a cercarlo era di certo la caserma. Che si trovava dall'altra parte della città. Dannazione, pensò Gerard, doveva prendere un taxi.

Dopo svariate decine di minuti riuscì a fermare un tassista disposto a portarlo e, data la destinazione all'autista, lo pregò di fare il più in fretta possibile. 

Arrivati alla caserma Gerard diede una somma considerevole all'autista senza aspettare il resto, poi scese al volo dalla macchina e si diresse all'entrata.

La caserma era un posto molto grande, enorme, e Gerard non sapeva dove bisognasse andare per arruolarsi. Così chiese a una segretaria in portineria.

"Per arruolarsi?" Chiese quasi ansimando.

"Da quella parte" affermò la donna indicando con un dito il corridoio a fianco a Gerard.

Il ragazzo si avviò il più velocemente possibile verso il corridoio, quasi di corsa. Alla fine vide una stanza illuminata dalla quale provenivano delle voci. Una piccola fila di persone usciva dalla stanza, ed erano quasi tutti ragazzi molto giovani e malandati, probabilmente senza soldi e senza altre vie d'uscita alla loro condizione.

Gerard avvicinandosi guardò i volti dei ragazzi in coda senza riuscire a scorgere quello di Frank.  Ma poi lo vide. Era il secondo della fila, ancora una sola persona e poi lui sarebbe entrato in quella stanza.

Gerard si avvicinò senza che Frank se ne accorgesse, lo prese saldamente per un braccio e lo tirò via. Ma riuscì a fare solo qualche passo prima che l'altro riuscisse a capire quello che stava succedendo e a divincolarsi dalla mano di Gerard.

"Oh, ma che cazzo fai?!" Sbottò Frank guardando l'altro con uno sguardo allibito.

"Cerco di impedirti di fare una stronzata" rispose acidamente Gerard.

"Lasciami in pace, è la mia cazzo di vita, non intrometterti più di quanto tu non abbia già fatto" e si girò per tornare verso la stanza.

Ma Gerard aveva previsto una risposta di quel tipo, e non aveva intenzione di arrendersi così presto.

"Frank!" Gli urlò dietro seguendolo. "Frank, aspetta!"

"Cosa vuoi ora? Credevo che non volessi né vedermi né sentirmi più. Non è bello rimangiarsi le promesse, sai?"

"Guarda che quello arrabbiato dovrei essere io!"

Frank rimase a guardarlo per un attimo con le sopracciglia alzate, poi si girò e ricominciò a camminare.

"Senti, non puoi arruolarti" disse Gerard con sguardo sincero dopo averlo nuovamente fermato trattenendolo da un braccio.

"E perché no? Non ho niente da perdere. Non una famiglia, non un amico, quindi preferisco rischiare di morire per la mia patria piuttosto che vivere una misera vita su una panchina. Ora, se vuoi scusarmi... credo che non abbiamo nient'altro da dirci"

"Tu non rischi di morire. Tu stai andando a morire Frank. Lo dice anche Mikey. Che arruolano solo perché hanno bisogno di ragazzi da mandare in Europa. Non ti addestrano, non ti preparano, ti mandano e basta a morire come un cane in una terra straniera. Hai capito? "

Frank non dava a vedere di essere preoccupato, aveva ancora uno sguardo piatto e vuoto.

"Non mi importa. Te l'ho detto, tanto non ho niente da perdere, a nessuno importerà quando morirò, quindi non credo di fare un dispiacere a nessuno"

"Io sono porto a ricominciare Frank" continuò Gerard disperato "Possiamo dimenticare tutto, ti prego, dimentichiamo e ricominciamo. Ma questa volta non più con me che ti 'faccio l'elemosina' come dici tu. Non più con te mezzo morto che hai bisogno di cure. Ripartiamo da zero, da pari, da amici" Gerard tese una mano nella direzione di Frank, sperando che quello la stringesse. Ma Frank non lo fece.

"Io mi arruolo, Gerard. Niente mi trattiene capisci? Niente. A cosa mi porterebbe rimanere qui? Proprio a un cazzo. Solo a passare le giornate ad autocommiserarmi e a pensare a quanto la mia vita sia patetica"

Frank guardò l'altro per un attimo, forse sperando che gli rispondesse, ma Gerard non sapeva sinceramente più cosa fare.

"Bè se tu ti arruoli allora vengo con te" disse improvvisamente Gerard rendendosi conto di quello che aveva detto solo dopo averlo fatto. Sul volto di Frank comparve una strana espressione.

"Non dire stronzate. Tu non sei fatto per queste cose, torna alla tua vita, credo di averti creato già abbastanza problemi. E non provare a seguirmi" e Frank gli voltò nuovamente le spalle tornando verso la fila.

"Guarda che io non faccio promesse vane! Se tu ti arruoli io ti seguo" gli urlò dietro Gerard.

Frank si arrestò. Di certo non voleva che Gerard buttasse via la sua vita come stava per fare lui. Gerard aveva un lavoro, una famiglia e a quanto pareva anche una ragazza, mentre lui non aveva niente da perdere.

"Non fare cazzate Gerard. Te l'ho detto, torna alla tua vita. Tu hai tutto, io non ho niente. Non ne vale la pena"
Gerard gli sia avvicinò.

"Se tu vai vengo anch'io" ribadì scandendo bene le parole, lentamente, in modo quasi ipnotico.

Frank, che aveva le mani puntate sui fianchi, alzò gli occhi al cielo e fece un giro su sé stesso.

"Ma perché cazzo sei così ostinato? Lascia perdere! Perché mi stai addosso? Che cazzo te ne frega?" Sbottò irritato, tenendo ancora le braccia sui fianchi e sporgendosi leggermente in avanti col busto.

Gerard per un attimo rimase confuso. In effetti forse aveva preso questa cosa un po' troppo sul personale, troppo sul serio.

Ma poi ci ripensò. No, tutta questa storia era un casino che aveva combinato lui. Se non lo avesse preso a botte in quel bar probabilmente ora Frank avrebbe un lavoro e non dormirebbe sotto le stelle.

"Me ne frega" Rispose Gerard sbrigativo.

"Allora è deciso? Si parte?" Domandò.

"Cazzo Gerard lascia stare. Non buttare la tua vita nel cesso, tanto lo so che non ne saresti capace. Quindi smettila di cercare di convincermi con questi patetici discorsi"

Frank girò sui tacchi e si allontanò. 
"E non ti azzardare a seguirmi. Dico sul serio" lo avvertì girandosi indietro mentre continuava a camminare.

Frank era davvero certo che Gerard non lo avrebbe mai seguito. Non era il tipo da mollare tutto e arruolarsi. Ne era davvero sicurissimo.

Ma il ragazzo faceva sul serio. Per una volta sentiva di avere una sorta di missione. Poteva sembrare stupido, ma era così.

Gerard uscì dalla caserma lanciando un' ultima occhiata a Frank, poi prese un altro taxi e ritornò a casa. Volò giù dalla macchina e si precipitò in camera sua, in cerca di una sacca da viaggio.

"Che diavolo stai facendo?" A Gerard prese un colpo, non aveva notato Mikey sdraiato di nuovo sul suo letto.

"Faccio il bagaglio" rispose dopo essersi ripreso dallo spavento.

"A che ti serve un bagaglio? Stai partendo?" Mikey si alzò e guardò Gerard con uno sguardo preoccupato. 

"Sì, mi arruolo"

"Cosa?! Che significa 'mi arruolo'?"

"Be, semplicemente che mi arruolo" rispose l'altro aprendo le braccia come se stesse dicendo una cosa ovvia.

"E perché? Fermati un attimo Gerard!"

Quello, che stava infilando pantaloni e maglie a caso nella sacca, si fermò e si girò verso il fratello.

"Che hai intenzione di fare?" Gli chiese Mikey.

"Di ar-ruo-lar-mi. Mikey, sei un soldato anche tu, pensavo che le basi le conoscessi già" Scherzò Gerard.

"Non fare lo scemo. Perché? Che è successo?"

"Frank non si è lasciato convincere. Quindi non posso lasciarlo andare, come dici tu, a morire"

"Quindi per te la soluzione è andare a morire anche tu? Sì, be, in effetti non fa una piega come ragionamento" rispose Mikey acidamente.

"Ma tu non dovresti essere favorevole a queste cose?"

"Non per mio fratello. Non voglio che tu finisca male solo perché io ti ho fatto la ramanzina. Quel ragazzo ha ignorato i tuoi tentativi di salvarlo, non ci puoi fare niente. La tua parte l'hai fatta"

"Non sembravi pensarla così poco fa"

"Tu sei proprio certo di quello che fai? " Chiese Mikey.

"Sì, ne sono certo. Voglio farlo. Insomma, il mio lavoro mi fa schifo, non ho una ragazza a cui pensare, e tu sei già nell'esercito. Quindi perché rimanere? Non ho niente che mi tenga legato qui" affermò Gerard ricordando le parole di Frank.

"D'accordo. Mi sembra che tu sia  davvero convinto della tua scelta. Però Gerard, promettimi che non sarai il suo scudo, ma che vi guarderete le spalle a vicenda. Non morire stupidamente ok?"

Queste raccomandazioni sembravano un po' ridicole a Gerard, ma per fare contento il fratello acconsentì.

"Ora vai a firmare e poi avrai tempo per farti il bagaglio, non c'è bisogno di portarti dietro tutta questa roba" gli disse Mikey, ora un po' più calmo di prima.

"Bene. Grazie Mikey"

Gerard tornò alla caserma e si mise in fila. Con lo sguardo cercò Frank tra le persone presenti, ma di lui nessuna traccia. Probabilmente aveva già firmato e se ne era andato.

Ci volle più di un' ora per arrivare all'inizio della fila, e Gerard era davvero sorpreso di vedere quante persone si arruolassero volontariamente. Quando davanti a lui furono rimasti solo due ragazzi, Gerard cominciò a sentire una sensazione sgradevole allo stomaco che riconobbe subito per paura. In certi momenti si ritrovò a pensare che forse stava facendo una stronzata, ma alla fine arrivò il suo turno e oltrepassò la soglia della porta.

"Nome?" Chiese una donna sulla trentina.

"Gerard" rispose.

La ragazza alzò lo sguardo guardandolo impazientemente come se si aspettasse qualcos'altro da lui.

"Cognome?" Chiese allora leggermente scioccata dal silenzio di Gerard.

"Oh.. sì, certo. Way, Gerard Way"

La donna scosse leggermente la testa alzando le sopracciglia, poi trascrisse il nome su un modulo.

Le domande non finivano più, e alcune erano davvero assurde. Ora capiva perché ci era voluto tanto per arrivare all'inizio della fila. Dopo circa un quarto d'ora di domande più o meno imbarazzanti, la donna girò il modulo verso di lui indicandogli con la penna dove avrebbe dovuto firmare per porre fine alla procedura.

Gerard esitò per un attimo.

Che diavolo stava facendo? Una firma e la sua vita sarebbe cambiata completamente.

Poi si sporse leggermente in avanti, si piegò sul tavolo, afferrò la penna e con mano leggermente tremante tracciò la sua firma sul foglio bianco.

 







Note.
Mi devo scusare tantissimo per il ritardo, ma ho avuto una sessione esami impegnativa e mi sto iniziando a riprendere solo ora.
La storia è arrivata alla sua conclusione! Ringrazio tutti coloro che hanno letto, e lascio qui sotto l'ultimo commento dell'autrice su Wattpad.
A presto :D
(Billy)

« Okay ragazzi... siamo arrivati alla fine di questa storia!

Spero vi sia piaciuta per ora e ovviamente non è finita qui, anzi, direi che è appena iniziata! 

Non so ancora quando inizierò a pubblicare la seconda parte, dipende anche un po' da voi lettori, sappiate solo che a partire dai prossimi capitoli vedremo finalmente una svolta nella relazione tra Frank e Gerard.

Lasciatemi un commento se vi va, insomma, ditemi un po' cosa ne pensate.

A presto! :) »

  
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