Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Val__    11/03/2017    1 recensioni
Russel è un "Super", dotato di abilità aggiuntive che lo distinguono dai normali esseri umani.
Riservato e... diversamente coraggioso a seguito di un imprevisto che fa saltare la sua copertura da ragazzo comune, viene intercettato da due bizzarri figuri in nero e dal viso indistinto. Come reagirà quando dovrà imparare a gestire i suoi poteri a fin di bene, affrontando le sue più grandi paure?
Ad aiutarlo lungo il tragitto saranno una ragazza-bambola dal poco tatto, una tipa dal fisico e carattere duro come una roccia, ma con un lato colmo di dolcezza, un insopportabile e diffidente amante della velocità e... delle mezze verità ed il ragazzo più fortunato del pianeta.
Riuscirà il nostro SuperZero a trasformarsi in un SuperHero?
E se a tutto questo si dovesse aggiungere un tetro ed inatteso pericolo che porterà i nostri apprendisti eroi ad un'impresa molto più grande di loro?
_
Una storia su SuperMarmocchi non propriamente etero che imparano ad usare i loro poteri senza cavare un'occhio a nessuno, a socializzare, si innamorano e nel frattempo cercano di evitare l'apocalisse... niente di troppo serio insomma!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Super: Zero to Hero

2. SuperSgamato

Quel lunedì mattina era iniziato come tutti gli altri, eppure, qualcosa sembrava fuori posto.
< Oggi non è dalla tua, bambino > tirò fuori dal nulla nonna Alya, proprio mentre Russel si sedeva a tavola per colazione.
< Woah... calma nonna, non è nemmeno uscito di casa e già gliela tiri? > intervenne Brody, tirando qualche pacca, quasi troppo pesante, sulla schiena di Russel come per consolarlo.
< Perché? Che succede oggi? > domandò lui serio.
< E io cosa dovrei saperne, ti sembro un'indovina? > borbottò allora lei mangiucchiando i suoi biscotti rinsecchiti e senza zucchero.
Russel guardò il suo cappuccino perplesso.
Non c'era da scherzare sui presentimenti della nonna. Era una donna a cui piaceva far rispettare le sue regole (e brontolare, adorava brontolare), non aveva molto tatto, con lei ci si beccava per il minimo affare e la sua pazienza era infinita solo quando voleva lei, ma quando aveva le sue intuizioni, anche se avresti preferito avesse torto marcio, era sempre puntualissima.

< Magari ha sbagliato... > borbottò Russel sovrappensiero mentre, in macchina con il cugino di ritorno da scuola cercava un buon pretesto per abbassare la guardia.
< Magari con la vecchiaia... succede! >aggiunse.
Brody sogghignò lanciandogli un'occhiata, fermandosi dietro l'auto davanti a loro.
Trovare un traffico del genere vicino a casa non era insolito, considerato che abitavano affianco alla stazione del paese e le code dietro le sbarre in attesa del passaggio del treno di turno potevano essere interminabili.
< Speriamo solo non sia niente di grave o... di mortale > ragionò tra sé e sé, osservando la coda che iniziava a formarsi anche dietro di loro dallo specchietto. < Una fila del genere è normale? > chiese poi < Non siamo così vicini al passaggio a livello, possibile che la fila cominci là? >.
Brody alzò le spalle < Un treno in ritardo? > ipotizzò. < O l'inizio delle tue sventure... > finì lanciandogli un'occhiata divertita.
< Sta zitto! Non si scherza con i suoi... presentimenti > lo rimproverò Russel, mimando le virgolette con le dita. Brody sorrise, spegnendo il motore dell'auto, che per lo più era un furgoncino, e girandosi verso di lui. Russel si aspettava le sue solite parole di incoraggiamento e già vedendo il suo sorriso gentile cominciò a rilassarsi. < Russ, non- > la sua frase si interruppe all'improvviso e la sua espressione cambiò in uno sguardo preoccupato rivolto davanti a loro.
< Che succede? > chiese, trattenendo il respiro ed agitandosi sul sedile per riuscire a vedere quello che anche Brody stava vedendo. < Che succede! > ripeté non ricevendo risposta dal più grande e tirando le maniche della felpa già sformata, dall'ansia.
< Non lo so... non capisco... > cercò di spiegarsi perplesso. < Li vedi? Cosa stanno facendo? > aggiunse indicando più avanti nella fila.
Russel puntò lo sguardo nella direzione indicatagli dal cugino ed una sensazione di inquietudine mista a confusione si fece largo tra i suoi pensieri. Rabbrividì forte.
Uno strano duo in nero si faceva largo lungo l'interminabile fila di auto, accostandosi al finestrino di ognuna per porre qualche sorta di domanda e proseguire immediatamente all'auto successiva fino ad arrivare al furgoncino di Brody.
C'era qualcosa di strano ed in un certo senso sbagliato in loro. Russel riusciva a riconoscere la prima come una donna dai capelli biondi e corti sotto le orecchie e il secondo come un uomo, moro e dai capelli estremamente corti sulla nuca, mentre erano tenuti più lunghi davanti, entrambi sulla ventina, ma i loro visi erano... confusi. Non sarebbe riuscito a descriverli non importa quanto a lungo li avrebbe fissati e questo lo rendeva parecchio a disagio e diffidente, nonostante il tono di voce ed il modo di porsi non fosse dei più minacciosi al momento.
La ragazza bussò al finestrino del guidatore ed ancora prima di aprir bocca, i suoi occhi si posarono su Russel, decisi.
< Russel Foster? > pronunciò scandendo attentamente il suo nome e studiando la sua espressione prima di continuare. < Devi venire con noi>.
Il ragazzo saltò sul posto, trattenendo uno squittio impaurito.
Lo sportello dalla sua parte si aprì ed il secondo dei due individui sospettosi, lo afferrò per il braccio, fermo, ma non con violenza e lo prelevò dall'auto prima che potesse obbiettare, dirigendolo verso l'origine di quella lunghissima coda, dove un'auto scura, parcheggiata in mezzo alla strada li stava aspettando.
Russel non riuscì a reagire, ma voltandosi indietro, confuso e paralizzato dalla paura, notò suo cugino non perdere un secondo prima di uscire dal furgoncino e seguire la ragazza fino all'auto, contestando e richiedendo spiegazioni fino all'ultimo secondo, per poi essere liquidato e mollato sul ciglio della strada con un'espressione di puro terrore e gli occhi lucidi. E fu quest'ultimo tratto a far reagire finalmente Russel.
Brody non piangeva. Mai.
Brody era quello che lo consolava e gli stava vicino durante le sue crisi, restava calmo e razionale fino all'ultimo e lo aiutava a pensare ad una soluzione quando serviva.
Brody non mollava e non gli permetteva di mollare, ma in quel momento, mentre la macchina si allontanava sempre di più, Russel lo vide privo di opzioni per la prima volta.

< Che... che cosa succede? Dove mi state portando? > si fece finalmente sentire, sentendo le lacrime sul punto di sfuggire al suo controllo.
< Resta calmo ragazzo, è solo per il tuo bene, davvero > spiegò sbrigativamente lei.
< Che cosa? Che cosa è per il mio bene? E chi cavolo siete? > parlò velocemente Russel, mantenendo quanta più distanza da di loro possibile.
< Lei è Bones, puoi chiamarmi Sand. Ti stiamo portando in un posto sicuro > spiegò il ragazzo, con un tono leggermente spazientito. < Sappiamo cosa sei, ti stiamo solo portando al sicuro > finì.
Un altro brivido si fece strada lungo la schiena di Russel. Si era fatto sgamare.
Generazioni e generazioni della sua famiglia nascoste e camuffate tra le persone comuni e lui era quello che si era fatto sgamare. E adesso? Non lo sapeva. Nessuno aveva mai saputo cosa accadeva ai Super che venivano scoperti, nessuno era mai riuscito a raccontarlo, ma qualunque fosse stata la risposta, stava per scoprirla.
A quel punto trattenere le lacrime non gli avrebbe portato nulla se non mantenere quel briciolo di orgoglio e dignità a cui nemmeno teneva. Scoppiò in un pianto silenzioso, lo sguardo basso, fisso sul sedile davanti a lui e le lacrime che scendevano copiose lungo le guance.
< Ehi! Nonononono! > cominciò allarmato Sand, cercando di avvicinarsi a lui. < Non avere paura! Va tutto bene... davvero! > sembrava... dispiaciuto ed il suo tono si era molto più addolcito rispetto alla rigida presentazione di solo un momento prima. Russel non si mosse, se non per un scatto impaurito nel vederlo avvicinarsi.
< Che succede Sandy? > chiese allarmata Bones sentendo del trambusto dal posto del guidatore. < Sta... sta piangendo e adesso cosa faccio? > le rispose con una punta di disperazione, per poi riprendere a volgersi a Russel < Non piangere per favore... >.
Ma in quel momento piangere era l'unica cosa che si sentiva di fare e schiacciandosi ancora di più contro la portiera riuscì a mormorare un tenue e singhiozzato < Lasciami stare > che senza la presenza di un tono rabbioso più che dare un effetto minaccioso, pareva come il lamento di un bambino molto stanco e nervoso.
< Lascialo sfogare... > provò a consolarlo la collega. < Sempre meglio di quelli che calciano e si ribellano >. Sand la guardò con uno sguardo colmo di sensi di colpa e con un sospiro angosciato riprese le distanze da Russel, non mancando però di tenerlo d'occhio per un secondo.
Il ragazzino rialzò lo sguardo, puntando gli occhi sul suo riflesso nel finestrino.
Lo sguardo rassegnato, i capelli biondi troppo lunghi con l'immancabile frangia a coprirgli parte del viso, gli occhi grandi e chiari con le lunghe ciglia bagnate dal pianto.
Femminuccia” ripeté fra sé e sé. Quel soprannome l'aveva perseguitato fino a quel momento, colpa del suo carattere arrendevole ed i lineamento troppo androgini. Persino nonna Alya lo chiamava Pappa-molle per il suo vizio di piangere troppo spesso e per la minima cosa, ma per lui era il modo migliore di sfogarsi e non imbattersi in una delle sue crisi. Persino in quel momento era riuscito a calmarlo. E con un misto di accettazione e tranquillità, Russel chiuse gli occhi e si addormentò.

Fu svegliato dalla voce di Sand che chiamava il suo nome con rinnovata serietà e dal suono secco dello sportello del guidatore che sbatteva.
< Siamo qui > lo avvertì, come se Russel avesse idea di dove fosse “qui”.
Smontò dall'auto senza storie, ancora con diffidenza, per poi ritrovarsi davanti ad un enorme edificio dall'aspetto pulito e moderno, come l'università di Brody, vista una mezza volta e solo di sguincio, ma che gli aveva dato un'impressione professionale.
< Benvenuto al Sant Marinette: istituto di ricerca, contenimento e addestramento > fece Bones, con un gesto ampio che sarebbe stato molto drammatico, non fosse stato per il tono piuttosto stanco, come se quella presentazione fosse parte di una qualche procedura che aveva ripetuto più e più volte < Ora ti registreremo e spiegheremo la robaccia standard... seguimi > continuò aprendo l'altissimo cancello in acciaio, decorato con varie figure di serpenti arrotolati tra le sbarre che fungeva da entrata principale e che pareva pesare un quintale.
Russel proseguì con un smorfia, i serpenti non erano proprio i suoi animali preferiti e considerato il fatto che il cancello era il primo elemento di benvenuto all'interno dell'istituto, la trovava un scelta piuttosto inquietante.
Una volta entrato, con il suono del pesante cancello che si richiudeva alle sue spalle, sentì nuovamente quella sensazione di disagio e impotenza che lo aveva accompagnato per tutta la giornata e specialmente per tutta la durata di quell'ultimo risvolto che essa aveva preso.
Avanzarono attraverso il lungo giardino su di un sentiero di ghiaia che portava finalmente all'ingresso, circondato di fiori di diversi tipi dai colori più brillanti che avesse mai visto, ed alberi con rami spessi ed ampie foglie dall'aspetto sano, non che Russel si intendesse di giardinaggio, certo, ma sembrava evidente che le piante venissero curate con costanza.
L'edificio d'altra parte, malgrado l'aspetto nuovo e fresco, presentava su alcuni lati degli spessi rampicanti, fioriti e di bell'aspetto che gli davano un ché di antico, contrastante con il resto.
Dietro l'edificio principale, un'altra struttura si presentava, anch'essa tutt'altro che ridotta nelle dimensioni, ma comunque nascosta dalle prominenti scale antincendio, metalliche e facili da notare in contrasto con il resto dell'edificio. Certo, per chi lavorava lì dentro le esercitazioni anti-calamità dovevano essere uno spasso.
Prima di oltrepassare l'uscio, decise di guardarsi intorno discretamente un'ultima volta, udendo in lontananza un rumore piuttosto familiare, fragoroso e dal ritmo costante, ma senza determinarne la provenienza. Durò per qualche lungo secondo, per poi sfumare rapidamente, lasciando nuovamente spazio alla quiete.
Fece un respiro profondo. Non seppe bene il perché, ma dal suo risveglio era come se il suo cervello fosse stato impostato su “modalità sopravvivenza”. Forse dopo essersi calmato e riposato, la posizione gli si era rivelata meno drammatica del previsto, oppure, più semplicemente, essersi trovato rinchiuso in un angolo gli aveva dato motivo di tirare fuori gli artigli. Non sapeva bene cosa pensare. L'ansia era ancora lì. La paura? Sempre al suo posto. L'unica novità era il formarsi di un'idea ad ogni dettaglio rivelatogli su quel posto, certo, non era un piano fatto e completo, ma era una scintilla che era disposto ad alimentare per scatenare un vero e proprio incendio pur di levarsi da quel casino. Il piano B era il solito piano di sempre: mentire e negare fino alla morte.

All'interno dell'edificio venne sorpreso da un'ampia scalinata proprio davanti a lui. Occupava gran parte della stanza, lasciando spazio solo per due porte, evidentemente di legno, ma dipinte di un argento, con dei motivi più scuri e piacevolmente scintillante, ai lati di essa. Scale e corrimano erano bianchi e decorati con gli stessi serpenti visti in precedenza. Dovevano essere un tema ricorrente e molto amato dal proprietario dell'istituto, perché non appena si voltava rischiava di trovarsene uno davanti, prendendosi conseguentemente un colpo ogni due minuti.
Proprio mentre metteva il piede sul primo gradino, la porta alla sua destra si aprì ed una figura con la stessa divisa nera di Sand e Bones, richiamò la loro attenzione < Sandy... hai tempo? > chiese il ragazzo. Bones afferrò in fretta il volto di Russel, girandolo verso di lei, con fare protettivo, ma nonostante il gesto fulmineo, il biondo riuscì a notare come il viso del nuovo arrivato fosse confuso e indescrivibile quanto quello degli altri due in nero. Ciononostante vederlo affiancarsi a Sand non gli aveva causato alcun problema nel distinguerli. Era come se, nonostante le loro fattezze fossero offuscate, e nonostante avessero entrambi i capelli scuri e all'incirca la stessa l'altezza, i loro tratti rimanessero totalmente riconoscibili da quelli di ogni altro.
Sand lanciò uno sguardo a Russel, come per assicurarsi che fosse ancora docile quanto il momento prima. < Vai avanti Bonnie, ti raggiungo subito > disse.
Bones rispose con un cenno della testa ed un sorriso ad entrambi i ragazzi.
Saliti tutti e ventimila gli scalini (non li aveva contati veramente, ma il desiderio di morte che provava arrivato in cima aveva portato il ragazzo ad ipotizzare un numero simile), Bones condusse Russel verso l'ennesima porta, questa volta automatizzata e dotata di pulsanti... un sacrosanto ascensore.
Nonostante il sollievo di non dover più fare uno scalino, il disagio non era ancora sparito e ad ogni piano il cuore nel suo petto si faceva sempre più martellante.
Venne poi condotto attraverso una serie di corridoi, ognuno dei quali pareva essere dannatamente somigliante a quello precedete, per arrivare finalmente a quella che sembrava la sua destinazione. Orientarsi in quel posto doveva essere una tortura.
Bones aprì la porta davanti a loro con la stessa grinta che caratterizzava la sua andatura spedita, tenendo la porta e richiudendola dietro di loro una volta che anche Russel l'ebbe attraversata.
La stanza pareva stretta persino a confronto con i vasti corridoi, con, attaccata alla parete, una larga scrivania in legno, dall'aspetto solido e strabordante di così tanti fogli e cartelle, che persino i cassetti faticavano a restare chiusi. Sopra di essa una vistosa tendina copriva per metà una enorme finestra che sembrava affacciarsi su di un'altra stanza, mentre davanti a questa giacevano un paio di sedie girevoli nere, dal colore brillante, come nuove. Alla destra di tutto quel disordine, l'ennesima porta faceva la sua comparsa, solo con un volto differente da quello delle altre fino a quel momento. Non aveva la sfumatura argentata con i decori, né sembrava fatta di legno. Di sicuro più massiccia a giudicare dal materiale metallico che la componeva, con la serratura di una forma tanto particolare, da farsi notare nell'immediato. Completamente a prova di scasso.
Russel resto in piedi accanto ad essa, studiandola nervoso, mentre la ragazza cercava frettolosamente in mezzo alle montagne di carta.
< Niente... probabilmente ce n'è una copia in ufficio > parlottò tra sé e sé.
Con uno sbuffo frugò nelle tasche del giubbino nero che, ad uno sguardo più attento si rivelò essere piuttosto spesso, compreso di un'imbottitura che Russel non seppe bene identificare e ne estrasse un oggetto dalla forma tanto particolare che ad ogni occhiata, sembrava mutare le sue caratteristiche.
Lo inserì nella serratura della porta più massiccia che emise uno scatto.
…Quella COSA era una chiave?
Aprì la soglia con un cigolio poco rassicurante, estrasse nuovamente la “chiave” e la sistemò alla bene e meglio sulla scrivania stracolma, facendo cenno a Russel di accomodarsi all'interno. < Aspettami qui, per cortesia > cominciò Bones, seguendolo all'interno.
La stanza era di un bianco quasi accecante che la faceva apparire ancora più grande di quanto fosse. Una finestra dai vetri troppo scuri per vedere qualcosa era posta sul muro a contatto con la stanza precedente. Al centro vi era un tavolo bianco, di dimensioni troppo piccole per l'ampiezza che lo circondava ed ai suoi lati, due sedie erano accomodate una di fronte all'altra: una più comune, con schienale e base a sedere neri ed una struttura in metallo, mentre l'altra più somigliante ad una poltrona.
Venne fatto sedere su quest'ultima, non prima che l'avesse studiata con diffidenza.
Si appoggiò con cautela allo schienale, senza prestare attenzione ai movimenti rapidi di Bones, fino a quando... bip!
I suoi polsi furono come attirati da un magnete ai braccioli della poltrona, mentre due ganci spuntarono ai lati di questi per intrappolarli.
Russel sussultò, rivolgendo alla ragazza uno sguardo spaventato.
< Resta qui e restaci calmo, va bene? >.
NO CHE NON VA BENE!” pensò.
Sentì un enorme nodo formarsi alla bocca dello stomaco. La mandibola, serrata per il nervoso, cominciava a tremargli. Non riusciva a rispondere.
Bones restituì il suo sguardo < Non guardarmi così... andrà tutto bene, promesso > tentò un sorriso rassicurante. Doveva aver notato il suo disagio.
Uscì dalla stanza poco dopo, seguendolo con gli occhi fino all'ultimo.
Lui fece lo stesso. Non distolse lo sguardo per un secondo.
La porta si chiuse e la crisi di Russel iniziò.

Image and video hosting by TinyPic


Siparietto di Val

Ehilà! Sono riuscita ad aggionare senza aspettare anni!
Urrà per meee! Spero di continuare così! *w*
Questo capitolo è un po' molto descrittivo, ma diciamo che serviva tutto. Io non amo le sfilze descrittive, ma per esempio la cara signorina che mi sopporta da tipo mezza vita, nonché mia migliore amica, adora inquadrare i luoghi e le situazioni il più pari possibile a come le vede l'autore e adora la robaccia che è uscita in questo capitolo. Questione di gusti insomma!
L'unica mia speranza è di non avervi appesantito l'anima!
In ogni caso vi auguro una mmmmeravigliosa giornata/sera/notte!
Lasciate una recensioncina se la storia vi spiaciucchia!
Ci si "vede" alla prossima! Kisses <3

Val__

*Sgamare = beccare (non so se è dialetto o cosa, ma lo scrivo in ogni caso per evitarvi una ricerca su Google.
**Non so neanche se esiste Saint Marinette, ma facciamo finta di niente...

Non so quale astruso codice html ho sbagliato, ma il sito non vuole concedermi di
allineare le freccia a destra (o almeno, io la vedo sempre a sinistra quella maledetta) è.é

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Val__