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Autore: Juliet00    12/03/2017    2 recensioni
Questa é la storia di un regno, la cui tranquillità cela forse i misteri centenari, misteri di qualcosa che va oltre ogni sapere.
Ma la protagonista, di una così travagliata vicenda, dovrà essere necessariamente importante come i misteri che avvolgono il regno in cui vive?
Tratto dal capitolo uno:
Il capitano pensava a quale fosse stata la causa di una così spietata ira, da parte di un sovrano che per tutta la vita aveva governato in modo saggio e pacifico, dimostrando una mite tolleranza anche per i fuorilegge peggiori del regno. Di certo non poteva essere solamente l'orgoglio di re a dar vita a un gesto così avventato.
Genere: Avventura, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cronache di un giorno come tanti


-...Non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina...non si dovrebbero dare sentenze fermandosi alle apparenze...-



Era un giorno come tanti, a Perkar, o almeno lo era stato fino al momento in cui, gli abitanti di uno dei tanti borghi del regno, avevano sentito il galoppare chiassoso dell'unità dei soldati del re; avevano visto arrivare quegli uomini avvolti nella loro uniforme perfettamente ordinata e avevano notato fin da subito, nei loro sguardi, una freddezza inflessibile.

Il Capitano Waldon, subito dopo aver smontato da cavallo, si era diretto nello studio dello scribacchino, situato nella piazza principale del borgo, dove la gente aveva interrotto le proprie mansioni, per osservare e capire meglio cosa stesse succedendo.

I soldati rimasti ad aspettare il loro capitano, ancora in sella ai propri cavalli, non alzarono, nemmeno per un attimo, lo sguardo verso i cittadini, che si chiedevano il perché di tanta freddezza da parte dei sottoposti del re.

A Perkar era sempre regnata una grande armonia, soprattutto tra la borghesia, la nobiltà e la famiglia reale; i nobili da parte loro, avevano sempre apprezzato le feste al castello, alle quali prendeva parte anche la gente del popolo. Le squadre dei soldati arrivavano nei villaggi, portando, nella maggior parte dei casi, buone notizie e gli abitanti li accoglievano sempre molto calorosamente.

I paladini del regno, con i loro sguardi severi, avevano fatto capire agli abitanti che, quel giorno, non sarebbero stati portatori di buone nuove.

Una bimba, fasciata in un grazioso vestito blu, in mezzo alla folla, incuriosita da quegli uomini così seri in divisa, prese coraggio e si avvicinò piano verso uno dei soldati “Mi scusi...signore...Perché mai siete così seri? La mia mamma dice sempre che nel regno...a nessuno manca il sorriso...”

Il soldato rimase inebetito, dalla domanda di quella bambina dagli occhi azzurri come il ciel sereno e dai capelli biondi come il grano, ricci, tenuti su da un delizioso nastrino bianco di raso.

Oh... dimmi piccola... quanti anni hai?” le domandò il soldato, cercando di riscuotersi dal suo stato di trance.

Ho quattro anni signore...ma lei lo sa che non è educato rispondere a una domanda con un'altra domanda?” gli rispose, con un sorriso, mettendo le piccole manine sui fianchi.

Le persone rimasero immobili, intenerite dalla visione di quella bimba curiosa, che cercava di far capire al soldato le buone maniere...

Nora!”

La folla all'udire quel richiamo si voltò prontamente, trovando dinanzi a sé una fanciulla dai capelli rossi come il rame, raccolti in treccia, e gli occhi verdi come smeraldi.

Nora non dovresti tenere questi comportamenti in presenza delle guardie di sua maestà e soprattutto non dovresti allontanarti da casa senza dirlo alla mamma...” la voce della ragazza, arrivò alle orecchie delle persone presenti, dolce e melodiosa, seppur con una nota di rimprovero.

La bambina abbassò lo sguardo e d'un tratto la spavalderia, voluta dalla sua curiosità, sparì, senza lasciar alcuna traccia, mentre il soldato rimase nuovamente senza parole ...e la gente avrebbe quasi azzardato a dire che quell'uomo fosse rimasto affascinato dalla semplice bellezza della fanciulla.

Non fare quella faccia triste adesso, è normale sbagliare...” disse la giovane, abbassandosi all'altezza della bimba “Però dopo uno sbaglio è necessario rimediare, lo sai vero? Ora torni a casa e dici alla mamma che non volevi farla preoccupare, le chiedi scusa e le prometti che starai più attenta.” concluse dandole un piccolo bacio sulla fronte.

Nora, allora, alzò la testa bionda con un gran sorriso e prima di correre via dalla piazza, ancora gremita di persone, ringraziò la ragazza abbracciandola teneramente. Non si voltò più, nemmeno per un attimo, verso l'uomo che precedentemente aveva, senza volere, attirato il suo interesse.

Il soldato non proferì parola, ma una volta chiuso il piccolo e dolce siparietto, si limitò ad uscire dai suoi ranghi, ancora in sella al proprio cavallo, avvicinandosi alla giovane.

Chiedo scusa qualora il comportamento inopportuno di Nora, le avesse recato disturbo...” dichiarò, lei, pacata, anticipando l'uomo in una sua, qualsiasi prossima, mossa.

Lui, per tutta risposta, le sorrise e scuotendo il capo in segno di diniego le disse “Non trovo nulla di inopportuno nella curiosità di una bambina...è sua sorella?”

Oh no... è una piccola amica, è dolcissima ma a volte la sua curiosità può farla sembrare invadente...”

Capisco. Mi presento, io sono Brumir e lei signorina?”

Gin, molto piacere” rispose lei, chinando la testa, come segno di riverenza nei confronti di quel soldato gentiluomo.

Gli occhi della gente, che ancora rimaneva ferma sul posto, vociferando fra sé e sé, osservavano con indiscreto interesse la conversazione tra quella giovane ragazza di paese e quel sottoposto del re, forse troppo gentile e cordiale.

All'improvviso l'attenzione di tutti, fu distolta dal brusca uscita del Capitano Waldon, che spalancò violentemente la porta dell'ufficio dello scribacchino senza preoccuparsi minimamente del pubblico, che si trovava dinanzi a lui.

Brumir ritorna immediatamente nei tuoi ranghi e non osare dire una sola parola!” ordinò autoritario e secco.

Il soldato annuì, all'ordine del suo capitano, tirò le redini del suo destriero e lo fece girare rapidamente, ritornando senza indugio al suo posto mentre Waldon, ignorando ancora la gente attonita del borgo, montò sul suo cavallo, facendo segno ai suoi sottoposti di proseguire nella loro marcia e non un saluto uscì dalle sue labbra, lasciando tutti in un amaro stupore.

Brumir prima di prendere il sentiero, che li avrebbe condotti in un'altra parte del regno, voltò lo sguardo, un'ultima volta, verso quella giovane, dai vermigli capelli, che tanto lo aveva colpito nella loro brevissima conversazione.

La gente, poco a poco, cominciò a tornare alle proprie mansioni cercando ancora di riscuotersi da tutto ciò che aveva stravolto un giorno come tanti.

Gin rimasta l'unica, ancora ferma, al centro della piazza, volse gli occhi verso la porta spalancata dell'ufficio dello scribacchino; nessuno aveva avuto l'ardire di domandare, nessuno aveva avuto la cortesia di andare verso quell'ufficio e verificare cosa fosse successo pochi attimi prima che il capitano uscisse così violentemente...

E mentre questi pensieri le si mischiavano in testa, i passi si mossero moderati, verso il silenzio che proveniva da quell'edificio, che gli altri avevano preferito ignorare.

È permesso?” chiese con un fil di voce, fermandosi sull'uscio della porta.

L'uomo fermò la piuma,che con l'inchiostro disegnava ordinate lettere su un pezzo di carta, e alzò la testa verso quella voce appena udibile.

Venga pure avanti signorina, non resti lì sull'uscio...” le disse, accennando a un sorriso.

La giovane fece qualche passo incerto dentro la stanza, avvicinandosi alla scrivania in legno, accuratamente intagliata, dove il grassoccio scribacchino, con la barba curata, lavorava.

Non abbiate paura, non ho mai mangiato giovani fanciulle e non ho, per nulla, l'intenzione di cominciare adesso...” ribadì l'uomo.

Io... non ho paura... sono un po' scossa da ciò che è successo pochi minuti fa...” disse, lei, prendendo coraggio.

Signorina credo che lo siano tutti e ancor più lo saranno dopo...”

Cosa intende dire? È successo qualcosa di molto grave?”

L'uomo fece un lungo respiro, fece scendere gli occhiali sul naso e guardò bene la giovane in piedi, davanti a lui.

Un ladro” disse alzandosi e mettendo le grosse mani sulla scrivania “Un ladro che ruba i libri sulla storia del nostro regno...” proseguì, vedendo l'espressione, della ragazza, sempre più perplessa.

Non vedo … o meglio, non capisco quali danni può recare, questo ladro, al re o agli abitanti...”

È ciò che ho pensato io signorina non appena il capitano mi ha comunicato gli ordini del re...” disse, l'uomo, porgendole il foglio su cui stava scrivendo “Non è ancora concluso, ma questo è, in sostanza, ciò che devo affiggere sulle cronache del regno...”

Gin lesse rapidamente le poche righe scritte e scosse la testa, dubbiosa.

Perché un re che si è sempre dimostrato magnanimo verso i suoi sudditi, dovrebbe dare ordini così spietati, pretendendo di metterli anche alla vista di tutti?”

Signorina chi può mai saperlo? Il capitano ha detto che un ladro non può permettersi di scavalcare la posizione suprema di un re... ma può, secondo lei, essere l'orgoglio a muovere un uomo, per l'appunto, magnanimo, a compiere gesti tanto spietati verso un piccolo ladro? Forse il nostro re inizia a dare segni di pazzia? O forse nasconde qualcosa?”

Cosa mai potrebbe nascondere un re?” chiese Gin, stupita.

Anche il più gentile dei re può nascondere anche i segreti più oscuri... tenga a mente che la gentilezza può essere la peggiore delle maschere, perché non permette alle persone di andare oltre le apparenze...”

Capisco... la ringrazio”.

È stato un piacere aiutarla” concluse l'uomo, tornando a sedere.

Gin, salutò con un cordiale sorriso e se andò dall'ufficio, con uno sguardo, che la gente avrebbe definito, come quello di una bambina che appena scoperto qualcosa di triste e spiacevole. Ma d'altra parte,lei, non era molto più grande di questa: Gin aveva solo quattordici anni e vedeva il buono in tutto ciò che la circondava; era una delle ragazze più sognatrici del regno che all'occorrenza fantasticava sull'esistenza di mondi magici e nonostante molti la definissero una pazza, lei sapeva che avrebbe sempre potuto contare su Griselda, quella che poteva definirsi la sua migliore amica.

Fine secondo capitolo.


Eccomi con questo secondo capitolo di “Masquerade”, dove ho introdotto alcuni dei personaggi che accompagneranno questo piccolo esperimento (tra cui Gin) e dove ho fatto transitare la notizia del ladro di libri. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi lo ha letto e chi, se vorrà, recensirà questa storia.

Un abbraccio e al prossimo capitolo.

   
 
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