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Autore: floricienta    12/03/2017    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 27
LA VOLONT
À DI UNA PERSONA DI RAGGIUNGERE QUELL'ANIMA


Novembre, anno 439 del XII periodo

“Come sta?”
“Non esce ancora dalla sua stanza.”
Keyondre si accomodò sulla sedia nell'ufficio della Somma Keneke, portandosi una mano alla fronte e sospirando.
“Quante settimane sono passate? Tre? Quattro?” fece la donna, incrociando le braccia e mettendosi al suo fianco, con il fondoschiena poggiato alla scrivania.
“È quasi passato un mese, ormai.” la voce del mago del buio era sconsolata.
“Non va bene.”
“Mi chiedo perché non gli abbiate ancora tolto i poteri.”
“Così come hai fatto tu?” domandò ironica con un piccolo sorriso.
“Ti sbagli, io ho sigillato il mana che possedeva dentro di sé, usando come catalizzatori i suoi genitori. Da quando sono morti, il sigillo si è spezzato sempre di più e...”
“Siamo arrivati alla situazione di oggi. Lo so.” lo interruppe con un cenno della mano.
“Keneke, quel ragazzo è distrutto.”
“Lo supererà prima o poi, dobbiamo solo aspettare.”
“Aspettare per cosa?” picchiò la mano sul tavolo, furente.
“Non mi lascerò scappare un potere come quello. È forte. Uno dei più grandi che io abbia mai visto nei miei quasi trentacinque anni di vita.”
Keyondre l'osservò camminare avanti e indietro per la stanza, pensierosa.
Un piccolo ciuffo fuoriuscì dalla sua coda di cavallo per appoggiarsi a spirale sulle folte ciglia.
“Ma lui non vuole essere un mago.” affermò l'uomo. “Sta rifiutando questo mondo, ci disprezza e non vuole più averne niente a che fare.”
“Keyondre, non è da te arrenderti in questo modo.”
Keneke gli si accostò di nuovo e gli posò le mani sulle spalle, mettendosi dietro di lui e abbassando il viso al suo orecchio.
“Se lasciassi andare Ari, togliendogli il Mana, sai che fine farà?”
Keyondre non fece notare anche alla donna il turbamento interiore che lo fece sobbalzare.
“Tornerà un Sacrificio.”
“Esatto.” la maga del fuoco fece una piccola pausa. “Questo vorrebbe dire che potrebbe morire da un momento all'altro.”
Sul viso dell'uomo comparve un debole sorriso.
A quanto pare, anche se la conosceva da molti anni, non era ancora in grado di comprendere a pieno tutte le sue mosse e continuava a sorprenderlo.
“Lo vuoi proteggere.”
“È il tuo figlioccio, no?” gli diede una pacca sulla schiena e si rimise in posizione eretta.
“Keneke...”
“No.”
“Mh?”
“Non c'è bisogno che mi ringrazi.” si parò davanti al mago con un sorriso vittorioso dipinto in faccia.
“Non ti stavo affatto per ringraziare.” si alzò dalla sedia, guardando dall'alto al basso il Capo del Consiglio, anch'egli con un sorriso sprezzante.
“Che maleducato.” Keneke fu costretta a sollevare il mento di parecchio per non perdere il contatto con i suoi occhi grigi e mantenere così una certa autorità.
“Solo non pensavo che anche a te stesse a cuore Ari, tutto qua.” dichiarò Keyondre, non prestando attenzione alla critica che gli aveva smosso la maga del fuoco.
“Non dovrebbe?” ribatté, alzando un sopracciglio e sostentando quell'aria furba fissa sul volto.
“A volte, mi dimentico che anche la dura Somma Keneke, in fondo, ha un animo nobile.”
Il mago del buio si prese gioco di lei e fece per andarsene.
“Esigo più rispetto da te, anche se sei un membro del Consiglio.”
Le loro battute si susseguivano una dietro l'altra.
Se uno riceveva una punzecchiatura, l'altro ribatteva allo stesso modo senza cedere il comando all'altro. Nessuno dei due avrebbe mai desistito per ottenere la vittoria finale. Tuttavia, quell'occasione richiedeva decisamente un vincitore.
Keyondre aprì la porta e si voltò un'ultima volta verso l'altra.
“La ringrazio, Somma Keneke.”
I due si sorrisero e il mago del buio abbandonò l'ufficio.





“Maledizione!”
Nael tirò un calcio alla sedia, colto dalla rabbia, sebbene non ottenne alcun suono o spostamento.
“Non ci riesco, cazzo!”
Ormai, era da almeno tre settimane che stava provando senza sosta a farsi percepire da Ari, eppure non ci era mai riuscito; neanche una sola volta.
Trovava parecchio noiosa quella vita da spirito privo della percezione del tatto.
Non aveva niente da fare per tutta la giornata e questa era spesa osservando Ari, che era sempre più distrutto e non aveva dato, ancora, cenni di miglioramento.
A Nael si rivoltavano le interiora nel vederlo così e la cosa peggiore era che non esisteva nulla per risollevarlo di morale, neanche quell'amica che si ostinava a venire a ogni pasto per portargli un vassoio di cibo – e che era finalmente riuscito a vedere in faccia, quando aveva scoperto che riusciva ad attraversare senza problemi la porta, e l'aveva trovata molto carina, da esserne ancora più geloso.
E, a proposito di cibo, gli mancava poter mettere qualcosa tra i denti. Aveva vissuto per anni per strada dovendo lottare per un minimo pezzo di pane e aveva così tanto sofferto la fame, che adesso gli sembrava strano non sentire più lo stomaco brontolare e non potersi gustare una bella bistecca al sangue.
Di certo, quello non era il male maggiore.
Nemmeno il fatto che non avesse nulla da fare.
Il massimo del dolore era occupato da Ari.
Vegliare su Ari era la cosa più importante in assoluto, su questo non c'erano dubbi, però non poteva rimanere per tutto il tempo a guardare un ragazzo che non faceva che disperarsi e disperarsi ancora.
Questo lo devastava.

Ari si spostava dal letto al bagno, poi tornava sul letto, si sgranchiva un po' le gambe camminando per la stanza e il tutto era sempre accompagnato da sospiri. Solo poche volte parlava ad alta voce, come se sapesse che l'altro fosse ancora vivo al suo fianco, ma non poteva sapere che, invece, Natanael gli rispondeva sempre.
Nael parlava più che poteva con Ari, sperando di venir sentito prima o poi.
Aveva davvero discusso di quella ragazza, della quale ancora non sapeva il nome, e gli aveva fatto un elenco di cose che poteva e non poteva fare stando con lei, con la clausola che non sarebbero mai dovuti stare soli nella sua camera. Su questo non c'era da obiettare.
Gli aveva poi raccontato tutto quello che era successo durante i loro mesi di lontananza, era persino arrivato a confessargli di Sanna, vergognandosi di se stesso mentre parlava – quella fu l'unica parte che sperò non sentisse – poi si era perso nei ricordi che aveva con Ari e aveva rivissuto parte della loro vita insieme.
Nulla di tutto questo smosse minimamente il biondo.
Nonostante ciò, Nael non pensò minimamente di aver sprecato fiato, anzi, era convinto che più avrebbe insistito e prima sarebbe arrivato il giorno che tanto attendeva.

Riuscirò a tornare da te.

Mentre Ari dormiva, però, Nael non aveva neanche quel piccolo sfogo di poter stare con lui e rassicurarlo, quindi aveva cominciato a fare perlustrazione dell'aeronave.
Era incredibile come nessuno si accorgesse di lui.
Camminava a testa alta, raggiungendo tutti i piani che voleva, senza nemmeno il bisogno di dover sgattaiolare. D'altro canto, la indole di ladro era così insita in lui che prendeva comunque qualche precauzione, rimanendo sempre vigile e attento per non rischiare di commettere qualche sciocchezza senza volerlo.
Il fatto che non potesse essere visto era, comunque, un enorme vantaggio.
Aveva in mente di trovare un modo da solo, anche perché non poteva altrimenti, per riuscire a entrare nei sogni di Ari o per capire cosa fosse diventato e se fosse stato possibile tornare quello che era.
Per pura fortuna, e un ottimo senso dell'orientamento, aveva trovato una delle biblioteche della nave, ma tanto era valso perché non riusciva a maneggiare neanche un libro, se non quelli lasciati aperti, senza potere però voltare pagina.
Avrebbe dovuto pensarci prima, era ovvio che, se non poteva toccare Ari e gli oggetti nella sua camera, non avrebbe potuto neanche con tutto il resto.
Arrivò a credere che l'unico modo per combinare qualcosa di rilevante fosse quello di affidarsi a un mago. Ci sarebbe stato, tra tutti, uno che avrebbe notato la sua presenza.
Nei giorni seguenti aveva preso a uscire anche al mattino, quando i corridoi si riempivano di gente, ed era stato terribile. Una marea di persone l'avevano attraversato da parte a parte come se non esistesse e la sensazione non si avvicinava mai a quella che aveva provato quando era capitato con Ari.
Non capiva come il suo passaggio non allarmasse nessuno, a lui era sembrato che Ari si fosse accorto che era successo qualcosa, eppure con gli altri non era mai accaduto.

Quella mattinata, Nael aveva provato a cercare uno dei pezzi grossi, così l'aveva definito mentre si dirigeva sicuro verso i piani superiori, però gli era stato impossibile andare oltre un certo livello.
Doveva esserci un potere troppo forte per poterlo contrastare semplicemente con la sua anima.
Quindi, era tornato in camera di Ari mogio mogio e si era seduto sulla sedia osservando il ragazzo, che stava mangiando controvoglia davanti a lui.
Un ciuffo cenere gli ricadeva davanti al volto e quasi finiva sulle labbra; gliel'avrebbe voluto togliere e portare dietro l'orecchio, invece si ritrovò a sospirare sommesso.
“Ari, come facciamo?” cominciò a parlare ironico. “Non vorrai mica mangiarti i tuoi stessi capelli? Tra l'altro ti stanno crescendo troppo, è ora di tagliarli.”
Si passò una mano tra i propri corvini e non li trovò cambiati di una virgola, nonostante fossero passate settimane. D'altronde, non aveva neanche bisogno di cambiarsi i vestiti, perché non si sporcavano, non emettevano odore, e così il suo corpo che non aveva bisogno di niente per rimanere com'era.
“Mi mancano i tuoi zigomi arrossati, sai?” sorrise appena, poggiando il mento sui palmi di entrambe le mani e guardandolo intensamente. “E i tuoi abbracci, i tuoi baci... per non parlare di quel magnifico sedere.”
Si diede dello stupido da solo, scuotendo il capo e sporgendosi verso di lui per lasciargli un bacio sulla fronte.
“Ti amo, Ari.”
Tornò a sedersi.
“Ti giuro che sto facendo tutto il possibile, ma non posso combinare molto, se non ho neanche la forza di toccare un semplice oggetto. Però tu continua ad aspettarmi, ti prego.”
Gli era inammissibile pensare che Ari non l'avrebbe mai più sentito, quindi ogni giorno si auto-convinceva che ci sarebbe riuscito e così lo credeva davvero.
Improvvisamente spalancò gli occhi.

Se posso attraversare le persone, posso anche entrare dentro di esse e rimanerci? Se potessi farlo, forse potrei usare il corpo di Ari per parlare con lui, oppure...

Il fiato gli accelerò e si alzò di scatto andando verso il biondo.

...oppure potrei provocare dei grossi danni...

Allungò una mano verso la spalla dell'altro, ma la ritrasse subito.

Non ho idea se questo sia possibile, inoltre non conosco le conseguenze e non sono neanche sicuro di poterci effettivamente riuscire.

Tese nuovamente le dita verso Ari e premette sul suo braccio.
Rimase in bilico, non lo toccava ma non lo penetrava neanche.

È meglio di no.

“Già sei ridotto così per causa mia, non voglio peggiorare la situazione. Non me lo perdonerei mai.”
C'erano troppi timori dietro a quella teoria: avrebbe potuto prendere possesso del corpo del ragazzo, ma, una volta al suo interno, cosa sarebbe successo? Ari avrebbe perso i sensi e non si sarebbe ricordato di niente? O non avrebbe potuto comunque parlare con lui e farsi sentire, anche se cosciente? Peggio ancora, avrebbe potuto uccidere l'animo di Ari?
Nael avrebbe dato di tutto per poterlo risentire, ma non valeva un rischio del genere.
Quindi desistette nel giro di qualche minuto.
“Cos'altro posso fare?”
Nael si sedette a gambe incrociate sul pavimento, con la schiena ricurva, e lì rimase per tutta la giornata, escogitando un modo per poter parlare ancora una volta con Ari.





Ari stava sempre peggio.
Si era domandato perché fosse ancora lì, perché la Somma Keneke non avesse deciso insieme al Consiglio di cacciarlo e rimandarlo sull'aeronave dei Sacrifici.

Probabilmente sono convinti che passerà questo periodo e tornerò a studiare.

Picchiò il pugno contro il muro, con lo sguardo arrabbiato, e fece un piccolo lamento.

Come possono anche solo credere che possa rientrare nella cerchia del rito?

Il suo non era un semplice capriccio, era davvero inammissibile che tornasse a fare parte di quella classe sociale. Era qualcosa che non aveva mai voluto e non gli importava neanche di essere sbattuto di nuovo tra i Sacrifici.

Lo sono sempre stato e continuerò a esserlo...

Non c'erano obiezioni su questo.
L'unica cosa che era migliorata era l'appetito, ma solamente da qualche giorno, perché il suo corpo stava cedendo a causa della malnutrizione.
Non che gli sarebbe dispiaciuto lasciarsi andare fino a morire di fame, però non era la soluzione migliore da prendere in quel caso.
Aveva rimuginato parecchio negli ultimi giorni ed era arrivato alla conclusione che fosse giunto il momento di mettere finalmente il piede fuori dalla stanza.
Per tutto il mese non aveva visto nessuno, se non Keyondre che aveva fatto irruzione, aveva sentito solo la voce di Inaya quando gli portava da mangiare e il brusio della gente che passava per il corridoio e che aveva la camera vicina alla sua.
Aveva fatto preoccupare abbastanza la sua unica amica, che si era tanto prodigata per lui, e voleva ringraziarla faccia a faccia.

Si diresse verso la mensa, dato che era arrivata l'ora di cena ormai, e sperò di vederla seduta al tavolo al solito posto.
Non fece neanche in tempo ad arrivare, che Inaya spalancò gli occhi e gli corse incontro, stringendolo in una morsa letale.
“Ari! Finalmente sei uscito!” gridò in moto tale che fece voltare molti dei maghi presenti. “Non vedevo l'ora di rivederti! Mi hai fatto stare così in pensiero, stupido!” continuò a urlare, con un flusso di parole dietro l'altra.
Il ragazzo ricambiò appena la stretta.

Era davvero preoccupata per me.

“Ci stanno guardando tutti.”
“Secondo te mi importa?” disse ancora la ragazza, cingendogli di più il collo, con le lacrime agli occhi.
Ari sospirò, il suo sguardo era atono, neanche un sorriso accennava a comparire.
“Scommetto che starai morendo di fame.” Inaya si staccò appena, asciugandosi con la manica della tunica.
Ari abbassò il capo, vedendo un brillantino sulla sua maglia azzurra; in quel momento si rese conto che Inaya aveva una treccia a spiga che partiva dall'attaccatura sulla fronte e che sfociava in una coda piena di onde e i capelli erano cosparsi di glitter oro e argento e alcuni di questi erano rimasti attaccati al suo vestito.
Se li scrollò di dosso mentre l'altra l'aveva preso a forza per un polso per trascinarlo a sedere.
“Vado a prenderti un vassoio.”
Ari rimase immobile, osservandola sparire tra la folla.

Ci sono troppe persone...

Sentì quasi mancargli il fiato.

Dovevo rimanere nella mia stanza, non voglio essere circondato da tutti questi maghi.

Si mise l'indice tra il collo e il colletto e lo tirò appena per allargarlo e far entrare aria.

Devo resistere un paio di ore.

Inaya arrivò scattante con la sua cena e gliela servì con molta grazia e un enorme sorriso, per poi sedersi davanti a lui e finire il proprio pasto.
“Allora, come stai?”
Ari scosse la testa. Non aveva nemmeno voglia di parlare.
“Lo immaginavo...” la ragazza chinò il capo, mettendosi a giocare con il cucchiaio nel piatto. “Però, se sei qui, significa che ti stai sforzando ad andare avanti.”
“Forse...” rispose semplicemente.
Inaya si ammutolì subito dopo. Era evidente che Ari non avesse per nulla voglia di rimanere a quel tavolo e che avrebbe preferito tornare indietro e lei non sapeva quale argomento usare per farlo sentire meglio.
“Volevo ringraziarti.” affermò a un certo punto il ragazzo.
Inaya sollevò la testa e lo fissò nelle iridi cristalline.
“Ti sei occupata di me in questo mese.”
“Ti ho portato solo i pasti, avrei voluto fare molto di più.”
“Non potevi fare altro.”
Il tono con cui Ari parlava era piatto e privo di sentimenti, l'unica cosa che cercava di fare era di non piangere per l'ennesima volta.
“Ari...”
“Grazie.” la interruppe. “Grazie ancora. Sei una cara amica e volevo che lo sapessi.”
Ari non aveva trovato altro da dire, era stato semplice e diretto.
“Anche tu sei un caro amico, sei mio fratello, anzi.” gli sorrise inclinando la testa.
“A proposito di questo, vorrei che ringraziassi anche il Sommo Keyondre da parte mia.”
“Potrai dirglielo di persona più tardi, se vuoi.” parlò squillante. “Possiamo andare nel mio appartamento e rimanere a chiacchierare fino a tardi e mangiare un sacco di schifezze!”
“No, preferisco di no...”
Era uno strazio quella discussione.
L'aria era così tagliente e le aure intorno a loro si scontravano con prepotenza: se quella di Inaya era gioviale e solare e cercava di mantenere quell'allegria per tirarlo su di morale, quella di Ari era depressa e fiacca e cadeva poco a poco nell'oblio.

Voglio andarmene.

“Va bene, Ari. Sarà per un'altra volta.”
Il biondo annuì e prese a mangiare in silenzio.
Entrambi finirono la cena e Inaya provò ancora un paio di volte a convincerlo per fare qualcosa insieme quella sera, invece che passarla da solo, ma Ari fu irremovibile e tutto quello che le disse fu ancora grazie e poi che sarebbe tornato in stanza a breve.

Inaya se n'era andata via e così il resto delle persone, ormai la mensa stava per chiudere e Ari si era appostato appena al di fuori di essa in modo tale da non farsi beccare da nessuno.

“Ci vuole pazienza, non è una cosa semplice che, quando ti gira, la fai.”

La voce di Nael risuonò nelle sue orecchie.
Aspettò almeno un'altra mezz'ora prima che tutti se ne furono tornati al dormitorio.
Quando fu sicuro di essere da solo, si alzò dal suo nascondiglio e si avviò alla porta della mensa. Come pensava, era chiusa.
Prese un grande sospiro e distese per bene il palmo davanti alla serratura.

“Devi prendere atto di tutte le tue capacità e sfruttarle al massimo.”

Si concentrò e fece uscire un rivolo azzurro che s'infilò nel buco, poi socchiuse appena gli occhi per percepire meglio il potere e lo plasmò dandogli la forma di una chiave. Quando l'ebbe creata, usò un trucchetto che gli aveva insegnato Keyondre: grazie alla forza generata dall'altro palmo ghiacciò il mana in quella forma, così ottenne una chiave vera e propria.

“Solo così potrai essere orgoglioso del risultato.”

La girò nella serratura fino a quando non sentì un clang e aprì finalmente la porta.
Entrò in mensa cercando di fare meno rumore possibile e corse direttamente alle cucine.

“Agire come un gatto nero al buio, senza essere visto né sentito, ma scaltro, veloce e agile.”

Si guardò intorno e cominciò a scavare in tutti i cassetti.

“Inoltre è importante che tu capisca bene cosa puoi e cosa non puoi rubare.”

Aprì l'ennesimo cassetto e trovò un armamentario di coltelli di ogni lunghezza e taglio.

“Deve essere qualcosa che non dia nell'occhio, qualcosa che il proprietario non si accorga che è scomparso.”

Ne prese uno a caso, che fosse abbastanza grande e affilato per il suo scopo.

“Dopo basta che tu sia in grado di svignartela lasciando il resto com'era.”

Sistemò i coltelli così come li aveva trovati e chiuse il cassetto dolcemente.
Successivamente corse fuori dalla mensa e utilizzò la stessa chiave creata poco prima per richiudere la porta senza lasciare traccia.

“Una volta che sei fuori, il gioco è fatto e puoi goderti il tuo prezioso bottino.”

Le lezioni impartitegli da Nael erano state più utili del previsto, non credeva avrebbe mai utilizzato quei consigli, né che sarebbe stato in grado di compiere un tale gesto.
Nascose la lama in un panno che si era portato dietro e lo infilò all'interno della maglia con molta attenzione.
Camminò spedito fino alla propria stanza e si richiuse dentro. Quando girò la chiave cacciò un enorme sospiro di sollievo e posò il panno con dentro il coltello sul tavolo, sedendosi su una sedia.

In quel momento, l'anima di Nael fece il suo ritorno in camera, dopo che aveva tentato per l'ennesima volta di leggere qualche libro dalla biblioteca.
“Ciao, Ari. Sono tornato.” gli passò una mano tra i capelli e lo sentì singhiozzare. “Che ti succede?”
Ari stava cercando di reprimere il pianto e si nascose il viso tra le mani, puntando i gomiti sul legno.
“Ho deciso...” pronunciò a bassa voce. “Ormai ho deciso.”

Non servo più a niente.

Non solo era uscito dalla stanza per ringraziare Inaya per quello che aveva fatto per lui, la motivazione che l'aveva spinto ad agire in quella maniera era ben altra.

Non ci sono altre opzioni che il suicidio.

Era convinto di quello che pensava, ci aveva riflettuto molto e a lungo, per un'intera settimana quasi.

Così come ho ucciso Nael, non mi merito altro che questo.

Si sfregò i palmi sul volto per asciugarsi le lacrime e già i suoi occhi si erano arrossati.

È la mia punizione per avere ucciso la persona che amo.

Allungò la mano, tremante, verso la stoffa e la svolse, rivelando il coltello.
“Perché ti sei tenuto il coltello?” domandò ingenuamente Nael, pensando che l'avesse dimenticato fuori dal vassoio, dato che non sapeva che fosse andato in mensa, e, a una prima occhiata, non fece neanche caso che non fosse un semplice coltello per il pasto.
Ari fu dubbioso nell'afferrarlo, ma alla fine lo fece.
“Che cosa stai facendo? Ari? Ari?!” Nael si allarmò immediatamente. All'improvviso, sentiva che le cose stavano andando peggiorando in una maniera disastrosa.

Non posso che morire e farlo con le mie mani.

Ari si alzò dalla sedia e andò ad accomodarsi sul materasso con una camminata traballante.
Sprofondò su di esso e fece un altro sospiro profondo.
Aveva perso i suoi genitori, aveva perso la sua cascina, aveva perso Nael, aveva perso tutto ciò a cui teneva e l'unica cosa che gli rimaneva erano i ricordi, talmente dolorosi da non volere più neanche quelli.

Non ho più niente.

Inoltre, pensava che non ci sarebbe stato nulla che potesse risollevarlo, neanche quella nuova amicizia con Inaya, neanche il Mana che gli dava una lieve sicurezza.

Non mi resta che la morte.

“Ari?!” Nael stava gridando a squarciagola.
Non era per niente normale un comportamento del genere e sperò con tutto il cuore che non stesse pensando a qualche sconsideratezza che avrebbe portato a qualcosa di irreversibile.
Ari pianse più forte, alzando il coltello in aria e ammirandone la punta.
“Così potremo riunirci.” disse con un lieve sorriso mascherato dalle lacrime che scendevano copiose sul suo volto.
“Che cazzo stai dicendo? Ari, ti prego, metti giù quel coltello!”
Nael era entrato nel panico. Ora più che mai avrebbe voluto essere sentito.
Non poteva lasciarlo morire, era inconcepibile. Mai avrebbe voluto che la vita dell'altro terminasse così presto, soprattutto non con un suicidio.
Tutto quello che aveva fatto per oltre otto anni, cercando di eliminare la sua tristezza e di fargli tornare il sorriso, si stava rendendo vano per quell'azione che aveva dell'incredibile.
Non credeva Ari capace di compiere un tale atto, lo vedeva così innocente che il solo pensiero delle sue mani macchiate di sangue gli fece venire da vomitare.
“Nael, mi dispiace...” Ari singhiozzò e abbassò per un attimo il capo. “Non ci riesco senza di te.”

Non voglio più vivere.

“Non è vita senza di te.” ribadì ancora.
Si puntò il coltello al cuore, tenendolo ben saldo con entrambe le mani e lasciando che la punta poggiasse appena alla maglia, creando delle increspature.
“Ari, smettila!” Nael si lanciò sul letto, ma gli passò attraverso. “Merda! Merda!”
Il moro cominciò a piangere dall'agitazione e si mise seduto vicino all'altro, cercando in tutti i modi di chiamarlo e di spostargli il braccio senza riuscirci.
Ari strizzò gli occhi, poi li socchiuse appena vedendo solamente uno strato patinato davanti a sé, causato dalle lacrime.

Non voglio più soffrire.

Premette la lama leggermente e un lamento lo colse all'improvviso.

Me ne vado da questo mondo, tanto non si noterà la mia assenza. Sono talmente piccolo e inutile che tutti andranno avanti come se non fosse mai successo niente.

Ari socchiuse le labbra, lasciando fluire all'esterno dei piccoli gemiti e cercò di respirare a fondo.

Non mi mancherà nulla, tornerò dai miei genitori e da Nael.

“Fermati! Fermati, Ari!” Nael stava impazzendo.
Restarsene immobile a osservare la scena era peggio di quanto volesse ammettere.
Per un attimo comprese quello che aveva provato l'altro quando aveva dovuto assistere al suo sacrificio.
“Ti scongiuro, ascoltami. Sono qui, Ari...” provò ancora ad attirare la sua attenzione, senza successo. “Sono... qui...”
“Per chi non ha mai raggiunto il vero valore della felicità.” Ari cominciò a parlare, come se stesse celebrando una liturgia. “Per chi vale meno di zero e per chi non ha più il diritto di vivere.”
Fece una piccola pausa, allontanando appena il coltello dal petto per poter dare un colpo secco.
“Che la mia anima possa raggiungere le divinità e trovare finalmente la pace.”
“No!”
Nael gridò e si gettò su di lui un istante prima che la lama lo trafiggesse.
La spinta che diede fece spostare il braccio di Ari, tanto che il coltello gli volò via dalle mani e cadde a terra con un tonfo vicino alla porta del bagno; il biondo, invece, si era ritrovato semidisteso sul materasso con gli occhi e la bocca spalancati.
“Ce l'ho fatta...”
Natanael si alzò dal corpo dell'altro.
Le lacrime si erano bloccate nell'istante stesso in cui aveva sentito il rumore sordo del coltello sul pavimento. Il petto si alzava e abbassava a una velocità esorbitante e lo trovò strano per quanto non fosse più un corpo che aveva bisogno di respirare.

“Ari! Maledizione, Ari, volevi ucciderti?! Sei matto?!”
“C-Chi è?” il minore scattò in piedi e si guardò intorno impaurito.
Aveva chiaramente avvertito qualcosa dargli un colpo sul braccio e un urlo era risuonato nella sua testa, tuttavia era qualcosa privo di suono. Non sapeva come spiegarlo, era una voce priva di se stessa, ma che era riuscita comunque a penetrare nella mente.
Adesso c'era solo l'ansia a fare da padrona e la paura ad accompagnarla.
“Mi senti? Davvero?” Nael spalancò gli occhi e fu così felice da buttarsi senza pensarci due volte sull'altro.
Questo si ritrasse subito, non appena sentì qualcosa di freddo toccargli il collo.

Sto impazzendo? Anzi, sono già impazzito?

Ari continuava a muoversi nella stanza e quasi inciampò sui suoi stessi piedi.
“Sono io, Nael.”
Alle orecchie di Ari arrivavano suoni evanescenti, senza un senso logico, senza parole che prendevano forma.
Il moro si rese conto che non stava facendo altro che spaventare il ragazzo, ma, ora che era riuscito, non poteva arrendersi e aspettare che quel piccolo momento svanisse. Doveva insistere fino alla fine.
“Ari, mi senti? Ari?” lo afferrò per il polso.
Ari si osservò la zona presa e la sentì più fredda del normale.

Cosa sta succedendo? Cos'è? Aspetta, non dirmi che...

“Tangaroa?” lo chiamò a gran voce.
“Che?” Nael si staccò da lui, alzando un sopracciglio.
“Stai cercando di parlare con me, Tangaroa?”
Natanael scoppiò a ridere.
“Questa sì che è bella.” si mise le mani sui fianchi. “Ho sempre pensato di essere importante e di voler diventare prestigioso prima o poi, ma addirittura essere paragonato alla divinità dell'oceano!”
Ari era sempre più terrorizzato.
A parte la sensazione di freddo e dei piccoli sibili non aveva altri segnali che potesse riconoscere come Tangaroa o qualsiasi altra entità.
Indietreggiò fino a sbattere con la schiena alla scrivania, tremando. La luce della luna che proveniva dall'esterno gli colorava di una tonalità nivea la pelle del volto e i capelli sembravano fili intrecciati d'oro e d'argento.
“Aspetta...” fece a un certo punto Nael. “A proposito di Tangaroa, com'era quella storia che mi hai detto sul Mana e il suo utilizzo?”
Natanael si massaggiò le tempie, dandosi dell'idiota per non aver prestato particolare attenzione al discorso dell'altro su quanto riguardasse le arti magiche.
Si batté poi il pugno sul palmo.
“Devo concentrare tutte le mie energie in un sentimento.” si avvicinò al ragazzo che continuava a guardarsi intorno. “Fin'ora ho sempre pensato devo tornare da Ari, invece, dovevo pensare a un'altra cosa, molto più semplice...”
Gli afferrò di nuovo il polso e si rallegrò nel constatare che l'altro fece scendere subito lo sguardo su di esso.
“Ari. Questo dovevo pensare, solo Ari.” lo abbracciò.
Il biondo si sentì chiamare, eppure non assomigliava per niente alla voce di Tangaroa.

Ma se non è lui, chi può essere?

Di nuovo fu avvolto dal freddo e sentì premere in certe parti della schiena.

Che cosa...?

Tremò senza riuscire a smettere e, l'attimo dopo, accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Si sentì tirare l'orecchio sinistro.
Nael, infatti, si era staccato appena e aveva portato la mano al suo lobo e aveva cominciato a giocare con il suo piercing.
Ari stava per svenire.

Questo modo di toccarmi l'orecchio...

Il suo pensiero non poté che andare in un'unica direzione.

...è impossibile sbagliare, so a memoria tutte le movenze.

Il cuore prese a martellargli con prepotenza.
Nael gli sorrise, senza staccare la mano dall'orecchio, e con l'altra gli mosse appena il ciuffo di capelli dietro quello destro, riuscendoci alla perfezione.

Non può che essere...

Non ci credeva, era troppo assurdo per essere vero.
Dischiuse appena le labbra per emettere un flebile suono soffiato.
“Nael.”





NOTE DELL'AUTRICE:
 

Un capitolo bello intenso, eh?!
Come potete vedere, i maghi non sono tutti malvagi u.u Keyondre e Keneke stanno proteggendo Ari a modo loro, apprezziamolo. Tra parentesi, adoro il rapporto tra loro due ahaha, ma questo è un dettaglio...
Ari è un alunno bravissimo <3 ha seguito tutte le lezioni di Nael e il brigantaggio ahah. A parte gli scherzi, spero vi siano venuti i brividi nella scena del quasi suicidio, perché è stata un'altra delle mie scene preferite da scrivere (sì, ormai avete capito che io amo scrivere il dolore ._.) e alla fine Nael ce l'ha fatta a farsi sentire! Insomma, grande punto di svolta da questo capitolo!
Come al solito, ringrazio tutti quanti, fatemi sapere le vostre emozioni e le vostre teorie per quello che accadrà con un commento e grazie ancora! Ci sentiamo la prossima settimana e un bacio enorme!
Flor ^w^


 

  
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