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Autore: effie_    14/03/2017    3 recensioni
(Cap.13) Nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
(Cap.26) - Ce la caveremo, Potter?
- Certo che sì. Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Nell’aria non si era mai respirata così tanta tensione come quella mattina, esattamente due giorni prima dell’attesissima partita Grifondoro – Serpeverde. Le due Case non potevano fare a meno di lanciarsi frecciatine a vicenda, soprattutto per il fatto che tutto sarebbe stato ancora più eccitante grazie alla pioggia torrenziale che non accennava a diminuire.
Quella mattina il giovane Black si alzò prima del solito e scese a fare colazione da solo, ripassando mentalmente tutti gli schemi di James. Durante quella settimana aveva bellamente tralasciato i compiti per dedicarsi esclusivamente al Quidditch: aveva fissato allenamenti molto duri tutti i giorni, che piovesse o meno, in modo da abituare i suoi a giocare anche con delle pessime condizioni atmosferiche. Si era poi impegnato strenuamente nella ricerca di un nuovo Cercatore, ma nulla da fare; James era entrato in squadra al secondo anno, quando era stato lasciato un posto vacante dal giocatore precedente che aveva concluso gli studi, e da allora era sempre rimasto lì, non perdendosi neanche una partita. Quei pochi che se l’erano sentita di sostenere un provino non erano minimamente alla sua altezza, ma alla fine era stato costretto a scegliere un robusto ragazzo del quinto anno. Aveva dei pessimi riflessi, ma almeno era in grado di stare su una scopa.
Finora si erano sempre basati sulle ottime abilità di James per vincere, ma quella volta avrebbero dovuto agire diversamente: lui, Emmeline e Hamilton avrebbero dovuto impegnarsi molto e segnare almeno centocinquanta punti in una sola partita, il che equivaleva circa a quindici gol. Il tutto sperando che Frank fosse in forma e non facesse segnare Serpeverde neanche una volta.
Sirius si passò una mano sul volto, lasciando da parte le uova e il bacon che si era messo nel piatto. Era un’impresa impossibile, lo sapeva benissimo. Non erano pronti per sostenere una partita tanto importante, contro degli avversari che giocavano sporco in ogni occasione. Eppure, dovevano provarci, o avrebbero perso la Coppa per la prima volta da cinque anni di vittorie consecutive, ossia da quando James era diventato Cercatore.
Nel mentre era occupato a deprimersi in quel modo, spremendosi le meningi per trovare una soluzione che permettesse a Grifondoro di perdere con un minimo di dignità, non si accorse nemmeno che una ragazza si era appena seduta accanto a lui.
<< Black >> lo chiamò Marlene, scuotendolo.
Per poco Sirius non fece un balzo << McKinnon! Che ci fai qui? >>.
<< Non ho molto tempo, fra poco devo andare a Incantesimi. Ma devo assolutamente dirti una cosa >>.
Felpato sospirò amaramente nell’udire la sua risposta fredda. Per un attimo aveva creduto che, quando lei l’aveva baciato alla festa di James e l’aveva portato al Bagno dei Prefetti, fra loro fosse tutto risolto, ma si era sbagliato. La mattina dopo, non appena si era svegliato, aveva trovato un suo biglietto, in cui gli spiegava che era stato solo uno sbaglio e che doveva lasciarla in pace.
<< Dimmi >> le disse, distogliendo a fatica gli occhi da lei e iniziando a mangiucchiare le uova.
<< Ti ho trovato un Cercatore >>.
Sirius per poco non si strozzò con il boccone che stava cercando di ingoiare.
<< Cosa?! Sei seria, McKinnon? Chi è? >>.
<< Oh, lo vedrai. A che ora avete gli allenamenti, oggi? >>.
<< Alle cinque, ma…>>.
<< Perfetto, ci vediamo a quell’ora >>.
Prima che potesse fermarla, Marlene si alzò e si avviò a passo di carica in direzione della porta, lasciandolo a bocca aperta per via di quel nuovo sviluppo.
La notizia della McKinnon lo lasciò con lo stomaco in subbuglio per tutto il giorno; non ascoltò una sola parola delle lezioni che aveva durante la mattina e, agitato com’era, saltò persino il pranzo per fare una scappata in infermeria a chiedere a James se sapesse qualcosa. Tuttavia l’amico non gli fu di alcun aiuto, quindi fu costretto ad attendere come un’anima in pena le quattro e mezza, quando finalmente le lezioni finirono e potè precipitarsi giù al campo da Quidditch per cambiarsi.
Quando, pochi istanti dopo, lo raggiunsero anche i suoi compagni di squadra, già rassegnati al fatto che anche quella volta li aspettava una bella doccia gelata, Sirius li interrogò uno ad uno, nella speranza di scoprire qualcosa in più sul misterioso giocatore.
<< Emmeline, sei sicura di non sapere nulla? >> domandò più volte alla fanciulla, inseguendola persino fino alle porte dei bagni delle ragazze << Tu sei amica di Marlene, o perlomeno conoscente, forse ti ha detto…>>.
<< Per l’ennesima volta, non so niente, Sirius >> ribadì la ragazza, sebbene stesse sogghignando sotto i baffi << Smettila di tormentarti. Alle cinque, quando arriverà Marlene, potrai chiederle ogni cosa >>.
Felpato grugnì, tuttavia dovette ammettere con sé stesso che, in fin dei conti, Emmeline aveva ragione, così si accomodò su una delle panche dello spogliatoio – la stessa, tra l’altro, dove era stato con Marlene la prima volta – e attese con le budella attorcigliate che la ragazza si decidesse ad arrivare.
Era quasi sul punto di perdere le speranze quando improvvisamente avvertì una vaga sferzata di profumo inebriante nell’aria e, come se avesse un radar, capì che lei era vicina. Allora, senza aspettare anche tutti gli altri, si precipitò fuori dallo spogliatoio e le andò incontro.
<< Dov’è? >> le domandò subito, incapace di trattenersi.
Senza dire una parola, Marlene gli fece cenno di guadare verso il campo, dove, sotto la pioggia, stava arrivando qualcuno cavalcando una vecchia scopa della scuola. Indossava un cappuccio per proteggersi dall’acqua, dunque Sirius non riuscì a capire subito di chi si trattasse, sebbene stesse stringendo gli occhi con così tanta forza da farsi venire il mal di testa. Ma, quando finalmente la figura fu più vicina, bastò una chiazza di colore rosso scuro nelle vicinanze della testa per fargli comprendere ogni cosa.
<< Evans?! >> esclamò, sconvolto. Si voltò a guardare Marlene, per capire se fosse una presa in giro << Fai sul serio, McKinnon? >>.
In quel preciso istante Lily planò davanti a loro con dolcezza e, facendo attenzione a non scivolare sul manico bagnato, saltò giù dalla scopa con un’agilità di cui Sirius non l’avrebbe mai ritenuta capace. Emmeline battè le mani e le corse incotro, abbracciandola.
<< Che storia è questa, Lily? >> le domandò Sirius, non appena lei lo raggiunse all’interno dello spogliatoio.
<< Sapevo che avevi bisogno di un valido sostituto per James…così, eccomi qui >>.
<< Ma che significa? Tu non sai neanche giocare >>.
<< Sì invece, io l’ho…>>.
<< Tranquilla, Marlene, ci penso io >> la interruppe Lily. Si schiarì la voce e si rivolse a Sirius << Durante questi giorni ho chiesto a Marlene ed Emmeline di allenarmi per essere una Cercatrice. Ho imparato tutte le tecniche di James…e credo di essere in grado di poterlo sostituire >>.
<< Ti rendi conto che tutto questo è folle, vero? Non puoi aver imparato a volare come James in meno di una settimana! >>.
<< Mettimi alla prova >> lo sfidò Lily << Fammi provare a volare con voi. Ti prometto che, se fallirò, ti lascerò il tuo sostituto >>.
Sirius rimase a fissarla con aria dubbiosa per qualche istante, incerto se mettersi a ridere e liquidarla subito oppure lasciarla provare. Se Lily si fosse fatta male in qualche modo, James non gliel’avrebbe mai perdonato, poco ma sicuro. Ancora incerto, spostò lo sguardo su Emmeline, che gli faceva cenno di accettare con un sorriso fiducioso sul volto; poi passò a Marlene, che invece teneva le braccia incrociate e lo guardava in malo modo. Lei era una giocatrice esperta, dunque avrebbe dovuto essere in grado di riconoscere se Lily era una vera incapace oppure no…
<< E va bene >> si arrese alla fine, con la sensazione che se ne sarebbe pentito << Avanti, squadra, alle scope! >>.
Lily ed Emmeline emisero un gridolino di gioia e si precipitarono fuori. Sirius seguì controvoglia il resto della squadra, ma all’ultimo secondo afferrò Marlene per un braccio e la strinse forte.
<< Che c’è? >> sibilò lei.
<< Perché lo sta facendo? >>.
<< Per James. Vuole che lui sia felice e, se ciò dipende dalla vittoria di Grifondoro…>>.
<< Siamo contro Serpeverde, non avremmo possibilità in ogni caso, senza James >>.
<< Fidati di me, è più brava di quello che sembra. Altrimenti non te l’avrei proposta >>.
Sospirando, Sirius uscì sotto la pioggia, dove i suoi compagni di squadra si stavano già passando la Pluffa come riscaldamento. Cercò Lily con gli occhi e la vide zigzare tra gli anelli in modo molto elegante, ma voleva vedere come se la cavava col Boccino. Montò sulla scopa e fischiò sonoramente, il segnale che la partita era iniziata, dopodiché lasciò Emmeline e Richard a divertirsi con Frank e liberò il Boccino. La pallida dorata sparì immediatamente dalla sua vista, allora decise di spostarsi più in alto, dove avrebbe avuto una visuale migliore di ciò che combinava Lily. Di certo la pioggia non aiutava, tuttavia strinse gli occhi e non la perse di vista un solo secondo.
Come sospettava, non era un granché. Si teneva abbastanza fuori dal resto del gioco e sorvolava i lati, come se stesse studiando il territorio. Era piuttosto lenta a schivare i Bolidi, infatti più volte rischiò di essere disarcionata, tuttavia, per essere la prima volta che volava, Sirius dovette ammettere che non era niente male. La studiò ancora per qualche istante, poi abbassò un po’ la quota per andare a svolazzare attorno a Frank, urlandogli gli stessi incoraggiamenti che gli urlava James durante le partite.
Ah, James…se solo ci fosse stato lui, non avrebbero avuto problemi a stracciare quelle brutte serpi. Se ci fosse stato lui, a quell’ora come minimo avrebbe già preso il Boccino e…
<< Ce l’ho, ce l’ho! >> udì urlare nel fragore della pioggia.
Non riuscendo a credere alle sue orecchie, Sirius soffiò di colpo nel fischietto e bloccò l’allenamento, sfrecciando all’istante nella direzione in cui aveva sentito la voce di Lily. Era più che certo di essersi sbagliato, nessuno avrebbe potuto vedere un Boccino con quel tempaccio e afferrarlo in meno di quindici minuti, neanche James…
Affiancò la sua scopa a quella di Lily e le domandò << Cosa c’è? Ti sei fatta male, per caso? >>.
Lei lo fulminò con un’occhiataccia << Non hai sentito quello che ho detto? Ho preso il Boccino >>.
<< Impossibile, Evans >>.
<< Ah, davvero? >>.
Sotto lo sguardo estrerrefatto di Sirius, Lily aprì il pugno, dove una minuscola pallina dorata sbatacchiava debolmente le ali.
Felpato si morse la lingua e urlò a squarciagola << Tutti a terra, subito! >>.
Non appena tutta la squadra lo raggiunse a bordo campo, Sirius afferrò Lily per un braccio e la costrinse ad aprire la mano.
<< Ha preso il Boccino >> mormorò Stone, scostandosi dagli occhi i capelli bagnati per guardare meglio.
<< In meno di venti minuti >> aggiunse soddisfatta Emmeline, abbracciando l’amica << E noi abbiamo segnato cinque gol a testa. In venti minuti abbiamo fatto cento punti e, grazie a Lily…anche duecentocinquanta >>.
<< Abbiamo una possibilità >> sussurrò stupefatto Hamilton.
Sirius battè le palpebre, mentre tutti quei numeri gli vorticavano in fretta nel cervello.
<< Evans >> disse, girandosi a guardarla << Com’è possibile? >>.
<< Te l’ho detto, Sirius >> gli sorrise Lily, trionfante << Marlene mi ha allenata bene. E poi, ho una buona vista >>.
<< Sono strabiliato >>.
<< Allora sono presa? >>.
<< Certo che sì! >> Sirius la afferrò per la vita e la sollevò, ridendo, poi le sussurrò all’orecchio, in modo che solo lei potesse sentirlo << Non è che tutta questa bravura proviene per osmosi da James? >>.
Lei lo spintonò amichevolmente, nel mentre tutta la squadra la festeggiava.
<< Ci salvi la vita, Lily >> le disse Emmeline.
Solo a quel punto Sirius si ricordò di un dettaglio molto importante << Evans, che scopa è quella? >>.
<< Una della scuola, perché? >>.
<< Un Cercatore di Grifondoro non può permettersi di cavalcare una scopa tanto insignificante. Fammi pensare…>> Felpato iniziò a camminare in circolo << Ti potrei dare la Nimbus di James, ma è troppo veloce e se le fai anche solo un solo graffio…no, meglio che tu prenda la mia. Io userò quella di Ram, pregando che il vento non la rovini. Te la senti? >>.
<< Certo, nessun problema >> disse la ragazza.
<< Ottimo, per oggi basta così. Vado ad annunciare a Madama Bumb che abbiamo un nuovo Cercatore degno di questo nome >>.



La sera prima della fatidica partita, Lily andò come sempre a trovare James. Da quando si trovava in infermeria, non c’era stata neanche una serata in cui avevano saltato il loro appuntamento, sebbene Lily avesse avuto anche numerosi allenamenti estenuanti in compagnia di Marlene. Ma James era troppo importante e non avrebbe rinunciato a vederlo per niente al mondo.
Quando arrivò, fu felice di trovarlo ben sveglio e riposato, seduto con la schiena appoggiata al cuscino del letto. Le ossa delle braccia si erano riformate, ma mancava ancora una buona parte di quelle delle gambe, dunque non era ancora in grado di reggersi in piedi da solo.
Non appena la vide, il volto di James si illuminò << Meno male che sei qui! Mi annoio a morte a restare da solo tutto il giorno >>.
La fanciulla gli si avvicinò e gli sistemò le coperte << Non hai neanche un coinquilino a distrarti? >>.
<< A quanto pare non si fa male nessuno in questo periodo >>.
<< Beh, è una cosa positiva >>.
Lily si accavallò sul bordo del letto e James le strinse una mano << Mi sei mancata >>.
<< Come se non mi vedessi mai >> ribatté laconica lei, sebbene provasse gli stessi sentimenti. Quella settimana senza la sua presenza costante era stata una vera agonia.
<< Uffa, non posso mai essere romantico con te >>.
<< Io ti ho portato una cosa molto romantica >> ridacchiando, Lily estrasse il libro di Trasfigurazione dalla cartella e glielo sventolò sotto il naso.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi << Stai scherzando? Non vorrai davvero costringermi a studiare…in queste condizioni! >>.
<< Quali condizioni, che sei fresco come una rosa! Hai detto che ti annoi qui, no? Ecco una cosa utile da fare >>.
<< Studiare mi annoia ancora di più >>.
<< Quante storie…fra un mese ci saranno i M.A.G.O, hai bisogno di restare in pari >>.
<< Evans, a volte sei peggio di mia madre >>.
Sbuffando, James afferrò il libro che lei gli passava e iniziò a sfogliarlo di malavoglia, ma dopo qualche istante lasciò perdere e un’idea maliziosa gli si formò nella mente. Iniziò a fissare Lily con aria intensa, finché lei non gli rivolse la sua attenzione.
<< Cosa c’è? >>.
<< Studierò solo se vieni qui nel letto con me >>.
<< James…sai che così non studieremo un bel niente, vero? >>.
<< Eccome se lo so >> James giunse le mani e le fece gli occhi dolci << Ti prego, Lily…fallo per me…>>.
Ridendo, Lily chiuse il libro e si sdraiò accanto a lui, lasciando che le passasse le labbra sopra i capelli. In qualche modo, quando faceva così, riusciva sempre a dargliela vinta. Un tempo la cosa non avrebbe fatto altro seccarla, ma ora non le importava più; era bello cedergli il comando ogni tanto.
Quando James passò a baciarle il collo, la fanciulla rabbrividì di piacere. Adorava restare stesa accanto a lui. Si sentiva così protetta, così al sicuro e…così amata.
<< Allora, Lily >> disse ad un tratto James, girandosi lentamente sulla schiena e sollevandosi poi sui gomiti per poterla guardare in faccia << Perché non me lo dici? >>.
Completamente presa alla sprovvisa, Lily domandò << Cosa? >>.
<< Andiamo, credi che Sirius non mi abbia informato? So che domani giocherai al mio posto contro Serpeverde >>.
La fanciulla abbassò gli occhi, sospirando. Dannazione, si era completamente dimenticata di dire a Sirius che voleva tenere James all’oscuro di tutto finché non si fosse saputo l’esito della partita.
<< Te l’avrei detto…dopo >>.
<< Dopo quando? >>.
<< Dopo aver giocato >> ribadì lei << So quanto tieni a questa vittoria e non volevo che tu sospettassi che, se perderemo, sarà perché non ho preso il Boccino…insomma, non voglio deluderti >>.
James scoppiò in una risata amara << Credi che mi importi più del Quidditch che di te? Sei pazza? >>.
Lily aggrottò la fronte << Ma io credevo…>>.
<< Se anche dovessimo perdere contro Serpeverde, ci sono ancora i Tassorosso da affrontare a maggio >>.
<< Eppure Sirius ha detto…>>.
<< Felpato è un po’ melodrammatico in queste cose. Davvero, Lily, sono solo contento che tu mi sostituisca, anche se mi ha un po’ offeso il fatto che tu mi abbia nascosto per tutti questi anni che sapevi giocare…>>.
Lei arrossì << Beh, non credevo che ti sarebbero piaciute le circostanze di come ho imparato a volare…>>.
<< Illuminami, ti prego. Sono troppo curioso >>.
<< Per quanto possa sembrare paradossale, durante l’estate io e Sev…Piton non giocavamo soltanto al piccolo chimico. Ogni tanto, quando i suoi genitori ci lasciavano a casa da soli, prendevamo qualche vecchia scopa di sua madre e…beh, giocavamo a Quidditch >>.
James aveva le lacrime agli occhi dal ridere << Sei seria, Lily? Per la barba di Merlino, non riesco davvero a vedere Mocciosus su una scopa…>>.
<< In effetti lui era proprio negato e all’apparenza anche io, finché Marlene non mi ha allenata >>.
<< Ecco l’altra cosa che mi scoccia. Non sai quanto avrei voluto essere io ad allenarti…>>.
<< Puoi ancora farlo. Non appena ti sarai rimesso, ti prometto che una volta voleremo insieme >>.
Gli occhi di James si illuminarono << Davvero? >>.
<< Sì >>.
Senza riuscire a trattenersi, il ragazzo le prese il viso fra le mani << Oh, Lily, non puoi immaginare quanto io ti…>>.
Proprio in quel preciso istante le porte dell’infermeria si spalancarono e Madama Chips irruppe allegramente nella stanza, portando con sé un vassoio per la cena di James. Lily cadde quasi dal letto nel tentativo di allontanarsi da lui prima che l’infermiera li beccasse e, quando Madama Chips raggiunse la loro postazione, riuscì persino ad assumere un’espressione normale, nonostante il viso rosso come un pomodoro.
<< Ecco, caro >> disse Madama Chips, posando il vassoio davanti a James. Poi si girò e lanciò a Lily un’occhiata sorpresa << Ancora qui, signorina Evans? >>.
<< Sempre presente >> le sorrise Lily.
<< Bleah, brodino…e quelle cosa dovrebbero essere, verdure mollicce? Dio, quanto mi mancano i banchetti della Sala Grande…>> si lamentò James, studiando con aria disgustata la roba che gli galleggiava nel piatto.
<< Non faccia storie e finisca tutto, signor Potter >> lo rimbeccò Madama Chips << Il sedativo le servirà, se vorrà passare una notte serena nel mentre le ossa della gamba destra si ricostruiscono >>.
James grugnì e iniziò a mangiare con una faccia così schifata che Lily rimase a guardarlo per tutto il tempo senza smettere di ridere. Teoricamente sarebbe dovuta tornare in Sala Comune a riposarsi per il giorno dopo, ma le faceva piacere restare in compagnia di James senza centinaia di occhi attorno pronti a osservare e giudicare tutte le loro mosse.
Non appena il ragazzo finì tutta la brodaglia, i suoi occhi iniziarono già a chiudersi, dunque Madama Chips ne approfittò per fargli ingurgitare l’ennesima dose di Ossofast. Dopo ciò si ritirò nel suo ufficio, lasciando che Lily sistemasse James per la notte. Vedendolo già piuttosto sonnolento, gli posizionò un cuscino dietro la testa e uno sotto la gamba malata per farlo stare più comodo, poi fece per andarsene, ma ad un tratto lui biascicò qualcosa che somigliava molto al suo nome.
<< Sì, James? >> si affrettò a chiedergli Lily, posizionandosi vicino al suo viso.
<< Grazie >> le mormorò lui, con gli occhi semi chiusi << Per…per esserti presa cura di me >>.
<< Non c’è di che. Ora cerca di riposare >>.
James la trattenne per una mano << Ancora una cosa, Evans…tempo fa, ho sognato che ti avrei baciata dopo la partita contro Serpeverde. Questo pensiero mi ha sempre sostenuto, anche quando stavo male per mio padre…mentre ora eccomi qui, bloccato su un lettino dell’infermeria, senza…senza la possibilità di poterlo fare come si deve >>.
<< Oh, James >> Lily gli sfiorò la fronte con le labbra << Non importa >>.
<< A me sì, non sai quanto…>>.
<< Ti prometto che ci saranno altre…occasioni. Ora dormi >>.
Con un ultimo sospiro, James si arrese finalmente all’effetto del narcotico e scivolò immediatamente in un sonno profondo. Lily, ancora accanto a lui, gli accarezzò delicatamente il viso, poi si chinò e gli depositò un leggero bacio sulle labbra.
<< Non temere >> gli sussurrò piano << Quando uscirai da qui, ti darò tutte le scuse del mondo per baciarmi >>.
Rimase immobile a guardarlo dormire ancora per qualche istante, dopodiché si decise finalmente ad abbandonare l’infermieria. Il suo orologio segnalava ch erano ormai le nove passate, dunque era rimasta con James quasi quattro ore senza neanche rendersene conto. Stava appunto stabilendo se fosse il caso di farsi una doccia prima della partita oppure filare subito a letto, quando andò a sbattere contro un altro ragazzo che veniva nella direzione opposta.
<< Evans! >>.
Lily lo riconobbe dalla voce e alzò lo sguardo, iniziando a scusarsi << Perdonami, Sirius, non ti avevo visto…>>.
<< Ti ho cercata dappertutto! Dov’eri? >>.
<< Da James, perché? >>.
<< Già, avrei dovuto immaginarlo. Senti, c’è una novità: domani non giocheremo contro Serpeverde, ma contro Tassorosso >>.
<< Cosa? Perché? >>.
<< Ma che ne so, Lestrange è riuscito a trovare un’altra scusa per evitare di giocare con la pioggia…comunque il punto è che abbiamo provato tutte le tattiche dei Serpeverde, mentre ora dovremo giocare coi Tassorosso, che hanno uno stile totalmente diverso. In teoria dovremmo cavarcela, te la senti lo stesso? >>.
<< Certo che sì >>.
<< Bene. Domani sarà un po’ una scommessa con la fortuna, ma dobbiamo provarci >>.



Il giorno della partita, il vento prese a ululare così forte che si poteva udire fin da lontano e la pioggia iniziò a cadere più fitta che mai. Era così buio che nei corridoi e nelle classi furono accese torce e lanterne supplementari. La squadra di Serpeverde era molto soddisfatta e Rodolphus Lestrange non potè fare a meno di lanciare frecciatine ai Grifondoro che non solo erano senza Cercatore, ma per di più avrebbero giocato con la pioggia. Ma era molto più di un po’ di pioggia: l’intera scuola corse verso il campo cercando di opporsi al vento feroce, mentre l’acqua si scagliava loro in faccia come spilli incandescenti.
Le quotazioni per la vittoria dei Grifondoro erano molto scarse: quasi tutta la scuola puntava su Tassorosso, poiché nessuno aveva mai visto Lily Evans cavalcare una scopa prima di allora e men che meno per giocare a Quidditch.
La fanciulla si infilò la divisa scarlatta che le aveva procurato Emmeline con il cuore in gola, dopodiché attese che Sirius pronunciasse qualche parola per motivare la squadra. Emmeline gli andò vicino e cercò di dargli un po’ di conforto, ma il ragazzo emise solo uno strano singhiozzo e alla fine lasciò perdere, facendo loro cenno di seguirlo in campo.
Lily obbedì, sperando che le ginocchia non le tremassero, ma il vento era così forte che barcollò comunque; se la folla sugli spalti applaudì, fu impossibile sentirla, poiché ogni rumore era sovrastato dai tuoni. I Tassorosso avanzarono dall’altra parte del campo, distinguibili nel buio solo grazie alle divise giallo canarino. I due Capitani, Rose King e il sostituto Sirius Black, si strinsero la mano e Sirius cercò di ricambiare il sorriso di conforto della fanciulla, ma la sua mascella era così paralizzata che ogni tentativo di muoverla fu inutile.
Lily udì a malapena il fischio d’inizio, così si affrettò a montare sulla scopa di Sirius e decollò, sebbene oscillasse parecchio a causa del vento. Tentò di tenere il manico più dritto che poteva, nel mentre strizzava gli occhi per riuscire a vedere nella pioggia.
Dopo appena cinque minuti era già bagnata fradicia e i lunghi capelli le si appiccicavano al volto, nascondendole la visuale. Riusciva a stento a intravedere i compagni giocare, dunque volò avanti e indietro, rincorrendo sagome sfocate rosse e gialle, senza avere la minima idea di che cosa stesse succedendo. Con quel vento e i tuoni udire la cronaca era fuori discussione. Naturalmente i Tassorosso cercarono di approfittare della sua poca esperienza e più volte rischiò di essere disarcionata da un Bolide, ma riuscì lo stesso a restare in equilibrio, malgrado non vedesse un accidenti.
Pian piano, Lily perse il senso del tempo, cominciando a girovagare come un’anima in pena da una parte all’altra del campo. Sfuggire ai Bolidi divenne la sua prerogativa principale, dato che con quel buio non sarebbe mai riuscita a vedere il Boccino, figurarsi prenderlo.
All’improvviso udì nel fragore generale il vago suono di un fischietto e subito il panico si impadronì di lei: possibile che il Cercatore di Tassorosso fosse già riuscito a prendere il Boccino? La partita era dunque finita? James sarebbe rimasto così deluso da lei…
Nel mentre la sua mente era occupata a fare tutte quelle congetture, un paio di grosse mani la afferrarono per le braccia e la ragazza urlò di terrore, ma si calmò all’istante non appena riconobbe Sirius, che le stava facendo cenno di scendere. Poco dopo, tutta la squadra di Grifondoro atterrò schizzando nel fango. Si strinsero sotto un grosso ombrello offerto in tutta fretta da Peter Minus e iniziarono i commenti.
<< Che succede? >> domandò Lily, scostandosi rapidamente i capelli bagnati dal viso e saltellando sul posto per scaldarsi << Abbiamo perso? >>.
<< No, ho solo chiesto un time out >> le rispose Sirius, strizzandosi i ricci pieni d’acqua.
<< A quanto siamo? >>.
<< Per ora sessanta a quaranta per noi, ma Emmeline si è beccata un Bolide in testa >>.
<< Avranno pensato che fossi io…>>.
<< Non ha importanza, ora sta bene. Senti, Lily, devi prendere il Boccino. So che ti chiedo l’impossibile, ma se continuamo così giocheremo al buio >>.
<< Posso farcela >> lo rassicurò Lily, sebbene non ne fosse del tutto sicura.
<< Ottimo. Squadra, in aria! >>.
Piena di nuova determinazione, la squadra di Grifondoro tornò sul campo e la partita ricominciò. Lily avvertì il gelo diffondersi di nuovo nelle ossa e spinse la scopa nell’aria turbolenta, cercando il Boccino in tutte le direzioni, evitando un Bolide al pelo e tuffandosi sotto Wolpart, il Cercatore di Tassorosso, che pareva disperato quanto lei…
<< Lily! >> urlò Sirius ad un tratto, più angosciato che mai.
La fanciulla si guardò attorno disperatamente e vide un’indistinta macchia gialla che filava giù per il campo, inseguendo un minuscolo frammento d’oro che brillava nella pioggia. Non ebbe neanche il tempo di pensare. Si appiattì sul manico di scopa e si gettò in picchiata verso terra.
<< Lily! >> gridò di nuovo Sirius << Cosa diavolo fai?! Così ti ammazzi! >>.
Lily lo ignorò di proposito e continuò a scendere, mentre la pioggia e il vento fortissimo le sferzavano la pelle del volto. Se avessero perso, se lei non avesse preso il Boccino, non sarebbe mai più riuscita a guardare in faccia James. Certo, non era lui, ma poteva almeno provarci…
Dall’alto, Sirius si portò una mano alla bocca, lasciando perdere la Pluffa e concentrandosi solamente su Lily. Ormai anche tutto il resto del pubblico teneva il fiato sospeso di fronte a quella manovra così pericolosa, certo che la Evans si sarebbe schiantata. Emmeline, terrorizzata, mollò la palla ad una perplessa Rose e si precipitò verso l’amica, cercando di fermare la sua folle corsa…
Ma, all’ultimo secondo, con enorme sorpresa di tutti i presenti, Lily sollevò il manico di scopa e si riallineò, appena un attimo prima dell’impatto contro il suolo. Wolpart, così preso a osservare la sua manovra, rimase talmente stupito che perse l’equilibrio e cadde, lasciando alla fanciulla campo libero. Lily allungò una mano…e, non appena avvertì la minuscola pallina dorata stringersi fra le sue dita, capì che ce l’aveva fatta.



Quella sera, nella Stanza delle Necessità, avvenne una delle feste più pazzesche di tutta la storia di Hogwarts. I Grifondoro, esaltati dal fatto di aver ottenuto la vittoria anche in condizioni climatiche così estreme, non badarono a spese e osannarono Lily Evans come la loro nuova divinità, nonché degna fidanzata ed erede di James Potter. Subito dopo la partita, l’intera casata di Grifondoro, assieme ai Corvonero che festeggiavano il loro probabile secondo posto, si era trasferita al settimo piano, dove gli elfi domestici avevano portato loro cibo e Burrobirra in quantità, creando così un festino meraviglioso. Inoltre, quei due Malandrini di Remus Lupin e Peter Minus si erano nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità ed erano andati a prelevare James dall’infermeria, in modo che non si perdesse neanche un secondo di tutti quei festeggiamenti.
Lily passò la maggior parte della serata con James, facendogli il resoconto della partita e aiutandolo a spostarsi da una parte all’altra della stanza.
<< Non serve che tu stia con me tutta sera >> borbottò lui, geloso delle occhiate che vedeva da parte degli altri ragazzi << Ora sei una celebrità anche tu, in tanti vorranno le tue attenzioni >>.
La fanciulla ridacchiò e gli posò un dito sulle labbra per zittirlo << Paradossalmente, Potter, in tutti questi anni hai dimostrato di essere l’unico in grado di meritarle. Quindi dovrai sopportarmi >>.
In quel momento Marlene venne verso di loro con un sorriso radioso e Lily abbandonò un attimo il braccio di James per stringerla forte.
<< Oh, sono così felice che tu sia qui! Grazie per avermi allenata, davvero…>>.
<< Sì, grazie per avermi soffiato il lavoro >> ridacchiò James, fingendosi offeso << Ora, se vorranno buttarmi fuori dalla squadra per tenersi la Evans, saprò a chi dare la colpa >>.
<< James, tu sei unico e inimitabile, sarà impossibile che ti buttino fuori >> rise Marlene.
Lui le fece l’occhiolino << Lo so, cara >>.
<< E poi, io ho chiuso con il Quidditch >> dichiarò Lily << Ho rischiato di morire più volte durante questa partita che in diciotto anni di esistenza. Quel Bolide di Towler mi ha quasi disarcionata…>>.
<< Towler? >> James si sfregò le mani con aria minacciosa<< Ottimo, appena starò bene inizieranno le spedizioni punitive…>>.
<< James, così non sei sportivo! >>.
<< Suvvia, scherzavo, Evans >>.
Marlene rise di gusto nel sentirli battibeccare e rimase incantata ad osservarli per un po’. Sebbene avessero cercato di negarlo per anni, Lily e James rappresentavano il tipo di amore che ogni ragazza sognava fin dall’infanzia. Erano innamorati, ma erano anche amici, dunque il loro rapporto era costruito anche su una complicità che raramente si trova in un’altra persona, a meno che non sia l’anima gemella. Inizialmente, anche lei aveva pensato di essere innamorata di Rodolphus, finché Sirius Black non era piombato nella sua vita…
Presa da un improvviso attacco di tenerezza, Marlene si sollevò sulle punte e lo cercò con lo sguardo. Durante tutti quei giorni era stata piuttosto fredda e sgarbata con lui, attribuendogli la colpa di averla portata a letto per l’ennesima volta. Tuttavia, a dire la verità, era stata lei a volerlo, a provocarlo appositamente per raggiungere quello scopo. Forse avrebbe dovuto scusarsi almeno per la sua scortesia e poi magari, chissà, avrebbero potuto tornare a essere amici…
Improvvisamente lo individuò in mezzo alla folla e tutti i suoi buoni propositi andarono in frantumi: Sirius era letteralmente circondato da ragazze. Alcune di loro le conosceva pure, erano sue compagne di Corvonero. La cosa sembrava eccitarlo enormemente, dato che si strusciava contro tutte loro come se non fosse in grado di sceglierne una. Quello spettacolo le diede la nausea, così Marlene salutò in fretta Lily e James e scappò via dalla festa.
<< Ma che le è preso? >> domandò perplesso James.
<< Credo di saperlo >> commentò amaramente Lily, indicandogli Felpato che faceva il piacione con almeno cinque ragazze diverse.
James scosse la testa << Adesso basta, è ora che quei due si parlino. Ci pensi tu a dargli due schiaffi anche da parte mia? Io resterò qui a godermi lo spettacolo >>.
Lily l’avrebbe baciato. Chiamò Peter, in modo che sostenesse James durante la sua assenza, poi si fiondò in mezzo alla folla con la rapidità di un falco e afferrò Sirius per un braccio, trascinandolo via prima che potesse commettere altre sciocchezze.
<< Ehi! >> sbraitò Felpato, indignato << Evans, che cavolo fai? >>.
Lily gli piantò le unghie nella carne << Smettila di fare l’idiota. Vuoi ancora conquistare Marlene? >>.
Di fronte alla sua espressione ebete, la fanciulla iniziò a bussargli sulla testa << Pronto? C’è qualcuno in casa? Marlene McKinnon, te la ricordi? >>.
<< Evans, piantala di trattarmi come un bambino scemo. Certo che voglio Marlene, sono innamorato di lei, ma sfortunatamente lei non lo è di me, quindi io sto cercando di consolarmi come posso…>>.
Lily lo trattenne prima che potesse sfuggirle << Sì che ti ama, solo che non vuole ammetterlo. Ora è appena scappata via dopo averti visto fare l’ocone. Il minimo che tu possa fare è inseguirla e cercare di chiarire questa cosa >>.
<< E se lei non volesse parlarmi? >>.
<< Black, per l’amor del cielo, vedi di non farmi arrabbiare. Va’ da Marlene subito! >>.
<< Ok, ok, vado >>.
Digrignando i denti, Sirius afferrò il maglione che aveva lanciato in aria poco prima e lo indossò sopra la divisa da Quidditch, poi abbandonò la festa sotto lo sguardo di fuoco della Evans e di tutti i suoi migliori amici. Sospirando, si avventurò per i corridoi, senza avere la più pallida idea di dove fosse Marlene. Qualche strana forza della natura lo persuase che forse la ragazza potesse essere uscita, ma, non appena raggiunse il portone d’ingresso che conduceva al castello, vide che pioveva a dirotto ed escluse a priori quella possibilità.
Era già sul punto di rinunciare, quando ad un tratto scorse una piccola figura completamente nera che si muoveva nel buio del parco, riparandosi al di sotto di un grosso ombrello che tuttavia minacciava di volare via da un momento all’altro per colpa del vento. Incurante della pioggia, Sirius uscì all’aperto e in pochi secondi si ritrovò bagnato fino al midollo, ma la cosa non gli importò; la piccola figura si era bloccata di fronte al Lago Nero e non poteva essere altri che lei.
Marlene.
Il suo nome gli echeggiò nella mente come una preghiera, nel mentre avanzava verso di lei. Si era posizionata nello stesso punto in cui, tanto tempo prima, i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta. Le andò così vicino che avrebbe potuto sfiorarla, talmente il suo corpo gli urlava di toccarla, di stringerla con tutte le sue forze, tuttavia rimase immobile.
Fece un paio di respiri profondi, poi urlò << Per caso hai intenzione di prenderti un accidente, McKinnon? >>.
La ragazza si voltò all’istante verso di lui, provocandogli un colpo al cuore. Nessuno degli aggettivi che gli vennero in mente parve adatto a descrivere la sua bellezza in quel momento, con i capelli neri mossi dal vento e gli occhi azzurri spalancati dalla sorpresa di vederlo lì. Subito gli venne in mente un flash della loro ultima notte di passione e dovette trattenersi dal correre da lei per baciarla subito.
<< Credo che tu sia quello messo peggio >> commentò freddamente lei, girandosi di nuovo a guardare il lago << Sono venuta qui per stare lontana da te, quindi vattene >>.
Sirius la ignorò e avanzò fino ad essere accanto a lei. Marlene continuò a fissare il lago, ma il ragazzo ormai la conosceva: era tesa, con le mani che stringevano l’ombrello brandendolo come uno scudo, e la sua espressione disinteressata in realtà era molto tirata. Riusciva quasi a vedere i pensieri che le si agitavano nella testa, provocandole dolore e confusione, e la consapevolezza di esserne in parte il responsabile lo fece stare malissimo. Per un attimo desiderò piegarsi di lato per baciarla e tranquillizzarla, ma, non appena provò ad avvicinarsi, lei fece un salto indietro.
<< Cosa credi di fare, Black? Sono stufa di te. Perché non vai a soddisfare i tuoi bisogni con le tue amichette? >>.
<< Tu sei davvero convinta di essere solo un bisogno per me? >>.
Lei gli sorrise in modo strano << Beh, altrimenti perché avresti accettato il mio patto? >>.
Lui le sfiorò una guancia << Amo quando parli con me e mi riservi il tuo sorrisetto da stronza. Dio quanto lo bacerei >>.
<< Non cambiare discorso. Avevamo detto fino a Natale. Ora siamo ad aprile, quindi smettila di tormentarmi >>.
<< Non posso, McKinnon >>.
<< Perché per te è così difficile da capire? >> Marlene si girò inviperita a guardarlo, senza rendersi conto che, in quel modo, l’aveva appena posto sotto la protezione del suo ombrello << Io sono una persona complicata. Accettare i miei silenzi, le mie lune storte, i miei problemi, starmi al passo e mettere ordine in tutto il macello che mi frulla in testa non è cosa da tutti. Stare con me significa avere una grossa responsabilità e, si sa, le grosse responsabilità non piacciono a nessuno >>.
A quel punto toccò a Sirius perdere le staffe. Incurante del suo sguardo minaccioso, si inclinò verso di lei e la prese per le spalle, scuotendola. << Sei tu a non voler capire, McKinnon. Io voglio quella responsabilità, la desidero con tutto me stesso. Credi ci sia qualcun altro su questo pianeta in grado di capirti meglio di me? Non penso proprio. Insomma, io non sarò mai come uno di quei tipi che ti dirà che non può vivere senza di te, perché non sarebbe vero. Nella mia vita ho fatto spesso a meno di persone che credevo indispensabili, ho passato periodi in cui nemmeno io volevo farmi compagnia, sono sopravvissuto alla solitudine e ne ho fatto un mio punto di forza. Dunque, Marlene McKinnon, io potrei vivere benissimo senza di te. La differenza, però, è che non voglio. Io voglio te >>.
Marlene aprì la bocca e tentò di dire qualcosa, ma non riuscì ad articolare alcunchè. Quelle parole l’avevano così spiazzata che non potè fare a meno di restare immobile a fissarlo, cercando di imprimersi ogni dettaglio del suo viso nella mente. Le labbra piene e ben disegnate, le fossette quando rideva, lo sguardo cupo e penetrante…scrutandolo, però, si accorse che non era rilassato come voleva farle credere. Possibile che Sirius Black, l’arrogante e imperturbabile Black, fosse…nervoso?
<< Dimmi, in quanti credi che possano meritarti? Vuoi farmi credere che Lestrange fosse degno di te? Io sono l’unico che ti conosce meglio di chiunque altro >>.
<< Ah, ne sei davvero convinto? Dimostramelo >>.
<< So che quando ti bacio fra l’orecchio e il collo fai una smorfia di piacere, che ti addormenti sempre di colpo e respiri pianissimo, che tieni gli occhi rigorosamente chiusi quando facciamo l’amore e ti piace accarezzare il mio viso e i miei capelli. So che vuoi sentirti protetta, che sei più dolce e sensibile di quello che sembri. E so che ti faccio venire i brividi sulla schiena ogni volta che ti tocco, e questa cosa mi fa impazzire, tanto che, rispetto alle altre, quando te ne vai ho sempre voglia di vederti ancora >>.
Marlene fece per ribattere, ma Sirius, come rapito in un eccesso di follia momentanea, cadde in ginocchio ai suoi piedi, le prese le mani fra le sue e ad un tratto sbottò << Senti, McKinnon, io ti amo, ma non so come fare a dirtelo >>.
Il respiro della ragazza si bloccò << Me…me l’hai appena detto, Black >>.
<< Merda. Non era così che l’avevo programmato >>.
Il cuore di Marlene accelerò, nel mentre non riusciva a credere alle proprie orecchie. Un’ondata di emozioni la travolse, fino a farle girare la testa, un misto confuso di gioia, terrore, sollievo, felicità e paura allo stato puro.
<< Fai…fai sul serio? >>.
<< Sì, perché mi sono rotto, va bene? Basta fingere, finiamola con questo stupido gioco di essere freddi l’uno con l’altra solo per farci del male. Ti amo, punto. Ecco, l’ho detto di nuovo. Altro che amici. Adesso vieni qui e baciami subito, altrimenti fottiti >>.
Marlene lasciò cadere l’ombrello a terra e si nascose il viso fra le mani. Fortunatamente le sue lacrime si mischiarono all’istante alla pioggia, ma Sirius se ne accorse lo stesso. Le allontanò le mani dal viso e le baciò le dita congelate.
<< Marlene, non piangere, ti prego. Scusami, sono un completo idiota, non volevo essere così rude…è solo che non ci so fare in queste cose…ti prego, dammi una possibilità. Se vuoi continuerò a dirlo: ti amo, ti amo, ti amo >>.
<< Mi hai chiamata…Marlene >>.
<< Beh, è il tuo nome, no? Ritengo abbastanza stupido chiamare la ragazza che amo per cognome…>>.
<< Ti amo anch’io >>.
<< Cos’hai detto? >>.
Marlene cercò di trattenere un sorriso, scostandosi dal volto i capelli fradici, ma inutilmente: Sirius l’aveva appena portata dall’orlo del baratro all’estasi pura nel giro di pochi secondi, ossia quello che era solito fare fin dal primo giorno in cui si erano parlati.
<< Non hai sentito? Peggio per te, non ho alcuna intenzione di ripetermi >>.
Sirius strinse gli occhi e le si avvicinò, sovrastandola << Dillo di nuovo >>.
Aveva vinto. Quando faceva così, c’erano ben poche speranze di riuscire a resistergli. La fanciulla dimenticò all’istante il motivo per cui alla festa si era infuriata con lui.
Deglutì piano, poi sollevò lo sguardo fino a incontrare quello di lui << Ti amo, Sirius >>.
Felpato non aveva bisogno di sentire altro. Ignorando la pioggia che ormai li aveva bagnati fin dentro le ossa, Marlene e Sirius si unirono così strettamente da sembrare una cosa sola e, quando finalmente lui la baciò, Marlene capì che alla fine era arrivato anche per lei il momento di provare a essere felice.
   
 
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