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Autore: LordPando    15/03/2017    2 recensioni
ALERT! STORIA INTERATTIVA CHE PERÒ AVRÀ ANCHE PERSONAGGI DA ME INVENTATI, DUNQUE…
Bene. Bene. Bene.
Questa è l’introduzione, l’incipit, il proemio di una fanfiction sull’opera di Cassandra Clare: Shadowhunters. La mia è una storia di amore e morte, di OC (original crachters) e di individui di dubbia morale, è una storia di lotta per il potere e la felicità e per alcuni della morte. Alla fine si troveranno le schede da mandare a me come messaggio privato.
Ma ora occhio, che andiamo ad incominciare!
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Lo stregone guardava assorto il lettino ospedaliero da una sedia posata da lui stesso pochi minuti prima. Osservava il respiro regolare di Tessa pensando alle notizie che aveva trovato su quel demone che aveva attaccato lei ed il suo parabatai. Brad sospirò: ah, quei due! Entrambi incorreggibili… ed entrambi con un debito con lui. Ma d’altronde, se pure cercasse di sembrarlo, lui non era attaccato ai soldi come gli altri stregoni.  Però aveva anche lui bisogno di vivere in qualche modo, nonostante fosse il terzo favore gratuito che faceva alla giovane Nephilim. Ma oramai i due erano amici, non semplicemente compratore-venditore di fiducia.  Ed in un momento così difficile, con nessuno che sapeva se avesse potuto sopravvivere o no… non era il caso di anteporre le proprie questioni economiche.
 Pochi minuti dopo Brad si alzò e guardando la finestra vide che un messaggio col fuoco campeggiava nell’aria. Lo fissò con aria interrogativa e le lettere si accesero ancor di più. Lo stregone lesse il messaggio con curiosità inclinando la testa di lato:
 
Salve Bradford. Ho saputo che sei un po’ nei guai con certi demoni che hanno assalito dei tuoi amici, dunque mi chiedevo se ti avesse fatto piacere che venissi da te. Visto che non ho intenzione di aspettare una tua risposta, penso che mi troverai facilmente nella tua cantina. Vieni il prima possibile, e porta qualcosa di meglio da mangiare, a meno che tu non abbia rifornito la tua dispensa.
Drake Jamai Noctable
P. S.
Porto un paio di amici.
 
Brad sospirò. A passi felpati si diresse verso la cantina tremando al pensiero di che cosa avesse architettato il suo amico stregone. Ogni passo che faceva veniva sempre più avvolto nell’apprensione fino a che non scese la ripide scale illuminatissime che conducevano alla cantina. Mentre scendeva udiva urla e risate provenire dalla stanza che, una vola raggiunta, si rivelò la sede di un enorme incontro di nascosti e Shadowhunters. Subito Drake gli venne incontro allegro. Non era altissimo (circa un metro e settantasette) ma aveva comunque –nei momenti di serietà- un aspetto… non classico. Bello, ma non classico: aveva lineamenti molto dolci e gli occhi scurissimi quasi dello stesso colore dei capelli. Le sue labbra erano leggermente carnose ed aveva un naso sottile ma non troppo, esattamente delle dimensioni ideali per quel viso leggermente infantile. —Allora, mio giovane amico, come va?— Drake aveva oltre ottocento anni e chiamava quasi tutti “giovane amico, tranne le persone più fidate. —Che ne pensi delle persone che abbiamo qui? Forza ragazzi, presentiamoci al padrone di casa! Per prima abbiamo Zoe Alexandra Fairchild, ottima Shadowhunter e on eccellenti capacità di rune!— a quella parole, forse dette volutamente quasi urlando, tutta la baldoria si interruppe.
  Si fece avanti una ragazza dai capelli castani tendenti al rosso raccolti in una coda che lasciava uscire parecchie ciocche e gli occhi di un verde intenso. Aveva il mento leggermente pronunciato ed indossava abiti aderenti neri, la maglietta ricoperta da una giacca di pelle anch’essa nera che le forniva un’aria battagliera. Camminava accanto a lei un ragazzo alto, capelli biondo chiaro, anche gli occhi di lui verdi ma molto più scuri di quelli della ragazza. Indossava una camicia immacolata leggermente aperta sul davanti e dei jeans neri tendenti al blu. Portava anche al polso un bracciale simbolo del Praetor Lupus, marchio che fece scattare in Brad un moto di riconoscimento.
  —Lui è il mio migliore amico, ragazzo della Shadowhunters, Anthony Mike Koffrey. Li ho fatti venire qui perché non avevano nulla da fare.
  —Un membro del Praetor che non ha nulla da fare?— chiese con aria interrogativa Brad. A quelle parole Anthony nascose il braccialetto quasi timidamente, mentre abbozzava un sorrisino.
  —Successivamente abbiamo— continuò Drake come se stesse presentando gli attori di una serie TV —Delner,  con mezzo sangue di fata e quindi capace di mentire, dalla corte Seelie!
  Si avvicinò un ragazzo poco più alto dello stregone, con i capelli di uno strano grigio molto spettinati e gli occhi dello stesso colore. La faccia era ovale e le  caratteristiche orecchie a punta delle fate erano visibilissime.
  —Piacere!— disse tendendo la mano.
  —Scusa la diffidenza,— disse un po’ imbarazzato Brad —Ma fra noi stregoni si dice che se stringi la mano alle fate potresti essere in seri guai, quindi… preferirei di no.
  —Capisco.— disse semplicemente il ragazzo con una scrollatina di spalle, e con Zoe ed Anthony tornò a mangiare attorno ad una tavola preparata al momento  e su sgabelli di legno.
  —Per ultimi, ma non per importanza, abbiamo un simpatico quartetto: il Praetor Tullius, unico pretoriano che si fa chiamare per nome, — e si avvicinò ai due stregoni il ragazzo alto, massiccio e con capelli a spazzola neri spruzzati di grigio. Il Lupo Mannaro aveva il viso rotondo e solenne ma si vedeva che aveva appena riso. Accanto a lui, molto più basso, c’era un satiro che fissava interrogativo Brad. —con accanto il satiro relativamente giovane Gaberel.—Brad lo osservò e notò le corna caprine e parte dei muscoli da membro del popolo fatato sotto la camicia di flanella blu. Il “ragazzo” aveva occhi neri come  capelli, corti ai lati. —E dopo di loro due ragazze: Colette Elèa Applegray – Crossmark, Shadowhunter, portatrice di uno dei rarissimi Aegis.
  —Lottie, per favore. — Si fece avanti una ragazza con i capelli scuri ed occhi color cioccolato, dai tratti leggermente asiatici. I denti superiori, al centro, erano leggermente sporgenti, al punto da rendere il suo aspetto più infantile e farla assomigliare ad una tredicenne, visto il suo essere comunque non particolarmente alta. La pelle leggermente olivastra faceva sì che non avesse neanche tanto bisogno di abbronzarsi al sole, facendo dunque risaltare i marchi che sembravano far parte del suo stesso corpo.
  —Salve, signorina.— disse Brad, poi si rivolse a Drake. —Mi diresti che cosa ci fa tutta questa gente in casa mia?
  —Ma è ovvio: portiamo distrazione dal lavoro e tutto l’aiuto possibile. Ma lascia che ti presenti l’unica vampira del gruppo: Madlene Corelle[1].
  Si avvicinò una ragazza decisamente bella, alta circa un centimetro meno di Drake –che la fissava quasi adorante- con un’abbronzatura perfetta, dei riccioli scuri con una sola ciocca bionda, labbra leggermente carnose, faccia rotonda,  un nasino dolce e gli occhi neri  che le davano un’aria dolce. —Ciao!— disse allegra. —Sono felice che tu sia qui, voglio complimentarmi: vedo che inviti spesso vampiri qui.
  All’inizio Brad non si rese conto di che cosa la ragazza stesse parlando, poi s rese conto di aver lasciato le riserve i sangue per le con l’amica Linday. —Diciamo… ho un’amica della tua razza.
  —Capisco. Grazi comunque.— rispose la ragazza, tornando con Drake al tavolo sul quale Gaberel si esibiva in una danza tipica del Popolo Fatato.
  Dopo qualche istante di incertezza Brad mosse le dita e le puntò sulla propria gola per creare un incantesimo microfono. Poi, gridò: —BASTA! ABBIAMO UN PROBLEMA DEMONIACO ED H BISOGNO CHE VOI MI AIUTIATE A RISOLVERLO! SO CHE POTREBBE ESSERE FORSE NOIOSO PER VOI CHE STATE A FARE BALDORIA MA UNA SHADOWHUNTWR STAVA PER MORIRE UCCISA DA UN DEMONE MUTA FORMA!
  Silenzio. Tutti i presenti avevano interrotto le proprie attività e si erano avvicinati allo stregone. A prendere la parola fu Anthony che con voce decisa ma con una puntina di paura, disse:—Hai ragione. Scusaci. È il momento che tu ci spieghi tutto quello che sta succedendo. Il compito di tutti noi è aiutare il mondo invisibile, ed adesso è il momento. Adesso un nuovo pericolo si profila all’orizzonte, un pericolo che potrebbe ucciderci tutti, ed è quindi il momento di affrontarlo a testa alta, anche se non conosciamo te né questa Nephilim di cui parli.
  A quelle parole tutti i presenti si fecero seri. Nessuno proferì parola e Brad emise un sospiro di sollievo sciogliendo l’incantesimo e pregando Lilith che nessuno, al piano di spora, lo avesse sentito. Ma Lilith non ascoltò.
  Jamie stava andando a trovare Tessa quando aveva sentito quell’urlo proveniente dalla cantina. In un primo momento non vi aveva badato, pensando soltanto che doveva andare dalla sua parabatai, ma pochi secondi dopo, quando il suo naso venne raggiunto da un forte odore di nascosti di qualsiasi tipo, si ritrovò a correre per le scale. Appena raggiunse la cantina aprì di scatto la porta con una spada angelica in mano. —Che cosa succede?— disse, puntando istintivamente la spada verso Drake.
  —Nulla.— disse subito Brad. —Questo è un gruppo di miei amici che ho fatto venire qui, molti di loro possono aiutare Tessa.
  Immediatamente l’interesse di Jamie si risvegliò, come se avesse appena sentito dire: “Hai vinto alla lotteria!” Poi, guardando meglio tutti, si rese conto delle due Nephilim nella stanza, emise un sospiro di sollievo. Anche la presenza della vampira a rassicurò non poco, ma quanto agli altri nascosti… in particolare quel Drake: aveva i modo di fare di no stregone ma non si riusciva a notare in li alcun segno demoniaco. Per questo, schietto e franco come sempre, chiese:—E che cosa ci fa un normale qua dentro?
  —Intendi per caso un mondano? Be’, per tu informazione qui non ce n’è nessuno, dunque… di chi stai parlando?
  —Di quello con i capelli neri: odora di stregone, ma non ha nessun segno distinti…
  —Se alludi a me,— si intromise Drake —Ho il mio segno demoniaco da bravo stregone, ma dubito tu intenda vedere qual è.
  —Lo nascondi, figlio di Lilith? No sei orgoglioso delle tua razza?— disse Jamie, quasi sputando le parole dalla bocca, aghi avvelenati che miravano a ferire l’altro.
  —Vivo in questa forma da più di ottocento anni, e pensi davvero che o mi vergogni di essere un Nascosto? No, giovanissimo Nephilim, ti sbagli. Io sfoggerei il mio essere stregone, se potessi, anche con i mondani. Ma non posso andare a torso nudo in giro. Sei tu quello che si vergogna di amare la propria parabatai.
  Quelle parole furono uno shock per Jamie. Infuriato, stava per menare un cazzotto al moro quando si rese conto che tutti quelli che erano nella stanza lo guardavano infuriati, anche le altre Shadowhunters. Per questo ingoiò l’amaro ed incurvando la schiena chiese: —Che cosa potete fare per salvarla?
  Drake stava per continuare l’attacco verbale quando un’occhiataccia di Zoe e le parole sillabate ma non dette: “Tieniti per te” lo convinsero a stare zitto. A parlare per primo f il giovane satiro che guardando il Nephilim disse:—Che ti sia ben chiara una cosa, Figlio dell’Angelo: siamo stati convocati qui per far baldoria ed un culo così ai demoni, non per la tua fidanzatina. Quindi non dovresti chiedere che cosa possiamo far per lei: dovresti chiedere che cosa possiamo fare perché non ci siano altre lei. Questo sarebbe il tuo vero dovere di Shadowhunter.
  Jamie abbassò gli occhi: parlare con quello stregone, Lupi Mannari che Tessa odiava e membri del Popolo Fatato sarebbe stato difficile, se non fosse stato aiutato da Brad. Decise così di guardarlo con aria supplichevole sperando in un eventuale aiuto da parte dell’amico. Certo, probabilmente anche le Nephilim sarebbero state d’aiuto, ma le due ragazze non parevano andare molto d’accordo. Quindi decise che avrebbe aspettato che quel gruppo di matti facesse la prima mossa. Cercò di riavviare la conversazione con una domanda:—Da dove pensate di cominciare le ricerche?
  Per un momento tutti lo guardarono con aria interrogativa, poi Colette decise di prendere la parola. —Pensavamo di dividerci e controllare le ramificazioni della città a coppie: Zoe con Anthony…— Era evidente il disprezzo messo nell’ultima parola. Tullius bisbigliò a Jamie: “Ha problemi con i licantropi, alcuni di noi le hanno letteralmente ucciso la famiglia.” Incurante di quelle parole, la ragazza continuò: —Io con Delner, Gaberel con Tullius,— altro disprezzo. — e Drake con Madlene. Probabilmente tu e Bradford dovreste rimanere qui per non lasciare la casa senza difese.
  Brad guardò la Shadowhunter con aria interrogativa e chiese: —E da quanto tempo avete deciso queste squadre?
 —Ora.— Disse lei sbrigativa. —L’ho deciso io ora, ma tutti sono d’accordo!
  —Oh.
  Silenzio. —E dove andrete?— chiese Jamie. La vice era carica di preoccupazione, ma anche di sete di vendetta: indubbiamente quel demone era stato mandato da qualcuno –Nascosto, Nephilim o mondano che fosse- ed indubbiamente Jamie voleva vedere quella creatura morta, dopo atroci sofferenze. In quel momento i dubbi cominciarono ad assalirlo, ma non doveva pensarci. Non ora, almeno.
  —A questo penseremo noi, Figlio dell’Angelo.— ringhiò Tullius. Il Pretoriano era evidentemente infastidito dal ragazzino che non adempieva ai suoi doveri per salvare u amore impossibile. —Ma quello che intendo darti ora è una possibilità di guarire la tua amica.— pronunciò l’ultima parola in maniera crudele. Prese dalla tasca un ago d’oro ricoperto di rune non presenti non Libro Grigio. —Usiamo questo ago per cucire i vari arti, tutto ciò che lo tocca guarisce più in fretta. Ovviamente alcune delle rune sono un po’ sbiadite perché l’ho usato di recente… ma sappi che funziona ottimamente.— a quelle parole il Pretoriano porse l’oggetto al Nephilim e si rivolse ad Anthony. —Anche tu sei un licantropo del Praetor. Onora questo nome difendendo la tua ragazza ed aiutando questi Nephilim.
  —Certo.— disse questi, sicuro di sé. Sapevano tutti che avrebbe fatto quasi qualsiasi cosa, per salvarla.
  —E voialtri… facciamo un culo così a questo mostriciattolo!
  —Mostriciattolo?— fece Drake con aria interrogativa. Era incerto se prendere l’amico per passo o semplicemente molto, molto coraggioso. Probabilmente entrambe.
 
Jamie stava correndo nella stanza di Tessa. La ragazza era circondata da medici –un lupo, un giovanissimo stregone ed una ragazza dai capelli rosa che si faceva chiamare Rei. La suddetta lo guardò come se fosse piombato dalle nuvole, e quando vide la runa parabatai sulla schiena di lui (parzialmente girato per guardare Tessa, la runa visibile per la sottigliezza del tessuto della camicia), trasalì. Il ragazzo guardava la propria parabatai con gli occhi carichi di apprensione, ma anche con una nuova sicurezza. Con mossa svelta estrasse dalla cintura un piccolissimo ago  il cui giallo materiale risplendeva al sole –riconosciuto come tipica del Praetor dalla ragazza- e lo porse a Rei. —Ho sentito dire che sei un’amica di Tess… Tessa. Io sono il suo parabatai, e… un membro del Praetor, di sotto, mi ha dato questo. Dovrebbe… dovrebbe aiutare la mia… dovrebbe aiutare Tessa. Ti prego, usalo bene: dovrebbe collegare tutte le vene, arterie, muscoli ed ossa nel modo giusto. Ti supplico.
  Sentirsi supplicare da quel ragazzo che tanto Tessa amava era uno strazio, ed anche di più lo era capire che la sua amica era corrisposta, ma stava morendo. Aveva perso quasi troppo sangue e le probabilità di sopravvivenza diminuivano ogni ora che passava. Anche con quell’ago sarebbe stato improbabile che la ragazza riuscisse a sopravvivere. Ma non poteva dire niente a Jamie, così sospirò e disse: —Ci proverò. Ma… non sono sicura di niente. Spero solo che ce la faccia. Sai… è una ferita davvero…
  Ma Jamie non aveva perso tempo ad ascoltarla: e n’era andato verso l’armeria subito dopo averle dato l’ago.
 
Jamie camminava svelto verso l’armeria. Era il suo luogo preferito quando si trattava di sfogarsi, di prepararsi, di alleggerire la tensione… anche solamente per pensare. La sua ascia bipenne si era quasi rotta nel combattimento contro Shroppshire, ed era infuriato con sé stesso per non essere riuscito a difendere Tessa. All’improvviso, però, si arrestò: si trovava nella casa di uno stregone, senza armerie – o almeno così credeva.
  La casa era davvero grande: Jamie si era inoltrato in un corridoio al lato del quale si aprivano numerose porte sconosciute a Jamie. Lo Shadowhunter non era mai stato nella casa dello stregone, ed aveva un rapporto di ignoranza reciproca con quel tipo di Nascosti. All’improvviso decise di fermarsi ed entrare in una porta a caso. Ne aprì una e svoltò, entrando. Quella vista quasi gli mozzò il fiato: dopo una corta rampa di scale quella porta dava l’accesso ad una delle stanze di allenamento-guarigione più grande che avesse mai visto. All’interno risplendevano un centinaio di spade, asce o archi di ogni fattura e colore… dei quali nemmeno no ricoperto di rune. Tutte quelle armi erano state costruite dai mondani per i mondani o per i Nascosti, ma dato che Jamie ed i mondani erano due rete parallele, la prima cosa che gli venne in mente fu che quella era un’armeria per i Nascosti. All’inizio la rabbia stava per accoglierlo fra le sue braccia, ma il ragazzo vide Colette che parlava animatamente… dando le spalle a Brad. Per un momento si sorprese, ma a sentire il buon odorino che si diffondeva nell’aria capì: la ragazza era evidentemente una maestra di cucina e stava sfruttando il piano di cottura che vide nell’angolo della stanza. I due parlavano di Tessa e di lui; di Nascosti e Shadowhunters; di guarigioni e morti; del ciclo della vita e dell’esistenza dello spirito; della vita di lei da orfana e di quella di lui da trovatello; dell’anatra all’arancia che Colette non sarebbe mai riuscita a preparare e della gioconda di da Vinci che Brad non sarebbe mai riuscito a copiare… e poi di nuovo di Jamie e Tessa. Entrambi avevano capito che cosa Jamie voleva ci fosse fra i due e stranamente Colette non era affatto disgustata dalla cosa come spesso si dimostravano altri Nephilim solo a sentirne parlare. Quelle parole imbarazzavano il ragazzo, ma immediatamente la conversazione svoltò sulla possibile morte della ragazza. Parlavano di Tessa –della sua amata Tessa– come se fosse già spacciata. Parlavano di speranze, e non di certezze… Evidentemente nessuno di due l’aveva ancora visto. Ma se avessero avuto ragione? E se davvero per Tessa non ci fossero state possibilità?
  Pensieri del genere si aggiravano nella mente di Jamie, quando all’improvviso udì un’altra voce dietro di sé.
  —Potrei prendere parte alla conversazione sulla scelta della mia bara? Sapete, penso che una rosa non sia adatta ad un evento luttuoso!— proveniva da una ragazza con bellissimi capelli marrone cioccolato, degli occhi intensi che tradivano qualsiasi emozione… ma soprattutto, veniva da una ragazza che Jamie avrebbe riconosciuto fra mille ed anche di più. Proveniva da Tessa.
  Nonostante la ragazza necessitasse di delle stampelle per camminare ed aveva un respiro irregolare, la gamba sembrava tutt’altro che stabile ed aveva la pelle pallidissima… era viva. E questo Jamie non l’avrebbe scambiato per nulla al mondo.
  Per un momento fu tentato di baciarla, di abbandonarsi a lei, di scivolare, volare vivere nel modo più intenso possibile… ma il triste muro della Realtà lo fece sbattere. Erano parabatai. E nient’altro.
 

Spazio autore

 
Salve.
Salve.
Salve.
Per prima cosa complimenti a me stesso per la celerità (e la modestia): credevo di non pubblicare niente, e invece… Ma è per questo che mi volete bene!
In questo capitolo abbiam conosciuto tante persone nuove, tutti finalizzati alla stessa causa: trovare il cattivone!
Anche se in questo gruppone di amici ce n’è qualcuno che non me la racconta giusta… scrivete nelle recensioni secondo voi chi potrebbe essere dalla parte sbagliata.
Ovviamente spero di pubblicare il prima possibile, ma non prometto niente.
Continuate a mandare OC, e salutate Antonio!
LordPando
   
 
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