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Autore: KiarettaScrittrice92    15/03/2017    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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L’ attrice

«È una mia impressione o ci stanno fissando tutti?... Intendo... più del solito...» disse Marinette sotto voce, provando un brivido lungo la schiena.
«Sì, effettivamente mi sento un tantino a disagio... Ed è davvero difficile che mi succeda...» confermò il biondo, mentre salivano le scale che portavano alla loro aula.
Non ebbero nemmeno il tempo di entrare che Alya spiegò subito la situazione.
«Ah eccoli qua i due piccioncini sempre al centro dell'attenzione: ormai a Parigi fate più notizie voi due di Ladybug e Chat Noir.» disse divertita.
«Si può sapere che succede?» chiese Adrien nervoso mettendosi a sedere.
«Non lo so, dovresti dirmelo tu... Online c'è un video in cui Angelie Fontaine dice che l'hai tradita con la signorina qui di fianco a me.» disse indicando con il pollice proprio lei, che si era appena seduta.
«Cosa?!» esclamarono quasi all'unisono.
La ragazza con un sospiro tirò fuori il telefono e, dopo neanche un minuto, fece partire un video che mostrò a entrambi. Sul piccolo schermino del cellulare c'era Angelie e sembrava sul punto di piangere, una voce fuori campo le chiese di raccontare tutto e lei cominciò a parlare.
«Noi... Noi stavamo insieme ormai da qualche mese... Ci siamo conosciuti per un servizio fotografico, suo padre mi aveva chiamato per promuovere la linea giovanile assieme a lui... E... e... ci siamo subito innamorati... Almeno questo è quello che mi ha fatto credere... – si fermò per qualche istante, come se stesse cercando con tutte le forze di trattenere le lacrime – Andavamo d'accordo, mi aveva persino confessato i suoi sentimenti e poi... Il giorno in cui dovevamo vederci sul set per registrare la pubblicità dell'ultima linea, qualche settimana fa... Lui... Lui è venuto con quella ragazza... Come se niente fosse... Ha avuto anche il coraggio di baciarla davanti ai miei occhi... Non ha avuto nemmeno il fegato di lasciarmi come un vero uomo...»
La voce esterna chiese se era arrabbiata con lui per quel motivo.
«Delusa... Non arrabbiata... No... Come potrei essere arrabbiata con il mio Adrien... Di sicuro è colpa di quella ragazza... quella Mari-qualcosa... Sicuramente era una di quelle fan invasate ed è riuscita ad abbindolarlo... Come se non bastasse, da quando la frequenta è scappato di casa...»
Di nuovo la voce fuori campo chiese se voleva fare un'appello e a quella richiesta la ragazza guardò fisso in camera, con gli occhi grigi lucidi e la voce che tremava.
«Adrien... Torna a casa... Se non vuoi farlo per me, fallo per tuo padre... È a pezzi... Ti prego...»
Dopo queste ultime parole il video finì, lasciando entrambi i ragazzi a fissare lo schermo nero, allibiti da ciò che avevano appena visto.
«Allora?» chiese conferma Alya ad un Adrien che era rimasto completamente senza parole.
«Io non posso credere che sia arrivata a...» il ragazzo non riuscì a finire di parlare perché all'improvviso Nathaniel entrò di corsa nell'aula, con un po' di fiatone e si rivolse preoccupato e pallido a loro due.
«Abbiamo un problema...» disse.
«Come se non ne avessimo abbastanza.» commentò Marinette irritata.
«Nadja Chamak è fuori dal liceo e sta cercando te. – disse rivolgendosi ad Adrien – Chloé l'ha bloccata comportandosi da diva come al solito, ma sono certo che si farà convincere per portarla qui.» disse velocemente.
«Ok, basta! – disse afferrando il braccio di Marinette e trascinandola via – Muoviti Nathaniel, dobbiamo parlare!» continuò facendo segno anche al rosso di seguirlo.
«Ma... ehi! E noi?» chiese Alya, parlando di se stessa e Nino, ma non ricevette risposta.
Quando Marinette lanciò un'ultimo sguardo ai due, chiedendo in labiale scusa all'amica, vide lei guardarla tra il sospettoso e il dispiaciuto.

 

Li trascinò al piano inferiore il più di soppiatto possibile, fino a che non arrivarono agli spogliatoi maschili, che a quell'ora erano completamente vuoti e si chiuse la porta alle spalle.
«Avvisa le ragazze, dobbiamo chiudere questa faccenda, adesso!» disse furioso, rivolto alla fidanzata. Non voleva usare quel tono con lei, ma era più forte di lui: quella situazione stava iniziando davvero a innervosirlo.
Già faceva fatica, nonostante tutto, a dormire tutti i giorni fuori casa, figurarsi se doveva anche sentirsi in colpa, mentre in realtà sapeva che nessuno lì dentro ormai teneva a lui. Insomma gli piaceva dormire nella stessa camera di Marinette, alcune volte, poche, anche nello stesso letto, a passare tanto tempo con lei. Però gli mancava anche camera sua, i servizi fotografici, il suo guardaroba, la sua frenetica vita da modello. Si sentiva incompleto e Angelie Fontaine gliel'aveva solo ricordato.
«A dirla tutta, credo che Lila e Jinnifer ci raggiungeranno presto...» disse il rosso di fianco a lui, mentre la sua carnagione chiara si tingeva un po' dello stesso colore dei suoi capelli.
«Cioè?» chiese lui stupito.
«Beh ero al telefono con Lila poco fa, quando... Quando ho visto i giornalisti fuori, quindi gliel'ho detto e mi ha risposto che ci avrebbe raggiunto.» spiegò sempre più rosso in volto.
«Al telefono con... Ehi che mi sono perso? Non è che c'è del tenero tra te e la volpe?» chiese divertito Adrien, facendo riemergere il suo sottile umorismo.
«Adrien, non mi sembra il momento.» lo rimproverò Marinette, prendendo poi il cellulare dalla tasca e iniziando a digitare, per poi portarselo all'orecchio.
«Cosa fai?»
«Chiamo Tian... – pochi secondi dopo – Tian, sono Marinette, abbiamo un problema... Esatto, ci vediamo sulla terrazza di casa mia. Occhio a non farti vedere dai giornalisti. Ok a dopo. – chiuse la chiamata e si rivolse di nuovo al compagno – Nathaniel, manda un messaggio a Lila e dalle lo stesso luogo di ritrovo.»
Lui annuì, facendo come richiesto, mentre Adrien era rimasto incantato nel vederla dare ordini in modo così autoritario da mettergli quasi i brividi e rimase così anche quando, invocando il suo kwami, si trasformò nell'eroina a pois, con la sua solita e incredibile eleganza. Appena fu nella sua aderentissima tuta da super eroina, le afferrò il polso guantato e l'attirò verso di se per baciarla appassionatamente.
Quando si staccarono, vide che lei aveva assunto lo stesso colore della maschera e gli scappò un sorriso.
«Può anche continuare a recitare la parte della ragazza tradita... Io dimostrerò al mondo intero che amo solo te.» le disse a fior di labbra, mentre poggiava la fronte contro la sua e la vedeva sorridere imbarazzata.
«Penn trasformami...» sussurrò Nathaniel, come se non volesse rovinare quel momento tra loro due.
Dopo aver sentito quelle parole, Adrien si ricordò che anche lui doveva ancora trasformarsi: quindi si staccò da lei, facendo due passi indietro e anche lui invocò Plagg per diventare Chat Noir.

 

Erano ormai da una decina di minuti, tutti e sei sul terrazzino di casa sua, cercando una strategia per fare in modo di far uscire Angelie allo scoperto e purificare la sua akuma, che oltretutto non sapevano nemmeno dove fosse, e da un po' era caduto il silenzio, si sentiva solo il mormorio concitato dei giornalisti, ancora davanti alla Dupont nel tentativo di entrare nell'edificio per intervistare Adrien.
«Ladybug, hai detto che può cambiare forma giusto?» chiese Pavon, rompendo il silenzio.
«Sì esatto, purché abbia visto almeno una volta quello che vuole avere in mano o quello in cui si vuole trasformare.» rispose risoluta lei.
«Ma assume tutte le sue caratteristiche?» chiese ancora l'eroe blu.
«Non lo so... Perché?» iniziava a non capire tutte quelle domande del compagno.
«Perché Chat Noir sembra stare benissimo, nonostante quel piccione sia qui sul tuo terrazzo da quando abbiamo cominciato parlare...» tutti si voltarono verso il volatile indicato dal ragazzo e subito dopo questo volò via, scendendo in picchiata e prendendo sembianze umane non appena toccò terra.
«Muoviamoci!» disse perentoria Ladybug, mentre lei sorrideva a loro con un'aria di sfida, per poi attraversare la strada. Scesero tutti dal terrazzo, l'uno dopo l'altro, mentre lei era già di fronte alla scuola e si stava dirigendo verso il capannello di gente che stava ancora in cima alle scale. Qualcuno si volse verso di lei mentre i sei supereroi si fermarono dall'altro lato della strada, cercando di capire cosa stesse cercando di fare.
«Ehi, ma quella non è Angelie Fontaine?» disse il ragazzo che l'aveva notata e tutti si voltarono verso di lei, raggiungendola, compresi i giornalisti.
«Signorina Fontaine come mai è qui?» chiese Nadja, piazzandole il microfono davanti.
«Io... Voglio... Voglio parlare con Adrien. Devo dirgli la verità...» disse tirando fuori due lacrime.
«Quale verità?» chiese di nuovo la giornalista dai capelli violetti.
«Quella! – disse la giovane modella, indicando il gruppo di supereroi dall'altra parte della strada – Ho visto i supereroi di Parigi scendere poco fa dal terrazzo della casa della sua nuova fidanzata... Adrien, anzi no, tutta Parigi deve sapere che oramai i supereroi non fanno più il bene della città...»
I sei ragazzi, che erano rimasti stupiti ancora di fronte alla boulangerie, stavano per intervenire quando furono bloccati da un altro intervento.
«Sei una bugiarda!» all'improvviso Alya uscì dall'ingresso della scuola e scese le scale con aria decisa.
«Oh non ci credo...» sussurrò Ladybug preoccupata di che piega stava prendendo la situazione.
«Devi smetterla di raccontare bugie! Ladybug, Chat Noir e tutti loro ci proteggono sempre: qualche giorno fa c'è stata un'infestazione di akuma e se non fosse stato per loro io a quest'ora ero ancora Lady Wi-Fi.» disse risoluta la ragazza con gli occhiali, mentre Nadja Chamak si metteva da parte in modo che il suo cameraman potesse inquadrare entrambe le parti.
«Parli di quei Ladybug e Chat Noir? – chiese la modella, il suo viso distorto da una smorfia di odio e disperazione – Quella Ladybug che snobba chiunque dice di essere sua fan o cerca di farsela amica? Com'è successo alla figlia del sindaco Chloé Bourgeois o a Lila Rossi, che sono entrambe finite akumatizzate?»
«Beh questo è perché...» cercò d'intervenire la mora, ma l'altra la interruppe di nuovo.
«E poi stranamente la fantastica Ladybug concede interviste solo a te... Ti sei mai chiesta il perché?» d'improvviso qualcuno la bloccò, Marinette non si era nemmeno accorta che Chat Noir aveva attraversato la strada, allontanandosi dal posto di fianco a lei.
«Ora basta Angelie!» disse con un tono talmente freddo e serio, da mettere i brividi persino all'eroina in rosso.
«Chat...» fece lei, con le lacrime agli occhi e questa volta nessuno poté capire se fossero vere o no.
«Questa battaglia è tra noi... Basta media, basta infangare il nome di persone che non c'entrano nulla: non hai nessun diritto di nominarli.» disse, mantenendo quel tono serio, ma cercando di renderlo meno duro.
Lei con uno strattone si liberò dalla sua presa e lo guardò con odio.
«Provateci pure, provate pure a purificare la mia akuma. Se lo farete vi dimostrerete al mondo per quello che siete davvero...»
Lei, che aveva raggiunto l'eroe nero, affiancandolo di nuovo, la guardò accigliata, cercando di capire.
«Senti ochetta, parli un po' troppo per i miei gusti...» la prese in giro Volpina, che assieme al resto del gruppo, aveva attraversato la strada.
«Avanti... – disse la ragazza allargando le braccia e piazzandosi davanti al gruppo di super eroi, mentre tutti li stavano guardando – Ora, davanti a tutta Parigi, purificate l'akuma che si trova nel mio cuore!»
Ladybug sgranò gli occhi sconvolta: com'era possibile che un akuma entrare dentro una persona ed oscurare il suo cuore, com'era stato possibile e soprattutto, come avrebbe potuto purificare la farfalla maligna se si trovava dentro di lei. Lei di solito non doveva fare altro che rompere l'oggetto e far uscire l'akuma per poi purificarla, ma non poteva certo distruggere il suo cuore, non poteva di certo ucciderla.
La vide sorridere soddisfatta dell'effetto che aveva avuto su di lei.
«Stai bluffando!» sentì urlare dietro di lei TartaTitan, facendo scoppiare a ridere la giovane modella.
«E perché dovrei bluffare? Non ho nulla in mano, dove pensate che sia. Sono stata akumatizzata perché ero innamorata di Chat Noir, ma tu... – disse puntando con furia il dito verso l'eroina a pois – Tu me l'hai preso e quando pensavo di aver scoperto il tuo punto debole, tu ti sei dimostrata invece per la perfettina che sei. L'akuma ha semplicemente risanato il mio cuore spezzato. Io non sono come tutti voi falliti che presi dalla disperazione si sono fatti sopraffare da Papillon, io ho accettato il suo sostegno, io so cosa voglio: voglio dimostrare al mondo che siete voi i bugiardi. Siete solo un branco di ragazzini che si atteggiano a fare gli eroi.»
Il silenzio piombò in quella via per qualche secondo, poi riprese a parlare, con più calma.
«Avete una scelta da fare, eroi di Parigi, sconfiggere Papillon deakumatizzando il suo ultimo cavaliere o lasciare che tutta la città vi veda come un branco di vigliacchi. Uccidermi o scappare con la coda fra le gambe.»
«Sono stufo! – disse Chat Noir, di nuovo con quel tono fuori di sé – Cata...»
«No! – lo bloccò la sua compagna, fermando il braccio – Non ci abbasseremo al tuo livello Angelie! Noi non uccidiamo nessuno: è l'akuma che ti fa parlare così, non sei tu. Sei arrabbiata, ferita e nonostante tu dica che non è così, è Papillon che ti sta controllando. – lei sorrise divertita, come se si aspettasse quella risposta dall'eroina, ma questa continuò – Però hai ragione: siamo scappati per troppo tempo. È ormai quasi un'anno che Chat Noir ed io abbiamo fatto una promessa a Parigi e la dobbiamo mantenere... Papillon, – disse rivolgendosi alla telecamera – so che ci stai ascoltando. Domani pomeriggio, al Parc des Princes, avrà luogo l'ultima sfida. Non ci tireremo più indietro.»

  
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