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Autore: Machi16    16/03/2017    2 recensioni
Le tracce di quegli insulsi pensieri che i due si scambiavano attraverso gli occhi diventarono parole precise, esse delinearono il loro essere Holmes e Watson e allo stesso tempo Watson e Holmes.
Non era mai esistito l' uno senza l' altro perché in una maniera sconosciuta e misteriosa i due erano complementari, in una maniera altamente improbabile e lo si vedeva ogni qual volta i loro sentimenti avversi combaciavano e il loro risolvere misteri indicava un lento districarsi della loro anima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un ticchettio fastidioso si faceva spazio nel buio denso di una stanza senza nome, il freddo di quel luogo ghiacciava i respiri di chi lo abitava facendoli rimanere sospesi in lunghi silenzi colmi di pensieri e deduzioni difficili da dissipare senza ricondurle ad un filo logico e perfettamente delineato. Era tutto così assurdo anche per il miglior detective esistente, quello che aveva sconfitto Moriarty nonostante mille avversità.

D’ un tratto una luce fece capo nell’ oscurità sottoforma di un piccolo bagliore proveniente da una vecchissima lampadina appesa ad un filo penzolante, Sherlock non ci mise molto a capire che si trovava in un magazzino dismesso a giudicare dall’ altezza dei soffitti e dalla enorme quantità di scatoloni accatastati alla meno peggio affianco ai muri polverosi e scrostati, ci mise di più, però, ad accorgersi di non essere il solo a trovarsi ammanettato ad un palo d’ acciaio arrugginito e che la compagnia di John Watson non gli sarebbe stata molto utile se fosse rimasto incosciente.

Si trovava a pochi metri da lui e aveva la testa piegata sul lato sinistro e sulle guancie portava evidenti segni di lacrime, come se avesse pianto intensamente prima di essere rapito. Fu forse per questo piccolo accorgimento che Holmes stentò ad utilizzare i suoi modi rozzi per svegliarlo, aveva in parte paura di  riportarlo in una realtà che avrebbe fatto riemergere dei dolori freschi e difficili da inghiottire e provò rabbia per la crudeltà con la quale un uomo senza volto aveva osato ferire il suo caro Dottor Watson ma, in quel momento, fece perno su tutta la sua natura egoistica per prendere a calci il suo amico nel tentativo di destarlo.

“John, andiamo John!”

La sua voce era a metà tra un sussulto e una preghiera interrotta da qualche sospiro d’ affaticamento, probabilmente risentiva ancora del colpo  che gli era stato inferto.

“Sherlock?”

John aprì gli occhi e con aria sgomenta iniziò a guardarsi intorno senza rendersi conto che un’ insana paura gli stava scombussolando lo stomaco, qualcosa di cui non ricordava eppure sentiva estremamente vicino tanto da dargli un senso di nausea e vomito che percepì ancora più intensamente quando vide il suo maglione intriso di sangue.

“Cosa mi è successo?”

L’ amico lo guardò perplesso senza saper dare una precisa risposta alla sua disperata domanda e si vergognò ancora di più per non aver notato li sangue sparso addosso a lui, le sue capacità percettive stavano calando di fronte a Watson e si detestava per questo soprattutto in un momento del genere in cui osservare era fondamentale.

“L’ unica cosa di cui sono certo  che la persona che ci ha portati qui mi conosce e anche bene..”

La frase fu interrotta a metà da un inconsueto scricchiolare del pavimento, un cigolio appena udibile ma fastidioso e regolare a dimostrazione di un’ andatura sicura e a tratti fiera, la stessa di chi non ha mai paura.

“Meglio di quanto immagini, fratellino!”

Un uomo di bell’ aspetto e vestito elegantemente venne illuminato dalla fioca luce della lampadina e mostrò dei tratti estremamente familiari tanto che, John fu costretto a fare una deduzione alquanto stupida ma estremamente ovvia.

“Sherlock, è uguale a te e a Mycroft”

L’ uomo rise avvicinandosi al dottore per punzecchiargli un po’ le guancie, giusto il tempo di infastidirlo prima di rivelargli la notizia.

“Mi spiace Dottor Watson, ma sua moglie non è riuscita ad arrivare in ospedale, credo che sia morta dissanguata ma le posso garantire che non ha sofferto”

Quelle parole si insinuarono come una lama all’ interno della mente dell’ oramai vedovo provocandogli il ricordo che tanto temeva a far riaffiorare ma quell’ essere ripugnante gli tappò con forza la bocca con la mano destra per impedirgli di urlare.

“Da bravo, non faccia il bambino, la morte è un processo che ci accomuna tutti, prima o poi la rincontrerà!”

Lasciò la presa facendo si che le lacrime della sua vittima potessero scorrere rapidamente e in silenzio mentre con fare di superiorità si voltò verso il detective.

“Veramente non mi riconosci? Siamo sempre stati noi tre : tu, Mycroft e io, Sherrinford.”

  
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