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Autore: Daleko    19/03/2017    1 recensioni
Questa è un'originale però non è un'originale. Lo so che come espressione sembra non avere senso, ma proseguendo la lettura della storia diventerà sempre più chiaro cosa io intendessi dire.
Questo racconto più verificare effetti "WTF?" indesiderati (oppure no). Assumere in piccole dosi.
~
Per un terribile momento pensai di trovarmi alla presenza di zombie veri e propri, zombie di quelli che una volta erano i miei genitori e che ora, nel pieno della loro vita, ciondolavano per casa con pelle ingrigita e pagliuzze dorate nelle iridi.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bisogna cambiare la Storia

3.
 
«È così difficile gestire voi integri et casti animi» scandì una voce maschile poco lontana. Inizialmente fui colpito dalla presenza di una voce a me sconosciuta, poi mi chiesi chi avrebbe mai potuto parlare latino nella vita reale. Alzai lo sguardo. 

Alto. Quando dico "alto" significa "più alto di me", quindi davvero alto, almeno un metro e novanta. Spavaldo; la spalla sinistra era poggiata a una delle librerie, la gamba sinistra sovrapposta lateralmente all'altra e le  braccia incrociate. Capelli corti e biondi, molto biondi, di quel perfetto biondo scandinavo che ti vien voglia di colorare per riportare i capelli a un colore umano¹. Fisico asciutto, pelle chiara, labbra rosee e bocca larga, quel tipo di bocca inquietante che dona fossette perenni alle guance. Anche gli abiti sembravano essergli stati cuciti addosso, in un tradizionale mocassini scuri-jeans classico-camicia bianca. Finora potrebbe sembrare il nuovo testimonial del barbiere di fiducia (il mascellone era anche sbarbato, ovviamente), ma c'era giusto un piccolo particolare che mi faceva dubitare di una simile eventualità: aveva dei fottuti occhi ambrati... E con le pupille da gatto. 
Una nuova mutazione tra gli zombie? Il Capo degli zombie? Mr. Zombie? 

Mi sorrise e finalmente mi resi conto di starlo fissando con la bocca aperta. La richiusi. «Sei... Sei Big Daddy?» balbettai con tono stupido. Mi ci sentivo. «Chi?» domandò divertito lo sconosciuto, un sopracciglio alzato e un sorrisetto a muovergli le labbra. Deglutii. «Big Daddy. La Terra dei morti viventi, Romero, duemilacinque» spiegai ascoltando il mio stesso eco. L'altro alzò anche il secondo sopracciglio. «C'è Asia Argento che fa finta di recitare», puntualizzai. Il biondo lanciò un'occhiata al libro che avevo davanti. «Perché stai leggendo "I figli di Asshur"?» domandò incuriosito senza rispondere al mio dubbio. Aprii la bocca per chiedere come facesse a leggere le pagine davanti a me, trovandosi ad almeno quattro metri di distanza², ma la richiusi subito dopo; fuori c'era un'invasione zombie e il nuovo arrivato aveva gli o-o-o-occhi di gatto³, quindi quel piccolo particolare mi sembrava momentaneamente trascurabile. Abbassai gli occhi sul libro. «Beh, parla di zombie e... Questa biblioteca è aggiornata al secolo scorso, così...» rialzai lo sguardo. «Woah!» esclamai spaventato; feci un passo indietro. Big Daddy era davanti a me, dall'altro lato della scrivania. Avrebbe potuto toccarmi e l'idea non mi affascinava particolarmente, così indietreggiai fino a colpire la libreria con la schiena. «Lontano, Big Daddy! Ho visto The Walking Dead, sai!» lo ammonii con tono più spaventato che minaccioso; come risposta ottenni una risata. «Perché tutti questi riferimenti ai non-morti?» chiese dopo qualche momento. Gli occhi gli brillavano divertiti e io mi sentii ancora più stupido. «Beh, perché...» sventolai una mano in direzione dell'ingresso «sono fuori, insomma» spiegai. Lui si voltò verso la porta, poi tornò a guardarmi. «In strada?» chiese con il pollice a indicare dietro di sé, al di sopra della spalla destra. Annuii vigorosamente. «Oh, quelli! Ma quelli non sono zombie» spiegò con calma; fu il mio turno di accigliarmi. «Ah no?» «No». 
Lo guardai ancora più confuso. «Okay, allora... Cosa sono?» mi decisi a chiedere. Il ragazzo era impegnato a controllarsi le unghie. «Sono lamìe» rispose annoiato. Ci misi un po' per collegare. «Lamie? Come in Supernatural?» chiesi ancora; alzò lo sguardo su di me. «Come in che cosa?» rispose confuso. «Supernatural, uh, una serie... Che... Ehm...» la sua espressione mi convinse a desistere. Feci spallucce. «Lascia perdere» tagliai corto. Lui sorrise, sospirò e mi voltò le spalle, allontanandosi di qualche passo. «Oh, ma...» lo richiamai. Quando tornò a voltarsi, dedicandomi incuriosito la sua attenzione, arrossii. Ero ormai lanciato in un'escalation di stupidità. «Quindi... Se non sei il Big Daddy allora chi sei?» volli sapere; il ragazzo, improvvisamente inorgoglito, assunse una postura rigida e fiera. «Di nomi ne ho da dimenticarsene. Sono Ahreman, Ba'al ma anche Saturno, Seth, Shayṭān, o Azazel. Sono Azizo e Luce di Venere, Principe delle Tenebre, portatore della scientia boni et mali. Ho tanti titoli quanti nomi, ma fate sempre troppa confusione e qualcuno di essi non mi appartiene, mentre altri mi sono stati ingiustamente tolti» ammise con rammarico. Tornò a guardarsi le unghie, lasciandomi più confuso di prima. «Va bene, quindi... Come devo chiamarti?» chiesi ancora nella speranza di capirci qualcosa; lui sospirò, poi alzò lo sguardo al soffitto. «Lo dimentico sempre, com'è che mi chiamate qui adesso?» fece una pausa, cominciando a mormorare. Alla fine schioccò le dita, soddisfatto, e tornò ad ammirarsi la mano destra. «Ah, sì! Credo che tu mi conosca come Lucifero». 

 

¹ Il che, in questo caso, è tutto un dire.
² O forse dieci. Le unità di misura non sono il mio forte.
³ Non sono riuscito a trattenermi, scusate, se ora volete parteggiare per la mia morte posso capire, davvero. 


   
 
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