Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: floricienta    19/03/2017    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 28
LA VERITÀ CHE SI CELA ALL'INTERNO DI UN SOGNO

 

Novembre, anno 439 del XII periodo

“Nael...”
Il cuore di Ari batteva a una velocità esorbitante, tanto che credette di star per morire sul serio.
“Nael...” ripeté portandosi una mano davanti alla bocca per contenere i gemiti che voleva far uscire.
Natanael stava ancora giocando con il suo piercing.
Era così strano.
Era riuscito a toccare Ari, ma nello stesso tempo era come se non lo stesse facendo. Non sentiva nulla, eppure stava muovendo quell'orecchino e gli stava spostando i capelli dal volto.

Ce l'ho fatta, finalmente.

Nael sorrise dolcemente e non si azzardò a staccare il contatto che aveva instaurato con l'altro.
Anche se non poteva sentirlo alla perfezione, era così contento dentro di sé che sarebbe voluto rimanere in quel modo per tutta la nottata.
“Sono qua.” gli disse affettuoso.
“Sei tu, Nael?” Ari spalancò gli occhi e provò a guardare con attenzione davanti a sé senza scorgere nulla.
“Sì, sono io. Non mi riconosci?”
“Nael?” continuò a chiedere.

Non mi sente...

Natanael aveva come l'impressione che, anche se poteva percepire il suo tocco, lo stesso non valeva con la voce. Sembrava che il biondo non riuscisse a sentirlo per davvero.
“Ari, mi senti?”
Ari strinse il bordo della scrivania fino a farsi diventare le nocche bianche.
“Non è possibile...” cominciò a parlare. “Sto impazzendo, sono talmente scosso che inizio a sentire le voci e spiriti che giocano con me.”
Gli tremarono le gambe e credette di star per cadere, per questo si tenne in equilibrio con più forza.
Strizzò gli occhi per far sparire tutto quello che gli stava accadendo intorno, ma la sensazione di freddo al suo lobo e quel leggero vociare senza forma non accennavano a svanire.
“Non senti le voci e io non sono uno spirito qualunque.” lo prese in giro Nael, dandogli un pizzicotto al braccio e facendolo sobbalzare.
“Non è possibile.” continuò a ripetere Ari.
“Certo che è possibile! Sono qui, proprio davanti a te.”
Nael non aveva idea di come poterlo convincere più di così e la felicità che aveva provato giusto un attimo prima stava venendo spazzata via di nuovo dall'agitazione.
“Nael è morto, non esiste più.”
“Mi stai facendo arrabbiare adesso.”
“L'ho ucciso io.” singhiozzò.
“Che cazzate vai dicendo? Non sei stato tu...”
Il moro fece un piccolo passo indietro.

Aspetta...

“Per questo volevi suicidarti? Ma cosa ti è passato per la testa, eh? No, dico, ti sembra normale? Credi che io volessi che ti uccidessi così senza problemi?”
Nael sbraitò, staccandosi da Ari per gesticolare, e scosse violentemente la testa.

Ti sei ritenuto responsabile per la mia morte e non hai potuto sopportare oltre, così come io non sopporto anche solo l'idea di procurarti del dolore.

“Mi dispiace, Nael.”

Mi dispiace, Ari.

Natanael alzò il volto su quello dell'altro, riscoprendolo per l'ennesima volta piangente.
“Scusami se non ce l'ho fatta a proteggerti come avrei voluto. Dovevo ripagarti per tutto quello che hai fatto per me e, invece, sono la persona che ti ha ucciso.” Ari cadde sulle ginocchia e si portò le mani sulla faccia per nasconderla.
“Non è così. Non è così, credimi!” Nael si abbassò su di lui, consapevole che stessero tenendo due dialoghi separati perché non avrebbe mai avuto una risposta.
“Come ho potuto assassinare la persona che amo?”
Nael si allungò verso la sua fronte, gli spostò il ciuffo dal davanti e gli posò un bacio.
La reazione che ebbe Ari gli fece pensare che fosse riuscito di nuovo a entrare in contatto con lui.
Ari, infatti, spalancò gli occhi, bloccando le lacrime, e respirò con affanno.
“Non mi hai ucciso.” gli soffiò a un niente dalla sua pelle candida. “Sono ancora qui con te e non me ne andrò mai.”




Quella era indubbiamente la voce di Nael.
L'aveva sentita bene.

Cosa sta succedendo?

Come poteva essere la voce di Nael, se lui era morto da quasi un mese e la sua anima era intrappolata negli oceani appartenenti a Tangaroa? Come poteva essere davanti a lui?
Gli venne in mente lo sguardo di Keyondre e quello del mago che aveva diretto la cerimonia e la loro voce che gli ripeteva che stava interferendo con il rituale e che poteva mandarlo a monte.

Non è mai andata via l'anima di Nael?

Era la prima conclusione a cui poteva arrivare.

No, è assurdo. Non è possibile qualcosa del genere, mi sto inventando tutto solo perché lo rivoglio al mio fianco.

Eppure quel bacio sulla fronte l'aveva sentito bene e anche la frase successiva.

Se fosse davvero lui, significa che è rimasto con me per tutto questo tempo e che adesso non è che un'anima incorporea, ma viva.

Quella teoria gli fece battere il cuore a mille, come se già non stesse accadendo da qualche minuto.
I suoi occhi caddero sul coltello che giaceva di fronte alla porta del bagno.

Qualcuno mi ha spinto, su questo non ci sono dubbi.

Si rimise in piedi e strinse i pugni lungo il busto. Una ventata fredda gli arrivò di nuovo sul polso e si spostò più verso il dorso della mano e alle dita, come a volerle liberare da quella morsa.

E chi non vorrebbe che morissi?

Alleggerì la stretta e le fessure tra le sue dita si raffreddarono immediatamente.

Nael, solo lui.

Chiuse appena la mano come se ne stesse stringendo un'altra.

Non può che essere lui.

“Nael.”
La voce che gli uscì era decisamente più stabile di quella di poco prima, ormai priva del tremore impaurito.
“Sei davvero Nael?”
“Sì.”
Ari sobbalzò.

L'ho sentito di nuovo. È...

“...la tua voce.”
Ancora non era del tutto convinto. Gli sembrava troppo bello per essere la realtà, somigliava di più a un sogno stupendo dal quale non si sarebbe mai voluto svegliare.
“Mi hai sentito?”
Natanael era rimasto sorpreso, finalmente, forse, era riuscito a stabilire un vero contatto con Ari. Questo annuì lievemente dopo qualche secondo, che gli servì per cogliere a pieno le parole che non erano che lievi suoni sussurrati al vento.
Il moro scoppiò in una grossa risata di gioia e saltellò contento per tutta la stanza, urlando.
“Finalmente! Ce l'ho fatta! Ari, quanto è bello sapere che possiamo ancora parlare insieme e che posso accarezzarti e...”
“Devo chiedere aiuto.” il minore lo interruppe, anche se non sapeva di averlo fatto.
“Mh?” si bloccò Nael e si riavvicinò a lui.
“Se ci sei realmente, voglio poterti percepire chiaramente.” il tono di Ari aveva ritrovato una punta di speranza. “Sono diventato un mago, quindi posso provare a imparare a comunicare con le anime o qualsiasi cosa tu sia.”
Sul volto di Nael comparve un sorriso sprezzante nel vedere come l'altro fosse partito in quarta.

Se sei ancora qui, forse c'è un modo per salvarti.

Appena aveva avuto la leggera consapevolezza che Nael non fosse completamente svanito dalla sua vita, subito si era insinuata in lui l'idea che, forse, poteva farlo ritornare. Non sapeva se sarebbe stato possibile, non sapeva neanche se fosse davvero Nael o tutto frutto della propria immaginazione, tuttavia non aveva altro a cui aggrapparsi se non a quella strana sensazione che gli arieggiava intorno da qualche tempo e che solo adesso aveva capito essere lui.
Tutte le volte che aveva pensato di essersi preso un malanno, per via di come si era trasandato dopo la morte dell'altro, tutte le volte che avvertiva un gelo soffiare appena, era sempre stato lui che non si era mosso dal suo fianco.
Non poteva che essere Nael.
Chi altri l'avrebbe avvolto di notte, chi avrebbe giocato con il suo orecchio, chi avrebbe intrecciato le dita con le sue, come era sicuro stesse accadendo in quel momento.
“Però da solo non sono in grado.”
Ari abbassò il capo e si mise a riflettere.
“Non posso dirlo al Sommo Keyondre.” lasciò fluire i suoi pensieri in parole, convinto che l'altro lo stesse ascoltando e così era. “Dopo il nostro ultimo discorso, non sono sicuro voglia essere ancora il mio tutore e gli ho confessato in faccia che non voglio più essere un mago. Non posso neanche dirlo a Inaya, lei non è che una...”
Si bloccò per un istante e alzò di scatto il volto.
“Lei è una mia amica, sai? È la figlia del Sommo Keyondre e...” si interruppe di nuovo.

Sto parlando da solo...

Si sentì uno stupido per qualche secondo. Stava davvero parlando con qualcuno o era totalmente impazzito? Era giusto avere una conversazione con qualcuno che non avrebbe potuto rispondere, o dal quale, perlomeno, sarebbe stato difficile sentire la risposta?
Le guance di Ari si imporporarono lievemente e Nael non poté che sorridere a quella vista che tanto gli era mancata.
“So che è tua amica, ti ho anche fatto un lungo discorso a riguardo e credo che dovrò rifartelo.” il moro fu felice di aver scoperto il nome di quella ragazza, sebbene colto ancora per un istante dalla gelosia.
Ari captò solo delle parole sconnesse e nemmeno per intero.

C'è davvero qualcuno con me.

“Comunque...” riprese il discorso un po' imbarazzato. “Non può insegnarmelo neanche lei, serve qualcuno che possa aiutarmi.”
Passò qualche minuto dove mosse leggermente il pollice come se stesse accarezzando il palmo di qualcun altro, sperando che fosse davvero così.
Nael non poteva palpare per bene quelle effusioni, eppure era davvero troppo contento che gli andava anche bene così.
“Tangaroa!” esclamò a un certo punto Ari.
“Ancora lui?” Natanael alzò un sopracciglio, confuso.
“Lui può aiutarmi e spiegarmi quello che sta succedendo!”
“E come credi di contattarlo? I maghi sanno, per caso, comunicare con le divinità?”
“Dovrò richiamarlo nei miei sogni.” rispose, anche se non alla domanda dell'altro, ma alle proprie nella testa. “Devo riuscirci, non ho altro modo.”
La determinazione si prese possesso di lui.
Poche volte nella sua vita aveva agito a quel modo, ma, se ci fosse stata anche una minima probabilità di tornare con Nael, allora avrebbe messo da parte qualsiasi paura e qualsiasi timore solo per quell'obiettivo.
“Te lo prometto, Nael.”
Natanael sorrise ancora e gli diede una pacca sulla testa.
“Il mio bambino è davvero cresciuto più in fretta del previsto.” lo prese in giro, con un sospiro.
Dopo ciò, Ari raccolse il coltello e lo rimise nel panno per poi lasciarlo sul tavolo, pensando a quale sciocchezza stava per compiere se non fosse stato fermato. Già immaginava lo sguardo che doveva aver avuto Nael mentre l'osservava quasi togliersi la vita.

Perdonami se ti ho fatto preoccupare ancora per me.

Si mise sotto le coperte e si schiacciò di lato come a voler fare spazio all'altro, che non ci pensò due volte a mettersi sdraiato vicino e ad avvolgerlo con un braccio.
“Buonanotte, Nael.”
Ari chiuse gli occhi e pensò fortemente a Tangaroa, richiamandolo come se stesse facendo una cantilena, ma in quel momento sentì la voce dell'altro rispondere con un “Buonanotte.” e, per la prima volta dopo un'infinità di tempo, gli tornò il sorriso sul volto.

 




 

Dicembre, anno 439 del XII periodo

Tangaroa non si era ancora fatto vivo nei suoi sogni.
Ari non sapeva più come fare. Si era sforzato per così tanto tempo, passando le intere giornate a letto per tentare di incontrarlo, ma la divinità era sempre sfuggente.
Aveva richiamato i suoi poteri, si era chiuso in una bolla d'acqua per estraniarsi dal mondo esterno, aveva fantasticato sul loro possibile confronto, tuttavia non era mai successo.
I suoi sogni non facevano che essere bui e privi di quella presenza, al suo posto comparivano i suoi genitori, Nael e situazioni prive di trama o con trame assurde come accadeva a tutte le persone normali.
Per questo aveva deciso di impiegare il suo tempo anche in altro modo.
Aveva ripreso a uscire dalla propria stanza solamente per i pasti e Inaya era ben felice di questo suo cambiamento. Però, Ari non aveva mai fatto cenno su quello che credeva gli stesse succedendo e sul suo piano di richiamare Tangaroa per delle spiegazioni e aiutarlo a risolvere la questione. Era sicuro che l'avrebbe preso per pazzo e gli avrebbe detto che era tutto frutto della sua immaginazione.
Invece, parlava appena con lei, giusto il minimo indispensabile per non farla impensierire, e la ragazza si era accorta che aveva ritrovato lievemente il sorriso e la cosa la rese felice. Lo costrinse anche ad andare nella sua camera e, per fortuna, non ebbe modo di vedere il Sommo Keyondre.
Per il resto, aveva cominciato a passare i suoi pomeriggi in biblioteca.
Aveva pensato che avrebbe potuto trovare anche da solo parecchie informazioni sia su Tangaroa, sia sulla comunicazione con le anime e, in effetti, abbondavano i libri che poteva consultare.
Nessuno però era competente al suo scopo.
Erano tradizioni, racconti tramandati di gente che aveva avuto un contatto con i propri parenti morti e piccoli incantesimi per richiamare le anime dall'aldilà; il problema era che quella che stava attorno a lui costantemente non faceva affatto parte di un altro mondo.
Aveva scoperto in un altro volume una teoria che riguardava gli spiriti, ovvero che questi si risvegliassero di fianco ai propri cari per vegliare su di essi fino a quando non avrebbero trovato un contenitore simile a loro per potersi reincarnare. Per quanto questo significasse che Nael avrebbe rivissuto in qualche modo, non voleva affatto la sua reincarnazione.
Se doveva rinascere, doveva accadere solo come Nael.
Una volta si era messo d'impegno e aveva provato uno degli incantesimi, ma il risultato non fu diverso dal solito: percepiva qualcuno che a volte aveva la voce di Nael, altre volte incorporea, e provava freddo quando veniva toccato, inoltre le parole erano spezzettate e solo di rado comprendeva intere frasi.
Così aveva rinunciato a quella tattica perché non sarebbe arrivato da nessuna parte.
C'era da sottolineare un fatto, d'altro canto: da quando aveva avuto la consapevolezza che ci fosse qualcuno al suo fianco e che quel qualcuno potesse essere Natanael, tutto era andato sempre migliorando.
Era una piccola speranza che si era accesa in lui e che stava coltivando sempre di più fino a riaccendergli il sorriso. Si svegliava dando il buongiorno e si addormentava dando la buonanotte, sentendo in cambio la risposta e qualcosa che lo sfiorava appena e che tanto gli ricordava la sensazione dei baci che era solito dargli Nael.
Era sempre più convinto che fosse lui e non vedeva l'ora di contattare Tangaroa per chiedergli aiuto.

Anche quella notte era andato a letto fiducioso per un incontro con la divinità.
Si era stretto sotto le coperte, lasciando lo spazio, come al solito, per l'anima al suo fianco, ed era riuscito ad addormentarsi in breve tempo, tra una fantasticheria e l'altra.





Ari stava camminando sul fondale oceanico, sentendo la sabbia bagnata che si sollevava al suo passaggio in tanti piccoli granelli, lasciando la propria impronta passo dopo passo.
C'era qualcosa di diverso in quel sogno rispetto ai soliti, sentiva di avere il perfetto controllo di se stesso e questo gli fece sperare che fosse finalmente giunto il momento tanto atteso.
Avanzò nel vuoto più totale per qualche minuto, fino a quando iniziarono a comparire delle alghe, coralli, pesci di diverso tipo e conchiglie.
Un piccolo paguro gli passò davanti e Ari sorrise nel vederlo correre svelto per poi ritirarsi nel suo guscio come spaventato da qualcosa.
Più andava avanti e più il fondale si stava creando e dipingendo di mille colori.
Il colore della sabbia somigliava ai suoi capelli e una luce proveniva dall'alto, a creare un miliardo di sfumature e bagliori di ogni genere quando si scontrava con del corallo rosso splendente o con la corazza di una tartaruga di mare, che stava camminando lentamente verso un ciuffetto di foglie marine che avrebbe voluto utilizzare come cibo.
I pesci presero a ballare intorno al ragazzo per nulla spaventati e lui rimase immobile nell'osservarli e allungò anche una mano per toccarli e avvertì le squame sul suo dito.
Sorrise appena e riprese il proprio percorso.
Era tutto così tranquillo che anche il suo animo ebbe lo stesso effetto e avrebbe voluto perdersi in quei colori e in quell'atmosfera così pacifica come non lo era lui da ormai molto tempo.
Improvvisamente, vide in lontananza una grotta incastrata tra massi rocciosi bianchi e pieni di luccichii, come se fossero una pietra preziosa e che risplendeva più di qualsiasi altra gemma.
Ari si mise a correre per raggiungerla e, quando si ritrovò davanti, la riscoprì molto più grande di quanto sembrasse da lontano.
Si portò un pugno al cuore e assunse un'aria decisa.


Ci siamo, sto per incontrare Tangaroa.

Entrò senza esitazione e quello che vide fu ancora più meraviglioso dell'esterno.
Le pareti luccicavano e riflettevano lampi sulle sue vesti e sul suo volto, facendogli apparire di una tonalità quasi trasparente gli occhi che fungevano da specchio.
Rimase a bocca aperta di fronte a quello spettacolo e, più avanzava, più quella luce diventava abbagliante senza dar comunque fastidio alla vista.
Delle piccole pietre erano incastonate sulle pareti della grotta e queste erano di tutte le sfumature di azzurro.
“Benvenuto nella mia dimora, Ari.” il ragazzo sentì perfettamente quella voce nella sua testa. “Perdonami se ti ho fatto attendere.”
All'improvviso provò un po' di disagio nel dover parlare con una divinità.
“Tangaroa, ho bisogno di te.”
“Lo so.”
Ari si arrestò sul posto, ma venne incitato da Tangaroa a proseguire.
Non ci volle che una manciata di minuti che Ari si ritrovò in un'enorme stanza costruita nella caverna e che disponeva di un letto fatto di spuma bianca, un tavolo intagliato nel corallo, dal colore che andava dal rosso all'arancione, e quattro sedie fatte nella stessa maniera. C'era anche molto altro, ma i suoi occhi non riuscirono a mettere a fuoco.
Tutto, però, dava l'impressione di essere bellissimo, pieno di onde e ghirigori ovunque che ricordavano l'acqua.
“Siediti.” ordinò con voce pacifica Tangaroa e così fece, notando, anche, quanto fosse comoda la sedia.
Ad un tratto comparve davanti a lui una figura maestosa. Era molto alta, con la pelle del colore del mare infranto dalle onde; gli zigomi ben marcati e una lunga chioma blu era racchiusa in una coda di cavallo e si disperdeva nell'oceano come se svanisse all'improvviso; il volto e le braccia erano completamente ricoperti di tatuaggi neri a cui Ari non sapeva dare un significato, ma che gli davano un'autorità che non aveva mai visto in nessun'altra persona. Forse perché lui non era una persona qualunque. Non era neanche una persona.
Era Tangaroa.

Spalancò gli occhi non appena lo vide e si chiese come non se ne fosse accorto prima, tuttavia quello era un sogno, non c'era bisogno di alcuna spiegazione.
La divinità gli si sedette davanti e Ari lo guardò intensamente, finendo con lo distogliere lo sguardo all'istante, imbarazzato dalla sua presenza.
“Ari, non sei riuscito nel tuo intento.”
“Cosa?” il ragazzo alzò subito gli occhi e notò che non c'era alcun ammonimento in lui.
“Hai lasciato che si liberasse.”
La mente vagò indietro ai primi sogni che aveva fatto con Tangaroa e neanche adesso riusciva a cogliere il senso di quelle parole.
“Chi?” domandò di nuovo.
“L'anima malvagia di mio figlio, Tinirau.”
Ari rimase in silenzio, confuso. Aveva studiato insieme a Keyondre gran parte delle divinità e sapeva che Tinirau fosse figlio di Tangaroa e responsabile dei pesci dell'oceano, ma non vedeva il collegamento con quello che era successo in tutti quei mesi.
“Per questo non sono riuscito a contattarti prima.” continuò il dio. “Ho dovuto impedire all'anima di raggiungere il suo vero corpo, prima che riuscisse a liberarlo e, in quel caso, ci sarebbero state gravi conseguenze per l'intero equilibrio del mondo.”
Ari scosse il capo, senza comprendere ancora quelle parole.
“Tinirau vuole prendere il mio posto e non perché spinto da grandi valori. Vuole commettere un parricidio e ottenere il mio enorme potere e usarlo per il proprio tornaconto. Pensavo di poter contenere la sua indole maligna, ma voi umani con i vostri peccati avete ingrandito sempre di più questo suo lato, fino a quando non è più stato gestibile.”
“Noi umani?”
“Le anime umane condizionano le divinità.” affermò semplicemente, come se non volesse affrontare oltre quell'argomento.
“È per questo che hai minacciato l'umanità.” disse ad un certo punto Ari, convinto di se stesso. “Per questo stai chiedendo che vengano offerti dei sacrifici, ti stai vendicando per quello che è successo a tuo figlio.”
“Questa è la giusta punizione per aver distrutto l'armonia che governa il mondo.”
Aveva sempre pensato che fosse per l'inquinamento delle acque, invece era molto più di quello. Il ragazzo trovò della verità in quelle parole, tuttavia non era giusto. Aveva perso tutto a causa di persone che neanche conosceva e nessuno glieli avrebbe portati indietro.


Però, ho ancora una possibilità.

Non sapeva come inserire la sua richiesta dopo quel discorso.
“I dubbi che ti assillano sono collegati alla missione che ti ho ordinato.” parlò Tangaroa, spezzando il silenzio. “Vedi, Ari, so cosa vuoi chiedermi.”
“Sai di Nael?”
“Era lui la tua missione.”
Il ragazzo rimase a bocca aperta, sempre più disorientato.
Tangaroa seguì a raccontargli di quel giorno di ventun'anni prima, dove aveva combattuto contro Tinirau, della sua quasi sconfitta fino a quando non aveva visto il corpo di un bambino cadere sul fondale marino e di come avesse intrappolato la parte malvagia di suo figlio dentro quel bambino per salvare gli oceani.
“...quel bambino era Nael.”
“C-Co-...” Ari cominciò a balbettare, i pensieri vagavano nella sua testa privi di una meta.


Significa che l'anima di Nael, in realtà, è sempre stata quella di Tinirau? No, non è possibile...

“L'ho sempre sorvegliato, fino a quando non è arrivato a te.” continuò Tangaroa. “In quel momento ho capito che potevo stare tranquillo perché era nelle mani di una persona che condivideva parte del mio Mana.”
“Io?” domandò ingenuamente.
“Ari, a quanto pare devo partire a narrare da molto prima.” gli sorrise senza perdere la sua autorità. “I tuoi genitori erano dei maghi.”
Quella notizia lo sconvolse. Come poteva non essersi mai accorto che i suoi genitori avevano dei poteri? Era semplice, perché non ce li avevano.
Se così fosse stato non avrebbe vissuto escluso dalla società, sarebbe andato a scuola, avrebbe avuto molti amici e avrebbe manifestato anche lui i poteri fin da subito.
Ora aveva molte più domande di prima.
“Hanno rinunciato ai loro poteri, per questo sono stati esiliati dalla comunità.” la divinità sembrò leggergli nel pensiero. “E hanno chiesto al mago, che voi chiamate Keyondre, di sigillare i tuoi non appena li hai manifestati.”
Ari sgranò gli occhi.
Persino Keyondre era implicato in tutto quello.


Quindi ha sempre saputo chi fossi.

Aveva troppe altre preoccupazioni oltre a quella, che era la minore. Tutta la sua vita era stata una menzogna, i suoi genitori gli avevano sempre mentito.

Sicuramente per il mio bene e perché non volevano che fossi implicato in questo mondo, dove sei costretto a uccidere altra gente per sopravvivere.

Lui aveva sempre avuto i poteri, solo che non lo sapeva.
In quel momento pensò che, forse, sarebbe stato meglio essere un mago fin da subito perché non avrebbe perso i suoi genitori, ma nello stesso tempo non avrebbe mai conosciuto Nael. Era combattuto per questa cosa, tuttavia non poteva più cambiare il passato, se non in una prossima vita, che sperò comunque non fosse uguale a quella.
Tangaroa continuò a raccontare che, quando erano morti i suoi genitori, quel sigillo si era spezzato poco a poco, ma questo fu decisivo quando la divinità aveva capito che Nael sarebbe diventato a breve il prossimo sacrificio.
“Come potevi saperlo?”
“Un sacrificio diventa tale quando raggiunge la propria maturità. Non c'è un'età precisa, non si deve essere per forza adulti. Natanael è diventato maturo grazie al sentimento che prova per te, così come questo amore è riuscito a sbloccare a pieno i tuoi poteri.”
Ari si fece immediatamente attento, senza rendersi conto che ascoltava con il fiato sospeso.
“Le vicissitudini che sono accadute, la vostra lontananza, la piena consapevolezza che fosse qualcosa di incontaminato, tutto nell'insieme ha portato Natanael a diventare un perfetto sacrificio per me. La sua purezza avrebbe lenito l'oscurità che ha impregnato i fondali oceanici a causa di Tinirau.”


Significa che è morto a causa mia, dopotutto...

Le spalle di Ari presero a tremare.

Sono davvero il responsabile della sua morte.

Una piccola lacrima scivolò lungo la sua guancia e distolse lo sguardo da Tangaroa.
“Il tuo dolore è giustificato.”
Ari le prese come parole di conforto, ma il suo cuore non poteva essere rappezzato semplicemente con quello.
“Questo ci porta al tuo quesito.”
Il ragazzo si ripulì il volto con la manica della maglietta e riprese ad ascoltarlo.
“Natanael era composto da due anime: quella di Tinirau e la propria che cercava di tenerla a bada.”
Ari si domandò se Nael ne fosse a conoscenza, ma era impensabile.
“Il rituale non è in grado di separare due anime da un corpo, solo una, quindi, si sarebbe staccata. Quella di mio figlio è molto più forte ed è riuscita a liberarsi per poter tornare nel proprio corpo invece che giungere a me. Quella del ragazzo non aveva più un posto dove andare, eppure è stata controllata dal suo desiderio più grande.”


Il suo desiderio?

“Non poteva che risvegliarsi al tuo fianco.”

Quindi è davvero Nael!

Ari si alzò di scatto, quella notizia l'aveva reso improvvisamente euforico e la certezza che fosse realmente Nael quasi lo fece svenire.
“Quindi non è morto! Lui esiste ancora!” esclamò a gran voce.
“Sì, lui esiste.”
Un sorriso si impossessò delle sue labbra e strizzò gli occhi ringraziando mentalmente tutte le divinità, poi li spalancò, pronto per la sua richiesta.
“Voglio riportarlo in vita.”
“Non sarà così facile.”
“Quindi è possibile?”
Non ci poteva credere. Tangaroa aveva detto che non sarebbe stato facile, ma a lui pareva molto più semplice del previsto.


Serve solo...

“Il suo corpo è stato preso dall'anima di Tinirau per usarlo come contenitore temporaneo.” la divinità dell'oceano rispose al suo pensiero prima che potesse completarlo.
Ari sobbalzò e quasi inciampò nella gamba della sedia di corallo.
“Vuoi davvero salvarlo?” gli chiese Tangaroa.
“Non desidero altro che riaverlo con me.”
“Dopo la liberazione dell'anima oscura...” continuò a parlare Tangaroa come se non avesse prestato caso alla risposta di Ari. “...ho dovuto rintracciarla e intrappolarla in un tempio sommerso dalle acque, prima che potesse raggiungere Tinirau, anche lui imprigionato nella sua isola circondata da una barriera innalzata da me. Se vuoi riavere il corpo di Natanael, devi sconfiggere l'anima di mio figlio.”
“Io? Come potrei mai sconfiggere una divinità?”
“Io non recupererò il cadavere di quel ragazzo ancora una volta, non è una questione che mi appartiene.”
Ari assottigliò gli occhi.
Tangaroa gli stava dicendo che, se non risolveva lui stesso la questione, poteva anche dire addio a Nael, perché un dio non si sarebbe abbassato a compiere il desiderio di un umano, quando egli stesso odiava l'intera umanità che aveva causato tutto quello. Era un circolo vizioso che non aveva termine e Ari doveva prendere la situazione sulle spalle.


Per Nael, soltanto perché lo rivoglio con me al più presto e perché lo amo come non amerò mai nessun'altro.

Il ragazzo strinse i pugni e annuì deciso.
“Sono pronto a uccidere l'anima di tuo figlio per recuperare Nael.”
“Sono sicuro che il tuo animo sia pronto.”
Ari annuì di nuovo.
“Ma devi ancora ingrandire il tuo potere perché non è abbastanza forte per poterlo affrontare.”
“Ce la farò.”
Tangaroa gli sorrise e si alzò puntellando le mani sul tavolo.
“Non posso affidare ad altri che a te questo compito. Se riuscirai a riportare il corpo del ragazzo da me, io farò in modo che la sua anima torni in lui e ricominci a vivere.”
“E per quanto riguarda i sacrifici?”
La domanda che gli uscì spontanea, ma, se Tinirau fosse stato ucciso, non ci sarebbe più stato bisogno di quel rituale.
“Questo è un argomento che affronteremo solo una volta che avrai portato a termine il tuo intento.” la sua risposta non ammise repliche e Ari fece solamente un mugugno di assenso.
Rimasero a parlare ancora per qualche minuto, dove Tangaroa gli spiegò per filo e per segno cosa si aspettava da lui e gli promise che sarebbe riuscito a percepire sempre meglio lo spirito di Nael fintanto che era al suo fianco e che doveva studiare ancora per diventare sempre più forte.
Ad un certo punto la figura del dio scomparve e così tutta la grotta si spense fino a non emettere più luce. Tutto tornò silenzioso e vuoto e Ari capì che era giunto il momento di svegliarsi.





Ari sbatté più volte le palpebre, ritrovandosi nella sua solita stanza.
La sua mente andò subito al sogno appena fatto e lo rivisse tutto dalla prima all'ultima parola.

Posso salvare Nael e per farlo ho sulle spalle il futuro dell'intera umanità.

Fu preso da un attacco d'ansia e scattò seduto, ripensando a quello che aveva appena accettato.

Può davvero uno come me essere in grado di compiere una missione di tale importanza?

Lui, che non era mai stato che un granello di sabbia nell'intera comunità, adesso aveva una responsabilità enorme tra le mani.
Il Mana dentro di lui cominciò a vibrare e quasi gli fece venire la nausea.
Si portò una mano sul ventre e lo massaggiò appena, riscoprendo una lieve protuberanza che aveva la forma di un riccio di mare.
Improvvisamente aveva capito il significato di quel tatuaggio.




 

NOTA DELL'AUTRICE:
Direi che Tangaroa ha detto tutto quello che c'era bisogno di dire u.u
Adesso non ci sono più segreti, tutto è stato rivelato dal primo all'ultimo dettaglio. Ari ha capito che Nael è ancora nel loro mondo, che può essere salvato, sa tutto del suo passato e gli sono state versate addosso così tante informazioni, che credo avrà passato almeno i tre giorni seguenti a dormire lol!
La storia sta prendendo una nuova piega, possono succedere così tante cose che una volta le ho contate tutte, non avendo niente da fare °^° (poi ne è stata scelta solo una, ovviamente ahaha).
Spero che sia tutto chiaro e, se volete chiedere qualcosa, fatelo pure, dato che adesso non posso nascondere più niente xD
Ringrazio tutti quelli che leggono e chi commenta e chi mi continua a seguire, ci vediamo domenica prossima con un Ari confuso e un Nael mega felice per essere stato sentito! Ahaha
Un bacio.
Flor :3

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: floricienta