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Autore: SnidgetCielo    19/03/2017    3 recensioni
"I pray for no more youth
perish before its prime;
That Revenge and iron-heated War
May fade with all that has gone before
Into the night of time.”

Storia in fase di re-editing. Tra scherzi malandrineschi, draghi di polveri piriche e Incantesimi malfunzionanti, alcuni dei più suggestivi personaggi nati dalla penna della Rowling affrontano il Mondo Magico tra equivoci ed emozioni propri dell'adolescenza.
Marlene spicca tra tutti per caparbietà, goffaggine e superbia, ma anche per prontezza di spirito, spontaneità e l'innaturale capacità di attrarre a sè le attenzioni di entrambi i rampolli di casa Black.
Dall'ultimo capitolo - "C’era qualcosa che continuava a ronzarle in testa, un presentimento tanto infido quanto presuntuoso che le si era infilato nell’orecchio insieme alla voce squillante di Dorcas [...]. Quel presentimento era entrato nel suo cervello e lì sembrava voler restare: un presentimento che aveva l’aspro sapore del risentimento e l’aspetto maliziosamente affilato di Sirius Black."
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Best of Youth.'
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The best of Youth

Capitolo VIII
La puntuale goffaggine di Marlene McKinnon


 
There's a drumming noise inside my head
That starts when you're around
I swear that you could hear it
It makes such an all mighty sound

Settembre 1977

E le giornate di primo autunno passavano lente ed inesorabili. I colori caldi della nuova stagione avevano intiepidito i mattoni freddi del cortile interno, e la brezza ancora leggera si insinuava tra i corridoi.
Marlene si sentì sollevata nello scoprire che doveva condividere coi suoi coetanei verde-argentati soltanto il corso di Trasfigurazione, in quel primo semestre; questo non le risparmiò l’imbarazzo di trovarsi nella stessa stanza con Regulus per due ore consecutive.
Continuava a battere freneticamente la gamba, sbattendo lievemente il ginocchio col legno duro del banco, tantoché, un giovedì, mentre accompagnava la sua danza con una nevrotica tortura al labbro inferiore, fini per mordersi dolentemente, quando Dorcas, che non riusciva a scrivere tanto il banco tremava, le schiaffeggiò la nuca per farla smettere.  
Continuava a tormentare sé stessa con domande che si era già posta più volte, ma a cui non riusciva a trovare risposta. Regulus non era mai stato un ragazzo troppo aperto, ma non avrebbe mai immaginato un atteggiamento tanto ostile; non sapeva se essere più allibita o offesa dal fatto che non avesse neanche sfiorato quelle lettere. Immaginò che le avesse aperte, lette, per poi richiuderle con un Incantesimo, giusto per non darle la soddisfazione di sapere che, sì, le aveva lette.
Soltanto per continuare a farla crogiolare nel suo brodo.
Che pezzente sarebbe stato – allora!
Ma valeva la pena continuare a inseguire qualcuno che voleva soltanto ferirla?
No, non era quella la spiegazione, pensava Marlene.
La verità – forse – era che lei per troppo tempo era stata cieca, e lui – per troppo tempo – paziente. La verità era che, per tutti quegli anni, era stata accanto ad una persona che pretendeva di conoscere, ma non conosceva del tutto. Era forse questa, la ragione del comportamento di Regulus? Che quell'allontanamento se lo fosse quasi meritato?
Marley rimaneva confusa, conscia soltanto di una cosa: voleva le sue stupide spiegazioni.
 
Poteva guardarla crogiolarsi, al suo posto, con la coda dell’occhio.
Era così imbarazzantemente evidente, pensava. Eppure era contento che ancora non avesse cercato un contatto.
Avrebbe chiesto spiegazioni – ne era sicuro – che però lui non poteva darle.
Era molto meglio così: era stato molto meglio sotterrare tutto sotto al bagliore della luna.
Prendersela con lei, con la sua mancanza di perspicacia – utilizzare a proprio favore quella sua mancanza di coraggio nell’ammettere cosa realmente provava, da quando l’aveva conosciuta.
Era molto meglio così.
La verità, al contrario, non le sarebbe piaciuta.
Regulus Arctorius Black doveva pensare a sé stesso, al suo onore, alla gloria sua e del suo nome.
L’estate era stata soffocante, buia e puzzolente, a Notturn Alley; aveva incontrato e venduto oggetti magici dalla dubbia utilità – se non quella di causare danni gravi e permanenti a cose, o persone – a lupi mannari, stregoni marinai e vecchie streghe con diamanti al posto dell’occhio mancante. Tom Riddle passava ogni venerdì, quando il sole era già calato, e gli portava un nuovo libro. Lui gli serviva del tè e parlavano su quello che Regulus aveva studiato, tra un cliente e l’altro, sul libro che gli aveva lasciato la settimana precedente.
Poi, un mattino di metà luglio, uscendo dal numero 12 di Grimmauld Place, aveva visto un familiare gufo grigio appollaiato sulla cassetta della posta: sulla zampa destra era legata, con un nastro azzurro, una piccola lettere gialla.
Aveva riconosciuto subito la calligrafia, e fu felice di aver visto il gufo prima di sua madre.
Percorse la strada per il lavoro due volte più veloce, ed entrò nel negozio di Magie Sinister. Si diresse in bagno, e solo lì estrasse la lettera dalla tasca posteriore dei pantaloni. Solo lì – si accorse che aveva il fiato corto.
Quando ebbe finito di leggerla, la richiuse, estrasse la bacchetta e la sigillò.
Di lì, ogni martedì mattina, Regulus aspettava il gufo di Marlene, e ripeteva quel singolare rituale; alla fine dell’estate, aveva ripreso le lettere, gelosamente custodite nella propria cartella, e le aveva legate assieme.
Non c’era maggiore gioia – né maggior dolore – nel leggere ciò che lei gli aveva scritto. L’aveva sognata spesso, e aveva desiderato vederla. Ma la sua strada era un’altra, ed era diversa da quella di Marley. Non c’era più spazio per la sua ilarità, nella vita di Regulus.
Non c’era più spazio per i pomeriggi di primavera passati al lago; non c’era più spazio per le sue stupide battute sulla calvizie prorompente del professor Lumacorno; non c’era più spazio per i sorrisi che solo lei sapeva regalargli.
Regulus si sarebbe diplomato e sarebbe diventato, grazie a Riddle, uno dei più potenti maghi del suo tempo. Avrebbe rivestito un ruolo importante al Ministero – forse un giorno, avrebbe potuto competere per la carica di Primo Ministro – e avrebbe governato sul mondo magico con correttezza e rigore.
Questo era Regulus Black – seppur continuasse a sognarla.
E quei sogni, da cui si risvegliava sempre lucido di sudore e senza fiato, finivano sempre allo stesso modo: lei veniva morsa dal serpente.

 
 ♦

«Io proprio non capisco!» esclamò Dorcas, infilzando con la forchetta un pezzo di un polpettone di frattaglie di color purpureo
«E' davvero possibile che questa roba sia commestibile?»
«Puoi sempre mangiare un po’ di verdura» commentò Lily, girando la propria minestra.
«Preferisco digiunare» rispose Dorcas, buttando la forchetta le piatto. Poi si voltò verso Marlene, che continuava a muovere i piedi sotto al tavolo – con lo sguardo fisso sulle candele che aleggiavano a mezz’aria nella Sala Grande.
«Giuro che ti amputo le gambe, se non la smetti, Marley!» gridò Dorcas, afferrandole una coscia.
«Si può sapere che hai? È successo qualcosa con Black, sul treno?»
Marlene sembrò prendere coscienza tutto d’un tratto.
«Certo che no» rispose violentemente.
«Che cosa sarebbe dovuto succedere?»
«Non lo so, Marley, dimmelo tu» controbatté con altrettanta forza Dorcas.
«Sono due settimane che te ne stai zitta, a malapena mangi, eviti qualsiasi approccio, non vieni alle riunioni delle Salamandre…»
Lily, intanto, aveva lasciato da parte la sua minestra, e guardava Marlene dall’altra parte del tavolo.
«Che fine ha fatto Regulus Black, Marley?» chiese. Marlene voltò il volto verso di lei, con un’espressione sorpresa.
«Noi… noi non ci frequentiamo, al momento» rispose.
«Ed è una tua… o una sua scelta?»
Poteva sentire le sue guancie arrossire, mentre Dorcas si agitava e sputava spergiuri su Regulus, su come gli avrebbe fatto pentire di averla trattata male – senza che Marlene avesse proferito una parola.
Non fu mai così contenta di vedere suo cugino, che, nel frattempo, aveva sorpreso Lily da dietro, circondandole le spalle in un caldo abbraccio.
Dietro di lui c’era Sirius, che le lanciò uno sguardo fugace, ma non proferì parola. Lily, accompagnata da lui e James, abbandonò la Sala Grance con un saluto sorridente – mentre la voce stridula di Dorcas continuava a torturare la testa di Marley.
«Si può sapere che ti ha fatto? …Ti giuro che quando lo saprò, dovrà nascondersi tanto bene che neanche Pixie potrebbe trovarlo… Ero sicura che…»
Marlene era confusa. Nella testa, un milione di parole – quelle mai lette delle sue lettere, quelle urlate di Dorcas, quelle mai dette a Regulus.
Sentiva quelle parole trasformarsi in agitazione, e l’agitazione divenire rabbia, quando vide Regulus Black alzarsi dal tavolo dei Serpeverde e proseguire verso l’uscita.
Dorcas stava ancora parlando quando lei smise di far tremolare la gamba, scavalcò la panca su cui era seduta e si alzò, andandogli incontro. Lo affiancò, senza pararglisi davanti.
«Io e te dobbiamo parlare» disse solennemente.
«Io e te non abbiamo nulla da dirci» rispose lui, gelido.
«Smettila di essere ostile. Ho diritto a farti delle domande, ho diritto ad avere delle risposte»
«E chi ti darebbe questo diritto?» chiese Regulus, con un piccolo sorriso che gli incrinava l’angolo della bocca. Sembrava corressero, tanto proseguivano veloci lungo il corridoio; Marley rischiò più volte di inciampare sui suoi stessi passi.
Maledette scapre – pensò – non mi ci abituerò mai.
«Il tuo comportamento della scorsa estate, Reg, quello mi dà il diritto» rispose Marlene, ferma «Mi hai presa con la forza e poi sei sparito»
Lui rimase zitto, e allentò il passo. Era quello il momento – pensò Marley – per pararglisi davanti e affrontarlo, finalmente, a quattr’occhi.
«Se hai ancora un minimo di affetto, o di rispetto, nei miei confronti, Regulus, tu devi spiegarmi perché non hai letto quelle lettere. E se le hai lette, perché non hai risposto» gli chiese, ammorbidendo il suo tono di voce. Regulus guardava verso il cortile, e la luce del sole risplendeva sui suoi occhi di smeraldo, socchiusi e aggrottati.
«Ho letto tutte le tue lettere» ammise – e per Marley quelle parole furono una boccata d’ossigeno.
«Ma non sapevo proprio come risponderti…» continuò, arricciando le labbra, e facendo per andarsene
«…perché non provo più niente per te»
Mentre la superava, si accorse che era la bugia peggio detta della sua vita.
Il problema era che anche Marlene se n’era accorta; lo guardò proseguire nel cortile, mentre la rabbia le saliva lungo la schiena. Si guardò intorno, e c’erano anche Dorcas e Amy, che avevano raggiunto Lily e i ragazzi. C’erano studenti di tutte le case, che approfittavano della tiepida giornata di metà settembre. Sbuffò, prima di correre verso Regulus – tanto vale che sappiano.
«Stai mentendo!» gli gridò dietro, mentre Regulus affrettava il passo
«Mi stai deliberatamente menten…»
Le grida le si fermarano a metà gola, mentre inciampava su di un mattone sopraelevato del pavimento del cortile. Fece per tirarsi su prima di cadere, ma non fece altro che prolungare l’umiliante siparietto della sua caduta, davanti ad un pubblico di studenti attenti. Fini con la faccia a terra, ma le orecchie ancora esposte– purtroppo – allo scoppio delle risate nel cortile.
Regulus si era voltato, e era corso verso di lei prima ancora che cadesse. Si accasciò su di lei, visibilmente preoccupato. Quando lei si alzò sulle braccia, con la testa ancora bassa, vide un rivolo di sangue uscirle dalla fronte. Estrasse un fazzoletto, e appoggiò l’indice sotto il mento della ragazza, per farle alzare il viso, in modo da poter pulire la ferita.
«Ma insomma, Lène, quando imparerai a stare più att..! »
Le risate si erano dissipate, quando Marlene McKinnon, alzando la testa dolorante, aveva volutamente incontrato le labbra di Regulus Black, altrettanto zittito dal bacio.
Contrariamente a tutte le previsioni, Regulus smise di lottare, e non si scostò dal volto di Marlene.
Rimase lì a baciarla, mentre Marley era ancora per terra, e lui in ginocchio di fronte a lei.
 
Sirius Black, che stava seduto sul muretto ovest del cortile, la schiena appoggiata alla colonna della volta, le braccia conserte e un’espressione accigliata sul volto – si alzò e se ne andò a passi lenti.
   
 
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