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Autore: Devilcat    05/06/2009    3 recensioni
Esistono delle persone così stronze che il solo guardarle ti infastidisce.
Uomini e donne egoiste, la cui sensibilità è pari allo zero.
Gente che ignora cosa sia la morale e la buona fede.
Ebbene...Nicky Vince è una di loro.
E' bella, ricca ed irritante.
Sembra avere tutto, ma può avere molto di più.
E per diventare milionaria deve solo sposarsi.
Entro sette mesi.
Nicky riuscirà a gettare al vento la propria libertà per un titolo ed un castello?
{Un piccolo assaggino..From the last chapter}
" La falce di luna, pallida e sottile, sbuca tra i grattacieli, sfiorata da una candida coltre di nubi.
Ora che ci troviamo in strada, la notte si riempe velocemente dei suoni acuti dei clacson e delle sirene della polizia.
Nonostante quell’assordante miscela di rumori fastidiosi, New York rimane magica ai miei occhi.
Una città come poche, una città pericolosa , eppure sembra possedere qualsiasi cosa tu abbia bisogno.
Forse, anche Danièl prova la stessa cosa, dato che non spiccica parola da almeno dieci minuti.
Oppure vive in Francia, in qualche casetta sperduta della Provenza, e di New York vede soltanto il caos.
Sarebbe triste, però. Nessuno può comprendere appieno la Grande Mela come un Newyorkese.
<< Nicky..bè...volevo incontrarti, anche per dirti un’altra cosa importante...>>
Sento la sua voce, ma prima di rispondergli, salgo sul taxi, e mi accomodo sui sedili posteriori.
Lui mi segue, sedendosi al mio fianco.
<< Sarebbe? >> Domando, alzando lievemente un sopracciglio color mogano.
Non riesco a capire cos’altro voglia dirmi e non sono sicura di volerlo sapere.
<< Ci sarà un galà...>> Azzarda lui, visibilmente attento a qualsiasi reazione io possa avere.
<< Un galà?>> Ripeto quella parola con voce strozzata.
Un galà da nobili. Mi sussurra una vocina al mio orecchio.
E’ questo a sconvolgermi maggiormente.
Mi ci vedo già, lì, in mezzo ad un branco di aristocratici con la puzza sotto il naso ed un atteggiamento finto
dalla punta dei capelli, fino all’unghia incarnita del pollice.
Saprò reggere il gioco oppure crollerò come un fragile castello di carte?
[Se ve gusta, dateci un sguardo XD]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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§ Seven Months §
Put a Ring on It





Capitolo 7

Impossible is nothing!










Ci sono giorni, nella vita di ogni membro del genere umano, che scivolano via come leggeri petali di rose, inafferrabili e trascinati sempre più in alto dal vento. Confusi, annebbiati, indistinguibili. La memoria non li afferra come dovrebbe, li copre di una foschia che ottenebra i sensi. Sono giorni in cui non desideri altro se non annullare tutti i tuoi impegni, dal primo all’ultimo, e contemplare le mattonelle colorate del pavimento sul quale cammini. Giorni vissuti come se fossero gli ultimi ed, invece, sono soltanto i primi di una lunga, lunghissima serie. Ecco. Ecco i miei giorni. Ricordo di aver spento il cellulare, durante le ore successive al mio incontro-scontro con Max, il regista-menefreghista.
Ultimo dei miei desideri era che Kevin riuscisse a rintracciarmi. Volevo stargli alla larga, il più possibile. Magari, se l’oggetto della mia furia incalzante fosse venuto a mancare, la mia rabbia sarebbe scemata pian piano, fino a scomparire del tutto. In realtà, mi sbagliavo su tutta la linea.
No, la mia sete di vendetta nei confronti di Kevin, Victoria e l’allegra combriccola non è svanita, nè sbiadita.
No, non ho trovato chiamate perse sul mio telefono cellulare da parte del mio manager.
Soprendente e....logorante Questa sua indifferenza non può capitare in un momeno meno opportuno. Conferma, semplicemente, la mia deprimente teoria. A Kevin non importa del mio fallimento lavorativo, nè delle conseguenze che quest’ultimo possa avere su di me. Immagino già quali siano i suoi pensieri....C’era da aspettarselo...Hai dimostrato, ancora una volta, di essere inaffidabile. Nicole, è troppo chiederti di non essere te stessa almeno per un’ora? La cattiveria della mia stessa supposizione mi punge dolorosamente come un ago, penetra le mie solide difese fronteggiarlo diventa quasi impossibile.
Mi sfugge un sospiro profondo. Incrocio le braccia al petto, le dita stringono le magre spalle.
Automaticamente, fletto le lunghe gambe e le mie cosce finiscono per premere contro il ventre.
Fa caldo, molto caldo. E la posizione in cui me ne sto seduta, nella mia camera da letto, non aiuta di certo.
Le pale del ventilatore elettrico girano troppo lentamente, ma il condizionatore della suite si è rotto. Proprio oggi. Potrei pensare che la fortuna mi perseguiti, se soltanto credessi al fato o a qualche superstizione di tanto in tanto.
Essere una persona estremamente cinica, può rivelarsi un inaspettato vantaggio.
Altri minuti rotolano lentamente e soltanto una terribile sete mi spinge ad alzarmi. Ritorno in cucina, nella quale ho trascorso gran parte della mattina e, dopo aver aperto il frigo, cerco il cartone di succo di frutta all’arancia, fresco e dissetante. Ma i primi sintomi di una nausea vicina riverberano nel mio stomaco, obbligandomi a piegarmi in due. Sono consapevole di quanto sia necessario comprare un test di gravidanza, ma soltanto l’idea di entrare in una farmacia mi innervosisce. In questi ultimi giorni, è stato molto semplice rimandare la questione, fingere che non esista alcuna possibilità che io sia incinta. Ma non posso recitare a lungo, sono abbastanza orgogliosa da assumermi le mie responsabilità, alla fine.....
Poi, senza che prevederlo, il mio infallibile intuito mi aiuta a risolvere il problema, un’idea brillante si affaccia nella mia mente, liberandomi temporaneamente dall’ansia. Con mano tremante tasto la superfice del tavolo e con un sorriso di sollievo agguanto la cornetta del telefono. Compongo il suo numero velocemente, premendo i tasti ad una velocità impressionante. Dopo due squilli che suonano a vuoto, sento la sua voce calda e sensuale insinuarsi nel mio padiglione auricolare.
<< Pronto? Nicole?>>
<< Buongiorno, dottore, non credevo che avessi conservato il mio numero....Mi fa piacere>> Il mio tono è basso, cerco con tutte le forze di non tradire le instabili emozioni che sto provando. Ma George non cade nella mia trappola. E’ troppo furbo.
<< Ed io non avrei mai immaginato che tu mi avresti richiamato...Posso aiutarti?>> Alle sue parole, mi trattengo dal ridere. Non posso dargli torto. Se non avessi paura di essere incinta, dubito che lo avrei contattato. Almeno non così presto.
<< Si, George, vorrei che tu mi visitassi.>>


* * *




E’ proprio davanti allo specchio mi fermo a pensare, di fronte al mio riflesso che mi occhieggia in modo languido. Non riconosco la donna dello specchio. Le sue rosse labbra generosamente curvate in un sorriso non mi appartengono, nè posso credere che il suo sguardo determinato possa essere il mio. Lei è troppo spavalda, sfacciata, pronta a gettarsi nella vita priva di paracadute. Ed io, invece? Mi sento persa nella mia vita, nonostante l’apparente ed immancabile strafottenza che ostento a chicchesìa. E’così facile mostrarsi per qualcuno che non si è. E’ un modo per evitare che gli altri possano farti del male....



…I'm all out of faith,
this is how I feel
I'm cold and I am shamed
lying naked on the floor…
Illusion never changed
into something real,
I'm wide awake and
I can see the perfect sky is torn…
You're a little late, I'm already torn




La voce acuta, cristallina di Natalie Imbruglia riempe la mia zona-trucco, un minuscolo secondo bagno, modesto tempietto della mia bellezza fai da te.
I’m already torn Questa breve frase rimane intrappolata nella mia mente.
Si, mi sento segretamente squarciata. Squarciata dalle ingannevoli apparenze, dietro le quali continuo a nascondermi codardemente. Ma nonostante possa ammettere di indossare una maschera fittizia, so per certo che non vi rinuncierò. Continuerò ad camminare lungo la mia strada a volte tortuosa, arrancando, anche crollando sotto il peso delle difficoltà. Forte è la tentazione di confessare il mio segreto a qualcuno, ma non ho abbastanza fegato per farlo.
Kevin...è il primo nome che mi viene in mente. Non capisco il perchè, forse lui è stato l’unico che abbia provato a capirmi davvero. Zittisco quella vocina petulante che me lo ricorda, impegnandomi a modellare le mie sottili ed ambrate ciglia con il pettine del mascara. Ravvivo il mio mare di boccoli rossi, impregnandoli di schiuma per ricci. Indosso l’unico regalo che mi abbia mai fatto lo zio Bertrand: una collana di oro bianco al quale è legata una brillante costellazione di diamantini Swarosky. In complesso, credo di potermi serenamente definirmi un vero schianto. In assenza di bionde, il mio ego compie balzi da gigante...
Il mio corpo è già fasciato da una distesa vellutata di seta rossa, che avvolge delicatamente le mie forme, mettendo in risalto le curve più dolci. Niente di troppo scollato, o addirittura squallido. La semplicità di questa casta mise farebbe impallidire la metà dei costumisti che mi hanno vestito. A quel pensiero una tenue risatina accompagna i movimenti saggi della mano per spalmare il gloss sulle mie labbra. Dopo un’altra ora di preparazione, credo di essere pronta ed un ultimo sguardo alla mia immagine allo specchio me lo assicura.
Mi aspetta una serata importante, finalmente conoscerò di persona il signor Marsham. Prima di chiudermi la porta dietro le spelle, mi chiedo se farò una bella impressione all’amministratore di mio zio oppure se, dopo avermi incontrato, deciderà di convincere il notaio ad annullare il valore delle ultime volontà del Conte. Di una cosa, però, sono assolutamente certa: non posseggo abbastanza sangue blu per divenire una splendida contessa francese.


* * *




Mia cara stella, vorrei ricordarti che questo mercoledì dobbiamo incontrarci per andare tutti assieme (appassionatamente?) all’ippodromo. Io, te, Lauren..e..Victoria. Un cavallo ciascuno, presumo. So che la piccola Lauren ci tiene, quindi non mancare. Jane.

Julius, verrò. Muoio dalla curiosità di vederti alle prese con un cavallo, qualsiasi cavallo. Nicky ^^



* * *




Ore 21:03.
47 Bond street, Manhattan.



Per il primo incontro con il signor Marsham ho scelto un posto molto chic: Il Buco. Un ristorante gestito da due miei cari amici, Martin e Stella, una giovane e divertente coppia italo- americana. A parte il nome del loro locale, di cui stento a capire il significato, li considero molto simpatici e di tanto in tanto mi concedo una piccola ed innocua capatina. I cibi preparati richiamano le allettanti atmosfere della cucina italiana e spagnola. La struttura e gli stucchi esterni possono essere scambiati per moderni, in realtà hanno vissuto più anni di quanto sembra. Tra quelle alte pareti hanno lavorato alcuni dei migliori chef ed il loro menù comprende pietanze di un sapore ed un aspetto divini. Assaggiare un loro piatto di sottilissimi spaghetti col sugo è una vera goduria per il palato...E, soprattutto, credo di meritarmi una tranquilla serata di svago.
Al diavolo Kevin, al diavolo la pubblicità, che andassero a dannarsi tutti miei problemi!

Finalmente entro nella grande e luminosa sala, accompagnata dai miei immancabili cinque minuti di ritardo. Dopo alcuni impazienti secondi, mi spoglio del magnifico soprabito di velluto nero con esperta disinvoltura....Il maìtre, credo si chiami Giovanni, mi sorride con calore ed io ricambio gentilmente. Sono di casa. Mi sento completamente a mio agio.
Avanzo tranquilla, muovendomi sinuosa tra i tavoli. Gli occhi fissi sulla preda.
Al telefono ho ricordato al signor Marsham, che avrei prenotato il tavolo proprio accanto ad una ben riuscita imitazione de Il bacio di Hayez, il noto dipinto che ritrae due innamorati impegnati in un ultimo bacio, prima di separarsi.
Ammirarlo è un piacere al quale non so resistere, poichè esprime una tensione che va al di là del semplice atto carnale. E’ una visione delicata, uno sguardo segreto rubato al buco della serratura ed in esso un’anima può rafforzare la sua speranza. Ma quella valanga di emozioni, che mi stanno travolgendo, viene interrotta bruscamente dai suoi occhi.
<< Danièl!>> Esclamo, riprendendomi in parte dallo stupore iniziale e riconoscendo in quell’uomo il mio avvenente salvatore. Il ricordo del maniaco nello Starbucks è ancora impresso come un marchio rovente nella mia memoria, sulla pelle della mia sensibilità, non potrei mai dimenticarlo. Un giorno dovrò sdebitarmi con lui...
<< Che concidenza – Continuo senza riflettere, versando in modo incontrollabile un fiume di parole – Sei seduto proprio al tavolo che avevo prenotato per un incontro di lavoro..Avranno accavallato le nostre prenot...>>
<< No, aspettavo te. – Mi interrompe lui, fissandomi con un intensità che mi turba profondamente - Questo è il nostro tavolo. Io sono il signor Marsham, Danièl Marsham>>
Non ero una bimba ed avrei dovuto rendermene conto. Due più due fa quattro. E Danièl non è lì per caso. C’era da aspettarselo...Fin ad ora avevo sempre creduto che tutti i burocrati corrispondessero al misterioso profilo del topo da biblioteca, prontamente munito di un paio di occhiali ed di un bifolco uso dei capi d’abbigliamento. Apprezzo il fatto di essermi sbagliata. Una serata che avevo previsto piacevole è diventata fortunatamente una serata possibilmente divertente.
Danièl finge con maestria che l’espressione meravigliata sul mio volto sia soltanto un caldo segnale della mia benevolenza nei suoi confronti. Senza alcun problema, mi fa accomodare, per poi porgermi uno dei due menù, disposti sul tavolo. Al contrario di me, lui sembra padroneggiare perfettamente la situazione, come se nella sua vita non facese altro, se non incontrare dive bellissime e famose. Con tono placido dirotta la nostra conversazione sull’argomento testamento , dimostrando le sue qualità di affascinante oratore.
Ad un certo punto non so più se seguo il filo del suo discorso o il movimento quasi regolare delle sue labbra.
<< In realtà l’amministratore del Conte Bertrand è stato mio padre. Per moltissimi anni. Ha iniziato a lavorare per lui prima ancora che io nascessi. Poi, una volta cresciuto, mi limitavo a svolgere il ruolo di assistente tuttofare .>>
Giusto Mio zio doveva essere un ricchissimo proprietario terriero, aveva avuto bisogno di una aiuto per gestire le sue immense e verdeggianti proprietà. << Poi,, cosa è successo? >> Gli chiesi, domandandomi come avesse potuto ottenere una promozione.
<< Dopo due settimane dalla morte del Conte, mio padre si è ammalato e ha lasciato a me l’incarico di sbrigare tutti i suoi compiti. >>
<< Ah...Mi dispiace...>>. Dovevo immaginarlo...
<< Non ti preoccupare, Nicky. Mio padre sta migliorando. – Risponde lui ed il suo ottimismo mi avvolge dolcemente. - Magari guarirà molto prima di quanto noi due possiamo pensare>>
Il resto della serata trascorre velocemente. Una enorme bistecca alla fiorentina segue il piatto di spaghetti al sugo. E per quanto riguarda il dolce, entrambi scegliamo il budino alla fragola.
<< Strano. Siamo in un ristorante italiano e noi ordiniamo un desert francese!>> Esclama improvvisamente Danièl, rivolgendomi un irresistibile sorriso penetrante. Sorrido anch’io, finchè una nuova e palese curiosità compare sul mio volto.
<< Perchè non mi hai rivelato la tua identità, quando ci siamo conosciuti allo Starbuck?>> Butto la domanda con nonchalance, concentrando il mio sguardo sulla parte concava della posata. Tutto ad un tratto, mi sembra così interessante...
<< Non mi sembrava il caso, Nicky. Eri sconvolta da quello che ti era capitato. .. – Comincia a dire e per mia fortuna dimostra una delicata discrezione. - Non volevo peggiorare la situazione, annoiandoti a morte. Stasera, almeno, un buon primo piatto potrà distrarti>>
<< Dai! Tu non mi annoi, Danièl! >> Ribatto con voce squillante, ridendo per la sua scherzosa battuta. Sono tutt’altro che annoiata.
<< Davvero? Non sarà troppo presto per dirlo? >>
<< Assolutamente no. >>


* * *




Verso mezzanotte, usciamo dal locale, sazi e sereni.
La falce di luna, pallida e sottile, sbuca tra i grattacieli, sfiorata da una candida coltre di nubi. Ora che ci troviamo in strada, la notte si riempe velocemente dei suoni acuti dei clacson e delle sirene della polizia. Nonostante quell’assordante miscela di rumori fastidiosi, New York rimane magica ai miei occhi. Una città come poche, una città pericolosa , eppure sembra possedere qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Forse, anche Danièl prova la stessa cosa, dato che non spiccica parola da almeno dieci minuti. Oppure vive in Francia, in qualche casetta sperduta della Provenza, e di New York vede soltanto il caos. Sarebbe triste, però. Nessuno può comprendere appieno la Grande Mela come un Newyorkese.
<< Nicky..bè...volevo incontrarti, anche per dirti un’altra cosa importante...>> Sento la sua voce, ma prima di rispondergli, salgo sul taxi, e mi accomodo sui sedili posteriori. Lui mi segue, sedendosi al mio fianco.
<< Sarebbe? >> Domando, alzando lievemente un sopracciglio color mogano. Non riesco a capire cos’altro voglia dirmi e non sono sicura di volerlo sapere.
<< Ci sarà un galà...>> Azzarda lui, visibilmente attento a qualsiasi reazione io possa avere.
<< Un galà?>> Ripeto quella parola con voce strozzata.
Un galà da nobili. Mi sussurra una vocina al mio orecchio. E’ questo a sconvolgermi maggiormente. Mi ci vedo già, lì, in mezzo ad un branco di aristocratici con la puzza sotto il naso ed un atteggiamento finto dalla punta dei capelli, fino all’unghia incarnita del pollice. Saprò reggere il gioco oppure crollerò come un fragile castello di carte?
<< Ehm..Una serata di ballo, in onore del Conte. Una specie di commemorazione. Sai , era ed è un personaggio molto conosciuto, amato ... Non soltanto in Francia.>>
<< Si, lo avevo intuito - Rispondo, ripensando tristemente all’articolo su Gossip Ny. - Quando...Ci sarà questo galà ?>>
<< Fra due settimane e vorrei, ovviamente, che tu venissi. Ho pensato che invitarti di persona sarebbe stato molto più... carino. >> Il tono della sua voce è volutamente gentile ed io lo guardo, cercando nei suoi occhi la trappola. Sembra tutto troppo bello, troppo perfetto.. Ma Danièl è imprescutabile, il suo sguardo non tradisce alcunchè.
Riconosciuta la sconfitta, guardo attraverso i finestrini ed osservo i lussuosi edifici che sfilano dinnazi ai miei occhi assonnati, finchè non capisco che stiamo percorrendo la Upper East Side e poco lontano intravedo il mio hotel. Dico al tassista di fermarsi e lo pago profumatamente. Pochi secondi e sono già scivolata fuori dal taxi. Danièl sembra fare lo stesso.
<< Ti ringrazio. Ti ringrazio per la serata e per tutto quello che stai facendo. Ma...Non ne parliamo qui, vuoi entrare? >> Dico, bloccandomi davanti all’entrata dell’Hilton. Il mio invito è chiaro come la luce del sole.
<< No. E’ tardi, non posso restare....Però mi farò sentire al più presto.>> Lo sento rispondere e la sorpresa mi afferra una seconda volta. Un rifiuto, mi ha respinto senza pensarci una seconda volta. Ma anche se volessi insistere, lui si sta già allontanando. Non gli ho nemmeno chiesto dove alloggia.
Sbuffo. E proprio nel momento in cui la possibilità di non rivederlo per molto tempo mi attraversa la mente, lui si volta inaspettatamente.
<< Ah. Un’ultima cosa per quanto riguarda il galà...Potrai invitare quante persone tu voglia, sarete ospitati nel castello di Chenonceau . Ma, Nicky, la serata di galà è aperta soltanto alle coppie. Non credo che tu abbia problemi a trovare un accompagnatore, vero? >>


Continua..




















Premessa: credo che i capitoli comincieranno a diventare un pò più lunghetti,
poichè stiamo entrando nel clou della storia ^*

OK.
Tornata con un nuovo capitolo. Emersa da una distrastrosa giornata scolastica.
I prof oramai non ci danno tregua, nè un attimo per respirare.
Tra venti giorni ci sarà l’esame, ragazze, ed io vorrei essere più preparata (a dirla tutta) ^^
Spero di togliermi questo ingombrante peso il prima possibile.
Ritornando a noi....bè, credo, che questo sia un capitolo abbastanza importante.
Emergono, per la prima volta, alcuni dei pensieri più segreti Nicky,
pensieri inaspettati che lei vorrebbe cancellare o almeno tenere lontani.
Ma si sa, se c’è qualcosa che proprio non esegue i nostri comandi,
quel qualcosa è proprio il nostro cuore.
La canzone di Natalie Imbruglia che è citata si chiama Torn
ed è riportato l’intero ritornello. Ecco a voi la traduzione:
“Ho perso ogni fiducia, mi sento così..
Ho freddo e mi vergogno, distesa nuda sul pavimento.
L’illusione non è mai diventata realtà.
Sono sveglia e riesco a vedere il più bel cielo lacerato.
Arrivi un pò tardi. Sono già lacerata.”

Lo so non è molto allegra la canzone, ma le parole
sono significative e riflettono bene l’umore di Nicky.
P.s. = Il ristorante Il Buco..esiste Davvero!

Ed infine(ma non meno importante) vi dirò proprio una bella cosa...vi ringrazio per esserci,
voi tutte e tutti, lettori visibili ed invisibili, che seguite questa storia,
che leggete tra le righe le tracce della mia sconsiderata follia.
Un bacio affettuoso da un’anima inquieta =D
Grazie, soprattutto, a :
- Yellow B Posso dirti una cosa senza esitare??? Sei splendida! Grazie per il commento cara!!!!!!!!!
Si, concordo pienamente, Kevin e Victoria sono due personaggi che non si lasciano amare tanto facilmente,
ma ci sarano tanti, tantissimi colpi di scena che sconvolgeranno tutti (noi comprese “Really!”)
Diciamo, in generale, che la maggior parte dei miei personaggi mostrano della loro personalità sia ombra che luce.
Capirli non è assolutamente facile...Però questo non vuol dire che insieme non possiamo provarci!
Tvb!Madda! Alla prosssssssima!=D *Estate Fan club* XP;
- vero15star per il commento e per aver inserito la mia fanfiction tra i preferiti.
Lo so... Kevin è a dir poco cattivello, sebbene Nicky non è da meno!!!
Ne vedremo delle belle e nessuno (e dico Nessuno XDXD) rimarrà insoddisfatto!
Comunque, cercherò di fare il meglio affinchè la ff continui a piacerti.
Kissoni XD
- Isibiri, CriCri88 che avete cominciato a seguire la storia ** ;
- _Chocola_ , underworld_max per aver inserito la mia storia tra i preferiti. ^^;
Mi raccomando, chi vuole lasciare una segno del suo passaggio, non indugi! Ihihih
Bacioni, Bacioni Teneri a tutti!
Alla prossima.
Mary.




  
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