Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Shu    05/06/2009    3 recensioni
Una raccolta di brevi scritti a tema sui personaggi di "xxxHOLiC". Per provare a cogliere, nei colori degli attimi, forse anche un'ombra dell'eterno...
Spoiler fino agli sviluppi correnti del manga: sconsigliata la lettura se non si è in pari con le uscite giapponesi.
1 - Doumeki e Himawari. Nessuno dei due sa bene come sia, festeggiare la notte di Capodanno...
2 - Una sfilata di colori caldi, così esse gli appaiono nel dipanarsi dei suoi sogni.
3 - Non direbbe mai che Watanuki è timido, perchè non lo è, affatto.
4 - Ci spera ancora, di trascinarlo oltre la soglia dove ci si lasciano sfuggire le verità.
5 - Lei esiste da un tempo infinito, in pace.
6 - Una dea era passata, lasciandosi dietro solo una scia di profumo.
Genere: Generale, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clow Reed, Himawari Kunogi , Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki , Yūko Ichihara
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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[Un altro piccolo pezzo per un'iniziativa estemporanea di Criticoni, "Stereotipo": questa volta si trattava di scrivere qualcosa su un cliché delle narrazioni, e io ho scelto il #10, ovvero il grande classico di far ubriacare qualcuno per indurlo a fare ciò che vuoi. XD
Clow/Yuuko, poco comprensibile se non siete in pari con "xxxHOLiC" e "Tsubasa" , e, sospetto -sigh- non troppo comprensibile in generale. Scusatemi, non sono stata proprio il massimo. ç___ç Un ringraziamento specialissimo va però alla mia beta, la gentilezza in persona, Renki-chan, che mi ha davvero aiutata a limare e sistemare il pezzo!
La frase che ho inserito nell'introduzione della raccolta proviene da una delle mie 50 frasi a tema Yuuko e Clow che scrissi un po' di tempo fa.
Ispirazioni: gli ultimi capitoli di Holic e Tsubasa, e la straordinaria "Where many things started" di Wren.
Grazie di essere qui con me.]

 

 

 

 

Veritas

 

 

A quei tempi, era leggermente meno sofisticata, un po’ meno posata, tendeva ad arrabbiarsi più spesso, a trattenere meno le risate, a mescolare di più i colori dei vestiti. Nonché le bevande ai suoi festini a base di alcool.

A quei tempi, non capitava di rado che loro due si ritrovassero a fissarsi, gli sguardi un po’ annacquati ma sempre accesi di sfida, al disopra di un tavolino ingombro di resti di cocktail, tazze di saké, bottiglie vuote di liquori provenienti da ogni parte del mondo –o per meglio dire, mondi. E anche questa volta era andata così: notte inoltrata, strage di alcolici, lei sprofondata nella sua poltrona, e lui di fronte, con il bicchiere in mano e il suo solito sorriso.

Bicchiere in mano, già. Ancora mezzo pieno. Clow non reggeva bene come lei, ed entrambi lo sapevano. Ecco, per l’appunto, per sua sfortuna se ne ricordava sempre anche lui, di quel particolare.

Quella sera però l’aveva già trascinato abbastanza in là: brindisi dopo brindisi i suoi discorsi si erano fatti più imbrogliati e traballanti, e ora il suo sorriso era lì, come sempre, certo, ma decisamente un po’ vacuo.

Molto bene. Era una di quelle sere in cui l’alcool la rendeva nervosa, e la faceva pensare a cose che di solito evitava accuratamente. Bene, se doveva essere così, allora nemmeno lui l’avrebbe passata liscia.

Andò a sedersi sulle sue ginocchia, gli prese un sorso dal bicchiere e gli porse il resto. “Su, su, ché tra i maghi più grandi della storia non c’è mai stato un astemio.”

“E tu sei la rappresentante perfetta della categoria, mia cara.”

“Ecco, appunto, vedi? Non vorrai perdere contro di me, o rischiare di uscire da un novero tanto prestigioso.”

“Veramente… stavo proprio pensando che potrei provare ad essere l’eccezione che conferma la regola. Non penso di… correre rischi, in nessuno dei due campi.”

“Ma senti qui che presuntuoso che abbiamo…!”

“Assomiglio a qualcuno…”

“Stai dicendo forse che non potresti mai perdere contro di me, eh?”

“Non mi permetterei mai di dire qualcosa di così poco… come si dice… cavalleresco a una così bella…”

“Ma lo pensi.”

Vuotò il bicchiere e restò in silenzio, ma il suo sguardo dietro gli occhiali, seppure un po’ lucido di ebbrezza, parlava per lui, senza possibilità di errore…

Non lo pensi forse anche tu?

Ecco, cose che di solito evitava accuratamente.

Per non tradirsi, si alzò a riempirgli ancora il bicchiere, dandogli le spalle –illudendosi che lui non sapesse ciò che stava pensando. Nascondendosi dietro il sorriso malizioso con cui gli porgeva il liquore.

Che lui, ovviamente, non bevve del tutto.

Odiava il maledetto occhialuto anche per quello. Perché non beveva mai quanto lei, perché non le diceva quello che avrebbe desiderato sentire. Perché era più potente di lei.

E vedeva quello che lei non era mai riuscita a vedere, la risposta alla domanda che le bruciava rabbiosa in fondo alla mente.

La Conoscenza assomigliava un po’ alla sua ubriachezza: qualcosa in cui non cadeva mai del tutto, dove la visuale si tingeva appena di un tono di incertezza, più incostante ad ogni passo che muoveva. E come nell’ubriachezza, come nei sogni, le distanze si dissolvevano, allungandosi nell’impossibile: e c’era sempre qualcosa che ancora non riusciva a raggiungere.

E nel futuro dei mondi vedeva ad un certo punto sempre un vuoto, una mancanza, l’assenza di un potere immenso che fino ad allora aveva illuminato, guidato la linea dei tempi. Ma di quella magia, per quanto tentasse, non sapeva riconoscere il sentore.

Ma questa volta non era disposta a cedere. E quando fu sicura di averlo fatto bere abbastanza, di avergli fatto passare la soglia dei suoi abituali, infrangibili silenzi, piantò le mani sui braccioli della sua poltrona e si piegò verso di lui, in un sussurro e uno sguardo di fuoco.

“Dimmelo… lo so che lo sai… devi dirmelo, maledizione… sarò io, toccherà a me, non è vero?”

Lo sguardo di lui era solo una fessura azzurra e assente dietro le ciglia socchiuse. Ma le sue dita si serrarono in una morsa attorno al suo polso, e l’ultimo respiro prima di abbandonarsi al sonno fu un sussurro…

“Io… non ti lascerò… andare via.”

Era da quel giorno, da quel momento in cui si era allontanata lenta e sgomenta dalla sua poltrona, era allora che lei era cambiata. Aveva cominciato a bere un po’ di meno, a trattenere le risate, non gli aveva fatto più nessuna domanda.

Perché non sapeva se quella frase l’avesse pronunciata l’amante perso nei sogni, oppure il mago assiso sul trono del suo sconfinato potere.

   
 
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