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Autore: JeremyGender    01/04/2017    1 recensioni
Jeremiah Pule è un mago italiano che si divide tra il lavoro di custode in una riserva magica di ippocampi e quello di insegnante di Cura della Creature Magiche nella scuola di magia siciliana.
Ma i guai non finiscono mai e nuovi misteri riaffioreranno dalle segrete di Kairawan portando Jeremiah e i suoi amici a vivere un turbine di avventure!
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure di Jeremiah'
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Tra i posti più spaventosi di Perigioria sicuramente al primo posto collocherei La Grotta Oscuru Tenebra, una grotta maledetta da un’antica tribù, i Mavembra, che, si dice, induca al suicidio chiunque si avvicini al suo cuore.
Nonostante qualche coraggioso abbia provato a entrare dentro la grotta, già dopo alcuni metri i lamenti e le urla, avevano convinto gli impavidi a fare dietro front e tornare al sicuro nella valle.
Ovviamente per questo motivo la valle attorno alla grotta era deserta.
L’unica cosa che si vedeva oltre gli alberi era una e un’unica casa.
‘Me ne sono pentito tantissimo di aver detto si a Zaafira.’
‘Amico non fare il fifone, cammina!’
A spronarmi Merlino. Mio compagno di avventura.
Doveva partecipare anche Egitto alla spedizione ma non si era presentato all’appuntamento.
Ci avviciniamo alla casa e vediamo una figura a noi familiare.
‘Mamma saura, è bella come una veela!’
Il realtà davanti a noi avevamo un’insolita versione dell’Emiro Dahlia Von Grable.
L’Emiro, che avevo sempre visto con indosso vestiti neri, indossava un vestito bianco a pois neri con i bordi rossi. Rosse erano anche le sue scarpe col tacco e le sue labbra. Per completare l’outfit aveva, legato alla vita, un ampio e immacolato grembiule rosa.
Quando ci vede, con fare un po’ teatrale, si porta un fazzoletto bianco alle tempie come per asciugare il sudore anche se nuvoloni minacciosi non fanno intravedere il sole e lei non sembra affatto affaticata.
‘Merlino, Jeremiah, benvenuti a casa mia. Che piacere vedervi, accomodatevi pure e scusate per il disordine.’
Attraversiamo il giardino, perfettamente curato ed entriamo in casa.
La casa è grande e, contrariamente a quanto mi aspettavo le stanze sono ampie e luminose. Nessuna cosa è fuori posto, niente è in disordine.
Tutta questa perfezione mi fa venire un nodo alla gola, dentro quella casa mi sembra quasi di soffocare.
‘Grazie di essere venuti oggi, scusate se vi ho disturbato ma la festa di Ostara è uno dei pochi giorni in cui posso tornare a casa. Accomodatevi sul divano. Ho preparato dei biscotti, spero siano di vostro gradimento.’
Quando va verso la cucina, una stanza completamente rosa col pavimento a scacchi bianchi e neri, Merlino rompe il silenzio.
‘Che ansia che mi sta venendo!’ dice sbottonandosi il colletto della camicia.
‘Ho pensato la stessa cosa pure io!’
Siamo così distratti dal capire cos’era che ci dava questa strana sensazione da non accorgerci dei due bambini che stavano venendo verso di noi.
‘Ciao. Giocate con noi?’
Io e Merlino sobbalziamo.
Davanti a noi due bambini, lei vestitino azzurro e boccolosi capelli scuri, lui, pantaloncini blu scuro, camicia inamidata e capelli corvino, di massimo cinque anni ci guardavano con una palla in mano anche se guardare è una parola grossa visto che avevano gli occhi completamente neri.
Quando mi fermo a fissare gli occhi quella oscurità sembra risucchiarmi e le forze mi abbandonano.
‘Bambini, lasciate stare i miei ospiti, andate a giocare di la.’
L’Emiro torna con una teglia di biscotti ancora fumanti mentre i bambini si ritirano mano nella mano.
‘Loro sono Sorin e Ramona, i miei due gemelli, sono bambini dagli occhi neri, sono nati così.' dice abbassando gli occhi.
Dei bambini dagli occhi neri non sapevo tantissimo. Poteva capitare nelle famiglie magiche che alcuni bambini nascessero con questa rarissima caratteristica. I bambini dagli occhi neri avevano i bulbi oculari completamente neri e, il contatto con i loro occhi provocava tristezza e sconforto. Sorin e Ramona erano i primi bambini di questo genere che vedevo.
'Zaafira mi ha chiesto di fare un'intervista per la sua rivista. Io ho accettato solo a patto che a intervistarmi fossero persone di fiducia e sono felice che abbia mandato voi.' dice l'Emiro accomodandomi accanto a noi 'Sorin e Ramona non sono i miei unici figli. Sono pronta ad aprire il mio cuore e a parlare di tutto a patto che i miei bambini rimangano protetti.' dice in tono serio.
'Ehm, certo. Noi non siamo giornalisti, condurremo quest'intervista nel modo più rispettoso possibile.' risponde Merlino.
'Prima di iniziare allora vi vorrei presentare gli altri due.' così dicendo Dahlia Von Grable si alza ed elegantemente attraversa il corridoio. ‘Vi prego seguitemi.’
Io e Merlino scattiamo in piedi e seguiamo l’Emiro restando in assoluto silenzio.
L’Emiro si ferma davanti una porta chiusa e bussa delicatamente. ‘Amore posso entrare? Ci sono delle persone che vorrebbero conoscerti.’
‘Entra!’
L’Emiro apre la porta e, uno dietro l’altro ci accomodiamo in un’ampia ed accogliente stanza. Seduto su una scrivania di fronte la porta, intento a leggere un libro, un ragazzo più o meno della nostra età ci lancia uno sguardo triste (tiro un sospiro di sollievo quando vedo che ha dei brillanti occhi azzurri) prima di tornare al suo libro.
Una scimmia nera con una lunga cosa, che è attorno al suo collo, ci fa invece un gran sorriso vedendoci arrivare.
‘Lui è Zoltan e il piccolo è Zanzibar, Zoltan, Zanzibar loro solo Jeremiah e Merlino.’
‘Non sembrano dottori.’ risponde il ragazzo tenendo la testa ben piantata sul libro.
‘Hey amico, come và?’ dice Merlino provando a dargli il cinque.
Zoltan alza per un secondo lo sguardo. Ha i capelli neri che gli ricadono sul viso, la carnagione pallida e…
‘Non lo toccare!’ dico a Merlino allontanandogli la mano.
Riconosco tra le labbra un segno nero, una sottile linea che divide in due il labbro inferiore.
‘Ha il tocco letale.’ dico rispondendo allo sguardo interrogativo del mio amico.
‘Ma la scimmia…’
‘La scimmia è un Ateles Fenicia, sono scimmie immortali durante il giorno che muoiono di notte per risorgere al sorgere del sole.’
‘Che mago preparato, è un onore che sia insegnante nella nostra scuola.’
Non ho bisogno di girarmi per capire chi sia l’uomo che parla dietro di me: voce delicata, uscita in un soffio elegante.
Anders Von Grable, insegnante di incantesimi e fratello dell’Emir….
Rimango senza parole quando il professor Von Grable si avvicina all’Emiro e le dà un bacio appassionato sulle labbra.
‘Ma voi due… Non…’ balbetta Merlino che evidentemente era sconvolto quanto me.
‘Noi due siamo sposati da moltissimi anni. E no, non siamo fratelli.’ risponde il professor Von Grable.
‘Mamma, mamma!’ un’altra figura fa capolino nella stanza. Un bambino di circa 10 anni si fionda su L’Emiro che lo abbracci e lo bacia.
La scena sarebbe tenerissima se il bambino in questione non fosse completamente ricoperto da ragni.
‘Quelli sono….’ prova a chiedere Merlino prima di crollare a terra svenuto.

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