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Autore: Andrasil    02/04/2017    1 recensioni
Il mondo magico è sconvolto da un nuovo fenomeno, un'aberrazione che, agli occhi di tutti, deve essere contenuta, studiata e infine sradicata al più presto. Freya è una giovane maga da poco uscita da Hogwarts e dovrà affrontare la durezza della realtà quando verrà accusata di essere proprio quel mostro che la società magica teme.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Fin da quando era bambina, Freya aveva preso in giro gli aracnofobici. Dopo tutto, aveva sempre sostenuto, non vi è ragno abbastanza pericoloso da non morire se schiacciato da uno stivale.
Il ricordo di quella teoria rischiò di provocarle una crisi di risate incontrollate mentre, dal basso verso l’alto, contemplava il gigantesco ragno attaccato al soffitto della cella.
Sapeva di cosa si trattava: un’Acromantula.
Eppure, qualcosa di più della semplice deduzione la rendeva sicura che quello fosse un Abominio. Si sentiva come attratta da quell’immenso aracnide nonostante la repulsione fisica che provava nel vederlo; la pervadeva lo stesso senso di appartenenza che aveva provato verso gli altri prigionieri, solo infinitamente più forte.
“Il mio nome è Freya” disse, senza esitazione o tremori nella voce.
“E il mio è Darren” fu la cavernosa risposta mentre le tenaglie ai lati della bocca dell’Acromantula schioccavano “mi chiedevo quanti ne avrei dovuti uccidere prima che ti portassero da me”.
“Lascia il carrello ed esci subito da lì numero 7” gridò una delle guardie al di là della porta; poi, senza nemmeno darle il tempo di reagire, estrasse la sua bacchetta strillando “Accio”.
L’incantesimo di appello non aveva effetto su esseri viventi, ma lo stesso non si poteva dire delle sue manette. Freya sapeva cosa le stava per succedere, ma Darren fu più veloce. Rapido come il pensiero si frappose tra la porta e il corpo della ragazza, bloccando con la sua mole il passaggio. Al contatto il suo corpo non era ripugnante come Freya aveva immaginato e persino gli ispidi peli neri che lo ricoprivano erano quasi morbidi sotto le dita.
Nel giro di due secondi tutti i maghi in nero si erano dileguati. Uno di essi, nella fuga, aveva lanciato uno schiantesimo contro il grande corpo nero, ma la pelle dell’Acromantula lo aveva respinto con facilità contro una parete senza ricevere alcun danno.
Trascorsero circa dieci secondi prima che Freya osasse muoversi; ma, appena lo fece, fu solo per fissare gli otto lucidi occhi che si trovavano sopra di lei.
“È un piacere vederti” disse lentamente l’Abominio “Mi sono sempre ritenuto privilegiato dal fatto che l’Acromantula possa parlare e quindi io non debba assumere la ridicola forma umana per comunicare. Mi dispiace che tu non possa fare altrettanto.” Le parole sembravano sincere, ma c’era una lieve fierezza nella voce di Darren che non sfuggì a Freya, come se non gli dispiacesse davvero considerarsi migliore di lei.
“Come fai a sapere che non posso?” chiese la ragazza
“Sono anche io un Abominio” fu la risposta mentre le tenaglie continuavano a schioccare “Conosco la sofferenza che si prova a vivere in quella forma. Se potessi parlarmi anche se trasformata, l’avresti già fatto.”
Sofferenza. Aveva chiamato così quella sensazione. Senza dubbio calzava a pennello con il dolore che sentiva, con il pensiero di star solo indossando il proprio corpo come una veste scomoda. Però lui non poteva capire. Lei aveva paura di liberarsi.
“Cosa vuol dire che ti chiedevi quanti ne avresti dovuti uccidere?” chiese nuovamente, sperando che non avesse notato la sua espressione.
“Che loro sanno che non sono aggressivo nei confronti di quelli come noi, quindi incaricano sempre voi di portarmi il cibo” replicò Darren e, con un rapido movimento delle zampe, rovesciò il carrello. Da dentro proveniva un misto di odori, primo fra tutti quello del sangue vecchio. A conferma delle sue sensazioni, una delle lunghe zampe nere si introdusse nel contenitore incorporato all’oggetto e ne estrasse un pezzo di carde cruda ancora attaccato all’osso.
Il ricordo di quello che le era successo fece rabbrividire Freya, ma ancora di più lo fece l’appetito che le mise quella vista.
“Volevo semplicemente conoscerti. Mi hanno messo in isolamento per la mia violenza, ma ho trasformato questa condizione in una vita comoda e faccio in modo che siano i miei compagni a venire da me.”
Freya lo guardò quasi inespressivamente. Gli otto occhi che stava osservando non erano espressivi, ma a quanto pare erano capaci di leggere perfettamente la sua di espressione.
“Questo posto ha già cominciato a colpire anche te” le disse Darren. Non era una domanda. Freya non si prese il disturbo di negare una cosa così ovvia. A che sarebbe servito?
L’Acromantula inclinò la testa verso sinistra e annunciò con la massima tranquillità: “Stanno tornando.”
Freya annuì, anche lei lo aveva sentito.
“So che sono uno sconosciuto per te” continuò Darren “ma tu ed io siamo della stessa specie e dobbiamo difenderci a vicenda…prendi questo gesto come un segno di fiducia”.
La sua faccia ragnesca si contrasse mentre tutto il corpo si scuoteva come per un brivido e rimpiccioliva.
Fu uno spettacolo incredibile. Dove poco prima si ergeva, enorme e letale, un’Acromantula; ora vi era un uomo sulla trentina o anche più giovane, ben piazzato e con uno sguardo pericoloso negli ardenti occhi scuri. Freya si disse che era l’uomo più bello che avesse mai visto, ma cercò di contenersi perché non sapeva quanta di quell’attrazione derivasse dall’Abominio in lei.
“Non posso trattenerti per molto, avranno già preso le pozioni soporifere: è meglio che tu vada. Farò in modo che tu possa tornare presto.” concluse Darren.
Freya avrebbe voluto rispondere, ma all’improvviso la sua mente si annebbiò e le parve di precipitare dentro un pozzo di oscurità.
   
 
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