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Autore: Eristhestrange    06/04/2017    0 recensioni
Una figura misteriosa fa la sua comparsa nella città di Alubarna. Che cosa starà cercando?
...
"Perderla significa perdere memoria del nostro passato, e se non abbiamo passato non avremo futuro"
Poggiò una mano sulla pietra color sabbia, rivolgendo gli occhi verdi verso la punta dorata dell'obelisco.
Un velo di malinconia scese sul suo volto.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciurma di Shanks, Nefertari Bibi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I

Buoni propositi

 

"Sapevo  che ti avrei trovata qui..."

Non appena era entrata nella maestosa sala del santuario, Vivi non aveva trovato molto difficile scorgere l'unica presenza umana al suo interno.

Aveva percorso la colossale navata delimitata da imponenti e austere colonne, fino ad arrivare ai gradini che portavano direttamente all'altare sacro.

Era proprio davanti ad esso che la figura avvolta in un candido mantello stava deponendo le sue preziose offerte.

Non appena sentì le parole della principessa si fermò, trattenendo la ciotola decorata a mezz'aria fra le mani.

"Sono diventata troppo prevedibile, cara cugina?" chiese ironica; il tono della sua voce era tuttavia molto dolce, lasciando trasparire un innegabile affetto nei confronti dalla giovane dai capelli azzurri.

Posò con cura la ciotola sull'altare, poi si voltò verso la principessa a cui prima stava dando le spalle.

Abbassò il velo che portava sul volto, poi levò il cappuccio che non permetteva di distinguere distintamente i suoi tratti, lasciando che una lunga cascata scarlatta le ricadesse lungo la schiena.

Non appena rivide quel viso inconfondibile, Vivi si illuminò di gioia, sfoderando un enorme sorriso, ricambiata poi dalla cugina stessa.

"Oh Eris, sono così contenta che tu sia qui!" ammise abbracciandola con grande enfasi.

Erano passati molti mesi dall'ultima volta che la principessa l'aveva vista.

Sua cugina era una persona sempre molto impegnata, per un motivo o per l'altro, ma lei era la prima a comprenderla. Le incombenze di una figlia nei confronti di un padre a capo di una nazione non le erano per nulla nuove, ma sapeva benissimo che gli impegni di Eris raramente coincidevano con quelli burocratici della corte.

Era sempre stata uno spirito libero e spesso e volentieri si ritrovava coinvolta in una qualche avventura, come spesso era capitato (e ancora capitava) a suo padre, Shanks il Rosso.

Vivi tuttavia sapeva benissimo quanto Eris tenesse a lei e ad Alabasta e ciò bastava a darle la sicurezza che prima o poi l'avrebbe rivista.

"Anche io sono felice di rivederti Vivi! Scusami se non sono venuta a salutarti, ma..." "Lo dici tutte le volte che arrivi! Tranquilla, non devi preoccuparti! Hai tutte le ragioni di questo mondo per voler passare prima qui..." disse rivolgendo lo sguardo alla grande statua della divinità davanti a loro, imitata dalla cugina.

Eris sospirò "Grazie...mi sembrano anni che non vedo questo posto..." "E' passato molto tempo in effetti! Hai fatto davvero una follia questa volta...temevo che sarei dovuta venire a prenderti lo sai?" Vivi era piuttosto corrucciata.

Aveva saputo, come del resto tutti, di ciò che era successo a Dressrosa e quegli avvenimenti l'avevano impensierita molto.

"Lo sai che me la cavo sempre, nonostante tutto..." "Già..." rispose pensierosa "Sembra proprio che lei vegli su di te...".

Gli occhi verdi di Eris si velarono di malinconia "Certe volte vorrei proprio sapere cosa ne pensa di me..."

"Incenso delle Valli Dimenticate...come hai fatto ad averlo?" chiese con curiosità, nel tentativo di distogliere la ragazza dai suoi pensieri.

Fece un mezzo sorriso "Volevo portare un dono prezioso..." "Come al solito!" la canzonò, sorridente "E poi non hai risposto alla mia domanda! E' praticamente impossibile reperirlo...nemmeno il Grande Tempio di Alubarna ne possiede!".

"Sei sempre la solita impicciona!" rispose ridendo la ragazza, seguita dalla principessa stessa "Si da il caso che abbia fatto i salti mortali per trovarlo! Si trovava in un antico santuario abbandonato da millenni su un'isola invernale...l'ho riconosciuto subito dal profumo e ho strappato via la scatola dalle mani di una vecchia mummia. Peccato che facendo ciò io abbia risvegliato l'esercito fantasma che lo proteggeva!".

"Sei davvero brava ad inventare sciocchezze! Chissà a quale vecchio mercante di cianfrusaglie raggrinzito l'avrai ottenuto a peso d'oro!" la ragazza dai capelli rossi la squadrò accigliata, prima di scoppiare in una fragorosa risata.

"E tu sei brava a smascherarmi cugina!" improvvisamente il suo sguardo si rifece molto serio "Non dimenticare però che ci troviamo in un luogo sacro. Ti chiedo per favore di lasciarmi terminare il sacrificio, così potrò recarmi alla tomba di mia madre. Spero che non ti dispiaccia aspettarmi nell'androne, ma vorrei stare un po' da sola...".

Anche Vivi si fece più contenuta e annuì semplicemente con la testa, prima di darle le spalle e scendere i gradini.

"Grande Isith, ti presento la mia offerta!" la voce stentorea della ragazza risuonò attraverso il monumentale colonnato, come a inseguire la giovane cugina che di lì a poco sarebbe sparita oltre la soglia.

In ginocchio davanti all'altare, Eris prostrò il capo dinnanzi all'immensa statua della dea, con le braccia tese verso di lei.

La pelle di basalto levigato faceva da perfetto contraltare alle vesti d'oro che brillavano come stelle alla luce fioca dei pochi lucernari.

In piedi, rigida e ferma, reggeva il bastone del potere alla cui sommità svettava una grossa pietra dal colore verde. Sul suo capo stava ritta come per magia l'enorme corona con la sfera simbolo del sole, mentre i suoi occhi cerchiati di nero avevano un'aria assente, come persi nell'immensità del colonnato che le stava di fronte.

"Potente dea, ricevi benevolente questo prezioso dono in segno della mia gratitudine. Possano prosperare i tuoi santuari ed essere ricchissimi i tuoi altari. In cambio ti chiedo solo di vegliare su mia madre, la Gran Sacerdotessa Neferusebek, che ora recita i tuoi riti nell'aldilà. Ti imploro, grandissima Isith, ascolta le mie parole, ed io, come sempre, ti renderò onore e omaggio!".

Le sue parole si persero nel grande colonnato, riecheggiando come una lenta e ripetitiva canzone.

Si levò in piedi, risistemandosi attentamente il mantello e il velo.

Il santuario non era un luogo molto frequentato: venivano fatte offerte alla dea e perpetrate le cerimonie soltanto dai più alti membri del clero, al resto della popolazione non era permesso l'accesso se non in occasioni particolari e nessuno ad Alubarna avrebbe mai osato profanare un luogo sacro.

Scese i gradini e circondò l'altare per proseguire oltre quella grande sala.

Qualche colonnato più tardi la ragazza si trovò di fronte all'immensa strada processionale che dal santuario portava alla Bianca Piramide.

Una lunga via a lastroni i cui lati erano occupati da una fila di grosse tigri di pietra accovacciate, col muso rivolto verso l'interno, come a voler osservare coloro che intraprendevano il viaggio verso il fastoso monumento al suo termine.

Nonostante la strada fosse particolarmente lunga, sin da sotto il porticato che ne consentiva l'accesso si poteva distintamente scorgere una grande piramide risplendere sotto il sole cocente di Alabasta, al quale era totalmente esposta anche la via sacra.

Il percorso, come si aspettava, era totalmente vuoto.

Incurante delle elevate temperature, intabarrata nel suo mantello, imboccò la strada verso la piramide con sicurezza.

Era un percorso che aveva già fatto.

Camminare lì in mezzo la agitava sempre e più andava avanti più il senso di inquietudine aumentava dentro il suo stomaco, facendole aggrovigliare le viscere in un nodo tanto stretto da salirle fino alla gola.

Si fermò, guardando una delle tigri poste sulla via.

Nelle sue orbite erano stati incastonati due grossi rubini vermigli che rilucevano minacciosi alla luce.

Si pose accanto al lato del grande blocco di arenaria che faceva da supporto alla tigre e con una mano fece una leggera pressione in un punto della roccia, finché questa non scorse aprendo un insolito passaggio all'interno del parallelepipedo.

L'interno appariva come un buco totalmente nero, senza luce di sorta, ma grazie al sole proveniente dall'esterno Eris poté intravedere una piccola rampa discendere verso il basso.

Da una tasca del mantello estrasse un lumino che prontamente accese prima di calarsi nelle tenebre di quel luogo nascosto.

Pochi passi e si ritrovò in una piccola stanza. Il lumino le permetteva di intravedere le figure umanoidi dei dipinti a colori vivaci delle divinità, ma ciò che era nel suo maggior interesse era raggiungere una nicchia che stava proprio di fronte a lei.

Sopra l'altarino dorato delle offerte, sul quale posò il lumino, erano state praticate delle feritoie nel muro.

Dalle ampie tasche estrasse un piccolo vassoio nel quale pose una manciata di fichi sufficiente a colmarlo.

Con fare titubante e con il cuore in gola si avvicinò alla nicchia, pose l'offerta con un piccolo inchino e si affrettò a bruciare delle essenze nell'incensiere.

Alzò lo sguardo verso le feritoie, tremante.

"Sono tornata, mamma..." la sua voce spezzata colmò d'improvviso quel luogo così silenzioso "Guarda qui! Ti ho portato i fichi, lo so che ti piacciono tanto! E poi l'incenso! Ho fatto davvero l'impossibile per trovarlo!".

Sorrise fra sé e sé, ma quel breve momento di entusiasmo durò poco, lasciando spazio ad un atteggiamento di rassegnazione.

"Lo so. Stavolta l'ho combinata grossa, ma te lo giuro, io non volevo farvi stare in pensiero...è solo che...beh...non sarebbe andata così se non fossi stata ingannata! L'hai visto anche tu no? Se sono finita in quel guaio è solo per colpa sua!" sospirò, rendendosi malinconicamente conto di stare attendendo un segno di approvazione che non sarebbe mai arrivato.

"Mi dispiace. Mi dispiace mettermi sempre nei guai, dico sul serio. Ho pensato molto a te e a papà in quei giorni, è stato tutto così difficile...ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Il ragazzino, quello di cui mi raccontava sempre papà, quello con il cappello di paglia, l'ho conosciuto sai? E' un po' strano, ma capisco perché ha voluto salvarlo. La prigionia a Dressrosa mi ha fatto riflettere su tante cose, specialmente sui miei poteri. Aver ingerito quel frutto del Diavolo è stata la mia rovina: come già ti avevo anticipato, sembra proprio si trattasse di un esperimento del Dottor Vegapunk, una specie di incrocio fra due frutti diversi che non è andato a buon fine. Le forme che posso assumere e i poteri che posso utilizzare sono praticamente incontrollabili nonostante i miei tentativi di domarli...ti avevo parlato della mia forma finale, quella brutta avventura successa qualche anno fa quando mi sono imbattuta in quell'idiota di Kidd. Beh, è successo ancora, e sembra che ci sia un altro effetto collaterale che non riesco a spiegare. Ho avuto una nuova visione: il vecchio che mi si era presentato la prima volta che mi sono trasformata era più strano, come agitato. Io credo che lui abbia in qualche modo a che fare con il mio frutto, ma non so come...tutti gli indizi che ho ora mi conducono in una sola direzione" prese un lungo respiro, prima di ricominciare con tono sempre più greve "Le rovine di Nekhrebu. Lo so che tu non saresti d'accordo e che nemmeno lo zio lo sarà, ma io devo tentare. Sono felice che tu non possa vedere cosa sono diventata mamma, perché sono un mostro adesso, a meno che non indossi questo bracciale di agalmatolite per annullare i miei poteri...".

Sollevò la manica per osservare tristemente il grosso monile che portava al polso "...Non lo posso controllare. Se lascio libero il mio potere divento una minaccia per chiunque. Inoltre, ora che la storia con Doflamingo è diventata di dominio pubblico, sarò una preda ancora più ambita per chiunque e devo sapermi difendere. Non posso permettere che papà rischi di nuovo di perdere tutto per colpa mia. Perdonami mamma, ma io devo intraprendere questo viaggio, non solo per me, ma per tutti coloro che mi circondano. Anche lo zio si sta addossando un grosso rischio tenendomi qui: finché celerò la mia identità sarò al sicuro, ma se dovesse succedere qualcosa...no! Non ci voglio pensare!".

Chiuse gli occhi e posò le mani sull'altare, parlando con risolutezza "Madre, ti supplico, dammi la tua benedizione per questo viaggio e fa che non sia vano. Ti prego, guidami come sempre verso la via della luce e stammi sempre vicina".

Con lo sguardo supplichevole, rivolto in direzione delle feritoie, aggiunse con mestizia, chinando il capo "Come vorrei che fossi qui...".

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Eccomi di ritorno! Cosa saranno queste fatidiche rovine e cosa celeranno di cose temibile? Eris sarà davvero pronta per un lungo viaggio nel deserto? Chissà se servirà mai a risolvere il suo problema una volta per tutte...

   
 
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