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Autore: effy_14    06/04/2017    2 recensioni
Piccola premessa questa storia può essere vista come il seguito di "Io ci sono...", di cui consiglio la lettura, ma può essere anche letta a parte =)
"Pensieri troppo veloci le riempirono la mente e la rabbia crebbe tanto che quando fece per avvisare i compagni dell’imminente arrivo via mare della Marina non si accorse di aver urlato arrabbiata guardando male tutti."
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!!!
Eccomi con il nuovo capitolo =) si lo so, passo dalla settimana si buio al, ops.. ho già fatto il nuovo capitolo!! Prendetemi così con la mia follia!! Ahahah
Qui siamo nuovamente al presente, anzi, più precisamente, al continuo dell’ultimo capitolo di “Io ci sono…” che come avevo già detto era collegata alla storia =)
Beh che altro dire, buona lettura e grazie mille a tutti!!
 
 
 
Finalmente si era potuta fare un bel bagno caldo. Non aveva tenuto conto dei numerosi sbalzi di temperatura che il suo corpo aveva subito nelle ultime ore. Il caldo del fuoco appena arrivati, il gelo della neve al laboratorio, il bagno nel lago per il recupero del samurai. Le tornò nuovamente la rabbia al pensiero di quel maniaco di Sanji nel suo corpo. E come lo aveva trattato poi?! Si girò per buttare un’altra occhiata al vistoso ematoma che si trovava appena sopra il suo sedere. Non ci aveva fatto caso subito, più concentrata all'indolenzimento ai piedi, che erano stati usati per contrastare le guardie, ma mentre si stava piegando per poter spalmare un po' si crema lenitiva sulle gambe si era ritrovata quasi bloccata. Poi la scoperta di quel segno orribile, avrebbe dovuto tenerlo coperto almeno per una buona settimana.
Cominciò a strofinare i capelli nella salvietta che li avvolgeva per asciugarli. Abbassò la mano per prendere la spazzola poggiata sulla specchierà e si trovò sotto il naso, per l'ennesima volta, i pezzi del ciondolo. Quella mattina si era svegliata convinta più che mai che forse avrebbe potuto portarlo realmente da Franky per aggiustalo, ma poi il buio l'aveva nuovamente accolta.Un strano moto di ira si manifestò sulle sue guance facendola sembrare una bambina capricciosa più che una donna arrabbiata.
Prima quel buzzurro senza cervello faceva tutto il carino stando fuori dalla sua stanza per "proteggerla" e poi si faceva trovare accollato a quella marine quattrocchi?! Sbuffò un attimo, non poteva prendersela con lei. Non c'entrava nulla, era anche stata gentile con lei e con i bimbi e quella sua tenacia le ricordava molto sua madre. Certo forse meno imbranata. Non riusciva però a far sparire quella sensazione di gelosia che si era impossessata di lei non appena li aveva visti. Solo quella l’aveva fatta andare in bestia, se ci aggiungiamo poi il modo in cui l’aveva trattata in quella che era la “stanza dei biscotti”. L’ira verso di lui raddoppiava. Ok, l’aveva salvata da quell’arpia che li stava per attaccare e, se non ci fosse stato lui, sarebbe stata un bel problema da risolvere, ma c’era bisogno di farla sentire così inferiore!? –Attaccare chi è disarmato…i punti deboli…”– borbottò a bassa voce cercando di imitare malamente il compagno. – Ma chi si crede di essere!!! –
-Secondo me sono abbastanza asciutti ora. – Sobbalzò presa alla sprovvista da quella voce. Si girò e trovò Robin con sguardo sornione che attendeva una spiegazione. Merda. Da quanto tempo era li?! –Di cosa parli?- disse la prima cose che le uscì dalla bocca, cercando di calmare i nervi. – Dei tuoi capelli, direi che li hai strofinati abbastanza forte, no?!- Si guardò le mani e realizzò solo in quel momento che, presa dalla rabbia dei suoi pensieri, aveva continuato a frizionare i capelli con la salvietta, in modo piuttosto vigoroso anche. Sbuffò rassegnata, un caso perso: ecco cosa era, anzi cosa erano. La compagna notando il suo cambio di umore repentino si avvicinò mettendole una mano sulla spalla e facendole alzare la testa –Va tutto bene navigatrice? – Il tono non era più quello di prima, ora era più dolce e comprensivo, come sempre quando cercava di aiutarla. Si sforzò di sorridere, anche se lievemente, e la tranquillizzò. –Vuoi stare qui a leggere un poco? – disse vedendola andare verso la libreria – No no sono venuta a prendere il cambio, vado a fare un bagno con Momo – Ah già Momo, meno male che c’era quel nobile e piccolo bimbo a chiamarla con i nomi più dolci e a farle sempre tanti complimenti. – Ma se vuoi aspetto un attimo, se vuoi parlare un po’- La guardò un attimo poi abbassò nuovamente lo sguardo, non c’era molto di cui parlare, ormai era tutto più che chiaro. – No, grazie. Vai e goditi un po’ di caldo. Magari vi raggiungo più tardi. – La vide annuire, prendere le cose uscire dalla stanza. Non appena la porta si chiuse sentì una strana stretta allo stomaco, prese tra le mani i pezzi della collana e uscì per andare verso il ponte: il mare avrebbe custodito per loro quell’amore, se di amore si poteva parlare, come ne era sempre stato testimone. Le lacrime ripresero ad uscire dai suoi grandi occhini nocciola senza che lei potesse scegliere. Ormai era deciso, avrebbe preso una delle tante bottiglie vuote dalla cucina , magari di sake, per restare in tema con loro, ci avrebbe messo il ciondolo e poi lo avrebbe affidato alle profondità dell’oceano.
Percorse il corridoio a tutta velocità, non voleva incontrare nessuno. Stava per entrare nella sala da pranzo quando delle voci la fecero fermare. Tese leggermente l’orecchio. Riconobbe la risata di Brook e quella di Chopper che, probabilmente seduti al tavolo, parlavano dell’avventura appena vissuta. Si fermò un secondo e decise che poteva entrare comunque per prendere ciò che serviva, ma doveva prima riuscire a calmarsi un attimo e ricomporsi. Sospirò e inizio a spazzare via le lacrime dal viso, non potendo fare a meno di ascoltare i discorsi all’interno della stanza.
-Allora Chopper come è stato essere un uomo per poche ore? – La voce dello scheletro si fece seria tutto d’un tratto. Sorrise intenerita, anche lei aveva pensato per un attimo a come il loro piccolo compagno, che si era sempre sentito un mostro, si potesse essere sentito nei panni di Sanji.
-Oh beh, non è stato male, ma non so come facciano gli altri senza pelliccia, avevo un freddo!!- la risata dello scheletro copri anche quella della rossa, tipica risposta da Chopper. –Comunque preferisco quando siamo ognuno nel proprio corpo!!- L’ossuto dissentì – Oh beh io preferirei  Sanji era nel corpo della bellissima Nami-swan, mi farebbe sempre vedere le sue mutandine YoYoYo. – Cosa?!? Ma che pervertito!! –Io invece non ho gradito affatto!!Le ha lasciato un sacco di lividi sulle gambe e uno sulla schiena, poveretta!! – Oh bravo Chopper, da medico di bordo quale era a lui prima di tutto pensava alla sua salute. Portò nuovamente la mano alla schiena, avrebbe dato un altro pugno a Sanji più tardi. Stava per entrare quando la voce di Brook la fece bloccare.
-YoYoYo ma quella non è colpa di Sanji ma di Zoro.-
Bloccò la mano a mezz’aria d’avanti alla porta di legno a quelle parole, cosa?! Zoro le aveva messo le mani addosso? Non ci poteva credere. La vocina del medico che chiedeva spiegazioni la fece ridestare e decidere che sarebbe stata nascosta ad ascoltare ancora per un po’.
-Vedi noi stavamo correndo nella neve per trovare il corpo di Kin’emon e mentre Sanji, nel corpo di Nami, correva ha perso l’equilibrio. Sarebbe caduta a terra se Zoro non si fosse subito buttato per prenderle la mano a reggerla. –
Un piccolo sussulto al cuore la colse. Si era voltato per prenderla e non farla cadere?
 – Ma non capisco, se il suo corpo non è caduto perché ha un livido?? – Ottima domanda, si avvicinò nuovamente allo spioncino. – Oh beh, dopo aver visto quella scena non sono riuscito a trattenere il mio giubilo e far notare quanto il tutto fosse romantico, ma a quelle parole lo spadaccino si deve essere reso conto che, non era Nami quella che reggeva, ma Sanji e così lo ha lasciato cadere a suon di “Non sei tu che volevo aiutare!” YoYoYoYo.-
Si sentì confusa. Aprì la mano sinistra e quel cuore verde, che fino ad un attimo fa le sembrava sbiadito, ora quasi brillava da solo. Ciò che aveva sentito forse non sarebbe significato nulla per gli altri, ma lei poteva dire di conoscere abbastanza bene quella testa di verza che era il loro spadaccino. Abbassò nuovamente gli occhi spegnendo subito quella luce di speranza che si era formata nel suo sguardo: era qualcosa, ma non abbastanza. Fece nuovamente per provare a varcare la soglia ma di nuovo la voce del piccolo compagno la fermò.
-Ma allora Zoro non ha smesso di voler bene a Nami???- Intravide dall’oblò il cappello arancione della renna che si alzava e si abbassava, segno che stava saltellando felice.
-Perché non dovrebbe più volerle bene??- il canterino interruppe i suoi saltelli. –Vedi io ho un mio metodo per capire certe cose – fece vago il minore – e mi sembrava di aver capito che tra loro non fosse più come prima. Pensavo che avessero litigato e avessero smesso di volersi bene - la vocina più bassa a segnare un gran dispiacere – ma poi tu mi dici così e allora magari mi sono sbagliato. –
Le si strinse il cuore a quelle parole, piccolo Chopper. Non sapeva come, ma si era accorto di loro e ora credeva che solo un gesto, fatto a metà, visto che alla fine il livido sulla schiena lo aveva comunque, bastasse per rimettere in sesto tutto. Un’altra lacrima sfuggi al suo controllo.
-YoYoYo ma certo che le vuole bene, altrimenti non si sarebbe comportato come un pazzo aggredendo quell’uomo pesce, in acqua per giunta, solo per vendicare la bella Nami YoYoYo.-
-Davvero?!-
-Ma certo!Tu non c’eri perché stavi curando Sanji, ma io ho visto tutto. Quel tipaccio è arrivato e ha cominciato a parlare degli uomini pesce, e di uno in particolare, che poi Usupp mi ha rivelato essere l’aguzzino di Nami. Zoro si è subito parato davanti a noi e appena ha potuto ha attaccato quel brutto per farlo tacere. Indubbiamente perché aveva notato il turbamento che aveva pervaso la nostra fanciulla. Un vero coraggioso, e pazzo. Forse più pazzo. –
Sentì la gola secca, al contrario degli occhi, pieni di lacrime che le rigavano le guance. Il cuore aveva perso il controllo e batteva di un ritmo solo suo, indubbiamente frenetico. Smise di sentire tutto ciò che la circondava: le voci dei suoi compagni, i rumori tipici della nave in movimento e giurò di aver anche smesso di ondeggiare lievemente, come se tutto fosse fermo e immobile per lei.
Iniziò a boccheggiare, sentendo sempre meno aria intorno a lei. Si precipitò sul ponte della nave. Quando il vento le sferzò il viso riuscì finalmente a respirare nuovamente. Cerco di calmarsi, ma non riusciva a fermare in nessun modo quel pianto silenzioso che le veniva direttamente dal petto. Strinse con forza i pugni sentendo le punte del ciondolo pungerle la mano. Alzò lo sguardo a còffa. Si mise dritta con più determinazione e sorrise. Ora sapeva esattamente cosa fare!
   
 
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