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Autore: adelhait13    16/04/2017    3 recensioni
La pioggia scendeva lenta e inesorabile sui vetri di una finestra di un bellissimo appartamento.
Il suo abitante era seduto su di una poltrona accanto ad un caminetto oramai spento, rendendo il luogo freddo e inospitale. Infondo a lui questo non importava. Il freddo era divenuto suo amico. Alleato.
Rivista e corretta
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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4°: Penso a te…

 

 

Era confusa.  Non riusciva a comprendere il perché quello sconosciuto l’avesse abbracciata. Intanto il cuore ancora le batteva forte nel petto.
Si fermò e poggiò una mano sul vetro di una vetrina di un negozio, si voltò e vide il suo viso riflesso. Era ancora rosso dall’imbarazzo.

Ma che mi prende? Oddio, se in quel momento il treno non si fosse fermato cosa sarebbe accaduto? No, non ci voglio pensare. Però quel tipo era veramente bello…e poi mi sono sentita per la prima volta protetta…perché?

Pensava a questo, ma una voce la fece sobbalzare.

-Rin ti sembra l’ora di arrivare?-.

Si voltò e vide una ragazza dai capelli rossi, occhi verdi e un piumino bianco che la guardava storto. Lei sorrise un po’ imbarazzata e si scusò con lei.

-Perdonami Ayame, ma il treno ha avuto qualche problema e quindi…-.

-Non potevi avvisarmi con il cellulare, scusa?-.

Disse Ayame, sempre infuriata con l’amica. Rin sospirò.

-Secondo te non c’ho provato? È solo che non c’era campo-.

La rossa si avvicinò e notò il rossore dell’amica e disse, in modo malizioso.

-Secondo me, hai incontrato qualcuno che ti ha fatto ritardare…non dirmi che sbaglio-.

Rin voltò il capo dall’altra parte e disse, un po’ scocciata.

-Ma che diavolo dici Ayame! Non ho incontrato nessuno di particolare-.

-Sicura?-.

-Sì-.

Ma la mente ritornava di nuovo a quell’abbraccio e senza rendersene conto arrossì di più, e questo non sfuggì a due occhi verdi e furbi.

-Allora perché sei arrossita?-.

Rin presa in flagrante abbassò il viso e farfuglio un.

-Ma non è vero-.

-Io dico di sì-.

Rin alzò il viso di scatto e urlò, la gente che passava si fermò a guardare curiosa.

-La pianti con questo terzo grado! E poi quel tipo mi ha solo abbracciato!-.

Ad un tratto si rese conto di aver detto qualcosa che non doveva. Infatti, si mise una mano davanti la bocca, intanto la gente aveva ricominciato a camminare tranquilla.

Alcune volte dovrei segarmi la lingua.

L’amica si avvicinò di più, aveva gli occhi che le brillavano dalla curiosità.

-Chi è? Come si chiama? Che tipo è? È simpatico? È alto? È magro? Lavora? È atletico? È ricco? Di che colore sono i suoi occhi? Di che colore sono i suoi capelli?-.

Rin la guardò stranita. Sapeva che Ayame era un tipo curioso, ma adesso esagerava.

Ci manca soltanto che mi chiede se va regolare di corpo…Ayame, oddio, quanto sei invadente.

-Allora Rin devi dirmi per filo e per segno com’è questo tipo?-.

Rin avvilita sospirò avvilita.

-Mi dispiace Ayame, ma non so praticamente nulla di lui, però posso dirti che un bel ragazzo, dai lunghi capelli color della neve e occhi color dell’oro più puro-.

Ayame si avvicinò di più e sospirò.

-Beata te Rin, invece a me in metrò è capitato un tipo che puzzava di alcool e sudore, che schifo!-.

Disse rabbrividendo ripensando a quel tipo. Vedendo quella reazione Rin si mise le mani davanti la bocca per cercare di trattenere le risate, ma purtroppo non ci riuscì, finendo così di far arrabbiare la sua migliore amica, che le prese le guance e gliele tirò con forza, facendola urlare dal dolore.

-Così impari cattiva, a ridere delle disgrazie altrui!-.

Ridendo e scherzando decisero di entrare nel negozio di giocattoli a fare acquisti.


***


Era finalmente arrivato nel suo ufficio. Si tolse il cappotto e lo poggiò sull’appendi abiti e si diresse verso la sua scrivania, si sedette sulla poltroncina, intanto sul ripiano di lavoro vi erano un sacco di fascicoli.

Un’altra giornata di duro lavoro. Sospirò.

Prese uno di quei fascicoli e lo aprì, ma la mente beffarda gli riproponeva di nuovo la scena di quell’abbraccio, senza che se ne rendesse conto si alzò. Mise la mano nella tasca del cappotto e tirò fuori quel libretto universitario, sorrise e tornò alla sua scrivania.
Si sedette e cominciò a vedere i dati della ragazza, vide i voti degli esami che aveva sostenuto, erano tutti bei voti. Infatti, erano tutti trenta solo un vent’otto stonava.

Però la ragazzina non se la cava male.

Poi si soffermò sulla foto, era davvero carina. Occhi neri e capelli color della notte, intanto il suo nome rimbombava nella sua mente.

Rin.

Ma poi si trovò a dirlo a voce alta.

-Rin-.

-E chi è? Un nuovo cliente?-.

Posò il libretto e vide davanti a sé un uomo con capelli neri raccolti in un codino e occhi viola scuro che, lo guardava divertito.

-Miroku, non si bussa più-.

Disse freddo e tagliente. Miroku lo guardò divertito, era la prima volta che lo vedeva preso da qualcosa.

-Certo che ho bussato, ma tu eri troppo assorto nei tuoi pensieri per rispondere, così mi sono deciso ad entrare lo stesso-

Sesshoumaru scosse il capo, era inutile sprecare altre parole con lui, perciò andò subito al sodo.

-Che vuoi?-.

-Niente di che, mi sono solo chiesto il perché non eri venuto con la macchina-.

Ma poi continuò avvicinandosi.

-E poi non avevi mai fatto così tardi. Che cosa ti è accaduto?-.

Sesshoumaru si alzò e guardò fuori dalla finestra.

-Non sono affari tuoi!-.

Rispose infastidito, non amava gli interrogatori.

-Sempre gentile-.

Ma poi lo sguardo di Miroku cadde sul libretto, ch’era sulla scrivania e con un gesto veloce lo prese e vide a chi apparteneva.

-Chi è questo bel bocconcino? Mh, vediamo si chiama Rin…ehi fammi vedere dove abita-.

Non finì di leggere perché Sesshoumaru glielo aveva strappato dalle mani ma Miroku con tono malizioso gli domandò.

-Chi è, una tua conquista? Però è una bella ragazza perché non me la presenti?-.

Sesshoumaru assottigliò gli occhi e disse.

-Non sono affari che ti riguardano e poi mi risulta che tu sia già impegnato-.

L’uomo si grattò il capo e disse.

-Sì, hai ragione se Sango viene a sapere di questa discussione mi scotenna-.

-Esatto! Piuttosto non avevi un bilancio da presentarmi?-.

Miroku deglutì, si era dimenticato di portare al suo capo il bilancio. Ridacchiò nervoso.

-Beh, vedi…-.

-Ti sei dimenticato-.

-Eh già-.

Sesshoumaru sospirò. Sapeva dell’efficienza del suo collaboratore, ma alcune volte si perdeva per un non nulla.

-Sbrigati a portarmi quel bilancio, invece di parlare di queste cose frivole-.

-Ok, allora è meglio che vada-.

Disse Miroku, mentre si dirigeva verso la porta, l’aprì ma prima di uscire.

-Se fossi in te non io me lascerei scappare-.

Sesshoumaru lo freddò con lo sguardo, Miroku aveva capito che non doveva più aprire bocca perciò chiuse la porta dietro di sé, sapeva che doveva segarsi ogni tanto la lingua se voleva vivere.

Una nuova conquista…chissà forse…

-Ma che vado a pensare io ho una società da gestire, non devo farmi rallentare da sciocchezze simili-.

Ritornò alla scrivania.  Si sedette alla poltroncina, prese i fascicoli e cominciò a visionarli, anche se il viso di quella ragazza gli ritornava alla mente prepotentemente.

Basta pensare a lei!

Scosse la testa doveva pensare al lavoro e basta.


***


La giornata di shopping era finita. Si sentiva stanca ed esausta, non vedeva l’ora di tornare a casa.

Non vedo l’ora di buttarmi sul mio dolce lettino.

Pensò mentre era di fronte al portone di casa, ma prima doveva nascondere i regali che aveva comprato. Perciò decise di metterli nel piccolo magazzino degli attrezzi ch’era in giardino.

Almeno le pesti non avranno i regali prima del tempo.

Nascose i regali ed entrò in casa. Si tolse le scarpe, il cappotto, sciarpa e berretto e salì al piano di sopra salutando tutti.
Era davvero stanca, aprì la porta della sua camera e si diresse verso il letto, si buttò sopra di esso.

Che giornata stressante, non l’auguro neanche al mio peggior nemico…anche se…uffa, non devo più pensare a lui.

Si alzò e si diresse verso la sua borsa, doveva riprendere il suo cellulare, oramai scarico. Ma poi con disappunto che mancava qualcosa.

Ma dov’è? Era qui…giuro di averlo lasciato nella borsa…oddio no!

Velocemente corse verso il cassetto della scrivania e lo svuotò, ma niente, spostò i libri ma nulla.

-Ma dov’è il libretto universitario? Oddio, se l’ho perso sono rovinata-.

Ma nulla di quel libretto neanche l’ombra, avvilita cadde a terra, cominciò a piangere.

Ecco questa giornata non poteva finire nel migliore dei modi.

Ma non sapeva che il suo adorato libretto era nelle mani dell’uomo del suo destino.


 

 

Continua…




_______________________________
Chiedo venia per il ritardo, ma il lavoro nel periodo pre-pasquale mi ha rapito, nel vero senso della parola.
Un bacio e Buona Pasqua.

   
 
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