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Autore: lmpaoli94    17/04/2017    0 recensioni
Che cosa sarebbe successo se la figlia dello zar Pietro II e della zarina Aleksandra Fedorovna Romanova si fosse rifugiata in una delle più belle città del mondo? Non vi resta che scoprirlo leggendo!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia, Dimitri, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La principessa Anastasia era riuscita a rifugiarsi nell’hotel più bello e costoso di tutta la città: il Plaza Hotel.
Mentre era riuscita a fuggire da quella che era la sua casa, con sé riuscì a portare qualche vestito e una numerosa cospicua somma di denaro, che gli ha facilitato il soggiorno in quel meraviglioso albergo.
Naturalmente non dette le sue vere generalità.
Appena calcò il suolo americano, si fece fare una carta d’identità falsa, ma puramente autentica.
«Buon pomeriggio, signorina Klasic. Si goda le meraviglie della città» gli disse la receptionist.
«Grazie mille. Lo farò»
 
Era inverno.
Ma non era un inverno rigido come quello russo.
Il clima era più sopportabile.
La neve era caduta a grandi fiocchi sull’intera città.
Tutte le strade e i palazzi erano sotto una coltre immensa di neve.
Presto si sarebbe festeggiato il Natale.
Un Natale molto triste per la principessa. Se non fosse per…
«Fa molto freddo oggi, non trovate?»
Uno sconosciuto si era seduto su una panchina accanto a lei, ignorando completamente chi fosse veramente.
«Eh sì…»
«Non posso credere che una giovane donna come lei sia tutta sola qui al freddo»
«Beh, certe volte preferisco la solitudine alla compagnia»
«Vuole che me ne vada?» domandò l’uomo serio.
«No, stia pure. Non è certo facile trovare un uomo che ti parla con tale naturalezza con una sconosciuta come me»
«Ah, che maleducato che sono. Il mio nome è Erik. Lei è…»
«Anna. Anna Klasic»
«Piacere Anna. Possiamo darci del tu?»
«Certamente» rispose la giovane donna sfoggiando uno dei suoi rari sorrisi.
«Lo immaginavo che lei era russa. Ma non ne ero del tutto convinto…»
«Perché?»
«Parli perfettamente l’americano. E per un russo non è una cosa facile. È come se io parlassi perfettamente russo. Impossibile»
«Mai dire mai nella vita…»
«Già. Mi piacerebbe imparare una nuova lingua. Ma con il mio lavoro, non ho quasi mai tempo per me stesso»
«Che lavoro fai, Erik?»
«Sono un facchino, e lavoro all’hotel dietro di noi»
Anastasia girò lo sguardo per poi capire che si riferiva all’hotel dove alloggiava.
«Al Plaza Hotel? Che coincidenza. È proprio lì dove risiedo tutt’ora»
«Davvero? Strano, non ti ho mai visto»
«Bisogna anche dire che è il più grande albergo al mondo, quindi ritrovarsi in un posto simile, non è mai facile»
«Sì, hai perfettamente ragione. Pensa che lavorandoci da tre anni, certe volte continuo a perdermi. Anche se mi hanno dato una mappa dell’albergo, non mi serve quasi a nulla. È pieno di passaggi e scale che sulla mappa non sono segnati»
«Cosa serve fare una mappa se poi è decisamente così diversa?»
«Non lo so proprio… Bisognerebbe dirlo al direttore»
«Secondo me non sanno stilare una semplice mappa di un edificio»
La battuta di Anastasia fece scoppiare dal ridere il giovane Erik.
«Allora per fortuna che sono molto più bravi a dirigere un albergo che a fare questo altro tipo di cose»
«Puoi ben dirlo»
Improvvisamente, il cielo divenne nuvoloso, e una fitta pioggia si era abbattuta proprio su Central Park.
Ma per fortuna riuscirono ad entrare in hotel in tempo, evitando così di bagnarsi.
«Chiamo subito qualcuno per aiutarti»
«No Erik, lascia perdere. Non è così grave. Vado subito in camera a sistemarmi»
«Beh, allora grazie di tutto» fece il facchino distogliendo lo sguardo dalla giovane donna.
«Grazie a te per la compagnia»
Si fissarono qualche secondo senza dire una parola, mentre decine di persone affollavano la hall dell’albergo.
«Visto che sei stata bene con me, che ne diresti di un altro incontro?» domandò Erik imbarazzato.
«E’ forse un appuntamento?» domando Anastasia alquanto divertita.
«No, no. Certo che no. È solo che… voglio rivederti»
«Anch’io Erik. Magari ci possiamo vedere nel bar dell’hotel»
«Preferirei di no. Qui mi conoscono tutti e non voglio dare stupidi pettegolezzi frequentando una giovane e bella donna come te… Oddio, non posso averlo detto»
«Ahahah. Viva la sincerità!»
«Ti prego, dimentica le mie parole»
Erik era diventato rosso come un peperone. Se fosse stato per lui, sarebbe sparito dalla faccia della Terra.
«E perché dovrei? Mica mi hai offeso»
«Sì però… forse penserai che sto correndo troppo…»
«No, sinceramente no. E poi finora non abbiamo fatto nulla di male e di compromettente. Ci stiamo dando solo un appuntamento… ah no, un incontro»
«Ok. Che ne dici se ci incontriamo nel solito posto di oggi?»
«Perfetto. Domani alla solita ora?»
«No, domani lavoro tutto il giorno. Facciamo dopodomani. Sarai sempre qui vero?»
«Certo che sì. Allora ci vediamo dopodomani. A meno che non ci incontriamo qui in albergo»
«Anche se ciò succedesse, non posso rivolgerti la parola. Tranne che dirti buongiorno e buonasera. Giusto per tenere le distanze tra cliente e dipendente»
«Capisco. Allora buon lavoro» disse infine Anastasia congedandosi con un sorriso splendente e salutandolo con un cenno della mano.
Erik non potè ribattere visto che era rimasto spiazzato dal comportamento della giovane che aveva appena conosciuto.
 
Parlò di tutto questo subito con Gregory, un suo fedele amico.
«Oggi ho conosciuto una donna a Central Park»
«Ah sì? E com’è?»
«Penso che sia lei…»
«Come scusa?»
«Credo di aver trovato l’imperatrice di Russia»
   
 
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