Salvezza
Uno
Quasi
sei anni erano passati da quando erano andati via i Volturi.
Nessie,
ormai, sembrava una sedicenne. Tutti sapevano che la sua
maturità
sarebbe stata imminente e la sua crescita si era rallentata molto
rispetto la sua nascita, però non c'erano dubbi che lei
fosse
più speciale delle altre ragazze.
E
così che inizia questa storia...
Renesmee
frequentava la seconda nel liceo di Forks. Per ovvie ragioni il suo
nome si era trasformato in "Renesmee Masen", perchè
"Cullen" e "Swan" avrebbero fatto sospettare
qualcosa.
Nessie
si stava recando al suo armadietto. Aveva cinque minuti esatti per
andare dall'aula di informatica al suo armadietto, cambiare i libri
per poi scappare verso l'aula di chimica.
Ormai
erano passati almeno tre minuti. Aprì l'armadietto: al suo
interno tutte le cose erano in ordine e avevano una posizione
specifica. I libri a destra, i quaderni a sinistra, i documenti sopra
la piccola mensola. Nell'anta c'erano delle foto: Jacob, Jacob con
lei quando era piccola e lei e Jacob qualche mese prima.
"E'
troppo rischioso che tu ti porta questa foto a scuola"
le aveva detto sua madre prendendole di mano la foto sua e di Jacob
quando sembrava che lei avesse appena 4 anni.
"Figurati!
Devi stare un po' più tranquilla! Se faranno domande
dirò
che è mia cugina" le
aveva risposto lei.
"Si
certo, e da quando le cugine si somigliano così tanto?"
le aveva detto sua madre.
"Da
oggi. E' un discorso inutile. Sai meglio di me che la
porterò
lo stesso" e
così
aveva fatto.
Sorrise
ripensando a quel battibecco. Lei era una che obbediva sempre,
però
se c'era di mezzo Jacob, anche in una minima parte, tutto cambiava,
doveva essere come voleva.
Si
diresse verso l'aula di chimica e quando si accorse che era in
ritardo, corse su per le scale e arrivò in classe con il
fiatone.
«Mi
scusi professore»
disse Nessie entrando in classe.
«Non
si preoccupi signorina Masen»
rispose il suo insegnante.
Renesmee
si sedette vicino a Julie, la sua compagna per il progetto di
chimica.
«Ciao»
le disse Julie.
«Ciao»
rispose Nessie ancora affanata.
«Allora,
ragazzi»
iniziò il professore.
«presto
ci sarà il ballo per le feste di Natale e lo capisco,
però
vi ricordo che finirà anche il trimestre, quindi vorrei
vivamente che i preparativi della festa non influiscano nella
preparazione del vostro progetto. Quindi: al lavoro.>>
conluse
l'insegnante andandosi a sedere.
«Bene.
Siamo ancora in alto mare»
disse Julie sospirando.
«Si,
mi dispiace di non esser potuta venire la scorsa volta»
si
scusò Nessie. La ragazza, infatti, quel giorno era andata a
caccia.
«Ma
si, non ti preoccupare, l'importante è che ci mettiamo
subito
al lavoro» rispose
Julie con un sorriso.
Julie
era la migliore in chimica e nella maggior parte delle altre materie,
era dolce e aveva un cuore d'oro. Era sempre pronta ad aiutare chi se
lo meritava davvero, però gli altri la isolavano, anche se
Nessie ne ignorava il motivo.
Il
primo giorno che Nessie ebbe chimica, l'anno prima,
addocchiò
subito il posto accanto a Julie e le chiese se poteva sedersi
lì
e lei, naturalmente annuì, così da allora
divennero
ufficialmente compagne di corso e di progetti.
Julie
e Nessie si misero subito a lavorare e presero delle fialette con
liquidi colorati e iniziarono degli esperimenti che avrebbero
costituito il loro progetto di scienze.
Così,
le ultime due ore della giornata scolastica, passarono. Quando la
campanella suonò, Nessie e Julie avevano già
riposto
ogni cosa e avevano già messo via i libri. Le ragazze si
salutarono e Renesmee scappò verso il suo armadietto.
Dopo
pochi minuti vide che la Volvo di suo padre era parcheggiata fuori
dalla scuola e si precipitò verso la macchina. Alcuni suoi
compagni del corso di informatica e di giornalismo la salutarono, ma
lei gli rivolse solo un cenno distratto.
Entrò
nella Volvo tirata a lucido e diede un bacio a suo padre.
«Tutto
a posto?»
chiese Edward.
«Si,
quasi. Mi serve aiuto in chimica»
disse lei.
Edward
sorrise e annuì alla figlia. Non doveva chiederle
più
nulla perchè lei stava già ricordando momento per
momento la mattinata trascorsa a scuola. Questo era il genere di
conversazioni che piacevano a Nessie e che facevano sorridere Edward.
Si
assomigliavano molto quei due. Anche Nessie era un po' introversa
come suo padre, in più aveva i suoi capelli e la sua
velocità.
I "poteri" di Renesmee erano dimezzati rispetto a quelli
degli altri vampiri, lei, infatti, poteva correre velocemente ma non
distruggere le cose. Certo, era sempre più forte di una
comune
sedicenne. Quando Edward scoprì che la figlia non era forte
come gli altri si allarmò un poco. Aveva già
deciso che
tipo di macchina acquistarle appena avesse avuto l'età
anagrafica necessaria.
Arrivarono
a casa dei Cullen, quella comune, e Nessie entrò raggiante.
«Ciaooooo»
aveva urlato Renesmee metre saliva le scale.
«Ehy,
buongiorno»
l'aveva salutata la zia Rosalie dandole un bacio.
Nessie
salutò gli altri membri della famiglia: un bacio al nonno
Carlisle, un bacio e un abbraccio a nonna Esme, un abbraccio
affettuoso da parte di Jasper e un abbraccio anche ad Alice, mentre
Emmett la prese in braccio e lei lo abbracciò.
Per
ultima salutò Bella che le diede anche lei un bacio.
Tutti
i Cullen adoravano Renesmee. Rosalie l'adorava ancora prima della sua
nascita, Alice voleva bene a tutti e poi Nessie non faceva storie se
Alice la usava come bambola cambiandola ogni volta, Jasper quasi si
emozionò quando lei lo chiamò per la prima volta
zio e
da allora aveva fatto breccia nel suo cuore, Carlisle ed Esme erano
affascinati da lei e poi lei era la prima e l'unica nipote che
sarebbe potuta nascere ed erano grati che fosse proprio di Edward,
Emmett, invece, si trovò subito a suo agio con Renesmee e si
divertiva un sacco ad andare nel bosco con lei per giocare, ma ben
presto la piccola si trovò a passare meno tempo con lui e
più
con Jacob. Ad Emmett dava fastidio. E non poco.
Jacob.
Oh, si proprio Jacob.
«Oggi
devo vedere Jacob!»
esclamò all'improvviso Nessie
esultante.
Rosalie
ed Emmett fecero una smorfia di disapprovazione. Erano gli unici
Cullen che non si erano ancora abituati a Jacob. La gelosia nei
confronti di Renesmee non aiutava.
«Amore,
non potete uscire un altro giorno? Oggi avevamo pensato di andare a
caccia»
disse Bella alla figlia.
Lo
sguardo di Nessie cambiò in una faccia stupita.
Ma
che dice???
Renesmee
si voltò verso Edward.
«Se
per un giorno non lo vedi non cadrà il mondo»
le disse
Edward abbastanza tranquillo.
Renesmee
si irrigidì. Ma che passava nella testa di quei due?
Ma
cosa dite? Io lo DEVO vedere! Capisci?? No! Non ho bisogno ancora di
cacciare, posso resistere ancora per un po'!
Nessie
stava comunicando col padre e se gli altri non avessero capito che
lei parlava col padre avrebbero detto che Nessie aveva la faccia di
qualcuno che sta per avere una congestione. Infatti la sua faccia da
stupita si fece arrabbiata e poi isterica.
«Lo
sapevate che oggi dovevo vedere Jacob! Lo fate apposta!!!»
Renesmee si stupì quando si accorse che stava parlando ad
alta
voce.
«Ma
Nessie, tu vedi Jacob quasi tutti i giorni,
capisci che ciò che dici non ha molto senso?» Bella
cercava di far ragionare la figlia.
Nessie,
però rimase zitta. Si fece rossa in viso per la rabbia,
prese
lo zaino e si lanciò dalla finestra per correre verso casa
sua.
Ma
che cosa gli prende? Sembra quasi che non mi vogliano far vedere
Jake!
Bella
ed Edward, come il resto dei Cullen, rimasero attoniti per il
comportamento di Renesmee.
«Ma
che le prende?»
chiese Bella un po' stupita e un po'
preoccupata.
«Non
lo so, non capisco questa reazione esagerata e, soprattutto, questo
cambio d'umore»
rispose Edward guardando la moglie negli
occhi.
«State
tranquilli»
disse Carlisle sorridendo.
«Non
è difficile da capire. E' un'adolescente e queste reazioni
sono naturali»
spiegò Carlisle ad Edward e Bella.
«Tu
credi?»
chiese Edward.
«Si,
assolutamente. Mi stupisce il fatto che queste, chiamiamole "crisi",
le siano venute così in ritardo, cioè non riesco
a
stabilire una logica nei suoi tempi. Penso proprio che in tutto
ciò
non ci sia nulla di logico»
Carlisle concluse con un sorriso
per rassicurare i due "neo" genitori. Anche se Renesmee
aveva già otto anni, Bella ed Edward non avevano avuto la
possibilità di maturare come genitori, perchè la
loro
"bambina" non dava tempo loro di poter ragionare su come
reagire alle situazioni o poter fare degli errori per imparare.
«Forse
è meglio che io vada a parlarle»
disse Bella agli
altri.
«Non
per turbarvi, ma in questo momento penso che abbia bisogno
più
di Jacob che di qualcun'altro»
s'intromise Carlisle serio.
Bella
si offese. Era la sua
bambina. Perchè c'era sempre qualcuno che serviva
più
di lei? Perchè non poteva andare da sua figlia e godersi
altre
scenate da adolescente? Il tempo passava in fretta e Bella si accorse
ben presto che tutti i momenti persi con la figlia non sarebbero
più
tornati e questo la turbava e la rattristava.
«Scusami
Carlisle, ma essendo mia figlia, mi sento in dovere di parlare con
lei. Magari Jacob lo vedrà un'altra volta»
disse Bella
decisa.
Edward
si accorse dell'umore della moglie e fulmineamente
l'abbracciò.
Spesso i gesti di Edward non avevano bisogno di spiegazioni.
Bella
baciò il marito e poi seguì le orme della figlia
lanciandosi dalla finestra.
«Carlisle
penso proprio che le dia fastidio non poter reagire come qualunque
madre. Tu glielo impedisci ogni volta»
disse cautamente Edward
a Carlisle.
«Si,
penso tu abbia ragione. Però ti prego di capirmi, non
sappiamo
bene come gestire tutto questo»
si scusò Carlisle.
Edward
annuì e poi tornò a guardare oltre il vetro della
finestra pensando alla moglie.
Ed eccomi qui con una nuova fic su Twilight.
Devo dire a mia discolpa che questa fic l'ho scritta sei mesi fa e l'ho solo corretta, perciò spero di non deludere nessuno! Dico in anticipo che la fanfiction l'ho completata oggi, perciò non ci saranno problemi con l'aggiornamento! Spero, in ogni caso, che qualcuno la commenterà oppure seguirà, mi farebbe piacere! (a chi non lo farebbe? xD)
Bene, al prossimo capitolo. Un bacione.
P.s. Lasciate anche commenti negativi, non ho intenzione di offendermi! xDDDD
Erika <3