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Autore: Matixa    26/04/2017    2 recensioni
Le nere nubi che fino a pochi attimi prima gorgheggiavano furiose di tempesta si sono andate diradando e spessi raggi dorati, perforandole, adesso accarezzano l’oceano ormai calmo come a volerlo tranquillizzare; un moto di terrore l’attraversa al ricordo di quant’era spaventosi trovarsi in balia delle altissime onde.
Sussulti improvvisi la costringono a sputare sale e acqua.
È viva.
-Laggiù!-
Passi insonorizzati dalla sabbia le giungono alle orecchie come vibrazioni, il chiacchiericcio aumenta di volume fino a che alcune ombre oscurano la luce.
È salva.
-Portiamola da Naraku-
“Do-dove mi portate?”
“Riposa ragazza, sta buon e finirà tutto in un lampo … ”
Chiude gli occhi spaventata anche perché, dalle risate dei due tizi davanti, capisce benissimo che nulla di quello che le è appena stato detto si avvererà.
Si addormentò sotto allo sguardo ambrato di un uomo che indifferente alle parole dei suoi compagni osservava lo scorrere monotono dell’orizzonte interrotto qua e là da alcune solitarie palme.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Inspirando forte cercò di annodare i lembi stracciati della gonna in modo da coprirsi almeno fino alle ginocchia.
Il respiro erratico non ne voleva sapere di regolarsi, le lacrime cadevano incessanti, il mal di testa lancinante le provocava sensi di vertigine e nausea impossibili da sopportare e solo ora il  sangue sembrava voler smettere di fluirle dal naso.
Avrebbe dato chissà cosa per un fottutissimo analgesico.
Sfiorandosi la fronte con le mani gelide cercò di dare sollievo al rovente calore che la percorreva.
Aveva gridato talmente forte  mentre quel dannato cercava di possederla da aver amplificato il dolore che già provava e ora quella cefalea sembrava spaccarle il cranio.
 
Soffocò un singhiozzo ricordando le fasi dell’aggressione appena scampata.
Strattonandole i capelli e tappandole la bocca Naraku le aveva intimato di smettere di gridare ma lei presa dal raptus della paura l’aveva morso, lui di rimando schiaffeggiata e lei, a furia di graffiarlo s’era spezzata le unghie contro le placche del giubbotto mentre con un paio di ginocchiate lo colpiva ai fianchi.
Vide tutto bianco quando un destro coi fiocchi l’aveva colpita in mezzo agli occhi d’improvviso e nei pochi attimi che le ci vollero per riprendere coscienza di sé il pirata le strappò la camicia sul petto agguantandole poi l’orlo in vita per fare lo stesso; con la voce incendiata dal dolore alla gola aveva urlato ancora e ancora smettendo solo quando il cuscino con cui le aveva coperto il viso le impedì di respirare.
 
“Ti avverto che se non la smetti ti soffoco maledetta mocciosa!”
 
Confusa dal terrore non smise di scacciarlo neanche sotto minaccia, sarebbe morta piuttosto.
 
Il caldo sapore di ferro le giunse alle labbra mentre alcune gocce deviando lungo la guancia seguirono il percorso già tracciato dalle lacrime finendole fra i capelli macchiando le pregiate lenzuola.
 
“Mhn, non hai per niente un bell’aspetto …”
 
Si era allontanato e subito voltandosi su di un fianco Rin cercò di nascondersi alla sua vista mentre la voce suadente del suo aggressore riempiva nuovamente la stanza.
Com’era possibile che nonostante tutto le desse ancora i brividi? L’aveva appena minacciata di morte se non si sottometteva, e lei fremeva?!
 
“Forse ho affrettato troppo le cose, dopotutto non ci conosciamo che da pochi minuti …”
 
Lo sentì sbuffare poco convinto prima di spostarsi per rimettersi in piedi.
Nel silenzio più totale mosse alcuni passi spegnendo finalmente quella dannatissima e lancinante luce facendo il giro del letto arrivandole accanto.
 
“Giacché per oggi sono contento così ti lascio il primo round mocciosa, ma ti avverto che se la prossima volta ti azzarderai solamente a fiatare giuro sui Kami più neri e oscuri del creato che ti apro dalla gola fin giù nelle viscere!”
 
Toccandola con l’indice dalla giuntura delle clavicole fin quasi a quella delle cosce sibilò quella minaccia assicurandosi che recepisse il messaggio, dopodiché scivolò via nell’oscurità lasciandola finalmente sola.
 
 
Stordita dalle botte, dall’emicrania e dallo shock Rin cercò sollievo nella fresca consistenza del materiale che componeva i cuscini riuscendo ad alleviare il tamburellare delle fitte fino a renderle un po’ più sopportabili non accorgendosi dell’ombra apparsa sull’uscio rimasta immobile ed in silenzio a vegliare i suoi lamenti fino a che la giovane s’arrese alla stanchezza.
 
L’accendersi della flebile fiammella di una candela fornì un minimo di visibilità alla buia stanza e fu solo allora che il mozzo entrando, posò una bacinella sul piccolo tavolino a lato del letto intingendovi uno straccio e dopo aver spostato il cuscino col quale la ragazzina s’era coperta  cominciò a pulirle le guance e gli occhi per passare poi delicatamente al naso arrossato e sporco di sangue.
La tremula luce vibrando degli spostamenti d’aria sembrava colata di miele sulle fattezze della giovane che sfinita non s’era resa conto d’esser medicata.
Gli occhi del mozzo profondi e misteriosi seguirono centimetro per centimetro l’umida pezza che percorreva le guance il collo, la fronte e gli occhi della ragazzina simpatizzando in qualche modo con la sua situazione.
Prendendole la mano sfregò delicatamente il panno notando i piccoli graffi sulle delicate dita e le unghie scheggiate … quella ragazzina così piccola e indifesa che non si era arresa alla crudele prepotenza di Naraku riuscendo anche se per poco a mandarlo via l’aveva incuriosito parecchio.
 
Chissà chi era e da dove veniva; prima, mentre si stava dirigendo al magazzino per procurarsi il necessario  a curarla aveva sentito gli sgherri parlare di lei e a quanto dicevano ancora non si era riusciti a scoprirne l’identità ed era strano; Naraku aveva contatti ovunque e scopriva in poco tempo tutto quello che voleva, come mai con questa qui ci voleva così tanto?
Osservò nuovamente quel viso chiaro e stanco riuscendo solo a notare come i suoi nerissimi capelli rilucessero del flebile bagliore della candela.
La mano che stringeva il panno umido lasciò la presa muovendosi mossa dalla curiosità più che dal volere verso la folta chioma sparpagliata sul letto. Quando quasi l’aveva raggiunta uno spostamento d’aria alle sue spalle bloccò i suoi movimenti destandolo dal trance.
Ritraendo l’arto si voltò lentamente riconoscendo sull’uscio il profilo esile di Kagome.
 
“Naraku ti cerca …”
“…”
“Mi occupo io di lei …”
 
Avvicinandosi prese il pezzo di stoffa abbandonato continuando l’opera mentre lui muto e silenzioso rimaneva al suo posto senza risponderle in alcun modo.
Quando era sotto l’effetto della malia non aveva senso parlare con lei o quell’altra poiché andavano subito a riferire tutto al demone e allora si che erano guai. Anni addietro aveva assistito ad un episodio riguardante la fine che facevano fare su quell’isola ai traditori e non ci teneva a seguire l’esempio di quel povero matto che aveva cercato di farla in barba a Naraku.
Anche se non faceva proprio tutto quello che il bastardo gli ordinava, guadagnandosi per questo periodi di isolamento nelle segrete alla baia, non aveva senso alcuno farselo nemico; un semplice uomo come lui non aveva possibilità contro un’armata di mercenari e demoni quindi era molto meglio starsene buoni e remissivi e anche se spesso il cuore gli esplodeva dalla rabbia di fronte alla crudeltà di quell’abominio il suo proverbiale autocontrollo era sempre riuscito a tenerlo calmo e in vita.
 
 
“Se non ti sbrighi ti punirà …”
 
Kagome lo sfiorò appena e con un lieve sussulto si mise in piedi.
Annuendo distratto si avviò.
 
 
…………
 
 
I forti rintocchi della cattedrale rompevano l’incessante e fastidioso scrosciare dell’acqua contro le vetrate e le fiammate dei baleni, snodandosi come serpi luminescenti spezzavano le tenebre della notte dividendo il cielo in decine di cupe schegge dai contorni irregolari che a loro volta dipingevano, colandole di nero e di luce, le pareti delle case i versanti dei monti e persino le insenature del golfo dove il mare in tempesta scagliava onde letali e spumose contro le lucide e lisce barriere di sassi e scogli sui quali scivolava umida e regolare l’accesa luce del faro scandendo un ritmo silenzioso e infinito.
 
Dall’alta finestra dell’antico castello abbarbicato sui faraglioni della falesia un uomo osservava in silenzio il manifestarsi del proprio tumulto interiore paragonando il vento impazzito al flusso caotico del sangue nelle vene, l’infrangersi della mareggiata all’uragano che erano i suoi pensieri, i rintocchi della mezzanotte erano la lucidità del suo ego che nonostante tutto cercava di rimanere intatta e la luce intermittente del faro gli eterni ed infallibili battiti del suo cuore che nonostante la tempesta e la feroce angoscia avrebbero continuato a pompare la vita dentro al suo corpo.
 
Oltre la trasparente barriera il rumore diveniva silenzio, il gelo dei venti mutava nel calore del caminetto acceso e la crudeltà della natura selvaggia diventava sicurezza di una casa antica.
 
 
CONTATTO RADAR INTERROTTO CON IL CRIMSON MOON
IMPOSSIBILE EFFETTUARE RICOGNIZIONE AEREA PER VIA DELLE AVVERSE CONDIZIONI METEO
RACCOLTI ALCUNI SUPERSTITI DALLA NAVE DA CROCIERA XXX
NESSUN’AVVISTAMENTO DELLO YACHT ALLA DERIVA CHE A QUESTO PUNTO NON PUO’ ESSERSI CHE INABISSATO
SOSPESE LE RICERCHE A CAUSA DEI FORTI VENTI
ALL’ALBA DI STAMANI MANCAVANO ALL’APPELLO 3 PERSONE
RECUPERATE LE SALME DEL CAPITANO E DELL’UFFICIALE IN SECONDA, NESSUNA TRACCIA DELLA REPORTER
EMESSO ORDINE DI RIENTRO.
RIN ASARI DICHIARATA DISPERSA
 
“No …”
 
Esalando un sospiro grave l’uomo voltò le spalle alla tormenta tornando a fissare il foglietto bianco sopra la lucida scrivania.
L’aveva letto solo una volta eppure ogni singola linea gli era rimasta impressa a fuoco nella mente.
 
RIN ASARI DICHIARATA DISPERSA
 
Impossibile …
La voce squillante e ridente della ragazzina gli ronzava nelle orecchie mentre con l’espressione più dolce di sempre cercava di farlo desistere dal mandarla in ferie.
E poi la prima comunicazione dal largo, in cui gli diceva quello che provava comportandosi come ogni ragazzina dovrebbe fare anziché indossare sempre la seria e impassibile maschera di reporter.
 
È bellissimo!! Il mare sembra un’enorme prato color cobalto tanto è calmo!!
Grazie per l’opportunità Signor Taisho.
 
“Non di nuovo”
 
Stringendo i denti deglutì e la saliva faticò a superare l’amaro e denso groppo che gli annodava la gola. Cosa aveva fatto?
 
Ho fatto bene a  darle retta.
 
Un soffio contento erano state le ultime parole che gli aveva rivolto la sera prima dell’incidente mentre se ne stava sul ponte a sorseggiare il suo drink osservando il tramonto.
Per tutti i Kami celesti, l’aveva condannata a morte …
 
RIN ASARI DICHIARATA DISPERSA
 
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!”
 
L’urlo disumano sovrastò persino il fragore dei tuoni e l’antica fortezza tremò fin nelle fondamenta.
 
 
……………
 
 
Riprendere coscienza di sé rendendosi conto di non avere il cervello in procinto di esplodere fu qualcosa di veramente gradito e Rin accolse con gioia il nuovo risveglio.
Grattandosi distrattamente il solletico provocatole falla frangia sulla fronte masticò a vuoto; deglutendo appurò che doveva a tutti i costi lavarsi i denti o avrebbe ucciso la prima persona che le si fosse avvicinata.
L’immagine di Naraku le balenò fra i pensieri e in un attimo il desiderio di sciacquarsi la bocca sparì.
Quel bastardo le doveva stare alla larga!!
Sbuffando via di colpo tutta l’allegria che di norma la caratterizzava Rin aprì prima un occhio, poi l’altro lanciando occhiate poco convinte a destra e manca prima di mettersi a sedere.
 
Via libera.
 
“Ben svegliata!”
 
Rin non urlò solamente perché la dolce voce femminile che le aveva parlato non poteva in alcun modo appartenere al demone nero.
Voltandosi verso la direzione da cui questa proveniva la mascella le cadde dalla sorpresa.
 
A pochi metri da lei, sulla soglia d’entrata alla sua celletta c’era la ragazza più carina che avesse mai visto.
Capelli neri e folti incorniciavano un viso latteo entro il quale due occhi color della cenere dal taglio particolare attiravano l’attenzione.
Un naso piccolo divideva in due il viso portando ad indugiare su labbra rosee e perennemente sorridenti.
Il collo sottile adornato da preziosi fili d’argento si perdeva in spalle delicate dai contorni morbidi che scendevano in un paio di braccia esili ma ben definite, vesti leggere ed eleganti coprivano l’intera figura fin poco sopra alle caviglie mostrando un paio di piedini fasciati da caratteristici sandali color dell’oro.
 
Una tale meraviglia cosa diamine ci faceva in un posto come quello?
 
“Non essere spaventata, va tutto bene …”
“Non, io … non sono spaventata ma …”
 
Mostrandole il più dolce dei sorrisi ella entrò nella stanza posando il vassoio che reggeva sul tavolino accanto al letto.
Frutta di ogni tipo, succhi e pezzi di pane imburrati facevano bella mostra di sé attorno ad una teiera ed una tazza di nero caffè fumante.
 
Vedendo quel ben di Dio Rin si rese conto d’essere affamatissima.
E come a darle ragione lo stomaco emise un ruggito feroce che la fece vergognare.
 
“Mangia, il mozzo mi ha detto che sei digiuna da ieri mattina, poi ti porterò alle vasche, portai lavare via la salsedine dalla pelle e ti sentirai molto meglio …”
 
Negando a forza Rin si ritrasse, per niente al mondo sarebbe uscita da quel posto sapendo che il demone era in circolazione.
 
“Hai paura di Naraku … tranquilla, starà via per tutto il giorno, è andato a cercare qualcosa e mi ha incaricata di prendermi cura di te … su mangia adesso o ti si fredderà il caffè … è raro trovarne di così buono e sarebbe un peccato sprecarlo … ”
 
Annuendo appena Rin con lentezza raggiunse la tazzina portandosela alla bocca e dopo aver soffiato via un po’ di vapore bevve un sorso di caffè.
Miagolando estasiata chiuse gli occhi rinascendo al beneficio che quella semplice bevanda riusciva a trasmetterle, non c’era niente al mondo meglio del caffè e l’averne fatto a meno il giorno prima rendeva l’esperienza ancor più soddisfacente.
 
“Fai parte della sua banda?”
“Chi, io? Certo che no! Sono stata rapita!! Aspetto che venga pagato il riscatto poi sarò finalmente libera! Non vedo l’ora di tornarmene a casa,mamma Sota ed il nonno saranno preoccupatissimi …”
 
Sota? Dove aveva già sentito quel nome?
 
“Da quanto sei qui?”
“Un paio di settimane credo … è difficile star dietro al passo dei giorni, sto qui dentro praticamente sempre …”
“Ti ha trovata alla deriva?”
“Nah … ero in crociera con mia cugina quando siamo state attaccate … hanno lasciato stare tutti tranne noi due, probabilmente sapevano che io e Sango ci trovavamo a bordo … ”
 
Sango? Fermando la mano dal cogliere un trancio d’ananas Rin rimase allibita.
Sango come Irouhara Sango? La figlia del magnate delle telecomunicazioni sparita dalla circolazione di punto in bianco senza lasciare alcuna traccia?
Ora che ci pensava, la Irouhara Corporation teneva strettissimi rapporti con le industrie Higurashi a cui facevano capo Sota e Kagome Higurashi, ereditieri di Taro Higurashi pioniere nel campo della nanotecnologia divenuto ricchissimo grazie ad alcuni brevetti rivoluzionari.
 
“Tu sei Kagome Higurashi?”
 
Il viso di lei si accese di felicità.
 
 “Hai letto di me sui giornali?”
“S-si ma …”
“Hai sentito se c’erano degli sviluppi? Naraku non mi dice niente uffa!”
“Non di recente ma … da quanto hai detto che siete qui tu e tua cugina?”
“Due settimane, tre al massimo …”
 
Com’era possibile che lei fosse convinta di trovarsi lì da soli ventuno giorni?
L’ultimo articolo che aveva letto risalente a due anni e mezzo fa parlava di un silenzio prolungato da parte dei pirati e benché entrambe le famiglie avessero sguinzagliato i loro migliori uomini alla ricerca delle due, di loro s’erano perse le tracce.
 
“Kagome senti …”
“Uh?”
 
La ragazza le mostrò un’espressione gioiosa e serena; sicuramente era convinta che l’avrebbero presto liberata e qualunque fosse stato il motivo dietro alla sua ignoranza Rin era certa che rivelarle l’esatto lasso di tempo intercorso dalla sua sparizione avrebbe solamente frantumato il suo morale e per cosa poi?  Non aveva elementi sui quali basare alcuna teoria né spiegazione, l’avrebbe abbattuta per niente inoltre era di sé stessa che doveva preoccuparsi ora …
Riprendendo il movimento interrotto agguantò un frutto annuendo verso di lei per ringraziarla del cibo facendole intendere che fosse a quello che si riferiva.
 
“Grazie …”
“Figurati …”
 
E sorridendole ancora prese posto accanto a lei elencandole il nome di ogni frutto presente e persino il tipo di marmellata spalmata sulle fette di pane imburrato.
Dopo aver mangiato tutto Rin la seguì fuori dalla sua celletta cercando di memorizzare il percorso ma perse il filo praticamente subito, quel dedalo di budella scavate nel tufo era troppo intricato e lei faceva sempre fatica a ricordare percorsi complessi.
Chissà in quanto tempo l’aveva memorizzato lei.
 
“Ti muovi bene qua dentro, come fai ad orientarti? Io non saprei tornare alla mia stanza …”
“Ti sembrerà strano ma mi riesce naturale …”
 
Dopo tre anni che ci vivi ovvio che ti riesca naturale …
 
Tenendo quel pensiero per sé Rin decise di guardarsi intorno, doveva pur esserci qualcosa di particolare da prendere come punto di riferimento in caso di necessità, no?

No, lì dentro tutto era cupo sfocato e identico a parte un bagliore che proveniva da un cunicolo scavato in una zona rialzata.
Che ci fosse un’uscita lassù?
 
“Eccoci …”
 
Appoggiandosi alla pietra dell’uscio Kagome le fece posto incoraggiandola ad entrare dentro quella che era una stanza degna delle più lussuose spa.
Vasche ricavate dalla roccia erano ricolme d’acqua tiepida e fumante, polle di vetro posizionate dentro nicchie contenevano oli e petali di fiori secchi, morbidi tappeti a terra isolavano dalla nuda pietra e pile di asciugamani stavano ripiegati dentro lineari scaffali,  unici oggetti d’arredo costruiti dall’uomo.
Dall’alto circolari oblò privi di vetro permettevano alla luce naturale del sole di illuminare la stanza.
Prese nota anche di quello, da lì, arrampicandosi lungo la porosa parete, era possibile raggiungere l’esterno.
 
“Woaw …”
“Bella vero? È l’unico posto si può dire dove riesco a rilassarmi …”
“...”
 
Spingendola dolcemente verso un chiaro paravento Kagome le spiegò che poteva svestirsi ed entrare nella vasca così mentre lei si lavava sarebbe andata a prenderle dei vestiti di ricambio.
 
“Ok …”
 
Incominciò a slegarsi il nodo fisso della gonna lacerata tenendo d’occhio Kagome e non appena questa uscì si precipitò alla parete provando ad arrampicarsi.
La roccia tiepida e irregolare presentava molti appigli e per Rin fu uno scherzo giungere in cima nonostante non avesse alcun’allenamento.
Non calcolò però che l’umidità creata dal vapore delle vasche condensandosi sulla roccia aveva creato una patina scivolosa che le fece perdere l’appiglio a pochi centimetri dal soffitto.
 
Lo scivolone fu così inaspettato che mentre cadeva la poveretta non riuscì ad emettere alcun suono.
Sperava solo di non sbattere contro la roccia e finire per rompersi qualche ossa.
 
Cozzò si contro qualcosa, ma era caldo e morbido e … aveva due braccia.
 
“Uh?”
“Che diavolo fai?”
 
Rendendosi conto d’esser stata acchiappata da qualcuno alzò il viso  guardando oltre sé stessa.
Un paio d’occhi color dell’ambra la fissavano distaccati e mentre parlò anche le sue parole, benché esprimessero curiosità, erano dette con voce calma e atona.
 
“Io … uhm …”
 
Dove aveva già visto occhi così?
 
Avevano un taglio deciso e sottile ed i riflessi di bronzo nell’iride entro i quali si fondeva la pupilla leggermente più allungata erano troppo simili a quelli di una persona che conosceva benissimo per passarle inosservati.
Ma … d’istinto levò lo sguardo alla fronte rimanendo quasi delusa nel trovarla libera ed i capelli poi, erano se possibile ancora più neri dei suoi, scalati e scompigliati dal bagno, lisci e lucidi come piume di corvo pieni di riflessi blu …
Si era sbagliata.
 
“Chi sei?”
“Non ha importanza …”
 
Abbassando lo sguardo notò il colore dorato della pelle dei suoi pettorali, constatò come questi fossero delineati e netti e percorrendo con lo sguardo le sue forti braccia vide come la stretta che le usava la tenesse molto, forse troppo vicina e … coprendosi gli occhi ingoiò un gridolino.
 
Non era mica nudo?
 
“Oh …”
 
Ebbe un leggero senso di vertigine mentre, oltrepassando il bordo della vasca, l’uomo la issò la voltò e infine la rimise a terra.
 
Aveva i boxer phew
 
Avvertì le mani di lui sulle spalle e sulle braccia.
 
“Che?”
“Sei ferita?”
“No …”
 
A disagio fece per spostarsi ma questi prendendole la mano destra rivoltò il palmo fissando prima questo, poi lei.
Un piccolo taglio dal quale usciva un sottilissimo filo di sangue le sporcava la pelle zigzagando verso la giuntura del polso per cadere sottoforma di piccole goccioline a terra.
 
 “Non fa male,nemmeno me n’ero accor- Heeey”
 
Strattonandola la portò dall’altro lato della stanza dischiudendo un mobiletto ed estraendo alcuni medicinali.
Aprendo un barattolo ne versò il contenuto sopra una benda applicandone una dose abbondante pure sulla ferita.
Bruciò da morire.
 
“Zzzz che fai non è nien-”
“Credi davvero che fuggire sia così facile?”
“Nh?”
“Ci ha provato anche Sango, se non l’avessi trovata sarebbe morta …”
“Per un semplice taglietto?”
“Non è il taglietto che uccide sciocca, ma ciò che ci finisce dentro.”
“Uh?”
 
Curiosa osservò la reazione che stava avendo luogo sopra la sua mano notando come il liquido blu diventasse schiuma frizzante e chiarissima a contatto con la pelle.
Di solito queste reazioni avvenivano se c’erano batteri, ma non erano così dolorose o esagerate … rimuginò alcuni secondo fino a che l’evidenza non si manifestò facendola inorridire.
 
“Ha messo veleno dappertutto?”
 
Il tizio  annuì soltanto finendo di medicarle la ferita.
Osservandolo con attenzione Rin si rese conto di quanto fosse concentrato e dedito nell’opera di medicazione; si ipnotizzò osservando il suo profilo netto senza poter fare a meno di notare come questo fosse veramente somigliante con quello di …
 
“Taisho-sama …”
 
Impietrito l’uomo si bloccò guardandola incredulo.
Mordendosi il labbro Rin si maledì mentalmente, aveva appena detto al nemico chi fosse … adesso col cavolo che la la-
 
“Sei una di loro?”
“N-no ma …”
“Allora non nominare mai quel nome qui dentro ragazzina … ne va della tua salvezza …”
“Perché?”
 
Senza dirle altro, dopo averle allacciato un nodo in modo esageratamente stretto portandola a  sibilare, questi si alzò facendo per andarsene.
In un impeto di coraggio Rin lo trattenne guardandolo implorante e se per qualche strana ragione questi avesse creduto alla sua risposta di prima, l’insistenza che la ragazzina dimostrava ora provava che aveva a che fare eccome con la stirpe degli No Inu.
Sbuffando questi rilassò la postura dandole la risposta che cercava mentre con triste disinteresse osservava il cielo oltre l’oblò dal quale ella aveva cercato di fuggire poco prima.
                                                                                        
 “C’è solamente una persona a questo mondo che Naraku desidera distruggere più che ogni altra cosa e si tratta proprio di Inu no Taisho; se venisse a sapere che qualcuno dei suoi prigionieri ha a che fare con lui sarebbe l’inizio di una guerra devastante fra due dei demoni più potenti della storia …”
“… mio Dio …”
 
Spaventata Rin si portò la mano alla fronte guardandosi in giro confusa.
 
“L’unico consiglio  che posso darti è di stare buona e non farlo infuriare come ieri sera … più ti ribellerai più vorrà spezzare il tuo spirito … ”
“Ma … ma … io non voglio che … ”
“Non sei la prima a finire in queste prigioni e non sarai nemmeno l’ultima … se farai ciò che vuole te la caverai con un brutto spavento e basta, sarai a casa entro la fine del mese …”
“Come Kagome e Sango?”      
 “Loro si sono opposte a lui firmando così la loro condanna;  anziché solo una volta adesso le possiede tutte le notti e reprime i loro tentativi di resistergli ammaliandole senza scrupolo … ”
 
Terrorizzata dalla calma con cui lui le parlava, ma soprattutto dalla consapevolezza di quanto quelle parole fossero vere e inesorabilmente vicine a valere anche per lei Rin si lasciò cadere a terra stropicciandosi via le lacrime dagli occhi mentre leggeri singhiozzi la scuotevano fin dentro le ossa.
 
Doveva forse lasciare che quel demonio la violentasse?
Furente lo bruciò con uno sguardo di fuoco mentre decine di lacrime rigandole le guance cadevano a terra venendo risucchiate dal pavimento poroso.
Col cavolo! Se ne sarebbe andata via da lì, in un modo o nell’altro.
 
In silenzio lui rimase a fissarla poi notando Kagome svoltare l’angolo in fondo al cunicolo aggiunse un ultimo avvertimento prima di muoversi verso l’uscita proprio quando la ragazzina la varcò di ritorno dal guardaroba.
 
“Non abbassare la guardia quando sei con lei o quell’altra …”
“Perchè?”
“Se parli di cose scomode quando sono sotto la malia di Naraku sarà come informare lui, ricordatelo bene …”
“M-ma …”
 
Rimase a terra osservando la sua schiena allontanarsi da quel luogo mentre Kagome, preoccupata delle sue lacrime le si avvicinò immediatamente.
 
“Tutto ok? Perché piangi?”
“Niente … mi sono spaventata …”
 
Guardando verso l’uscita, dove oramai non c’era più nessuno Kagome si rivolse a Rin perplessa.
 
“Il mozzo ti ha spaventata?”
“Mozzo?”
 
Confusa Rin approfittò di quello spiraglio per evitare di dare spiegazioni rischiando così di abbassare la guardia.
 
“Si, insomma … quello che è appena uscito; non sapevo fosse qui, ci credo che ti sei spaventata!”
“Come si chiama?”
“Boh …  Naraku dice che non ha memoria di niente che preceda il giorno in cui l’ha ripescato in mare … ”
“È un prigioniero anche lui?”
“Non credo, è libero di recarsi dove vuole, persino di uscire e anche se non va molto d’accordo con gli altri pirati e spesso disobbedisce a Naraku pare non abbia interesse ad andare da nessuna parte …”
“Probabilmente non ricorda dove sia la sua casa …”
“Lo penso anch’io … va beh, adesso bagno?”
 
Annuendo Rin si spogliò immergendosi poi nelle tiepide acque profumate riuscendo persino a rilassarsi nel silenzio mentre Kagome le massaggiava le spalle e le districava i capelli.
Passarono alcune decine di minuti e le sembrò davvero che il corpo rinascesse. I muscoli indolenziti si stavano rilassando, la paura pian piano si attenuava e finalmente sentiva i capelli tornare ad essere morbidi e puliti.
 
“Uhm … potrei abituarmi ad essere coccolata così …”
 
Ad occhi chiusi levò in aria le braccia stirandosi mentre le dita di Kagome si allontanarono dai capelli per permetterle libertà nei movimenti.
 
“Meglio perché io a vederti così mi sono già abituato …”
 
Sbarrò gli occhi quando la roca voce del pirata uscendo da gelide labbra che le sfioravano la pelle le solleticò l’orecchio; contemporaneamente enormi palmi roventi risalendole l’addome andarono a prendere a coppa entrambi i seni.
 
“Kyah-mmm”
 
Il rumore d’acqua rovesciato, dovuto al secondo corpo entrato in vasca che la fece traboccare  ovattò ogni altro suono e nonostante avesse gli occhi aperti la visuale si annebbiò un istante mentre questi cercavano di mettere a fuoco la faccia dello schifoso che la stava baciando con foga e corrotto desiderio strozzandole le grida in gola.
 
“Sei buona da morire, Rrrrrin …”
 
Perdendo un battito si rese conto che a differenza dell’uomo di prima, quello di adesso era nudo del tutto e che quello che le premeva contro la coscia era l’eccitazione del demone, enorme e rovente … miagolando con la gola lamenti disperati cercò di chiudere le gambe ma Naraku vi aveva già preso posto.
Le venne da piangere …
 
“Finirà subito … sarà bellis-”
“Non così … non così … non co-”
 
… poi le venne un’idea.
 
 “ … ”
 
Sentendola rilassarsi  sotto di sé comprese quello che doveva essere successo.
Era svenuta per lo spavento.
Sbuffando contrariato si levò sulle ginocchia concedendosi il piacere della vista di quel piccolo chiaro corpo  perfetto e caldo pronto per lui nonostante colei  cui apparteneva fosse priva di sensi.
L’idea di possederla comunque lo stuzzicò per un istante ma poi cambiò idea, non era certo così disperato e poi lo elettrizzava di più il gusto della conquista piuttosto che prendere a tradimento, nonostante avesse più volte fatto anche quello.
Sorridendo sardonico si passò la lingua sulle labbra pregustando ciò al quale mancava poco oramai … issandosi in piedi la raccolse avvolgendola in un enorme telo prima di dirigersi nudo e possente verso la stanza in cui l’aveva lasciata la sera prima.
Adagiandola sulla parte destra del materasso in modo che la sua faccia fosse rivolta verso di lui prese poso alla sinistra distendendosi contro la testiera esalando una sola parola mentre distrattamente giocherellava con una ciocca nera e bagnata dei capelli di lei.
 
“Kagome!”
“Eccomi Naraku.”
 
Pochi attimi dopo la ragazzina entrò dirigendosi al letto, mettendosi a cavalcioni sul bacino del pirata che mugugnando soddisfatto le circondò i fianchi coi larghi palmi increspando la sottile stoffa della veste che indossava.
 
“La ragazza qui mi ha dato forfait ma come puoi sentire sono molto eccitato, ci pensi tu? ”
“Con piacere mio signore …”
 
Il letto incominciò a dondolare a ritmo con le spinte che la ragazzina esercitava contro il bacino del pirata eccitandolo alla follia solamente sfiorandolo.
Guardando il viso sopito della fanciulla al suo fianco portò le dita sulla spallina del vestito di Kagome scostandola per scoprire il piccolo seno tondo di lei avvicinandolo al viso per inspirare il suo buon profumo, assaggiare il sapore pulito di quella pelle di seta mangiando una mentre guardava l’altra, non c’era perversione più appagante.
 
“Dimmi Kagome, ti ha detto da dove viene?”
“No ”
“Per chi lavora?”
“Neanche …”
“Qualcosa che mi può essere utile?”
“No”
 
Scocciato la morse attorno al capezzolo causandole piacere anziché dolore.
 
“Di cosa avete parlato allora?”
“… il mozzo …”
“Che cosa?”
 
Fermandosi cercò il suo sguardo limpido.
 
“L’ha spaventata mio signore ”
 
Kagome ricominciò a muoversi cercando di mantenere quella sensazione piacevole che sembrava esserle necessaria ma crudele lui le negò i movimenti.
 
“Nhmmmmm”
“Spaventata?”
“Era dentro quando siamo arrivate, non lo sapevo …”
“Tutto qui?”
“Sih … ”
 
Osando nuovamente cercò di tornare a dondolare sorridendo contenta quando le mani di lui sui fianchi sciolsero  l’impedimento.
Con uno scatto le alzò le vesti prendendo la carne e strizzandola, levando quel fiore umido fino alle sue labbra baciando e leccando fino a giungere al rovente e umido bocciolo interno dove infierì con famelici giochi di lingua bevendo il nettare del quale suo nero animo andava pazzo facendola gridare fra singhiozzi e fremiti impalandola infine con una spinta netta e perfetta che le strappò un urlo talmente erotico da farlo venire immediatamente con uno cavernoso che avrebbe fatto rabbrividire chiunque.
 
Immobile nell’inespressività del suo corpo Rin inorridì fin dentro le ossa.
Fingere d’essere svenuta e mantenere un’espressione plastica mentre il peggiore dei demoni stuprava la sua prigioniera a pochi centimetri da lei non era impresa da poco.
Era terrorizzata dal fatto che potesse scoprire la sua farsa e fargliela pagare.
 
“Non abbassare la guardia quando sei con lei o quell’altra …”
 
L’avvertimento del mozzo le risuonò nei pensieri e mentalmente, anche se non ne capiva le ragioni, lo ringraziò; il maledetto gliel’aveva mandata sul serio sotto malia con l’intento di scucirle informazioni utili.
Deglutì pregando ogni Kami che l’aiutasse a fuggire.
Non voleva finire come Kagome, non era giusto.
 
“Brava Kagome … adesso pulisci su …”
 
Annuendo la ragazzina sciolse l’unione indietreggiando fino a raggiungere con le labbra il membro ancora eretto umido e pulsante del demone che espirando attraverso le narici tutta la sua contentezza tornò ad osservare l’angelico viso sopito della sua nuova schiava.
Indugiò sulle sue labbra schiuse provando l’irrefrenabile desiderio di violarle ma fortunatamente per lei il lavoro di Kagome era come sempre eccellente e bastò a compiacerlo.
 
Anche per stavolta se l’era schivata.
  
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