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Autore: Cecilia    26/04/2017    1 recensioni
Le conseguenze di Flashpoint presentano il loro conto e toccherà alla Leggende, in un viaggio in un futuro prossimo, a pagarne il salato prezzo tra sconvolgenti verità ed inaspettate rivelazioni.
Fan Fiction in due momenti tra l'universo che conosciamo e quello nuovo che si crea dopo la guerra finale del tempo...
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Rip Hunter, Sara Lance, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

Rip e Ray abbigliati come si concerneva nel 1944 erano usciti per recarsi all’ospedale lì dove dopo aver fatto una breve ricerca sulla Waverider per trovare Icicle ne avevano scoperto la sua identità, Cameron Mahkent, e di conseguenza che una persona con lo stesso nome era registrata al Country General di Star City proprio nel 1944. Andare a dare un’occhiata era dunque d’obbligo. Mentre i due uomini camminavano per le vie della città, perfettamente mischiati con le persone del luogo, fu inevitabile per entrambi scambiare due parole che però con la missione non avevano assolutamente niente a che fare.

«Ho notato che tu e la Signorina Mia andate molto d’accordo…» il tono del Capitano Hunter era del tutto casuale, anche se ovviamente di occasionale non aveva assolutamente nulla. Era un’osservazione più che precisa dettata da quello che aveva visto nel tempo in cui erano stati costretti a stare con la Legione, di cui conoscevano solo i nomi e non i cognomi per non officiare il loro futuro.

«Oh sì devo ammettere che è estremamente brillante e simpatica e hai assaggiato la sua cioccolata è la fine del mondo…»

La bellezza di Ray era la sua totale ingenuità nel rispondere e nel parlare, tipica di chi non ha notato il tono, al contrario, indagatore di chi gli aveva porto la domanda. Tuttavia gli bastò lanciare uno sguardo al compagno di viaggio per notare che c’era un non so che di malizioso nel suo sguardo.

«Aspetta stai forse insinuando qualcosa… ehm… oddio Rip… no! Avrà vent’anni meno di me!»

Palmer era totalmente sconcertato, mentre grattandosi il capo si mise a guardare la strada di fronte a lui un poco a disagio.

«Questo non lo devi dire a me, ma a lei… Credo che la Signorina Mia sia alquanto a attratta da lei Signor Palmer…» e quella era una constatazione.

Mia non era una bambina, vent’anni potevano essere tanti, come essere assai pochi se si contava che non erano nemmeno vent’anni precisi, ma qualcosa di meno… E Ray non poteva negare che fosse estremamente bella e sensuale e con un carisma dal quale era difficile rimanere indifferenti. Scosse però vistosamente il capo, a cosa stava pensando? Oltretutto non sapeva nemmeno chi lei era per lui nel suo futuro e non poteva permettersi dunque di fare nessun pensiero di nessun tipo…

«E di Laurel cosa mi dici?» chiese improvvisamente Ray deciso a cambiare totalmente argomento.

«Non capisco…»

«Ho notato una certa affinità tra lei e Sara… il suo nome e il suo essere Black Canary immagino l’abbiano confusa…»

«Non immagini quanto!»

In quel momento fu Rip a divenire pensieroso togliendosi un attimo il cappello che aveva indosso e giocherellandoci.

«Mi preoccupa… è… non so nemmeno come spiegarlo, ma è coinvolta… ecco non so che altro termine usare… sembra quasi che lei sappia qualcosa che però nemmeno lei riesce a comprendere…»

«Bè non è l’unica, forse tu non te ne sei accorto Rip, ma anche tu interagisci con Laurel in modo diverso. Ad esempio non la chiami “Signorina” come fai con Mia o Dawn e hai sempre un trattamento di favore con lei che sia assegnandole la camera migliore della nave o preferendola alle altre per alcuni compiti…»

Il Capitano Hunter rimase sconcertato di fronte a tale considerazione. Lo faceva davvero? A lui non sembrava minimamente, ma forse questo era dettato dal fatto che la sua attenzione ultimamente era unicamente e inequivocabilmente solo su Sara.

Entrambi erano riusciti a mettersi a disagio l’un l’altro così che giunti di fronte all’ospedale furono ben lieti di avere altro a cui pensare.

«E Snart?» chiese improvvisamente Ray alzando il capo per osservare l’imponente edificio cui di fronte si trovavano.

«Gideon ha confermato che è il nostro Snart. Niente versione alternative, alterate o future o passate…»

«Quindi davvero i Signori del Tempo hanno creato una terra di esilio senza tempo dentro l’Oculus…»

«Ormai non mi stupisco più di niente…»

Rip fece spallucce, come già aveva fatto precedentemente pronunciando quella frase e con Ray entrarono nell’ospedale. Fu facile farsi indirizzare verso la camera di Cameron Mahkent, ma non servì loro entrare per capire perché fosse lì, in quanto la sua cartella medica era appesa fuori dalla porta e prendendola la lessero.

«Dubito che il Signor Mahkent possa esserci d’aiuto…» annunciò Hunter passando la cartella a Palmer che dunque lesse che il loro sospettato era lì in quanto in coma vegetativo.

«Il nostro ospite ha cambiato corpo…» perché ormai sembrava del tutto chiaro che avevano a che fare con un’entità. Non c’erano più dubbi.

I due erano già pronti ad andarsene quando una luce dorata attirò la loro attenzione, proveniva da sotto la porta della camera e dopo essersi guardati non esitarono ad entrare per scoprire un vigilante mai visto che con la mano tesa sul viso di Icicle sembrava stesse estirpando da lui qualcosa. L'uomo dallo strano casco dorato si accorse di loro e dopo averli guardati una forte luce dorata li investì, la stessa che fece perdere i sensi a Rip e Ray e che una volta ripresasi non trovarono traccia di quello strano individuo. Che fosse stata un’allucinazione?

 

Sara era incredula del racconto di Rip e Ray al loro ritorno, ma meno lo fu Nate che assistendovi raccontò loro di come solo la sera prima Amaya aveva proprio visto Mick armeggiare con il casco e di come incredibilmente potente fosse. Senza contare che Nabu aveva la brutta abitudine di far perdere la ragione a chi lo indossasse, questo ovviamente gettò nel panico tutti i presenti, anche se Nate fece presente loro anche un’altra cosa da non sottovalutare: era il casco a scegliere chi dovesse divenire Dottor Fate e seppur a suo dire non esisteva una spiegazione logica sul perché avesse scelto proprio qualcuno come Mick, ciò non toglieva che se adesso così era stato avere dalla loro i suoi poteri poteva essere un gran vantaggio.

Le parole dello storico non avevano in alcun modo però placcato l’ansia di Sara che una volta raggiunta la sua camera per mettere ordine alle idee, per poco non si prese un colpo nel vedere proprio Dottor Fate aspettarla.

Nonostante sapesse ci fosse Mick dietro a quel casco, era come se lui fosse solo un mezzo attraverso il quale Nabu agiva in quanto i suoi occhi brillavano dorati e la postura era retta ed elegante ben lontana dall’immagine del compagno di squadra che lei aveva.

«Ha creato grande concitazione il mio ritorno…» esclamò con la voce roca e bassa di Rory eppure con un piglio calmo e preciso che lo rendeva assai diverso.

«Scegliere Mick? Coraggioso da parte tua…» si trovò ad esclamare divertita la donna chiudendosi la porta alle spalle e poggiandosi alla scrivania posta di fronte al letto, mentre Dottor Fate preferì non muoversi da davanti la finestra da cui guardava fuori con sguardo assorto e le mani dietro la schiena.

«Vedo al di là di quello che voi vedete e per questo il Signor Rory è stato scelto. Ciò a cui date la caccia va oltre alla vostra conoscenza…»

«E tu invece? Sai di chi si tratta?»

«Di cosa sarebbe meglio dire… anche se una volta era solo un uomo che il potere e l’oscurità ha consumato… Ascoltami bene Captain Lance quello che ho visto in Icicle oggi ha risposto ai miei dubbi, al motivo che mi ha spinto a cercare un ospite…»

Dottor Fate parlava calmo, tranquillo ed estremamente preciso spostando lo sguardo dal paesaggio oltre al vetro allo sguardo cristallino della donna che lo osservava.

«Una realtà che non ricordate ha svelato il segreto nascosto nelle pieghe del tempo... ma Battleworld è la causa, non la conseguenza...»

L'uomo sospirò come se fosse stato testimone di ciò e la sua voce piena di amarezza e sconfitta, lo testimoniava.

«Questa è una guerra ben più antica del tempo stesso tra due luoghi ormai persi e dimenticati: Nuova Genesi e Apokolips. Io ho vissuto nel primo e abbiamo tentato di fermare un'ascesa dettata solo da un desiderio di conquista privo di qualsiasi morale e virtù della seconda. Nulla andò come doveva e il sovrano avversario si diffuse nel tempo come una piaga costringendo i Signori del Tempo a costruire un mondo intero per imprigionarlo...»

«Battleworld» esclamò Sara sentendo che tutto iniziava ad avere un senso.

«Ma lui divenne un Dio anche lì, un sovrano come lo era ad Apokolips...»

«Con l'arrivo di nuovi prigionieri esiliati dai Signori del Tempo a Battleworld ebbe dunque solo maggior persone da soggiogare e su cui comandare...»

«Traendo forza dalla loro disperazione e dolore...» concluse Dottor Fate conoscendo la pazienza con la quale aveva agito. Disposto anche a passare l'eternità in quel lento recupero prima di poter poi fuggire. Perchè adesso ora questo era... fumo nero, male puro, oscurità intangibile che plagiava le anime e ne usava i corpi per i suoi scopi. I tre vigilanti fuggiti da Battleworld dunque erano stati solo il mezzo per poter finalmente scappare dalla sua prigionia... Lui che abilmente aveva approfittato dell'arrivo di Lily Stein in quel mondo per darle gli indizi per aprire quel portale che a lui era stato vietato, per impedirne la fuga. Tutto era stato abilmente studiato nei minimi particolari.

Dottor Fate osservò lungamente Sara che stava elaborando tutte quelle informazioni che come un fiume in piena l'avevano travolta concedendole a malapena di respirare.

«Perchè stai dicendo questo a me?»

«Perchè il tempo ti ha scelta anche se tu non lo ricordi o forse sì?» stava forse indugiando sui suoi sogni? Gli stessi che, come lei stessa credeva, c'entravano con tutta quella storia?

«Forze misteriose e malvagie hanno complottato per indebolire il tessuto del tempo e separarne gli eroi… Voi ne avete salvato l’ascesa… Ma ora che i tre universi sono stati uniti e la battaglia finale è alle porte è ora che tu ricordi Sara Lance...»

Dottor Fate alzò la mano in direzione della donna che, prima che poté difendersi in qualsiasi modo, venne accecata da un forte lampo di luce. L'ultima cosa che Sara vide fu Ankh e poi perse i sensi.

 

«Un giorno voi vi rivelerete al mondo, molto più di oggi... come squadra, come eroi riconosciuti in ogni angolo del mondo e non solo come vigilanti o meta umani... Allora quel giorno sarà in un'altra età diversa da questa... sarà la Silver Age dell'eroismo... voi porterete speranza nel domani e insegnerete a chi oggi vi vede solo come giustizieri ad accoglierla. Sarete una fonte d'ispirazione per il domani... lo stesso che avete già incontrato»

 

Il salto nel futuro che JJ fece con il suo anello della Legione passò inosservato per tutti, qualcosa di estremamente facile visto e considerato in quanti erano e di come tutti erano occupati nelle più svariate attività. Nemmeno i suoi compagni sapevano di tutto ciò, lui che era molto più di un semplice membro di quella squadra…

Camminando per i lunghi corridoi bianchi e neri che si snodavano come una serpentina sotto Star City, JJ dava l’impressione di sapere esattamente ove andare. Lui che tra quei corridoi era nato e si sentiva a casa, la stessa che era divenuta tale quando una volta grande passava più tempo lì con i suoi genitori che in qualsiasi altro posto. Chi lo incrociava a quell’ora tarda della notte non si poneva domande sul perché della sua presenza era del tutto normale vederlo gironzolare ad ogni ora, oltre il fatto che il suo ruolo –alto in gerarchia- lo rendevano al di sopra di qualsiasi sospetto o domanda.

Tuttavia eliminata l’area centrale della base operativa che colorata in bianco e nero faceva ben intendere che fosse una sorta di zona comune, l’ala ovest era tutta nera e quella est –ove si stava dirigendo- completamente bianca.

Quello era il cuore pulsante dell’intelligence e a capo ve ne era una donna capace, decisa e con una mente da stratega che la rendeva perfetta per il ruolo di Regina Bianca.

Il suo ufficio, ovale e analogo alla forma di quella del Presidente degli Stati Uniti, era in stile liberty ed era l’unica stanza dell’intera organizzazione personalizzata con le foto della famiglia sulla scrivania e dei fiori freschi che ogni mattina venivano cambiati.

Caratteristica principale dell'ufficio erano anche le forme organiche, le linee curve, con ornamenti a predilezione vegetale o floreale dei mobili e le immagini orientali, soprattutto le stampe giapponesi, con forme altrettanto curvilinee, superfici illustrate, vuoti contrastanti e l'assoluta piattezza di alcune stampe ai muri per dargli personalità.

E anche se la base era sottoterra e non vi entrava luce delle fini finestre di vetro colorato ornavano la parete dietro la scrivania così che la luce che dei neon entrava desse la sensazione, seppur per finta, di essere naturale.

Quando JJ entrò nella stanza la Regina Bianca lo stava aspettando, ma non seduta dietro la rigida scrivania quanto su uno dei due divani posti di fronte ad essa in stile art nouveau. Due tazze di tè e alcuni biscotti per rendere quella chiacchierata ancor più piacevole, mentre allungando una mano invitava il giovane a sedersi di fronte a lei per poi versargli un po’ di liquido ambrato nella tazza.

«Hai fatto un buon lavoro…» c’era orgoglio nella sua voce, mentre alzando lo sguardo gentile lo posò su JJ.

«Zucchero?»

«Una zolletta»

C’era così tanta normalità e familiarità tra loro, tanto che quando la Regina Bianca prese la sua tazza tra le mani si permise di saggiare per un lungo momento il sorso che aveva appena preso, prima di continuare a parlare.

«Cercare le Leggende e metterle sulla strada di Darkseid, fornire alla Stein e Snart gli indizi necessari per scoprire di Battleworld e assicurarti che la JSA si unisse a loro in questa battaglia ha fatto sì che la missione fosse compiuta. Era tutto ciò che volevo che tu facessi. Si sta formando un esercito di nuovi eroi dall'unione di tre generazioni degli stessi e avremo bisogno di loro se vogliamo sopravvivere all'Apocalisse che si sta avvicinando…»

E quello era una constatazione frutto del duro lavoro della sua sezione che era arrivata ad avere tutte le info necessarie per capire esattamente contro chi fossero e quale fosse l’unica strategia per batterlo.

«Quindi ora anche loro fanno parte della Suicide Squad?»

«In un certo senso...» esclamò la donna. Non aveva mai amato quel nome, ma forse descriveva esattamente ciò che erano, perché mettersi contro Darkseid voleva dire compiere un atto suicida «Forse non con condizione di causa... ma è stato necessario agire in questo modo e lo sai...»

«Sì madre…»

JJ sorrise alla donna che gli aveva dato la vita e che insieme a suo padre lo avevano reso l’uomo retto e giusto che era fiero di essere. C’era poca trasparenze in quel loro agire, lo sapeva, ma come diceva Macchiavelli “Il fine giustifica i mezzi”.

 

Sono sempre stata dell’idea che una volta superata la metà di un racconto, il resto del percorso da compiere è in discesa e in parte è vero in quanto questo capitolo si è scritto quasi completamente da solo… siamo sempre più vicini alla conclusione, ma ancora tante verità da scoprire ci sono lungo il cammino. E voi fino a questo punto che ne pensate? Non esitate da farmelo sapere!

 

   
 
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